
Scarpelli ancora scoperto e pubblicato
di Antonio Stanca
È successo altre volte e altre succederà che si scopra un inedito di Furio Scarpelli e si provveda immediatamente alla sua pubblicazione. La storia degli inediti dello Scarpelli risale a quella che era stata la sua attività principale, la sceneggiatura. Non tanto scrittore quanto sceneggiatore è stato in quell’Italia venuta fuori così malridotta dalla seconda guerra mondiale, in quel cinema che le era stato proprio e che dal Neorealismo era giunto alla rinnovata Commedia dell’Arte. E in Italia lo sceneggiatore è anche colui che crea la vicenda del film, che inventa la trama, la scrive, è il suo autore, il suo scrittore senza che i testi narrativi, una volta diventati film, abbiano altro seguito. Molte volte rimangono inediti siano racconti o romanzi, altre vengono scoperti e pubblicati dopo molto tempo. Dello Scarpelli famose sono state le sceneggiature di I soliti ignoti, L’armata Brancaleone, C’eravamo tanto amati e di tanti altri film. Riguardo ai manoscritti rimasti inediti recente è la scoperta di uno degli anni 1993-94, s’intitola Cuore di mafioso e immediata, dello scorso Luglio, è stata la pubblicazione presso Sellerio. Anche questo era stato il soggetto per un film ma non si era più parlato. È il figlio Giacomo che ultimamente sta provvedendo ad un’operazione di riscoperta, di recupero, e che in Cuore di mafioso ha inserito una postfazione abbastanza illuminante circa la figura, il lavoro, i tempi, gli ambienti del padre. Anche schizzi e disegni comprende questa pubblicazione ché pure disegnatore, pittore, vignettista, caricaturista era stato Furio. Quello della satira ottenuta mediante disegni su giornali e riviste era stato uno dei suoi primi modi per farsi conoscere e non vi aveva mai rinunciato.
Nato a Roma nel 1919 qui era morto nel 2010, aveva novantuno anni, un’epoca intera aveva percorso la sua vita, l’epoca di una nazione che ambiva a sollevarsi, sistemarsi dopo i gravi scompensi, i grossi problemi comportati dalla guerra. Tutto quanto, eventi, personaggi, cultura, letteratura, spettacolo, arte, costume, società, era stato di quell’epoca sarebbe stato anche di Furio Scarpelli, delle sue narrazioni, delle sue sceneggiature realizzate da solo o con collaboratori tra i quali il figlio Giacomo. Era un mondo, una vita che ambiva a migliorare, a colmare i propri bisogni e la letteratura, il cinema, l’arte erano la voce di questo mondo, di questa vita. Da qui la corrente del Neorealismo che allora si affermò in ambito culturale, artistico a riprova di quanto fosse importante che quei tempi, quella storia si riflettesse in esso. Cuore di mafioso, opera degli anni ’90, dice di quella realtà, di un fenomeno che allora la mafia stava vivendo, la conversione che voleva operare al suo interno per liberarsi dei sistemi violenti sempre usati e diventare un’istituzione come le altre pur se di carattere criminale. La vicenda del vicecommissario Alberto Bandini scambiato per il nipote di un capo mafioso farà da sfondo ad una narrazione ambientata in Sicilia e carica, come al solito in Scarpelli, di effetti satirici, drammatici, di movimenti incalzanti, di risvolti improvvisi. Tutto quanto c’era nel film c’era stato pure nel testo che lo aveva preceduto compresa la confessione finale del capo mafioso che si dichiara pentito di quanto fatto finora e intenzionato a cambiare il modo e lo scopo delle sue azioni. Era un’epoca che si stava concludendo e con queste vicende Scarpelli mostrava di aver assistito anche a quella conclusione oltre che all’intera epoca. Lo aveva fatto più come sceneggiatore che come scrittore si è detto ma senza alcuna intenzione di ridurre il valore, la funzione, il significato delle narrazioni rispetto ai film dal momento che i testi scritti non erano stati soltanto delle anticipazioni ma avevano avuto una propria autonomia, una propria indipendenza, un valore proprio.
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