Archivi categoria: Stampa

Ricostruzione della carriera, via al riconoscimento dei gradoni

da ItaliaOggi

Ricostruzione della carriera, via al riconoscimento dei gradoni

Operativo il sistema informativo dell’istruzione aggiornato con nuove funzioni

Antimo Di Geronimo

Al  via il riconoscimento dei gradoni nelle ricostruzioni di carriera. A partire dal 22 maggio scorso, infatti, il sistema informativo dell’istruzione (Sidi) è stato aggiornato con delle nuove funzioni che consentono di applicare il contratto del 13 marzo. E cioè, l’accordo che dispone il recupero dell’utilità del 2011 ai fini della progressione di carriera.

Lo ha fatto sapere il ministero dell’istruzione, con una nota emanata il 22 maggio scorso (AOODGSSSI n.1211). Il provvedimento è stato inviato alle scuole, perché le ricostruzioni di carriera rientrano tra gli adempimenti a carico delle istituzioni scolastiche (tra le tante, si veda la circolare 9 maggio 2001, n.86). Fatte salve le ricostruzioni le cui domande siano state presentate prima del 1°settembre 2000. Per tutte le altre la competenza è delle scuole. Che devono provvedere direttamente a determinare gli importi derivanti dal riconoscimento dei servizi per il ruolo. E cioè dei servizi prestati dai lavoratori interessati prima dell’accesso al ruolo di appartenenza. Riconoscimento che determina, a sua volta, la collocazione nella classe stipendiale corrispondente al numero di anni di servizio effettivamente prestati, anche se non di ruolo.

Questi ultimi, però, non vengono valutati per intero: i primi 4 valgono al 100%, gli altri valgono 2/3. Per essere considerati valutabili i servizi pre-ruolo devono essere stati prestati in possesso del titolo di studio previsto per l’accesso alla qualifica e il periodo di riferimento non deve essere stato inferiore a 180 giorni.

È prevista però un’eccezione: se il servizio è stato prestato ininterrottamente dal 1° febbraio fino al termine delle operazioni di scrutinio finale, ai sensi dell’art. 11, comma 14, della legge 3 maggio 1999, n. 124, il periodo viene comunque considerato valido, come se si trattasse di un intero anno di scuola. Il beneficio viene attribuito a domanda del lavoratore interessato.

Il diritto al riconoscimento dei servizi e, dunque, alla ricostruzione di carriera, si prescrive in 10 anni. Il diritto agli eventuali arretrati decade invece dopo 5 anni. Nell’imminenza del decorso del termine è opportuno presentare una diffida ad adempiere con costituzione in mora, che ha l’effetto di interrompere il termine della prescrizione. Che decorrerà nuovamente a far data dalla presentazione della diffida. Quanto agli effetti in busta paga, l’accordo del 13 marzo comporta il recupero del 2011. In soldoni: 1000 euro in più a testa a regime e circa 4mila sulla cosiddetta liquidazione. Che spettano a tutti, ma la cui applicazione varia da persona a persona, a seconda dell’anzianità di servizio.

I gradoni, infatti, vengono maturati al compiersi di determinati periodi di anzianità, attualmente corrispondenti alle seguenti fasce stipendiali: 9, 15, 21, 28, 35. Il numero a cui fa riferimento la fascia corrisponde al superamento di un traguardo individuato in un determinato numero di anni di servizio. Per esempio, il lavoratore che è in fascia 21 è un soggetto che ha superato i 20 anni di servizio e a tale anzianità corrisponde anche un determinato importo dello stipendio. Importo che varia e a seconda della qualifica: più alto per i docenti, più basso per gli Ata (con la sola eccezione dei direttori dei servizi generali e amministrativi, che mediamente guadagnano più dei docenti).

Resta il fatto, però, che l’art. 9, comma 23, del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 ha disposto che: «Per il personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario (Ata) della scuola, gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini» dei gradoni. Il 2010 è stato recuperato con il decreto interministeriale n. 3 del 14/01/2011. Decreto con il quale il governo ha destinato parte dei risparmi dovuti ai tagli agli organici degli ultimi anni a rifinanziare i gradoni. E il 2011 è stato recuperato con l’accordo del 13 gennaio, che utilizza i rimanenti soldi dei tagli e una parte dei soldi del fondo di istituto. Dunque, il 2012 non è stato ancora recuperato.

L’e-book a scuola può attendere

da ItaliaOggi

L’e-book a scuola può attendere

Ricorso al Tar dell’Assocazione degli editori contro il decreto Profumo sui libri elettronici

Mario D’Adamo

Gli ultimi provvedimenti del ministro Profumo, quando era in carica per il disbrigo degli affari correnti, hanno scontentato molti tra utenti e operatori.

Tra questi l’associazione italiana degli editori, Aie, che ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro il decreto n. 209 del 26 marzo scorso sull’introduzione dall’anno scolastico 2014/2015 dei libri di testo in versione interamente digitale o mista, costituita quest’ultima da un testo cartaceo e da contenuti integrativi digitali, sia per l’eliminazione della gradualità prevista dalla legge sia per l’arbitraria riduzione dei limiti, entro i quali i collegi docenti delle scuole secondarie devono contenere la spesa a carico delle famiglie per l’acquisito dei libri di testo.

Nell’attesa di conoscere la posizione di Maria Chiara Carrozza, nuovo ministro dell’istruzione, gli editori non hanno ancora diffuso il ricorso ma fanno sapere, tramite il presidente del gruppo educativo dell’associazione, Giorgio Palumbo, sentito da ItaliaOggi, e il comunicato del 27 maggio scorso di avere contestato il precedente ministro per essersi, se così si può dire, un po’ allargato nel dare attuazione alle misure urgenti per la crescita del governo Monti (decreto legge n. 179 del 2012) e per avere ridotto i tetti di spesa «senza alcuna istruttoria sui costi reali di produzione».

Le due questioni, per altro, sembrerebbero anche connesse. Il decreto legge 179 del 2012 prevede una gradualità nell’introduzione di libri interamente digitali o misti, giacché stabilisce che il relativo obbligo sia «progressivamente» operativo solo a partire dal 2014/2015, solo per le nuove adozioni e solo per le classi prima e quarta della scuola primaria, prima della scuola secondaria di primo grado e prima e terza della scuola secondaria di secondo grado. In questo modo occorrono tre anni scolastici perché l’obbligo sia generalizzato a tutte le classi di tutti gli ordini di scuola, andando quindi a regime dal 2016/2017.

Invece l’art. 1 del decreto Profumo, mentre conferma che l’obbligo di adozione di libri in versione interamente digitale o mista decorre per le anzidette classi dal 2014/2015, ridurrebbe la progressività di un anno, con la conseguenza che la sua generalizzazione a tutte le classi verrebbe anticipata all’anno scolastico 2015/2016. Gli editori saranno così costretti ad «annullare (…) [gli] investimenti e a macerare i (…) magazzini, costituiti in base alla legge dei blocchi delle adozioni e calcolati secondo le ragionevoli aspettative del graduale passaggio al digitale, così come definito dal testo della legge votato in Parlamento».

Già, perché la legge, cui gli editori fanno riferimento, è quella che ha istituito l’obbligo quinquennale e sessennale delle adozioni, sulla base del quale sono state costituite le scorte di magazzino, che ora dovrebbero andare al macero. Il blocco quinquennale e sessennale delle adozioni è stato abrogato dal decreto legge n. 179 del 2012 ma la sua eliminazione non può non andare di pari passo con l’introduzione graduale delle nuove versioni di libri prevista dallo stesso decreto, proprio per evitare gli inconvenienti lamentati.

E quanto ai tetti di spesa il decreto Profumo prevede una riduzione del 30%, libri in versione interamente digitale, e del venti per cento, libri in versione mista. Poiché attualmente la spesa delle prime classi di scuola secondaria si aggira sui trecento euro, il risparmio per le famiglie varierebbe dai 60 ai 90 euro, che è illusorio pensare bastino per acquistare e rinnovare la dotazione tecnologica per l’utilizzazione dei libri digitali.

La legge istitutiva dei tetti di spesa, la finanziaria del 1999, fortemente voluta da Luigi Berlinguer, ministro dell’istruzione nel governo Prodi, attribuisce al ministero dell’istruzione il potere di regolamentare annualmente la materia ma tale potere non può essere esercitato, per principi generali di buon andamento dell’attività amministrativa, senza ancorarlo a dati di fatto oggettivi, analiticamente consultati e valutati, pena la contestazione per eccesso di potere. Ed è ciò che sarebbe mancato, secondo l’Aie, secondo la quale non è vero che il passaggio al digitale comporta un abbattimento dei costi di produzione: «al contrario esso richiede altre professionalità e altri costi e sconta un’Iva di 17 punti percentuali (forse da luglio di 18) in più rispetto ai libri di carta. Il danno per (_) [gli editori] e per tutta la filiera è ancora maggiore se si considera che (_) [devono] stare in questi tetti di spesa non solo per i nuovi libri digitali ma anche per tutti gli altri già in utilizzo». E tutto ciò, senza entrare nel merito delle altre questioni implicate, la formazione degli insegnanti, assolutamente da generalizzare, e le dotazioni tecniche, la cui estensione a tutte le scuole richiederebbe agli attuali ritmi ancora altri quindici anni, stando al parere dell’Ocse, richiesto con uno spettacolare autogoal dallo stesso ministero e reso pubblico il 5 marzo scorso. Senza contare che non sono pochi coloro che ritengono insostituibile la versione cartacea dei libri per i pregi che possono ancora vantare rispetto alle corrispondenti versioni digitali.

Mobilità secondaria II grado: molto probabile slittamento dei termini

da Tecnica della Scuola

Mobilità secondaria II grado: molto probabile slittamento dei termini
di L.F.
Nel corso della procedura si sono accumulati diversi ritardi che rendono improbabile il rispetto della scadenza prevista dal CCNI dell’11 marzo scorso.
Considerata la complessità delle operazioni dei trasferimenti del personale della scuola secondaria di secondo grado, soprattutto per quanto riguarda l’applicazione dell’articolo 20 del CCNI dell’11 marzo 2013, che ricordiamo è propedeutica a tutte le fasi della mobilità, è molto probabile pensare ad uno slittamento dei termini per la comunicazione al SIDI delle domande di mobilità e dei posti disponibili e di conseguenza della pubblicazione dei movimenti.  Ricordiamo ai nostri lettori che l’O.M. n. 9 del 13 marzo 2013 all’art. 2, fissava questi termini al 20 giugno 2013 per la comunicazione delle domande di mobilità e dei posti disponibili al Sidi, e al 6 luglio la pubblicazione dei trasferimenti.  Ricordiamo ancora, come già fatto in un altro recente articolo, che la data di revoca delle domande di mobilità è fissata al 10 giugno 2013. Ma da alcune segnalazioni pervenute dagli uffici scolastici regionali, che monitorizzano lo stato dell’arte della mobilità, interfacciandosi con i vari ambiti territoriali, si apprende che non si è ancora provveduto, ai sensi dell’art. 20 del CCNI sulla mobilità, all’assegnazione dei docenti che hanno esercitato l’opzione per passare dal vecchio al nuovo ordinamento.  Di cosa si tratta concretamente? Si ricorda che qualora negli istituti di scuola secondaria di II grado dotati di un unico organico si fossero costituiti organici distinti per effetto della trasformazione di precedenti corsi, anche sperimentali, in nuovi percorsi di studio a seguito del riordino del secondo ciclo di istruzione, l’Ufficio territoriale prima delle operazioni di mobilità avrebbe dovuto provvedere, a domanda, in ordine di graduatoria e in base alla preferenza espressa, all’assegnazione dei docenti del preesistente istituto sull’organico del nuovo percorso.  Quanto detto ovviamente è propedeutico a tutto il seguito della mobilità a cominciare appunto dalle eventuali revoche delle domande già effettuate. Poiché l’opzione prevista ai sensi dell’art. 20 comma 2 del Ccni sulla mobilità si esercita ogni anno fino alla messa a regime anche nelle quarte e quinte classi del riordino della scuola secondaria di secondo grado e non è una cosa che capita sporadicamente, ma è una prassi diffusa in ogni provincia, il fatto che ad oggi, molti ambiti territoriali, non abbiano ancora provveduto a queste assegnazioni, determinerà un inevitabile slittamento dei termini su citati.  Risulta anche in ritardo l’individuazione dei docenti soprannumerari, che ovviamente, una volta individuati, dovranno avere i tempi necessari e concessi dal contratto, per presentare la domanda di mobilità, in modo da trovare una nuova sede di titolarità. Visto che ormai il 10 giugno è vicino, presto sapremo se realmente, le segnalazioni pervenute dai vari uffici scolastici, determineranno uno slittamento delle scadenze della mobilità della scuola secondaria di secondo grado.

Blocco contratti: forse slitta il parere del Senato

da Tecnica della Scuola

Blocco contratti: forse slitta il parere del Senato
di R.P.
Dovrebbe essere espresso nella seduta del 5 giugno dalla Commissione Affari Costituzionali dove però, nella giornata del 4, è stata ventilata la possibilità di una rinvio.
La vicenda del Regolamento sul blocco dei contratti e degli stipendi pubblici potrebbe subire una battuta di arresto: in Commissione Affari Costituzionali del Senato sta infatti emergendo l’ipotesi di chiedere al Governo una proroga di qualche giorno per la formulazione del parere finale. Il ritardo sarebbe dovuto soprattutto al fatto che la Commissione Bilancio non si è ancora espressa, ma forse al Senato si stanno anche facendo i conti con un diffuso malessere politico perché nessuno, in questa fase, vuole assumersi la responsabilità diretta di prorogare di un anno i contratti e gli stipendi pubblici. Per dovere di cronaca va anche detto che nella seduta del 4 giugno, in Commissione Affari Costituzionale sono stati già presentati due pareri sul provvedimento, uno contrario del M5S e uno favorevole (per la precisione “non ostativo”) del relatore di maggioranza Pierantonio Zanettin (PdL). La Commissione, nello schema di parere, “auspica che la presente proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali costituisca l’ultimo intervento di contenimento di spesa a discapito di una categoria sociale – quella dei dipendenti pubblici – già fortemente colpita da un progressivo processo di oggettivo impoverimento”.
E invita il Governo
“ad attivarsi affinché, ove vi siano le condizioni finanziarie compatibili, con il primo avanzo utile di bilancio, provveda a revocare tale regime”. Il tono appare quello della rassegnazione e della ineludibilità della decisione, anche se nel corso del dibattito il senatore Pagliari (PD) ha invitato i colleghi a tenere conto delle osservazioni fortemente critiche formulate dalla Commissione Istruzione.
Nella giornata del 5 giugno la Commissione Affari Costituzionali dovrebbe prendere una decisione, ma è possibile che i tempi slittino, in attesa di trovare un accordo solido.

Settima corta, scelta o necessità?

da Tecnica della Scuola

Settima corta, scelta o necessità?
di A.G.
Dopo quella di Savona, anche la Provincia di Milano invia una circolare alle scuole superiori: soluzione inevitabile, ma niente drammi perchè nelle primarie e medie l’orario su cinque giorni è già “una consuetudine apprezzata dalle famiglie e che ci mette in linea con i principali stati europei”. Regione e Usr avrebbero già dato il loro assenso. Tuttavia, per alcune tipologie di istituti uno o due “ritorni” pomeridiani sarebbero inevitabili.
Mentre il ministro Carrozza continua ad incontrare delegazioni dell’Anci, l’ultima delle quali guidata dal Presidente facente funzioni, Alessandro Cattaneo, per mettere a punto il piano di buon funzionamento del sistema formativo, soprattutto sul versante dell’edilizia scolastica, dalle province stesse continuano ad arrivare indicazioni preoccupanti sulla gestione del prossimo anno scolastico. Il 4 giugno, in particolare, la Provincia di Milano ha emesso una circolare nella quale spiega che la maggior parte degli studenti andrà a scuola cinque giorni alla settimana su sette. A tal fine la stessa Provincia invita caldamente gli istituti ad adeguarsi entro giugno. Si tratterebbe di una indicazione realizzata in accordo con la Regione Lombardia e la direzione scolastica regionale, che rispetta formalmente l’autonomia dei singoli dirigenti. Ma che, tuttavia, allo lascia ai capi d’istituto davvero pochi margini di manovra: perché l’unica certezza, al momento, è che nel prossimo anno scolastico sono previste “ulteriori forti diminuzioni di spesa” per il riscaldamento. Quindi, per la provincia l’unica soluzione è l’articolazione dell’orario scolastico su cinque giornate settimanali. “Tale possibilità – si legge nella circolare – sarebbe opportunamente consentita dalla riorganizzazione degli orari effettuata dalla recente riforma degli ordinamenti delle superiori che portano a un impegno massimo settimanale di 32 ore limitato a pochi corsi di studio e nella generalità dei casi in un arco di 27-30 ore“. D’altra parte la Provincia osserva che, specialmente a Milano città, nelle scuole primarie e secondarie di primo grado l’orario su cinque giorni è già “una consuetudine apprezzata dalle famiglie e che ci mette in linea con i principali stati europei“.
Non tutte le scuole, per completezza di informazione, potranno però istituire la settimana corta agevolmente: nei licei artistici, in alcuni istituti tecnici e nelle classi terminali degli Ipsia, infatti, le ore sono 34 e anche entrando alle 8 sarebbe inevitabile in questi istituti istituire una o due giornate di didattica con orario pomeridiano. Tra i vantaggi indicati dell’orario su cinque giorni, sempre all’interno della circolare della Provincia di Milano, vi è infine una “più ottimale organizzazione del lavoro del personale” non docente. Non è la prima volta che una provincia, cui è affidata per legge manutenzione e pagamento delle utenze di tutti gli istituti superiori pubblici, si rivolge alle scuole per chiedere di ridurre le spese limitando o “compressando” le giornate di offerta formativa. Circa un mese e mezzo fa anche la Provincia di Savona aveva manifestato l’esigenza di ridurre a 5 giorni i giorni settimanali di lezione. E già in quell’occasione i sindacati manifestarono il loro dissenso. Particolarmente duro fu il commento di Marcello Pacifico, presidente Anief: “le scuole italiane sono ormai abituate ad andare avanti tra mille difficoltà. Tanto è vero che da anni devono fare i conti con mancanze di ogni genere: dalla carta igienica, ai gessetti per le lavagne, dai toner per le stampanti all’assenza di manutenzione ordinaria e straordinaria. Sino a sorteggiare i supplenti per decidere quali pagare con i pochi fondi a disposizione. Se l’indicazione delle province dovesse realizzarsi – concluse il presidente dell’Anief – vorrà dire che si stavolta si organizzeranno per sopravvivere anche al freddo e alla mancanza di luce”.

Settimana corta? Un modo anche per risparmiare in elettricità e riscaldamento

da Tecnica della Scuola

Settimana corta? Un modo anche per risparmiare in elettricità e riscaldamento
di Lucio Ficara
La provincia di Milano ha emanato una circolare invitando le scuole a prendere in seria considerazione l’opportunità condivisa di svolgere le attività didattiche dal lunedì al venerdì. Si risparmia.
Cosa significa “settimana corta”? Significa svolgere l’orario scolastico settimanale spalmato su 5 giorni a settimana invece che sei, anche per le scuole secondarie di primo e secondo grado. Infatti con il riordino dei quadri orari dei licei, tecnici e professionali, le ore settimanali di lezione si sono fortemente ridotte, in modo da consentire, per chi lo desiderasse, di attuare la settimana corta. In tempo di crisi economica l’idea della settimana corta, non è soltanto una tentazione, per molte scuole autonome, di chiudere il sabato, ma, è triste dirlo, è anche la possibilità di risparmiare sulle bollette di luce, acqua e riscaldamento. Una proposta del genere è stata avanzata dalla provincia di Milano, in accordo con la Regione Lombardia e la direzione scolastica regionale. Tra i vantaggi di questa proposta oltre una più lineare organizzazione del lavoro del personale e una maggiore equità dei turni di lavoro, c’è anche da sottolineare il risparmio energetico dovuto ad un minore consumo di luce, acqua e riscaldamento. Per il prossimo anno scolastico (2013-2014), la provincia di Milano ha emanato una circolare, che invita caldamente, nel rispetto dell’autonomia scolastica, le scuole a prendere in seria considerazione l’opportunità condivisa di svolgere le attività didattiche dal lunedì al venerdì. La proposta dell’amministrazione lombarda anche se formalmente rispetta l’autonomia delle singole istituzioni scolastiche, d’altro canto non lascia una vera possibilità di optare, in quanto vincola la scelta della settimana corta alla forte riduzione di spesa per il riscaldamento.
Morale della favola o le scuole si adeguano alla settimana corta oppure saranno costrette a ridurre i consumi legati al riscaldamento. Nella circolare si fa espressamente riferimento alla riforma scolastica, che fra due anni andrà a regime. Si ricorda infatti che tale riforma ha ridotto l’impegno scolastico delle lezioni ad un massimo di 32 ore settimanali, limitato tra l’altro a pochi indirizzi di studio, e che nella generalità dei casi le ore di lezione risultano da un minimo di 27 ad un massimo di 30 ore settimanali. Quindi la proposta potrebbe essere accolta, per ragioni di risparmio di fondi pubblici, da tutte le scuole. La cosa che suona strana è che la circolare in questione, sembrerebbe rivolgersi ai dirigenti scolastici, come se fossero i terminali decisori della questione. Si ricorda che il dirigente scolastico non ha alcun potere decisionale su quanto riguarda la didattica, ma questo afferisce alla decisione del Collegio dei docenti, che potrebbe valutare l’opportunità di svolgere le proprie attività didattiche in 5 giorni piuttosto che 6. Non bisogna scordare che questo argomento ha una ricaduta sia sullo svolgimento dei programmi che sull’apprendimento dei ragazzi, quindi tocca ai docenti decidere e non ai dirigenti scolastici. Per cui ottenere una uniformità di scelta sarà difficile anche se non impossibile, visto che per molti docenti questa potrebbe essere una dolce tentazione

I programmi svolti possono non essere firmati dagli studenti

da Tecnica della Scuola

I programmi svolti possono non essere firmati dagli studenti
di Aldo Domenico Ficara
Perché i programmi devono essere sottoscritti dai rappresenti degli studenti (o da almeno due studenti) e inoltre, qual è la normativa di riferimento a tali richiesta? Semplicemente non c’è
Capita spesso di leggere circolari scolastiche pubblicate in rete del tipo: “Durante gli scrutini verranno raccolte: a) le relazioni finali individuali. Si ricorda che deve essere consegnata una copia per ogni classe e per ogni disciplina, regolarmente firmata dal docente; b) i programmi realmente svolti: una copia per classe e per disciplina, sottoscritta dai rappresenti degli studenti (o da almeno due studenti). NB: per i docenti delle classi Quinte vale il “documento del 15 maggio” sia per le relazioni sia per i programmi”.  La domanda nasce spontanea: perché i programmi devono essere sottoscritti dai rappresenti degli studenti (o da almeno due studenti)? E inoltre quale è la normativa di riferimento a tali richieste? Ebbene non esiste nessuna normativa di riferimento. A tal proposito sempre nel web si possono leggere alcuni suggerimenti operativi per l’organizzazione degli esami di stato dell’ANDIS (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici) in cui si dice: “Per ogni classe deve essere presentata la seguente documentazione, che può essere riassunta durante la plenaria in un intervento del coordinatore: tra cui programmi svolti per ogni disciplina firmati dal docente (non è necessario che siano firmati dagli studenti)”.  Ricapitolando non esiste alcuna normativa che obblighi l’insegnante ad avere la controfirma degli studenti nei suoi programmi annuali svolti, ma di contro esistono carte dei servizi e regolamenti degli studenti che inseriscono tale controfirma nei loro punti programmatici.

Mobilità, rinviata pubblicazione movimenti scuola secondaria di primo grado

da Tecnica della Scuola

Mobilità, rinviata pubblicazione movimenti scuola secondaria di primo grado
Con apposita nota, il Miur ha prorogato  la chiusura per la comunicazione al Sidi e conseguentemente la pubblicazione dei movimenti delle scuole medie al 25 giugno 2013.
Con nota n. 5497 del 3 giugno 2013 il Miur comunica che il termine ultimo per la comunicazione al Sidi delle domande di mobilità 2013/2014 e dei posti disponibili relativamente al personale docente della scuola secondaria di I grado è il 5 giugno.
Di conseguenza, la data di pubblicazione dei movimenti viene spostata dal 21 giugno al 25 giugno.

Esami di stato e bonus: presidi e università sollevano dubbi

da Tecnica della Scuola

Esami di stato e bonus: presidi e università sollevano dubbi
di P.A.
Circa 500.000 mila studenti agli esami di stato dovranno vedersela con il “bonus”, da 4 a 10 punti, voluto dall’ex ministro dell’Istruzione Francesco Profumo e assegnato con un calcolo in percentili
Il bonus è spendibile per l’ammissione ai corsi di laurea a numero chiuso ma è scattato subito un problema: non dovunque lo stesso voto di maturità darà al ragazzo lo stesso bonus. Infatti il decreto ministeriale dello scorso 24 aprile (art. 10 l. b) stabilisce che i punti verranno “attribuiti esclusivamente ai candidati che hanno ottenuto un voto almeno pari a 80/100, rapportato alla distribuzione in percentili dei voti ottenuti dagli studenti che hanno conseguito la maturità nella stessa scuola nell’anno scolastico 2011/12″. In altri termini il bonus non corrisponderà direttamente al voto effettivamente ottenuto, ma sarà rapportato alla distribuzione in percentili dei voti ottenuti dai candidati nell’anno precedente e saranno pure calcolati scuola per scuola, provocando così inevitabilmente delle differenze sia tra città diverse e sia pure tra istituti diversi della stessa città. È successo allora che, ai mugugni degli studenti, si sono aggiunti quelli di molti presidi che denunciano il rischio di penalizzare il merito e gli istituti scolastici che lo scorso anno hanno avuto i risultati migliori, insieme all’indebolimento dello stesso futuro degli studenti, condizionandone l’accesso alle facoltà a numero chiuso. Lo stesso Anp dice che “l’istituzione dei bonus rappresenta un’idea in sè positiva, che fa sì che ci sia maggior raccordo tra la carriera scolastica e la selezione per la frequenza dei corsi universitari a numero chiuso. Probabilmente però il rapporto bonus-punteggio test è sottosproporzionato, nel senso di sottovalutato, mentre per i criteri su cui si fonda l’assegnazione dei punti dobbiamo riconoscere e ammettere che in Italia esiste una realtà scolastica molto frammentata. Dobbiamo decidere se seguire la strada della ‘sint-eguaglianza’ o della taratura del bonus al tipo di scuola dove esso è maturato”. Una ”pausa di riflessione, perchè un’innovazione importante e positiva come le norme per l’ammissione alle facoltà a numero chiuso non venga travolta dai ricorsi giudiziari, con paralisi e vittoria dei soliti furbi che profittano dei buchi di sistema per umiliare il merito”, la chiede invece Luigi Frati, Rettore Sapienza-Università di Roma.
Spiega il Rettore Frati: ”La ponderazione del voto di maturità è un’innovazione positiva importante, in linea con quanto avviene in tutti i Paesi occidentali: è stato però rilevato che la ponderazione scelta può avere effetti paradossali, perchè lo stesso voto conseguito in un Liceo piuttosto che in un altro può dare punteggi diversi in relazione al caso: la severità o meno di una Commissione di maturità. Si poteva pensare di ponderare voto di maturità e voti in alcune discipline coerenti con la Laurea prescelta con il risultato nei singoli settori del quiz di ammissione. L’anticipo delle prove, in assenza di adeguata informazione, ha fatto sì che vi sia una insufficienza di domande (ad Architettura in tutta Italia molto meno dei posti programmati). Le graduatorie nazionali, astrattamente giuste, si scontrano con un diritto allo studio del tutto carente, cosicchè la selezione rischia di essere per censo e non per merito: il figlio di una famiglia abbiente può scegliere in tutta Italia, il figlio di un cassa-integrato è davvero nelle condizioni di potersi mantenere economicamente ovunque destinato?”. ”Il Ministro Carrozza si è dimostrata giustamente sensibile a queste difficoltà – conclude Frati – vi sia dunque il coraggio di una pausa di riflessione, perchè un’innovazione importante e positiva non venga travolta dai ricorsi giudiziari, con paralisi e vittoria dei soliti furbi che profittano dei buchi di sistema per umiliare il merito”.

Conto alla rovescia per una maturità con epilogo forzato al 18 luglio

da tuttoscuola.com

Conto alla rovescia per una maturità con epilogo forzato al 18 luglio

Conto alla rovescia per la maturità 2013. Fra quindici giorni circa mezzo milione di studenti della quinta superiore si cimenteranno con l’esame più importante della vita. Un rito collettivo che ogni anno mette in agitazione ragazzi e genitori, e che l’agenzia di stampa Dire riepiloga nei suoi punti essenziali. Questo giugno l’esame di Stato è segnato da polemiche e novità.

Scatta infatti, per effetto di una legge voluta dall’ex governo Prodi, dopo molti rinvii (e salvo un ulteriore rinvio anche quest’anno, peraltro invocato da più parti), il bonus maturità: chi prende un voto dall’80 in su potrà portarsi dietro dei punti per l’accesso alle facoltà a numero chiuso per legge (medicina, odontoiatria, veterinaria, architettura). Ma il modo in cui saranno conteggiati questi crediti sta generando polemiche. Altra novità: l’Invalsi, l’Istituto di valutazione del sistema scolastico, metterà a disposizione materiali e griglie per la correzione dei compiti segnando di fatto il suo ingresso nel rito della maturità. Quanto alla prima prova, il tema, da D’Annunzio, alla crisi economica al ruolo della donna, è già caccia ai possibili titoli. E quest’anno, per la prima volta, il ministero ha indicato una data certa entro cui vanno chiuse le operazioni d’esame: il 18 luglio. Un effetto dell’anticipazione dei test universitari: si comincia il 23 luglio con medicina.

Le date: Si comincia il 19 giugno, di mercoledì, con il tema di italiano uguale per tutti. Seconda prova specifica per ciascun indirizzo il 20 giugno. La terza prova, predisposta dalle commissioni interne, è in calendario il 24.

Il bonus delle polemiche: Per chi si diploma con un voto superiore all’80 scatta il bonus da giocare nei test per l’accesso alle facoltà a numero chiuso. I punti disponibili vanno da 4 a 10. I punti totali del test sono 100. Fino a 90 si  possono ottenere rispondendo bene alle domande, gli altri 10 sono ad appannaggio dei meritevoli da 80 e più alla maturità. Ma la complessa modalità di assegnazione del bonus varia da scuola a scuola penalizzando, paradossalmente, gli istituti dove le votazioni sono mediamente più alte. I punti verranno infatti attribuiti rapportando il voto preso dai bravi alla “distribuzione in percentili dei voti ottenuti dagli studenti che hanno conseguito la maturità nella stessa scuola nell’anno scolastico 2011/12”. Insomma, dove le performance sono state molto elevate si abbasseranno le probabilità di avere un bonus alto, e non certo per colpa dello studente. Non mancano le polemiche dei ragazzi che hanno già avviato una petizione on line: ‘Appello al ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza: Abolire i bonus’, è il titolo della richiesta lanciata sul portale www.change.org e già ‘firmata’ alle 17 del 3 giugno da 1.229 sostenitori. Quanto ai presidi, c’è chi dice no al bonus: Ivana Uras, preside del liceo scientifico romano ‘Newton’ parla di “un sistema non corretto, da rivedere, non fondato su criteri di eguaglianza sostanziale. È assurdo che i percentili vengano calcolati scuola per scuola e non a livello nazionale“. Anche il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, sostiene che il sistema (ereditato dal suo predecessore) vada semplificato, ma la maturità incombe.

Invalsi, test sì ma dal 2015: I test Invalsi (quelli che misurano in modo standardizzato le competenze degli studenti in italiano e matematica) quest’anno sono sbarcati anche in quinta superiore, ma in via sperimentale. Perché le prove vadano a regime per i ragazzi dell’ultimo anno di scuola bisognerà attendere il 2015. E si svolgeranno in corso d’anno e non a giugno. Ma non è escluso che, una volta andate a regime, le prove possano comunque diventare un pezzo dell’esame seppur anticipato di qualche mese. Non solo: saranno strumento di orientamento per l’università. Intanto da quest’anno l’Invalsi, secondo quanto ha disposto una circolare del 24 aprile scorso, metterà a disposizione sul proprio sito “esempi e indicazioni metodologiche” per la valutazione di prima e seconda prova.

Chiusura ‘forzata’ entro il 18 luglio: Per la prima volta quest’anno viale Trastevere impone una data di chiusura degli esami: il 18 luglio. Il 23, infatti, cominciano i test universitari e i prof dovranno correre per concludere le interrogazioni e trasmettere al sistema centrale del ministero tutte le votazioni.

Incontro Anci-Miur, al centro edilizia scolastica e sicurezza

da tuttoscuola.com

Incontro Anci-Miur, al centro edilizia scolastica e sicurezza

Edilizia scolastica, scuole dell’infanzia, sezioni primavera, mense scolastiche e Istituti superiori di studi musicali. Questi i temi su cui si è incentrato l’incontro di ieri tra una delegazione dell’Associazione dei Comuni italiani (Anci), guidata dal Presidente facente funzioni Alessandro Cattaneo e il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza.

L’emergenza dell’ edilizia scolastica è un problema serio e reale – ha sottolineato Cattaneo nel corso dell’incontro – il cui aspetto più importante è quello legato alla sicurezza strutturale. Parliamo infatti di un patrimonio immobiliare di circa 40 mila edifici, il 44% dei quali costruiti tra il 1961 e il 1980 (il 4% addirittura prima del 1900), che necessitano di interventi urgenti di messa in sicurezza, oltre agli adeguamenti necessari per stare al passo con la nuova didattica incentrata sull’innovazione tecnologica o l’efficientamento energetico”.

Per questo il Presidente Anci ha ribadito al ministro la necessità di un “piano condiviso con gli Enti locali, sia per la messa in sicurezza che per la costruzione di nuovi edifici scolastici, con la certezza di risorse adeguate e stabili nel tempo che consentano una programmazione territoriale. Risorse – ha sottolineato Cattaneo – di cui Comuni e Province siano i destinatari diretti al fine di consentirne un più rapido impiego”.

Senza dimenticare poi – ha concluso Cattaneo – la richiesta che l’Anci rinnova da lungo tempo di escludere le spese di edilizia scolastica dal patto di stabilità”.

Un altro tema affrontato nel coso dell’incontro è stato quello delle sezioni primavera: “la richiesta che abbiamo formulato al ministro Carrozza – ha affermato Daniela Ruffino, delegata Anci all’istruzione – è quella di prevedere la messa a sistema dell’esperienza molto positiva riscontrata in questi sette anni di sperimentazione. Le sezioni primavera hanno infatti consentito ai Comuni di ‘alleggerire’ le liste di attesa degli asili nido, consentendo anche un risparmio per le famiglie. Per questo, come Anci, riteniamo necessario prevedere un incremento e una stabilizzazione delle risorse dedicate a tale finalità”.

L’Anci – ha concluso Ruffino – consapevole della delicata situazione finanziaria del nostro Paese, come sempre agirà con assoluta lealtà e di concerto con il ministero, ma abbiamo la necessità che ci sia altrettanta consapevolezza da parte del Governo su quelle che sono le esigenze e soprattutto i problemi dei Comuni sui temi della scuola. Problemi che devono essere affrontati con urgenza”.

Indicazioni nazionali: in arrivo le linee guida

da tuttoscuola.com

Indicazioni nazionali: in arrivo le linee guida

Le linee guida per l’attuazione delle nuove Indicazioni nazionali per il primo ciclo sono ormai pronte, e saranno pubblicate in tempo utile per l’apertura del nuovo anno scolastico 2013-2014.

L’apposito gruppo di lavoro ministeriale, coordinato dal prof. Italo Fiorin, dell’università LUMSA di Roma, si è riunito la scorsa settimana a Reggio Emilia, presso il centro Malaguti, per mettere a punto il testo, che viene oggi presentato nella sede del Ministero della pubblica istruzione alle associazioni di categoria.

Il documento è finalizzato a fornire agli insegnanti della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, strumenti e riferimenti che li aiutino nella progettazione e gestione dei curricula (le Indicazioni, nella loro ultima versione, sono infatti esplicitamente Indicazioni “per il curricolo”).

UE: pochi asili nido in Italia

da tuttoscuola.com

UE: pochi asili nido in Italia

Sono ancora pochi, nel nostro Paese, i bambini che trovano posto all’asilo nido, mentre per la scuola materna la situazione è molto migliore e in linea con gli standard europei.

I dati sono contenuti in una relazione della Commissione europea. Nel 2011 hanno usufruito dei servizi di assistenza all’infanzia, in Italia, circa il 25% dei bambini fino ai tre anni di età e più del 90% di quelli tra i tre e i sei anni. Dati in miglioramento rispetto al 2010, ma che, almeno per quanto riguarda gli asili nido, soddisfano solo in parte gli obiettivi di Barcellona fissati dalla Ue, rispettivamente, al 33% e al 90%.

Solo otto paesi membri soddisfano entrambi questi obiettivi per quanto riguarda i primi tre anni di vita: ma, secondo il commissario Viviane Reding “le strutture per l’infanzia non dovrebbero essere considerate un costo ma un investimento sul futuro“, poichè sono una precondizione essenziale per favorire l’occupazione, in particolare quella femminile.

Rassegna Stampa 5 giugno 2013

IN PRIMO PIANO

 
   
   
Corriere della Sera  del  05-06-2013  
NIENTE SIGARETTE ELETTRONICHE A SCUOLA “DOBBIAMO PROTEGGERE I GIOVANI” (M.De bac) [solo_testo] pag. 23  
il Sole 24 Ore  del  05-06-2013  
NOTIZIE IN BREVE – RIORDINO DEGLI ATENEI TELEMATICI [solo_testo] pag. 20  
il Sole 24 Ore  del  05-06-2013  
DEBITI PA, CONFERMATO IL TAGLIO ALLE IMPRESE (E.Bruno/M.Mobili) [solo_testo] pag. 3  
   

MINISTRO

 
   
il Resto del Carlino – Cronaca di Bologna  del  05-06-2013  
ALMA MATER, UN PONTE TRA L’EUROPA E LA CINA [solo_testo] pag. 12  
la Repubblica – ed. Bologna  del  05-06-2013  
LA CULTURA CINESE SI TROVA TRE GIORNI SOTTO LE TORRI [solo_testo] pag. 9  
Il Giorno – Ed. Grande Milano  del  05-06-2013  
UN ALBUM DI FIGURINE ISPIRATE AL TEMA DELLA LEGALITA IDEA VINCENTE DEGLI STUDENTI DELLA MEDIA ALDO M (A.z.) [solo_testo] pag. 15  
il Manifesto  del  05-06-2013  
CENCELLI ALLA MANO, LA SEGRETERIA PD [solo_testo] pag. 5  
   

MINISTERO

 
   
Corriere Fiorentino (Corriere della Sera)  del  05-06-2013  
IL PDL PENSA GIA’ AL 2014. TOCCAFONDI CANDIDATO SINDACO? [solo_testo] pag. 2  
la Repubblica – ed. Bologna  del  05-06-2013  
“BONUS UNIVERSITA’, IL SISTEMA VA CAMBIATO” [solo_testo] pag. 9  
Corriere della Sera  del  05-06-2013  
I RETTORI: “SI RIFLETTA SUI BONUS MATURITA'” [solo_testo] pag. 25  
La Padania  del  05-06-2013
“BONUS MATURITA’, UNA VERGOGNA ITALICA CHE PREMIA I SOMARI” [solo_testo] pag. 8
la Repubblica  del  05-06-2013
STRETTA SULLA SIGARETTA ELETTRONICA “VIETATO FUMARLA NELLE SCUOLE E RISCHI SCRITTI SULLE CONFEZIONI” (M.Bocci) [solo_testo] pag. 18
la Stampa  del  05-06-2013
ITALIA PIU’ PERMISSIVA DEI FRANCESI: MA E’ VIETATO SVAPARE NELLE SCUOLE (P.Russo) [solo_testo] pag. 18
Avvenire  del  05-06-2013  
CONTRO LA CRISI LIBRI ESENTASSE (E.Castagna) [solo_testo] pag. 21  
il Sole 24 Ore  del  05-06-2013  
IMPRESE LAZIALI IN RETE CON LE SCUOLE (C.Tucci) [solo_testo] pag. 38  
la Gazzetta dello Sport  del  05-06-2013  
CITTADINANZA AI FIGLI DEGLI IMMIGRATI E SCUOLA: DIAMO UNA MANO ALLA IDEM (V.Piccioni) [solo_testo] pag. 19  
la Repubblica – ed. Milano  del  05-06-2013
SETTIMANA CORTA A SCUOLA CAUSA AUSTERITY (T.De giorgio) [solo_testo] pag. 5
la Repubblica – ed. Milano  del  05-06-2013  
“IO PRESIDE DICO NO E’ UN DANNO AI GIOVANI” (T.d.g.) [solo_testo] pag. 5  
il Mattino  del  05-06-2013  
INTERNET-DIPENDENZA, RAGAZZI A RISCHIO (M.La penna) [solo_testo] pag. 47  
Corriere della Sera – ed. Roma  del  05-06-2013  
LA SCUOLA PISACANE COME HAITI [solo_testo] pag. 1  
L’Unita’  del  05-06-2013  
LA PUBBLICITA’ NON SESSISTA DEGLI STUDENTI FIORENTINI [solo_testo] pag. 19  
Il Fatto Quotidiano  del  05-06-2013  
SCUOLE VIETATE AI FIGLI, GENITORI DENUNCIATI (A.Corlazzoli) [solo_testo] pag. 9  
la Provincia Pavese  del  05-06-2013  
SONO 14 GLI “ISTITUTI AMICI”, PREMIO DI UNICEF E MINISTERO (Ma.ol.) [solo_testo] pag. 13  
la Repubblica  del  05-06-2013  
L’IDEA CHE DI NOI HANNO I PIU’ PICCOLI (M.Ammaniti) [solo_testo] pag. 50  
Avvenire  del  05-06-2013  
L’ECCESSO D’ANSIA DEI BIMBI NON E’ DISABILITA'” (A.Guerrieri) [solo_testo] pag. 10  
Corriere della Sera  del  05-06-2013  
SE IL MANAGER MILIONARIO SPOSA IL WELFARE OPERAIO (D.Di vico) [solo_testo] pag. 31  
la Repubblica – ed. Milano  del  05-06-2013  
UNIVERSITA’ ALLEATE PER IL 2015 CON IL SUPERMASTER DEL CIBO SICURO [solo_testo] pag. 5  
il Foglio  del  05-06-2013  
COSI’ INTERNET SI PREPARA A UCCIDERE L’UNIVERSITA’ (M.Ferraresi) [solo_testo] pag. 1  
Italia Oggi  del  05-06-2013  
LA P.A. PAGHERA’ I PROFESSIONISTI (F.Cerisano) [solo_testo] pag. 23  
Italia Oggi  del  05-06-2013  
RICERCANDO [solo_testo] pag. 38  
Corriere della Sera  del  05-06-2013  
DOSSIER – L’ITALIANO CHE REINVENTA LA BATTERIA (M.Cometto) [solo_testo] pag. 14  
la Stampa  del  05-06-2013  
“NON SOLO PROCESSI ORA LA MEDICINA CI DONI LA SPERANZA” (S.Mossano) [solo_testo] pag. 12  
Corriere della Sera  del  05-06-2013  
TRA LE SETTE SFERE, AI LIMITI DELL’ESPLORAZIONE (E.Boncinelli) [solo_testo] pag. 34  
Corriere della Sera  del  05-06-2013  
SOS TERRA (D.Taino) [solo_testo] pag. 2/3  
Corriere della Sera  del  05-06-2013  
PASSARE DALL’IO AL NOI AMBIENTALE LEZIONI DI PRATICA PER I NOSTRI I FIGLI (A.Pascale) [solo_testo] pag. 36  
TST Tutto Scienze e Tecnologie(La Stampa)  del  05-06-2013  
CI SONO FIUMI IMMENSI E SCORRONO SULLE NOSTRE TESTE (L.Grassia) [solo_testo] pag. 1  
   

PUBBLICA  AMMINISTRAZIONE  E  SOCIETA’

 
   
Corriere della Sera  del  05-06-2013  
PUBBLICO IMPIEGO, RESTA IL BLOCCO NIENTE AUMENTI PER TUTTO IL 2014 (L.sal.) [solo_testo] pag. 31  
Italia Oggi  del  05-06-2013  
P.A., I CONTRATTI RESTANO BLOCCATI (B.Migliorini) [solo_testo] pag. 28  
Italia Oggi  del  05-06-2013  
IL GALATEO PER I DIPENDENTI P.A. (L.Oliveri) [solo_testo] pag. 25  
la Repubblica  del  05-06-2013  
DECRETO SBLOCCA-DEBITI, SI CAMBIA TOLTI 400 MILIONI ALLE IMPRESE PER RIMBORSARNE 600 AI COMUNI (V.Conte) [solo_testo] pag. 12/13  
il Sole 24 Ore  del  05-06-2013  
PRONTI ALL’INCASSO 21 MILIARDI SU 40 (G.Santilli) [solo_testo] pag. 2  
il Sole 24 Ore  del  05-06-2013  
FOCUS – NON SOLO “PRIMA CASA”: PIOGGIA DI NOVITA’ NEL 2013 (G.Trovati) [solo_testo] pag. 2  
la Stampa  del  05-06-2013  
LAVORI, 50MILA POSTI IN MENO (R.Masci) [solo_testo] pag. 9  
il Giornale  del  05-06-2013  
IL “PUGILATORE IN RIPOSO” INCANTA NEW YORK [solo_testo] pag. 18  
Corriere della Sera – ed. Roma  del  05-06-2013  
IL PATRIMONIO DISSIPATO (A.Carandini) [solo_testo] pag. 1  
   
A cura di Giuseppe Colella e Federico Bandi

 

 

IL MINISTRO CARROZZA HA INCONTRATO UNA DELEGAZIONE DELL’ANCI

IL MINISTRO CARROZZA HA INCONTRATO UNA DELEGAZIONE DELL’ANCI

Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza ha incontrato nella serata di ieri una delegazione dell’Anci, guidata dal Presidente facente funzioni Alessandro Cattaneo.
Al centro dell’incontro, nel quale il ministro ha voluto sottolineare l’importanza del legame con gli enti locali per un buon funzionamento del sistema formativo, i temi dell’edilizia scolastica, della scuola dell’infanzia e degli istituti musicali pareggiati.