Sostegno a scuola: ecco la proposta di legge

da la Repubblica

Sostegno a scuola: ecco la proposta di legge

Per gli insegnanti di sostegno lasciati soli nel loro lavoro a scuola, e per i ragazzi che devono essere sostenuti, ora c’è una proposta di legge organica. Vuole aggiornare la storica legge quadro del 1992

Corrado Zunino

Per gli insegnanti di sostegno lasciati soli nel loro lavoro a scuola, e per i ragazzi che devono essere sostenuti, ora c’è una proposta di legge organica. Vuole aggiornare la storica legge quadro del 1992 (tenendo conto della sopravvenuta autonomia scolastica e delle indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità) e prova ad affiancare il percorso della grande riforma scolastica presentata dal governo lo scorso 3 settembre. La proposta viene firmata dal Partito democratico, a conclusione di una campagna di denuncia e conoscenza portata avanti dal settore “welfare e scuola” di cui abbiamo già dato conto.

Maggiore formazione e specializzazione per le diverse forme di disabilità, carriere separate per il personale e continuità del curriculum. Sono diciassette gli articoli della proposta di legge, riassumibili in quattro sommari: formazione degli insegnanti (20 milioni il costo per lo Stato) e continuità educativa; garanzia dei diritti degli alunni; migliore organizzazione territoriale; rapporti con le famiglie. La legge chiede di ridisegnare i corsi di laurea per i docenti di sostegno e introduce il principio della formazione obbligatoria in servizio per gli insegnanti, il personale amministrativo e i dirigenti scolastici. Vengono ripensate le procedure di certificazione della disabilità. Si prevede di garantire la continuità educativa, l’accessibilità, l’assistenza nell’istruzione

domiciliare e la somministrazione dei farmaci a scuola. È prevista, inoltre, l’istituzione di una rete di scuole-polo per l’inclusione con 106 centri territoriali di supporto (Cts) di livello provinciale: offriranno consulenza e software didattici agli insegnanti e alle scuole.

Per abbattere il contenzioso sul tema (1.141 cause perse dallo Stato solo nella provincia di Palermo nella stagione appena chiusa), la legge promuove organismi di conciliazione: le famiglie non dovranno rivolgersi ai tribunali per veder garantiti i loro diritti. Si ipotizza un organismo di coordinamento di tutti i ministeri interessati per dare coerenza alle politiche per l’inclusione. La legge tiene conto delle ultime due categorie di bambini-adolescenti definite bisognose di aiuto in classe (da leggi e direttive ministeriali del 2010 e 2012): coloro che hanno difficoltà specifiche di apprendimento (Dsa) e gli scolari con bisogni speciali (Bes).

Gli alunni con disabilità nella scuola statale sono 222.000; quelli con DSA certificati 90.000; mentre coloro che presentano difficoltà di carattere linguistico  –  individuabili soprattutto nell’ambito degli alunni con cittadinanza non italiana neo arrivati in Italia, e quindi totalmente sprovvisti di competenze linguistiche adeguate  –  sono circa 28.000. Per quanto concerne gli alunni con disabilità, essi sono distribuiti in 140.000 classi, su un totale di 366.000 classi, cioè su una percentuale pari al 38% delle classi della scuola italiana (fonte MIUR 2010).

Intanto, l’11 e il 12 settembre a Padova (Università e Hotel Europa) si terrà la terza conferenza internazionale del Network europeo NetQ6 dal titolo “Approcci pratici all’educazione prescolastica e della prima infanzia. Sfide e prospettive per alunni diversamente abili e svantaggiati”. La conferenza mira a valorizzare articoli originali e ricerca di base che tendono a “non considerare qualsiasi disabilità fisica, psichica o sensoriale come un handicap, ma come una capacità diversa nel contesto educativo”.