#scuolebelle, il Miur precisa

da tuttoscuola.com

#scuolebelle, il Miur precisa
Puntigliosa replica dell’Ufficio stampa del Miur all’articolo pubblicato da ‘Il Fatto Quotidiano’

Pubblichiamo l’argomentata precisazione che l’Ufficio stampa del Miur ha inviato al quotidiano ‘Il Fatto’ dopo la pubblicazione di un articolo, segnalato anche da Tuttoscuola, nel quale si denunciava il carattere strumentale dell’operazione #scuolebelle, realizzata con l’apporto di un consistente numero di ex Lavoratori Socialmente Utili (LSU). La replica del Ministero offre ulteriori elementi di valutazione anche per quanto riguarda le politiche attive dell’occupazione su cui il governo Renzi è in questo momento particolarmente impegnato.

Gentile direttore, 

sul sito de ‘Il Fatto Quotidiano’ è apparso ieri un articolo firmato da Lorenzo Vendemiale dal titolo “Scuole Belle, l’inganno del governo Renzi per dare lavoro agli Lsu”. Ci preme spiegare ai vostri lettori che a nostro modo di vedere non c’è stato nessun inganno. Ci permetta di dirlo. Che gli ex lavoratori socialmente utili sarebbero stati impiegati, a seguito di apposita formazione, anche per interventi di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale nelle scuole era noto fin da marzo, da quando, cioè, anche attraverso un comunicato stampa del 31 di quel mese, il Ministro dell’Istruzione Giannini e quello del Lavoro Poletti si dichiararono soddisfatti “per l’approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri” della norma che consentiva di applicare in tutto il paese “il progetto che mira al miglioramento del decoro degli edifici scolastici ed alla riconversione dei lavoratori impiegati nei servizi di pulizia delle scuole”.  

I ministri spiegarono in quell’occasione che alla necessità di mantenere i livelli occupazionali degli ex lsu sarebbe stata abbinata la possibilità di migliorare lo stato delle scuole. Gli ex lsu che avevano la qualifica di pulitori nelle scuole sono stati formati e hanno avuto un upgrade professionale a manutentori. Molti lavoratori si sono rimessi in gioco, donne e uomini che hanno accolto con entusiasmo la possibilità di costruire un percorso nuovo e di fare anche qualcosa di utile per le scuole dei nostri figli. Era forse meglio ricorrere ad ammortizzatori sociali (con esborso di risorse pubbliche) per poi creare, a distanza di tempo, un bacino di altri 11000 disoccupati? O piuttosto rendere le scuole più decorose per i nostri ragazzi? Noi crediamo di aver messo in campo un modello virtuoso, una buona pratica. 

Nessun bluff, inoltre, perché il Presidente Renzi e i vertici del MIUR, fin dalle prime conferenza stampa, hanno sempre illustrato i diversi filoni in cui si articola il grande Piano del Governo sull’edilizia scolastica, di cui #scuolebelle rappresenta solo una parte. Ci sono anche il filone #scuolesicure (per un valore di 150 milioni di euro per il 2014 e 400 per il 2015), #scuolenuove (per un valore di 122 milioni di euro per il 2014 e 122 per il 2015), sono in arrivo, in attuazione di una norma del governo Letta, mutui agevolati con BEI che svilupperanno un investimento per 800/900milioni di euro nel 2015 e 2016, c’è l’attuazione dei fondi immobiliari, strumento tutto nuovo per l’edilizia scolastica, per un importo di 36,5 milioni di euro per il 2014. 

Ultimo punto ma non meno importante: i soldi per le #scuolebelle non sono stati distribuiti a pioggia, senza nessun bando, nessun criterio o censimento delle scuole che ne avevano bisogno. Al giornalista è stato illustrato nel dettaglio il contenuto del Dm del 15 luglio 2014, che prevede i seguenti criteri di riparto: un solo intervento per plesso con un valore minimo di 7.000 euro (ovviamente se una scuola ha più plessi aumentano gli importi e si può arrivare a cifre molto significative); priorità alle sedi scolastiche ed educative del primo ciclo di istruzione; priorità ai plessi scolastici con un maggior valore rapporti alunni per classe. 

Una volta ottenuta con apposito algoritmo, una graduatoria oggettiva e trasparente (da subito pubblicata sui siti della PCM e del MIUR), il lavoro sul territorio degli Uffici scolastici regionali, in collaborazione con i dirigenti scolastici, ha portato all’esclusione, su richiesta del presidi, di quelle scuole che non avessero esigenze di manutenzione, per poter scorrere la graduatoria verso altre. Al riguardo, va detto pubblicamente che le scuole che hanno rinunciato sull’intero territorio nazionale sono state circa 60 (plessi) su un pacchetto di più di 7.700 interventi (plessi) per il 2014. Non è questo il segnale della grande necessità di lavori di manutenzione nelle scuole? Grazie per l’ascolto. 

Ufficio Stampa Miur Roma, 9 ottobre 2014