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In arrivo le telecamere in classe?

da tuttoscuola.com

In arrivo le telecamere in classe?

La scorsa settimana è cominciato in commissione Affari Costituzionali della Camera l’esame della proposta di legge per la videosorveglianza negli asili nido e nelle strutture per anziani e disabili, presentata da Gabriella Giammanco, deputato di Forza Italia e capogruppo di questo partito in Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza.

Secondo la parlamentare dopo i recenti, numerosi casi di indicibili crudeltà di cui bimbi, anziani e disabili hanno sofferto, “è doveroso dare risposte concrete alle tante famiglie che oggi ci chiedono uno strumento di tutela per i loro cari. Per questo ho proposto di utilizzare un sistema di telecamere criptate, a circuito chiuso, le cui registrazioni potranno essere visibili solo ed esclusivamente dalle forze dell’ordine, in seguito a regolare denuncia e mediante la combinazione di due codici numerici custoditi separatamente e che permettono di garantire la massima riservatezza delle immagini”.

Non è chiaro però se le telecamere dovrebbero essere installate a tappeto in tutti gli asili e in tutte strutture per anziani e disabili, o soltanto dopo la presentazione di una denuncia. Nel primo caso sorgerebbero, a nostro avviso, non tanto problemi di privacy quanto di forte condizionamento psicologico e comportamentale per gli operatori, che si troverebbero esposti a una sorta di reality show permanente, e al rischio di essere “visionati” frequentamente su richiesta di genitori o parenti apprensivi, anche se la Giammanco assicura che “la tecnologia moderna permette di tutelare i diritti dei lavoratori da qualsiasi eccesso, osservando il principio di proporzionalità e permettendo di trovare il giusto bilanciamento tra interessi legittimi da tutelare”.

Nel secondo caso – telecamere installate solo dopo la denuncia – non ci sarebbe troppa differenza con quanto già accade, salvo per una maggiore riservatezza nel trattamento dei filmati. Ma c’è da dubitare anche di questo, visto l’attuale frenetico attivismo del circuito mediatico-giudiziario.

L’allarme di Save the Children: meno libri e musei, e al Sud minori «senza opportunità»

da Il Sole 24 Ore

L’allarme di Save the Children: meno libri e musei, e al Sud minori «senza opportunità»

di Lorenza F. Pellegrini

I bambini siciliani e campani hanno meno opportunità di apprendere, sviluppare le loro capacità e di far maturare le loro aspirazioni, rispetto ai loro coetanei residenti in Lombardia e in Emilia Romagna, regioni non segnate da scarsità di servizi e opportunità formative per i minori. Lo rivela il rapporto di Save the Children sulla povertà educativa in Italia, definizione elaborata dall’organizzazione non governativa ispirandosi alla convenzione Onu sui diritti dell’infanzia.

Dall’analisi risulta che lo svantaggio di partenza in materia di apprendimento, sviluppo e offerta educativa caratterizza, in generale, il Meridione, area geografica in cui si registra anche il maggior numero di bambini che vivono in contesti in cui mancano mezzi di sostentamento, beni e servizi necessari a raggiungere uno standard di vita ritenuto minimo e accettabile. In Italia ci sono 1.045.000 minori che vivono in una condizione di povertà assoluta. Gravi privazioni che riguardano un bambino su quattro in Calabria, uno su cinque in Sicilia.

Povertà educativa
I giovani italiani non brillano in lettura e matematica, sono tra i peggior in Europa, e dedicano poco tempo ad attività fisica e a interessi culturali: uno su due non legge libri, non fa sport e non visita i musei. Forti le carenze degli studenti rispetto alle competenze scolastiche di base. Stando ai risultati dei test Ocse-Pisa, circa il 20% dei quindicenni non raggiunge la soglia minima di competenze in lettura, il 25% in matematica. Questa percentuale aumenta per i ragazzi che vivono in famiglie svantaggiate, mentre scende drasticamente (al 10% per la lettura e al 7 per la matematica) per i figli di genitori benestanti . Un altro dato significativo è quello che riguarda i minori che non sono nati in Italia: quasi la metà (il 46%) non raggiunge le competenze minime in matematica e lettura.
Le capacità dei giovani dipendono anche dall’offerta educativa. Particolarmente scarsa è quella che riguarda la prima infanzia: solo il 13% dei bambini tra 0 e 2 anni può andare al nido. La situazione è critica in Calabria, Campania e Puglia, mentre in Emilia Romagna si registrano le migliori performance (25 punti percentuali in più rispetto alle regioni del Sud). A pesare sono anche l’assenza di tempo pieno per primarie e secondarie di primo livello e di infrastrutture adeguate. Sport, teatro, lettura. La partecipazione ad attività extrascolastiche è molto importante per la formazione dei giovani. In Italia, stando ai dati Istat, per i ragazzi tra i 6 e i 17 anni, la situazione è desolante: il 48% non ha letto neanche un libro se non quelli scolastici, il 69% non ha visitato un sito archeologico e il 55% un museo, il 46% non ha praticato dello sport. L’incidenza della privazione “culturale e ricreativa” è più marcata al Sud, dove supera il 70 per cento (contro il 50 del Nord).

Povertà materiale
Secondo i dati Istat, in Italia nel 2014 erano oltre un milione i minori costretti a vivere in condizioni di povertà assoluta, e poco meno di 2 milioni (il 19%) in condizioni di povertà relativa (difficoltà economica calcolata in rapporto al livello economico medio di vita): una percentuale che al Sud superava il 30 per cento, mentre in molte regioni del Centro Nord si attestava sotto la media nazionale. Questi dati, se confrontati con quelli visti in precedenza, evidenziano il legame tra povertà materiale ed educativa. Se un bambino affamato e poco istruito oggi crea il reietto di domani, il Sud rischia di vedersi negato il diritto a un futuro sostenibile. Per questo il governo ha cercato di ridurre il divario Nord/Sud anche attraverso il Sostegno alla inclusione attiva (Sia), uno strumento per contrastare la povertà che però ancora non dispone delle risorse necessarie per fronteggiare il problema, sostiene Save The Children. La necessità di arginare la povertà educativa risulta ancora più evidente se si sottolinea l’incidenza della formazione nello sviluppo delle competenze cognitive del minore e della sua capacità di relazionarsi con gli altri, di controllare le proprie emozioni, di coltivare delle aspirazioni o addirittura il proprio talento. Perché un bambino da grande potrebbe sedersi davanti a una siepe e riuscire anche a immaginare l’infinito.

«Studiare all’estero conviene, i ragazzi trovano lavoro in metà tempo»

da Il Sole 24 Ore

«Studiare all’estero conviene, i ragazzi trovano lavoro in metà tempo»

di Maria Piera Ceci

L’idea di consentire ai giovani di studiare all’estero le venne in mente nel ’58, quando non le furono riconosciuti gli esami sostenuti in un’università americana. Da quel giorno decise di lottare perchè altri studenti non subissero lo stesso destino e nacque così l’idea del Progetto Erasmus. Ora, nel giorno della Festa dell’Europa, a Sofia Corradi, 82 anni, conosciuta come Mamma Erasmus, è stato consegnato dal re di Spagna Filippo e dal presidente del parlamento europeo Schultz il premio Carlo V.

La storia
Lei, Sofia Corradi, proprio non se l’aspettava. E così ci racconta la sua storia.
«Dopo il mio master di diritto comparato alla Columbia University di New York, tornai in Italia e in segreteria non solo mi dissero che non mi avrebbero riconosciuto gli esami sostenuti negli Stati Uniti, ma diedero un’occhiata sdegnosa ai miei titoli e l’impiegato disse: «Columbia University, mai sentita nominare». Si erano fatti l’idea che io volessi sgraffignare una laurea con delle credenziali rilasciate da una qualche università fantasma con sede alle Bahamas o altro paradiso fiscale. E mi insultarono: lei va divertirsi all’estero, poi viene qui e vorrebbe la laurea. Mi rassegnai e rifeci gli esami, però il fatto di aver avuto questa esperienza alla Columbia University mi procurò rapidamente dei posti di lavoro uno meglio dell’altro e mi trovai a 20 ad essere la consulente per le relazioni internazionali dell’associazione dei rettori delle università italiane, dove ho cominciato la mia battaglia, una battaglia durata fino al 1987, quando finalmente è arrivato l’Erasmus ufficiale dell’Unione europea. L’Erasmus è il mio sogno educativo diventato realtà e questo mi compensa di tutte le innumerrevoli sgarberie che mi sono state dette quando io per quasi vent’anni facevo lobbying, inseguivo parlamentari europei, alti funzionari dei ministeri italiani».

Studiare all’estero conviene
Sofia Corradi però non guarda solo indietro ai suoi ricordi. Incontra ancora tantissimi giovani che invita a partire. «Studiare all’estero giova, infatti i genitori ricchi all’estero i figli ce l’hanno sempre mandati dal tempo del rinascimento. Invece l’idea mia era che questa dovesse diventare un’opportunità aperta a tutti. Ai giovani dico: Andate in Erasmus. Tornano che non sono le stesse persone. Si divertono, diventano più maturi, più adulti. Alla fine trovano lavoro in metà tempo rispetto a chi non fa l’Erasmus. Piacciono di più alle donne, piacciono di più ai colleghi, piacciono di più ai datori di lavoro, sono più felici. E poi sentiste le mamme! Mio figlio, che non si era mai lavato i calzini, adesso è autonomo, viaggia senza spendere perchè vola con i low cost, e non spende niente perchè mica va in albergo, va a dormire dagli amici che ha conosciuto in Erasmus».

Gli istituti aprono le porte al volontario: progetti entro il 24 maggio

da Il Sole 24 Ore

Gli istituti aprono le porte al volontario: progetti entro il 24 maggio

di Elio Silva

A un quarto di secolo dalla legge 266/91, che ne ha promosso e disciplinato lo sviluppo, il volontariato vive quest’anno un profondo rinnovamento. I segnali di svolta sono diversi, ma tutti riconducibili alle grandi aspettative legate all’approvazione della riforma del Terzo settore, con conseguente emanazione dei decreti d’attuazione.

La riforma del terzo settore
La legge delega, che ha ottenuto il sì del Senato e attende ora alla Camera il via libera definitivo, dedica al volontariato un corposo articolo, il quinto, in cui prevede, tra l’altro, l’armonizzazione e il coordinamento delle diverse discipline vigenti, la promozione della cultura del volontariato tra i giovani, il riconoscimento delle competenze acquisite, l’estensione della composizione e delle funzioni dei Centri di servizio e, non ultimo per importanza, un necessario criterio di omogeneità per i registri regionali, che dovrebbero confluire nel futuro Registro unico nazionale.

Il collegamento con la scuola
Fra tutti questi obiettivi, il primo in ordine di tempo sembra essere quello della promozione del volontariato all’interno dei percorsi scolastici. È di pochi giorni fa, infatti, un primo segnale di concreta applicazione dei nuovi impulsi, ovviamente in anticipo rispetto alla legge delega, ma in piena sintonia con i princìpi ivi enunciati. I ministeri dell’Istruzione e quello del Lavoro, in collaborazione con il dipartimento della Gioventù e del servizio civile nazionale, hanno messo a disposizione 470mila euro per promuovere il volontariato nelle scuole: il bando di partecipazione è stato già inviato agli uffici scolastici regionali e i progetti potranno essere presentati entro il prossimo 24 maggio compilando un modello sul portale ministeriale www.bandidgstudente.it. L’educazione al volontariato durante la formazione scolastica non rappresenta in sé una novità, anzi è uno dei fattori che maggiormente hanno contribuito a ingrossare negli anni più recenti le fila delle associazioni e, soprattutto, a garantire turnover e innovazione in contesti talvolta “ingessati” dall’aderenza a modelli organizzativi del passato. L’elemento di svolta è, semmai, costituito dal forte impulso che, come sottolinea il sottosegretario al Lavoro, politiche sociali e servizio civile, Luigi Bobba, è stato ora impresso all’operazione.

Il piano del governo
Il piano dà seguito, infatti, a un accordo di collaborazione sottoscritto il 29 dicembre 2015 tra il ministro Stefania Giannini e lo stesso sottosegretario Bobba. Le amministrazioni si sono ripartite i costi nella misura di 270mila euro a carico della direzione generale per il Terzo settore del ministero del Lavoro, 100mila a carico del dipartimento della Gioventù e servizio civile della presidenza del Consiglio e altrettanti a carico del ministero dell’Istruzione. I progetti dovranno essere presentati dagli istituti scolastici – anche in rete – in partenariato con le organizzazioni di volontariato e di Terzo settore, oppure con i Centri di servizio per il volontariato (Csv), il che rafforza le caratteristiche di “arricchimento” di esperienze diverse nell’ambito educativo.

Gli obiettivi
Gli obiettivi vanno dalla promozione della cultura del volontariato a quella della legalità, dalla prevenzione delle dipendenze (inclusa la ludopatia, il gioco d’azzardo e il cyberbullismo) alla tutela e valorizzazione dei beni comuni, dalle pari opportunità al contrasto dei fenomeni di esclusione sociale. Un campo d’azione potenzialmente molto vasto, quindi, che metterà alla prova, oltre alla buona volontà di docenti e dirigenti scolastici, anche la capacità progettuale dello stesso mondo associativo. Si potrà obiettare che l’investimento pubblico è ancora troppo timido, oppure che, come al solito, il bando non brilla per marketing appeal, dato che a un corpo docente mezzo stremato da scadenze di fine anno, concorsoni, scioperi e malumori vari si rivolge pletoricamente proponendo «Laboratori di cittadinanza democratica condivisa e partecipata: educazione al volontariato sociale e alla legalità corresponsabile». Ma si sa, la semplificazione per la burocrazia è un obiettivo a lungo termine e nel frattempo vale la pena di prestare attenzione a questo segnale di innovazione educativa e sociale. Se poi, con l’attuazione della riforma del Terzo settore, all’esperienza di volontariato nelle scuole si potrà aggiungere un sistema di certificazione delle competenze acquisite, si potranno anche misurare concretamente gli effetti di questa progettualità sulle nuove generazioni e sulla collettività, il che aiuterebbe a comprendere quanto prezioso possa essere questo tipo di investimenti pubblici.

Sei in conflitto con il d.s. o con l’assessore? Niente bonus

da La Tecnica della Scuola

Sei in conflitto con il d.s. o con l’assessore? Niente bonus

Il caso di un Istituto comprensivo di Polistena, in Calabria, sta facendo discutere in rete. I Partigiani della scuola pubblica parlano persino di incostituzionalità.

Da poco meno di un mese, il comitato di valutazione dell’ IC “F. Jerace” di Polistena ha portato a termine il proprio lavoro e ha definito i criteri ai quali il dirigente si dovrà attenere per assegnare il bonus premiale.
In realtà i criteri consistono in una complessa “tabella” con decine e decine di indicatori per ciascuno dei quali è previsto un punteggio.
E già su questo i Partigiani della scuola pubblica hanno da obiettare e non poco: “Porre i docenti sulla griglia, incasellando la libertà dell’arte e della scienza in una tabella infarcita di descrittori, indicatori e punteggi, viola l’articolo 33 della Costituzione”.
Non sappiamo se davvero si possa parlare di incostituzionalità dei criteri ma sulla delibera del comitato di valutazione di Polistena potrebbe esserci qualche dubbio.
Fra i criteri, infatti, ve ne sono anche alcuni che prevedono una “decurtazione” del punteggio finale in relazione ad alcune specifiche situazioni tra cui anche le assenze dal servizio e la mancata accettazione di incarichi aggiuntivi.
Meccanismo che secondo i Partigiani è chiaramente mutuato dalla “patente a punti” e che potrebbe determinare curiose disparità: al docente al quale viene richiesto di assumere due tre incarichi verrebbero tolti punti, mentre per coloro ai quali non viene chiesto nulla  non ci sarebbero decurtazioni.
Così come appare dubbia la decurtazione relativa alle relazioni conflittuali con colleghi, dirigenti scolastici e altri soggetti del territorio che potrebbe essere letta come una vera e propria limitazione della libertà di espressione.  Basti un esempio: il docente responsabile della sicurezza che non ha “buoni rapporti” con l’Ente locale proprietario dei locali perchè segnala con eccessiva insistenza problemi e carenze potrebbe essere penalizzato. Insomma, la delibera del comitato di Polistena potrebbe davvero presentare qualche problema di legittimità o almeno di opportunità.
La conclusione che ne traggono i Partigiani è pesante:  “Siamo di fronte all’annientamento dei diritti,  prolegomeni di  una moderna dittatura partendo dalle scuole, gangli vitali della società”.
Non sappiamo per certo se nei criteri individuati nella scuola di calabrese ci siano elementi di incostituzionalità, ma è certo che nel deliberare sulla questione del merito e del bonus sarebbe opportuno usare il massimo equilibrio possibile.

Concorso docenti infanzia e primaria, prove del 30 e 31 maggio solo di mattina

da La Tecnica della Scuola

Concorso docenti infanzia e primaria, prove del 30 e 31 maggio solo di mattina

L.L.

Con avviso del 6 maggio il Miur ha informato che le prove scritte della scuola primaria e della scuola dell’infanzia, il cui svolgimento è stato previsto rispettivamente per i giorni 30 e 31 maggio 2016, si svolgeranno su tutto il territorio nazionale nel turno del mattino delle stesse giornate.

L’elenco delle sedi d’esame, con la loro esatta ubicazione e con l’indicazione della destinazione dei candidati, nonché l’orario di convocazione, sarà reso noto con  avviso pubblicato sui siti internet e sugli albi degli Uffici Scolastici Regionali competenti all’espletamento della procedura concorsuale.

La scuola si apre al volontariato

da La Tecnica della Scuola

La scuola si apre al volontariato

Promuovere il volontariato all’interno dei percorsi scolastici, così come vorrebbero i ministeri dell’Istruzione e del Lavoro, in collaborazione con il dipartimento della Gioventù e del servizio civile nazionale.

Infatti sono stati messi a disposizione 470mila euro per promuovere il volontariato nelle scuole. Le amministrazioni si sono ripartite i costi nella misura di 270mila euro a carico della direzione generale per il Terzo settore del ministero del Lavoro, 100mila a carico del dipartimento della Gioventù e servizio civile della presidenza del Consiglio e altrettanti a carico del ministero dell’Istruzione.

Il bando di partecipazione è stato già inviato agli uffici scolastici regionali e i progetti potranno essere presentati entro il prossimo 24 maggio compilando un modello sul portale ministeriale www.bandidgstudente.it.

I progetti dovranno essere presentati dagli istituti scolastici – anche in rete – in partenariato con le organizzazioni di volontariato e di Terzo settore, oppure con i Centri di servizio per il volontariato (Csv), il che rafforza le caratteristiche di “arricchimento” di esperienze diverse nell’ambito educativo.

Gli obiettivi vanno dalla promozione della cultura del volontariato a quella della legalità, dalla prevenzione delle dipendenze, con la ludopatia, il gioco d’azzardo e il cyberbullismo.

Ma c’è anche la tutela e valorizzazione dei beni comuni, le pari opportunità il contrasto dei fenomeni di esclusione sociale.

Giannini: “Ho preso 58/60 alla maturità. Un po’ di delusione”

da La Tecnica della Scuola

Giannini: “Ho preso 58/60 alla maturità. Un po’ di delusione”

A 45 giorni dalla prima prova della maturità 2016, anche la ex “studentessa” Stefania Giannini dice la sua a DireGiovani, ricordando il suo esame di stato.

La prossima sarà una maturità “tanto affascinante. Anche più affascinante di quella che fu la mia. Io ho preso 58/60esimi”.  Aspirando al massimo dei voti, la studentessa Stefania confessa “un po’ di delusione” per quel risultato ottenuto avendo vissuto l’esame con “emozione, passione e anche soddisfazione”.

“Ho scelto i temi”, dice poi sorridendo il ministro che aggiunge: “non posso dare consigli” ma qualche anticipazione ai maturandi sì: “il prossimo esame di maturità sarà l’occasione per fare riflessioni sulla vostra vita e sul vostro essere giovani”.

Poi l’accorato suggerimento: “studiate, studiate, studiate” e l’immancabile: “in bocca al lupo!” finale.

Se qualcuno ‘gufa’ per l’insuccesso del concorso

da tuttoscuola.com

Se qualcuno ‘gufa’ per l’insuccesso del concorso

Inizia la seconda settimana delle prove scritte del concorso, lasciandosi sostanzialmente alle spalle le preoccupazioni per le incognite di una selezione che fin dall’inizio si è annunciata di una complessità organizzativa affatto nuova.

Delle 93 prove scritte previste dalle procedure concorsuali ne sono state affrontate e superate 26, poco più di un quarto di quelle a calendario, senza intoppi sostanziali e con minime discrasie operative.

Eppure, al minimo cenno di possibile difficoltà segnalata prontamente agli organi di informazione o alla notizia di ammissione con riserva di alcuni candidati senza abilitazione, il partito dell’anticoncorso è sceso subito in campo con il fatidico “ve lo avevo detto”.

Alcuni esponenti di sindacati e associazioni, anziché prendere le distanze dalle pronunce dei magistrati e difendere il buon diritto dei candidati con le carte in regola, hanno attaccato il ministero (e il Governo e il Parlamento) che, a loro parere, si è intestardito nel volere il concorso, anziché affrontare con soluzioni adeguate il problema del precariato, caso mai con un piano pluriennale di stabilizzazione dei precari.

Non manca chi sembra auspicare un’ondata di ammissioni con riserva di docenti laureati che potrebbero far saltare il concorso.

Al di là delle schermaglie e delle polemiche incrociate, c’è da chiedersi se la polemica pregiudiziale contribuisca anche a mantenere la necessaria serenità per le altre decine di migliaia di candidati che stanno per affrontare nei prossimi giorni la loro prova scritta.

In questo momento c’è il concorso e, a buon diritto dei 165.578 candidati che vi stanno partecipando, è giusto che vada in porto regolarmente senza che qualcuno ‘gufi’, sperando che si inceppi.

Sciopero del 12/5: escluso personale impegnato in concorso

da tuttoscuola.com

Sciopero del 12/5: escluso personale impegnato in concorso
Accolto l’invito del Garante

L’invito del Garante degli scioperi a escludere dallo sciopero proclamato per il 12 maggio prossimo il personale impegnato nel ‘concorsone’ è stato accolto dai sindacati che lo avevano proclamato.

A rendendo noto è l’Authority in una nota nella quale si comunica che “Le organizzazioni sindacali Cobas, Cub scuola Università e Ricerca, Gilda, Or.SA. scuola Universtà e Ricerca, SGB, Unicobas e Usi Surf, attesa la rilevanza degli interessi coinvolti, hanno accolto con senso di responsabilità l’invito formulato dall’Autorità di garanzia per gli scioperi con nota del 3 maggio 2016, escludendo dallo sciopero del Comparto scuola, proclamato per il 12 maggio 2016, tutto il personale scolastico impegnato, nella stessa giornata, a vario titolo, nello svolgimento delle prove concorsuali indette dal MIUR e finalizzate al reclutamento del personale docente“.

Bisognerà ora vedere se la stessa decisione sarà presa anche dai sindacati – Flc Cgil, Cils scuola, Uil scuola e Snals – che hanno indetto lo sciopero per il giorno 20 maggio.

Uil: per i DS Miur prepara un triste futuro da tecnocrati

da tuttoscuola.com

Uil: per i DS Miur prepara un triste futuro da tecnocrati
Troppo spostato l’obiettivo verso una logica amministrativa che ci riporta indietro nella storia

Eccellente, molto buono, buono, mancato raggiungimento degli obiettivi”: saranno questi i voti che prenderanno i dirigenti scolastici in base ai nuovi criteri della direttiva sulla valutazione che ne fissa gli obiettivi e le modalità di composizione del nucleo di valutazione

Un progetto di valutazione – mette in chiaro Rosa Cirillo, responsabile del dipartimento Dirigenti della Uil Scuola – che rischia di trasformare il  dirigente scolastico in un funzionario, un burocrate da valutare in base al principio delle performance ideate  dall’allora ministro Brunetta. Proprio lui che, in seguito,  ha riconosciuto che non si può applicare quel modello valutativo alla scuola che ha sue specificità e  diversa  natura giuridica.

I diritti della scuola – spiega a sua volta il segretario della Uil Scuola, Pino Turila libertà di insegnamento, il diritto allo studio e la libertà di scelta educativa da parte delle famiglie sono garantiti dalla Costituzione. L’indipendenza e la terzietà  delle scuole devono essere tutelati. La procedura proposta dal Miur, invece, comporterà una serie di conseguenze che privano la valutazione dei dirigenti scolastici di ogni garanzia di trasparenza e di salvaguardia dagli arbitri, mettendola nelle mani della burocrazia amministrativa con a capo i direttori scolastici regionali.”

Ci vogliono criteri oggettivi ed organismi indipendenti – aggiunge Turi – mentre le ricadute valutative su tutto il personale in servizio debbono trovare nel contratto  la sede della discussione ed attuazione. Invece “con il sistema di valutazione che c’è stato presentato” – mette in rilievo  Rosa Cirillo – “la contrattazione dovrà stabilire solo come  distribuire le risorse tra i  dirigenti, sulla base delle “note di qualifica” decise dal direttore regionale in relazione all’istruttoria del nucleo di valutazione“.

Allarme povertà educativa in Italia: il 48% dei minori non legge, maglia nera a Sicilia e Campania

da tuttoscuola.com

Allarme povertà educativa in Italia: il 48% dei minori non legge, maglia nera a Sicilia e Campania

Da un rapporto di Save the Children, secondo quanto riferito da TGcom24, emerge che in un anno quasi un bambino su due non ha letto un libro extrascolastico. Al Sud scarsa e inadeguata lʼofferta di servizi per i più piccoli

Sicilia e Campania si aggiudicano il triste primato di regioni italiane con la maggiore “povertà educativa”, ossia dove è più scarsa e inadeguata l’offerta di servizi e opportunità che consentano ai minori di far fiorire capacità e aspirazioni.

È quanto emerge dal rapporto di Save the Children, “Liberare i bambini dalla povertà educativa: a che punto siamo?”.

È drammatica, in quanto a sapere e conoscenza, la situazione dell’infanzia italiana fotografata nell’ultimo rapporto di Save the Children e dal relativo Indice di povertà educativa regionale: la Sicilia e la Campania detengono il triste primato delle regioni italiane con la maggiore “povertà educativa”, quelle in cui è più scarsa e inadeguata l’offerta di servizi e opportunità educative e formative che consentano ai minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni.

Al secondo posto della classifica in negativo, Calabria e Puglia.

Fanno da contraltare Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, le aree più ricche di offerta formativa ed extracurriculare per i minori.

L’analisi conferma la stretta correlazione tra povertà materiale ed educativa: sono 1.045.000 i bambini che vivono in povertà assoluta e si concentrano, appunto, in regioni come la Calabria o la Sicilia.

In Italia il 48% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro, se non quelli scolastici, nell’anno 2015, il 69% non ha visitato un sito archeologico e il 55% un museo, il 46% non ha svolto alcuna attività sportiva.

Se nel Sud e nelle Isole la privazione culturale e ricreativa è più marcata, arrivando all’84% della Campania, nelle regioni del Nord riguarda quasi la metà dei minori considerati.

Solo nelle province di Trento e Bolzano si scende al di sotto di questa soglia (rispettivamente 49% e 41%).

Concorso: 1.155 posti di insegnanti di sostegno non verranno coperti

da tuttoscuola.com

Concorso: 1.155 posti di insegnanti di sostegno non verranno coperti

Surplus di candidati (10.600 per 6.100 posti), ma oltre mille posti di sostegno resteranno vacanti. Ecco la mappa per area geografica e grado di scuola.

Per il sostegno l’Italia si è spaccata in due: al nord mancano candidati, al sud ce ne sono troppi.

Alle medie in Lombardia si sono presentati soltanto 72 candidati per 378 posti di sostegno: rimarranno vacanti 306 posti (cioè 4 posti su 5). In totale nella regione lombarda su 1.680 posti di sostegno a concorso, ben 772 posti (il 46%) non saranno coperti da vincitori del concorso.

Per coprire 6.100 posti di sostegno nell’attuale concorso per docenti hanno presentato regolarmente domanda di partecipazione 10.600 candidati, cioè 4.500 in più del fabbisogno, un’eccedenza pari al 42,5%.

Questo significa che due candidati su cinque non potranno vincere il concorso, anche se conseguiranno buone prove.

Una selezione dura che, però, contiene una incredibile contraddizione. Infatti, nonostante questa abbondanza di candidati, dall’analisi dei dati su candidati e posti banditi per Regione fatta da Tuttoscuola, non saranno coperti ben 1.155 posti, perché in diverse regioni settentrionali, a differenza del resto d’Italia e nel Mezzogiorno in particolare, le domande sono state inferiori al numero dei posti a concorso.

Sommando i posti che rimarranno vacanti tra scuola primaria e scuola secondaria di I e II grado, la Lombardia, su 1.680 posti di sostegno a concorso, ha il primato negativo di 772 posti (il 46%) che non saranno coperti da vincitori del concorso.

Il Veneto ne avrà 187 su 560: un terzo senza vincitori; il Piemonte 149 su 592: il 25%; l’Emilia e la Sardegna 14%, la Liguria 10 e il Friuli 9.

Nelle regioni centrali vi sarà invece una eccedenza di 1.324 candidati, cioè più della metà di quelli che hanno presentato domanda; nelle regioni del Mezzogiorno vi sarà un’eccedenza di 3.579 candidati, pari a tre quarti di quelli che hanno presentato domanda.

I candidati, insomma, esistono, ma sono altrove.

Fa eccezione soltanto la scuola dell’infanzia che in tutte le regioni ha un numero di candidati superiore al numero dei posti di sostegno a concorso.

Invalsi salvato dagli scioperi

da tuttoscuola.com

Invalsi salvato dagli scioperi

Un anno fa, a seguito dello sciopero generale del 5 maggio contro la Buona Scuola, le prove Invalsi, per concomitanza di date, furono coinvolte indirettamente nell’astensione degli insegnanti di scuola primaria con conseguente decisione di spostamento di data all’ultimo momento.

I sindacati rappresentativi, pur non avendo incluso tra i motivi dello sciopero il problema Invalsi, ritennero lo spostamento della data come azione antisindacale, criticando pesantemente ministero e Invalsi per quel che consideravano un tentativo di ostacolare la partecipazione allo sciopero.

Indubbiamente la polemica non ostacolò l’adesione allo sciopero. Anzi.

Con molta probabilità la maggior parte delle cinque organizzazioni sindacali rappresentative non avevano messo in conto la coincidenza di data del 5 maggio per lo sciopero e per la prima prova.

Ne è implicitamente la dimostrazione quanto successo quest’anno. Gilda ha deciso lo sciopero nei giorni delle prove Invalsi per il rinnovo del contratto, invitando Flc-Cgil, Cisl-scuola, Uil-scuola e Snals ad aderire.

Invito, come si sa, caduto nel vuoto, perché i sindacati maggioritari hanno proclamato lo sciopero per il rinnovo del contratto in altra data, facendo salve le prove Invalsi.

Manca ancora la prova del 12 maggio per la scuola secondaria, dove, più gli studenti che i loro professori, potranno forse limitare la partecipazione alle prove.

Ma si può dire che l’incidente dell’anno scorso è servito sia all’Invalsi che ai sindacati.

L’Invalsi, anche attraverso le recenti dichiarazioni di Roberto Ricci, “Responsabile Area Prove Invalsi”, ha mostrato apertura e flessibilità, prospettando innovazioni, pur salvaguardando le finalità delle rilevazioni in funzione della valutazione del sistema.

I sindacati, salvo qualche temperata osservazione, hanno taciuto probabilmente soddisfatti. Il silenzio, in questo caso, sa di consenso.

Sicurezza a scuola: mera esigenza funzionale o opportunità di ricerca aperta a nuove prospettive?

da tuttoscuola.com

Sicurezza a scuola: mera esigenza funzionale o opportunità di ricerca aperta a nuove prospettive?

Il tema della sicurezza nel mondo della scuola continua a suscitare perplessità e incertezze. E sorprende a volte l’elusione del problema, che certamente si ha anche per la scarsa dimestichezza con esso. Di conseguenza esso resta spesso sottovalutato, pur essendo fonte di rischi di ogni genere sia sul piano delle sanzioni amministrative/ pecuniarie che in relazione a possibili (e temibili) risvolti penali per eventuali “mancanze”.

Per di più, esso si tramuta sovente in un’esigenza di applicazione della legge che non di effettiva ed efficace disponibilità all’attuazione di buone pratiche finalizzate alla prevenzione, alla protezione e alla tutela della persona/lavoratore, diritti sanciti anche dalla nostra Costituzione

Il dirigente scolastico, qualificato per il comparto scuola datore di lavoro, ha tra gli altri compiti, quello di nominare il personale addetto all’applicazione delle misure di sicurezza (Squadre Antincendio, Addetti all’Emergenza, Addetti al Primo Soccorso, altro); di promuovere iniziative di formazione/informazione, generale per tutti i dipendenti e specifico per il personale incaricato di applicare le misure di sicurezza; di creare una cultura della sicurezza in ambito scolastico, per sensibilizzare e formare i cittadini e i lavoratori di oggi e di domani secondo anche le direttive europee, con il coinvolgimento attivo e partecipativo degli studenti.

Il cardine del progetto di sicurezza – sottolinea a Tuttoscuola al profssa Paola Senesi, dirigente scolastico dell’istituto secondario “Carducci” di Roma – “ è la formazione, che si esplica attraverso un pacchetto di moduli formativi con ore in presenza o in videoconferenza, di esercitazione pratica (ove previsto) e su piattaforma telematica”.

Il pacchetto formativo che abbiamo messo in campo presso l’istituto “Carducci”, spiega la dirigente Senesi, “consente di personalizzare i percorsi formativi di ciascun lavoratore, offrendo anche la possibilità di acquisire competenze approfondite e di spenderle in ambiti diversi da quelli dell’istituzione scolastica; naturalmente, volendo rimanere tra i banchi di scuola, tali competenze potrebbero essere spese in ambito scolastico, come formatori”.

Al termine della formazione, previo superamento del test finale, viene rilasciato un attestato di certificazione della formazione, come previsto dalla norma.  Non appare superfluo sottolineare che siamo di fronte ad un progetto di formazione in tema di sicurezza messo in campo con la collaborazione di soggetti specializzati, con costi contenuti.