Viaggio nelle scuole italiane al tempo del Coronavirus

da ANSA

(di Lara Sirignano) (ANSA) – PALERMO, 11 APR -Ogni mercoledì pomeriggio si ritrovano al pc. Genitori e preside a parlare di scuola e a raccontarsi i giorni del Coronavirus. Davanti allo schermo, in un’emergenza che li ha resi comunità, in una realtà virtuale che li fa sentire vicini come mai erano stati. Albino, Val Seriana, uno degli epicentri dell’epidemia da Covid-19. Tutto inizia da un’email che Veronica Migani, dirigente scolastica dell’istituto comprensivo Solari, 1400 studenti e 200 docenti, manda al Ministero dell’Istruzione. La richiesta di aiuto di chi coglie la disperazione di una comunità che ogni giorno conta, in silenzio, i suoi morti. La risposta arriva subito. E anche l’offerta di sostegno psicologico ai docenti e ai ragazzi.
Vittoria, provincia di Ragusa, l’altro capo del Paese. Scuola “Portella della Ginestra”. Una realtà diversa. Il virus fa meno morti e i problemi sono altri: pc che mancano, famiglie povere che non hanno la connessione internet. Qui la task-force del Ministro Lucia Azzolina, coordinata dal capo dipartimento Giovanna Boda, è intervenuta facendo arrivare ciò che mancava: tablet, computer. E i docenti hanno fatto il resto: i bambini della scuola d’infanzia, con l’aiuto dei genitori, hanno potuto guardare sui tablet le fiabe animate di Rodari; gli alunni delle elementari hanno partecipato, con un filmato che li vede declamare terzine della Divina Commedia, al Dantedì, la prima lettura social del Sommo Poeta.
Il “viaggio” nelle scuole italiane al tempo del Covid-19 racconta storie di resistenza, di insegnanti coraggio che, oltre alla didattica, pensano ai bisogni di intere comunità, che lavorano senza sosta sfruttando la tecnologia, dove c’è, usando cuore e la creatività, dove i mezzi mancano. Che riescono a fare l’impossibile: come fabbricare, con stampanti 3d, mezzi di protezione per medici e infermieri da donare agli ospedali.
L’aiuto del Ministero arriva. La task force affianca i docenti.
E il miracolo si compie: la scuola funziona, i ragazzi ritrovano una normalità nell’anormalità “La didattica a distanza non è stata un problema per noi – racconta la dirigente scolastica di Albino – Mano a mano che i giorni passavano, però, l’aria si faceva irrespirabile. Non c’era una famiglia che non avesse vissuto un lutto. Temevo che prima o poi saremmo implosi tutti. Ho capito che vivevamo una emergenza emozionale e ho chiesto aiuto. Il Ministero si è attivato subito. Prima col sostegno dell’istituto Ortofonologico che ci ha assicurato appoggio psicologico. Poi con un gemellaggio con la scuola Valenza di Alessandria e il suo preside, Maurizio Carandini, che aveva già lavorato come consulente psicologico per i docenti in situazioni post traumatiche come il terremoto. Ci ha preso per mano, interveniva alle riunioni, ci ha consigliato di privilegiare il dialogo coi bambini, di farli esprimere col disegno”. Una rete in cui ciascuno mette in comune il proprio talento, insomma. “La ministra – racconta la dirigente di Albino- ha chiamato due volte. Ha voluto parlare coi ragazzi”. “Gli studenti – racconta – mi dicono: ‘preside possiamo fare una lezione in più? I genitori aspettano il mercoledì per ritrovarsi e parlare.
Abbiamo rincollato una comunità che stava andando in pezzi” Nell’emergenza nessuno ha mollato mostrando cuore e insegnando ai ragazzi anche la solidarietà. “Un’associazione ci ha chiesto aiuto perché l’ospedale non aveva presidii sanitari.
– spiega orgogliosa Anna Cammalleri, direttore generale dell’Ufficio scolastico della Puglia, che racconta una iniziativa delle scuole salentine. “Grazie a un ex alunno, ora ingegnere di robotica, è stato fatto un progetto. Nel giro di due giorni tutte le stampanti 3D delle scuole hanno cominciato a produrre visiere che sono state mandate anche all’ospedale Sacco di Milano”. (ANSA).