Costruire una nuova rete scolastica!

Costruire una nuova rete scolastica!

Franco Buccino

(La Repubblica ed. Napoli. 6 Nov. 2023)

Il Tar ha dato ragione alla Regione bocciando la perdita dell’autonomia di 150 scuole prevista dal piano di dimensionamento del Ministero. Un passo importante verso la definizione di una nuova rete scolastica.

E però ora bisogna costruirla questa nuova rete. Stabilendo .criteri, risorse e tempi. Mentre le ultime disposizioni ministeriali si fermano a ridurre il numero delle unità scolastiche, aumentando perfino gli alunni per scuola, invece, per tanti motivi, demografici, economici, sociali, è proprio il momento di rivedere l’organizzazione di scuole sul territorio, i punti scuola e gli indirizzi di studio, i requisiti dei contesti di apprendimento, didattica a distanza, ma anche tempo scuola, organici, ecc. ecc.

Forse non è sbagliato intendere con scuola proprio l’edificio scolastico. Il luogo per l’apprendimento e per la socializzazione, l’istruzione e la formazione. La scuola è il luogo fisico dell’incontro, della comunità, oltre che dell’istruzione. Per poter raggiungere tali obiettivi ci vogliono edifici scolastici. Devono essere edifici con numero adeguato di aule, laboratori, palestra, spazi comuni, locali per direzione e uffici.

Una scuola, sia essa unica sede o singolo plesso, deve avere questi requisiti. Non ha senso occupare qualche appartamento in un condominio, locali della parrocchia o del comune.

Ci vogliono, naturalmente, anche alunni e studenti! E non è sbagliato, perfino dal mio punto di vista, che negli edifici scolastici ci vada un numero di studenti adeguato agli spazi e alle strutture di cui dispone. Seicento, novecento…

A questo punto occorre tener conto  di due elementi fondamentali per realizzare la rete: il trasporto scolastico e gli ambiti territoriali del sistema scolastico regionale.

Poiché gli edifici scolastici non si trovano certo in tutti i comuni, in tutte le zone, diventa fondamentale il trasporto scolastico. Alla rete dei trasporti si adegua, con opportune flessibilità, la scuola per i suoi orari, le sue attività. In ogni edificio scolastico ci deve essere il servizio mensa: è la mensa che permette di organizzare ed espandere il tempo scuola.

Gli ambiti territoriali, in cui si divide la regione, vanno rimodulati. Ogni ambito dovrebbe offrire a tutti gli alunni e studenti residenti  un posto in una scuola, in un edificio scolastico. L’ambito deve supportare ogni scuola, la sua autonomia, la rete di cui essa fa parte. Altro che organo burocratico che gestisce supplenze, soprannumero e titolarità dei docenti e del restante personale!

Da qui deriva la necessità di affrontare altre questioni di politica scolastica e contrattuale. Di seguito:  Il ruolo dei genitori e rinnovati organi collegiali. Il riordino dei cicli, anche con l’obiettivo di portare gli studenti a conseguire la maturità a diciotto anni. Una sorta di sistemazione degli indirizzi di studio: un istituto, per avviarli, deve avere i requisiti numerici,  logistici e strumentali. Uno snellimento e un’accelerazione del processo di attuazione della piena autonomia scolastica. L’organico funzionale e la titolarità dei docenti, se forniti dei titoli, anche su ambiti disciplinari. E, come conseguenza, nuove opportunità di carriera per i docenti, per il personale tecnico e amministrativo, e, in ultimo, la piena attuazione della dirigenza su unità scolastiche più complesse e articolate.

Ovviamente si tratta di avviare un percorso che ha i suoi tempi, che richiede investimenti coraggiosi, non certo il modesto finanziamento del progetto sperimentale “Agenda Sud” che ha in mente il ministro Valditara.

Si tratta di un percorso che mira a riordinare e rilanciare la scuola nel nostro paese. Ad avere ragazzi più preparati sia per il prosieguo degli studi, sia per l’inserimento nel mondo del lavoro. Ad abbassare le tristi percentuali di dispersione scolastica. A far diventare la scuola perfino uno strumento utile e attraente contro la denatalità.

Comincino a discuterne, tutti insieme, governo, istituzioni, sindacati, e costruiscano una piattaforma condivisa. Anche dagli studenti e dalle loro famiglie, che l’aspettano con impazienza.