“Un bimbo non si giudica con un quiz”. “Ma in tutto il mondo si valutano prof e alunni”

da Tecnica della Scuola

“Un bimbo non si giudica con un quiz”. “Ma in tutto il mondo si valutano prof e alunni”
di Pasquale Almirante
Se per un verso la diatriba sui test Invalsi si accende, dall’altro Rossi Doria, il sottosegretario all’istruzione, li difende
Anche la Flc-Cgil chiede di rivedere tutta l’impostazione dei test Invalsi e, benché non abbia scioperato, è critica sulla valutazione scolastica in base ai quiz. E se i Cobas parlano del 20 per cento di maestri in sciopero, smentiti dal Miur, in realtà, sono stati tanti i docenti che si sono astenuti, tanto da costringere diversi presidi a correre ai ripari ammassando alunni in una sola aula.  Tuttavia, tenendo pure in conto il fatto che sono molti gli intellettuali contrari a queste prove, il sottosegretario all’Istruzione, Rossi Doria insiste nel dire che servono “per migliorare la scuola e in tutto il mondo si valutano prof e alunni”. In una intervista a Repubblica dice infatti: “I grandi paesi e quelli in via di sviluppo hanno modalità di valutazione. Tutti. Si valutano alunni, insegnanti, scuole. In Germania e negli Stati Uniti, in India, in Brasile, in Corea. Perché mai il sistema scolastico italiano, che promuove o boccia milioni di ragazzi ogni anno, non dovrebbe essere valutato?”
Fra l’altro, aggiunge Rossi Doria, questi non sono quiz, ma “sono prove di conoscenza e di intelligenza prodotte da insegnanti che per decenni si sono cimentati a scuola, spesso nelle condizioni più difficili. I test Invalsi sono criticati da intellettuali che pensano alla centralità del voto in italiano, come nei Sessanta. Oggi servono prove strutturate. E poi, anno dopo anno, questi test sono migliorati”. Infatti per il sottosegretario i testi Invalsi servono “a farci capire i punti di forza e di debolezza del nostro sistema, offrono una quantità di dati straordinaria. In Puglia hanno fatto aumentare le ore di italiano e matematica nelle scuole, e oggi certifichiamo un miglioramento.”
E se gli insegnanti mugugnano, non è per i test in sé, ma più semplicemente perché “si sentono costretti a un lavoro ulteriore non riconosciuto. Bisogna pagare meglio maestri e professori, questo è il punto.”