Archivi categoria: Sociale

10° Convegno Nazionale Qualità della Vita per le Disabilità.Tra scienza e valori

7-8 settembre 2015 – 10° Convegno Nazionale Qualità della Vita per le Disabilità.Tra scienza e valori – Università Cattolica di Milano

Il convegno per la qualità della vita per le disabilità, organizzato dalla Fondazione Sospiro Onlus, giunto alla decima edizione, è incentrato attorno al tema del metodo scientifico e dei valori personali. Il convegno “Tra scienza e valori” coniuga contributi provenienti dal panorama scientifico di oltre 50 clinici, ricercatori ed esperti a livello nazionale e internazionale e il pragmatismo e l’esperienza di chi lavora quotidianamente con la disabilità
Nelle due giornate congressuali sono previste varie sessioni plenarie e simposi in parallelo, che permetteranno ai partecipanti di approfondire le tematiche e gli argomenti che più si allineano ai propri interessi personali e professionali.

A conclusione del convegno è prevista un workshop specialistico, dedicato ai gravi disturbi del comportamento, nell’ottica della condivisione e confronto tra le varie professionalità e figure educative.

10° Convegno Nazionale Qualità della Vita per le Disabilità.Tra scienza e valori
Università Cattolica del Sacro Cuore, Largo Gemelli 1, Milano

999 eBook

Youreduaction ha pensato bene di sfruttare le risorse gratuite che il web propone, andando alla ricerca dei titoli di narrativa che si trovano, qua e là, nei vari siti internet.
Ne hanno trovati 999, li hanno rinominati per autore e titolo, li hanno visionati uno per uno per constatare che non provengano da copiature illegali di libri protetti da diritti d’autore e li hanno messi a disposizione per chiunque.
Dunque, ecco la raccolta di 999 ebook di NARRATIVA da leggere in classe:
http://www.aiutamici.com/ftp/programmi/eBook_Pack_1/Lista_eBook.htm
(fonte: http://www.youreduaction.it/libri_di_narrativa_gratis/ via https://lavagna.wordpress.com/)

La formazione sull’autonomia

La formazione sull’autonomia, promossa dall’AIPD

Gli operatori delle sedi locali dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), ma anche quelli impegnati in altre Associazioni o Enti che svolgono attività di autonomia per persone con sindrome di Down o altre forme di disabilità intellettiva, possono iscriversi ai seminari di formazione sull’educazione all’autonomia, organizzati anche quest’anno a Roma dall’AIPD Nazionale e in programma all’inizio di ottobre e a fine novembre

Anche quest’anno l’AIPD Nazionale(Associazione Italiana Persone Down) ha organizzato gli ormai tradizionali seminari di formazione sull’educazione all’autonomia, in programma a Roma, rispettivamente il 1° e 2 ottobre – quello rivolto ai nuovi operatori – edal 25 al 28 novembre, quello destinato ad operatori già forniti di esperienza nel settore.
In particolare, il primo seminario intende offrire una formazione mirata alla conoscenza della metodologia adottata dall’AIPD, mentre il secondo vuole essere una preziosa occasione di confronto e approfondimento tra chi ha già lavorato nei percorsi di educazione all’autonomia.
L’iniziativa – va ricordato anche questa volta – è rivolta sì agli operatori delle sedi locali AIPD, ma è aperta anche a chi agisce in altre Associazioni o Enti che svolgono attività di autonomia per persone con sindrome di Down o altre forme di disabilità intellettiva.
Per quanto riguarda infine i termini di iscrizione, quello relativo al primo seminario di inizio ottobre è stato fissato per il 5 settembre prossimo. (S.G.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: aipd@aipd.it.

Osservatorio inclusione alunni disabili, ecco i componenti

da Superabile

Osservatorio inclusione alunni disabili, ecco i componenti

Venti componenti, turn over quasi totale ma nessuna grande sorpresa. Confermati i presidenti di Fish e Fand, ci sono anche un dirigente scolastico, tre docenti e una neuropsichiatra. New entry il Comitato italiano paralimpico

ROMA – C’è un dirigente scolastico, tre docenti di scuola primaria e secondaria, due docenti universitari, una neuropsichiatra, una pedagogista e i due presidenti delle federazioni di associazioni Fand e Fish. Il ministero dell’Istruzione, con decreto dello scorso 10 agosto, ha ricostituito l’Osservatorio per l’inclusione degli alunni disabilità, che era scaduto mesi fa e non era ancora stato rinnovato. L’Osservatorio ha compiti consultivi e propositivi sulle politiche scolastiche della disabilità e sulla loro attuazione: non un ruolo deliberante dunque, ma negli anni scorsi si è distinto per essere il luogo privilegiato in cui i problemi e le esigenze degli alunni e degli studenti disabili venivano portati all’esame del Ministero e presi in carico.

L’Osservatorio per l’integrazione delle persone disabili è articolato in un comitato tecnico-scientifico ed in una consulta delle associazioni dei disabili e delle loro famiglie. Fanno parte del comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio, coordinato dal Direttore Generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione del Miur, Giovanna Boda, altri 19 componenti. A rappresentare il Ministero dell’Istruzione sono Raffaele Ciambrone (D.G. Studente), Marco Ugo Filisetti (Direttore generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica), Michele Moretta (Direzione generale per lo studente, lo sviluppo e l’internazionalizzazione della formazione superiore), Maria Novelli (Direttore generale per il personale scolastico), Carmela Palumbo (Direttore generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione), Maria Rosa Silvestro, dirigente tecnico.

Ci sono poi Paolo Mancarella, presidente della Cnudd, la Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati per la disabilità, e in rappresentanza di Fand e Fish i rispettivi presidenti Franco Bettoni e Vincenzo Falabella. A rappresentare i dirigenti scolastici è stata nominata una donna, Cinzia Scheriani, così come donne sono anche le docenti Daniela Boscolo (scuola secondaria), Mariangela Di Gneo e Stefania Vannucchi (scuola primaria). Carlo Hanau e Lucio Cottini (quest’ultimo è ordinario di pedagogia speciale e presidente SiPes) sono i docenti universitari. L’elenco dei componenti prosegue con la neuropsichiatra infantile Giovanna Gambino e la pedagogista Rosa Zuccarello. Per il Comitato italiano paralimpico è prevista la delegata Melissa Milani, e a chiudere, in qualità di esperta Maria Pia Bucchioni, già direttore regionale istruzione e diritto allo studio.

Fanno di diritto parte del Comitato anche il Coordinatore nazionale del Fonags e il Coordinatore del Forum delle associazioni studentesche. E’ previsto che su specifiche tematiche partecipino anche un rappresentante del Ministero del Lavoro e un rappresentante del Ministero della Salute.

Rispetto al precedente Osservatorio, che era stato nominato per tre anni, nel dicembre 2011, dall’allora ministro Profumo, cambia la quasi totalità dei membri, con la sola eccezione dei dirigenti del Miur che hanno mantenuto il medesimo incarico all’interno del Ministero e dunque continueranno a sedere nel Comitato Tecnico Scientifico (in particolare, si tratta di Ciambrone e Palumbo). Cambia ben poco però – e del resto la normativa in materia parla chiaro – riguardo la qualifica dei componenti: anche nel precedente Osservatorio erano presenti un neuropsichiatra, il presidente della Fish (si trattava di Pietro Barbieri) e il presidente della Fand (allora Giovanni Pagano). I docenti erano però quattro e non tre, e fra di essi vi era un docente di scuola dell’infanzia, ora assente. Erano tre infine, e non due, i docenti universitari. I due posti lasciati liberi sono andati, nel nuovo Osservatorio, ai rappresentanti del Cip e della Cnudd.

Mani parlanti: arriva il video dizionario partecipativo della lingua dei segni

da Redattore sociale

Mani parlanti: arriva il video dizionario partecipativo della lingua dei segni

Nasce in Francia Culinan.net: ispirato alla filosofia wiki, permette a tutti di inserire brevi video per mostrare come si “segna” una parola. Sotto la supervisione di un comitato di esperti. Presto una sezione sul lessico tecnico legato al lavoro

PARIGI – C’è chi ha la lingua d’oro e chi le mani di diamante. I primi parlano in maniera chiara e sanno farsi capire da tutti, i secondi usano le mani per trasformare le parole in segni. Mains Diamant (alla lettera dal francese, mani diamante) è il nome di un’associazione di giovani francesi impegnati contro l’esclusione delle persone sorde. I ragazzi di Mains Diamant sono convinti che l’unico modo per vincere la loro battaglia sia quello di diffondere il più possibile, anche tra le persone udenti, le lingue dei segni e per questo hanno creato Culinan.net, la prima piattaforma partecipativa per la divulgazione e l’apprendimento della Lsf, la lingua dei segni francese. Culinan prende il nome dal più grande diamante grezzo mai scoperto (una pietra di 3.106 carati ritrovata nel 1905 in Sud Africa) e ambisce a diventare il primo video-dizionario partecipativo in lingua dei segni francese.

La piattaforma si ispira alla filosofia wiki: tutti i contenuti inseriti sono creati, condivisi, scambiati e migliorati in maniera collaborativa dai fruitori del sito internet. Dopo essersi registrato su Culinan, ogni utente può caricare un video in cui mostrare la maniera di segnare un vocabolo in Lsf. C’è un filmato in cui un uomo col pizzetto e gli occhiali, sposta contemporaneamente le mani dall’altezza delle tempie a quella delle spalle, mimando una specie di velo che dalla testa scende sulla schiena: è la segnatura della parola francese nonne (monaca), messa lì, a disposizione di tutti gli utenti culinan. Poco più in basso una ragazza chiede come segnare la parola avocat (avvocato) ed ecco un giovane coi capelli a spazzola e gli occhiali pronto ad accontentarla. In un video di pochi secondi, il ragazzo alza il braccio destro all’altezza del torace e ruotando il polso appoggia per due volte sul petto la mano aperta mostrandone il dorso; contemporaneamente le sue labbra formano, senza pronunciarla, la parola “avocà”. A garantire l’affidabilità dei filmati caricati su Culinan c’è un gruppo di esperti della Alsf, l’Accademia della lingua dei segni francese, che collaborano con Mains Diamant e controllano ogni video prima di autorizzarne la pubblicazione.

Secondo l’Unisda, l’unione francese per l’integrazione sociale dei deficit auditivi, 40 milioni di persone in Europa soffrono di sordità o di insufficienze auditive gravi. Per la maggior parte di queste persone le lingue dei segni sono la maniera più naturale di comunicare. Quasi ogni lingua parlata ha un suo corrispettivo segnato, ma ogni lingua dei segni ha una struttura grammaticale e una sintassi diversa da quelle parlate. Segnare una frase somiglia più a disegnare un concetto che a dirlo. Per comunicare una locuzione semplice come “la penna è sul tavolo” bisogna, proprio come si fa quando si disegna, indicare prima il tavolo e poi la penna da metterci sopra. Le persone sorde hanno un modo di rappresentare se stesse e il mondo in cui vivono diverso da quello degli udenti, con regole e convenzioni sociali differenti.

Superato l’ostacolo della scolarizzazione, la sfida più difficile per una persona sorda è quella di integrarsi in un ambiente lavorativo che pensa e si comporta con codici da udenti. I creatori di Culinan.net hanno previsto di dedicare una sezione speciale del sito al lessico lavorativo e sono alla ricerca di fondi per realizzarla. Molti termini tecnici legati a diverse realtà lavorative non hanno ancora una segnatura chiara e univoca e piattaforme partecipative come Culinan potrebbero essere il luogo migliore per la creazione di questi nuovi segni. Ma non solo, pensiamo a tutti i neologismi che anno dopo anno entrano in ogni lingua: twittare, loggare, avatar, hashtag, selfie, spam. Su Culinan ci sono mani di diamante pronte a collaborare tra loro per trasformare questi suoni in segni. (Antonello Chindemi)

Click day

Dal 25 agosto parte il click day per richiedere contributi da parte delle province

E’ stato emanato il decreto del Ministero dell’interno del 19/8/2015 relativo al contributo in favore delle province e delle città metropolitane, per l’anno 2015, per esigenze relative all’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con handicap fisici o sensoriali e i servizi di supporto organizzativo del servizio di istruzione per gli alunni con handicap o in situazione di svantaggio.

Come riportato nel decreto, a cui si rimanda, sono legittimati a fruire del contributo e quindi a trasmettere la richiesta le province e le città metropolitane.

Non rientrano nella misura finanziaria le province ricadenti nelle regioni Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.

INFO: http://aldiladellimite.blogspot.it/2015/08/alunni-con-handicap-dal-25-agosto-parte.html

Dal 15 settembre 2015 è necessario sostituire il vecchio contrassegno

da Superabile

Dal 15 settembre 2015 è necessario sostituire il vecchio contrassegno con quello unificato europeo, di colore azzurro. Il contrassegno è strettamente personale, non è vincolato ad uno specifico veicolo e ha valore su tutto il territorio nazionale. In arrivo altre novità

ROMA – Il 15 settembre 2015, ai sensi del D.P.R. n.151 del 2012 (Regolamento recante modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, concernente il regolamento di esecuzione e attuazione del Nuovo codice della strada, in materia di strutture, contrassegno e segnaletica per facilitare la mobilità delle persone invalide) scade il termine per sostituire il contrassegno disabili di colore arancione, anche se ancora in corso di validità, con il contrassegno unificato disabili europeo, di colore azzurro. Oltre tale data il tagliando arancione non sarà più valido.

Con la modifica dell’articolo 381 del DPR 495/1992, per la circolazione e la sosta dei veicoli a servizio delle persone invalide con capacità di deambulazione impedita, o sensibilmente ridotta, il comune di residenza rilascia autorizzazione mediante l’apposito contrassegno invalidi denominato “contrassegno di parcheggio per disabili” conforme al modello previsto dalla raccomandazione n. 98/376/CE del Consiglio dell’Unione europea del 4 giugno 1998. Il contrassegno è strettamente personale, non è vincolato ad uno specifico veicolo e ha valore su tutto il territorio nazionale (articolo 1, comma 1, lett. b del DPR 151/2012).In base alla lettera e) dello stesso comma 1, il Comune potrà inoltre stabilire, anche nell’ambito delle aree destinate a parcheggio a pagamento gestite in concessione, un numero di posti destinati alla sosta gratuita degli invalidi muniti di contrassegno superiore al limite minimo previsto dall’articolo 11, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503 e prevedere, altresì, la gratuità della sosta per gli invalidi nei parcheggi a pagamento qualora risultano già occupati o indisponibili gli stalli a loro riservati.

Il contrassegno può essere permanente (va rinnovato ogni 5 anni), oppure temporaneo (validità correlata alla disabilità riscontrata dallo staff medico). Il contrassegno permanente alla scadenza può essere rinnovato sulla base di documentazione medica che attesti la persistenza dello stato di invalidità. La differenza tra il vecchio e nuovo, oltre che nel colore, sta nel formato, nel contenuto e nel simbolo. Inoltre, i dati della persona con disabilità, la foto del titolare e la sua firma vanno apposti sul retro del tagliando, in modo da non essere visibili dall’esterno dell’abitacolo e garantire quindi la tutela della privacy.

Le novità al Codice della strada non sono finite. Cambiano le regole per le patenti speciali per disabilità: con la patente B per disabili sarà possibile trainare rimorchi senza limiti di peso (attualmente il tetto è di 750 kg) anche se il totale del complesso veicolare (auto e rimorchio) non potrà superare i 3500 kg. Se invece si vogliono trainare pesi maggiori resta l’obbligo di conseguire il corrispondente titolo abilitativo.

Disabilita’ ed inclusione: le linee guida per i nuovi progetti regionali

Disabilita’ ed inclusione: le linee guida per i nuovi progetti regionali

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato le Linee guida per la presentazione da parte delle Regioni di proposte di adesione alla sperimentazione del nuovo modello di intervento in materia di vita indipendente ed inclusione nella società delle persone con disabilità.

Le Linee guida si inseriscono nel panorama delineato dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006 e affida alle Regioni la sperimentazione degli interventi profondamente innovativi previsti in materia di vita indipendente. Il Programma d’Azione biennale prevede infatti l’empowerment della persona che possa realizzare a pieno l’integrazione e la partecipazione nella società delle persone con disabilità. A tal fine le Regioni devono presentare i propri progetti annuali, da realizzare in collaborazione con la persona con disabilità sulla base di un piano personalizzato, rivolti a persone con disabilità con un’età compresa tra i 18 ed i 64 anni. Ogni proposta progettuale può beneficiare di un massimo di 80.000 euro di finanziamento da parte del Ministero, mentre la Regione garantisce, in forma diretta o tramite l’ambito territoriale candidato, il co-finanziamento per una quota non inferiore al 20% dell’importo totale del costo complessivo.

La proposta deve essere inviata al Ministero del lavoro e delle politiche sociali – Direzione generale per l’inclusione e le politiche sociali – Divisione IV entro le ore 12.00 del 9 ottobre 2015 mediante posta elettronica certificata al seguente indirizzo: dginclusione.div4@pec.lavoro.gov.it.


Linee guida per la presentazione dei piani di progetto regionali per il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE)

Spesa sociale: si prospetta un autunno caldo

Spesa sociale: si prospetta un autunno caldo

“Le veline e taluni dati che escono da INPS dovrebbero essere oggetto di attenta e prudente analisi e non certo l’ispiratrice anticipazione di politiche sociali più o meno insostenibili e dagli impatti deleteri”

È il secco commento di Vincenzo Falabella, Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap dopo la lettura dell’ennesimo intervento giornalistico che propala il nuovo verbo di INPS, gradito ad alcune parti istituzionali: la cosiddetta spesa assistenziale andrebbe solo in parte ai più cittadini poveri, mentre il grosso finirebbe nelle tasche dei cittadini improvvisamente considerati più abbienti.
Lo afferma – e non è voce isolata – l’autorevole Corriere della Sera di oggi (7 agosto 2015) per firma di Enrico Marro e con commento di Maurizio Ferrera.
I dati usati sono di origine INPS e forniscono appunto la distribuzione della spesa assistenziale di INPS. La proiezione proposta però non avviene per reddito degli attuali beneficiari ma bensì per ISEE e cioè con l’indicatore che comprende sia la componente reddituale che la componente patrimoniale dell’intero nucleo familiari.
Il focus – per ora – è sulle pensioni e assegni sociali (riconosciuti agli over65 anni) e sulle integrazioni al minimo delle pensioni. Per ambedue le provvidenze – tipicamente di contrasto all’indigenza – si assume a riferimento, fino ad oggi, il reddito personale o quello coniugale se il beneficiario è sposato.
La tesi di INPS e del Corriere è: si assuma a riferimento l’ISEE. Così facendo risparmiamo qualche miliardo (le pensioni sociali si aggirano sui 5 miliardi annui).
“Il semplicismo della soluzione proposta lascia assai perplessi per gli inquietanti coni d’ombra. A quale ISEE si fa riferimento? Non trattandosi di una prestazione sociosanitaria l’ISEE di riferimento è quello ordinario e cioè dell’intero nucleo familiare. Ma quand’anche l’ISEE fosse limitato al singolo e al coniuge, lo strumento considera anche il patrimonio e cioè i risparmi di una vita, patrimonio che spesso è usato per compensare le necessità di figli e nipoti sempre più inoccupati o per altre emergenze che non trovano una risposta nei servizi pubblici”.

I dati offrono una fotografia, peraltro da un angolo prospettico del tutto parziale, ma non considerano l’impatto di questa decisione in prospettiva e sul rischio di impoverimento delle famiglie.
“Ad esempio – prosegue Falabella – per l’integrazione al minimo ci si riferisce a pensioni di importo inferiore ai 502,38 euro al mese. Secondo questa logica selettiva chi ricevesse una pensione di 450 euro al mese, ma avesse dei risparmi da parte, perderebbe il diritto all’integrazione al minimo o alla pensione sociale. Se questa è equità e attenzione all’impoverimento, non possiamo che esprimere riprovazione.”

Secondo queste elaborazioni ogni proiezione sulla cosiddetta spesa sociale è incentrata su INPS. Al contrario, la spesa sociale e socio-sanitaria in servizi e prestazioni ha un trend in drammatica discesa negli ultimi anni.
“Il messaggio è: se non ce la fate da soli, date fondo ai risparmi di famiglia, vendete la casa, lasciate che i vostri figli e i vostri nipoti, magari disoccupati si arrangino…
Peraltro gli eventuali “risparmi” di questa ipotetica operazione non andrebbero certo ai più poveri, ma verrebbero semplicemente tolti ai cosiddetti benestanti.”
Ma fra le righe – questa volta in modo apparentemente residuale – torna anche l’ipotesi di condizionare l’erogazione dell’indennità di accompagnamento al reddito. Anzi, all’ISEE.
“L’indennità di accompagnamento è l’unico (e parzialissimo) livello essenziale di assistenza, utile a compensare parzialmente servizi non resi alle persone con disabilità grave. L’introduzione di questo limite ci vedrebbe – come in passato – in una posizione di netta e ferma contrarietà. La legge di stabilità si avvicina e si prospetta un autunno caldo.”

L’Italia ha una legge sull’autismo: c’è l’ok del Senato

da Superabile

L’Italia ha una legge sull’autismo: c’è l’ok del Senato

La commissione Igiene e Sanità approva, in sede deliberante, il testo licenziato dalla Camera con alcune modifiche: previsti entro 6 mesi i Lea sull’autismo. Hanau: “Meglio così non si poteva chiedere. Ora tutti al lavoro”. Nicoletti: “Legge del compromesso, non cambierà nulla”

ROMA – E’ legge, il tanto sospirato e dibattuto ddl sull’autismo: nato dall’unificazione di quattro proposte (De Poli, Ranucci, Padua e Zanoni), vivacemente discusso sopratutto nelle ultime settimane, il ddl, già approvato in prima lettura al Senato, poi passato alla Camera e da questa ritoccato, ha oggi ricevuto l’ok definitivo della commissione Igiene e Sanità del Senato, in sede deliberante. E’ quindi, a tutti gli effetti, legge.

“Sono molto molto soddisfatto – commenta Carlo Hanau, che ha seguito con attenzione la gestazione del testo normativo – Più e meglio di così non si poteva chiedere a una legge quadro. Ora non resta che mettersi al lavoro, tutti quanti, anche chi fino a ieri protestava che questa legge non andava bene. Ci aspettano sei mesi di intenso impegno”. Sì, perché uno dei due articoli aggiunti al testo dalla Camera prevede che, entro 6 mesi appunto, vedano la legge i Lea sull’autismo. “Ed è lì che si potranno e dovranno inserire tutte le indicazioni che venivano richieste e pretese – spiega Hanau – E’ quindi fondamentale lavorare tutti insieme, affinché questi Lea siano fatti bene”.

Restano, però, le perplessità di chi, da questo testo, si aspettava di più: “questa legge tratteggia solo una lieve cornice rispetto alle tante proposte che da associazioni e studiosi erano state presentate – coomentava infatti alcuni giorni fa Michela Serra, senatrice Cinque Stelle, promotrice di un dibattito sul tema proprio al Senato – Certo una legge serve, ma il suo compito non può limitarsi a indicare le linee per i Lea: è necessario invece che contenga riferimenti precisi alla metodologia funzionale, visto che in Italia c’è ancora tanta confusione. Soprattutto per quel che riguarda l’inclusione scolastica, bisogna che i docenti abbiano una preparazione specifica e sappiano con esattezza quale metodologia utilizzare. E questo nella legge non c’è: si rischia quindi di mantenere tutto in mano ai privati, in isole magari felici, che però non accessibili a tutti. E’ questo il mio più grande timore e credo che questa legge avrebbe dovuto e potuto fare di tutto per scongiurare questo rischio”.

Critico anche Gianluca Nicoletti, giornalista e papà di un ragazzo con autismo: “è la legge del compromesso de della non belligeranza, fatta col bilancino e incapace, quindi, di cambiare le cose”, diceva a Redattore sociale giorni fa. “Ognuno continuerà a seguire le terapie che vuole, le associazioni e le cooperative continueranno a fare il proprio lavoro e in materia di formazione dubito che ci saranno significativi cambiamenti”.

Plaudono, invece, i senatori Padua (Pd) e Romano (Aut), relatori del testo: “”Esprimiamo grande soddisfazione per un risultato importante, visto che i pazienti e le loro famiglie erano in attesa di questa norma da molti anni – commentano in una nota – La legge prevede, nel rispetto del riparto di competenze tra Stato e Regioni in materia sanitaria, interventi volti a garantire la tutela della salute, il miglioramento delle condizioni di vita, l’inserimento nella vita sociale delle persone con disturbi dello spettro autistico, l’aggiornamento delle linee guida, l’inserimento nei Lea della diagnosi precoce, della cura e del trattamento individualizzato, l’incentivazione della ricerca, le buone pratiche educative. Grazie a questa legge il Ssn offrirà alle persone con autismo interventi organici riconosciuti scientificamente – sottolineano ancora i senatori – Abbiamo raggiunto un grande risultato, grazie all’ascolto delle famiglie interessate, della comunità scientifica e delle associazioni che si occupano, nella quotidianità, della cura di persone che soffrono di questi disturbi. Per loro è essenziale che ora avvenga l’aggiornamento dei Lea, connesso a quelle delle linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nei disturbi pervasivi dello sviluppo. E le Regioni dovranno sviluppare, tra gli altri, progetti dedicati alla formazione e al sostegno delle famiglie che hanno in carico persone con disturbi dello spettro autistico e percorsi finalizzati all’inserimento lavorativo degli adulti. Il legislatore ha fatto la sua parte, ora l’impegno è di concretizzarlo e monitorarlo nella sua realizzazione territoriale”. (cl)

L’agricoltura sociale è legge

L’agricoltura sociale è legge

La XIII Commissione Agricoltura della Camera ha definitivamente approvato le nuove “Disposizioni in materia di agricoltura sociale” (Atto della Camera 303).

Si tratta di una norma che riconosce il valore di buone prassi già funzionanti nel nostro Paese e che ne premia la responsabilità sociale verso lavoratori con disabilità o comunque svantaggiati.

La stessa definizione di “agricoltura sociale” sembra descrivere esperienze significative già in atto che vanno dall’inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e svantaggiati inseriti in progetti di riabilitazione sociale alle attività sociali di servizio per le comunità locali usando le risorse, materiali e immateriali, proprie dell’agricoltura.

Ma vi sono ricordati anche i servizi “terapeutici” con l’ausilio di animali o la coltivazione delle piante ed infine l’educazione ambientale e alimentare rivolta a tutti, la salvaguardia della biodiversità animale (fattorie sociali e didattiche).

“È un ambito a cui ci piace riferirci perché è strettamente legato anche alla qualità dell’ambiente oltre che ad un’imprenditorialità moderna, sensibile e sostenibile. Una norma che apre strade e progettualità, ma soprattutto che riconosce valori ed esperienze.” commenta l’approvazione Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap.

Ora l’iniziativa passa alle Regioni, agli Enti locali e agli enti pubblici. Le Regioni, in particolare, nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale, potranno promuovere specifici programmi per la multifunzionalità delle imprese agricole, con particolare riguardo alle pratiche di progettazione integrata territoriale e allo sviluppo dell’agricoltura sociale.

Chi gestisce mense scolastiche e ospedaliere potrà prevedere come criterio di priorità nelle forniture la provenienza dei prodotti da operatori di agricoltura sociale.

Gli enti pubblici territoriali potranno dare in concessione, a titolo gratuito, anche agli operatori dell’agricoltura sociale i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata.

“Vista l’attenzione alle persone con disabilità faremo il possibile per promuovere la diffusione concreta della nuova norma. È una risorsa in più che vogliamo sia valorizzata in funzione dell’inclusione sociale.”

5 agosto Cura Autismo al Senato

Il 5 agosto la 12a Commissione, Igiene e Sanità, del Senato in sede deliberante, approva definitivamente il disegno di legge A.S. 344-359-1009-1073-B, sull’autismo

Il 7 luglio l’Aula della Camera approva la proposta di legge: Disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie (approvata, in un testo unificato, dalla 12a Commissione permanente del Senato) (C. 2985-A e abb.).

Il 30 giugno e 1 luglio la 7a Commissione della Camera esamina il Disegno di Legge su Disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie (Nuovo Testo C. 2985 , approvata, in un testo unificato, dalla 12ª Commissione permanente del Senato, e abb)

Il 18 marzo la 12a Commissione, Igiene e Sanità, del Senato in sede deliberante, approva il testo unificato dei disegni di legge n. 344 e abbinati, in materia di autismo.

Il 3 giugno la 7a Commissione del Senato esamina i disegni di legge:

  1. DE POLI. – Norme per la prevenzione, la cura e la riabilitazione dell’autismo e disposizioni per l’assistenza alle famiglie delle persone affette da questa malattia (344)
    2.Venera PADUA ed altri. – Disposizioni in materia di prevenzione, cura, riabilitazione delle persone affette da autismo e di assistenza alle famiglie (1009)
    3.Magda Angela ZANONI. – Disposizioni per la prevenzione, la cura e la riabilitazione delle persone affette da autismo e per l’assistenza alle loro famiglie (1073)

(7a Senato, 3.6.14) La relatrice Elena FERRARA (PD) riferisce che la Commissione è chiamata a rendere un parere alla Commissione sanità sui disegni di legge in titolo, che riguardano la prevenzione, la cura e la riabilitazione delle persone affette da autismo. Comunica anzitutto che l’esame del primo disegno di legge, il n. 344, è iniziato nell’agosto 2013, ed è proseguito in sede di Comitato ristretto a partire da settembre 2013. Nel corso dell’esame, sono stati presentati gli altri due disegni di legge, i nn. 1009 e 1073, nonchè due petizioni: il comitato ristretto della Commissione sanità ha quindi elaborato un testo unificato, che è stato adottato come base per il seguito dell’esame nella seduta del 3 aprile 2014. Giudica dunque opportuno esprimersi alla luce del testo predisposto dal Comitato ristretto, tenuto conto che esso costituirà l’articolato di riferimento per la presentazione degli emendamenti.

Venendo al merito della proposta legislativa unificata, illustra l’articolo 1, che enuncia l’obiettivo di assicurare il normale inserimento nella vita sociale delle persone affette da autismo, diffondendo anzitutto la cultura della diagnosi precoce dei disturbi dello spettro autistico. Tra le altre finalità, è menzionata anche la promozione di progetti internazionali di ricerca su particolari settori.

Precisa poi che all’Istituto superiore di sanità è affidato, ai sensi dell’articolo 2, l’aggiornamento triennale delle Linee guida, mentre l’articolo 3 attribuisce ad un decreto del Presidente del Consiglio l’individuazione delle prestazioni riconducibili ai livelli essenziali di assistenza. L’articolo 4 concerne il diritto all’informazione connesso all’utilizzo di farmaci da parte di soggetti autistici, mentre l’articolo 5 interessa in maniera diretta le competenze della 7a Commissione laddove delinea i compiti delle Regioni e delle Province autonome. In proposito, rileva che queste ultime sono chiamate ad adottare, fra l’altro, misure idonee a promuovere la formazione sulle metodologie di intervento educative, validate a livello internazionale, degli insegnanti che seguono alunni con disturbi dello spettro autistico nonchè a incentivare progetti dedicati all’educazione sanitaria delle famiglie che hanno in carico persone affette da autismo.

Nel condividere l’obiettivo di formazione degli insegnanti, segnala tuttavia che esso dovrebbe essere perseguito più propriamente dallo Stato, anziché essere affidato alle competenze delle Regioni e delle Province autonome, anche per evitare che la frammentazione regionale causi disomogenità di trattamento. Ricorda, a titolo esemplificativo, che la legge n. 170 del 2010 in materia di disturbi specifici di apprendimento (DSA) in ambito scolastico, all’articolo 7, comma 2, attribuisce ad un decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e  della  ricerca, l’individuazione delle modalità di formazione dei docenti e dei dirigenti, le misure educative e didattiche di supporto,  nonché le forme di verifica e di valutazione.

Reputa poi fondamentale quanto previsto nelle Linee guida della diagnosi precoce, che considera necessaria una formazione sul tema per pediatri di libera scelta e medici di medicina generale. Tale formazione di base, richiamata da momenti successivi, è a suo avviso ineludibile per arrivare a considerare fattori predittivi importanti e per attivare percorsi diagnostici e terapeutici presso i servizi gestiti da unità funzionali multidisciplinari.

Invita peraltro la Commissione ad approfondire ulteriormente la questione, nella consapevolezza dell’importanza di dare dignità a persone così profondamente colpite nelle loro capacità di vivere nella comunità. Richiama indi alcune affermazioni di esperti in materia, secondo cui deve essere riconosciuto il diritto alla migliore qualità possibile della vita.

Tornando al tema della formazione degli insegnanti, la relatrice ritiene che essa debba prevedere l’acquisizione di competenze inclusive che non chiudano in un binomio l’insegnante specializzato (di “sostegno”) ed il bambino. In quest’ottica, la formazione di base e quella permanente dovrebbero a suo giudizio estendere la conoscenza degli aspetti più comuni dei soggetti con disturbi dello spettro autistico e favorire il confronto con tutti coloro che si prendono cura del bambino oltre alla famiglia, come peraltro previsto dai gruppi di lavoro per l’handicap presso le direzioni didattiche e gli istituti comprensivi. Afferma infatti che in un progetto di lavoro allargato, scolastico ed extrascolastico, attraverso competenze adeguate e una costante valutazione, potrà essere possibile la costruzione di idonei contesti a beneficio della persona, dei suoi bisogni e cambiamenti.

Dopo aver citato alcune riflessioni di altri studiosi, secondo cui bisognerebbe prioritariamente chiarire che cosa si intende per “prospettiva inclusiva”, evidenzia la necessità che un insegnante, nella sua formazione, abbia conoscenze della prospettiva inclusiva senza la necessità di optare per diventare insegnante specializzato per l’integrazione. Rileva inoltre che il bambino con problematiche di tipo autistico dovrebbe essere accompagnato in  un percorso di continuità da un ordine di scuola ad un altro, tenendo altresì conto che gli insegnanti di classe e di  sostegno dovrebbero essere stabili e destinatari di momenti di formazione ancor prima dell’avvio dell’inserimento.

Osserva peraltro che i servizi gestiti da unità funzionali multidisciplinari per la cura delle persone con diagnosi di disturbo dello spettro di tipo autistico dovrebbero essere realizzati con tempestività per evitare ulteriori ritardi, in numero sufficiente da garantire alle famiglie di fruire dei servizi senza gravi disagi dettati dagli spostamenti. A tal proposito, sottolinea l’importanza che tali unità abbiano un qualificato sostegno dall’équipe di cura dove possano essere identificati uno/due operatori di riferimento a cui genitori e gli insegnanti possano rivolgersi periodicamente e/o nel momento in cui sorgano problemi di difficile gestione.

Avviandosi alla conclusione, ritiene che l’équipe di cura, in un’ottica integrata sanità, assistenza e scuola, debba tendere quanto più possibile ad assicurare la qualità della vita del soggetto autistico e preannuncia l’intenzione di inserire delle specifiche osservazioni nello schema di parere volte a delineare meglio i compiti e il coinvolgimento del mondo della scuola.

Nel dibattito interviene la senatrice SERRA (M5S), la quale ritiene che l’aspetto più interessante del tema riguardi le modalità di inclusione degli alunni autistici a scuola. In proposito reputa non sufficiente lo svolgimento di corsi di formazione specifici, evidenziando come sia fondamentale intervenire già nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria. Dopo aver ricordato la propria esperienza professionale decennale, afferma che l’attenzione e la sensibilità del docente devono fungere da stimolo per tutta l’équipe scolastica, in quanto l’inserimento del bambino autistico non riguarda solo l’insegnante di sostegno.

Nel sottolineare l’importanza di agire nella quotidianità, fa presente infine che attraverso una metodologia adatta e la continuità didattica si può aiutare il bambino con disturbi dello spettro autistico a lavorare in classe, superando le sue difficoltà.

Diritto allo studio e disabilità: approvato emendamento al Senato

Diritto allo studio e disabilità: approvato emendamento al Senato

Un segnale moderatamente positivo dal Senato sul fronte del diritto allo studio per le persone con disabilità. Riguarda i servizi di supporto scolastico rimasti “orfani” dopo che la legge 7 aprile 2014, n. 56 ha soppresso le competenze delle Province e ha assegnato alle Regioni il compito di redistribuirle alle Città metropolitane ed ad altri enti.

Ricostruiamo la questione: il decreto legislativo 112/1998 (art. 139, comma 1 c) attribuiva alle Province il compito di garantire assistenti educativi e della comunicazione (AEC). Il loro supporto è essenziale soprattutto nel caso di alunni sordi, non vedenti o ipovedenti o con altre disabilità. Il loro ruolo è espressamente previsto dalla legge quadro 104/1992 (art. 13) e dalla legge 67/1993. Inoltre le stesse Province dovevano assicurare (gratuitamente) il trasporto scolastico alle persone con disabilità nelle scuole superiori.

Queste competenze ora a chi spettano? Teoricamente alle Regioni o alla Città metropolitane, ma mancano anche i trasferimenti dei fondi necessari per garantire questi servizi.

Già molti mesi fa la FAND (Federazione fra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità) e la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) avvertivano: “Questa incertezza sta già generando non pochi problemi di garanzia di un diritto costituzionale e causando una forte preoccupazione e disagio nelle famiglie già pronte ad agire anche legalmente per la tutela di questo diritto.”

Ma sullo stesso delicato aspetto si sono alzate molte altre voci, oltre a quelle di FAND e FISH, in particolare tramite l’UICI (Unione italiana Ciechi e Ipovedenti), LEDHA (Federazione lombarda della FISH), Federhand (Federazione campana della FISH) ed altre associazioni aderenti come ANFFAS ed AIPD.

In particolare poi, Vincenzo Falabella, presidente FISH, sulla scorta delle sollecitazioni delle associazioni, ha mantenuto in questi mesi una stretta interlocuzione con Gianclaudio Bressa, Sottosegretario di Stato agli Affari regionali, per promuovere un intervento normativo dirimente o almeno correttivo.

L’opportunità per una provvisoria soluzione è giunta nel corso della discussione e approvazione del decreto legge sugli enti territoriali (DDL 1977). Il Senato ha approvato il maxiemendamento governativo che all’articolo 8 (comma 13 quater) prevede lo stanziamento di 30 milioni di euro per i servizi di supporto scolastico (assistenti educativi e alla comunicazione e trasporto).

Ora il testo passa alla Camera dove non sono prevedibili modifiche. La moderata soddisfazione per il risultato deriva dalla insufficienza dello stanziamento destinato a coprire i costi di tali servizi, pur considerando la disponibilità politica e dello stesso Ministero dell’Istruzione che hanno compensato il sostanziale immobilismo delle Regioni.

“Ci aspettiamo ora che la piena copertura finanziaria di quei servizi diventi strutturale nella prossima legge di stabilità – sottolineano FAND e FISH – Sappiamo bene infatti che la cifra di 30 milioni copre solo in parte l’emergenza per i primi tre mesi dell’anno scolastico che inizia a settembre. Il diritto allo studio, al contrario, non può essere vincolato a disponibilità di bilancio.”

Lavoro ai disabili, sui decreti del Jobs Act l’associazionismo si spacca

da Superabile

Lavoro ai disabili, sui decreti del Jobs Act l’associazionismo si spacca

Giudizi diametralmente opposti rispetto alle bozze dei decreti attuativi del Jobs Act che riformano il collocamento obbligatorio: clima teso fra Fish, Cisl e Uic da un lato e Cgil, Uil, Ugl, Ens e Anmic dall’altro. Divisi i sindacati, giudizi diversi in casa Fand

ROMA – Clima teso e atmosfera rovente: è un luglio caldo per il mondo della disabilità, che sulla modifica delle norme dell’inserimento lavorativo si è trasversalmente spaccato, con giudizi differenti sull’operato del governo e considerazioni opposte sugli effetti che le norme in via di definizione potrebbero causare. Si spaccano le associazioni e si spaccano anche i principali sindacati, fino a creare due veri e propri fronti che raccontano lo stesso provvedimento con accenti diametralmente opposti.

L’oggetto del contendere è lo schema di decreto legislativo (Atti del Governo, n. 176), attuativo della delega di cui alla legge 183/2014: in termini più prosaici, si tratta dei decreti delegati del Jobs Act, che sono attualmente sottoposti al parere della Conferenza Stato-Regioni e delle competenti Commissioni di Senato e Camera. Lo schema di decreto è dunque al momento solamente una bozza, ma l’iter è in fase avanzata e i tempi per una eventuale modifica delle norme sono abbastanza stretti.

Modifiche che a gran voce chiedono una nutrita schiera di sigle, con in prima fila tre sindacati – la Cgil, la Uil e l’Ugl – insieme all’Anmic (associazione nazionale mutilati invalidi civili) e all’Ens (ente nazionale sordi). Sull’altro fronte ci sono invece la Cisl insieme all’Uic (unione italiana ciechi ipovedenti) e alla Fish, una delle due grandi federazioni di associazioni. E se la Fish pare mantenere al suo interno una relativa unità, musica diversa dalle parti della Fand, che vede associazioni ad essa aderenti su entrambi i fronti del contendere.

Quella che fino a quel momento era una semplice, per quanto evidente, diversità di lettura, è diventato quasi uno scontro verbale nei giorni scorsi, quando il gruppo contrario alle nuove norme ha duramente criticato la controparte con toni che non si registravano da tempo nei rapporti fra le diverse associazioni. In particolare Cgil, Uil, Ugl, Anmic e Ens non hanno digerito il riferimento che Cisl, Fish e Uic hanno fatto, nell’argomentare la loro posizione favorevole, ai lavori dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità: “È palesemente scorretto – hanno scritto di rimando – il comportamento di qualche associazione di limitata rappresentatività che arbitrariamente si è arrogata il diritto di parlare a nome dell’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, esprimendo il plauso incondizionato ai decreti attuativi del Jobs Act”. Una reazione veemente e certamente inconsueta, che al di là dei toni vuole ricordare il fatto che c’è una parte dell’associazionismo che non si riconosce in nessuna delle due grandi federazioni (Fand e Fish) e che nel caso concreto esprime grande perplessità per i contenuti della riforma in cantiere. Ad essere contestata dunque è la “pretesa” di rappresentare tutto il mondo della disabilità o comunque di poter parlare in rappresentanza di tutti.

Nel merito, c’è una sostanziale identità nel salutare con favore alcuni elementi come la previsione di accordi territoriali tra datori di lavoro, sindacati e associazioni di categoria per favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, l’applicazione del principio dell’accomodamento ragionevole che il datore di lavoro deve effettuare per rendere compatibili i posti di lavoro con le specificità delle persone con disabilità, l’istituzione di un disability manager, organo collegiale responsabile dell’inserimento lavorativo per la predisposizione di progetti personalizzati, la costituzione di una banca dati del collocamento mirato.

Il principale punto di frizione (ma non è il solo) riguarda il rafforzamento dell’istituto della “chiamata nominativa”, che assume un ruolo preminente. Secondo i critici, si lascia così al datore di lavoro la possibilità di selezionare il lavoratore disabile da assumere che, con ogni probabilità, sarà individuato solo tra le persone con un minore grado di invalidità: essa sarà così solo foriera di discriminazioni e favoritismi in danno dei disabili più gravi, e ugualmente penalizzati saranno alcune categorie di disabili piuttosto che altre. Sul fronte opposto, invece, Fish, Cisl e Uic fanno notare come il rafforzamento di questa tipologia di chiamata, che può arrivare anche al 100% e che diventa esclusiva per i lavoratori con disabilità psichica e mentale, consente esattamente di selezionare la “persona giusta” e collocarla nel “posto giusto”: un vero e proprio collocamento mirato, quindi, che consentirebbe di realizzare inserimenti lavorativi proficui e di superare le discriminazioni che tutt’oggi colpiscono soprattutto le persone con disabilità più grave, in particolare intellettive e relazionali.

Per vincere la dislessia

Il progetto di rete regionale “Per vincere la dislessia: quando è necessario il gioco di squadra” (delibera Giunta regionale n.° 1722 del 29.12.2010)

Questo progetto nasce a valle di un’esperienza pilota di un gruppo di lavoro, che si sta svolgendo dall’aprile 2009, in cui sono coinvolti alcuni docenti disciplinari (latino e greco, matematica e fisica) dei licei classici di Genova, il referente DSA del liceo Colombo, alcuni alunni con DSA frequentanti il liceo Colombo ed altri licei classici genovesi, un ricercatore ITD-CNR, un esperto di DSA -a livello internazionale- docente universitario. Il gruppo si è costituito per rispondere alle esigenze manifestate dai docenti di avere indicazioni sulle metodologie da adottare, unitamente a quelle degli studenti desiderosi di apprendere, nonostante le difficoltà. Era necessario fare un “gioco di squadra”, che permettesse agli alunni di giocare una partita importante con i loro insegnanti, una volta tanto concepiti come coach, allenatori, quindi schierati insieme e pertanto disposti a condividere successi e fallimenti.  Incontri periodici in presenza e monitoraggio continuo a distanza della situazione hanno reso possibile un primo piano di intervento, con risultati confortanti che ci spingono a continuare le attività. Sono necessari però interventi più mirati, contestualizzati e con risorse (in particolare attrezzature di spazi con hardware, software, ma anche formazione docente) che il volontariato di tutti i componenti del gruppo non può offrire.

Sinteticamente l’intento dichiarato è quello di costituire una rete di protagonisti di un processo finalizzato a migliorare da un lato l’agio scolastico di tale categoria di studenti, dall’altro di creare un supporto operativo al loro successo scolastico per prevenire la dispersione, permettendo, attraverso anche una riflessione metacognitiva (ossia sulle proprie modalità di apprendimento) un orientamento o un riorientamento, se necessario, di tale allievi.

Le attività previste dal progetto (durata annuale) sono state svolte da marzo 2011 a giugno 2012. Sono proseguite, con modalità diverse, negli anni scolastici 2012/13, nel 2013/14 e nel 2014/15.

http://www.progettovindiscolombo.org/