Meno soldi e più qualità, la scuola insegue l’europa

da La Stampa

Meno soldi e più qualità, la scuola insegue l’europa

L’Italia migliora ma rimane in coda tra i 34 Paesi della ricerca

Una scuola in cui gli insegnanti sono pagati sempre meno ma devono insegnare a un numero sempre maggiore di studenti. Che vede calare gli investimenti anno dopo anno, unica nel mondo Ocse. Sono alcuni dei dati che raccontano bene le difficoltà della scuola italiana, contenuti nel rapporto «Uno sguardo sull’Istruzione 2014: indicatori Ocse», presentato ieri. Ma ci sono anche aspetti positivi. Negli ultimi 15 anni è aumentato il numero di diplomati e laureati, in particolare tra le donne, anche se è ancora inferiore alla maggior parte degli altri Paesi Ocse (l’organizzazione raccoglie 34 nazioni sviluppate con un sistema di governo democratico e un’economia di mercato). Le donne sono sempre più presenti in professioni un tempo considerate maschili come l’ingegneria. Il bilancio potrebbe essere positivo, la qualità dell’istruzione migliora. Resta il drammatico dato del calo della spesa pubblica in questo settore, e l’Italia è l’unico Paese Ocse dove accade. Si investe appena il 9% rispetto al 13% dei Paesi Ocse e al 12% dei 21 PaesiUe. Tra il 1995 e il 2011 la spesa per studente nella scuola primaria, secondaria e post secondaria non terziaria è diminuita del 4%. Se non fosse per i contributi «volontari » dei genitori davvero non si saprebbe come fare. La riduzione è dovuta al calo nel numero dei docenti, necessario perché in passato l’Italia aveva uno dei più alti numeri di insegnanti in rapporto agli studenti. Oggi si è arrivati a un rapporto di un insegnante ogni 12 studenti, rispetto a una media Ocse di 15 studenti nella scuola primaria e 13 nella secondaria. È il risultato del calo di ore di lezione degli studenti e del blocco del turnover, infatti il 62% degli insegnanti delle scuole secondarie ha più di 50 anni. E, quindi, «la qualità dell’istruzione – spiega Francesco Avvisati, ricercatore Ocse autore della nota sull’Italia – non dipende dal numero degli insegnanti ma dalla loro preparazione». Migliora la preparazione in Matematica, l’Italia è uno dei tre Paesi Ocse, con Polonia e Portogallo, ad aver visto diminuire il numero dei quindicenni con gravi difficoltà da 1 su 3 a 1 su 4.Un miglioramento che non si è tradotto in un aumento delle competenze Le conoscenze dei laureati tra i 25 e i 34 anni in lettura e matematica raggiungono appena il livello di competenze dei loro coetanei senza titolo di studio terziario in Finlandia, Giappone o Paesi Bassi. Non è un quadro roseo, la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini risponde ricordando i provvedimenti appena annunciati dal governo. «Il rafforzamento dei percorsi di alternanza scuola-lavoro e l’arricchimento delle competenze dei nostri ragazzi sono la nostra priorità ».