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You(th) and the 2024 European elections

Elezioni europee: un questionario per comprendere il punto di vista dei giovani

Il sondaggio “You(th) and the 2024 European elections”, lanciato oggi dall’Agenzia Erasmus+ INDIRE, è aperto fino al 10 giugno


Firenze, 5 marzo 2024 – Un sondaggio rivolto ai giovani cittadini europei per comprendere il loro reale interesse sulle questioni dell’Europa. Ma soprattutto, un questionario per conoscere a fondo le loro necessità e proporle con fermezza per l’agenda politica europea. 

Con questo obiettivo, l’Agenzia nazionale Erasmus+ INDIRE, nell’ambito del progetto PEACE, acronimo di Participation Erasmus Alumni for Civic Engagement, lancia oggi una ricerca internazionale attraverso il questionario You(th) and the 2024 European elections, in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, in programma dal 6 al 9 giugno 2024. 

Il breve sondaggio, che richiede solo 8-10 minuti di tempo, è rivolto ai giovani europei dai 16 ai 35 anni di età per comprendere il loro punto di vista, e resterà disponibile fino al 10 giugno 2024La partecipazione è su base volontaria e completamente anonima.

Tra i temi chiave del questionario le questioni giovanili, come i problemi abitativi dei ragazzi europei, la disoccupazione e la precarietà nel mercato del lavoro, oltre all’aumento del costo della vita, ma anche quello che i giovani pensano sulle elezioni europee e sull’Unione europea.

Il sondaggio, in lingua inglese, è stato sviluppato da Paul Blokker, professore di Sociologia Politica presso Alma Mater Studiorum, Università degli studi di Bologna, insieme a un gruppo di ricercatori.

La scadenza per partecipare alla ricerca e rispondere al questionario è il 10 giugno 2024.
I risultati del survey faranno parte del prossimo report dedicato alla Partecipazione civica dei giovani, pubblicato all’interno del progetto PEACE. 

Link per rispondere al sondaggioYou(th) and the 2024 European elections
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSckrzI99VCYS_kNr5tpeOdbkxpa67EN7eSk6dk3UfnvDQQNoQ/viewform

Cos’è il progetto PEACE

PEACE è una attività di cooperazione a lungo termine dedicata alla Partecipazione civica (priorità trasversale del Programma) che promuove l’impegno civico e la partecipazione alla vita democratica dei giovani in Europa, e più in generale dei partecipanti al Programma Erasmus+. PEACE è un progetto coordinato dall’Agenzia Erasmus+ INDIRE e realizzato in cooperazione con le Agenzie nazionali di 11 paesi, ovvero Francia, Spagna, Lussemburgo, Germania, Belgio, Romania, Portogallo, Svezia, Lettonia, Irlanda e Repubblica Ceca. 

Maggiori info: https://www.erasmusplus.it/iniziative/peace/

L’inclusione scolastica degli alunni con Disabilità – Anno 2022-2023

Nell’anno scolastico 2022/2023 sono quasi 338mila gli alunni con disabilità che frequentano le scuole di ogni ordine e grado, il 4,1% del totale degli iscritti (+7% rispetto al precedente anno scolastico).

Migliora l’offerta di insegnanti per il sostegno (+10%). Il rapporto alunno-insegnante, pari a 1,6, è migliore di quello previsto dalla legge, ma tra gli insegnanti 1 su 3 non ha una formazione specifica e il 12% viene assegnato in ritardo.

Ancora forte discontinuità nella didattica: il 60% degli alunni con disabilità cambia insegnante per il sostegno da un anno all’altro, il 9% nel corso dello stesso anno scolastico.

Istruzione e Pace

Istruzione e Pace, un binomio inseparabile

Una nuova ricerca rivela il potenziale dell’istruzione nel ridurre la violenza e promuovere la pace. Ad averla condotta la Global Partnership for Education (GPE) e l’Institute for Economics and Peace (IEP)

Washington/Roma, 24 GENNAIO 2024. Istruzione e pace vanno a braccetto. A dimostrarlo la ricerca della Global Partnership for Education (GPE) e l’Institute for Economics and Peace di Sydney (IEP) che fornisce prove inconfutabili della forte relazione tra educazione e pace. Pubblicata il 24 gennaio in occasione della Giornata internazionale dell’educazione, l’analisi dimostra come il miglioramento dei livelli di istruzione sia strettamente legato a società più pacifiche. “Quest’anno è iniziato con una situazione globale desolante per quanto riguarda la pace e la stabilità mondiali ma possiamo riaccendere la speranza investendo di più e con urgenza nell’istruzione“, ha dichiarato Laura Frigenti, Amministratore delegato del GPE. “È ora di dare ascolto alle prove sempre più evidenti che l’istruzione è un investimento intelligente e reciprocamente sostenibile per la prosperità e la pace“.

Mentre gli impatti disastrosi dei conflitti sull’istruzione sono ampiamente riconosciuti, la ricerca sul rapporto reciproco tra pace e istruzione è sempre stata scarsa, o comunque obsoleta. Per colmare questa lacuna di conoscenza e fornire prove per guidare politiche valide, il GPE ha collaborato con l’IEP per analizzare e comprendere meglio il rapporto tra istruzione e pace.

L’ultimo decennio è stato segnato da conflitti, crisi e guerre letali. In tutto il mondo, le guerre continuano a mietere innumerevoli vittime, a sfollare i civili dalle loro case e a lasciarne molti altri che hanno un bisogno disperato di assistenza salva-vita. È urgente ricostruire le fondamenta che possano sostenere una pace duratura. Eppure troppo spesso una delle più cruciali, l’istruzione, è relegata a un’attività accessoria.

Sintesi della ricerca: 

·      I Paesi con tassi di completamento della scuola primaria più elevati sono in generale più pacifici. Al contrario, i Paesi che godono di alti livelli di pace hanno tassi di completamento della scuola secondaria del 99%. D’altro canto, i Paesi che soffrono di bassi livelli di pace (presenza di conflitti, guerre civili ecc.) hanno in media tassi di completamento della scuola secondaria solo del 52%.

·      I Paesi con alti livelli di istruzione godono di una maggiore stabilità sociale e politica complessiva, mentre è vero anche il contrario: i Paesi con bassi livelli di istruzione tendono a sperimentare una maggiore frequenza e intensità di conflitti interni. In altre parole, un migliore rendimento scolastico può ridurre la gravità e la durata della violenza sociale e salvare vite umane. 

·      I miglioramenti degli indicatori di pace sono dovuti a maggiori investimenti nell’istruzione. I Paesi che investono di più nell’istruzione godono di livelli più elevati di pace. Ad esempio, nel 2020, la Namibia, uno dei Paesi più pacifici dell’Africa, aveva il sesto tasso più alto di investimenti governativi nell’istruzione a livello globale in percentuale del PIL. 

È sempre più evidente che investire nell’istruzione è essenziale per la costruzione della pace. È urgente garantire che vengano convogliate risorse adeguate all’istruzione. In questo modo, i governi, i donatori e le organizzazioni internazionali possono essere all’altezza della loro responsabilità collettiva di dare a ogni ragazza e ragazzo l’opportunità di ottenere le conoscenze e le competenze necessarie per inaugurare un futuro più pacifico e prospero. 

Per ulteriori informazioni, visitare i siti globalpartnership.org e visionofhumanity.org.


Global Partneship for Education (GPE): La GPE è un impegno condiviso per porre fine alla crisi dell’apprendimento nel mondo. La GPE mobilita partner e fondi per sostenere quasi 90 Paesi a basso reddito a trasformare i loro sistemi educativi in modo che ogni ragazza e ragazzo possa ricevere l’istruzione di qualità di cui ha bisogno per liberare tutto il suo potenziale e contribuire a costruire un mondo migliore.

18 dicembre – Giornata Internazionale Migranti

UNICEF/Giornata Internazionale Migranti: L’UNICEF lancia il rapporto “La frontiera dei diritti”.

Necessaria una strategia di lungo termine per garantire protezione a minorenni e giovani migranti e rifugiati.

L’UNICEF, in vista della Giornata Internazionale sui migranti (lunedì 18 dicembre) – lancia oggi “La frontiera dei diritti”, un rapporto costruito come un viaggio tra la frontiera Nord e la frontiera Sud del Paese nei principali luoghi di sbarco, hotspot, centri di prima accoglienza e centri d’emergenza in cui l’UNICEF, insieme ai partner di progetto, è attivo nell’ambito del progetto PROTECT.

Attraverso il progetto, lanciato lo scorso 15 febbraio con la Direzione generale della Migrazione e degli affari interni (HOME) della Commissione Europea in collaborazione con il Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno, l’UNICEF e i suoi partner hanno raggiunto nel 2023 in frontiera oltre 7.000 persone tra cui oltre 6.000 minori.

Dall’inizio dell’anno a oggi sono arrivati in Italia via mare oltre 153 mila persone, tra cui oltre 17.000 minori stranieri non accompagnati. Altri ingressi hanno interessato le frontiere terrestri del Nord del Paese con gli arrivi dalla rotta balcanica, per i quali però non sono disponibili dati aggiornati.

Il rapporto ripercorre i principali fatti dell’anno e le modifiche più rilevanti che hanno interessato lo scenario normativo. Tra queste la dichiarazione dello “stato d’emergenza in conseguenza dell’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti in ingresso sul territorio nazionale attraverso le rotte migratorie del Mediterraneo”.  La misura ha permesso di velocizzare i trasferimenti dall’hotspot di Lampedusa, portando tuttavia, durante il picco di sbarchi registrato nel periodo estivo, al sovraffollamento delle strutture emergenziali in Sicilia, Calabria e Puglia. In molti casi si tratta di strutture pensate per una permanenza temporanea, che non permettono l’accesso a servizi indispensabili per favorire la protezione e l’inclusione di bambine, bambini, ragazze e ragazzi.

Sotto forma di reportage dal campo, il rapporto racconta, attraverso le storie raccolte tra Sicilia, Calabria, Puglia e Liguria, i diversi contesti in cui l’UNICEF opera e il modo in cui la risposta all’emergenza si è adattata per fare fronte ai continui cambi di scenario.

L’UNICEF lavora in queste aree in collaborazione con il partner Save the Children garantendo l’individuazione dei casi vulnerabili e il rinvio ai servizi specializzati territoriali.

In collaborazione con il Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno, l’UNICEF nel 2023 ha inoltre dislocato personale specializzato a supporto di sei Prefetture per facilitare il coordinamento tra gli attori che operano nel sistema di protezione a livello locale e per accelerare l’identificazione, la presa in carico e il rinvio dei casi di maggiore vulnerabilità.

È il caso ad esempio di Mohamed, tunisino, di 10 anni, arrivato in Italia via mare con la mamma per curare una rara sindrome degenerativa. Grazie all’attivazione tempestiva dei servizi sociali e della rete di protezione oggi il bambino è in cura in una struttura ospedaliera del Nord Italia.

“È importante riportare i diritti dell’infanzia al centro delle politiche di gestione dei flussi migratori. Servono sforzi per definire e attuare una strategia di lungo termine, che riconosca i bisogni di tutte e tutti i minori rifugiati e migranti, a partire dai minori stranieri non accompagnati. Gli interventi avviati quest’anno in particolare, in collaborazione con le autorità nazionali e locali, tra cui le Prefetture in sei territori del Sud Italia, hanno dimostrato che attivando in maniera tempestiva la rete di attori e servizi già presenti sul territorio, è possibile garantire una gestione più rispettosa dei diritti. Mettere a sistema questo tipo di intervento e garantire un’accoglienza in luoghi adeguati può permettere ad adolescenti e giovani migranti e rifugiati di essere meglio protetti e avviare un percorso di formazione e inclusione” , dichiara Nicola Dell’Arciprete, Coordinatore del programma di risposta in Italia, Ufficio UNICEF per l’Europa e l’Asia Centrale. 

In particolare, l’UNICEF attraverso i soli interventi in frontiera supportati dalla Direzione generale della Migrazione e degli affari interni (HOME) della Commissione Europea ha raggiunto quest’anno:

·       con il partner Save the Children, oltre 6.700 persone di cui oltre 6.100 MSNA e quasi 500 donne sopravvissute a violenza di genere.

·       attraverso il personale dispiegato nelle Prefetture, l’UNICEF ha inoltre preso in carico in soli 4 mesi oltre 320 casi con vulnerabilità specifiche.

·       Circa 33.500 minori stranieri non accompagnati e giovani migranti e rifugiati sono stati invece raggiunti attraverso la piattaforma digitale U-Report on The Move attraverso informative utili per la loro protezione e inclusione sociale e oltre 300 casi sono stati seguiti invece con il servizio di supporto psicosociale Here4U con i partner ARCI e Approdi.

OCSE PISA 2022

Il 5 dicembre, a partire dalle ore 11.00 presso l’Aula Magna del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma Tre, INVALSI presenta i risultati italiani dell’indagine internazionale OCSE PISA 2022 – in contemporanea alla presentazione dei risultati a livello mondiale.

L’indagine PISA (Programme for International Student Assessment) ha l’obiettivo di valutare in che misura le studentesse e gli studenti abbiano acquisito conoscenze e abilità essenziali per la piena partecipazione alla vita economica e sociale. L’indagine rileva le competenze degli allievi in tre ambiti principali: Lettura, Matematica e Scienze.

La rilevazione è rivolta agli studenti tra i 15 e i 16 anni d’età ed è attiva dal 2000, coinvolgendo ogni tre anni più di 80 nazioni in tutto il mondo.

L’Italia partecipa fin dalla prima edizione svoltasi nel 2000.

La rilevazione del 2022 originariamente si sarebbe dovuta svolgere nel 2021 ma, a causa della pandemia, è stata posticipata di un anno. Le circostanze eccezionali verificatesi, tra cui le misure di sospensione delle lezioni in presenza in molti paesi, hanno causato difficoltà nella raccolta dei dati. La grande maggioranza dei paesi e delle economie ha rispettato gli standard previsti dall’indagine e l’Italia è tra questi.

Per ogni ciclo triennale di PISA, viene approfondito un ambito in particolare: PISA 2022 ha avuto come dominio principale la competenza in Matematica, riferita alla capacità degli studenti di ragionare in modo matematico e di formulare, utilizzare e interpretare la matematica per risolvere problemi in una varietà di contesti del mondo reale. Questa competenza include concetti, procedure, fatti e strumenti per descrivere, spiegare e prevedere i fenomeni e aiuta gli individui a conoscere il ruolo che la matematica svolge nel mondo e a elaborare giudizi e decisioni fondati, necessari a cittadini del XXI secolo costruttivi, impegnati e riflessivi.

Oltre alle prove di matematica, gli studenti coinvolti hanno risposto anche a quesiti relativi alle competenze di lettura e di scienze già utilizzati nelle precedenti edizioni di PISA. Un sotto-campione di studenti, inoltre, ha risposto a quesiti di financial literacy.

In ciascun ciclo, infine, viene proposto un dominio innovativo. Per l’edizione PISA 2022 questo è rappresentato dal Pensiero creativo.

Gli studenti che partecipano all’indagine sono selezionati tramite campionamento casuale a due stadi, stratificato in base alla tipologia d’istituto (Liceo, Istituto tecnico, Istituto professionale, Istruzione e formazione professionale, Scuole secondarie di primo grado) e alla collocazione geografica della scuola di appartenenza. Il campione è quindi rappresentativo della popolazione di studenti di riferimento sia a livello di area geografica che di tipo di indirizzo di studio.

Oltre alla prova cognitiva digitale, è previsto un questionario studente che rileva caratteristiche, attitudini e comportamenti degli allievi.

Gli strumenti per la rilevazione dei fattori contestuali all’apprendimento degli studenti sono misurati tramite il questionario genitori, volto a comprendere il contesto familiare, e il questionario scuola, a cura del Dirigente scolastico, per raccogliere i dati relativi alla scuola. Sono previsti, inoltre, questionari sull’uso e la conoscenza delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la competenza in materia finanziaria, e la carriera scolastica dello studente.

Nel 2022 hanno partecipato alla rilevazione PISA 81 Paesi, inclusi 37 membri OCSE.

In Italia, all’indagine – condotta dall’INVALSI – hanno partecipato 345 scuole, 10.552 studenti e circa 9.000 genitori.

I lavori del Convegno avranno inizio alle 11.00 con i saluti istituzionali di

  • Massimiliano Fiorucci – Rettore dell’Università degli Studi di Roma Tre,
  • Carmela Palumbo – Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del Ministero dell’Istruzione e del Merito,
  • Roberto Ricci – Presidente INVALSI.

La presentazione degli esiti italiani dello studio è affidata a

  • Laura Palmerio – Responsabile Area Indagini internazionali INVALSI
  • Carlo Di Chiacchio – Co-National Project Manager PISA 2022– Area Indagini internazionali INVALSI.

Seguirà una tavola rotonda moderata da Paolo Sestito – Capo Dipartimento Pianificazione, Organizzazione e Bilancio – Banca d’Italia, a cui interverranno:

  • Giorgio Bolondi – Professore di Didattica della Matematica – Libera Università di Bolzano;
  • Lorella Carimali – Docente di Matematica e Fisica – Liceo scientifico “Vittorio Veneto” – Milano;
  • Domingo Paola – Presidente del Centro Ricerche Didattiche “Ugo Morin”.

Le conclusioni e la chiusura dei lavori sono affidate al Presidente INVALSI Roberto Ricci.

Sarà possibile seguire l’evento in streaming a questo link: https://vai.uniroma3.it/ocse.

Tutti i materiali della presentazione e il Rapporto sono disponibili alla pagina del sito istituzionale INVALSI OCSE PISA 2022.


“I dati dell’indagine internazionale OCSE PISA confermano la necessità della riforma dell’istruzione tecnico-professionale che ha tra gli obiettivi il rafforzamento delle competenze degli studenti nelle discipline di base”. Così il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara commentando i dati dell’edizione 2022 OCSE PISA. “Vanno nella giusta direzione le Linee guida ministeriali in materia di insegnamento delle discipline Stem. Gli importanti investimenti in termini di risorse Pnrr per la didattica Stem contribuiranno anche a ridurre i divari di genere. Con Agenda Sud”, prosegue Valditara, “ci avviamo a colmare un intollerabile gap di risultati formativi fra Nord e Sud del Paese”.

La ricerca indica anche un generale arretramento a livello internazionale degli apprendimenti. “Su questo fronte”, evidenzia Valditara, “riteniamo che la maggiore personalizzazione dei percorsi, che abbiamo avviato con il docente tutor, possa dare una risposta concreta alle esigenze formative dei giovani”.

Giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS

Giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS

UNICEF: circa 98.000 ragazze adolescenti hanno contratto l’HIV nel 2022 – ovvero 1.900 nuovi casi ogni settimana

Nuovo studio UNICEF sui bambini che vivono con HIV e AIDS

  • A livello globale, nel 2022 ci sono stati 270.000 nuovi casi di HIV fra tutti i bambini e gli adolescenti fra 0 e 19 anni, portando il numero totale di giovani che vivono con l’HIV a 2,6 milioni.
  • A livello globale, circa 1 milione di persone fra 0 e 19 anni che vive con l’HIV non sta ricevendo trattamenti e oltre la metà di loro – circa il 60% – vive in Africa orientale e meridionale.
  • Solo il 57% dei bambini di età compresa tra 0 e 14 anni riceve le cure antiretrovirali, rispetto al 77% delle persone di età pari o superiore a 15 anni.
  • Nel 2022, 99.000 bambini e adolescenti di età compresa tra 0 e 19 anni sono morti a livello globale per cause legate all’AIDS, rappresentando il 15% di tutti i decessi legati all’AIDS.

1 dicembre 2023 SecondoilGlobal Snapshot on Children with HIV and AIDS  (l’ultima Panoramica Globale sui bambini che vivono con HIV e AIDS) dell’UNICEF, lanciato in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS, circa 98.000 ragazze adolescenti fra i 10 e i 19 anni hanno contratto l’HIV nel 2022 – ovvero 1.900 nuovi casi ogni settimana.

Mentre i casi totali fra le ragazze tra i 10 e i 19 anni sono quasi dimezzati dal 2010 – da 190.000 a 98.000 – lo scorso anno, le ragazze avevano ancora più del doppio di probabilità di contrarre l’HIV rispetto ai ragazzi. A livello globale, ci sono stati 270.000 nuovi casi di HIV fra tutti i bambini e gli adolescenti fra 0 e 19 anni nel 2022, portando il numero totale di giovani che vivono con l’HIV a 2,6 milioni.

“È inaccettabile che le ragazze adolescenti, che dovrebbero pianificare il loro futuro, continuino a sopportare il peso maggiore della diffusione dell’HIV”, ha dichiarato la Direttrice Associata dell’UNICEF per l’HIV/AIDS Anurita Bains. “Noi – Nazioni Unite, comunità, governi e organizzazioni – dobbiamo eliminare gli ostacoli che rendono l’HIV una minaccia per la loro salute e il loro benessere. Ciò include la garanzia che la salute sessuale e riproduttiva e i diritti delle ragazze e delle giovani donne siano rispettati”.

Le ragazze continuano a sopportare il peso dell’epidemia di HIV a causa, in parte, delle disuguaglianze di genere che spesso portano le ragazze a non riuscire a negoziare rapporti sessuali protetti; della povertà che si manifesta nelle comunità lontane dai centri di assistenza sanitaria e della mancanza di accesso ai programmi di prevenzione dell’HIV e per la salute sessuale e riproduttiva.

Nell’Africa sub-sahariana, la diffusione dell’HIV tra le ragazze e le giovani donne adolescenti – di età compresa tra i 10 e i 24 anni – è costantemente superiore di oltre tre volte rispetto alla loro controparte maschile. I dati più recenti mostrano che l’Africa orientale e meridionale continuano a sostenere il carico maggiore di contagi da HIV nella fascia di età compresa tra 0 e 19 anni, seguita dall’Africa occidentale e centrale, dall’Asia orientale e dal Pacifico, dall’America Latina e dai Caraibi e dall’Asia meridionale.

La Panoramica Globale sottolinea ulteriormente come, rispetto agli adulti, bambini e adolescenti affrontino considerevoli disuguaglianze nell’accesso alle cure. A livello globale, circa 1 milione di persone fra 0 e 19 anni che vive con l’HIV non sta ricevendo trattamenti e oltre la metà di loro – circa il 60% – vive in Africa orientale e meridionale.

Le procedure diagnostiche complesse per i bambini, i requisiti specifici dei test per i neonati che non sono sempre disponibili nei Paesi a medio e basso reddito e la mancanza di farmaci antiretrovirali adatti all’età per i gruppi di età più giovani sono tra le ragioni per cui solo il 57% dei bambini di età compresa tra 0 e 14 anni riceve le cure antiretrovirali, rispetto al 77% delle persone di età pari o superiore a 15 anni.


I progressi per porre fine all’AIDS rimangono lenti: nel 2022, 99.000 bambini e adolescenti di età compresa tra 0 e 19 anni sono morti a livello globale per cause legate all’AIDS, rappresentando il 15% di tutti i decessi legati all’AIDS, anche se questa fascia di età comprende solo il 7% delle persone con HIV.

Note

Tabella* che mostra i dati relativi alla popolazione di bambini e adolescenti che vivono con HIV nelle regioni a più alta concentrazione:

Indicatore per etàAfrica orientale e meridionaleAfrica occidentale e centraleAsia dell’est e PacificoAsia del SudAmerica Latina e Caraibi
bambini 0-14 anni
Popolazione con HIV940.000390.00051.00078.00042.000
Nuovi casi 202260.00050.0006.6005.8005.300
Adolescenti fra 15 e 19 anni
Popolazione con HIV690.000180.00048.00058.00043.000
Nuovi casi 202277.00016.00015.0008.60011.000

*Nota: la somma dei numeri potrebbe non essere esatta a causa delle cifre arrotondate.

Infoday nazionale Erasmus+ per gli Istituti di istruzione superiore

Dal 29 novembre al 1° dicembre l’incontro con gli Istituti di istruzione superiore che partecipano al Programma

Da martedì 29 novembre e fino a venerdì 1° dicembre 2023 l’Agenzia Nazionale Erasmus+ INDIRE organizza un Infoday nazionale Erasmus+ per gli Istituti di istruzione superiore. L’incontro si terrà a Milano, nella sede del Conservatorio Statale di Musica “Giuseppe Verdi” in Via Conservatorio, 12. Partecipano all’evento anche rappresentanti dell’Agenzia esecutiva europea per l’istruzione e la cultura (EACEA), del Ministero dell’Università e della Ricerca e della Conferenza dei Rettori e delle Università Italiane (CRUI).

Il fulcro della prima giornata è la sessione dedicata alle Alleanze delle università europee. Questa misura sostiene la cooperazione transnazionale tra diversi Istituti di Istruzione superiore in tutta Europa, e riguarda tutte le loro missioni: istruzione, ricerca, innovazione e servizi alla società. In ottobre la Commissione europea ha pubblicato la nuova Call 2024 a sostegno dell’iniziativa, con l’obiettivo di raggiungere almeno 60 alleanze delle università europee, che riuniscano oltre 500 università entro la metà del 2024. Durante l’evento saranno illustrate gli elementi fondamentali della Call 2024, che prevede anche il supporto ad una piattaforma di scambio di pratiche per il trasferimento dei modelli sviluppati dalle alleanze.

A tal proposito, il Direttore Generale dell’Agenzia Erasmus+ Indire, Flaminio Galli, dichiara: “Al momento sono 50 le alleanze delle università europee attive, che coinvolgono 430 istituti di istruzione superiore e rendono l’Europa una realtà per le giovani generazioni. Sono fondamentali per sviluppare un forte senso di appartenenza europea e competenze adeguate alle esigenze future, sia per i giovani studenti sia per chi intraprende percorsi di apprendimento permanente, grazie al miglioramento delle competenze e alla riqualificazione professionale”.

La sessione prevede anche una tavola rotonda, organizzata da INDIRE in collaborazione con la CRUI, dedicata all’esperienza italiana in questo ambito. Sono infatti 36 gli istituti di istruzione superiore italiani partner in alleanze delle università europee. I partecipanti all’incontro avranno modo di discutere le sfide e le prospettive che si pongono alle università coinvolte in questi processi: dalle riforme necessarie a livello nazionale, all’implementazione di nuovi modelli di governance, dalla promozione del modello della EHEA, European Higher Education Area per la dimensione globale, al valore aggiunto della cooperazione con aree extra-UE. Alla tavola rotonda sull’impatto della partecipazione delle università italiane alle Alleanze europee, dal punto di vista didattico, della ricerca e delle procedure amministrative, contribuiranno rappresentanti delle Alleanze in corso quali: Alleanza UNITA, Università di Torino, Alleanza EUTOPIA, Alleanza 4EU+ Università degli Studi di Milano, Alleanza Una Europa Università di Bologna, oltre a rappresentanti della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema universitario e della ricerca ANVUR, del MUR e dell’Agenzia Esecutiva.

Nella mattinata sono inoltre previsti approfondimenti sui Master congiunti Erasmus Mundus, con la testimonianza dell’Università degli Studi di Tor Vergata, Roma in relazione al Master in Astrophysics and Space Science.

Nei due giorni a seguire le sessioni sono dedicate sia alle azioni decentrate di mobilità degli studenti e dello staff sostenute da fondi della politica interna della UE (con i paesi associati al programma) e da fondi della politica esterna della UE (con tutti gli altri paesi del mondo) e ai partenariati di cooperazione nel settore dell’Istruzione superiore, il cui obiettivo principale è lo sviluppo di pratiche innovative nel settore dell’Istruzione superiore e un accrescimento della capacità delle organizzazione di operare a livello transnazionale. Vi saranno, inoltre, sessioni specifiche anche sulle azioni centralizzate come Capacity Building e Jean Monnet. Contributi specifici saranno condivisi da parte di rappresentanti dell’Agenzia esecutiva europea per l’istruzione e la cultura (EACEA) e delle buone pratiche coinvolte nei gruppi di lavoro.

IL PROGRAMMA IN ITALIA

L’Italia partecipa con successo alle opportunità del Programma dal 1987. Il Paese si classifica al terzo posto in Europa per la popolazione studentesca in uscita e in entrata. Gli istituti italiani sono inoltre molto competitivi anche nelle azioni centralizzate, Jean Monnet e Capacity Building.

Dall’avvio di questa programmazione, 2021-2027, la sfida posta dal Programma è incentrata su 4 priorità: Inclusione, Trasformazione digitale, Sostenibilità ambientale e Partecipazione attiva alla vita civile.


Scheda dati della partecipazione italiana Erasmus Istruzione Superiore, Call 2023


Infografiche Erasmus+ Istruzione superiore dati 2023

Monitoraggio ITS Academy


A un anno dal diploma, l’86,5% degli studenti degli ITS Academy che hanno concluso il proprio percorso di studi nel 2022 ha trovato un’occupazione. Di questa percentuale (pari a 5.556 diplomati), il 93,6% svolge un lavoro coerente con gli studi effettuati. Inoltre, il dato dei non occupati, pari al 13,5%, è quasi la metà dello scorso anno. Si tratta del migliore risultato di sempre per gli ITS Academy, che emerge dal monitoraggio annuale realizzato da INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) su incarico del Ministero dell’Istruzione e del Merito sui percorsi di studi terminati da almeno 12 mesi.

“I dati dell’ultimo monitoraggio sugli ITS Academy condotto da INDIRE confermano l’alta qualità e l’efficacia di questo segmento formativo. I numeri delle performance occupazionali evidenziano che l’offerta formativa degli ITS Academy, a ciclo breve e basata sostanzialmente su un’organizzazione flessibile e una didattica esperienziale, può dare opportunità per un rapido sbocco nel mondo del lavoro ed è in grado di intercettare i crescenti fabbisogni di elevate competenze tecniche espressi dalla domanda delle aziende”, ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

La rilevazione è stata condotta sui 315 percorsi ITS terminati da almeno un anno al 31 dicembre 2022, erogati da 93 ITS Academy, con 8.274 studenti e 6.421 diplomati (il 77,6% degli iscritti).

Delle Fondazioni ITS Academy monitorate, il 37,6% (35) ha realizzato più di tre percorsi, il 14% (13) tre, il 24,7% (23) ne ha realizzati due e i restanti ITS ne hanno realizzato uno solo.

Un altro soddisfacente risultato riguarda i percorsi aventi diritto al 30% del contributo nazionale a titolo di premialità: quest’anno sono il 67,3% dei percorsi monitorati (212 su 315), a fronte di una media nettamente inferiore (50%) registrata nel corso degli anni precedenti.

La raccolta dei dati viene effettuata all’interno della Banca Dati ITS, con il supporto delle Fondazioni Academy ITS, delle Regioni, oltre che dal MIM.

Pagina generale del monitoraggio ITS 2023

Principali dati della scuola – Avvio Anno Scolastico 2023/2024

a cura del Ministero dell’Istruzione e Merito – Direzione generale per i sistemi informativi e la statistica – Ufficio di statistica

Nell’anno scolastico 2023/2024 sono tornati sui banchi 7.194.400 studenti delle scuole statali, distribuiti in 364.069 classi. È disponibile sul sito del MIM l’approfondimento con i primi dati sull’anno appena iniziato.

Nel 2023/2024 le bambine e i bambini della Scuola dell’infanzia sono 809.861 e 2.219.151 quelli della Primaria. Gli studenti della Scuola secondaria di I grado sono 1.533.509 e 2.631.879 ragazzi frequentano la Secondaria di II grado. Di questi ultimi, il 51,4% frequenta un Liceo, il 31,7% un Istituto tecnico, il 16,9% un Istituto professionale.

Monitoraggio delle politiche locali: PNRR e Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

Nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso da ASVIS.

PNRR e Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, UNICEF Italia e Università Roma Tre organizzano Seminario sul “Monitoraggio delle politiche locali”. Presentata pubblicazione sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

  •        Appuntamento il prossimo 5 maggio alle 14.30, a Roma, presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Roma Tre, in via Chiabrera 199 a Roma.
  •        Agenda 2030: diffusa la pubblicazione realizzata dall’UNICEF Italia “Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e i Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: come monitorarli a livello locale.”

Il 5 maggio alle 14.30, a Roma, presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università Roma Tre, l’UNICEF Italia organizza il seminario “Monitoraggio delle politiche locali: PNRR e Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza” nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso da ASVIS.

Il seminario, realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università Roma Tre, ha l’obiettivo di collegare la lettura della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, a partire dai risultati di una mappatura realizzata dall’UNICEF. Si procederà poi con un approfondimento della dimensione locale, in linea con le opportunità e gli interventi – già realizzati o da mettere in campo – previsti nel quadro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), dando particolare attenzione alla valenza trasversale della componente delle giovani generazioni in tutte le Missioni in cui il Piano stesso si articola. 

Dopo i saluti di Antonio Iannuzzi, Vicedirettore del Dipartimento di Scienze Politiche, Università Roma Tre e di Paolo Rozera, Direttore Generale Comitato Italiano per l’UNICEF, al Convegno – moderato da Cinzia Conti, Ricercatrice, Direzione centrale delle statistiche demografiche e del censimento della popolazione, ISTAT- interverranno: Cristiana Carletti, Professoressa associata di Diritto internazionale, Dipartimento di Scienze Politiche, Università Roma Tre, Marco Marsili, Dirigente del Servizio Registro della popolazione, statistiche demografiche e condizioni di vita, Istat, Enrica Maria Martino, Dirigente Unità di Missione NG-EU, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Donata Bianchi, Responsabile Servizio Ricerca e Monitoraggio, Istituto degli Innocenti, Elena de Filippo, Presidente, Cooperativa Sociale Dedalus, Maura Striano, Assessore all’Istruzione e alla Famiglia del Comune di Napoli, delegata ANCI. Concluderà i lavori Federica Aguiari, Responsabile del Programma “Città amiche dei bambini e degli adolescenti”, Comitato italiano per l’UNICEF.  

In questa occasione verrà diffusa la pubblicazione realizzata dall’UNICEF Italia, “Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e i Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: come monitorarli a livello locale?” che raccoglie gli interventi e i risultati dell’ultimo seminario organizzato nell’ambito dello stesso ciclo di incontri, nell’ottobre 2022. La pubblicazione, la cui introduzione è curata dalla Presidente dell’UNICEF Italia Carmela Pace – promuove la necessità di monitorare e valutare, anche a livello locale, l’impatto delle politiche pubbliche nella program­mazione dei servizi per i minorenni affinché siano elaborate a partire da un approccio basato sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, con il fine di contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo dell’Agenda 2030. Gli autori dei contributi della pubblicazione sono: Monica Pratesi, Direttrice del Dipartimento per la produzione statistica di Istat, Sabrina Prati, Direttrice della Direzione centrale per l’analisi e la valorizzazione nell’area delle statistiche sociali e demografiche e per i fabbisogni informativi del PNRR di Istat, Enrico Moretti, Statistico esperto dell’Istituto degli Innocenti di Firenze e Marco Accorinti, Professore Associato di Sociologia generale, Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre.

Il seminario rientra fra le attività di formazione del Programma UNICEF Città amiche dei bambini e degli adolescenti ed è realizzato in continuità con il ciclo di incontri che da tre anni sono organizzati sul tema dell’identificazione e dell’utilizzo di indicatori per il monitoraggio e la valutazione d’impatto delle politiche locali in materia di infanzia e adolescenza, elemento essenziale per garantire che i diritti dei minorenni siano effettivamente garantiti e promossi. Sarà possibile seguire i lavori in presenza presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Roma Tre, in via Chiabrera 199, a Roma, o online. Le info sul seminario e link per seguire da remoto, sono disponibili alla pagina https://www.unicef.it/media/seminario2023/.

Sia il seminario che la pubblicazione, vogliono essere uno stimolo per avviare futuri confronti su questi temi, coinvolgendo esperti e amministratori locali.

Per maggiori info sul Programma UNICEF Città amiche dei bambini e degli adolescenti visitare la pagina www.unicef.it/cittamiche

Per leggere/scaricare la pubblicazione:

www.unicef.it/pubblicazioni/gli-obiettivi-di-sviluppo-sostenibile-e-i-diritti-dell-infanzia-come-monitorarli-a-livello-locale/

La condizione dell’infanzia nel mondo 2023: per ogni bambino, vaccinazioni

UNICEF/Nuovo rapporto infanzia nel mondo: calo della fiducia nei vaccini per i bambini fino a 44 punti percentuali in alcuni Paesi durante la pandemia da COVID-19.

  • Il declino nella fiducia arriva in un momento in cui assistiamo al più grande arretramento prolungato della vaccinazione dei bambini da 30 anni a questa parte, alimentato dalla pandemia COVID-19.
  • Il rapporto rivela che tra il 2019 e il 2021 un totale di 67 milioni di bambini non hanno ricevuto le vaccinazioni, con livelli di copertura vaccinale in calo in 112 Paesi. Di questi 48 milioni non hanno ricevuto una sola dose di vaccino, detti anche “a 0 dose”.
  • A fine 2021, India e Nigeria avevano il più ampio numero di bambini a 0 dose, ma l’incremento del numero dei bambini a 0 dose è stato particolarmente notevole in Myanmar e nelle Filippine.
  • Nel 2022, ad esempio, il numero di casi di morbillo è più che raddoppiato rispetto all’anno precedente e il numero di bambini paralizzati dalla polio è aumentato del 16% rispetto all’anno precedente. Confrontando il periodo 2019-2021 con il triennio precedente, si è registrato un aumento di otto volte del numero di bambini paralizzati dalla polio.
  •  I vaccini salvano 4,4 milioni di vite umane ogni anno, un numero che potrebbe salire a 5,8 milioni entro il 2030 se gli obiettivi dell’Agenda 2030 per la vaccinazione fossero raggiunti.
  • Circa 1 bambino su 5 non ha alcuna protezione contro il morbillo. Prima dell’introduzione del vaccino nel 1963, il morbillo uccideva circa 2,6 milioni di persone ogni anno, prevalentemente bambini. Nel 2021, i decessi per morbillo sono scesi a 128.000 – un numero ancora troppo elevato.
  • Circa 7 ragazze su 8 non sono vaccinate contro il papillomavirus umano (HPV), che può causare il cancro al collo dell’utero.

20 aprile 2023 – Secondo un nuovo rapporto dell’UNICEF sulle vaccinazioni, la percezione pubblica dell’importanza dei vaccini per i bambini è diminuita durante la pandemia da COVID-19 in 52 sui 55 Paesi presi in esame. 

Il rapporto“La condizione dell’infanzia nel mondo 2023: per ogni bambino, vaccinazioni” rivela che la percezione dell’importanza dei vaccini per i bambini è diminuita di oltre un terzo nella Repubblica di Corea, Papua Nuova Guinea, Ghana, Senegal e Giappone dall’inizio della pandemia. In Italia, c’è stato un calo di 6,8 punti percentuali nella fiducia nei vaccini, dal 92,1% all’85,5%. Fra le persone sotto i 35 anni il calo è stato maggiore (7,5 punti percentuali) rispetto a quelle sopra i 65 anni (4,6). Fra le donne (8,6 punti in meno) maggiore che fra gli uomini (4,7 punti in meno).

Secondo i nuovi dati, raccolti dal Vaccine Confidence Project e pubblicati oggi dall’UNICEF, Cina, India e Messico sono gli unici paesi studiati in cui i dati indicano una percezione dell’importanza dei vaccini rimasta inalterata o addirittura migliorata. Nella maggior parte dei paesi, le persone sotto i 35 anni e le donne hanno maggiori probabilità di segnalare meno fiducia nei vaccini per i bambini dopo l’inizio della pandemia. 

               La fiducia nei vaccini è volatile e legata al tempo. Saranno necessarie ulteriori raccolte di dati e analisi per determinare se i risultati sono indicativi di una tendenza a lungo termine. Nonostante la flessione, il sostegno complessivo ai vaccini rimane relativamente forte. In quasi la metà dei 55 Paesi studiati, più dell’80% degli intervistati ritiene che i vaccini siano importanti per i bambini. 

               Tuttavia, il rapporto avverte che la confluenza di diversi fattori suggerisce che la paura dell’esitazione nei confronti del vaccino potrebbe essere in aumento. Questi fattori includono l’incertezza sulla risposta alla pandemia, il crescente accesso a informazioni fuorvianti, la diminuzione della fiducia nelle competenze e la polarizzazione politica. 

               “All’apice della pandemia, gli scienziati hanno sviluppato rapidamente vaccini che hanno salvato innumerevoli vite. Ma nonostante questo risultato storico, la paura e la disinformazione su tutti i tipi di vaccini sono circolate tanto quanto il virus stesso”, ha dichiarato Catherine Russell, Direttore Generale dell’UNICEF. “Questi dati sono un preoccupante campanello d’allarme. Non possiamo permettere che la fiducia nelle vaccinazioni di routine diventi un’altra vittima della pandemia. Altrimenti, la prossima ondata di decessi potrebbe riguardare altri bambini colpiti da morbillo, difterite o altre malattie prevenibili”. 

               È allarmante che il declino nella fiducia arriva in un momento in cui assistiamo al più grande arretramento prolungato della vaccinazione dei bambini da 30 anni a questa parte, alimentato dalla pandemia COVID-19. La pandemia ha interrotto le vaccinazioni dei bambini quasi ovunque, soprattutto a causa delle pressioni sui sistemi sanitari, del dirottamento delle risorse per le vaccinazioni verso la vaccinazione contro il COVID-19, della carenza di operatori sanitari e delle misure di permanenza a casa. 

               Il rapporto di oggi rivela che tra il 2019 e il 2021 un totale di 67 milioni di bambini non hanno ricevuto le vaccinazioni, con livelli di copertura vaccinale in calo in 112 Paesi. I bambini nati appena prima o durante la pandemia stanno superando l’età in cui normalmente verrebbero vaccinati, sottolineando la necessità di un’azione urgente per raggiungere coloro che hanno saltato le vaccinazioni e prevenire l’insorgere di malattie mortali. Nel 2022, ad esempio, il numero di casi di morbillo è più che raddoppiato rispetto all’anno precedente e il numero di bambini paralizzati dalla polio è aumentato del 16% rispetto all’anno precedente. Confrontando il periodo 2019-2021 con il triennio precedente, si è registrato un aumento di otto volte del numero di bambini paralizzati dalla polio, evidenziando la necessità di garantire il mantenimento degli sforzi di vaccinazione. 

La pandemia ha anche acuito le diseguaglianze esistenti. Per fin troppi bambini, soprattutto nelle comunità più ai margini, la vaccinazione non è ancora disponibile o accessibile. Anche prima della pandemia, i progressi nelle vaccinazioni erano fermi da circa 10 anni mentre il mondo lottava per raggiungere i bambini più ai margini.

Dei 67 milioni di bambini che non hanno ricevuto le vaccinazioni di routine tra il 2019 e il 2021, 48 milioni non hanno ricevuto una sola dose di vaccino, detti anche “a 0 dose”. Alla fine del 2021, India e Nigeria (entrambi paesi con nascite molto numerose) avevano il più ampio numero di bambini a 0 dose, ma l’incremento del numero dei bambini a 0 dose è stato particolarmente notevole in Myanmar e nelle Filippine.

              I bambini non raggiunti vivono nelle comunità più povere, remote ed emarginate, a volte colpite da conflitti. I nuovi dati prodotti per il rapporto dal Centro Interazionale per l’Equità nella Salute rileva che nelle famiglie più povere 1 bambino su 5 è a 0 dose, mentre nelle più ricche solo 1 su 20. Il rapporto mostra che i bambini non vaccinati spesso vivono in comunità difficili da raggiungere come aree rurali o slum urbani. Spesso hanno madri che non sono potute andare a scuola e che hanno poco peso nelle decisioni familiari. Queste sfide sono più ampie nei paesi a basso e medio reddito, dove 1 bambino su 10 in aree urbane è a 0 dosi e 1 su 6 nelle aree rurali. Nei paesi a reddito più alto, non c’è quasi differenza tra i bambini in aree urbane e rurali.

              I vaccini salvano 4,4 milioni di vite umane ogni anno, un numero che potrebbe salire a 5,8 milioni entro il 2030 se gli obiettivi dell’Agenda 2030 per la vaccinazione fossero raggiunti.
               Morbillo – Circa 1 bambino su 5 non ha alcuna protezione contro il morbillo, una delle malattie infantili più mortali. Prima dell’introduzione del vaccino nel 1963, il morbillo uccideva circa 2,6 milioni di persone ogni anno, prevalentemente bambini. Nel 2021, i decessi per morbillo sono scesi a 128.000 – un numero ancora troppo elevato, ma che evidenzia un notevole miglioramento.

Circa 7 ragazze su 8 non sono vaccinate contro il papillomavirus umano (HPV), che può causare il cancro al collo dell’utero.

Per vaccinare ogni bambino, è fondamentale rafforzare l’assistenza sanitaria di base e fornire agli operatori di prima linea, per lo più donne, le risorse e il sostegno di cui hanno bisogno. Il rapporto rileva che le donne sono in prima linea nella distribuzione delle vaccinazioni, ma devono far fronte a salari bassi, occupazione informale, mancanza di formazione formale e di opportunità di carriera e minacce alla loro sicurezza.

Per rispondere a questa crisi di sopravvivenza dei bambini, l’UNICEF chiede ai governi di raddoppiare il proprio impegno a incrementare i finanziamenti per le vaccinazioni e lavorare con le parti interessate per sbloccare le risorse disponibili, compresi i fondi COVID-19 residui, per implementare e accelerare con urgenza gli sforzi di vaccinazione di recupero per proteggere i bambini e prevenire le epidemie.

Il rapporto esorta i governi a:

·         Identificare e raggiungere con urgenza tutti i bambini, soprattutto coloro che non hanno ricevuto le vaccinazioni durante la pandemia da COVID-19;

·         Rafforzare la domanda per i vaccini, anche attraverso la costruzione di fiducia;

·         Dare priorità ai finanziamenti per i servizi di vaccinazione e di assistenza sanitaria primaria;

·         Costruire sistemi sanitari resilienti attraverso investimenti in personale sanitario femminile, innovazione e produzione locale.

“Le vaccinazioni hanno salvato milioni di vite e proteggere le comunità da epidemie di malattie mortali”, ha dichiarato Catherine Russell. “Tutti noi sappiamo bene che le malattie non rispettano confini. Vaccinazioni di routine e sistemi sanitari forti sono il modo migliore per prevenire future pandemie, morti e sofferenze non necessarie. Con le risorse ancora disponibili dalla campagna di vaccinazione contro il COVID-19, è il momento di reindirizzare questi fondi per rafforzare i servizi di vaccinazione e investire in sistemi sostenibili per ogni bambino.”

Qui il link alla SINTESI DEL RAPPORTO IN ITALIANOhttps://we.tl/t-7eCyE4f2eV

LINK A VIDEO sottotitolato in italiano:https://www.youtube.com/watch?v=qZqCry7JSKU.

Rapporto Annuale 2022

UNICEF/Rapporto Annuale dell’Ufficio UNICEF per l’Europa e l’Asia Centrale in Italia: nel 2022 raggiunti oltre 20 mila bambine/i, adolescenti e giovani rifugiati e migranti con il programma in Italia, tra cui oltre 8 mila dall’Ucraina.  

Rafforzata l’azione nel 2023 per raggiungerne oltre 30 mila 

6 aprile 2023 – Nel 2022 erano circa 105 mila i rifugiati e migranti arrivati in Italia attraverso la rotta del Mediterraneo centrale, tra cui oltre 13.300 minorenni stranieri non accompagnati. Si stima siano state invece oltre 8.000 le persone che hanno raggiunto il Paese attraverso il confine nordorientale, per lo più provenienti dalle zone di conflitto del Medioriente e dell’Asia meridionale. A questi numeri si aggiungono gli oltre 170 mila rifugiati ucraini arrivati in Italia a partire da febbraio, in fuga dalla guerra, tra cui circa 92 mila donne e circa 50 mila bambine, bambini e adolescenti.   

Secondo i dati del nuovo Rapporto Annuale 2022 del Programma a sostegno di bambine/i e adolescenti migranti e rifugiati in Italia, l’UNICEF ha raggiunto lo scorso anno oltre 20.000 minorenni e giovani migranti e rifugiati con interventi frontali, tra cui

  • 14.000 minorenni con interventi di protezione (azioni di tutela dei diritti e migliori standard di accoglienza e protezione), tra cui 5000 provenienti dall’Ucraina; 
  • 279 adolescenti inseriti in affido familiare e/o supportati da mentori; più 50 nuclei familiari ucraini. 
  • 2.000 minorenni hanno avuto accesso a programmi di sviluppo delle competenze linguistiche, digitali e trasversali, 500 di loro scappavano dal conflitto russo-ucraino. 
  • 2.200 persone sopravvissute a violenza di genere sono state raggiunte attraverso supporto legale e psicosociale. 
  • 10.700 le persone raggiunte attraverso i Blue Dots allestiti in risposta all’Emergenza Ucraina tra cui oltre 3.000 minorenni e circa 7.000 donne; 

Tra le azioni online: 

  • Oltre 200.000 persone – incluse comunità rifugiate e comunità ospitanti – sono state raggiunte, in media, con informative online, anche attraverso la piattaforma digitale U-Report on the Move. 
  • Più di 2.000 operatori sono stati formati sulla protezione dei minorenni, prevenzione e risposta alla violenza di genere.  

In continuità con gli anni precedenti, nel 2022 l’UNICEF ha risposto alle sfide legate al bisogno di protezione di bambine/i e adolescenti, attraverso attività di supporto legale, sanitario, supporto per la salute mentale e sostegno psicosociale in modalità frontale e online. Sono stati rafforzati i sistemi basati sul supporto comunitario come l’affido familiare, il modello di mentoring e il sistema di tutori volontari. Tra le attività anche il rafforzamento dell’offerta e accessibilità dei servizi di prevenzione e risposta alla violenza di genere per donne e ragazze rifugiate e migranti e la costituzione di una comunità di pratiche per rafforzare l’azione. Sono stati inoltre promossi programmi di sviluppo delle competenze per l’inclusione socioeconomica di minorenni con background migratorio, rafforzate le competenze linguistiche degli studenti neo arrivati, promosse opportunità di partecipazione e ascolto.  

In risposta alla crisi Ucraina l’UNICEF ha inoltre attivato due Blue Dot in Friuli-Venezia Giulia, nei valichi di frontiera di Fernetti (Trieste) e Tarvisio (Udine). I due centri di supporto per minorenni, donne, famiglie e persone con esigenze specifiche sono rimasti attivi per tutto il 2022 fornendo informative e supporto, rinvio a servizi sul territorio. L’UNICEF ha supportato inoltre, in collaborazione con l’UNHCR, il Dipartimento della Protezione Civile nello sviluppo di procedure per integrare la mitigazione del rischio di violenza di genere e la tutela dei minori dal rischio di sfruttamento e abuso nella cosiddetta “accoglienza diffusa”.  

Con l’incremento degli arrivi registratosi a inizio anno, l’UNICEF ha già potenziato l’intervento d’emergenza in frontiera per tutto il 2023 attraverso “PROTECT”, il progetto finanziato dalla Commissione europea attraverso il Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI), finalizzato a rafforzare gli interventi di protezione e inclusione a favore di oltre 20 mila bambine/i, adolescenti, giovani e donne rifugiati/e e migranti in Italia provenienti. Inoltre oltre 10 mila persone in fuga dall’Ucraina beneficeranno di interventi diretti.  

“Bambine/i e adolescenti con background migratorio provengono spesso da contesti di deprivazione e violenza, affrontano viaggi faticosi, mettendo a rischio la loro incolumità fisica e anche il benessere psicosociale. Anche una volta arrivati, minorenni, adolescenti e donne, rimangono tra le categorie più esposte al rischio di discriminazione, sfruttamento e violenza – inclusa quella di genere. L’UNICEF conferma il proprio impegno affinché, come stabilito dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, venga rispettato il loro diritto alla protezione, all’istruzione, al gioco, all’ascolto” afferma Sarah Martelli, Coordinatrice a.i. del programma in Italia dell’ufficio UNICEF per l’Europa e l’Asia Centrale.   

Nel 2022, i partner del programma sono stati: AIPI Cooperativa Sociale, Approdi, Arci APS, Arciragazzi, Borgo Ragazzi Don Bosco, Centro PENC, Coordinamento nazionale Comunità d’accoglienza (CNCA), INTERSOS, Fondazione ISMU, Junior Achievement Italia, Refugees Welcome Italia e Save the Children Italia, oltre ai partner istituzionali, alle Università, al settore privato e ai media.  

Potenziare il benessere psicologico: un investimento sulle persone

Portavoce UNICEF Italia Iacomini: 1 adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato

UNICEF: necessario tutelare e salvaguardare la salute mentale e il benessere psicosociale di bambini e giovani

Dichiarazione del Portavoce dell’UNICEF Italia Andrea Iacomini in occasione della conferenza stampa “Potenziare il benessere psicologico: un investimento sulle persone”, che si è tenuta oggi a Roma, al Senato, Sala Caduti di Nassiriya suiniziativa della Senatrice Elisa Pirro.

24 gennaio 2023 – “La salute mentale costituisce una parte integrante ed indispensabile della salute e del benessere generale. Secondo i dati UNICEF, a livello globale 1 adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato. L’ansia e la depressione rappresentano il 40% dei disturbi mentali diagnosticati. In alcuni casi il disagio è tale da lasciare i giovani con la sensazione di non avere alternative: il suicidio è, nel mondo, una fra le prime cinque cause di morte fra i 15 e i 19 anni ma in Europa occidentale diventa la seconda, con 4 casi su 100.000, dopo gli incidenti stradali.

In Italia nel 2019, in epoca pre-pandemica, si stimava che circa 956.000 ragazzi e ragazze fra i 10 e i 19 anni, soffrissero di problemi di salute mentale. La diffusione del COVID-19 e le conseguenti misure di contenimento del virus adottate a partire da marzo 2020 nel nostro Paese hanno mutato fortemente gli equilibri e le routine di tutti i cittadini. I bambini e gli adolescenti hanno subito gravi ripercussioni anche a livello psicologico ed emotivo a fronte degli effetti della pandemia. Oggi più che mai è necessario garantire un sostegno adeguato a tutti i livelli per salvaguardare la salute mentale dei più giovani.

Per rispondere al crescente disagio psicosociale, l’UNICEF in Italia ha avviato una serie di attività con partner scientifici, ordini professionali e associazioni di settore: dal Protocollo d’Intesa con la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli sul progetto #Withyou, alla Petizione ‘SALUTE PER LA MENTE DI BAMBINI E ADOLESCENTI‘, per richiedere maggiori investimenti destinati alla prevenzione, promozione e tutela della salute mentale degli adolescenti e dei loro famigliari, che ha raggiunto circa 8.000 adesioni. Dalle attività che svolgiamo nelle scuole attraverso il programma “Scuola Amica”, al documento ‘Le Cose da fare, Agenda per l’infanzia 2022-2027’,che intende presentare al Governo e al Parlamento le azioni prioritarie che dovrebbero realizzarsi durante questa legislatura a favore dell’infanzia e dell’adolescenza, in cui la salvaguardia e la tutela della salute mentale e del benessere psicosociale dei bambini e degli adolescenti è un punto fondamentale. 

Inoltre, fra le varie iniziative sostenute a favore dellebambine, bambini migranti e rifugiati in Italia, un’attenzione particolare è rivolta a sostenere l’assistenza ed inclusione sociale dei tanti bambini ucraini che sono giunti nel nostro paese con le loro famiglie, o spesso soli, e per i quali va garantita la piena realizzazione dei loro diritti.”

Transforming Education with Equitable Financing

UNICEF/Rapporto Istruzione: i bambini delle famiglie più povere beneficiano meno dei fondi nazionali per l’istruzione

  • Nuovo rapporto sull’istruzione in 102 Paesi: un aumento di un punto percentuale nell’allocazione delle risorse per l’istruzione pubblica al 20% più povero potrebbe far uscire dalla povertà di apprendimento 35 milioni di bambini in età da scuola primaria.  
  • Il 20% più povero di studenti beneficia solo del 16% dei finanziamenti pubblici per l’istruzione, rispetto ai più ricchi, che beneficiano del 28%. Nei Paesi a basso reddito, solo l’11% dei finanziamenti pubblici per l’istruzione va agli studenti più poveri, mentre il 42% va ai più ricchi.  
     
  • Due terzi di tutti i bambini di 10 anni a livello globale non sono in grado di leggere e comprendere una semplice storia.  

18 gennaio 2023 – In un nuovo rapporto l’UNICEF afferma che i bambini delle famiglie più povere sono quelli che beneficiano meno dei finanziamenti pubblici nazionali per l’istruzione e chiede investimenti aggiuntivi e più equi per far uscire milioni di bambini dalla crisi dell’apprendimento.

Il rapporto Transforming Education with Equitable Financing (Trasformare l’istruzione con un finanziamento equo), rileva che, in media, il 20% più povero di studenti beneficia solo del 16% dei finanziamenti pubblici per l’istruzione, rispetto ai più ricchi, che beneficiano del 28%. Nei Paesi a basso reddito, solo l’11% dei finanziamenti pubblici per l’istruzione va agli studenti più poveri, mentre il 42% va ai più ricchi.

“Stiamo deludendo i bambini. Troppi sistemi scolastici in tutto il mondo investono poco nei bambini che ne hanno più bisogno”, ha dichiarato il Direttore generale dell’UNICEF Catherine Russell. “Investire nell’istruzione dei bambini più poveri è il modo più efficace dal punto di vista dei costi per garantire un futuro ai bambini, alle comunità e ai Paesi. Il vero progresso può arrivare solo quando investiamo in ogni bambino, ovunque”.

Il rapporto esamina i dati sulla spesa pubblica per l’istruzione pre-primaria, primaria, secondaria e terziaria di 102 Paesi. Ha rilevato che un aumento di un punto percentuale nell’allocazione delle risorse per l’istruzione pubblica al 20% più povero potrebbe far uscire dalla povertà di apprendimento 35 milioni di bambini in età da scuola primaria. Lo studio ha rilevato che in tutto il mondo, la spesa per l’istruzione pubblica ha maggiori probabilità di raggiungere gli studenti delle famiglie più ricche, sia nei Paesi a basso che a medio reddito.

Il divario è più pronunciato tra i Paesi a basso reddito. In diversi esempi, i dati hanno mostrato che gli studenti delle famiglie più ricche beneficiano di finanziamenti pubblici per l’istruzione sei volte superiori a quelli dei più poveri. Nei Paesi a medio reddito gli studenti più ricchi in luoghi come la Costa d’Avorio e il Senegal ricevono una spesa per l’istruzione pubblica circa quattro volte superiore a quella dei più poveri. Sebbene il divario sia minore nei Paesi ad alto reddito, con i più ricchi che di solito beneficiano di una spesa pubblica per l’istruzione da 1,1 a 1,6 volte superiore a quella dei più poveri, la Francia e l’Uruguay si collocano nella zona di divario maggiore.

Secondo il rapporto, i bambini che vivono in povertà hanno meno probabilità di accedere alla scuola e abbandonano prima. Inoltre, i bambini provenienti da famiglie povere sono meno rappresentati nei livelli di istruzione più alti, che ricevono una spesa pubblica per l’istruzione molto più elevata. È anche più probabile che vivano in aree remote e rurali, generalmente poco servite e sul lato sbagliato del divario digitale.

Anche prima della pandemia da COVID-19, i sistemi scolastici di tutto il mondo stavano in gran parte deludendo i bambini, con centinaia di milioni di studenti che frequentavano la scuola ma non erano in grado di acquisire le competenze di base in lettura e matematica. Stime recenti mostrano che due terzi di tutti i bambini di 10 anni a livello globale non sono in grado di leggere e comprendere una semplice storia.

Secondo il rapporto, un passo fondamentale per affrontare la crisi dell’apprendimento è che i governi forniscano finanziamenti equi e diano priorità alle risorse per l’istruzione pubblica, anche concentrandosi sempre più sull’apprendimento di base. Ciò implica garantire finanziamenti pubblici per l’istruzione pre-primaria e primaria per tutti e concentrarsi sui poveri e gli emarginati ai livelli superiori di istruzione.

Altri risultati del rapporto:  

  • Nell’ultimo decennio, la spesa per l’istruzione pubblica è diventata più equa nel 60% dei Paesi con dati. 
  • Tuttavia, quasi un terzo dei Paesi spende meno del 15% dei fondi per l’istruzione pubblica per i più poveri. Tra i Paesi a basso reddito, questa percentuale è sorprendentemente alta, pari all’80%. 
  • In 1 Paese su 10, gli studenti delle famiglie più ricche ricevono una spesa per l’istruzione pubblica quattro o più volte superiore rispetto a quella destinata agli studenti delle famiglie più povere.  
  • Gli appelli per l’istruzione nelle emergenze spesso ricevono solo il 10-30% degli importi necessari, con notevoli disparità tra Paesi e regioni. 

È necessario intervenire con urgenza per garantire che le risorse per l’istruzione raggiungano ogni studente. Il rapporto definisce quattro raccomandazioni chiave:sbloccare i finanziamenti pubblici pro-equità per l’istruzione; dare priorità ai finanziamenti pubblici per l’apprendimento di base; monitorare e garantire un’equa allocazione degli aiuti all’istruzione in contesti di sviluppo e umanitari; investire in modi innovativi per garantire l’istruzione.

Scarica Il rapporto Transforming Education with Equitable Financing (in inglese)

56ª Rapporto Censis sulla Situazione sociale del Paese

56° RAPPORTO SULLA SITUAZIONE SOCIALE DEL PAESE/2022
2 dicembre – ore 10:00

Giunto alla 56ª edizione, il Rapporto Censis prosegue l’analisi e l’interpretazione dei più significativi fenomeni socio-economici del Paese, individuando i reali processi di trasformazione della società italiana.

Su questi temi si soffermano le «Considerazioni generali» che introducono il Rapporto. Nella seconda parte, «La società italiana al 2022», vengono affrontati i processi di maggiore interesse emersi nel corso dell’anno.

Nella terza e quarta parte si presentano le analisi per settori: la formazione, il lavoro, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, la sicurezza e la cittadinanza.

Intervengono:

Massimiliano ValeriiDirettore Generale Censis
Giorgio De RitaSegretario Generale Censis

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