DIGITALE E TRASFORMAZIONI DELL’UOMO di Umberto Tenuta
CANTO 407 Laudator temporis acti[1]
L’uomo è figlio delle sue trasformazioni
Sarebbe rimasto sull’albero se non si fosse trasformato Se non si fosse trasformato camminerebbe ancora a quattro zampe Sarebbe rimasto peloso e nudo Non avrebbe inventato la scrittura Non avrebbe cantato Ilio Non sarebbe andato in Paradiso Non sarebbe andato sulla Luna E morirebbe qui sulla Terra il giorno in cui la Terra si disintegrerà. |
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Dedico questo Canto a tutti coloro che imprecano contro il Digitale |
Laudator temporis acti.
Non sapresti nemmeno lamentarti, se fossi rimasto fermo al tuo passato arboricolo!
Saresti rimasto sull’albero.
Saresti rimasto senza fuoco.
Saresti rimasto senza parola.
Saresti rimasto nella caverna.
Saresti rimasto senza mele.
Saresti rimasto senza vele.
Saresti rimasto senza alfabeto.
Saresti rimasto senza poesia.
Saresti rimasto senza… tutto ciò che l’uomo ha inventato, creato, costruito.
Saresti rimasto una scimmia nuda!
Perché forse ti bastava la memoria di Omero?
Perché forse ti bastava il papiro?
Perché forse ti bastava la cartapecora?
Perchè forse ti bastava il carbon fossile?
Perché forse ti basterà il TABLET?
Suvvia, nessuno, nessuno, nessuno… mai fermerà l’infinito cammino dell’uomo!
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[1] Orazio, Ars poetica, 173.