AIG in prospettiva etico-politica e pedagogica
Elaborazione da un saggio in corso di revisione
di Gabriele Boselli
Solo nella parte più colta e avveduta della società, ovvero il mondo dell’istruzione, è in corso semi-clandestinamente un rigoroso approfondimento delle prospettive sistemiche e settoriali dell’intelligenza artificiale generativa. Gli enormi investimenti nell’AI basica dei poteri pubblici e privati qui vengono non condannati ma criticati, ovvero analiticamente decostruiti e -almeno nell’intenzione- eticamente e pedagogicamente affrontati con positive idee di sviluppo.
AI adversus AIG
I più massicci poteri pubblici e privati (distinzione sempre più ardua, anche quelli nominalmente pubblici sono controllati da gruppi privati) si sono accorti del potenziale dell’intelligenza artificiale, sia semplice AI (applicativa) che AIG (generativa) e vi destinano enormi fondi reali o virtuali dei bilanci dello Stato o li reperiscono sul mercato dei capitali. Meno diffusa è la consapevolezza nei micropoteri; scarsisssima in chi di potere non ha quasi nulla, salvo quando ne viene direttamente colpito, a volte nemmeno allora.
Il Potere vero, privo com’è in genere di un’etica, usa AI solo per rafforzarsi ed espandersi: ai privati interessa quello economico, a meno che le sue dimensioni non assumano intrinsecamente un valore politico; ai politici di professione quello di potere-su, anche se raramente trascurano i personali ritorni economici.
A questi fini nel cercare le opportunità che si creano nei mercati social dell’opinione o quelli
finanziari o elettorali si usano sempre più spesso algoritmi venduti dalle case di software,
apprezzati soprattutto per la velocità nel reperimento e nell’elaborazione dei dati e per la riduzione della componente umana del processamento. Gli algoritmi non sono usati solo in funzione esplorativa ma come diretta base informativa, rimodulativa e infine applicativa dei processi decisionali, specie quando non si voglia prendere in considerazione gli “effetti perversi” a carico
delle persone che non hanno commissionato l’algoritmo ma sono destinate a subirne gli effetti. Il prevalente uso attuale dell’AI peraltro non asserve solo i destinatari ma anche gli operatori e a volte pure i committenti.
L’AI non generativa è e sarà sempre adoperata anche nello sfruttamento dell’estremizzazione delle iniquità, delle differenze di reddito per la parte che è effetto della differenza delle competenze, nell’ulteriore precarizzazione del lavoro dovuta alla frammentazione spaziale e temporale delle attività. I nuovi non autocentrati ma egocentrici signori del mondo hanno come obiettivo da colpire l’autonomia intellettuale.
La persona deve sentirsi insicura, sapere che tutto quel che comunica è vigilato da apparati soggetti direttamente o indirettamente al Potere. Potere che ha sempre voluto questo ma ora ha a disposizione uno strumento come l’AI senza la G molto più affidabile dei vecchi
subordinati ma non sempre controllabili strumenti umani.
Un’idea di etica
Per Kant (Critica della ragion pratica, 1788) e l’ultimo Gentile (Genesi e struttura della società,
1943/1946) trattare gli altri e se stessi sempre come fine e mai come mezzo dovrebbe invece
costituire imperativo categorico in ogni attività umana. Al contrario l’Intelligenza Artificiale ha
trovato spazi privilegiati di applicazione in campo informativo/disinformativo (ardua distinzione anche questa) e militare.
Le guerre in corso, precedute da indottrinamento della popolazione a percepirle come inevitabili e doverose, sono impostate nelle linee generalissime dai decisori politici.
Poi si opera secondo programmi di distruzione “creatrice” e/o sterminio elaborati e attuati da AI o AIG compresse (quelle che piacciono a Trump e al suo amico israeliano) che generano la “terminazione” di soldati, civili e dell’habitat del campo avverso, tutto per gli interessi e la gloria dei decisori primi.
La potenza pedagogica dell’ AI viene esercitata sugli individui singoli per integrarli nel proprio universo di “valori” inesistenziali spingendoli a scelte commerciali fino al suicidio morale e fisico; in una postdemocrazia orienta i flussi elettorali nelle direzioni più utili ai suoi padroni.
Il Potere ha sempre cercato di fare del sistema della comunicazione e della scuola un ingranaggio di trasmissione della sua volontà al resto del sistema, di fare dei docenti degli intellettuali a lui organici e chi proviene da ceti subalterni dei diligenti applicatori di istruzioni.
Un’intellettualità perfettamente controllata è sempre stata il suo sogno, dal 1990 nel sottosistema dell’istruzione aggravato dal tecnicismo (Programmazione, valutazione, programmi scolastici scanditi in obiettivi
come per automi).
Per questo nel 1991 scrissi Postprogrammazione (1).
Ingrato compito del Magistero (docenti di professione e di vocazione) è anche ora quelllo di indicare con tutta la forza possibile sia la necessità di resistere che quella di immaginare un mondo e una scuola di-versi.
La resiliente tensione pedagogica
Anche al fondo di recenti iniziative del Ministero dell’ Istruzione e del Merito nel dissimulato contrasto al potenziale dell’AIG (2) sta la volontà sub-politica di educare all’uso dell’ intelligenza artificiale solo come AI, come amplificazione dell’intelligenza convergente e applicativa inibendo con opportuni programmi di formazione a fini di contenimento il pensiero critico, divergente e creativo eccedente il q.b.
Linguaggi e programmi basati e praticabili con AIG e non in semplice AI o AIG compressa sono
pericolosi per chi, non sapendo governare la complessità, la riduce (Luhman, Sistemi sociali.
Fondamenti di una teoria generale, 1990), ma avendo il potere di emettere ordini esecutivi esercita il comando su truppe scarsamente consapevoli della strumentalizzazione.
Tuttavia l’umano è solo parzialmente riducibile (3).
Le didattiche dell’AIG potrebbero adeguatamente accompagnare la vita sociale, la ricerca scientifica e l’insegnamento con la loro
potenzialità di sviluppo di una relativistica, multipreposizionale e dialettica relazione con il mondo.
La persona docente o discente liberata dalla parte della fatica neurologica trasferibile alle
macchine potrebbe divenire ulteriormente capace in modo pieno e cosciente di intendere, volere, creare.
Potrebbe meglio abbracciare, con l’amplificazione della conoscenza, l’interezza dell’essere secondo nuove costellazioni concettuali.
Penso che il mondo della cultura che agisce nei luoghi dell’Istruzione possa ancora favorire lo
sviluppo di persone capaci di critica e perciò di sfuggire alle narrazioni con cui il Potere attraverso l’AI tenta di istruire totalitariamente il sistema.
Sfuggendo ai vari tipi di programmazione, i Maestri continueranno a confrontarsi con i volti e non solo con gli schermi e a insegnare, come da millenni; ad additare l’Intero oltre il frammento, il reale oltre la realtà artificiale.
(1) G.Boselli Postprogrammazione. La Nuova Italia, Scandicci, 1991,1998 2.a
(2) vedi il convegno MIM di Scuola Futura, Next gen AI, Napoli. Ottobre 2025
(3) L. Di Profio Il posto delle fragole nell’Intelligenza artificiale in Encyclopaideia, Journal of Phenomenology and Education, UNIBO, vol.29 n.72, 2025
Altra bibliografia
G.Boselli ChatGPT, Le potenze del Novum in Encyclopaideia, Journal of Phenomenology and
Education, UNIBO, vol.27 n. 65, 2023
G.Boselli A.I. Intelligenza artificiale in AAVV, Scritture e confronti, Armando. Roma 202
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