Eredità dei figli dell’uomo

EREDITà DEI FIGLI DELL’UOMO di Umberto Tenuta

CANTO 494 Solo i figli dell’uomo possono ereditare le conoscenze, le capacità e gli atteggiamenti (cultura) acquisiti dai loro genitori.

È questa capacità che ha consentito agli uomini di accumulare la loro cultura nel lungo cammino dei millenni.

I figli sono nani sulle spalle dei giganti, come dicevano gli Umanisti.

E poiché l’eredità culturale non si divide in parti ma si trasmette eguale a tutti i figli, ogni nuovo nato può farsi erede di tutti gli uomini che sono stati sulla faccia della terra.

La singolare natura dell’uomo rende possibile ad ogni figlio di donna di ereditare le esperienze di tutti gli essere che sono stati sulla faccia della Terra.

Insomma, basta che io lo voglia e mi approprio della poesia di Saffo, della storia di Erodoto, della prestanza di Achille, della matematica di Pitagora, della poesia dantesca, della scienza baconiana…

È questa la grandezza dell’uomo!

Poter contare sulle proprie esperienze e sulle esperienze di tutti coloro che sono stati sulla faccia della terra, senza limite alcuno!

I tuo atteggiamenti, i tuoi gesti, le tue parole posso farli miei.

E così quelli dei circa sette miliardi di esseri umani che vivono sulla faccia della Terra.

E così quelli dei circa cento miliardi di esseri umani che sono finora vissuti sulla faccia della terra.

Quale enorme patrimonio culturale a disposizione di ogni figlio di donna dei nostri giorni!

Io mi approprio della destrezza di Achille, della furbizia di Ulisse, della retorica di Cicerone, dello spirito di avventura di Vasco De Gama, del metodo baconiano, della poetica leopardiana, dello spirito scientifico einsteniano…

Ah, se lo potessi, della cristianità di Papa Francesco!

Homo sum: nihil humani a me alienum puto[1].

E che cosa è l’educazione?

L’aiuto a fare tutto questo!

Maestri, aiutate i vostri alunni a fare da soli.

Maestra, aiutami a fare da sola! (M. Montessori).

Maestri, siate novelli Anacreonte, sì che i vostri alunni possano innamorarsi della Poesia.

Maestri, siate novelli Euclidi, sì che i vostri alunni possano innamorarsi della Matematica.

Maestri, siate novelli Vasco Da Gama, sì che i vostri allievi possano innamorarsi della Geografia.

Maestri, siate novelli Immanuel, sì che i vostri allievi possano innamorarsi della filosofia…

Essere maestri significa essere abili guide degli alunni a scoprire gli antenati di cui farsi eredi.

A me il destino non assegnò un abito.

Gli abiti me li scelgo tutti io.

Est unusquisque faber ipsae suae fortunae” [2]

Ahi, quanta fatica!

Ma che gioia grande, ineguagliabile gioia, poter dire: io mi sono fatto da solo!

Io sono libero!

Io sono un uomo!

 

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E chi volesse approfondire questa o altra tematica

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“Umberto Tenuta” − voce da cercare

[1] Publio Terenzio Alfio, Heautontimoroumenos, v. 77 (Il punitore di se stesso, I, 1, 25).

[2] Ognuno è artefice del proprio destino ( Appio Claudio Cieco ‘Epistulae ad Caesarem senem de re publica’ [I,1,1.])