Pd in difficoltà sulle scuole

da ItaliaOggi

Per i contributi alla scuole paritarie cattoliche che, al costo di 150 posti, ne fanno 1.750

Pd in difficoltà sulle scuole

Il referendum a Bologna ha reso ideologico il conflitto

di Giovanni Bucchi  

Il Pd bolognese le sta tentando tutte per evitare che il dibattito sul referendum per i contributi comunali alle scuole d’infanzia paritarie esca da sotto le Due Torri. Ci sta provando ma invano, perché dopo l’intervento del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, a difendere la bontà di quei finanziamenti agli istituti gestiti dal privato sociale ci si è messo pure il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi, che è del Pdl oltre che vicino a Comunione e liberazione.

E sono proprio le realtà di area Cl e in generale del mondo cattolico che più si stanno muovendo a Bologna per invitare i cittadini il 26 maggio a votare «B» al referendum consultivo, chiedendo così che si continuino a finanziare le convenzioni con le scuole private già avviate dall’ex sindaco rosso Walter Vitali, schierato infatti su questa linea.

Se però il dibattito continua a travalicare il Reno, per un Pd già in panne dopo il «pateracchio» sulle votazioni del capo dello stato arriverebbero nuove scosse di terremoto tali da rendere il partito sempre più in balìa dei venti grillini e vendoliani, i due gruppi che se lo stanno mangiando da sinistra. Un esempio? Tra i principali e più strenui oppositori dei soldi alle paritarie c’è nientemeno che Stefano Rodotà, l’ex parlamentare sulla cui elezione a presidente della repubblica Pier Luigi Bersani s’è giocato la segreteria e ha sfracellato il partito.

Per questo, nella base democrat bolognese ed emiliana («molto radicalizzata» come ricordava qualche settimana fa il politologo Paolo Pombeni) la voglia di difendere quelle convenzioni – la cui convenienza per gli enti pubblici sta semplicemente nei numeri – è sempre più debole, se non inesistente. Motivo per cui i maggiorenti del partito tentano di circoscrivere il dibattito entro le porte dei viali bolognesi, una strategia questa rovinata dalle uscite pubbliche della Cei e dei vertici pidiellini che, agli occhi del Pd, finiscono per fare il gioco del Movimento 5 Stelle, schierato in maniera compatta contro i finanziamenti.

Inoltre da sinistra – dove Francesca De Benedetti, portavoce del comitato Articolo 33 promotore del referendum felsineo è uscita dal Pd in polemica su questo argomento – il fronte anti scuole private si allarga. Sel, ad esempio, sta lavorando per proporre una consultazione simile a Modena, mentre l’ex candidato di Rivoluzione civile (ed ex grillino) Giovanni Favia ha chiesto ieri in Regione Emilia-Romagna i numeri esatti, scoprendo i 15 milioni di euro erogati tra il 2008 e il 2012 tramite le province agli istituti paritari.

Dulcis in fundo, domani sera a Bologna i sostenitori dei finanziamenti schierano due pezzi da novanta: in un dibattito pubblico interverrà il sindaco felsineo Virginio Merola, del Pd, e il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini, nell’ambito di un incontro organizzato dalla Compagnia delle Opere di Bologna che, nel volantino di invito, ricorda i 1750 bambini accolti nelle scuole d’infanzia cittadine, pari al 21% del totale, spiegando come se quelle risorse venissero utilizzate direttamente dal Comune per finanziare le proprie scuole, coprirebbero al massimo 150 posti. Ma c’è da credere che l’alleanza tra Merola e il fondatore della Cdo finisca per rinfocolare le polemiche nel partitone.