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Riformare il sostegno, tra sostenitori e critici della “carriera separata”

da Redattore sociale

Riformare il sostegno, tra sostenitori e critici della “carriera separata”

L’idea di docenti di sostegno con un percorso formativo e professionale distinto e specialistico è contenuta nella proposta della Fish, da cui il governo prende spunto per la riforma. Angsa: “Favorire specializzazione, soprattutto per autismo”. Ianes: “No a ruolo blindato”

ROMA – Gli studenti disabili, specialmente quelli con autismo, hanno bisogno di docenti preparati, capaci, adeguati ad accogliere le loro esigenze e a comprendere anche coloro che comunicano con difficoltà: su questo, ormai, pare non esserci più dubbio alcuno. Tanti e grandi restano invece i dubbi su come questo obiettivi debba essere centrato e quale direzione debba seguire quella “riforma del sostegno” ormai non più rinviabile ed effettivamente in lavorazione, con la Buona scuola renziana.

Vittorio e Faraone. Il caso del bambino di Biella allontanato da scuola è solo il più recente di una lunga serie di storie infelici di mancata inclusione: ma è stato l’occasione per ridare attualità a un dibattito che, dopo essersi imposto prima dell’estate, era tornato silente e ora trova di nuovo vivacità, suscitando reazioni spesso contrastanti. Al centro di queste, c’è l’intervento del sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, che venerdì scorso, commentando il caso di Biella, si chiedeva: “che senso ha avere insegnanti di sostegno ed educatori che sono, sì, formati, ma non per quella forma specifica di autismo e quindi, impotenti, sono costretti a ricorrere a un auletta ‘speciale’, dove i compagni possono andare a trovare il bambino di turno come fosse un carcerato in orario di visita?”. E rilanciava, così, l’idea di insegnanti di sostegno specializzati, “fortemente motivati e profondamente preparati su singole disabilità”: con percorsi, carriere e cattedre, quindi, separati e distinti da quelle dei loro colleghi “curriculari”. Perché insegnare italiano è una cosa, “sostenere” un ragazzo disabile – autistico in particolare – nella sua classe e insieme ai suoi compagni è un altro lavoro.

 

Dalla proposta della Fish alla riforma del governo. Quello che Faraone ha in mente, quando riferisce la sua ferma intenzione di “eliminare le storture di un sistema del sostegno che, anche se con casi di eccellenze, spesso si mostra fallace e inadeguato”, è un progetto ben preciso, che ha un titolo, un autore e un contesto specifici: è la “Proposta di legge per migliorare la qualità del’inclusione scolastica”. L’autore è la Fish, il contesto è la Buona scuola di Renzi, con la sua delega al governo per i decreti attuativi, prevista nell’articolo 23 della riforma. Al centro di questa proposta di riforma del sostegno c’è infatti proprio la “separazione della carriere”, tramite “l’istituzione di ruoli per il sostegno – spiegava mesi fa il presidente di Fish Vincenzo Falabella – e quindi di una laurea dedicata: in questo modo, fa sostegno chi ha la vocazione a farlo, mentre attualmente questa posizione è spesso usata come tramite per diventare insegnanti curriculari”.

Questa proposta, però, divide. Da un lato, c’è chi ritiene indispensabile e non più rinviabile la forte specializzazione dell’insegnante di sostegno, tramite percorsi formativi ad hoc. Come Benedetta Demartis, presidente di Angsa Novara, che declina con più precisione quella “necessità di formazione” espressa dal sottosegretario: nel caso dell’autismo, “è necessario che gli insegnanti possano accedere a master di specializzazione Aba, perché questa è l’unica tecnica avvalorata e riconosciuta scientificamente per comunicare con i ragazzi autistici e sostenerli nel loro percorso formativo”. E visto che attualmente questi master sono pochi, costosi (fin a 3 mila euro) e quindi scarsamente accessibili, occorre che “gli uffici scolastici li attivino e ne favoriscano la frequenza da parte degli insegnanti di sostegno, rendendola obbligatoria per i nuovi docenti”. Una posizione netta, la sua, a favore dell’insegnante di sostegno “specializzato”.

Dall’altro lato, però, proprio sul fronte opposto, c’è chi proprio non manda giù questa proposta di Fish e non vede affatto di buon occhio una “carriera separata” per l’insegnante di sostegno. Mesi fa, quando questa proposta iniziava a farsi conoscere, era stato Adriano Sofri, tramite le pagine di Repubblica, a dar voce ai tanti critici di questa possibilità, paventando il rischio che gli insegnanti di sostegno fossero “condannati” a restar tali “a vita””, anche in caso di “ripensamento”. E ad essere per sempre “insegnanti di serie B”. Molto critico anche Dario Ianes, responsabile delle edizioni Erikson, che a Redattore sociale aveva espresso un secco “no al ruolo blindato dell’insegnante di sostegno”, ribadendo quello che ritiene un “principio fondamentale: prima si diventa insegnanti e poi ci si specializza. Diversamente, c’è il fortissimo rischio che meccanismi di delega del tipo ‘pensaci tu che sei specializzato’ saranno ancora più probabili”.

Parla l’insegnante di sostegno. Una posizione, quella di Ianes, che continua ad essere profondamente condivisa, come dimostra oggi il commento di Evelina Chiocca, insegnante di sostegno, alle ultime dichiarazioni di Faraone: “Come docente specializzata per il sostegno mi sto sempre più convincendo che, per promuovere e favorire l’integrazione scolastica, sia indispensabile passare su posto comune – riferisce – Per esperienza diretta e per testimonianze raccolte negli anni, mi rendo conto che un docente specializzato per il sostegno e incaricato su posto comune (o disciplinare) offre maggiori opportunità e competenze alla classe e che, di fatto, contribuisce meglio a promuovere l’integrazione scolastica. Moltissimi colleghi specializzati per il sostegno trasferitisi su posto comune, oppure assunti direttamente su posto comune, offrono alla scuola italiana un validissimo apporto all’integrazione, sicuramente con una marcia in più rispetto ad altri docenti”. Chiocca propone quindi l’idea di una “riforma ‘mista’ nell’attribuzione dei posti”: una riforma che quindi tenga conto di tutte le istanze: quelle delle famiglie, che hanno il diritto di lasciare i loro figli nelle mani di personale qualificato e preparato ad accoglierli e farli crescere; quelle degli insegnanti, che potrebbero sentire la “blindatura” sul sostegno come una limitazione “a vita”, ma anche quelle della comunità scolastica, che proprio dell’esperienza e delle competenze degli insegnanti di sostegno vorrebbe e dovrebbe avvalersi per diventare luogo inclusivo e accogliente per tutti.

Riformare il sostegno, insomma, è tutt’altro che facile: il governo sta lavorando proprio in queste settimane per attuare questa “rivoluzione” non più rimandabile. E certamente non gli sfugge quante professionalità, sensibilità e necessità siano implicate in questo delicato processo. (cl)

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Tag: Dario Ianes, La buona scuola, Davide Faraone, Inclusione scolastica, Insegnante di sostegno
 

Disabilità a scuola, Ianes: no all’insegnante di sostegno “blindato”

Il responsabile delle Edizioni Erickson contrario alla figura dell’insegnante di sostegno “a vita” che piace al governo. “Creerebbe separazione, non inclusione”. E propone “tecnici specializzati che supportino tutti gli insegnanti. E possibilità di cattedra mista”

03 giugno 2015

ROMA – “Il fine è giusto, ma i mezzi rischiano di essere controproducenti rispetto all’obiettivo dell’integrazione”: Dario Ianes, docente di Pedagogia e didattica speciale all’università di Bolzano e responsabile delle Edizioni Erickson, non vuole parlare di “controriforma del sostegno scolastico”, ma piuttosto di “modello alternativo all’impianto della riforma di Fish e Fand, su cui ‘La buona scuola’ si basa e che probabilmente ispirerà il decreto delegato”. Di ritorno da Messina, dove si è appena concluso il congresso nazionale della Sipes (Società italiana di pedagogia speciale), Ianes porta con sé una “posizione unitaria nel dire no al ruolo blindato dell’insegnante di sostegno”, destinata a riaccendere il dibattito – tutt’altro che concluso – intorno alla riforma del sostegno prevista nel ddl da poco approvato: dibattito tra quanti lo vorrebbero “a tempo” e quanti, invece, vorrebbero che diventasse “a vita”. La prima ipotesi è quella che Ianes condivide, seppur con riserva e con alcune indicazioni nel merito.

“L’impianto del ddl – spiega infatti a Redattore sociale – seppur in modo disorganico, ha dentro elementi interessanti che vale la pena valorizzare. Ma la parte della formazione universitaria specifica e del ruolo blindato sul sostegno sembrano a me e a tanti colleghi una cosa improponibile. Ed è un no unitario quello che è uscito dal congresso che si è appena concluso e che ribadiremo il 18 giugno a Bologna, durante l’incontro con le associazioni e con il ministero. Intanto, tutti i docenti di pedagogia e didattica speciale, ovvero quelli che dovrebbero fare praticamente i corsi di specializzazione previsti, sono unanimi nel sostenere un principio fondamentale: prima si diventa insegnanti e poi ci si specializza. Diversamente, c’è il fortissimo rischio che meccanismi di delega del tipo ‘pensaci tu che sei specializzato’ saranno ancora più probabili”.

Certo però che l’obiettivo di migliorare la qualità dell’inclusione, rivendicato da associazioni e famiglie, “è del tutto condivisibile, così come la richiesta di una formazione ben fatta. Tuttavia non si può raggiungere questo obiettivo specializzando solo alcuni insegnanti e blindandone il ruolo: occorre invece formare tutti gli insegnanti sull’inclusione e affiancare a questi delle figure di sistema specializzate”. E questo è il modello proposto più volte e oggi ribadito da Ianes, che lo sta sperimentando con successo in 17  classi del Trentino: “Da un lato, occorre lasciare la possibilità di passare dal sostegno alla cattedra e viceversa, dall’altro occorre creare figure di tecnici super specializzati, che non abbiano una cattedra ma svolgano un lavoro di supporto: siano, appunto, figure di sistema. Ed è questa la proposta che porteremo avanti”.

Sul rischio che il sostegno sia utilizzato come “scorciatoia per arrivare alla cattedra”, come attualmente spesso accade, Ianes ha in mente due soluzioni: “La prima, mettere a regime il sistema di reclutamento e quindi i concorsi; la seconda, valutare l’ipotesi di creare una cattedra mista, in cui l’insegnate sia impegnato per una parte delle ore sulla materia, per un’altra parte sul sostegno: una doppia specializzazione, insomma, che valorizzerebbe lo status dell’insegnante di sostegno e ridurrebbe il rischio della scorciatoia”. Quante possibilità ci sono, però, che queste indicazioni siano recepiti dalla “riforma del sostegno” che si farà nei prossimi 18 mesi? “Poche, temo – risponde Ianes – penso che il sottosegretario Faraone intenda accogliere tutto l’impianto della Fish e della Fand. Ma noi continueremo ad evidenziarne i rischi e a chiedere di aggiustarne alcuni.

#INMYPLACE: prendi il mio posto?

#INMYPLACE: prendi il mio posto?

“Hai mai pensato di prendere il posto di una persona con disabilità?”

Il 3 dicembre ricorre la Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità.

La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap lancia #INMYPLACE, una campagna per connotare la celebrazione in modo diverso, in modo che impatti più direttamente sugli atteggiamenti, spesso inconsapevoli ma sempre determinanti, delle persone comuni verso la disabilità.

La campagna si articola in diverse fasi. Nella prima fase, già condotta a termine, FISH ha promosso fra le persone con disabilità e i loro familiari una raccolta di storie personali, sintetiche ed efficaci, tali da essere ben comprese da chiunque, componendo un mosaico delle diverse realtà e connotazioni della disabilità (il pregiudizio, l’esclusione, la discriminazione, gli ostacoli e le barriere…).

Fin qui è stato facile. La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap unisce le principali associazioni di persone con disabilità e dei loro familiari: le migliaia di storie di vita sono la risorsa e lo stimolo di concrete azioni da oltre vent’anni.

La raccolta delle storie è disponibile nel sito www.inmyplace.it.

Ed il messaggio a tutti è chiarissimo: “Hai mai pensato di prendere il posto di una persona con disabilità? Potrebbe essere un’esperienza illuminante e sorprendente. Scoprire che esistono barriere fisiche ma ancora prima atteggiamenti di paura e pregiudizio che ti escludono, ti marchiano. Ne usciresti con un punto di vista, qualunque esso sia, molto cambiato.”

Adesso l’ambizioso obiettivo è che il punto di vista possa essere vissuto e questo sarà possibile solo calandosi idealmente nei panni degli altri. Lo si può fare dal sito www.inmyplace.it con un semplice click “adottando” una storia – ma anche più d’una in giorni successivi – e condividendola sul proprio profilo Facebook o Twitter prendendo il posto del protagonista della storia.

Tutti possono partecipare alla piena riuscita dell’iniziativa, ma prima ancora per contribuire a modificare atteggiamenti e percezioni ancora troppo distorti.

Il 3 dicembre si celebra la Giornata internazionale per la Disabilità e ci si augura di poter arrivare a quella data con innumerevoli scambi di posto, per poter abbattere l’ostacolo più grande, quello della paura, dove, superatala, c’è un posto per tutti.

CORSO DI DIDATTICA SPECIALIZZATA 2015/2016

L’Istituto Statale per Sordi è l’unico in Italia ad avere avviato il Corso di formazione e aggiornamento teorico-pratico di Didattica Specializzata.

Questo corso costituisce un’ottima risposta alle esigenze di diverse figure professionali  che vogliono acquisire specifiche competenze per favorire l’accesso ai contenuti didattici e culturali degli alunni sordi e conseguire una preparazione per superare le difficoltà di comunicazione in classe.

L’offerta formativa costituisce un approfondimento pratico-laboratoriale per acquisire l’uso di strumenti – dedicati alla scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I e II grado – idonei a favorire l’apprendimento.

Gli obiettivi principali del corso sono:

  • acquisire gli strumenti didattico-educativi e le metodologie adeguate per il potenziamento delle abilità, delle competenze e delle capacità individuali degli alunni sordi;

  • conoscere e approfondire l’utilizzo delle strategie didattiche e delle nuove tecnologie per garantire l’accesso alla conoscenza e alle informazioni, con particolare riferimento all’utilizzo dell’italiano scritto nel testo scolastico.

Offerta formativa e frequenza

Il corso prevede lezioni e laboratori in aula con docenti esperti in pedagogia e didattica della sordità per un totale di 100 ore in presenza e 250 ore di attività a distanza, attraverso l’uso della piattaforma online e degli strumenti della Comunicazione Mediata dal Computer (e-mail, chat, Skype, wiki, ecc.). Gli incontri in presenza si terranno indicativamente da novembre a giugno, nelle giornate del venerdì e del sabato, con una frequenza di due fine settimana al mese.

Programmazione didattica

Didattica e pedagogia della sordità

Facilitazione nella lettura di un testo e arricchimento lessicale per la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria

La letto-scrittura in età prescolare e il testo narrativo nella scuola dell’Infanzia

L’adattamento del testo di storia e geografia, prosa e poesia

La Logogenia

La Matematica con il metodo analogico

Strategie didattiche funzionali per l’insegnamento dell’italiano in alunni sordi stranieri della scuola secondaria

Tecnologie e risorse multimediali (mappe concettuali, LIM – Lavagna Interattiva Multimediale, sottotitolazione)

Requisiti di accesso

Per accedere al corso sono necessari:

computer

connessione a Internet

indirizzo e-mail

Il corso è a numero chiuso e si attiverà al raggiungimento di 10 partecipanti.

Il costo del corso è di 550,00 €

Brevetto rivoluzionario per aiutare bimbi che non possono camminare

da Corriere dell’Umbria
del 01-11-2015

Brevetto rivoluzionario per aiutare bimbi che non possono camminare

FOLIGNO. Una delle aziende di eccellenza che hanno sede nel territorio folignate è stata tra le protagoniste della fiera “Rehacare” di Düsseldorf, in Germania, la più importante a livello mondiale sulla riabilitazione motoria e posturale di persone disabili e anziani. La Ormesa di Foligno ha presentato un altro brevetto per invenzione industriale. Il brevetto di un apparecchio destinato a chi è affetto da una disabilità che impedisce di “stare in piedi” autonomamente: si tratta di uno stabilizzatore, importantissimo ausilio per la fisiologica circolazione sanguigna, la digestione, la respirazione, l’allungamento e stimolazione della muscolatura antigravitaria. Attraverso la gravità, infatti, il disabile percepisce la propria massa corporea, sviluppando la percezione di sé e la relazione con gli altri. L’ausilio presentato in Germania è destinato a quei bambini che, purtroppo, non riescono a stare in piedi autonomamente. “Il bambino che ha bisogno di uno stabilizzatore – spiega Luigi Menichini, amministratore delegato di Ormesa Srl e ideatore del prodotto – difficilmente accetta questo ausilio che lo costringe a stare in una determinata posizione da una a tre ore al giorno, proprio perché nell’età infantile è portato a muoversi”. Ecco allora che “Mini standy dj”, questo il nome dell’ausilio, supera questo ostacolo. “Abbiamo applicato i benefici della musicoterapia a un dispositivo che di solito è rifiutato dal bambino – aggiunge Menichini – perché è costretto a stare in una posizione che è stata scelta per lui dal terapista”. Nel “Mini standy dj” le vibrazioni del suono di un film, di un videogioco o della canzone affezionata si propagano dalla pedana lungo tutto il telaio, i supporti e il tavolo: proprio quegli elementi di fissaggio, di solito percepiti come “di costrizione”, diventano elementi attivi di partecipazione, quasi un gioco. Mentre guarda un film con la sua famiglia, si diverte con un videogioco insieme ai suoi amici, il corpo del bimbo percepisce le vibrazioni del suono e si immerge in una esperienza reale, partecipando più attivamente all’attività terapeutica o interattiva, quindi con maggiore risultato. Ma non solo. I terapisti sono entusiasti della nuova soluzione nel campo della riabilitazione, perché agli stimoli antigravitazionali dello stabilizzatore tradizionale, “Mini Standy dj” aggiunge ulteriori stimoli: al sistema neurovegetativo, sensoriale e neuro motorio del bambino che, specie in bimbi ipotonici, iper-tonici, non vedenti, non udenti o con deficit percettivi, sono importantissimi per il suo sviluppo e la sua integrazione sociale.

Comunicazione Aumentativa e Alternativa in Italia

V Conferenza Nazionale ISAAC Italy sulla Comunicazione Aumentativa e Alternativa in Italia:
Modelli, Progetti, Best Practices”

Roma, 6 – 8 novembre 2015 – Sala Congressi Hotel Barceló Aran Mantegna

Temi Principali

All’interno del tema centrale sono stati presentati contributi specifici nelle seguenti aree:
Modelli di lavoro in CAA a partire dal funzionamento adattivo della persona: l’intervento di CAA deve essere integrato nei percorsi riabilitativi ed educativi.
L’intervento di CAA concorre alla crescita e alla maturazione emotiva, affettiva e relazionale della persona.
L’intervento di CAA è abilitante se centrato sulle capacità effettive, per individuare percorsi mirati alla miglior autonomia possibile.
L’intervento nel contesto scolastico: partecipazione, comunicazione, attività e apprendimenti funzionali, sviluppo della literacy.
I percorsi di CAA nelle persone con disturbi della language congeniti e acquisiti: l’utilizzo di strategie a sostegno dei processi di comprensione.
Contesti e relazioni funzionali allo sviluppo del progetto di CAA (casa, scuola, strutture riabilitative, situazioni di ricovero e/o centri diurni, altro).
Esperienze delle persone che utilizzano la CAA: utenti, famiglie, realtà associative.
La CAA nell’adulto con patologia congenita, acquisita o degenerativa.

Fare rete per un’inclusione scolastica di qualità

Seminario di formazione per i referenti scolastici AIPD

Il progetto “Fare rete per un’inclusione scolastica di qualità” è iniziato il 1° settembre 2015 ed è sostenuto con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese.
Il seminario fissato per i prossimi 7 e 8 novembre è rivolto ai referenti scolastici delle Sezioni AIPD ed è una delle attività previste dall’iniziativa, che intende, tra le altre cose infatti supportare queste figure e quindi contribuire a migliorare l’inclusione scolastica degli alunni e studenti con sindrome di Down.
Il seminario si terrà presso il Roma Scout Center.

La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale

10° Edizione – Convegno Internazionale

La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale

Tre giornate di storie ed esperienze emozionanti, relatori di fama internazionale come Zygmunt Bauman ed Edgar Morin insieme a personaggi “impossibili” per non perdere mai di vista la necessità di affrontare e discutere, con sempre maggiore competenza e convinzione, le questioni fondanti che conferiscono qualità all’integrazione e all’inclusione.

3 sessioni plenarie, 83 workshop di approfondimento e oltre 200 relatori per confrontarsi sui grandi temi che hanno segnato il cammino dell’inclusione in questi anni. Ogni intervento con la sua energia, i suoi momenti di confronto, di scoperta e di apprendimento sarà l’occasione per promuovere la piena inclusione in tutte le sfere della vita quotidiana, dalla scuola al lavoro.

Programma

AbilityArt, nella galleria d’arte on line le opere di 900 pittori disabili dal mondo

AbilityArt, nella galleria d’arte on line le opere di 900 pittori disabili dal mondo

Il gruppo Spam “solo pittori artisti mutilati” che riuniva gli artisti italiani che dipingono con la bocca o col piede, ha deciso di rinnovarsi, grazie alla tecnologia e ad internet. Abilityart è la nuova identità digitale che accoglie le opere di oltre 900 pittori disabili provenienti da tutto il mondo

da Redattore Sociale
31 ottobre 2015

Chi non ricorda la ditta commerciale che riuniva gli artisti italiani che dipingevano con la bocca o col piede, conosciuta come Spam acronimo di “solo pittori artisti mutilati”? Chi non ha ricevuto anche solo una volta via posta nella propria casa o in quella di nonni e zii, un biglietto augurale, un’agenda, un calendario, un segnalibri o una rubrica con le immagini dei dipinti? Il nome “artisti mutilati” risale agli inizi della nascita della Spam, era infatti  il 1956 e non era passato molto tempo dalla fine della guerra, le persone che vi aderivano avevano una disabilità causata dal conflitto bellico e molti di loro avevano perso l’uso delle braccia. “Agli inizi – spiega Giovanni Iachelli, amministratore unico Spam – la produzione artistica era molto limitata, potevamo commercializzare solo nove cartoline postali con le opere dei nostri artisti, c’era molta diffidenza ed incredulità, non era immaginabile che delle persone disabili potessero dipingere sorreggendo il pennello con la bocca o con il piede. L’Amministratore della Spam di quel tempo dovette in più di una occasione spiegare che dipingere con la bocca o con il piede era una realtà”.

Per fortuna il progresso ha aiutato a semplificare e ad automatizzare diversi processi: se prima gli indirizzi delle persone che ricevevano i prodotti degli artisti venivano scritti a mano e le cartoline venivano raccolte sempre a mano ed inserite in una busta a sacco, oggi le cose sono cambiate. Il gruppo ha infatti deciso di rinnovarsi e di arrivare a quanta più gente possibile. Grazie alla tecnologia e soprattutto ad internet, è stato realizzato il potale Abilityart nuova identità digitale Spam. L’intento è sempre quello: “consentire ad artisti con difficoltà fisiche di vivere attraverso la propria arte”e farne conoscere il talento. È il nuovo che avanza, nel rispetto della tradizione “i biglietti augurali, i calendari, le agende saranno sempre il fulcro della nostra produzione – continua Iachelli – spero che continuerete ad apprezzarli, avendo comunque nuove occasioni di acquisto e di personalizzazione dei vostri desideri grazie al nuovo sito”.

Il portale propone le opere di oltre 900 pittori provenienti da tutto il mondo, chi acquista può scegliere il quadro che desidera e stamparlo su carta, legno, plexiglass, marmo o cover per telefoni. Le collezioni spaziano dai ritratti ai paesaggi, dalle nature morte alle stampe con animali ecc. Tra gli artisti, ha aderito anche Simona Atzori, nata senza le braccia a causa di una malformazione focomelica, sin da bambina ha intrapreso l’attività di pittrice e di ballerina classica, passioni che l’hanno portata in giro per il mondo e che l’hanno fatta conoscere al pubblico. Santina Portelli altra artista presente nel gruppo scrive “la parola Spam, in gergo informatico rimanda ai messaggi cosiddetti ‘spazzatura’ e noi con il nostro vissuto e la nostra storia, non possiamo permettere di essere fraintesi, per questo e per andare incontro alle nuove e diverse esigenze dei nostri estimatori, nasce Abilityart, termine comprensibile in tutto il mondo”. Una nuova sfida che la Spam vuole vincere nell’interesse di tutti gli artisti dell’associazione che con “straordinaria tenacia e un’esemplare forza di volontà, proseguono la loro battaglia per vivere del proprio lavoro dimostrando capacità inimmaginabili”. (slup)

Doxa: presidi del Lazio promuovono lo psicologo a scuola

da Superabile
Inchieste e dossier

Doxa: presidi del Lazio promuovono lo psicologo a scuola

L’indagine, che ha interessato i dirigenti scolastici di circa 1.100 istituti di ogni ordine e grado, rappresenta la prima mappatura della presenza e delle attività prestate dagli psicologi nelle scuole della regione

ROMA – ‘La presenza e il ruolo rivestito dallo psicologo nelle strutture scolastiche del Lazio’. È questo il titolo dello studio che l’Ordine degli Psicologi del Lazio, in collaborazione con Doxa Marketing Advice, ha presentato in sala della Protomoteca del Campidoglio di Roma, nell’ambito del convegno ‘La scuola inclusiva, tra problematiche e risorse. La funzione dello Psicologo’. L’indagine, che ha interessato i dirigenti scolastici di circa 1.100 istituti di ogni ordine e grado, rappresenta la prima mappatura della presenza e delle attività prestate dagli psicologi nelle scuole della Regione: in termini di caratteristiche della consulenza, utilità percepita, criticità emerse.

Molto positivi i risultati: il 97% degli istituti scolastici che hanno fatto ricorso alla consulenza di uno psicologo hanno espresso una valutazione positiva del servizio fruito. Secondo la rilevazione, negli ultimi tre anni il numero di scuole che ha impiegato uno psicologo per gestire situazioni difficili e organizzare le attivita’ didattiche e’ decisamente aumentato: ha compiuto questa scelta l’80% degli istituti (l’85% degli statali, il 69% dei privati), il 73% nell’ultimo anno.

Nella maggior parte dei casi il professionista e’ stato un privato (36%), un appartenente a un’associazione o cooperativa (30%) oppure un dipendente della Asl (21%). In casi meno frequenti si e’ trattato di uno specialista del Comune (8%) o di un insegnante gia’ presente all’interno della scuola(5%). Nelle scuole prese in esame, la consulenza ha assunto una forma prevalentemente continuativa: si e’ protratta cioe’ durante l’intero anno(62%), mentre solo di rado ha risposto a un’esigenza mirata, legata a un problema specifico(14%), oppure si e’ ridotta a un supporto per un breve periodo dell’anno(13%).

A beneficiare del servizio sono stati soprattutto studenti (92%) ma anche famiglie (74%) e insegnanti (66%). La prestazione e’ rimasta raramente confinata all’interno dell’edificio scolastico(26%), ma si e’ estesa il piu’ delle volte anche alle famiglie (74%). Il 78% dei servizi si e’ indirizzato a singoli studenti: come sportello spontaneo di ascolto (60%); come supporto a problemi comportamentali e di apprendimento (19%); come orientamento scolastico (6%); talvolta come assistenza specialistica a ragazzi con disabilità(3%). Il 41% degli interventi, invece, ha interessato le classi: per migliorare le relazioni interpersonali in contesti problematici o per favorire l’inserimento di singoli studenti presi in carico (18%); per corsi di formazione, informazione o motivazione allo studio (15%); per attività di osservazione e monitoraggio(3%). Il 37% delle attività si e’ indirizzata alle famiglie: attraverso colloqui individuali su libera richiesta(26%); come sostegno a nuclei in difficolta’ (9%); per seminari tematici (9%). Il 31% dei servizi, infine, si e’ rivolto ai docenti: per consulenze individuali sul comportamento da seguire in classi problematiche o con bisogni educativi speciali (21%); per formazione o cicli di incontri tematici (12%).

Della prestazione fornita dallo psicologo e’ stata estremamente favorevole: il 64% degli intervistati ha espresso un giudizio del tutto positivo, il 33% abbastanza positivo. L’utilità e’ stata valutata come significativa nella gestione delle situazioni difficili in classe (molto utile per il 72%, abbastanza utile per il 20%), ma anche nella gestione dell’attività di alunni con BES (per il 55% molto utile, per il 31% abbastanza utile) e nella gestione di situazione di stress o burnout degli insegnanti (rispettivamente, 47% e 36%). Per consultare il dettaglio della ricerca e’ possibile visitare il sito creato appositamente dall’Ordine degli Psicologi del Lazio, all’indirizzo http://lascuolainclusiva.it/.

Bisogni speciali, lo psicologo a scuola è utile. Ma sono ancora troppo pochi

“Uno psicologo per ogni scuola” era la più gettonata proposta dal basso nella consultazione on line per la Buona scuola. Ma la presenza è tutt’altro che strutturata. Ricerca dell’Ordine degli psicologi Lazio: “Esiste in 370 scuole su 1.100 interpellate. Utilità massima in presenza di alunni Bes”

Censimento Aziende ospedaliere

Le indicazioni contenute nella legge di stabilità prevedono che le aziende ospedaliere (compresi poli universitari e Irccs pubblici) con deficit superiori al 10% o ai 10 milioni di euro entrino in piano di rientro sotto la responsabilità diretta del Direttore Generale, che ha tre anni di tempo per ripianare la situazione oppure rischia il posto di lavoro.

L’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), nella sua indagine, ha censito 108 aziende ospedaliere, di cui 31 in deficit e delle quali 24 superano le soglie di allarme.

Censimento Aziende Ospedaliere

Scuola, quando l’insegnante di sostegno fa supplenza

da Redattore Sociale

Scuola, quando l’insegnante di sostegno fa supplenza. “I genitori denuncino”

Le linee guida e una nota del Miur vietano di impiegare gli insegnanti di sostegno per la sostituzione di docenti assenti, ma la legge di stabilità esclude le supplenze “brevi”. Ora, una nuova circolare prevede deroghe, ma mancano finanziamenti. Nocera: “Dirigenti tendono a risparmiare, docenti e insegnanti devono vigilare”

ROMA – Da una parte la legge, dall’altra le circolari, dall’altra ancora la realtà di tutti i giorni, quella di tanti insegnanti di sostegno che, nelle scuole di ogni ordine e grado, vengono utilizzati come supplenti. E questo è ciò che accede spesso, sebbene ci siano le Linee guida per l’integrazione scolastica ad escludere categoricamente questa possibilità. E ci sia una nota dello stesso Miur (n. 9839 dell’8 novembre 2010) a “richiamare l’attenzione sull’opportunità di non ricorrere alla sostituzione dei docenti assenti con personale in servizio su posti di sostegno, salvo casi eccezionali non altrimenti risolvibili”.

Dall’altra parte, però, c’è una legge, la legge di stabilità del 2015, che pare proprio destinata a incoraggiare questa insana e illecita consuetudine: essa, infatti, impedisce che l’insegnante sia sostituito a un supplente nel primo giorno di assenza (art 1 comma 3333). E l’assenza minima per la sostituzione sale addirittura a una settimana per il collaboratore scolastico. Accade quindi molto spesso che, in mancanza di supplenti, siano gli insegnanti di sostegno a sostituire gli insegnanti assenti, a scapito evidentemente di chi avrebbe bisogno del loro aiuto. Tanto che il Miur ha emanato, alcuni giorni fa, una circolare (la n. 2116 del 30 settembre 2015) con cui deroga, di fatto, a questa limitazione, permettendo ai dirigenti di ricorrere a supplenze fin dal primo giorni di assenza del docente (ma solo in caso non sia possibile assicurar diversamente “la tutela e la garanzia dell’offerta formativa”) e anche del collaboratore scolastico, ma solo laddove la mancata sostituzione “determinerebbe delle urgenze che non potrebbero trovare alcuna altra risposta atta a garantire la incolumità e la sicurezza degli alunni, nonché la indispensabile assistenza agli alunni diversamente abili determinando, inoltre, necessità obiettive non procrastinabili, improrogabili e non diversamente rimediabili.

Ora però arriva la bozza della legge di stabilità 2016, che non prevede i finanziamenti necessari a coprire queste “deroghe”, come ha denunciato ultimamente Anief. Sta di fatto che i dirigenti continuano ad esser piuttosto restii a ricorrere a supplenze brevi e tanti preferiscono impiegare gli insegnanti di sostegno per coprire le ore che restano scoperte. Ed è, appunto, quello che spesso accade nelle nostre scuole. E come è noto anche a Salvatore Nocera, che con l’osservatorio scolastico dell’Aipd riceve numerose segnalazioni di questo genere: “Ogni volta inviamo una segnalazione all’ufficio scolastico regionale – ci riferisce – e, qualora la violazione si ripeta, passiamo alla denuncia per interruzione di pubblico servizio. E ora queste segnalazioni andranno incidere, speriamo, sulla valutazione dello stesso dirigente da parte dell’Ufficio scolastico”. Perché, Nocera ci tiene a ribadirlo, “non è lecito utilizzare gli insegnanti di sostegno come supplenti. E i genitori per primi hanno il compito di vigilare su questo, anche tramite i loro rappresentanti in Consiglio d’istituto, e di denunciare le violazioni. Noi, con le nostre associazioni, siamo sempre pronti a sostenerli”.

Ma che interesse hanno i dirigenti a non avvalersi delle deroghe concesse dal ministero? “Interessi di bilancio – spiega Nocera – perché il Miur ha ancora molti debiti verso i fondi scolastici. Che però la riforma incrementerà. E siccome aumenterà anche il potere del dirigente – conclude Nocera – è opportuno che aumenti anche il ‘contropotere dal basso’, ovvero il ruolo di vigilanza e di controllo che le famiglie e gli insegnanti devono esercitare”. Intanto, è “un disastro” la situazione dell’assistenza specialistica, riferisce Nocera, che imputa la responsabilità soprattutto alla Regione: “La legge che doveva assegnare le competenze del servizio, ora che le province sono state soppresse, doveva essere pronta nel dicembre 2014, poi è stata rinviata al 31 ottobre 2015: mancano pochi giorni. E siamo pronti a denunciare, se anche questo termine non sarà rispettato”. (cl)

I “caregiver” che lavorano guadagnano di meno

da Superabile

I “caregiver” che lavorano guadagnano di meno. E sono discriminati

E’ quanto emerge da una serie di interviste svolte da Arcs con alcuni partner europei. Le penalizzazioni riguardano soprattutto le donne nel settore privato e consistono in decurtazione del salario accessorio, limitazioni alla carriera, mancata partecipazione a corsi di formazione e riduzione di Tfr e pensione. “Rendere dignità e giustizia a queste fondamentali figure”

ROMA – Conciliare lavoro e famiglia non è facile, ma diventa addirittura “discriminante” quando in famiglia c’è una persona con disabilità di cui prendersi cura: penalizzazioni nel percorso professionale e nella retribuzione salariale sono le principali discriminazioni a cui va incontro il lavoratore “caregiver”, soprattutto se è donna. E’ quanto emerge dalla ricerca “Discriminazioni e lavoro di cura: il caso aiutanti familiari”, realizzata da Arcs, Ligues des Droits de l’Homme e altri parner internazionali, nell’ambito del progetto “Agir contre les écarts de salaire Femmes/Hommes (GPG) : prendre en compte le cas des aidantes informelles”, finanziato dall’Unione Europea. La ricerca viene presentata oggi presso la Casa internazionale delle donne. La ricerca sul campo, realizzata con metodologia qualitativa, raccoglie testimonianze e storie di 5 donne e 4 uomini, impegnati sul doppio fronte del lavoro fuori casa e della cura di un familiare. Obiettivo generale dell’iniziativa, spiegano i promotori, è “rendere dignità e giustizia a quei soggetti che riteniamo imprescindibili figure per un’equa organizzazione del welfare”. Questo, attraverso le parole e le testimonianze di chi vive sulla propria pelle questa condizione. Ed ecco, in sintesi, i nodi che emergono.

Il soggetto: lavoratori con la 104. Le nove persone intervistate sono tutte beneficiarie della legge 104/92. E la prima puntualizzazione è che “sono ancora molte le lavoratrici e i lavoratori esclusi dal riconoscimento di queste agevolazioni anche nel caso in cui siano familiari di persone con necessità di assistenza”. Resta escluso dal beneficio della legge, infatti, “tutto il mondo del lavoro precario e autonomo così come alle persone conviventi al di fuori del matrimonio”. Gli intervistati hanno tra i 37 e i 65 anni, sono tutti lavoratori dipendenti, tre di loro nel settore privato, due nel privato sociale, due nel pubblico e due in enti pubblici con contratti di lavoro di tipo privatistico.

Più discriminazioni nel settore privato. Qui si incontrano infatti le maggiori difficoltà, se no vere e proprie discriminazioni, in termini di sviluppo di carriera o altri aspetti della vita lavorativa. Chi invece è occupato nel settore pubblico utilizza i permessi o i periodi di congedo previsti dalla normativa con più “serenità”.

Decurtazione del salario accessorio, soprattutto per le donne. E’ questa la prima penalizzazione che subisce, di solito, chi fruisce della legge 104: se da un lato non esistono differenziali salariali in senso stretto, dall’altro questi lavoratori di solito non percepiscono generalmente forme di salario accessorio, come premi di produzione, bonus di varia natura, ecc., che nella maggior parte dei casi dipendono non tanto dal raggiungimento degli obbiettivi, quanto dalla presenza nella sede di lavoro. In altre parole guadagna di più chi trascorre (o meglio, può trascorrere) più tempo al lavoro. Precisano i ricercatori che “il tema dei differenziali retributivi è stato segnalato soprattutto dalle donne”.

Mancata partecipazione a corsi di formazione e aggiornamento. E’ questa un’altra grave penalizzazione subita da chi ha un lavoro e un familiare disabile: la limitazione è dovuta sia alla minor presenza sul posto di lavoro, sia al fatto che questi lavoratori sono esclusi a priori in quanto fruitori della 104, sia infine perché vi rinunciano le stesse persone interessate, per stanchezza o ‘autocensura’.

Non effettuazione degli straordinari e riduzione Tfr. Le necessità di assistenza non permettono, anche volendo, di trattenersi di più a lavoro. E questo comporta anche la riduzione del trattamento di fine rapporto (TFR), calcolato su quanto effettivamente percepito nel corso della vita lavorativa. Si ipotizzano anche conseguenze sulla pensione in ragione del meccanismo di calcolo su cui incidono negativamente i cosiddetti “contributi figurativi”. Una ulteriore penalizzazione avviene nel caso di scelta del part-time per le esigenze di cura. (cl)