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Scuola Futura

In occasione della Giornata nazionale del Made in Italy e della Giornata mondiale dell’Arte (entrambe celebrate il 15 aprile) si svolgerà a Caserta Scuola Futura, il campus itinerante del Ministero dell’Istruzione e del Merito sugli investimenti del Pnrr per promuovere la formazione sulla didattica innovativa e coinvolgere le comunità scolastiche sulle sfide del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Da sabato 13 a lunedì 15 aprile più di 2.600 studentidi scuole secondarie e oltre 850 tra dirigenti, docenti e personale scolastico saranno impegnati in numerose attività formative che abbineranno alla didattica ambiti come lo sport, l’alimentazione, le nuove tecnologie digitali e l’arte, con il coinvolgimento oltre 350 scuole provenienti dalla Campania e da tutta Italia. Nel corso dell’iniziativa saranno inoltre presentate le buone pratiche artistiche, musicali, coreutiche e del Made in Italy delle scuole italiane e sarà attivo lo Sportello Edilizia Scolastica Pnrr.

La cerimonia di apertura di Scuola Futura si svolgerà alle 18 di oggi, presso il PalaPiccolo di Caserta. Nel corso della tre giorni i laboratori e i percorsi di formazione si terranno nella Reggia di Caserta e in diversi altri spazi cittadini (Scuola Nazionale di Amministrazione, Scuola specialisti Aeronautica, Biblioteca Vescovile).

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sarà presente all’evento lunedì 15 aprile a partire dalle 15.30, per visitare i laboratori di Scuola Futura Campus presso la Reggia di Caserta e incontrare i tanti studenti, docenti, dirigenti e lavoratori della scuola lì presenti. Il Ministro parteciperà anche all’evento conclusivo, che si terrà al Palazzetto di Caserta alle ore 16.

A.I. e la questione coscienza. Prolegòmena 1

A.I. e la questione coscienza. Prolegòmena 1

di Gabriele Boselli

Sono stato, anzi sono, un maestro di scuola elementare. Un maestro di quelli, “unici” di prima della controversa riforma degli anni ’90 in cui -salvo che in poche scuole- con i “moduli” e i tests oggettivistici di valutazione degli apprendimenti andarono in frantumi nel pensare e nel conoscere delle scuole ampie capacità d’ intuizione dell’Intero. Sono un maestro “unico” che porgeva/porge agli alunni e ai colleghi coscienza e intelligenza dei nessi che collegano tutti gli esseri, gli oggetti e le pagine materiali e immateriali dei mondi che costituiscono il mondo.

I maestri “unici”, quelli che ancora siedono in cattedra come i colleghi in congedo, continuano sempre il loro studio ad ampio raggio dell’intero panorama culturale e scientifico, panorama irriducibile in ristretti ambiti disciplinari. Ogni disciplina, da sola, è errata. Negli ultimi anni mi sono occupato delle fondazioni epistemologiche dell’Intelligenza Artificiale, una rivoluzione di immense conseguenze su tutte le forme del sapere, della vita e del lavoro dell’uomo.

Dirò di seguito di come i programmi dell’intelligenza artificiale e generativa pongano in termini nuovi le antiche questioni della conoscenza e in particolare della coscienza. Sono pure questioni eminentemente pedagogiche, di pedagogia come, gentilianamente, scienza filosofica.
Inizio da alcune questioni che -da buon “maestro unico” volto all’Intero come nella vecchia scuola elementare- cercherò di dibattere nelle puntate successive. Le prime che argomenterò sono di carattere che potrebbe apparire fondamentale; sono invece fondazionali (tendenti a costituire fondazioni oscillanti, mutevoli per natura e intensità, sviluppantesi per vettori multipli) e operazionalizzabili nella generalità delle discipline. Le seconde potrebbero esser messe in atto nel mondo dell’istruzione, dalla scuola dell’infanzia all’università e agli istituti di ricerca.

Questioni generali

Che conoscenza sarebbe quella che non emanasse da una coscienza umana?

L’Intelligenza Artificiale di una macchina potrà davvero essere cosciente ovvero, (Faggin, 2022) costituirsi in uno stato quantistico puro (matematicamente rappresentabile) irreplicabile e irriducibile?

Vi sono omologie -o magari qualcosa di più- tra strutture della sintassi ordinaria e le architetture dei microprocessori?

E tra dinamiche della memoria dei viventi (umani e non) e memorie dinamiche artificiali, es. RAM? In che senso quel che il computer, manipolatore simbolico ad alta velocità attraverso reti neurali, produce ulteriorità di conoscenza?

L’assemblaggio a divergenza a controllo debole (“creativa”) di n. pagine aggiunge qualcosa di nuovo al patrimonio intellettuale dell’umanità?
Si potranno sviluppare algoritmi di esercizio e sviluppo dell’intuizione e della gamma emozionale? I nuovi computer potranno eludere gli attuali fattori inibitivi dello sviluppo delle scienze (Boselli, 2020)?

Gli imminenti computer quantistici -non più inanimati come gli attuali- troveranno negli spazi sub- atomici di indeterminazione varchi per quelle capacità di intuizione e magari di emozione sinora non accessibili anche per i più potenti fra i computer attuali (macchine con funzioni semplicemente computazionali)?


G. Boselli voce Conoscere in AAVV Per un lessico di pedagogia fenomenomologica, EricKson 2005

G. Boselli Inibizioni del novum in Encyclopaideia – Journal of Phenomenology and Education. Vol.24, n.56, 2020

F.Faggin Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura, Mondadori 2022

Verso linee guida sull’uso dell’IA

Verso linee guida sull’uso dell’intelligenza artificiale

di Gennaro Palmisciano *

È recente la notizia di una intera classe che nel fine settimana aveva svolto un compito scritto ricevuto per casa su ChatGPT. Il docente si era reso conto della variazione di stile, per svolgimenti perfetti, e aveva chiesto agli alunni di integrare verbalmente ponendo alcune domande, con esiti “drammatici”:  non sono stati in grado neanche di leggere e capire il testo che avevano consegnato. La soluzione trovata da quel docente mi sembra una buona idea. Ma le questioni sono di più vasta portata.

Il problema non è solo come posso controllare la veridicità di un testo generato da ChatGPT.

L’uso massiccio dell’intelligenza artificiale (IA o AI) implica gravi rischi connessi, per esempio, al trattamento dei dati personali e ad un aumento di produttività con pochi precedenti nella storia. Siamo posti di fronte a questioni non solo educative ed etiche, ma anche economiche e sociali del tutto inesplorate.

La concentrazione della tecnologia in poche reti dominanti, il fatto di poter fare tutto su una sola piattaforma, facilita la nostra vita. Più scelta, più comodità, più informazioni, a prezzi spesso più bassi. Ma la concentrazione riduce anche la concorrenza e l’innovazione e può lasciare molti indietro. Ci sono persone e imprese in condizioni di svantaggio che rischiano di rimanere ancora più indietro. Alle persone meno giovani e alle aziende meno dinamiche viene chiesto uno sforzo maggiore per rimanere al passo. Oppure pensiamo alle persone o alle aziende che non hanno le risorse necessarie per dotarsi di tecnologia all’avanguardia. C’è perciò il rischio che le diseguaglianze nell’accesso e nella capacità d’uso della tecnologia aumentino le tensioni sociali già esistenti. 

L’intelligenza artificiale è comunque uno strumento nelle mani dell’uomo e, se programmato male, può produrre danni terribili: si immagini a quello che potrebbe accadere in seguito ad armi guidate da un’IA fallace.

Il problema di fondo, oggi come ieri, è governare, anziché subire, il progresso tecnologico.

I governi a vari livelli hanno cercato di dare una risposta.

“L’intelligenza artificiale ha un grande potenziale: può trasformare l’istruzione e la formazione per gli studenti, gli insegnanti e il personale scolastico, può aiutare gli studenti con difficoltà di apprendimento e sostenere gli insegnanti grazie all’apprendimento personalizzato. L’utilizzo dell’IA e dei dati comporta tuttavia rischi per la vita privata e la sicurezza, in particolare quando riguarda i nostri giovani. Sono quindi lieta che gli orientamenti contribuiranno a garantire che questi rischi siano presi in considerazione e che i nostri figli possano essere protetti e al sicuro” ha affermato Maryia Gabriel, commissaria per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani.

“L’intelligenza artificiale (IA) sta diventando onnipresente nella nostra economia e nella nostra società: influisce sul modo in cui restiamo informati e prendiamo le decisioni. È quindi naturale che abbia raggiunto anche le nostre scuole. L’uso dell’IA nell’istruzione non è più un miraggio lontano. L’intelligenza artificiale – scrive Mariya Gabriel – sta già cambiando le modalità di lavoro di scuole, università ed educatori, e le modalità di apprendimento dei nostri figli. Sta inoltre rendendo i contesti educativi più reattivi aiutando gli insegnanti a rispondere alle necessità specifiche di ciascun discente, e si sta rapidamente convertendo in un elemento fondamentale del tutoraggio personalizzato e della valutazione, mettendo sempre più in luce il potenziale di cui dispone per fornire preziose informazioni sullo sviluppo degli studenti. L’impatto dell’IA sui nostri sistemi di istruzione e formazione è innegabile, e aumenterà ulteriormente in futuro. Ecco perché gli Orientamenti etici per gli educatori sull’uso dell’intelligenza artificiale (IA) e dei dati nell’insegnamento e nell’apprendimento sono non solo utili ma addirittura indispensabili. Se ne allega copia certi che l’UE ha risposto, in questa prima fase, già dal 2022, alle prime sollecitazioni del mondo dell’Istruzione e dell’Università; sostanzialmente della formazione”.

Le linee guida etiche sull’uso dell’intelligenza artificiale e dei dati nell’insegnamento e nell’apprendimento per gli educatori sono un documento della Commissione europea pubblicato nel 2022.

“Le linee guida sono progettate per aiutare gli educatori a comprendere il potenziale che le applicazioni dell’IA e l’utilizzo dei dati possono avere nell’istruzione e per aumentare la consapevolezza dei possibili rischi in modo che siano in grado di impegnarsi in modo positivo e critico ed eticamente con i sistemi di intelligenza artificiale e sfruttarne appieno il potenziale.

L’obiettivo è sfatare pregiudizi diffusi sull’IA che potrebbero causare confusione o timori riguardo al suo utilizzo, in particolare nel settore dell’istruzione. Inoltre il documento tratta le considerazioni e i requisiti di natura etica offrendo consigli pratici agli educatori e ai dirigenti scolastici su come pianificare un utilizzo efficace dell’IA e dei dati nelle scuole. Ad esempio gli orientamenti suggeriscono come utilizzare queste tecnologie per adattare l’insegnamento alle abilità di ciascuno studente o come preparare interventi personalizzati per studenti con esigenze speciali. Rappresentano infine una base solida da cui trattare le competenze emergenti per un uso etico dell’IA e dei dati da parte degli insegnanti e degli educatori, proponendo metodi volti a sensibilizzare la comunità e a interagire con essa”.

The Future of Education and Skills: Education 2030 è l’importante documento realizzato dall’OCSE ovvero l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico che, nella fattispecie ricorda che “Esiste una domanda crescente nei confronti delle scuole perché preparino gli studenti ai cambiamenti economici e sociali più rapidi, ai posti di lavoro che non sono stati ancora creati, alle tecnologie che non sono state ancora inventate e a risolvere problemi sociali che non esistevano in passato”. 

Lo scopo del progetto Education 2030: The Future of Education and Skills dell’OCSE è quello di aiutare i paesi a trovare risposte a due domande di vasta portata: “Di quali conoscenze, abilità, attitudini e valori avranno bisogno gli studenti di oggi per modellare e far prosperare il loro mondo nel 2030?” e “Come possono i sistemi didattici sviluppare queste conoscenze, abilità, attitudini e valori in modo efficace?” Questo documento di posizione dell’OCSE sull’Istruzione 2030 esamina le sfide all’alba del terzo millennio.

Nell’aprile 2021, la Commissione ha proposto il primo quadro normativo dell’UE sull’IA. Ha proposto che i sistemi di intelligenza artificiale utilizzabili in diverse applicazioni siano analizzati e classificati in base al rischio che rappresentano per gli utenti. I diversi livelli di rischio comporteranno una maggiore o minore regolamentazione. Una volta approvate, queste saranno le prime regole al mondo sull’IA. Non a caso, all’interno dell’AI Act, ovvero il Regolamento del parlamento europeo e del consiglio che stabilisce regole armonizzate sull’intelligenza artificiale (legge sull’intelligenza artificiale) e modifica alcuni atti legislativi dell’Unione sono rappresentati dei sistemi di Intelligenza Artificiale con rischio limitato, obbligati a requisiti minimi che possiamo definire di trasparenza.

Gli alunni possono e debbono fare scelte informate e stabilire, consapevolmente, se e quando continuare a adoperare l’IA. Nella categoria del rischio limitato abbiamo i sistemi di Intelligenza Artificiale in grado di originare o maneggiare contenuti di immagini, audio o video, quelli che chiamiamo “deepfake”. Anche in questo caso la scuola ha degli obblighi precisi: formare gli alunni a un uso consapevole e a un uso responsabile dell’Intelligenza Artificiale. L’approccio adottato nel documento distingue i sistemi di intelligenza artificiale sulla base del livello di rischio che implicano.

Ci sono quattro livelli di rischio considerati:

1) Rischio Inaccettabile: Questo è il livello di rischio più elevato e indica che il sistema di IA ha il potenziale per causare danni gravi o inaccettabili alle persone, alle loro vite, ai loro diritti sul lavoro e alla salute e sicurezza. Un esempio è un giocattolo in grado di dialogare con un bambino e di indurlo a comportamenti pericolosi verso se stesso o gli altri. Altro esempio è il social scoring adottato in Cina, sistema nel quale ogni cittadino riceve all’inizio del suo percorso di giudizio un determinato punteggio, che determinate azioni possono abbassare o aumentare: il meccanismo è vulnerabilissimo alle manipolazioni artificiali.Questo livello va correlato a disposizioni molto stringenti o va addirittura proibito.

2) Rischio Elevato: Questo livello indica un rischio significativo associato al sistema di IA, anche se non è considerato inaccettabile. In questa fascia troviamo ad esempio la gestione e l’elaborazione di dati biometrici, gli strumenti di analisi e ranking dei CV dei candidati nell’ambito di un colloquio di selezione, ecc. Vanno certamente previste disposizioni rigorose per minimizzare i rischi e garantire la sicurezza e i diritti delle persone.

3) Rischio Limitato: In questo caso, il sistema di IA è associato a un rischio moderato o limitato. In questo ambito, per esempio, vanno inserite le immagini reali ritoccate da IA che potrebbero prevedere uno speciale contrassegno. Le disposizioni in questo livello saranno meno stringenti rispetto ai livelli di rischio più elevati, ma comunque necessarie per garantire un utilizzo responsabile.

4) Rischio Minimo o Nullo: Questo è il livello di rischio più basso, indicando che il sistema di IA ha un impatto molto limitato o nullo sulle persone, le loro vite e i loro diritti. Qui troviamo i software antispam, i videogiochi e i prodotti di intrattenimento come le chatbots, i quali vanno semplicemente incoraggiati ad aderire a codici di condotta volontari. In questo caso, vanno applicate normative meno rigide.

Il Ministero dello Sviluppo Economico è stato l’autore del documento Proposte per una Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale.

Successivamente è stato pubblicato il Programma strategico Intelligenza Artificiale 2022-2024 voluto dal Governo Italiano a cura del Ministero dell’Università e della Ricerca, del Ministero Dello Sviluppo Economico e del Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione Digitale. Il primo dei due documenti sottolinea che l’IA “dovrebbe essere adottata come metodo educativo in grado di portare alla formazione del cosiddetto pensiero computazionale, alla multidisciplinarietà intrinseca nella soluzione di problemi e nella trasversalità delle competenze”.

Nel Libro Bianco per l’Intelligenza Artificiale al servizio del cittadino a cura dell’Agenzia per l’Italia Digitale, viene specificato che l’uso di soluzioni di IA nel settore dell’istruzione permetterebbe di diminuire le diseguaglianze sociali. Nel documento si legge “…è ipotizzabile un intervento significativo dei sistemi intelligenti dì supporto all’apprendimento. C’è una lunga tradizione nell’uso del calcolatore per tali scopi: dai sistemi Computer Assisted Instruction (CAI) ai sistemi Intelligent Tutoring Systems (ITS). Negli ITS è sempre presente uno student model, inteso come base di conoscenza in cui sono rappresentate in modo esplicito le caratteristiche e le conoscenze dello studente. Questa soluzione svolge un ruolo di sostegno fornendo un’integrazione ai sistemi di insegnamento tradizionali, contribuendo a colmare le lacune di apprendimento degli studenti con problemi cognitivi”. L’IA nelle scuole ridurrebbe, evidentemente, quello che è il gap linguistico. “L’offerta di servizi di traduzione simultanea adeguatamente modellati potrebbe aiutare a colmare il divario generato dalle nuove ondate migratorie, offrendo dunque una preziosa assistenza allo studio”. L’IA, potrebbe permettere di “superare i limiti posti dall’esigenza di possedere conoscenze specialistiche per svolgere determinate attività”. Grazie all’Intelligenza Artificiale, potrebbero essere attivati nuovi approcci di valutazione basati su proposte personalizzate per fornire ai docenti e agli alunni informazioni più significative in tutte le aree dell’apprendimento. Per non considerare il fatto che la utilizzabilità di Small Data sarebbe da supporto agli insegnanti per accertare quelli che sono i punti di forza e i punti di debolezza nel percorso dell’apprendimento degli alunni e per favorire la personalizzazione dei contenuti. Disporre di dati darebbe lettura immediata ai progressi e alla conoscenza di sé in relazione al percorso scolastico.

Nel Libro Bianco per l’Intelligenza Artificiale al servizio del cittadino a cura dell’Agenzia per l’Italia Digitale, come detto sopra, tra gli esempi di come la Scuola potrebbe trarre beneficio dall’adozione di soluzioni di IA cita:

  • strumenti automatici per la valutazione;
  • personalizzazione del materiale didattico;
  • tutoring automatizzato, per mezzo di strumenti di raccomandazione per tenere viva l’attenzione;
  • suggerimenti inerenti variazioni personalizzate da introdurre nel programma scolastico;
  • estrazione di indicatori predittivi di rischio di abbandono scolastico.

Se solo recentemente personal digital tutor sono stati introdotti per l’assistenza dei dottorandi (in didattica generale e pedagogia speciale presso Unisa), dove l’Intelligenza Artificiale è stata già applicata da tempo nel campo educativo – si legge sul sito dell’INVALSI – invece, è l’automazione delle attività di tipo amministrativo e quelle di routine e gestione della quotidianità dirigenziale e amministrativa di ciascuna Istituzione Scolastica. È il caso, per esempio, dei sistemi per:

  • produzione della certificazione digitale che attesta in modo oggettivo il livello di competenze acquisito;
  • elaborazione delle pagelle elettroniche;
  • gestione del calendario delle lezioni;
  • aggiornamento immediato delle presenze e delle assenze.

L’Intelligenza Artificiale apre a prospettive nuove e indirizzate al miglioramento dell’attenzione all’inclusività dell’Istituzione Scolastica. Sono validi esempi, per esempio, le tecnologie multisensoriali e tra queste la robotica sociale, adoperata per incoraggiare l’apprendimento e le relazioni negli alunni con, per esempio, di disturbi dello spettro autistico, o soluzioni adeguate per supportare allievi con BSE e DSA.

In merito alle possibilità offerte dalla realtà aumentata, nelle scuole potrebbero nascere nuovi ambienti educativi innovativi, inclusivi e coinvolgenti, in grado di incentivare l’interazione con e tra gli studenti, coniugando esigenze di formazione e innovazione tecnologica.

L’Intelligenza Artificiale nella scuola può, inoltre, supportare lo studio individuale, come strumento di autovalutazione attraverso la redazione automatica di esercizi aggiuntivi e interrogazioni virtuali.

Il piano d’azione per l’istruzione digitale (2021-2027)dell’UE è l’iniziativa strategica rinnovata dell’Unione europea (UE) a sostegno dell’adattamento sostenibile ed efficace dei sistemi di istruzione e formazione degli Stati membri dell’UE all’era digitale.

Il piano d’azione per l’istruzione digitale:

  • offre una visione strategica a lungo termine per un’istruzione digitale europea di alta qualità, inclusiva e accessibile;
  • affronta le sfide e le opportunità evidenziate dalla pandemia di COVID-19, che ha portato a un uso senza precedenti della tecnologia nel campo dell’istruzione e della formazione;
  • mira a rafforzare la cooperazione a livello dell’UE in materia di istruzione digitale e sottolinea l’importanza di collaborare in tutti i settori per integrare l’istruzione nell’era digitale;
  • presenta opportunità, tra cui un maggiore e migliore insegnamento in materia di tecnologie digitali, il sostegno alla digitalizzazione dei metodi di insegnamento e delle pedagogie e la messa a disposizione delle infrastrutture necessarie per un apprendimento a distanza inclusivo e resiliente.

Insomma, l’IA è uno strumento intelligente se usato in modo intelligente, specie con gli alunni speciali, e può essere uno strumento dannoso, se usato in modo non intelligente.

* Dirigente Ispettore Tecnico – Ministero dell’Istruzione e del Merito


Orientamenti etici per gli educatori sull’uso dell’intelligenza artificiale (IA) e dei dati nell’insegnamento e nell’apprendimento (2022)
Commissione europea

Ambienti di apprendimento: evoluzione di un futuro possibile

Gli ambienti di apprendimento, evoluzione di un futuro possibile

di Bruno Lorenzo Castrovinci

Nel racconto dell’evoluzione degli ambienti di apprendimento, si dipana una narrazione avvincente che attraversa epoche e tecnologie, dalla semplice penna e calamaio fino all’affascinante era degli ologrammi e del Metaverso. Siffatto viaggio nella storia dell’educazione non è solo una successione di cambiamenti fisici e tecnologici, ma è intriso di significato e di sfide umane, a testimonianza della costante ricerca dell’innovazione e della migliore pratica educativa.

Le prime aule, con i loro banchi e lavagne nere di ardesia, rappresentavano un’epoca in cui l’istruzione era rigidamente strutturata e basata sulla trasmissione passiva del sapere da parte degli insegnanti ai loro studenti. In questo contesto, l’apprendimento era spesso un processo meccanico e mnemonico, incentrato sulla ripetizione e sulla memorizzazione, con poco spazio per la creatività e l’esplorazione individuale.

Con l’avvento delle tecnologie informatiche, le aule hanno cominciato a trasformarsi in spazi più interattivi e dinamici. Le lavagne interattive multimediali e i computer hanno aperto nuove possibilità per l’apprendimento, permettendo agli studenti di esplorare concetti in modi più visivi e pratici. Questa fase di transizione, tuttavia, non è stata priva di sfide, poiché molti insegnanti hanno dovuto adattarsi a nuove modalità di insegnamento e apprendimento, mentre le istituzioni educative si sono scontrate con questioni logistiche e di accesso alle nuove tecnologie.

L’attuale era digitale rappresenta un ulteriore passo avanti nell’evoluzione degli ambienti di apprendimento. Le tecnologie digitali, come dispositivi mobili, piattaforme online e realtà virtuale, sono diventate parte integrante dell’esperienza educativa, offrendo agli studenti accesso a un’enorme quantità di risorse e possibilità di apprendimento personalizzato. Questa trasformazione ha portato con sé una maggiore autonomia degli studenti nel loro percorso educativo, spingendo verso approcci pedagogici più centrati sull’individuo e sulla sua crescita personale.

Tuttavia, nonostante i benefici evidenti delle nuove tecnologie, le scuole si sono trovate ad affrontare una serie di sfide. La rapida evoluzione delle tecnologie ha reso difficile per gli insegnanti tenere il passo con le ultime novità e l’integrazione efficace nella loro pratica quotidiana. Inoltre, è emersa come tema critico la questione dell’accesso equo alle risorse digitali, dato che non tutti gli studenti hanno accesso a dispositivi e connessioni affidabili al di fuori delle mura della scuola.

Il futuro degli ambienti di apprendimento si configura come un panorama affascinante e pieno di promesse. Le tecnologie emergenti, come la realtà aumentata e gli ologrammi, stanno aprendo nuove possibilità per l’istruzione, consentendo agli studenti di esplorare concetti complessi in modi innovativi e coinvolgenti. Gli ambienti educativi del futuro saranno caratterizzati da una maggiore personalizzazione e flessibilità, con sistemi educativi adattabili alle esigenze e ai ritmi individuali degli studenti.

Tuttavia, mentre ci avventuriamo verso questo futuro luminoso, è importante rimanere consapevoli delle sfide che potrebbero emergere lungo il cammino. Dalle questioni legate all’equità e all’accesso alle tecnologie all’esigenza di formare gli insegnanti per affrontare un mondo sempre più digitalizzato, c’è ancora molto lavoro da fare per assicurare che tutti gli studenti possano beneficiare appieno delle opportunità offerte dagli ambienti di apprendimento del futuro. Ma con impegno, determinazione e una visione condivisa, possiamo creare ambienti di apprendimento che non solo preparino gli studenti per il mondo di domani, ma li ispirino a esplorare e a realizzare il loro pieno potenziale, trasformando così il nostro mondo per le generazioni a venire.

Il futuro degli ambienti di apprendimento si profila come un’epoca di trasformazione radicale, in cui la tecnologia e l’innovazione pedagogica si fondono per creare esperienze educative senza precedenti. Immaginate aule in cui le tradizionali pareti statiche sono sostituite da schermi interattivi ad alta definizione che circondano gli studenti, trasformando lo spazio fisico in un ambiente dinamico e immersivo. Questi schermi non sono solo strumenti per la visualizzazione di contenuti, ma diventano portali verso mondi virtuali e interattivi, in cui gli studenti possono esplorare concetti astratti, interagire con simulazioni realistiche e collaborare con i propri compagni di classe in tempo reale, tutto grazie alla potenza della realtà aumentata e virtuale.

In queste aule del futuro, gli studenti indossano dispositivi di realtà aumentata che trasformano il mondo intorno a loro in un’esperienza interattiva e personalizzata. Attraverso questi dispositivi, possono vedere oggetti tridimensionali fluttuare nello spazio, ascoltare lezioni di esperti provenienti da tutto il mondo e partecipare a discussioni in gruppo con compagni di classe lontani migliaia di chilometri. Una tale esperienza altamente immersiva non solo rende l’apprendimento più coinvolgente e divertente, ma apre nuove porte per l’educazione globale e la collaborazione internazionale.

Al centro di questo ecosistema educativo avanzato c’è l’intelligenza artificiale, che agisce come un tutor virtuale personalizzato per ciascuno studente. Utilizzando algoritmi avanzati e dati di apprendimento personalizzati, l’IA è in grado di adattare i materiali didattici e le attività agli interessi, alle capacità e al ritmo di apprendimento di ciascuno studente, garantendo così un’esperienza educativa altamente personalizzata e efficace per tutti.

Ma il vero cuore di questa rivoluzione educativa risiede nel Metaverso, un universo digitale condiviso in cui gli studenti possono immergersi totalmente in esperienze educative interamente nuove. Attraverso il Metaverso, gli studenti possono esplorare mondi virtuali creati da esperti educatori, partecipare a simulazioni realistiche e interagire con compagni di classe da tutto il mondo, il tutto senza mai lasciare il comfort delle proprie case. Questa visione futuristica degli ambienti di apprendimento apre la porta a un’educazione veramente globale e inclusiva, in cui gli studenti possono connettersi, collaborare e imparare insieme, indipendentemente dalle barriere geografiche o socio-economiche.

La crescente dipendenza dalle tecnologie digitali ha sollevato, a ogni buon conto, preoccupazioni riguardo alla sicurezza dei dati degli studenti e alla loro privacy online. Diviene pertanto fondamentale garantire che le informazioni personali degli studenti siano protette e che gli ambienti di apprendimento digitali siano sicuri e affidabili. Tutto ciò richiede una stretta collaborazione tra istituzioni educative, governi e aziende tecnologiche per sviluppare politiche e protocolli che proteggano gli studenti e promuovano un ambiente educativo sicuro e inclusivo per tutti.

Infine, non possiamo trascurare l’importanza di una formazione adeguata per gli insegnanti nell’utilizzo delle nuove tecnologie educative. È essenziale che gli insegnanti ricevano la formazione e il supporto necessari per integrare in modo efficace le tecnologie digitali nella loro pratica pedagogica e per adattarsi ai rapidi cambiamenti nel panorama educativo. Fondamentale e inevitabile la necessità di investimenti significativi nella formazione degli insegnanti e nello sviluppo professionale continuo, al fine di garantire che siano in grado di fornire un’istruzione di qualità ai loro studenti in un mondo sempre più digitalizzato.

Il futuro degli ambienti di apprendimento è pieno di promesse e possibilità ma anche di sfide e complessità. Con impegno, collaborazione e una visione condivisa, sarà comunque possibilecreare ambienti educativi che siano veramente trasformativi, preparando gli studenti non solo per il mondo di domani, ma per affrontare sfide e opportunità che al momento possiamo solo immaginare.

Dieci consigli sulla cybersicurezza per i docenti

Le proposte del Cybersecurity National Lab per i docenti: consigli su cybersicurezza, corsi e workshop gratuiti

Il Cybersecurity National Lab, in occasione della sua partecipazione alla Fiera Didacta di Firenze, propone 10 consigli per la cybersicurezza a scuola, workshop di formazione e gioco e nuovi corsi gratuiti base e avanzati aperti a docenti delle scuole superiori

Pubblicato dal Cybersecurity National Lab del CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) un manifesto con 10 consigli e regole che i docenti delle scuole possono seguire per garantire un uso sicuro dei dispositivi digitali in classe. La mini guida – elaborata dai docenti dei corsi di cybersicurezza erogati periodicamente dal Laboratorio – sarà distribuita in occasione della fiera dell’innovazione didattica Didacta 2024 che si svolgerà a Firenze, presso la Fortezza dal Basso, dal 20 al 22 marzo e che vedrà la presenza del Laboratorio con un proprio stand presso il Padiglione Spadolini, Piano Attico, e con l’organizzazione di 6 workshop per docenti delle scuole superiori.

“L’attività con le scuole – afferma il direttore del Laboratorio Paolo Prinetto – è per noi centrale. In questi anni, oltre ad aver coinvolto oltre 30mila ragazzi e ragazze nei nostri programmi di formazione e gaming sulla cybersicurezza, abbiamo creato un network, CyberHighSchools, che adesso conta oltre 600 scuole con sede in tutta Italia che hanno accesso alle nostre iniziative di formazione gratuita, come i corsi base e avanzati per insegnanti, pubblicati sulla piattaforma SOFIA. Federare la propria scuola è semplice e gratuito e le opportunità per studenti e docenti sono davvero preziose”.

Il prossimo corso in partenza, le cui iscrizioni sono ancora aperte (fino al 29 marzo), è quello di cybersicurezza base, con inizio il 4 aprile 2024. Una seconda edizione del corso base è in programma in autunno. Oltre a questi percorsi formativi, i docenti potranno iscriversi ai 6 workshop in programma a Didacta: CYBERUNLOCK segui le carte e risolvi la cyber sfida, un gioco di carte guidato che ha l’obiettivo di proporre enigmi legati alla cybersicurezza da risolvere, ispirato a UNLOCK e ideato dalle ricercatrici della Scuola IMT Alti Studi Lucca; Capture-The-Flag: metodi didattici innovativi per imparare la cybersicurezza giocando, una serie di challenge sulla cybersicurezza che intendono dimostrare come questa modalità possa essere sfruttata anche nella didattica.

“Il senso che queste iniziative possono avere per noi insegnanti – afferma Tiziana Varone, docente dell’ITT G.C. Falco di Capua – è quello di tenerci aggiornati sulle novità in un ambito tecnologico in rapida evoluzione e offrirci strumenti didattici (le challenges, ad esempio) adatti allo stile di apprendimento della generazione Z. Devo confessare che, grazie alle iniziative del Cybersecurity National Lab, rimpiango di non avere trent’anni di meno per poter entrare a far parte del Team dei CyberDefender!”.

Federando il proprio istituto alla rete CyberHighSchools, gli studenti e le studentesse possono infatti iscriversi alla prossime edizioni dei programmi formativi a loro dedicati organizzati dal Lab, tra cui: OliCyber.IT, le Olimpiadi italiane di cybersicurezza; CyberTrials, il programma di formazione rivolto esclusivamente alle ragazze, e CyberChallenge.IT.

“Noi docenti siamo quotidianamente a rischio dal punto di vista della sicurezza informatica, utilizzando ormai solo piattaforme digitali per il nostro lavoro, come il registro elettronico. Quindi è fondamentale per noi formarci e aggiornarci sempre su questo tema per poi trasmettere queste informazioni ai ragazzi ” – spiega Michele Stecca, docente dell’ITT Eugenio Barsanti di Castelfranco Veneto, già partecipante ai corsi per gli insegnanti del Laboratorio. “Due dei nostri ragazzi, hacker buoni, hanno per esempio scoperto delle falle di sicurezza in alcune piattaforme che utilizziamo quotidianamente e ce le hanno segnalate prontamente”.

Per informazioni su come federare le scuole e iscriversi ai corsi gratuiti:
https://cyberhighschools.it



Workshop in programma a Didacta 2024:

Mercoledì 20 marzo alle 11.30,

CYBERUNLOCK segui le carte e risolvi la cyber sfida!
https://exhibitor.fieradidacta.it/eventi/2655-cyberunlock-segui-le-carte-e-risolvi-la-cyber-sfida

Mercoledì 20 marzo alle 16.30,

Capture-The-Flag: metodi didattici innovativi per imparare la cybersicurezza giocando

https://exhibitor.fieradidacta.it/eventi/2610-capture-the-flag-metodi-didattici-innovativi-per-imparare-la-cybersicurezza-giocando

Giovedì 21 marzo alle 9.30,

Capture-The-Flag: metodi didattici innovativi per imparare la cybersicurezza giocando
https://exhibitor.fieradidacta.it/eventi/2611-capture-the-flag-metodi-didattici-innovativi-per-imparare-la-cybersicurezza-giocando

Giovedì 21 marzo alle 16.30,
CYBERUNLOCK segui le carte e risolvi la cyber sfida!
https://exhibitor.fieradidacta.it/eventi/2656-cyberunlock-segui-le-carte-e-risolvi-la-cyber-sfida

Venerdì 22 marzo alle 9.30,

CYBERUNLOCK segui le carte e risolvi la cyber sfida!
https://exhibitor.fieradidacta.it/eventi/2657-cyberunlock-segui-le-carte-e-risolvi-la-cyber-sfida

Venerdì 22 marzo alle 11.30,

Capture-The-Flag: metodi didattici innovativi per imparare la cybersicurezza giocando
https://exhibitor.fieradidacta.it/eventi/2612-capture-the-flag-metodi-didattici-innovativi-per-imparare-la-cybersicurezza-giocando

WeTambara

Alla Scoperta di WeTambara
Innovazione Didattica e Sviluppo Software

di Diego Benna

L’istruzione tecnologica in Italia sta percorrendo nuovi sentieri grazie a WeTambara, una piattaforma dedicata allo sviluppo e all’apprendimento della programmazione informatica che sta rivoluzionando il modo in cui insegnanti e studenti interagiscono con il codice.

Dall’IA all’ottundimento programmato

Dall’IA all’ottundimento programmato

di Vittorio Zedda

Come sempre i nuovi strumenti che l’ingegno riesce a creare cambiano la vita degli umani.

Il cambiamento è buono o cattivo secondo l’uso che si fa dei nuovi strumenti.

La loro potenzialità viene commisurata all’inizio dall’aiuto e dalla velocità con cui ogni nuovo strumento consente di operare.

La riduzione dei tempi e l’aumentando della qualità, della precisione e della produttività di un processo lavorativo che prima richiedeva tanto impegno, spese, tempo e fatica emergono di prim’acchito come chiari indicatori di successo del nuovo strumento.

Ma uno strumento nuovo non serve solo a fare più agevolmente “cose vecchie”.

Penso al mondo della scuola, sempre presente nel mio vissuto, e mi viene in mente W. Kenneth Richmond.

Nel suo libro “La rivoluzione nell’insegnamento” ( sottotitolo chiarificatore ” Dall’impulso tecnologico a una nuova pedagogia” ) alludendo al ricorrente fenomeno della comparsa in campo didattico di nuove strumentazioni tecnologiche di cui non si capisce l’effettiva portata innovativa, usa un’efficace metafora: “la sindrome della carrozza senza cavalli”.

Nelle prime automobili la gente vide solo delle carrozze senza cavalli, e così ribattezzò lo “strumento nuovo” con il nome di uno “strumento vecchio”, evidenziando ciò di cui era privo piuttosto che quello che di nuovo aveva.

A ben vedere la “sindrome della carrozza” toccò anche alla denominazione di quello che chiamiamo computer ( cioè calcolatore) :un complesso congegno che non è solo un calcolatore bensì un elaboratore elettronico multimediale e multifunzionale con infinite modalità d’impiego.

Curiosamente dei nuovi strumenti tecnologici la gente non saprebbe che farsene fino a quando non li prova .

E dopo averli provati si lascia guidare affascinata dagli imprevisti percorsi che il nuovo strumento apre di fronte ai loro occhi, prima ancora di utilizzarli per effettive e concrete esigenze. In un ciclico alternarsi di tecnologia che coinvolge gli uomini e di uomini che “cavalcano” la tecnologia e continuamente la trasformano.

Coloro che acquisiscono le migliori competenze in un qualsiasi campo tecnologico esercitano un potere o poteri diversi che i meno competenti non hanno, e quindi subiscono.

La cosiddetta “Intelligenza artificiale” è la nuova arena di confronto fra coloro che ancora non sanno di che si tratti e coloro che già da tempo e sempre più largamente ne fanno uso.

Alla metafora di Richmond ne proporrei quindi in aggiunta un’altra .

Mi trovai mezzo secolo fa a girare in taxi nel traffico caotico di Napoli, dove pareva che i sensi di marcia fossero tutti permessi e i semafori non vietassero niente a nessuno. Alle mie garbate osservazioni sulla “guida creativa” dell’autista , lo stesso altrettanto garbatamente replicò : “Signo’ , accà chi prima si sveglia comanda”.

Quella risposta mi pare buona anche in materia di Intelligenza artificiale. In un dibattito in videoconferenza sul tema , una professoressa di scuola secondaria espone la sua esperienza in materia e racconta il suo primo casuale “incontro” con l’intelligenza artificiale.

Impegnata a sostenere un allievo nel suo percorso verso la maturità, aiuta lo stesso a orientarsi nell’elaborazione di un saggio dal titolo ben definito.

Lo guida quindi a individuare ed annotare , anzitutto, una sequenza logica o “scaletta” di argomenti e relativi sviluppi in previsione di una conclusione congruente con il tema e il suo svolgimento.

Ma l’allievo ad un certo punto la interrompe e le propone: “Perché non proviamo a elaborare il saggio con l’intelligenza artificiale? Possiamo usare “Chat.GPT”.

La professoressa non si lascia spiazzare dalla proposta e risponde: “Proviamo”.

L ‘alunno apre l’ “applicazione” sul pc e inizia impostando i dati che la procedura richiede : argomento, titolo, finalità, fino al numero di righe della lunghezza del testo.

Pronti? Via.

Una volta attivato “Chat. GPT” sforna il lavoro finito in breve tempo.

La prof. lo legge e lo trova completo, corretto, perfetto nella forma e nei contenuti.

Eccellente. Si chiede però che cosa potrebbe succedere in una classe in cui tutti gli allievi per lo stesso saggio si avvalessero di “Chat.GPT”.

Ne sortirebbero 25 svolgimenti identici?

Non resta che provare.

Viene reimpostato con Chat.GPT lo stesso saggio, con le stesso titolo e le stesse caratteristiche.

Risultato: ancora un ottimo svolgimento, coerente con il tema, ma diverso nell’esposizione.

Altrettanto tecnicamente valido quanto il primo.

Resta da fare un terzo tentativo per appurare questa varietà espositiva che lo strumento è in grado di fornire con lo stesso ineccepibile risultato sullo stesso tema.

L’esito conferma quanto atteso: per la terza volta uno svolgimento diverso ma coerente con l’argomento, le conclusioni, la qualità e i contenuti.

Valido come i due precedenti elaborati.. A questo punto gli interrogativi sull’uso dell’Intelligenza Artificiale a scuola più che trovare una risposta aprono una serie infinita di interrogativi.

L’ allievo impara in rapporto all’impegno personale che ha profuso nell’elaborazione meditata dell’argomento, nelle ricerche necessarie attivate per documentarsi, nella correlazione degli argomenti e nelle conclusioni cui giunge e nell’efficacia comunicativa con cui le espone.

Viceversa con il saggio elaborato da Chat.GPT, nemmeno è in grado di chiarire la scelta delle argomentazioni e la logica delle conclusioni.

Non ha fatto lavorare il cervello. In un caso del genere “la carrozza è senza cavalli” , ma ha somari al seguito e l’ottundimento mentale ne pare la conseguenza.

Orbene questa è grosso modo la cronaca di un primo impatto con l’Intelligenza Artificiale a scuola.

Ha i limiti ma anche l’utilità di un episodio ben circoscritto e definito.

Non vuole essere un giudizio da incompetenti sull’intelligenza artificiale e le migliaia (o milioni)di applicazioni che può avere in un infinito panorama di usi e di impieghi opportuni.

E’ solo un segnale su cui riflettere , non dimenticando ciò che lo stesso Elon Musk affermò e con cognizione di causa, si presume : “L’intelligenza Artificiale è un rischio per l’umanità”.

Gli interrogativi sono tutti aperti.

Scuola Futura

Arriva a Cagliari Scuola Futura, il campus itinerante del Ministero dell’Istruzione e del Merito sugli investimenti del Pnrr che toccherà tutte le regioni per coinvolgere le comunità scolastiche sui temi e sulle sfide del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per promuovere la formazione sulla didattica innovativa.

Da venerdì 2 a lunedì 5 febbraio più di 1500 studenti e docenti provenienti da circa 200 scuole di ogni regione d’Italia saranno coinvolti in attività formative che abbineranno ambiti come lo sport, il cibo e le nuove tecnologie digitali alle discipline scientifiche e tecnologiche. Oltre ai 15 laboratori di didattica per gli studenti delle scuole primarie e secondarie sono previsti numerosi percorsi formativi dedicati ai docenti, ai dirigenti e al personale scolastico.

L’iniziativa sarà l’occasione per il lancio ufficiale della settimana delle Stem (4 – 11 febbraio), acronimo che racchiude le discipline Science (Scienza), Technology (Tecnologia), Engineering (Ingegneria) e Mathematics (Matematica), il cui potenziamento è previsto dalla riforma del Pnrr e nelle linee guida del Mim.

L’apertura dei laboratori e delle attività di Scuola Futura si è tenuta oggi presso il Bastione Saint Remy, luogo simbolo di Cagliari ubicato nel cuore della città vecchia.

“Con Scuola Futura – afferma Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del Merito – abbiamo inaugurato un viaggio che toccherà tutte le regioni d’Italia per valorizzare i tanti progetti Pnrr del Ministero e quello che stiamo facendo per la scuola: con la riforma dell’istruzione tecnica e professionale e il potenziamento delle materie Stem vogliamo garantire ai nostri ragazzi una formazione altamente qualificata, in linea con le esigenze richieste dalle imprese nelle varie aree del nostro Paese. Lunedì prossimo sarò a Cagliari per incontrare i tanti studenti, dirigenti, docenti e personale scolastico e illustrare gli interventi effettuati sul territorio grazie ai fondi Pnrr per la messa in sicurezza e l’efficientamento degli edifici, il potenziamento dell’offerta formativa (con la realizzazione di laboratori 4.0 e il maggiore utilizzo della didattica digitale integrata), il contrasto alla dispersione scolastica e l’erogazione di un numero sempre più alto di servizi. La Sardegna è una regione ricca di bellezza e dalle enormi potenzialità: una scuola di grande qualità può essere decisiva nel favorirne lo sviluppo”.

Il Ministro Valditara sarà a Cagliari lunedì 5 febbraio a partire dalle 13.15, per visitare Scuola Futura Campus e incontrare i tanti studenti, docenti, dirigenti e lavoratori della scuola lì presenti.

Programma

IA o valorizzazione delle eccellenze?

Intelligenza artificiale o valorizzazione delle eccellenze?

di Gennaro Iasevoli (*)

Se si presta attenzione alle scuole delle palestre dell’antica Grecia, alle esperienze della latinità classica, alle scuole di élite italiane del primo novecento fino alla scuola media unica e poi gli istituti liceali, professionali e tecnici del secondo novecento, passando ad oggi, si nota costantemente e chiaramente che la sola valorizzazione delle eccellenze non è bastata a riempire il vuoto tra la cultura ed il popolo: gli alunni bravi e super bravi hanno costituito e costituiscono ancora oggi una esigua percentuale dei frequentanti e quindi restano poco rappresentativi del livello generale di formazione e di cultura prevalente delle comunità.

Gli studenti chiamati eccellenti hanno, senza dubbio, un rendimento pienamente adeguato alla classe frequentata e quindi, nelle occasioni fornite dai gemellaggi, possono confrontarsi agevolmente anche con altri compagni di studio bravi di altre regioni geografiche.

Essi si distinguono perché frequentano la scuola con grande desiderio, trovano nello studio un ammirevole appagamento personale e mostrano talvolta, già da piccoli, un comportamento sociale ed uno stile visibilmente ispirati alla vita di futuri professionisti.

Ma, venendo ai numeri, li possiamo contare per classe sulla punta delle dita di una mano, comunque non più di tre o quattro!

Qualche docente più ottimista parla di gruppi di bravi in alcune classi e poi di esistenza di altre classi omogenee, “appiattite verso un basso rendimento”, senza alcun gruppo trainante.

Se vogliamo, immergendoci anche nel reticolo delle esperienze progettuali scolastiche, constatiamo poi un’altra realtà che in fin dei conti conferma queste premesse; infatti i progetti nazionali ed europei fanno principalmente da stimolo per la massa degli studenti, creando un maggior coinvolgimento nello studio di gruppo, rendendo l’apprendimento più interessante con l’impiego di grosse risorse strumentali e quindi economiche, spesso con stages, incontri, gemellaggi e viaggi: alla fine il numero dei ragazzi eccellenti non varia visibilmente.

Intanto, fuori le mura della scuola, le necessità economiche e geo-politiche dello stato, come di ogni stato post-moderno, esigono urgenti disponibilità di operai, tecnici, ingegneri, medici, giuristi, imprenditori, operatori, professionisti pronti a ricoprire una infinità di ruoli professionali, da allocare nel reticolo funzionale della società contemporanea, soprattutto forniti di discreta conoscenza delle lingue, della matematica, dei rischi lavoro correlati, del pc, dei principali dispositivi meccatronici funzionanti in ogni angolo ed in ogni momento della giornata.

Anzi anche quando un operaio, un operatore o un professionista torna dal lavoro ed è a casa per recuperare i suoi spazi vitali e sociali privati, non può nemmeno ritenersi immune da improvvise problematiche spurie, che continuano ad interconnetterlo col posto di lavoro, attraverso la sua onnipresente dotazione personale fatta di telefonini, pc, allarmi, chiavi elettroniche, password.

Pertanto nella formazione scolastica, emerge l’esigenza preponderante di una cultura ben delineata, finalizzata, corrispondente ad uno schema che non deve essere né vecchio né marcatamente innovativo, ma semplicemente utile alla fruizione ed alla condivisione rispetto ad una determinata e dichiarata fascia di offerta di lavoro.

Perché succede tutto questo? La risposta viene dagli economisti: necessita mantenere il livello del PIL (prodotto interno lordo) , cercando di aumentarlo! Se il PIL cade, nasce la disoccupazione, i genitori hanno meno risorse per sostenere lo studi dei figli, lo Stato riduce i fondi destinati all’edilizia scolastica ed i fondi per il funzionamento, oppure arranca per sostenere la spesa della pubblica istruzione.

Per mantenere il livello del PIL (prodotto interno lordo) lo stato deve fare i conti con l’implementazione delle nuove tecnologie, con le esportazioni e concorrenza dei mercati che impongono livelli di produzione sempre all’avanguardia come qualità, altrimenti i compratori interni ed esteri si rivolgono altrove.

Queste necessità di mercato non si possono più trascurare ed impongono alla scuola di fornire ai diplomati e laureati la giusta preparazione e formazione per essere al pari con i colleghi di altre Nazioni progredite.

Non solo: la preparazione del diplomato e del laureato deve essere predisposta “all’innesto” rapidissimo di eventuali nuove competenze tecnologiche principalmente legate alla meccatronica ed all’intelligenza artificiale, appunto per progettare e produrre ciò che la fantasia umana, le scienze ed i mercati esigono, talvolta in tempi rapidissimi. In quest’ottica una formazione scolastica che si adagiasse su pochi approfondimenti di un tempo passato e soltanto sul contributo dell’esiguo numero di ragazzi eccellenti, rimarrebbe fuori mercato, e non basterebbe nemmeno uno stuolo di scienziati in marketing per attirare gli interessi del mondo sui nostri prodotti obsoleti.

Quindi, come potrà oggi, la scuola, soddisfare le richieste formative per garantire delle competenze schematizzate o polivalenti ai suoi diplomati affinché essi si inseriscano positivamente in una determinata fascia funzionale della città intelligente, in cui c’è un irrefrenabile flusso di fruizione e condivisione di beni e servizi alla moda del momento?

Appunto per questo stanno nascendo nuove realtà formative attraverso licei di nuova generazione che cercano di mettere insieme le discipline più consone alle richieste della società attuale, che accelera le sue funzioni anche con anticipatori ed acceleratori elettronici del pensiero umano attraverso la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale.

E qui rispondo a chi chiede “se si possa sostituire l’intelligenza umana con quella artificiale” : dico che sono e saranno sempre due cose diverse ma non c’è da scherzare con gli “ordinateurs dell’ultima generazione”; queste macchine con i loro programmi composti da una miriade di contributi culturali ed ingegneristici sebbene non sostituiscano l’uomo lo surrogano abbondantemente in ogni particolare, in maniera assai complessa, fino ad arrivare a produrre delle soluzioni tanto innovative e tanto allettanti che incantano i consumatori e riescono a celare finanche alcuni effetti pericolosi.

Ma non rinneghiamo gli sforzi compiuti nel passato e consoliamoci osservando che in fin dei conti la scuola sta cambiato pelle e diminuisce la distanza fra cultura e popolo, sempre senza troppe eccellenze, in linea con questa smania collettiva di fruizione e di condivisione.

Rispondo anche a chi chiede che fine faranno quegli alunni bravi in latino, in greco, in storia dell’arte, in letteratura italiana dopo aver rappresentato per anni il lievito della cultura di uno stato?

Sarà bene continuare a valorizzarli ed a premiarli, perché la loro voce è sempre un punto di riferimento, da cui partire per le valutazioni a livello storico-antropologico.

(*) esperto scientifico Albo REPRISE, Ministero Università e Ricerca

Intelligenza artificiale e didattica

Intelligenza artificiale e didattica

di Enrico Maranzana

L’intelligenza artificiale è oggetto di studio e di valutazione. In questo scritto si scandaglierà il suo impatto in campo educativo: la storia dell’evoluzione tecnologica consentirà di delimitare l’ambito del problema dell’informatica nella scuola. 

Inizialmente si rifletta sul passaggio dalla calcolatrice al computer: alla base dell’evoluzione c’è l’idea che la memoria della calcolatrice possa ospitare non solo numeri, ma anche regole e le applichi per risolvere specifiche questioni.

Capacità di sistematizzare, di modellare, di algoritmizzare e di controllare sono alcune delle qualità necessarie per dominare il cambiamento indotto dal nuovo scenario.

Consideriamo ora gli effetti della comunicazione in rete, che fino agli anni 90 apparteneva esclusivamente all’ambito militare: il mondo è diventato un villaggio globale, i motori di ricerca facilitano l’accesso alle informazioni, le relazioni interpersonali sono facilitate, la velocità del cambiamento accelera, la realtà virtuale diventa parte integrante del nostro ambiente … Inoltre, le risposte agli interventi sono immediate.

Ecco alcuni comportamenti utili per l’interazione con internet: dominare il cambiamento sviluppando nuove competenze, percepire e definire problemi, formulare domande, individuare le parole chiave, distinguere i dati dalle informazioni, valutare la credibilità delle fonti …

Siamo giunti all’ultimo sviluppo: tratteremo ChatGPT come modello dell’intelligenza artificiale.

Il rapporto uomo/macchina cambia radicalmente. Le richieste che noi rivolgiamo ai siti della rete contengono gli elementi caratterizzanti il risultato atteso; nel nuovo ambiente, invece, il colloquio con il calcolatore è del tutto simile a quello umano; le risposte derivano dall’analisi del testo introdotto e sono ottenute seguendo procedimenti probabilistici.

I motori di ricerca, Google ad esempio, restituiscono risultati estratti da documenti, da archivi o da pagine web mentre ChatGPTli ottiene tracciando percorsi nei propri archivi: sono camminideterminati in base al contesto della questione posta dall’utente. Gli esiti possono essere più di uno, differenti.

Le risposte dell’intelligenza artificiale possono assumere forma descrittiva o narrativa, seguite da eventuali approfondimenti. 

Le relative conversazioni possono riguardare la generazione di testi, di poesie e attività che richiedono l’elaborazione del linguaggio naturale come la correzione di uno scritto, lo sviluppo alternativo di avvenimenti storici, la spiegazione di concetti o argomenti specifici, il chiarimento di questioni tecnologiche, i consigli sulla salute personalizzati e altro ancora.

ChatGPT non determina le risposte con processi algoritmici ma le elabora in base alle sue conoscenze e a modelli statistici deilinguaggi; itinerari che, traslati in campo umano, sarebberodefiniti esperienziali.

La sintassi determina le sue azioni, non la semantica, come avviene in geometria. Un punto d’ingresso alla problematica è in rete: “Laboratorio di matematica: gii automi a stati finiti, per studenti della secondaria di primo grado”.

Chiediamoci infine come cambieranno le attività scolastiche con l’avvento dell’intelligenza artificiale.

Per rispondere è necessario condividere il significato dieducazione, da intendere come individuazione, crescita e maturazione delle capacità individuali [legge 12/2020]. 

Per poter osservare tali capacità, i docenti predispongono occasioni di lavoro finalizzate.

Ecco emergere l’attualità dell’insegnamento del pedagogista Francesco De Bartolomeis, il quale proponeva un approccio flessibile all’educazione, coinvolgendo attivamente gli studenti nella scoperta e nella costruzione del sapere mediante indagine e ricerca. Si tratta di una didattica che presuppone il possesso, da parte di ogni studente, dell’origine e del senso del proprio agire.

La pratica dei metodi d’indagine, propri delle diverse discipline, è diventata la finalità delle attività di laboratorio.

Finiti i lavori, gli studenti ne presentano gli esiti. 

Segue il confronto, la sintesi e la sistematizzazione del docente, anche col supporto dell’intelligenza artificiale.

Come conclusione s’indica la via per attivare l’attività descritta: ilConsiglio di Istituto ne ha la facoltà. Uno degli oggetti del suo mandato costitutivo è la delibera dei “Criteri generali per la programmazione educativa” [Dlgs 297/94 art.10 comma 3 lettera d].

Scuola Futura

“La Puglia è una regione strategica e l’istruzione giocherà un ruolo di primo piano nel favorirne lo sviluppo; per questo ho scelto di partire da qui per presentare i progetti PNRR e le iniziative che andranno a costruire la scuola del futuro”, così Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del Merito, durante la sua visita istituzionale a Lecce in occasione di Scuola Futura.

“Oggi ho potuto toccare con mano le eccellenze in ambito di istruzione: laboratori all’avanguardia, una didattica innovativa e un uso sapiente delle nuove tecnologie digitali. Modelli che dobbiamo aiutare a emergere e ad affermarsi sul territorio”, ha detto Valditara, che ha ricordato come, in ambito PNRR, tra nuove assegnazioni e risorse sbloccate, il Ministero abbia messo a disposizione oltre 1 miliardo di fondi per le istituzioni scolastiche e gli enti locali pugliesi. Di questi, 589 milioni saranno destinati a interventi di edilizia scolastica e 422 milioni per interventi su scuole e ITS. Inoltre, dei 320 milioni di euro per il Mezzogiorno di Agenda Sud e decreto Caivano, circa 40 mln vanno alle Scuole primarie e 24 alle Scuole secondarie della Puglia.

“Grazie a questi fondi gli istituti scolastici faranno un grande passo in avanti in ottica di servizi, dotazioni tecnologiche e formazione. Se alle tante risorse che offre il territorio aggiungiamo una scuola di qualità, sono convinto che la regione diventerà un motore per la crescita dell’Italia”, ha concluso Valditara.

Nuovi Orizzonti per l’apprendimento


L’UNICEF pubblica il Report “Nuovi Orizzonti per l’apprendimento.  L’uso della tecnologia educativa per supportare l’apprendimento della lingua e l’inclusione sociale dei bambini svantaggiati in Italia” 

  • In media, ogni anno, sono 20.000 gli studenti neo-arrivati che si iscrivono nelle scuole in Italia. 
  • Il Report nasce da una sperimentazione che ha coinvolto circa 400 studenti. La piattaforma è stata oggi estesa a oltre 1000 alunni. 

Roma, 14 novembre – L’UNICEF pubblica oggi il report “Nuovi Orizzonti per l’apprendimento.  L’uso della tecnologia educativa per supportare l’apprendimento della lingua e l’inclusione sociale dei bambini svantaggiati in Italia”, che presenta i risultati del primo anno della sperimentazione di Akelius, la piattaforma digitale per l’apprendimento delle lingue straniere. 

Tra il 2014 e il 2020 più di 700.000 richiedenti asilo e migranti sono arrivati in Italia e, secondo i dati di fine novembre 2022, circa 49.400 minori rifugiati dall’Ucraina sono entrati in Italia. Dal 2016 al 2021, si sono iscritti nelle scuole in Italia una media di circa 20.000 studenti neo-arrivati (NAI) ogni anno. Molti bambini incontrano ancora difficoltà nell’acquisire le competenze fondamentali della lingua italiana. Questo è particolarmente vero per gli studenti stranieri, che rappresentano uno studente su dieci nelle scuole pubbliche.  

Il rapporto si basa sulla sperimentazione di Akelius nel 2021/2022 che ha coinvolto oltre 400 studenti in due istituti comprensivi di Roma e Bologna, qui in partenariato con la cooperativa sociale Agire Insieme Per l’Intercultura (AIPI). Da allora, l’UNICEF ha esteso l’utilizzo della piattaforma in altre 60 scuole italiane e associazioni ucraine, in collaborazione con la Fondazione ISMU, coinvolgendo oltre 1000 alunni neo-arrivati. 

Akelius aiuta gli studenti a imparare la lingua in modo divertente grazie all’approccio didattico innovativo di blended learning, che integra l’uso di tablet e contenuti interattivi in combinazione con i materiali di lezione in aula. 

Dall’analisi condotta dall’ufficio UNICEF per l’Europa e l’Asia centrale in collaborazione con l’Ufficio di Ricerca UNICEF Innocenti, l’uso della piattaforma digitale nelle classi ha accelerato l’apprendimento dell’italiano e dell’inglese degli studenti attraverso percorsi personalizzati adatti anche a bambine e bambini con bisogni educativi speciali. Akelius ha inoltre migliorato la motivazione degli studenti all’apprendimento, in gran parte grazie ai contenuti ludici e il feedback istantaneo.  

Questo approccio è stato particolarmente utile per facilitare l’inclusione scolastica e sociale degli alunni neo-arrivati in Italia e dei bambini con disabilità, dando agli insegnanti la possibilità di fornire un supporto personalizzato ai diversi studenti.  

La ricerca ha evidenziato alcune raccomandazioni importanti per gli insegnanti e le scuole. In primo luogo, è fondamentale stabilire protocolli chiari per la gestione dei dispositivi digitali, con regole ben definite e responsabilità specifiche. Inoltre, i docenti possono pianificare le loro lezioni considerando sia come i contenuti di apprendimento digitale possano arricchire l’insegnamento, sia come i dispositivi digitali verranno utilizzati in classe. Infine, la formazione degli insegnanti sull’apprendimento digitale dovrebbe essere pratica e concentrarsi non solo sulle abilità digitali di base, ma anche su come integrare in modo efficace l’uso della tecnologia educativa all’interno dell’ambiente scolastico. 

Scuola Digitale 2022-2026

Scuola Digitale 2022-2026. Uno sguardo al futuro.

Dario Angelo TUMMINELLI, Carmelo Salvatore BENFANTE PICOGNA e Zaira MATERA

L’evoluzione tecnologica continua a trasformare rapidamente le tecniche, le strategie, i metodi e gli ambienti di insegnamento/apprendimento. Il programma “Scuola Digitale 2022-2026” si propone di creare ambienti educativi e formativi che sfruttino appieno le opportunità offerte dalla tecnologia per migliorare l’apprendimento delle nostre studentesse e dei nostri studenti e prepararli ad un futuro sempre più digitale e tecnologico.

Scuola digitale 2022-2026 è, infatti, un piano per la transizione digitale delle scuole attivato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) e dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione anche con l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), PagoPA S.p.A. e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Esso mira a rendere le Istituzioni scolastiche sempre più moderne, accessibili, integrate ed efficienti grazie alla trasformazione digitale e trova fondi e risorse nel noto Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Al fine di agevolare le Istituzioni scolastiche il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha implementato un’apposita piattaforma ministeriale raggiungibile dal link: https://www.istruzione.it/responsabile-transizione-digitale/; sito dedicato dove è possibile reperire informazioni utili, le iniziative e gli eventi nonché consultare la normativa di settore.

In questo spazio web riservato è possibile consultare il video spot https://youtu.be/K919intzhjs che illustra le finalità e i quattro principali pilastri (progetti) su cui si basano le azioni innovative di seguito brevemente elencate:

  1. Migrazione al cloud: per favorire l’adozione di soluzioni cloud sicure, affidabili, economiche e qualificate per la gestione dei dati e dei servizi/applicazioni delle Istituzioni scolastiche in coerenza con quanto definito all’interno della Strategia Cloud Italia. Il progetto è finanziato nell’ambito della Missione 1, Componente 1, investimento 1.2 del PNRR finanziato dall’Unione europea nel contesto dell’iniziativa Next Generation;
  2. Siti web: per creare o rinnovare i siti web delle scuole, rendendoli più fruibili, accessibili (navigabili) aggiornati e conformi alle normative migliorando la fruibilità dei servizi digitali offerti alle famiglie, alunni e a tutto il personale scolastico. Come per il punto sopra la misura è finanziata nell’ambito della Missione 1, Componente 1, investimento 1.4 del PNRR;
  3. Adozione di PagoPA e AppIO: per semplificare e digitalizzare i pagamenti e le comunicazioni tra le scuole e le famiglie, tramite il sistema PagoPA e l’applicazione IO, quale principale punto di contatto tra Enti e cittadini per la fruizione dei servizi pubblici digitali;
  4. SPID e CIE: promuovere l’adozione dell’identità digitale (Sistema Pubblico di Identità Digitale, SPID e Carta d’Identità Elettronica, CIE), consentendo ai cittadini l’accesso ai servizi digitali erogati dalle Istituzioni scolastiche attraverso SPID e CIE.

Saranno, inoltre, implementati

Open ID Connect: per facilitare l’accesso ai servizi digitali con la Carta d’identità elettronica, grazie al nuovo protocollo Open ID Connect;

Piattaforma notifiche digitale: per inviare notifiche digitali personalizzate e tempestive ai cittadini, tramite SMS, email o app;

Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND): per realizzare una piattaforma che consenta di condividere e analizzare i dati delle scuole, al fine di migliorare la qualità dell’offerta formativa e la valutazione dei risultati.

Per facilitare la transizione al digitale è stato individuato, a livello nazionale per tutte le Istituzioni scolastiche, il Responsabile per la Transizione Digitale (RTD) nella persona del Direttore della “Direzione generale per i sistemi informativi e la statistica” – DGSIS (ex DGCASIS), ai sensi dell’art. 6, comma 5, lettera t, del D.P.C.M. 30 settembre 2020, n. 166 e del Decreto Ministeriale del 22 febbraio 2022, n. 42. Il ruolo e i compiti del Responsabile per la Transizione Digitale sono stati definiti dalla Circolare del Ministero per la Pubblica Amministrazione n. 3 del 01 ottobre 2018 che evidenzia quanto già fissato nell’art. 17 del Decreto Legislativo 7 marzo 2005, n. 82 (cd. Codice dell’Amministrazione Digitale – CAD), sottolineando la centralità e la valenza strategica di tale figura nell’ambito dell’assetto organizzativo della Pubblica amministrazione (fonte MIM).

Per partecipare al programma le Istituzioni scolastiche devono accedere alla piattaforma PA digitale 2026, attivare il profilo della propria istituzione e candidarsi agli avvisi dedicati. Il programma offre anche supporto e assistenza alle scuole tramite il Transformation Office e le equipe e i team territoriali. A titolo di esempio si riporta l’Avviso Investimento 1.2 “Abilitazione al Cloud per le PA Locali” – Scuole ottobre 2023 attualmente attivo, con scadenza 01 marzo 2024, consultabile dal link: https://areariservata.padigitale2026.gov.it/Pa_digitale2026_dettagli_avviso?id=a017Q00001MQRHgQAP).

La transizione digitale delle scuole è più di un passo verso il futuro; è una vera opportunità per rivoluzionare l’istruzione e la formazione. Investire in tecnologie educative significa investire nel potenziale degli studenti, preparandoli non solo per il successo formativo, ma anche per una vita adulta in grado di gestire con competenza e serenità le sfide e le opportunità con cui verranno inevitabilmente a confrontarsi. Attraverso la collaborazione, l’innovazione e l’impegno continuo, le scuole possono creare un ambiente di apprendimento stimolante e inclusivo, plasmando così il futuro dei leader, degli innovatori e dei cittadini digitali del mondo.

Bibliografia

  • DECRETO LEGISLATIVO 7 marzo 2005, n. 82 “Codice dell’amministrazione digitale
  • DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 30 settembre 2020, n. 166 “Regolamento concernente l’organizzazione del Ministero dell’istruzione”.
  • DECRETO MINISTERIALE del 22 febbraio 2022, n. 42 “Unità di missione del Piano nazionale di ripresa e resilienza

Sitografia

  • MINISTERO DELL’ISTRUZIONE

https://www.istruzione.it/responsabile-transizione-digitale/

  • MINISTERO DELL’ISTRUZIONE
  • MINISTERO DELL’ISTRUZIONE

https://www.istruzione.it/spid-cie/

  • MINISTERO DELL’ISTRUZIONE

https://www.miur.gov.it/-/responsabile-per-la-transizione-digitale-rtd–1

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L’importanza delle discipline STEM

L’importanza delle discipline STEM… nuove competenze e nuovi linguaggi

di Cettina Calì

Con il Decreto Ministeriale n. 184 del 15 settembre 2023, il MIM ha adottato le Linee guida per le discipline STEM, finalizzate ad introdurre, appunto, nel PTOF delle scuole di ogni ordine e grado e nei servizi educativi per l’infanzia, azioni dedicate a rafforzare nei curricoli lo sviluppo delle competenze matematico-scientifico-tecnologiche e digitali, legate sia agli specifici campi di esperienza sia all’apprendimento delle discipline.

Con nota n. 4588 del 24 ottobre il Ministero ha comunicato a dirigenti scolastici, docenti e studenti gli obiettivi dell’adozione delle Linee guida, che vogliono essere una prima, incisiva risposta per superare le difficoltà nell’apprendimento in matematica evidenziate dagli esiti delle prove Invalsi svolte negli ultimi anni.

“A decorrere dall’anno scolastico 2023/2024 le istituzioni scolastiche dell’infanzia, del primo e del secondo ciclo di istruzione statali e paritarie aggiornano il piano triennale dell’offerta formativa e il curricolo di istituto prevedendo, sulla base delle Linee guida di cui al comma 1, azioni dedicate a rafforzare lo sviluppo delle competenze matematico-scientifico-tecnologiche, digitali e di innovazione legate agli specifici campi di esperienza e l’apprendimento delle discipline STEM. (D.M. n° 184 del 15 settembre 2023, al comma 2 e 3)  

L’Acronimo inglese STEM é  riferito a diverse discipline – Science, Technology, Engineeringe Mathematics (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) –  e indica l’insieme delle materie scientifiche-tecnologiche-ingegneristiche, ritenute necessarie allo sviluppo di conoscenze e competenze scientifico-tecnologiche, richieste prevalentemente dal mondo economico e lavorativo. 

L’esigenza di rafforzare gli insegnamenti STEM scaturisce dagli esiti di ricerche internazionali sul livello di preparazione degli studenti (PISA3, TIMSS4, INVALSI) che hanno messo in evidenza la presenza di alte percentuali di studenti che hanno scarse competenze nelle discipline scientifiche, causando ciò ripercussioni anche sul mondo del lavoro. 

In questa prospettiva si pone anche il Piano d’azione per l’istruzione digitale 2021-2027 – “Ripensare l’istruzione e la formazione per l’era digitale secondo il quale “l’approccio STEAM per l’apprendimento e l’insegnamento collega lediscipline STEM e altri settori di studio”. 

Con il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), i progetti PON finanziati con i fondi strutturali europei e, più recentemente ilPiano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), nell’ambito delquale è stato anche adottato il Piano “Scuola 4.0”, si è incentivata la diffusione di metodologie didattiche innovative basate sul problem solving, sulla risoluzione di problemi reali, sulla interconnessione dei contenuti per lo sviluppo di competenze matematico-scientifico- tecnologiche. 

Il PNRR ha previsto, infatti, una specifica linea di investimento – “Nuove competenze e nuovi linguaggi” (Missione 4, Componente 1, Investimento 3.1) – a cui è stata correlata l’adozione di specifiche norme, introdotte dall’articolo 1, commi 552-553, della legge n. 197 del 2022. La misura promuove l’integrazione, all’interno dei curricula di tutti i cicli scolastici, di attività, metodologie e contenuti volti a sviluppare le competenze STEM, digitali e di innovazione, secondo un approccio di piena interdisciplinarità. Per il PNRR “l’intervento sulle discipline STEM – comprensive anche dell’introduzione alle neuroscienze – agisce su un nuovo paradigma educativo trasversale di carattere metodologico”.

I documenti programmatici relativi alla scuola dell’infanzia, alprimo e al secondo ciclo di istruzione offrono molti spunti di riflessione per un approccio integrato all’insegnamento delle discipline STEM, pur non trattandole unitariamente.
In detti documenti si ravvisa la consapevolezza della necessità della collaborazione tra i diversi saperi, la contaminazione tra la formazione scientifica e quella umanistica. Il fulcro dell’insegnamento delle discipline STEM è un approccio inter e multi disciplinare, che si sviluppa tra teoria e pratica.

Le Linee guida suggeriscono alle istituzioni scolastiche di utilizzare tutte le possibilità offerte dalla flessibilità loro riconosciuta dall’autonomia nell’organizzazione degli spazi, dei tempi e dei gruppi, nella predisposizione e nell’utilizzo di efficaci ambienti di apprendimento, nella gestione dell’organico dell’autonomia. Le metodologie ritenute efficaci sono, comunque, molteplici:

1- Laboratorialità e learning by doing che favorisce il coinvolgimento in attività pratiche e progetti degli studenti e consente di porre gli stessi al centro del processo di apprendimento, incentivando un approccio collaborativo per la risoluzione di problemi concreti.

2- Problem solving e metodo induttivo che permette agli i studenti di identificare un problema, di pianificare possibili soluzioni e valutare le stesse. Tale metodologia sviluppa una comprensione approfondita dei concetti e delle abilità coinvolte.

3- Attivazione dell’intelligenza sintetica e creativa, dove attraverso la scomposizione e ricomposizione dei dati e delle informazioni viene stimolata la ricerca di soluzioni innovative a problemi reali

4- Organizzazione di gruppi di lavoro per l’apprendimento cooperativo in cui ogni alunno assume un ruolo specifico, con compiti e responsabilità ben delineate. Tale approccio consente di valorizzare le capacità comunicative e favorisce l’autonomia e l’interdipendenza nel prendere decisioni, individuando possibili scenari e ipotizzando soluzioni univoche o alternative,

5- Promozione del pensiero critico nella società digitale al fine di incentivare gli studenti a sviluppare il pensiero critico per diventare futuri cittadini digitali consapevoli.

6- Adozione di metodologie didattiche innovative mediante una didattica attiva che pone ogni studente in una situazioni reale al fine di apprendere, operare, cogliere i cambiamenti, correggere i propri errori e supportare le proprie argomentazioni.

Già dalla scuola dell’infanzia occorre fare leva sull’innatointeresse del bambino verso  il mondo che lo circonda, al fine di esplorarlo e scoprirlo, predisponendo ambienti stimolanti e incoraggianti.
L’esplorazione deve essere vissuta in modo olistico, coinvolgendo diversi canali sensoriali, permettendo la scoperta graduale, mediante la costruzione e la ricostruzione, utilizzando latecnologia in modo critico e creativo, promuovendo la creatività e la curiosità, favorendo la didattica inclusiva e sviluppando  l’autonomia degli alunni durante le attività proposte. 

L’insegnamento STEM consente ai bambini, già dalla scuola dell’infanzia, di mettere immediatamente in pratica ciò che apprendono. 

La valutazione delle competenze STEM non può che essere formativa, ricorrendo a compiti di realtà (prove autentiche, prove esperte) e ad osservazioni sistematiche. 

Le istituzioni scolastiche, al fine di garantire una formazione diffusa tra i docenti i servizio, hanno, la possibilità, utilizzando le risorse PNRR per la formazione dei docenti, di organizzare percorsi formativi sull’utilizzo delle metodologie didattiche innovative per l’apprendimento delle STEM, in linea con le scelteoperate all’interno del piano triennale per l’offerta formativa e delproprio curricolo, anche basate su percorsi “immersivi”, centrati su simulazioni in spazi laboratoriali innovativi.