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Nota 3 marzo 2023, AOODGSIP 937

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico
Ufficio II

Ai Direttori Generali e ai Dirigenti titolari degli Uffici Scolastici Regionali
Al Dipartimento istruzione della Provincia Autonoma di Trento
Alla Sovrintendenza Scolastica per la Provincia di Bolzano
All’Intendenza Scolastica per la Scuola in lingua tedesca di Bolzano
All’Intendenza Scolastica per le Località Ladine di Bolzano
Alla Sovrintendenza agli studi per la Regione Valle d’Aosta
Ai Dirigenti scolastici delle istituzioni secondarie di secondo grado
E p.c. Ministero dell’Università e della Ricerca Direzione Generale delle Istituzioni della formazione superiore

Oggetto: Interventi per l’orientamento nell’ambito del PNRR
Ministero dell’Università e della Ricerca. Missione 4, Componente 1: Investimento 1.6 – “Orientamento attivo nella transizione Scuola – Università” rivolto all’ultimo triennio delle scuole secondarie di II grado.
Ministero dell’istruzione e del merito. Missione 4, Componente 1: Riforma 1.4 “Riforma del sistema di orientamento”.

Linee guida per l’orientamento

Decreto Ministeriale 22 dicembre 2022, AOOGABMI 328
Adozione delle Linee guida per l’orientamento, relative alla riforma 1.4 “Riforma del sistema di orientamento”, nell’ambito della Missione 4 – Componente 1 – del Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU

Legge 29 dicembre 2022, n. 197
Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025 (Orientamento – art. 1, cc. 555-556)

555. All’articolo 3 del decreto legislativo 14 gennaio 2008, n. 21, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2, dopo la parola: « strutturalmente » sono inserite le seguenti: « nel primo biennio e», le parole: «nell’ultimo anno di corso» sono sostituite dalle seguenti: «nelle classi prime, seconde e terze » e sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: « , dal decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 61, e dai regolamenti di cui ai decreti del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 88 e n. 89, nonché specifici strumenti di supporto all’orientamento, individuati dalle linee guida adottate con decreto del Ministro dell’istruzione e del merito per potenziare le azioni nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza. A partire dall’anno scolastico 2023/2024, nelle classi terze, quarte e quinte delle scuole secondarie di secondo grado, le attività di orientamento consistono in moduli curricolari anche superiori a trenta ore, nel limite delle risorse disponibili a legislazione vigente e nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa, da inserire anche nei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento. Nel primo biennio delle scuole secondarie di secondo grado e in tutte le classi della scuola secondaria di primo grado, le attività di cui al secondo periodo consistono in moduli di trenta ore da svolgere in orario curricolare o extracurricolare, anche all’interno di progetti già in essere nell’istituzione scolastica »;
b) al comma 2-bis, secondo periodo, le parole: «nell’ultimo anno di corso» sono sostituite dalle seguenti: « nelle classi prime, seconde e terze », dopo le parole: « primo grado» sono inserite le seguenti: «e nel primo biennio » e la parola: « due » è sostituita dalla seguente: « tre ».

556. All’articolo 16-bis del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 4, dopo le parole: « Ministro dell’istruzione» sono inserite le seguenti: «, da adottare entro il 1° marzo 2023, »;
b) al comma 6, dopo le parole: « è nominato, » sono inserite le seguenti: « entro il 1° marzo 2023, »;
c) al comma 7, dopo le parole: « Ministro dell’istruzione» sono inserite le seguenti: «, da adottare entro il 1° marzo 2023, ».


Linee guida per l’orientamento

(Roma, 23.12.2022) Il Ministro ha firmato il decreto che approva le Linee guida per l’orientamento, riforma prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Gli obiettivi sono: rafforzare il raccordo tra primo e secondo ciclo di istruzione e formazione, per consentire una scelta consapevole e ponderata a studentesse e studenti che valorizzi i loro talenti e le loro potenzialità; contrastare la dispersione scolastica; favorire l’accesso all’istruzione terziaria. Il nuovo orientamento deve garantire un processo di apprendimento e formazione permanente, destinato ad accompagnare un intero progetto di vita.
La riforma è stata approvata entro il termine previsto dal PNRR, fissato al 31 dicembre 2022, dopo aver consultato le Organizzazioni sindacali e avendo recepito la quasi totalità delle osservazioni formulate dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI).

Questi i punti principali delle Linee guida:

I moduli curriculari di orientamento nella Scuola secondaria
Dall’a.s. 2023/2024 vengono introdotte per le Scuole secondarie di I grado e per il primo biennio delle Secondarie di II grado, per ogni anno scolastico 30 ore di orientamento, anche extra curriculari; per l’ultimo triennio delle Secondarie di II grado, 30 ore curriculari per ogni anno scolastico. In questo modo viene ulteriormente ampliata la riforma prevista dal PNRR, che stabiliva, invece, 30 ore curriculari solo per le classi quarte e quinte delle Secondarie di II grado.
Le 30 ore possono essere gestite in modo flessibile nel rispetto dell’autonomia scolastica e non devono essere necessariamente ripartite in ore settimanali prestabilite.

E-Portfolio
Ogni modulo di orientamento di almeno 30 ore prevede apprendimenti personalizzati che vengono registrati in un portfolio digitale – E-Portfolio – che integra il percorso scolastico in un quadro unitario, accompagna ragazzi e famiglie nella riflessione e nell’individuazione dei maggiori punti di forza dello studente all’interno del cammino formativo, ne evidenzia le competenze digitali e le conoscenze e le esperienze acquisite.

Docente tutor
Ogni istituzione scolastica e formativa individua i docenti di classe delle Scuole secondarie di I e II grado, chiamati a svolgere la funzione “tutor” di gruppi di studenti, in un dialogo costante con lo studente, la sua famiglia e i colleghi, svolgendo due attività:

  1. aiutare ogni studente a rivedere le parti fondamentali che contraddistinguono ogni E-Portfolio personale;
  2. costituirsi “consigliere” delle famiglie, nei momenti di scelta dei percorsi formativi e/o delle prospettive professionali.

La formazione dei docenti
Nei prossimi anni scolastici l’orientamento sarà una priorità strategica della formazione dei docenti di tutti i gradi d’istruzione, nell’anno di prova e in servizio. Per i docenti tutor delle Secondarie di I e II grado sono previste iniziative formative specifiche, anche coordinate da Nuclei di supporto istituiti presso ciascun Ufficio Scolastico Regionale.

Campus formativi
In via sperimentale, saranno attivati “campus formativi”, attraverso reti di coordinamento tra istituzioni scolastiche e formative, che offrano una panoramica completa di tutti i percorsi secondari, per ottimizzare l’accompagnamento personalizzato e i passaggi orizzontali fra percorsi diversi.

Piattaforma digitale unica per l’orientamento
Studenti e famiglie avranno a disposizione una piattaforma digitale contenente: informazioni e dati per una scelta consapevole nel passaggio dal primo al secondo ciclo d’istruzione, sulla base delle competenze chiave e degli interessi prevalenti dello studente; documentazione territoriale e nazionale sull’offerta formativa terziaria (corsi di laurea, ITS Academy, Istituzioni AFAM, ecc.); dati utili per la transizione scuola-lavoro, in relazione alle esigenze dei diversi territori; funzioni per l’utilizzo di E-Portfolio.

Job placement anche per la scuola
In tale contesto viene prevista anche una figura nell’ambito del quadro organizzativo di ogni istituzione scolastica che, sulla base dei dati sulle prospettive occupazionali trasmesse dal MIM, dialoghi con famiglie e studenti nell’ottica di agevolare la prosecuzione del percorso di studi o l’ingresso nel mondo del lavoro, al fine di favorire l’incontro tra le competenze degli studenti e la domanda di lavoro.

Le Risorse
Le scuole possono utilizzare le risorse offerte da piani e programmi nazionali ed europei a titolarità del MIM e da iniziative locali e nazionali promosse da regioni, atenei, enti locali, centri per l’impiego, associazioni datoriali, enti e organizzazioni territoriali.
Inoltre, il PNRR consente l’attivazione di molti percorsi e interventi per promuovere l’orientamento nell’ambito di diverse linee di investimento di titolarità del Ministero quali: Nuove competenze e nuovi linguaggi, Interventi per la riduzione dei divari e della dispersione scolastica, Didattica digitale integrata,Sviluppo del sistema di formazione terziaria degli ITS Academy.

Monitoraggio
Viene previsto apposito monitoraggio sull’attuazione delle Linee guida nonché la valutazione del loro impatto. In esito a tali processi si potrà procedere al loro aggiornamento per rafforzarne l’efficacia.

Decreto Ministeriale 22 dicembre 2022, AOOGABMI 328

Ministero dell’Istruzione e del Merito

Adozione delle Linee guida per l’orientamento, relative alla riforma 1.4 “Riforma del sistema di orientamento”, nell’ambito della Missione 4 – Componente 1 – del Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU.

Direzioni di senso e azioni strategiche per l’orientamento (I)

Direzioni di senso e azioni strategiche per l’orientamento (Parte prima)

di Maria Grazia Carnazzola

1. Orientamento: un progetto o un curricolo intero?

Questo lavoro, in un periodo non breve di evidenti difficoltà formative ed educative da parte della scuola e dell’università, si pone come riflessione sul tema dell’orientamento, tema ricorrente e parola polisemica, almeno così pare se ci si riferisce ai numerosi documenti, diversi per origine e spessore, che si sono succeduti nel tempo. Rileggendoli, cercando di condividerne il senso, le visioni culturali, politiche e pedagogiche, viene naturale chiedersi perché, periodicamente, si ritenga necessario intervenire sul tema, come- peraltro- preannunciato dai ministri Bernini e Valditara recentemente. Vero è che diverse sono le accezioni che nel corso del tempo sono state date al temine, sia nella normativa nazionale sia in quella internazionale, sia nelle ricerche scientifiche con percorsi validati, sia-ancora- nelle prassi routinarie praticate negli ambienti scolastici. Pratiche a volte produttive, a volte meno di cui di seguito- si sintetizzano i punti di criticità:

a) attenzione prevalente all’informazione necessaria), finalizzata alla promozione (marketing?) delle offerte formative dei corsi/percorsi di studio.

b) Mancanza di una visione d’insieme dei messaggi ridondanti, e a volte contradditori, rivolti agli studenti, a volte in un tempo che costituisce una frattura dell’ordinaria programmazione didattica (settimana dell’orientamento, ad esempio) e che non rappresenta una ipotesi di lavoro concreto che regga alle trasformazioni in atto. Un percorso, cioè, che sia abbastanza articolato da consentire interventi non banali, che permetta una comune ipotesi di lavoro tra professionisti che fanno riferimenti a differenti posizioni concettuali e pratiche.

c) Enfasi eccessiva posta sulla didattica orientativa delle discipline, funzionale nella scuola di base ma non sempre approccio corretto nella secondaria di 2^ grado, se si dimentica che ogni disciplina ha i suoi linguaggi, i suoi costrutti teorico- applicativi che non possono essere massicciamente curvati su quelli propri dell’orientamento.

d) Azioni di supporto allo studio, di tirocinio, di tutoraggio non chiaramente finalizzate all’empowerment di abilità attinenti al futuro scolastico-lavorativo (assertività, pianificazione, autoregolazione, iniziativa…) ma a volte rispondenti a interessi altri.

e) Mancanza di una particolare formazione da parte dei docenti che, nella specifica progettazione/programmazione, spesso si affidano a luoghi comuni dove si leggono sia la progressiva perdita di contatto con la cultura e con il mondo del lavoro- che è la vera perdita di contatto orientativo col mondo- sia la difficoltà della scuola ad essere un efficace e corretto luogo della memoria, intesa come epistemologia di ogni scienza e di ogni disciplina, necessario per orientarsi nel presente e ipotizzare il futuro.

La scuola, ce lo ha chiarito Dewey, può essere un luogo estremamente artificioso da cui si tende a escludere quanto non appartiene ai programmi di studio, rappresentati ora dai libri di testo, e dove i saperi non trovano facile legittimazione in esperienze d’uso perché vengono gestiti separatamente dalle situazioni in cui sarebbe normale incontrarli. Sapere e agire, comprendere e praticare, apprendere e usare appartengono a mondi diversi che, non illuminandosi a vicenda, non costruiscono modelli plausibili di approccio alla realtà. Il percorso evolutivo di ciascun allievo, la personale ricerca di identità esistenziale richiede un percorso formativo/orientativo c progressivo dove la conoscenza dovrebbe funzionare (interpretando liberamente Piaget) da catalizzatore tra assimilazione e accomodamento per lo sviluppo di competenze e il potenziamento dell’immagine di sé, nell’interazione col mondo culturale, sociale e fisico. Solo così si giustifica l’artificiosità della scuola, nell’intenzione e nell’azione di modellizzare il rapporto uomo-mondo programmando situazioni formative ottimali, non riscontrabili nel quotidiano, corrette dalla verifica del forse e dalla metodologia del dubbio.

2. Le norme: opportunità e vincoli.

Le criticità sono molte, proprio per questo gli interventi per rimodulare e indirizzare le attività a sfondo pedagogico e non solo, sono stati molti, a livello europeo e nazionale. In Europa, nell’ambito delle professioni e del mercato del lavoro, l’impegno per l’orientamento era presente già a partire dagli anni intorno al 1960, ma solo a partire dal 1990 si manifesta un approccio educativo e formativo con i documenti della Commissione Europea del 1993- Libro Bianco J. Delors- ; 1995 Libro Bianco a cura di E. Cresso; del Consiglio d’Europa-Lisbona 2000; del Parlamento e Consiglio d’Europa- Raccomandazione 2006,2018- Competenze chiave per l’apprendimento permanente; Consiglio d’Europa 2013, Garanzia Giovani; per citarne alcuni. Per il nostro Paese- in attesa delle preannunciate linee guida da parte dei Ministri Valditara e Bernini- si prendono qui in considerazione le “Linee guida nazionali per l’orientamento permanente” del 19 febbraio 2014. Le finalità del documento risultano essere quelle di “…sostenere gli studenti nell’elaborazione di progetti formativi e/o professionali adeguati alle loro capacità e aspettative, anche attraverso collegamenti stabili con Istituzioni locali, Associazioni imprenditoriali, Camere di commercio, Agenzie per il lavoro. È altresì rafforzata l’alternanza scuola-lavoro per gli studenti degli ultimi due anni della scuola secondaria di 2^ grado e l’alternanza Università-Istituti Tecnici Superiori- mondo del lavoro” per i diplomati. Il testo si articola in una premessa e cinque nuclei tematici, con tre allegati in appendice.

– Premessa
1. L’orientamento a scuola
2. Il sostegno della scuola ai percorsi di orientamento formativo 3. Orientamento e inclusione sociale
4. Orientamento e TIC
5. Integrazione tra i sistemi
– Allegato 1- Figura di sistema e alternanza scuola-lavoro
– Allegato 2- Portali dedicati all’orientamento
– Allegato 3- Strumenti per l’integrazione tra Sistemi, proposta.

Affrontando il testo con sguardo meno descrittivo e più problematizzante, si possono individuare tre filoni nei quali sono riscontrabili punti di forza e di criticità: la cultura dell’orientamento a scuola, la cultura dell’orientamento nella società, l’integrazione tra i sistemi. Lasciando sullo sfondo le questioni gestionali, organizzative, burocratiche per concentrarsi sugli aspetti culturali e pedagogici, ritengo ne sarebbe utile una rilettura attraverso la lente delle competenze chiave, a cui fanno espliciti richiami questo e altri documenti europei e nazionali: senza una efficace e condivisa lettura, difficilmente si potranno costruire le condizioni per una efficace attuazione. Non sarà la sola emanazione di nuovi principi e di nuovi indirizzi, di nuovi documenti da parte dei Ministeri -Istruzione e Università- a garantirne un’efficace, diffusa e condivisa attuazione. Non è ripetendo le stesse cose in documenti diversi e con formule linguistiche diverse, ma con le stesse parole, che si ottengono risultati diversi. Le parole vanno interpretate e significate per poter costruire gli strumenti culturali e tecnici necessari al cambiamento, se non lo si fa le parole si consumano e perdono il loro significato, si banalizzano, perdono aderenza con i concetti e con le cose; le parole fanno le cose sosteneva il linguista J.L. Austin, per questo bisogna avere la lucida consapevolezza degli effetti che un loro deterioramento può produrre. Tra le parole che rischiano di consumarsi o di essere “manomesse” perdendo il significato originario- per dirla con G. Carofiglio- ci sono cittadinanza, competenze, orientamento… e altre. Un esempio: le otto competenze chiave di cittadinanza segnalate dal Parlamento Europeo (2006-2018) sono diventate competenze di cittadinanza a volte confuse con gli obiettivi dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione o interpretate come abilità sociali e civiche e trasformate in indicatori e descrittori del comportamento, identificate sempre più con competenze sociali e relazionali smarrendo l’originale valenza cognitiva “chiave”. Così come l’orientamento non deve essere letto riduttivamente solo come strumento per gestire la transizione tra scuola/istruzione-formazione terziaria/mondo del lavoro, ma assumere la valenza di una costante formativa in un progetto di vita, consapevolmente scelto dai giovani- e dalle loro famiglie- recependo i costrutti che vengono dai cambiamenti sociali, dal mondo del lavoro, della geografia dei popoli e delle culture, degli equilibri politici ed economici. Orientamento è una parola che ha molte interpretazioni, questo può generare incertezze, non tanto di natura semantica, ma piuttosto di natura pratica e di rilevanza teorica: conoscere il mondo per scegliere una direzione- ogni volta che è necessario- non è cosa da niente; anche se si è scettici riguardo alla nostra civiltà e alla società così com’è organizzata, nessuno si può separare dal suo “essere cittadino” di una società, pena la condanna alla marginalità e al disadattamento. Può sembrare esagerato, ma non è così. Anche l’Arte, la Musica, la Cultura con la C maiuscola sono nate, vivono e sono conservate grazie alle istituzioni che gli uomini si sono dati. L’Università, la Scuola, i Musei, i Teatri, le Biblioteche… chi vuole mantenere un rapporto sistematico con la Cultura deve comprenderne le funzioni e saperne fruire. Così come deve conoscere le istituzioni che governano la vita sociale e le leggi che la garantiscano, per costruire quelle competenze che favoriscono l’efficace inserimento nella vita sociale; così come costituiscono altrettanti orizzonti per l’essere cittadino i diritti e i doveri costituzionali da cui discendono i compiti che quotidianamente si adempiono: il diritto alla salute e alla cura, il diritto-dovere alla partecipazione politica, il dovere di pagare le tasse, il diritto alla giustizia, i diritti e i doveri della conservazione dell’ambiente, il diritto dovere dell’informazione, il diritto dovere dello studio. Una scuola che orienta individuerà nella mappa dell’essere cittadino quei nuclei operativi che sono praticabili nella vita scolastica ed extrascolastica per gli studenti di un dato livello scolare e di un certo contesto socio-ambientale, costituiti da situazioni formative centrate sull’effettivo livello di complessità consentito dai destinatari- bambini, adolescenti, giovani, adulti- avendo presenti quattro stratificazioni del curricolo: le competenze di cittadinanza, i saperi, le logiche, l’operatività. Per poter fare questo, serve che gli insegnanti posseggano una solida preparazione in metodologia della ricerca e in organizzazione dei processi di programmazione/ realizzazione didattica/valutazione, oltre ovviamente una solida preparazione disciplinare e psico-pedagogica e comunicativo-relazionale.

3. Orientare si può?

Alla scuola e all’università tocca di allargare e acuire lo sguardo sul mondo per costruire situazioni formative adeguate alle responsabilità che istituzionalmente sono loro attribuite. Mettendo al centro dei percorsi la vita e la socialità e non soltanto le definizioni del mondo, la storia, le opinioni, anche se autorevoli, ma “l’attuale” della realtà in cui siamo immersi, con tutte le incertezze che procura: l’incertezza può destabilizzare, ma è la vera natura del reale, così come lo pensiamo e lo diciamo, e la vera ricchezza delle possibilità di cambiare superando la logica lineare delle certezze. Partendo, perché no, da quella parte di mondo reale che è la scuola di cui non si parla ma che esiste, fatta di convivenze forzate, di regole e di trasgressioni, di comunicazioni implicite più che esplicite, di benessere e di malessere, di gerarchie sociali e di emarginazioni, di amicizie e di indifferenze, di rispetto o di vilipendio della cultura e del sapere propri dell’umano. Nella scuola sommersa, che esiste prima e parallelamente alla scuola formale, si verificano potenti esperienze formative, tanto più potenti quanto meno vissute consapevolmente; esiste un curricolo implicito- a cui sono soggetti tutti gli studenti- parallelamente al curricolo esplicito, intenzionale e programmato, intorno al quale si svolge la ritualità della scuola. Se si parte da qui, dedicando riflessione condivisa e azione correttiva, con impegno e responsabilità, oltre a contenere fenomeni di nonnismo e di bullismo, si avrebbe a disposizione materiale autentico per una vera formazione alla socialità, disegnando una mappa dei compiti del cittadino di cui il cittadino è parte integrante, di cui ogni studente è parte attiva e consapevole. Qualunque sia il contenuto che si propone c’è un soggetto che vive questa esperienza con fiducia o con tensione, timore o speranza o con indifferenza. Il processo di apprendimento appartiene a ciascuno e ognuno ha una propria storia, la propria identità da espandere e da custodire, le proprie difese, la voglia o la paura di crescere…aspetti che non possono essere sospinti nel sommerso individuale o assunti come elementi estranei all’educazione, formazione, istruzione. La cultura non è solo conoscenza, è esperienza ed è questa che permette ai docenti di arrivare ai ragazzi, costringendo a uno scambio comunicativo per incontrare un “tu” competente in una situazione di lavoro condivisa dove si parla del “fare” può aiutare a diminuire l’ansia e il senso di inadeguatezza. La realizzazione raggiunta e riconosciuta di un prodotto, prima nel sociale scolastico e poi nel sociale extrascolastico, danno forza all’identità e alla consapevolezza di sé. La fiducia – elemento basilare nella relazione docente/alunno- non può essere in una sola direzione: gli adulti chiedono fiducia ai ragazzi, ma si fidano di loro? Come li si può aiutare se non ci si fida? Fidarsi significa rischiare, sapere che si può perdere, ma che l’errore non è il fallimento di una persona, è un evento normale nell’esperienza ad ogni età. Giorello ebbe a definire l’errore come un obbligo a pensare, “magari aprendo la via a una soluzione impensata e feconda”. Si fa un gran parlare di emozioni, di empatia, qualche volta a sproposito. Empatia ad esempio, non è condividere, è piuttosto ascoltare per capire cosa l’altro dice e, se necessario, dissentire per aiutare. Così come democrazia non è omologazione ma mediazione, mediazione di posizioni e di interessi diversi tra individui che pensano in modo autonomo cioè si orientano.

4. Conclusioni: aspettando le nuove Linee Guida.

In attesa delle preannunciate nuove linee guida da parte dei due Ministeri- dell’Istruzione e dell’Università- che saranno oggetto della seconda parte di questo lavoro, in considerazione della complessità dell’argomento, si sintetizzano gli elementi di positività contenuti nel documento del 2014, indicati nelle tre aree macro- tematiche a cui si è accennato al punto 2 di questo lavoro, evidenziandone gli elementi/passaggi positivi.

1. La cultura dell’orientamento a scuola. La declinazione del valore permanente dell’orientamento, a cui concorrono l’educazione formale, non formale e informale; i richiami alla dimensione europea; la necessità dei raccordi tra il progetto di scuola e quelli delle altre Agenzie territoriali; la conferma della funzione strategica dell’insegnamento- apprendimento per lo sviluppo delle competenze; la necessità della formazione dei docenti e quella di poter disporre di figure qualificate.

2. La cultura dell’orientamento nella società. La creazione di laboratori di carer management skills, nei contesti scolastici con rappresentanti del mondo del lavoro; lo strategico legame tra scuola e mondo del lavoro per la spinta propulsiva che la formazione potrebbe apportare sul versante dei saperi disciplinari e degli assetti curricolari; la necessità di sviluppare capacità di adattamento veloce ai diversi contesti professionali, funzionali ai percorsi di inclusione sociale; l’importante ruolo delle TIC per attivare ambienti di apprendimento a distanza, per esplorare le professioni e costruire il proprio e- portfolio.

3. L’integrazione tra i Sistemi. Sistema diffuso di reti per la messa in circuito di progettualità, professionalità, best practices; il tentativo di coordinamento inter-istituzionale.

L’augurio è che si proceda alla effettiva (e non solo formale) certificazione delle competenze-chiave di cittadinanza; che si definiscano gli standard minimi delle azioni di orientamento dentro e fuori dalla scuola; che si declini la valenza formativa del tema “lavoro” per affrontare il problema della disoccupazione, soprattutto giovanile, e dei NEET. Inoltre, che si dia un quadro di riferimento complessivo che chiarisca la diversità di cultura e di mission dei diversi servizi che vengono chiamati in causa; si approfondisca il tema delle figure professionali preposte all’orientamento, in termini di requisiti di formazione e profili professionali; si riconfiguri la funzione del consiglio orientativo… Così come sarebbe necessario esplicitare il “modello di orientamento” di riferimento perché da quello derivano le domande, la costruzione dei contesti, le azioni, i costrutti esplicativi, i percorsi e le logiche di una rinnovata cultura scolastica, nella quale la ricerca didattica non sia slegata dalle nuove enciclopedie dei saperi e dalle nuove professioni, dove i costi e i benefici dei cambiamenti siano monitorati e valutati dalla scuola, dalla politica, dalla società con azioni trasparenti di rendicontazione sociale.

RIFERIMENTI:

Austin J.L., (1987), Come fare cose con le parole, Genova, Marietti.

Baldacci M., Frabboni F., Margiotta U., (2012), Longlife, longwide learning, Ed.Bruno Mondadori.

Carofiglio G., (2021), La nuova manomissione delle parole, Milano, Feltrinelli.

Cresson E. a cura di, (1995), Insegnare e apprendere: verso la società conoscitiva, Libro Bianco Commissione Europea

Dewey,J., (1954), Il mio credo pedagogico, Firenze, La Nuova Italia.

Giorello G.-Donghi P., (2019), Errore, Bologna, Il Mulino.Delors J., (1993), Crescita, competitività, occupazione, Libro Bianco Commissione Europea.

Consiglio d’Europa, (2000), Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente, Lisbona 2000.

MIUR, (2014), Linee guida nazionali per l’orientamento permanente, Nota di accompagnamento (19-2-2014).

Job&Orienta

Da giovedì 24 fino a sabato 26 novembre torna, alla Fiera di Verona, Job&Orienta, lo storico Salone nazionale dell’orientamento. “A.A.A. Accogliere, accompagnare, apprendere in un mondo che cambia”, questo il titolo, per il 2022, della manifestazione, giunta alla sua XXXI edizione. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) sarà presente alla tre giorni con oltre duemila metri quadri di spazi a disposizione di scuole, studentesse e studenti, famiglie, istituzioni che potranno partecipare a eventi e seminari, conoscere attività istituzionali e progetti in corso.

Al Salone di Verona parteciperanno il Ministro Giuseppe Valditara e il Sottosegretario Paola Frassinetti. Il Sottosegretario interverrà oggi all’inaugurazione di Job&Orienta e all’evento “ITS Academy: le migliori professionalità offerte dalle imprese per sviluppare molteplici talenti”, organizzato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. Il Ministro Valditara sarà a Verona venerdì 25 novembre, all’evento “Idee Tecnologie Sostenibilità. È tempo di ITS”, organizzato da Rete ITS Italy e Regione del Veneto.

Il programma e le attività del Ministero

Sono 39 gli eventi in programma organizzati dal Ministero dell’Istruzione e del Merito all’interno del Salone. Dagli ITS Academy all’orientamento, passando per la didattica innovativa, la digitalizzazione, l’occupabilità, il MIM porterà a Verona temi vicini alle priorità del mondo scolastico. Uno spazio specifico sarà dedicato al PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, alle sue novità e declinazioni specifiche per il settore dell’Istruzione. A Verona ci sarà poi modo di approfondire l’aggiornamento, in corso, del PNSD, il Piano Nazionale Scuola Digitale, attraverso incontri e momenti di confronto. Gli eventi organizzati dal MIM si svolgeranno sia nello spazio Arena, presso l’area istituzionale, che all’interno del programma ‘Grandi eventi’ del Salone. Un importante contributo arriverà anche dall’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. Nell’Arena del Ministero si parlerà, poi, di argomenti di stretta attualità, come la tutela della privacy, in collaborazione con il Garante della privacy, e il corretto uso dei social network da parte dei più giovani. Attraverso la collaborazione con la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica, si approfondiranno la Costituzione e i temi legati alla Cittadinanza. Per tutta la durata della manifestazione saranno distribuiti, come ogni anno, materiali informativi utili per l’orientamento. Protagonisti attivi saranno, poi, anche gli ITS e i rappresentanti delle scuole, presenti nello spazio ministeriale con le loro reti e il racconto delle loro buone pratiche.

Il 25 novembre il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha partecipato a Job&Orienta, il Salone nazionale dell’orientamento, della scuola, della formazione e del lavoro che si tiene ogni anno in Fiera a Verona. Il Ministro è intervenuto all’evento “Idee, tecnologie e sostenibilità. È tempo di ITS”, organizzato da Rete ITS Italy e Regione del Veneto, e ha poi effettuato un giro approfondito all’interno dei padiglioni della manifestazione.

“Da quest’esperienza porto con me una sensazione di ottimismo rigenerante. È in luoghi come questo che si costruisce il futuro dell’Italia”, dichiara il Ministro. “Ho riscontrato un’energia, una voglia da parte dei giovani di mettersi alla prova e creare i propri progetti di vita e una grandissima professionalità da parte dei docenti, tutti fattori che costituiscono uno straordinario patrimonio per l’intero sistema-Paese”.

“Questa visita, e il confronto sulla filiera degli ITS che è assolutamente da potenziare, come del resto abbiamo iniziato a fare sbloccando 500 milioni di euro del PNRR per i laboratori” conclude il Ministro, “mi confermano l’idea su quale sia oggi la missione principale per la nostra scuola: permettere alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi di mettere a frutto i loro molteplici e straordinari talenti”.

Il sito della manifestazione: www.joborienta.net

Nota 18 novembre 2022, AOODGOSV 31872
31^ edizione Job&Orienta 2022 – “Accogliere, Accompagnare, Apprendere in un mondo che cambia” – Fiera di Verona 24 – 26 novembre 2022. Invito alla partecipazione a studenti, docenti, dirigenti .

Nota 29 ottobre 2021, AOODPIT 1653

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione

Ai Direttori Generali e Dirigenti titolari degli Uffici scolastici regionali
e, p.c. Al Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali

Oggetto: Green pass per l’accesso agli open day

ITS POP DAYS

GLI ITS POP DAYS AI BLOCCHI DI PARTENZA, A MAGGIO LA PRIMA FIERA VIRTUALE DEGLI ISTITUTI TECNICI SUPERIORI

Un evento di Confindustria, Umana e INDIRE per l’orientamento nelle Accademie del Made in Italy

Diffondere e implementare la conoscenza degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), evidenziandone il valore e l’efficacia come vere e proprie “officine del sapere tecnico” ad alto contenuto tecnologico e anche come garanzia per l’occupabilità dei giovani.

È questo lo scopo degli ITS POP DAYS, la prima fiera virtuale degli ITS, organizzata da Confindustria, Umana e in collaborazione con INDIRE che si svolgerà dal 5 al 7 di maggio in formato interamente online sul sito www.it’s pop days.it

Sarà una tre giorni dedicata all’orientamento di queste vere e proprie Accademie del Made in Italy del sistema terziario professionalizzante, una sorta di “città digitale”, che opererà attraverso una piattaforma online appositamente progettata. 

Sarà possibile navigare tra gli stand virtuali di 92 Fondazioni ITS iscritte con cui dialogare in diretta tramite live chat, oltre alla possibilità di partecipare a incontri e webinar tematici sulla formazione, sul lavoro e sul futuro delle nuove generazioni.

Con l’arrivo dei fondi del Recovery Plan, l’Italia è a una svolta e i primi driver su cui indirizzare i progetti e le risorse europee sono quelli della formazione e dell’occupazione giovanile. 

Gli iscritti agli ITS sono ancora troppo pochi rispetto al fabbisogno delle imprese e per questo è necessario promuovere la scelta degli Istituti Tecnici Superiori come investimento sul futuro. Secondo il monitoraggio INDIRE, infatti, l’83% dei diplomati in queste eccellenze del territorio ha trovato lavoro a un anno dal diploma, di cui il 92% in un’area coerente con il percorso concluso e, in alcuni percorsi, l’occupazione ha raggiunto il 100% dei diplomati.

Si tratta di percorsi terziari professionalizzanti, dove la competenza tecnologica si sposa con la pratica aziendale. Sono correlati a 6 aree tecnologiche:

  1. Efficienza energetica
  2. Mobilità sostenibile
  3. Nuove tecnologie della vita
  4. Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali – Turismo
  5. Tecnologie dell’informazione e della comunicazione
  6. Nuove tecnologie per il Made in Italy (Servizi alle imprese; Sistema agro-alimentare; Sistema casa; Sistema meccanica; Sistema moda).

Il legame strutturale con la manifattura e i servizi collegati sono la chiave del sistema ITS. Grazie alla partecipazione attiva delle imprese sia nella co-progettazione didattica che nella governance stessa degli Istituti, rappresentano un accesso privilegiato al mondo del lavoro.

Gli ITS POP DAYS saranno l’occasione per conoscere e avvicinarsi a un percorso formativo che può costituire un trampolino di lancio per il futuro dei nostri giovani.

Orientamento, secondo appuntamento online

Si tiene il 21 gennaio, alle ore 16, il secondo appuntamento online dedicato all’orientamento organizzato dal Ministero dell’Istruzione, con la collaborazione con Skuola.net. La Ministra Lucia Azzolina interverrà nella live chat, che sarà trasmessa sul profilo Facebook del Ministero, con un suo saluto. Obiettivo dell’iniziativa è rispondere alle curiosità di studentesse e studenti, aiutare ragazzi e famiglie ad orientarsi nella scelta della scuola secondaria di secondo grado, a pochi giorni dal termine delle iscrizioni al prossimo anno scolastico, il 2021/2022, fissato per il 25 gennaio. In particolare, domani, ci saranno consigli ‘last minute’ per gli indecisi che saranno offerti da alcuni esperti molto vicini alla sensibilità di studentesse e studenti. Parteciperanno, oltre alla Ministra, Enrico Galiano, docente e scrittore, Luca Solesin, Change Manager in Ashoka, Antonio Fusco, componente del progetto Fius Gamer.

Nel corso del talk saranno illustrati gli strumenti principali messi a disposizione dal Ministero dell’Istruzione per l’orientamento. Durante l’evento sarà possibile inoltrare le proprie domande in diretta.

Il Ministero dell’Istruzione ha lanciato in questi giorni anche una campagna social in tema di orientamento con studenti, docenti e dirigenti scolastici in rappresentanza di Istituti tecnici, professionali e Licei che raccontano, giorno per giorno, sul canale Instagram del MI, perché hanno scelto o consigliano l’indirizzo di studi che frequentano o in cui insegnano, guidando in questo modo i ragazzi più giovani con la loro testimonianza. Il racconto è veicolato sui social attraverso l’hashtag #ScegliLaTuaScuola.

#ScegliLaTuaScuola

Due appuntamenti online dedicati all’orientamento. Sono quelli organizzati dal Ministero dell’Istruzione, in collaborazione con Skuola.net, per rispondere alle curiosità di studentesse e studenti e sfatare anche falsi miti. Il primo il 13 gennaio, alle 17.00, in diretta su Facebook, sul profilo del Ministero, con le voci di ragazze, ragazzi, dirigenti scolastici ed esperti. Interverrà anche la Ministra Lucia Azzolina. Il secondo appuntamento, la settimana prossima, sarà dedicato alle ulteriori domande e curiosità avanzate da studentesse e studenti.

L’obiettivo è quello di aiutare ragazzi e famiglie ad orientarsi nella scelta della scuola secondaria di secondo grado, nei giorni che li separano dal termine delle iscrizioni al prossimo anno scolastico, fissato per il 25 gennaio.

Quali sono gli strumenti, le coordinate, le procedure da seguire per effettuare l’iscrizione online all’anno scolastico 2021/2022. Ma anche quali sono le iniziative del Ministero in tema di orientamento, le differenti opzioni sul tavolo, i servizi dedicati, come Scuola in Chiaro, le caratteristiche e l’offerta formativa dei diversi Istituti. Di tutto questo si parlerà già nell’appuntamento di domani.

Studenti, docenti e dirigenti scolastici in rappresentanza di Istituti tecnici e professionali e Licei racconteranno, poi, giorno per giorno, sul canale Instagram del Ministero dell’Istruzione, perché hanno scelto o consigliano l’indirizzo di studi che frequentano o in cui insegnano, guidando in questo modo i ragazzi più giovani con la loro testimonianza. Il racconto sarà veicolato sui social attraverso l’hashtag #ScegliLaTuaScuola.

JOB&Orienta 2020

JOB&Orienta
www.joborienta.info

Nota 19 novembre 2020, AODGOSV 21183
30^ edizione JOB&Orienta Digital Edition – Fiera di Verona, 25-27 novembre 2020 “Orientamento: vaccino per l’occupazione”. Invito alla partecipazione a studenti, docenti e dirigenti scolastici


Il Ministero dell’Istruzione anche quest’anno partecipa a JOB&Orienta, il salone nazionale dedicato all’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro. Il Salone di Verona si tiene da oggi, mercoledì 25 novembre, fino a venerdì, 27 novembre, questa volta con un’edizione interamente digitale data l’emergenza sanitaria. Resta fitto il programma dell’iniziativa che ha un ricco calendario di appuntamenti culturali, convegni, dibattiti, incontri e laboratori online dedicato a scuole, studentesse e studenti, famiglie, imprese.

“Orientamento – vaccino per l’occupazione”, questo il titolo scelto per l’edizione 2020. Fra i temi al centro del programma, il dialogo tra scuola e lavoro, la didattica innovativa, le competenze richieste dal mercato dell’occupazione per l’economia del futuro, le professioni di domani.

Gli Istituti tecnici superiori per rafforzare le proprie competenze dopo il diploma, la Certificazione delle Competenze, i nuovi istituti professionali, tra sviluppo e prospettive. E ancora: le sfide dell’industria 4.0, le buone pratiche di Alternanza, l’educazione stradale e finanziaria. Sono alcuni dei temi che animeranno il programma di appuntamenti organizzati nell’ambito del JOB&Orienta dal Ministero dell’Istruzione. Gli appuntamenti saranno tutti fruibili e visibili online (la partecipazione è libera) tramite il sito e i canali social del Salone, in modalità sincrona e asincrona.

Il programma del Ministero dell’Istruzione prevede alcuni incontri tematici: dall’agricoltura alla moda, dalla ristorazione all’impresa formativa simulata, esperienze di gamification come il business game. E ancora, eventi organizzati dalle Reti di scuole nei quali verranno affrontati i temi dell’orientamento, dell’apprendistato, della sostenibilità, della cultura duale, del terzo settore e delle sfide che deve raccogliere la scuola per fronteggiare la richiesta di nuove figure professionali e nuove competenze.

Spazio anche alla formazione dei docenti e dei dirigenti scolastici con numerosi appuntamenti dedicati alla progettazione e alla gestione della didattica digitale (tra necessità e opportunità di innovazione e di inclusione), alla corretta impostazione dei PCTO (i Percorsi per le competenze trasversali e orientamento) e alle modalità di orientamento dei ragazzi, con l’obiettivo di valorizzare e mettere a patrimonio comune le migliori esperienze.

Anche quest’anno il Ministero dell’Istruzione sarà presente a JOB&Orienta con uno spazio espositivo virtuale che permetterà, con una mappa interattiva, di scaricare immagini, filmati e materiale per l’orientamento dei giovani studenti in procinto di scegliere il percorso di studio.

Nota 19 novembre 2020, AODGOSV 21183

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
per il successivo inoltro
Alle Istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e agli Istituti Tecnici Superiori del territorio LORO SEDI
e, p.c. Al Capo di Gabinetto dell’On.le Ministro
Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Al Capo dell’Ufficio Stampa SEDE

OGGETTO: 30^ edizione JOB&Orienta Digital Edition – Fiera di Verona, 25-27 novembre 2020 “Orientamento: vaccino per l’occupazione”. Invito alla partecipazione a studenti, docenti e dirigenti scolastici

Salone Orientamenti

Al via il 10 dicembre la 25esima edizione del Salone Orientamenti di Genova che, quest’anno, è esclusivamente in versione virtuale e dedicato al tema del ‘saper cambiare’. Per l’occasione, la Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha inviato il proprio messaggio di saluto: “È decisivo e indispensabile cambiare, innovarsi, trasformarsi sempre: dobbiamo farlo anche nella scuola. Lo abbiamo sperimentato in questi mesi in cui siamo stati tutti impegnati a fronteggiare un’emergenza che ci ha chiamato a nuove sfide. Continueremo a lavorare in questa direzione anche quando la pandemia sarà finita”. Secondo la Ministra Azzolina, il Salone di Genova “è una casa aperta che accoglie i nostri studenti per renderli consapevoli e preparati, capaci di approcciarsi alle nuove sfide che il mondo pone loro davanti. Anche un solo ragazzo o ragazza che riuscirà a trovare in questa dimensione virtuale il proprio percorso sarà una vittoria per tutti noi”.

Il Ministero dell’Istruzione è presente all’iniziativa con due appuntamenti: l’11 novembre 2020, dalle ore 15 alle 17 con “Formare i giovani per la gestione delle acque e del territorio”, introdotto da Fabrizio Proietti; il 12 Novembre, dalle ore 9 alle 10, con “ITS: Corsi a misura del tuo futuro” introdotto da Mariantonietta Zancan.

Il sito del Salone: https://www.orientamenti.regione.liguria.it/

Rapporto 2020 sulla Condizione occupazionale e formativa dei diplomati

ORIENTAMENTO 2020: DA UN CIRCOLO VIZIOSO A UN CICLO VIRTUOSO
Contesto socio – economico e titolo di studio dei genitori influenzano le scelte formative dei giovani. Come riconoscere il corso di laurea giusto, prevenire gli abbandoni e rendere le carriere universitarie più brillanti. 

[Bologna, 27 aprile 2020] Chi prosegue gli studi, chi li abbandona e perché. L’identikit dello studente italiano ambizioso, desideroso di formarsi al meglio, pronto al sacrificio e con lo sguardo rivolto al mondo del lavoro, è tracciato dal Rapporto 2020 sulla Condizione occupazionale e formativa dei diplomati di scuola secondaria di secondo grado, realizzato da AlmaDiploma e dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea.

L’indagine studia un circolo vizioso per capire come trasformarlo in un ciclo virtuoso. Fotografa le scelte formative e lavorative compiute dai diplomati a un anno e a tre anni dal conseguimento del titolo: oltre 88 mila studenti (circa 47 mila del 2018 e 41 mila del 2016) sono stati contattati per una valutazione dell’esperienza scolastica e delle scelte maturate dopo il diploma.

Si iscrivono all’università soprattutto i liceali. Questo è il primo dato che emerge in modo palese dal rapporto. Gli studenti del 2018 iscritti all’università, dopo un anno dal diploma, sono il 66,9%:il 51,4% ha optato esclusivamente per lo studio, il 15,5% frequenta l’università lavorando.

La quota di diplomati dediti esclusivamente allo studio universitario è nettamente più elevata tra i liceali (66,4%) rispetto ai diplomati del tecnico (38,6%) e del professionale (19,2%).

Erano già convinti tra i banchi della scuola secondaria di secondo grado di voler fare l’università? Sì. Infatti, l’87,0% dei diplomati del 2018 che avevano dichiarato, alla vigilia dell’Esame di Stato, di volersi iscrivere all’università ha successivamente confermato le proprie intenzioni. È però vero che l’8,3% degli studenti ha poi cambiato idea.

La quota di chi ha rivisto le proprie scelte è più consistente tra i diplomati professionali (24,4%) e tecnici (13,3%) rispetto ai liceali dove la quota dei ripensamenti è praticamente irrilevante (5,2%); i primi due profili, infatti, subito dopo il conseguimento del titolo possono contare su maggiori chance lavorative.

Altro aspetto molto importante è il contesto socio-economico e culturale della famiglia che influenza la scelta di proseguire gli studi. Fra i diplomati del 2018 appartenenti a contesti socio-economici più favoriti, infatti, è nettamente più frequente l’iscrizione all’università (75,1% rispetto al 56,7% dei giovani provenienti da famiglie meno favorite). Anche il titolo di studio dei genitori influenza le scelte formative dei giovani: l’82,2% dei diplomati provenienti da famiglie in cui almeno un genitore è laureato ha deciso di iscriversi all’università, rispetto al 66,5% tra i giovani i cui genitori sono in possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado e al 51,1% di chi proviene da famiglie dove i genitori non sono diplomati.

Ma a un anno dal titolo per il 15,3% dei diplomati la scelta universitaria non si è dimostrata vincente. Fra i diplomati del 2018 che hanno deciso di continuare gli studi (71,7%), infatti, il 6,6% ha deciso di abbandonare l’università fin dal primo anno. Mentre un ulteriore 8,7% è attualmente iscritto all’università ma ha già cambiato ateneo o corso di laurea. Gli abbandoni coinvolgono il 4,6% dei liceali, il 10,5% dei tecnici e il 13,1% dei diplomati professionali. I cambi di ateneo o corso di laurea riguardano il 9,4% dei liceali, l’8,9% dei professionali e il 7,1% dei tecnici.

Il motivo prevalente del cambiamento di corso o ateneo è legato soprattutto a un’insoddisfazione, rispetto alle aspettative iniziali, per le discipline insegnate: infatti, tra i diplomati del 2018, il 44,0% dichiara che quelle impartite fino a quel momento non sono risultate interessanti, mentre un ulteriore 4,4% ha trovato il corso troppo difficile. L’8,1%, invece, si dichiara insoddisfatto dell’ateneo scelto.

Da leggere in chiave positiva, invece, il dato del 33,5% per il quale il cambiamento di corso o ateneo è legato alla nuova possibilità di accedere al corso di laurea a cui non era riuscito ad accedere in precedenza. Infine, la restante parte ha scelto di cambiare per motivi personali (4,8%) o per altri motivi (4,3%). Per prevenire gli abbandoni e rendere le carriere universitarie più brillanti è, dunque, evidente il ruolo giocato dalle attività di orientamento, soprattutto se ben strutturate. Il percorso AlmaOrièntati (https://www.almalaurea.it/lau/orientamento) è stato ideato da AlmaLaurea proprio con l’obiettivo di rendere disponibile ai giovani uno strumento di ausilio alla scelta universitaria. Le quattro sezioni che compongono il percorso sono state immaginate con l’obiettivo di stimolare una riflessione su molteplici aspetti, quali la conoscenza di sé, il possesso di informazioni sull’università e sul mercato del lavoro, l’offerta formativa universitaria (analizzata a partire dalle materie preferite), le proprie aspirazioni e aspettative sul lavoro ideale. Un approfondimento realizzato sui diplomati del 2017 a un anno dal diploma ha dimostrato che coloroche sono iscritti all’università e hanno seguito il percorso AlmaOrièntati conseguono, a parità di condizioni, un maggior numero di crediti formativi universitari (+1,1) rispetto a coloro che non lo hanno seguito. Tale risultato è significativo in termini statistici e va contestualizzato rispetto al tipo di strumento, che si presta anche per l’auto-compilazione e impegna lo studente per un tempo decisamente limitato.

L’attività di Orientamento è fondamentale già per la scelta del percorso di scuola secondaria di secondo grado, che avviene in un momento molto delicato della vita dello studente. È a questa età che si rischia il circolo vizioso da trasformare in ciclo virtuoso. Molto raramente, infatti, lo studente ha raggiunto a quella età la maturità necessaria per una valutazione pienamente consapevole. La famiglia e gli insegnanti della scuola secondaria di primo grado esercitano dunque un ruolo di fondamentale importanza nella scelta del percorso da compiere.

È, probabilmente, per tali ragioni che alla vigilia del diploma il 55,5% dei diplomati del 2018 dichiara che, potendo tornare indietro, sceglierebbe lo stesso indirizzo/corso nella stessa scuola, mentre il restante 44,3% compierebbe una scelta diversa: il 24,5% dei diplomati cambierebbe sia scuola sia indirizzo, l’11,7% sceglierebbe lo stesso indirizzo ma in un’altra scuola, l’8,1% sceglierebbe un diverso indirizzo nella stessa scuola.

Dopo un anno dal diploma il quadro si modifica leggermente: la quota di intervistati che replicherebbe esattamente il percorso scolastico compiuto sale al 59,8% degli intervistati. Scende pertanto al 39,9% la percentuale di chi varierebbe la propria scelta: in particolare, il 24,8% dei diplomati cambierebbe sia scuola sia indirizzo, il 7,9% sceglierebbe lo stesso indirizzo ma in un’altra scuola, mentre il 7,2% sceglierebbe un diverso indirizzo nella stessa scuola.

I diplomati meno convinti della scelta compiuta a 14 anni risultano quelli degli istituti professionali; tra questi, inoltre, nel corso del primo anno successivo al conseguimento del titolo si acuisce il malcontento rispetto alla scelta compiuta. I diplomati tecnici, e ancora di più i liceali, risultano invece essere tendenzialmente i più appagati dalla scelta compiuta: questo è vero al momento del conseguimento del diploma ma, soprattutto, dopo un anno.

A un anno dal diploma il 15,5% dei diplomati del 2018 frequenta l’università lavorando, il 20,3% lavora senza proseguire gli studi. A questi si aggiunge il 51,4% che, come già visto all’inizio, ha optato esclusivamente per lo studio. La restante quota, infine, si divide tra chi è alla ricerca attiva di un impiego (7,2%) e chi invece, per motivi vari (tra cui formazione non universitaria, motivi personali o l’attesa di chiamata per un lavoro già trovato), non cerca un lavoro (5,6%). A un anno, la percentuale di occupati è più elevata per i diplomati professionali (55,4%) e tecnici (44,3%), mentre tocca il minimo tra i liceali (26,3%).

A tre anni dal diploma, lavora, senza contemporaneamente studiare, il 25,7% dei diplomati del 2016, il 20,3% studia e lavora; resta elevata, e pari al 46,5%, la quota di diplomati che risulta iscritto a un corso di laurea. È alla ricerca attiva di un lavoro il 4,9% mentre non cerca lavoro il 2,7%. Anche a tre anni, la quota di occupati è più elevata della media per i diplomati professionali (66,5%) e tecnici (58,3%), mentre tocca il minimo tra i liceali (34,3%).

L’indagine rileva, infine, un altro dato molto interessante per gli “Studenti 4.0”. A un anno dal titolo, tra i diplomati del 2018, il 18,9% di quanti hanno svolto l’alternanza scuola-lavoro (ora percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento) è stato successivamente richiamato dall’azienda in cui ha svolto tale attività. Sono soprattutto i diplomati tecnici (27,4%) e professionali (32,6%) ad aver ricevuto una successiva proposta di collaborazione dall’azienda.

Inoltre, tra quanti hanno svolto attività di alternanza scuola-lavoro durante gli studi e risultano occupati a un anno dal diploma, il 32,5% dichiara di lavorare nell’azienda presso cui ha svolto tale esperienza (è il 32,9% tra i tecnici e il 32,0% tra i professionali).A un anno dal diploma è più diffuso il lavoro non standard (prevalentemente a tempo determinato), mentre a tre anni è più diffuso il contratto a tempo indeterminato. Tra i diplomati del 2018 che, a un anno dal diploma, risultano impegnati esclusivamente in un’attività lavorativa, la tipologia di attività più diffusa risulta essere il lavoro non standard, che coinvolge il 38,6% degli occupati (in particolare si

tratta di contratti alle dipendenze a tempo determinato, che interessano il 29,0% degli occupati).

La quota di assunti con contratti formativi è del 30,0%, mentre i contratti a tempo indeterminato riguardano il 15,9%. Degna di nota è la quota, pari al 6,7%, di chi non ha un contratto regolare.

A tre anni dal diploma, tra i diplomati del 2016 dediti solamente al lavoro, i contratti a tempo indeterminato sono la tipologia di lavoro più diffusa e riguardano il 31,7% dei diplomati occupati. Elevata anche la quota di contratti non standard (28,0%) e quella relativa ai contratti formativi (26,8%); la quota di coloro che lavorano senza alcun contratto è pari al 3,0%.

Il lavoro a tempo pieno coinvolge il 46,0% degli occupati a un anno: tale quota sale al 62,6% tra i tecnici e al 63,3% tra i professionali, mentre cala considerevolmente fino al 20,3% tra i liceali (fortemente impegnati negli studi universitari). A tre anni dal diploma il lavoro a tempo pieno è pari al 50,0%; ancora una volta più diffuso fra tecnici (69,8%) e i professionali (67,8%), rispetto ai liceali (22,1%).

A un anno dal diploma la retribuzione media è superiore a 1.100 euro; sale a oltre 1.250 euro a tre anni. I diplomati del 2018 che lavorano a tempo pieno (senza essere contemporaneamente impegnati nello studio universitario) guadagnano in media, a un anno dal diploma, 1.125 euro mensili netti. A tre anni dal conseguimento del titolo la retribuzione mensile netta, dei diplomati del 2016, è pari in media a 1.262 euro.

I diplomati sono generalmente soddisfatti del lavoro svolto. La soddisfazione registrata per il lavoro è in generale abbastanza elevata (media pari a 8,7, su una scala 1-10, per i diplomati del 2018 a un anno e a 7,3 per quelli del 2016 a tre anni).

I DIPLOMATI E LO STUDIO

A un anno dal diploma, il 66,9% dei diplomati del 2018 prosegue la propria formazione ed è iscritto a un corso di laurea (il 51,4% ha optato esclusivamente per lo studio, il 15,5% frequenta l’università lavorando); il 20,3% lavora senza proseguire gli studi. La restante quota, infine, si divide tra chi è alla ricerca attiva di un impiego (7,2%) e chi invece, per motivi vari (tra cui formazione non universitaria, motivi personali o l’attesa di chiamata per un lavoro già trovato), non cerca un lavoro (5,6%).

A tre anni dal diploma resta elevata, e pari al 66,8%, la quota di diplomati del 2016 che risulta iscritto a un corso di laurea: si dedica esclusivamente agli studi il 46,5% degli intervistati, mentre è impegnato contemporaneamente nello studio e nel lavoro il 20,3%. È dedito esclusivamente al lavoro il 25,7%; limitata dunque la restante parte, composta dal 4,9% di chi è alla ricerca attiva di un impiego e dal 2,7% di chi non cerca lavoro.

Studio o lavoro: le motivazioni della scelta

Tra chi prosegue gli studi con l’iscrizione all’università, la principale motivazione alla base di tale scelta è legata a componenti di natura lavorativa (62,9%): il 44,6% dei diplomati del 2018 intende infatti migliorare le opportunità di trovare lavoro, il 17,6% ritiene che la laurea sia necessaria per trovare lavoro (solo lo 0,7% dichiara di essersi iscritto non avendo trovato alcun impiego). Il 35,9% è spinto invece dal desiderio di potenziare la propria formazione culturale.

La tendenza è confermata all’interno di tutti i tipi di diploma. In particolare, il 49,7% dei diplomati tecnicidichiara di essersi iscritto per migliorare le possibilità di trovare lavoro; è il 43,0% per i liceali e 36,7% per i professionali. Per i liceali, più di altri, l’iscrizione all’università viene vissuta come una necessità per accedere al mercato del lavoro (21,7%; è pari all’8,2% per i tecnici e al 13,0% per i professionali). Infine, la prosecuzione degli studi è dettata dal desiderio di migliorare la propria formazione per il 43,6% dei professionali, rispetto al 38,8% dei tecnici e al 34,2% dei liceali.

Fra i diplomati del 2018 che hanno invece terminato con il diploma la propria formazione, il 27,3% indica, come motivo principale della non prosecuzione, la difficoltà di conciliare studio e lavoro. Un ulteriore 27,3% dichiara invece di non essere interessato a proseguire la formazione, mentre il 14,0% è interessato a un altro tipo di formazione. Infine, il 10,3% lamenta motivi economici. Questa tendenza è confermata fra i diplomati tecnici e professionali, anche se con diversa incidenza, mentre tra i liceali si rileva anche una difficoltà all’ingresso all’università: più nel dettaglio, il 16,7% non ha proseguito gli studi perché il corso era a numero chiuso e non è rientrato fra gli ammessi (tale quota scende al 6,1% tra i tecnici e al 5,0% tra i professionali).

Chi ha un voto di diploma più alto prosegue gli studi L’analisi della condizione lavorativa per voto di diploma conferma che i diplomati che conseguono il titolo con una votazione più modesta tendono a presentarsi direttamente sul mercato del lavoro, senza proseguire ulteriormente la formazione. A un anno dal titolo, infatti, risulta esclusivamente impegnato in attività lavorative il 14,8% dei diplomati del 2018 con voto alto e il 26,4% di quelli con voto basso (differenziale pari a 11,6 punti percentuali). Tra i diplomati del 2016, a tre anni dal diploma le quote di quanti lavorano solamente sono rispettivamente 19,5% e 32,3% (differenziale di 12,8 punti percentuali). Se l’impegno in un’attività lavorativa pare essere caratteristica peculiare dei diplomati con voto più modesto, la prosecuzione degli studi è, all’opposto, una scelta che coinvolge soprattutto i diplomati più brillanti: indipendentemente dalla condizione lavorativa, infatti, risultano iscritti

all’università nella misura del 75,9% (rispetto al 57,1% di quelli con voto basso).

Analogamente, a tre anni la decisione di dedicarsi allo studio è più diffusa tra chi ha conseguito una votazione maggiore: è pari al 74,8% rispetto al 58,2% dei colleghi meno “bravi”. È naturale che entrino in gioco, nelle scelte maturate dai diplomati, diverse propensioni, inclinazioni e opportunità formative legate, tra l’altro, ai risultati scolastici raggiunti. 

I DIPLOMATI E IL LAVORO

A un anno lavora il 35,8%, a tre anni il 46,0%

A un anno dal conseguimento del titolo risulta occupato il 35,8% dei diplomati del 2018: il 20,3% ha preferito inserirsi direttamente nel mercato del lavoro e il 15,5% ha scelto di frequentare l’università lavorando. Come era naturale attendersi, la percentuale di occupati è più elevata per i diplomati professionali (55,4%) e tecnici (44,3%), mentre tocca il minimo tra i liceali (26,3%).

A tre anni dal titolo sono occupati il 46,0% dei diplomati del 2016: il 25,7% è dedito esclusivamente al lavoro, mentre il 20,3% è impegnato sia nello studio che nel lavoro. Tra i diplomati del 2016, la quota di occupati è più elevata della media per i diplomati professionali (66,5%) e tecnici (58,3%), mentre tocca il minimo tra i liceali (34,3%).

A un anno dal diploma, il tasso di disoccupazione è pari, complessivamente, al 16,0% e non varia sensibilmente per tipo di diploma. Nel dettaglio, è pari al 15,2% tra i diplomati tecnici, al 16,4% tra i diplomati professionali, al 16,7% tra i liceali.

Il tasso di disoccupazione, a tre anni dal titolo, è pari, complessivamente, al 12,7%, oscillando tra l’11,4% dei diplomati tecnici e il 14,1% dei liceali.

La maggioranza dei diplomati lavora nel settore privato, in particolare nei servizi. L’attività nel settore pubblico è poco diffusa tra i diplomati di scuola secondaria di secondo grado: complessivamente, a un anno dal diploma dichiara infatti di lavorarvi il 10,2% degli occupati. La stragrande maggioranza (84,3%) dei diplomati è invece assorbita dal settore privato; residuale la quota (4,3%) di chi lavora nel non profit.

Il 74,4% degli occupati, a un anno dal diploma, è inserito in un’azienda che opera nel settore dei servizi (in particolare del commercio, 35,6%); il 19,2% lavora invece nell’industria (in particolare quella metalmeccanica, 7,5%), mentre è decisamente contenuta la quota di chi lavora nell’agricoltura (2,8%). Il quadro qui delineato risulta confermato anche a tre anni dal diploma.

Le competenze apprese durante la scuola non sempre sono utilizzate al massimo nel lavoro. A un anno dal termine degli studi, il 20,7% degli occupati dichiara di utilizzare le competenze acquisite durante il percorso di studi in misura elevata, mentre per il 41,5% l’utilizzo è ridotto; ne deriva che il 37,1% ritiene di non sfruttare per nulla le conoscenze apprese nel corso della scuola secondaria di secondo grado. In particolare, sono i diplomati liceali a non utilizzare ciò che hanno appreso a scuola (44,4%, rispetto al 33,9% dei diplomati tecnici e al 28,2% dei professionali); coloro che decidono infatti di inserirsi nel mercato del lavoro hanno condizioni occupazionali molto particolari e nella maggioranza dei casi intraprendono questa strada solo come forma di sostegno al percorso di studi che stanno portando avanti.

JOB&ORIENTA 2019

JOB&ORIENTA 2019

Fiera di Verona, dal 28 novembre al 30 novembre (29a edizione)

Salone nazionale dell’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro.

#illavorochevorrei: orientamento, innovazione, crescita sostenibile.

Giunge alla 29esima edizione JOB&Orienta, il salone nazionale dedicato all’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro in calendario alla Fiera di Verona da giovedì 28 a sabato 30 novembre 2019.

Di fronte a un sistema economico-produttivo in continua evoluzione e a un mercato del lavoro così complesso e difficile, JOB&Orienta vuole rafforzare il dialogo tra scuole e imprese, ponendosi come luogo di confronto e scambio tra i due mondi. L’appuntamento veronese, promosso da VeronaFiere e Regione del Veneto in collaborazione con Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, costituisce da sempre un punto di riferimento per giovani, famiglie e operatori del settore.

#illavorochevorrei: orientamento, innovazione, crescita sostenibile è il titolo che farà da filigrana alla prossima edizione. Intorno alle tre parole cardine si dipana infatti il dibattito più attuale sulla definizione delle competenze da formare guardando al futuro, ossia quelle più utili e strategiche sia per i giovani che per le imprese: per garantire migliori chance di occupazione ai primi e, al contempo, maggiore competitività alle aziende, come anche l’Europa sta indicando da tempo.

Oltre a offrire un’opportunità di confronto e aggiornamento per gli addetti ai lavori, il salone mira ad accompagnare i ragazzi e le loro famiglie nelle scelte scolastiche e universitarie, ma pure a supportare i giovani che si affacciano al mondo del lavoro, aiutandoli a rendere la loro ricerca più attiva ed efficace.

Anche quest’anno un ricco e articolato programma culturale: dai convegni, i dibattiti e i workshop dedicati alle tematiche più attuali e con ospiti di spicco del mondo dell’economia, della politica e dell’imprenditoria, fino ai laboratori interattivi, le simulazioni, gli spettacoli e i momenti di animazione. Non mancano, infine, le storie e le esperienze sviluppate sul campo e raccontate dagli stessi protagonisti. L’evento è inserito nel calendario ufficiale degli appuntamenti della European Vocational Skills Week (Settimana europea delle competenze professionali), promosso dalla Commissione Europea.

Dopo la “sperimentazione” largamente positiva degli scorsi anni, a JOB&Orienta si amplia e si rafforza la proposta di formazione per docenti e dirigenti scolastici, con una sezione dedicata: per loro un’opportunità di aggiornamento e sviluppo delle proprie competenze su temi come l’alternanza scuola lavoro, le nuove tecnologie per la didattica, l’innovazione dell’apprendimento…

JOB&Orienta è anche un’ampia rassegna espositiva – che vede presenti scuole, accademie e università, enti di formazione, istituzioni, imprese, centri per l’impiego e agenzie di servizi per il lavoro, associazioni di categoria, – sviluppata intorno a due aree tematiche: “Istruzione ed educazione” e “Università, formazione e lavoro”.

Sei i diversi percorsi contrassegnati da differenti colori: all’interno della prima sezione espositiva, i percorsi Educazione, Scuola e Formazione Docenti (arancione), Tecnologie e Media(oro) e Lingue straniere e Turismo (verde); nella seconda Formazione accademica (blu), Formazione professionale (argento) e Lavoro e Alta formazione (rosso), dove trova posto anche la Saletta TopJOB, uno spazio workshop per incontri con aziende e seminari rivolti in particolare ai giovani alla ricerca di lavoro.

Profilo trasversale a tutti i percorsi, CreativityJOB evidenzia le realtà che operano nella formazione nei settori creativi d’eccellenza del made in Italy (in particolare moda, design e gastronomia). Ci sono poi i profili JOBinGreen che intende valorizzare le buone pratiche di sostenibilità e sensibilizzare i visitatori sui temi; e JOBInternational, con proposte di stage e tirocini all’estero, opportunità di lavoro, scambi culturali e viaggi studio in tutto il mondo. A confermare la vocazione internazionale della manifestazione anche la Cittadella delle Università Straniere, uno spazio collocato all’interno del “percorso blu” che riunisce oltre 25 Università con sede all’estero.