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Save the Children, 61 milioni di bambini senza scuola

da LaStampa.it

Save the Children,  61 milioni di bambini senza scuola

Differenze nell’istruzione oggi diventeranno disuguaglianze di opportunità, di reddito e potere domani
roma

Il rapporto di Save the Children “Mettere fine all’esclusione invisibile” fa luce sul problema dell’istruzione a livello globale: sempre più bambini vanno a scuola, ma le disuguaglianze nell’apprendimento si trasformeranno in disparità di opportunità per il futuro. A due anni dalla scadenza degli obiettivi del Millennio, l’obiettivo è di aumentare l’accesso scolastico e la formazione di qualità per creare società più giuste, dove i diritti umani siano rispettati e la democrazia rafforzata.

Differenze nell’istruzione oggi diventeranno disuguaglianze di opportunità, di reddito, di ricchezza e potere domani. Anche se negli ultimi dieci anni è cresciuto l’accesso all’istruzione a livello mondiale, 61 milioni di bambini non vanno a scuola e 130 milioni che invece hanno quest’opportunità non riescono però ad acquisire adeguate competenze di base come la lettura, la scrittura e la matematica. La scarsa educazione di qualità e la scadente formazione riguarda soprattutto i più poveri e gli emarginati e si traduce in una grave forma di esclusione. La conseguenza più preoccupante di un sistema educativo ingiusto è che decine di milioni di bambini e bambine saranno privati di reali opportunità a causa del loro genere, della loro provenienza geografica, del reddito dei loro genitori. Ma soprattutto persistono disuguaglianze tra ricchi e poveri, spesso nascoste, profondamente ingiuste e dannose per la società.

Ben 250 milioni di bambini in età scolare, pari al 40% del numero globale, non frequentano, hanno abbandonato la scuola oppure ci vanno ma senza riuscire realmente ad acquisire le competenze di base. Questi ultimi corrispondo a circa 130 milioni. In Africa, solo la metà dei circa 128 milioni di bambini riesce a raggiungere una formazione scolastica di base. In Sud Africa, benché il 98% dei bambini in età scolare sia iscritto alla scuola primaria, solo il 71% di essi sa leggere. In Malawi, oltre l’80% dei bambini va a scuola, ma solo il 30% ha imparato l’aritmetica.

In molti paesi, nonostante l’impegno per migliorare o mantenere invariati i livelli di apprendimento di base, la situazione sta addirittura peggiorando. In India, ad esempio, negli ultimi 5 anni si è riscontrato un calo nel livello di apprendimento: il numero dei bambini di 10-11 anni capaci di leggere una semplice frase è diminuito del 10% e solo circa il 50% è in grado di leggere un testo semplice, mentre in aritmetica la capacità di eseguire una divisione è calata di quasi il 20%, solo il 25% dei bambini è in grado di fare le divisioni a una cifra. Per quanto riguarda le disuguaglianze di genere, si sono rilevati significativi miglioramenti se si considera che il numero di paesi in cui per ogni 100 ragazzi vanno a scuola almeno 90 ragazze si è quasi dimezzato in poco più di 10 anni, passando da 33 a 17. Tuttavia in Africa, le probabilità che le giovani riescano a frequentare la scuola secondaria sono inferiori (rapporto da 8 a 10), mentre in Kenia le probabilità attuali a che questo accada sono addirittura inferiori al 1999.

Prove invalsi al via il 7 maggio

da LaStampa.it

Prove invalsi al via il 7 maggio

roma

Manca ormai poco ai giorni in cui gli studenti saranno impegnati nelle prove Invalsi, e proprio in  questi giorni le scuole stanno cominciando a ricevere i plichi contenenti i materiali che serviranno per lo svolgimento dei test Invalsi in programma per maggio.

I pacchi inviati nei vari istituti contengono plichi chiusi (con cellophane trasparente e due reggette termosaldate incrociate) contenenti i fascicoli delle prove che resteranno sigillati fino al giorno della prova e una busta (trasparente) per ogni classe contenente le etichette studenti.

Il 7 maggio si comincia con la prova preliminare di lettura per le classi II e prova di Italiano per le classi II e V primaria. Si prosegue il 10 con la prova di matematica per le classi II e V primaria e il Questionario studente per la classe V primaria. Il 14 è la volta della prova di Italiano, di Matematica e Questionario studente per le classi I della scuola secondaria di primo grado. Il 16, infine, è prevista la prova di Italiano, di Matematica e il Questionario studente per le classi II della scuola secondaria di secondo grado.

Una volta ricevuti i materiali, ciascuna istituzione scolastica dovrà provvedere al relativo controllo, senza aprire i plichi, secondo le modalità indicate dall’Invalsi con un apposito manuale disponibile da qualche giorno sul sito dell’istituto. Entro il 24 aprile dovrà essere effettuata la comunicazione all’Invalsi, su un modulo on-line, di eventuale materiale mancante.

Intanto, sono già partite, come ogni anno, le proteste contro questo tipo di rilevazione degli apprendimenti.

«Tenete a casa i figli nei giorni in cui a scuola ci saranno i test Invalsi, oppure mandateli a scuola dicendo loro di non sostenerli» è l’invito rivolto nei giorni scorsi dalla Rete delle scuole fiorentine, un’organizzazione cui aderisce un variegato schieramento di insegnanti, studenti e genitori ostili allo svolgimento dei test.

«Questi quiz, già dai prossimi anni, potrebbero sostituire la terza prova della maturità. C’è una strategia per cui -ha spiegato Nino Moscato, docente di storia e filosofia – questo metodo di valutazione dovrebbe diventare perno di tutto il sistema; ciò porterebbe a un monitoraggio sulle scuole di tipo invasivo. Per queste ragioni quest’anno bloccare i test Invalsi è particolarmente importante. Serve un’iniziativa per fermare la strategia che mira a far diventare la scuola un addestramento sulla base di un indicatore e i docenti degli impiegati».

Intercultura, ecco come vedono l’Italia gli studenti stranieri

da LaStampa.it

Intercultura, ecco come vedono l’Italia gli studenti stranieri

Per il 57% degli studenti stranieri in Italia la crisi è peggio che nel loro Paese

 La crisi? E’ più marcata in Italia che nel proprio Paese per più della metà di loro (57%). Ma il 50% tornerebbe nella Penisola per proseguire gli studi per diventare stilista o chef.

 Gli adolescenti italiani? Non sono per niente mammoni, anzi sono molto intraprendenti (lo pensa il 41%) e se solo i loro genitori non li controllassero, imparerebbero più facilmente a cavarsela da soli (55%). La famiglia? E’ il motore trainante della società italiana: unita, affiatata, dinamica, come in nessun altro Paese al mondo, è l’aspetto più positivo riscontrato da uno su tre (36%).

A dirlo sono 110 studenti stranieri provenienti da più di 40 Paesi dei 5 continenti che quest’anno stanno studiando in Italia grazie a Intercultura, onlus che dal 1955 promuove programmi di studio per gli studenti delle scuole superiori. Ogni estate partono 1800 studenti italiani per un periodo lungo di studio e di vita all’estero, scegliendo sempre più Paesi dell’Asia e dell’America latina e, parallelamente, 800 loro coetanei arrivano in Italia, accolti da una famiglia come dei veri e propri figli, con lo stesso carico di oneri e di onori dei membri naturali del nucleo familiare che li ospita. Un numero sempre in crescita: dalle 53 famiglie pioniere del 1965 al migliaio che ha dato disponibilità quest’anno, per un totale di venticinquemila famiglie in mezzo secolo di apertura interculturale.

«Non è solo la dimensione internazionale ed interculturale di quest’esperienza a costituirne la particolarità -spiega Roberto Ruffino, Segretario Generale di Intercultura – Vivere per mesi fianco a fianco con un giovane adolescente di un altro Paese instaura dinamiche nuove nella famiglia che lo ospita; c’è chi testimonia la soddisfazione di avere vissuto diversamente il proprio ruolo di genitore; c’è chi racconta la gioia di avere vissuto un’esperienza comune a tutta la famiglia, ossia lo sforzo di sentirsi “famiglia ospitante” e di aiutare il “nuovo venuto”, nell’esplorazione del “nuovo mondo”. Si creano relazioni e affetti che durano una vita e che generano, a catena, nuove opportunità di incontro, conoscenza, esperienza».

Arrivati lo scorso settembre, questi studenti non solo hanno imparato ormai bene la nostra lingua, con tanto di inflessioni dialettali, ma anche a riflettere sulle caratteristiche dell’identità italiana, andando oltre gli stereotipi di pizza, mafia e mandolino. Il loro sguardo si è posato soprattutto sulle modalità di risposta della famiglia italiana alla crisi economica che questi ragazzi stranieri hanno notato essere più marcata che nel loro Paese di origine nel 57% dei casi (fa però da contraltare quel 18% che afferma, al contrario, che a casa loro si sta peggio).

Una volta tanto, a non essere additati come elemento negativo sono i coetanei italiani: sfatata l’immagine di “mammoni” che ormai ha bollato le nostre giovani generazioni a cui, forse più per pigrizia, non si vuole riconoscere capacità critiche e imprenditoriali. All’opposto, secondo il 41% di questi adolescenti i loro coetanei italiani non lo sono per nulla, anzi sono molto intraprendenti:«i ragazzi che ho conosciuto non mollano mai e quando hanno qualcosa in mente, ce la fanno sempre in qualche modo a realizzarla» dice l’austriaco Georg, per un anno a Roma.

Come nella terza legge della dinamica, a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. In questo caso, quella esercitata da mamma e papà, visti come i tipici genitori “chioccia”, incapaci di lasciare libere le briglie e di smetterla di controllare i propri figli, che, con questo atteggiamento protezionista, non impareranno mai a cavarsela da soli (55%). Così Karla Miranda, dal Guatemala a Palermo per un anno: «gli adulti pensano che i giovani non sono capaci di essere al loro livello e così li lasciano fuori dalle situazioni più importanti senza rendersi conto che sono il futuro di questo Paese e che, senza di loro, sono persi».

Gli studenti stranieri si sbilanciano e danno anche qualche consiglio ai genitori italiani sulla base della loro esperienza personale: per il 14% basta paghetta («In Cina se faccio dei lavori in casa, come lavare i piatti, mia mamma mi dà dei soldi, così imparo il valore del lavoro» spiega Mengh Zehn per un anno a Rivoli), per il 18% basta cucinare e, soprattutto stigmatizzata da un altro 18%, la prassi ormai consolidata di trovare sempre una scusa per gli errori dei figli («I genitori italiani stanno sempre attenti ai figli però quando questi sbagliano non li puniscono, per forza non imparano a cavarsela da soli» osserva la brasiliana Lara, per un anno a Cremona), mentre per il 10% basta regali, perché altrimenti «i ragazzi pensano che i soldi crescono sugli alberi», come riassume sagacemente il danese Jannik, per un anno a Novara. E per finire, il monito è: fuori di casa appena diventati maggiorenni, «i giovani italiani non dovrebbero abitare così tanto tempo a casa dei genitori, dovrebbero avere una casa propria a partire dai 20 anni» consiglia l’austriaca Katharina, per un anno a Castellammare di Stabia.

Non tutto è da buttare. Anzi, a rappresentare la chiave di successo per la ripresa italiana è proprio la famiglia, nel suo ruolo aggregante, uno dei piloni dell’identità italiana che gli studenti stranieri stanno scoprendo nel corso della loro permanenza nella nostra Penisola con Intercultura. I ragazzi, nel corso di questi mesi, sono infatti rimasti particolarmente colpiti dal fatto che ci si ritrovi tutti assieme a tavola (41%), una pratica pressoché sconosciuta nelle proprie dinamiche famigliari e dal forte senso di collaborazione per aiutare la famiglia o gli amici in difficoltà (36%). Risultato, i genitori italiani sono molto apprezzati da questi ragazzi: la mamma perché è organizzata, lavora, torna a casa e trova il tempo per dedicarsi alla famiglia (50%) e il papà, perché è dinamico e pieno di interessi (31%), tanto da far dire alla cinese Xiaorui, per un anno a Varese: «il mio papà è l’uomo più figo d’Italia».

Altro pregio dei genitori italiani è far sentire questi ragazzi stranieri come parte integrante del nucleo famigliare, come afferma entusiasta Ivan, dalla Bosnia a Piacenza per un anno: “la cosa che più mi piace della famiglia ospitante è che mi sento a pieno titolo un suo membro, con gli stessi diritti e dover» . L’integrazione nel tessuto comunitario e culturale italiano è ormai talmente radicata, da indurre la metà esatta (50%) degli studenti intervistati a dichiarare di voler tornare in Italia per gli studi universitari. Non solo perché in alcuni casi la nostra scuola è ritenuta più di alto profilo rispetto a quella del loro Paese (“Gli studenti delle università italiane studiano di più dei studenti nelle università cinese» secondo Xiaofei, per un anno a Treviso) o perché hanno seguito delle lezioni che li hanno appassionati, ma soprattutto, è interessante notare che alcuni lavori hanno molto a che fare con la realtà che hanno trovato in Italia: dallo chef (come Soshi, dal Giappone a Conegliano V.to) alla stilista (come Daniela dal Messico a Olbia-Tempio Pausania), dal giornalista di moda (come Valeria dal Perù a Parma) a professioni legate all’arte e al turismo, a chi sceglie economia e commercio “Per trovare un modo come migliorare l’economia in Italia» come afferma Martina, altoatesina, madrelingua tedesca, per un anno a Catania.

Dunque, mamme, papà, fratelli e sorelle italiani promossi sul campo? Sembrerebbe di sì, ma la vera sfida ora per i 4.000 volontari di Intercultura sull’intero territorio è trovare le nuove 1.000 famiglie che dal prossimo settembre vorranno aprire le porte della propria casa a uno studente straniero.

Formazione in ingresso per docenti neoassunti

da Tecnica della Scuola

Formazione in ingresso per docenti neoassunti
Il Miur, con nota 3768/2013, ha impartito le indicazioni operative, gli itinerari formativi, le procedure di iscrizione, gli schemi organizzativi e finanziari dei corsi relativi alla formazione in ingresso obbligatoria per i neo immessi in ruolo, in attuazione dell´art. 68 del CCNL.
La notizia dal sito della Fgu-Gilda che aveva chiesto all’amministrazione di avviare i corsi per evitare che gli interventi formativi si sovrappongano alle attività di fine anno. Anche per quest´anno sono confermate le indicazioni già emanate con la nota prot. 2360 del 23 febbraio 2009 e con la precedente nota prot. 3699 del 29 febbraio 2008. Si conferma altresì il modello di e-learning integrato, con momenti di formazione on line e incontri in presenza, che saranno organizzati dagli uffici scolastici regionali, utilizzando le risorse oggetto di contrattazione integrativa regionale. Si prevedono attività formative con non meno di 40/50 ore di cui 20/25 ore in presenza e 20/25 ore a distanza. Sul sito dell´Ansas (ex Indire) è disponibile la procedura di iscrizione per i docenti e il personale educativo immesso in ruolo nell´a.s. 2011/12.. L´organizzazione dei corsi di formazione è affidata alle Direzioni Scolastiche Regionali e avrà inizio a partire dal prossimo 6 maggio 2013

Tfa speciali, per i tanti esclusi c’è sempre il Tar

da Tecnica della Scuola

Tfa speciali, per i tanti esclusi c’è sempre il Tar
di A.G.
A fornire assistenza è l’Anief. Interessati coloro che hanno svolto solo 360 giorni negli ultimi 12 anni, tutto servizio aspecifico, sono entrati in possesso del diploma magistrale entro il 2001/2002. Ma anche chi è di ruolo e i soprannumerari. Contestata anche la parte che rende incompatibile la frequenza del Tfa speciale con altro corso abilitante. Le questioni verranno trattate dai giudici di primo grado del Lazio.
Dopo il concorso a cattedra, anche il Tfa speciale diventa oggetto di ricorso da parte dei sindacati della scuola. A farsi promotore dell’ennesima battaglia giudiziaria contro delle norme reputate troppo restrittive è ancora una volta l’Anief, l’organizzazione più incline a questo genere di percorsi a tutela dei propri iscritti. Stavolta il sindacato se la prende con le norme – incluse nel Regolamento aggiuntivo che modifica il Decreto n. 249 del 10 settembre 2010, per la cui approvazione definitiva si attende solo il via libera della Corte dei Conti – che lascerebbero fuori decine di migliaia di potenziali precari interessati ai tirocini formativi.
Le contestazioni, da sottoporre al Tar del Lazio, sono tante. Si va dall’obbligo di svolgere tre annualità da 180 giorni ciascuna nell’arco degli ultimi dodici anni scolastici, anziché i tradizionali 360 giorni complessivi, alla richiesta di inclusione del servizio svolto nell’anno in corso; dalla norma che prevede di aver svolto i 540 giorni, ma che dovrebbe far valere anche il servizio (aspecifico) su classi di concorso diverse da quelle per cui ora si chiede l’abilitazione, a quella che esclude gli insegnanti in possesso del titolo conclusivo del corso di studi dell’istituto magistrale conseguito in uno degli anni 1999, 2000, 2001 e 2002, privi di abilitazione o idoneità e che abbiano prestato servizio per almeno 360 giorni nella scuola materna e nella scuola elementare dal 1° settembre 1999. Il sindacato tenterà poi di includere coloro che sono entrati in possesso del diploma magistrale entro il 2001/2002, quelli che sono di ruolo e soprannumerari. L’opposizione al decreto non risparmia, inoltre, la parte che rende incompatibile la frequenza del Tfa speciale con altro corso abilitante (idoneità presso SSIS o TFA ordinario).
Infine, rimane aperta la questione dell’inserimento in GaE, da cui sono esclusi sia i prossimi abilitati con il TFA ordinario sia quelli che si abiliteranno con il TFA speciale, “questione che Anief ha già messo all’attenzione del nuovo Parlamento e che sarà oggetto di un’audizione specifica non appena saranno insediate le Commissioni parlamentari, visto il divieto attuale di nuovi inserimenti previsto dalla norma in contrasto con gli interventi derogatori degli ultimi anni (L. 169/08, L. ), ottenuti sempre grazie all’Anief (IX ciclo SSIS, SFP e III AFAM) e per la quale saranno lanciati due ricorsi specifici nei prossimi giorni”.
Il sindacato ritiene che “ancora una volta, la legge è stata disattesa e bisogna rivolgersi al Tar per ottenere equità e ragionevolezza nell’adozione dell’ennesima norma riguardante i precari della scuola. In maniera discrezionale, infatti, il Governo approva un Regolamento (…) attraverso una sessione riservata di esami, disattendendo quanto previsto dal Parlamento in tre leggi dello Stato, la L. 124/99 (art. 2, c. 4), L. 306/2000 (art. 1 c. 6bis), L. 143/2004 (art. 2, c. 1ter)”.

Corsi di formazione per docenti di lingua. Le domande entro il 16 maggio

da Tecnica della Scuola

Corsi di formazione per docenti di lingua. Le domande entro il 16 maggio
di P.A.
La Direzione Generale per gli Affari Internazionali organizza annualmente, nei mesi estivi, Corsi di perfezionamento in Europa per docenti italiani di lingua e letteratura straniera e per docenti che insegnano una disciplina non linguistica (DNL) in una lingua straniera, secondo la metodologia Content and Language integrate Learning (CLIL), nelle scuole del settore secondario
I corsi nascono a seguito di accordi culturali stipulati dall’Italia con l’Austria, la Francia e la Germania e in applicazione di specifici protocolli esecutivi. A carico dei paesi ospitanti sono: l’iscrizione, la frequenza al corso ed il soggiorno (vitto e alloggio). I corsi sono rivolti ai docenti a tempo indeterminato e a tempo determinato, purché abbiano l’incarico annuale e non abbiano partecipato, nell’ultimo triennio, a medesime od analoghe attività di formazione, né fruito di borse di studio o di ricerca o di perfezionamento linguistico offerte dal Ministero degli Affari Esteri o assegnate da enti, governi stranieri o organizzazioni comunitarie ed internazionali. Le modalità di partecipazione sono indicate in una specifica circolare annuale.
Per tutte le comunicazioni inerenti alle attività suddette si può far riferimento al Sig. Luigi Leone (e-mail: l.leone@istruzione.it; tel. 06 5849 3909).

In arrivo i plichi del test Invalsi. Prove dal 7 maggio

da Tecnica della Scuola

In arrivo i plichi del test Invalsi. Prove dal 7 maggio
di P.A.
Da qualche giorno le scuole stanno cominciando a ricevere i plichi con i materiali per lo svolgimento dei test Invalsi in programma per maggio. I plichi resteranno sigillati fino al giorno della prova, mentre una busta trasparente contrassegna la classe contenente le etichette degli studenti.
Il 7 maggio si comincia con la prova preliminare di lettura per le classi seconde e con la prova di Italiano per le classi seconde e quinta della primaria. Si prosegue il 10 maggio con la prova di matematica per le classi II e V della primaria e il Questionario studente per la classe V primaria. Il 14 arriva la prova di Italiano, di Matematica e Questionario studente per le classi I della scuola secondaria di primo grado. Il 16, infine, è prevista la prova di Italiano, di Matematica e il Questionario studente per le classi II della scuola secondaria di secondo grado. Appena le istituzioni scolastiche ricevono i materiali dovranno controllare i plichi ma senza aprire i contenuti, in omaggio e ottemperanza alle modalità indicate dall’Invalsi con un apposito manuale disponibile da qualche giorno sul sito dell’istituto. Se si dovesse accertare la mancanza di materiale, le scuole, entro il 24 aprile, dovranno darne comunicazione all’Invalsi, su un modulo on-line. A parte le proteste: “Tenete a casa i figli nei giorni in cui a scuola ci saranno i test Invalsi, oppure mandateli a scuola dicendo loro di non sostenerli”, “questi quiz, già dai prossimi anni, potrebbero sostituire la terza prova della maturità”.

Dirigenti tecnici: graduatorie generali

da Tecnica della Scuola

Dirigenti tecnici: graduatorie generali
Pubblicato elenco dei vincitori del concorso
Sono state approvate, sotto condizione dell’accertamento del possesso dei requisiti prescritti, le graduatorie generali di merito del concorso pubblico, per esami, a n. 145 posti, di dirigente tecnico da assegnare agli uffici dell’amministrazione centrale e periferica dell’ex Ministero della Pubblica Istruzione, indetto con D.D.G. 30 gennaio 2008, distinte per i settori e sottosettori di cui all’art. 1 del medesimo D.D.G.

Per evitare di accorpare più classi basta sburocratizzare

da Tecnica della Scuola

Per evitare di accorpare più classi basta sburocratizzare
di Lucio Ficara
Come si fa a trovare un supplente per un periodo breve? Cercare un sostituto fra graduatorie e domande è compito immane e spesso infruttuoso. E come si fa a sostituire il collega per un giorno se non c’è personale disponibile? Eppure, se il ministro…
L’articolo sull’accorpamento irregolare e illegittimo delle classi, per ovviare alle difficoltà di trovare il supplente di un docente titolare che si assenta, pubblicato nelle pagine di attualità della nostra rivista, ha sollecitato alcuni lettori e addetti amministrativi delle scuole, a spiegare che, dal loro punto di vista, trovare un supplente per la sostituzione di un periodo breve di un docente che si assenta per malattia o anche per la richiesta dei tre giorni di permessi retribuiti, o per i 3 giorni mensili di chi è chiamato ad assistere, ai sensi della legge 104/92, un parente malato ed in stato di gravità o perché vengono richiesti dei giorni per congedo parentale, non è una cosa assolutamente semplice. Chi è addetto, tra il personale di segreteria, alla nomina dei supplenti, in caso di malattia o per altra ragione, dei docenti titolari, è testimone delle grandi difficoltà burocratiche che ostacolano l’immediata sostituzione necessaria e urgente. Andare a consultare l’area Sidi, ci viene detto, è come entrare in una sala d’attesa, piena di nominativi pronti per essere chiamati, ma alla verifica effettiva della loro disponibilità, ci si accorge che questa sala è praticamente vuota, in quanto la maggior parte di loro lavora nelle scuole paritarie con incarico annuale o con contratto a tempo indeterminato, altri sono impegnati in altri incarichi, altri ancora sono liberi, ma non disponibili per supplenze troppo brevi. Quindi, alla fine del discorso, dopo tanto cercare e tanta perdita di tempo, le graduatorie d’ Istituto per le supplenze risultano di fatto esaurite. L’emergenza appena descritta, che in particolare avviene nelle aree metropolitane del nord Italia, determina scelte irregolari come quella di accorpare le classi, al fine di non lasciare incustodita una classe. Quali soluzioni da proporre al ministro Francesco Profumo? La prima proposta che viene in mente è quella di regalare a tutte le scuole la possibilità di avere un organico funzionale, anche per sopperire all’emergenza delle supplenze brevi. La domanda che rivolgiamo al ministro è la seguente: perché, caro Ministro, non si attua l’art.50 della legge n. 5/2012? Vogliamo ricordare che l’art. 50 comma 1 punto d) di tale legge, impone la definizione di un organico di rete con la finalità di creare reti territoriali tra istituzioni scolastiche, al fine di conseguire la gestione ottimale delle risorse umane, strumentali e finanziarie; nonché per l’integrazione degli alunni diversamente abili, la prevenzione dell’abbandono e il contrasto dell’insuccesso scolastico e formativo, specie per le aree di massima corrispondenza. Quindi esistono già le leggi per risolvere la gravosa difficoltà per reperire supplenti e contemporaneamente sburocratizzare, la complessa macchina pe reperire docenti disponibili a supplire per brevi periodi. Secondo noi il problema si risolve con l’attuazione seria dell’organico funzionale.  Un altro consiglio volto alla risoluzione di questo problema è quello di permettere ai neo laureati, che volessero entrare nel mondo della scuola, di inserirsi, periodicamente, in coda alle graduatorie d’Istituto, creando un serbatoio più ampio di risorse per le supplenze. In buona sostanza bisogna adoperarsi per evitare che si usi con troppa leggerezza e superficialità, lo strumento illegittimo dell’accorpamento delle classi, che viola il principio del diritto allo studio, ma calpesta anche le più elementari norme sulla sicurezza dei nostri figli

Test Invalsi: partono i plichi e le proteste

da tuttoscuola.com

Test Invalsi: partono i plichi e le proteste

Mentre i comitati di base ritentano ancora una volta il boicottaggio alle prove Invalsi attese per il prossimo mese, cercando di coinvolgere le famiglie e gli studenti, la complessa macchina operativa dell’Istituto di Frascati si è già messa in moto.

In questi giorni, infatti, le scuole stanno ricevendo i plichi contenenti i materiali che serviranno per lo svolgimento dei test.

I pacchi inviati nei vari istituti contengono plichi chiusi (con cellophane trasparente e due reggette termosaldate incrociate) contenenti i fascicoli delle prove che resteranno sigillati fino al giorno della prova e una busta (trasparente) per ogni classe contenente le etichette studenti.

Una volta ricevuti i materiali, ciascuna istituzione scolastica dovrà provvedere al relativo controllo, senza aprire i plichi, secondo le modalità indicate dall’Invalsi con un apposito manuale disponibile da qualche giorno sul sito dell’istituto. Entro il 24 aprile dovrà essere effettuata la comunicazione all’Invalsi, su un modulo on-line, di eventuale materiale mancante.

Il 7 maggio si comincia con la prova preliminare di lettura per le classi II e prova di Italiano per le classi II e V primaria.

Si prosegue il 10 con la prova di matematica per le classi II e V primaria e il Questionario studente per la classe V primaria.

Il 14 maggio sarà la volta della prova di Italiano, di Matematica e Questionario studente per le classi I della scuola secondaria di primo grado.

Il 16, infine, è prevista la prova di Italiano, di Matematica e il Questionario studente per le classi II della scuola secondaria di secondo grado.

Apef: ‘Saggi’, ma non troppo

da tuttoscuola.com

Apef: ‘Saggi’, ma non troppo

L’Apef, associazione professionale di insegnanti, lamenta che nel documento dei cosiddetti ‘Saggi’ proprio gli insegnanti siano praticamente ignorati. “Sembra che gli estensori del documento, come i nostri politici, pur attentissimi ai problemi del disagio giovanile”, si legge in un comunicato, “non si rendano conto di quello attuale degli insegnanti e della loro situazione di ‘sofferenza professionale’, testimoniata dalle cronache di ogni giorno. Ci saremmo aspettati un minimo di proposte per la riorganizzazione del lavoro dei docenti sui quali, oltre alle accuse di lavorare poco, vengono scaricate sempre tutte le nuove incombenze innovative senza alcun corrispettivo, non solo economico, ma anche e soprattutto formativo”.

Quanto al merito delle proposte avanzate dai ‘facilitatori’, tra le quali c’è l’aumento del tempo scuola, l’Apef osserva che esso è “certamente auspicabile”, ma che “rimane una proposta irrealizzabile nel breve termine cui fa riferimento il documento dei saggi, se non si decide di intervenire rapidamente sui finanziamenti, sulla formazione dei docenti (es. metodologie didattiche innovative, disagio scolastico, BES, etc…), sugli organici”.

Profumo: agenda digitale volano di crescita

da tuttoscuola.com

Profumo: agenda digitale volano di crescita

In questo difficile 2013 l’agenda  digitale può dare impulso alla crescita dell’Italia, può essere un grande elemento di sviluppo”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, parlando, ieri a Roma, alla conferenza di Iab Italia sulla digital economy italiana.

Profumo, come è noto, nell’anno e mezzo trascorso al Palazzo della Minerva ha fatto del digitale il cuore della sua attività di Ministro, a costo anche di sacrificare ad esso altre esigenze delle scuole.

Per il governo l’agenda digitale e stata una priorità, in Italia c’erano state molte sperimentazioni ma non c’era mai stato un  progetto Paese oggi concretizzato con l’Agenda Digitale Italiana” ha detto ancora Profumo citando tra gli altri i dati della scuola 2.0. che ha registrato oltre 1,6 milioni di studenti iscritti on line e 20.000 candidati al concorso per docenti di scuola che hanno utilizzato Internet per partecipare al bando.

Il paese è pronto per l’agenda digitale ma va aiutato” ha  aggiunto il ministro sottolineando come sanità, mobilità, ambiente e turismo “sono solo alcuni esempi per far crescere l’economia del paese“.

SOTTOSCRIVI L’ APPELLO CONTRO LA SCUOLA-QUIZ

SOTTOSCRIVI L’ APPELLO CONTRO LA SCUOLA-QUIZ

http://www.cobas-scuola.it/Materiali-scuole/2013/SOTTOSCRIVI-L-APPELLO-CONTRO-LA-SCUOLA-QUIZ

ciao, nanni

NO ALL’INVALSI, NO AL SISTEMA DI (S)VALUTAZIONE
Dal 7 al 16 maggio prossimi nella scuola italiana, dalle elementari alle superiori, si ripeterà il distruttivo rito dei quiz-Invalsi, imposti come presunta misura della qualità del lavoro dei docenti e degli studenti e come valutazione, velleitaria e strumentale, del livello di istruzione fornita dai singoli istituti. In strutture inadeguate e in classi sovraffollate il MIUR (Ministero Istruzione, Università, Ricerca) cercherà di accelerare ulteriormente il percorso verso una distruttiva scuola-quiz, in un quadro generale di progressivo immiserimento dell’istruzione pubblica del nostro paese, che peserà come un macigno sulle future generazioni. La politica continua di tagli agli investimenti nella scuola e nell’Università dell’ultimo ventennio non poteva che determinare la situazione patologica attuale, che spiana la strada alle “proposte” private. Ma, mentre si minavano le condizioni strutturali della scuola pubblica, si è imposta anche nel nostro paese un’idea di scuola tutta schiacciata sulla presunta “valutazione”, secondo i catastrofici criteri della scuola-azienda, finalizzata a fornire l’istruzione come se fosse una qualsiasi merce in compra-vendita.
SOTTOSCRIVI L’ APPELLO CONTRO LA SCUOLA-QUIZ
L’utilizzo delle prove a quiz come criterio di giudizio della qualità dell’insegnamento e della scuola, a partire dalla seconda elementare fino all’accesso all’università e alla professione docente, ha assunto ormai nel sistema scolastico e universitario italiano una centralità impressionante, imposta e acquisita  anno dopo anno in un silenzio sproporzionato a fronte delle trasformazioni profonde e deleterie che hanno investito la scuola, le discipline e la trasmissione della cultura.
I quiz standardizzati avviliscono il ruolo dei docenti e della didattica, abbassando gravemente la qualità della scuola. L’inserimento di questa tipologia di prova in modo martellante, e collegato alla valutazione dell’efficacia della scuola, influenza in modo cruciale l’impostazione quotidiana della didattica, spingendo i docenti ad abdicare alla loro primaria funzione intellettuale e a piegarsi all’addestramento ai quiz, provocando la marginalizzazione delle materie non coinvolte nella valutazione e insieme il degrado delle discipline interessate: riduzione al problem solving per la matematica e per l’italiano oscuramento della complessa composizione scritta a favore della comprensione del testo, del quale non importano più i messaggi autoriali veicolati o il loro significato storico-culturale; un brano d’autore diviene un segmento intercambiabile, avulso dal contesto soggettivo e oggettivo che lo ha prodotto e la sua fruizione annulla anche la soggettività del lettore-studente, chiamato a risposte veloci, univoche, piatte e arbitrarie. Impartire un tale insegnamento significa annullare le soggettività coinvolte nell’atto pedagogico: ad uno studente privo di pensiero critico corrisponde un docente trasformato in tabulatore sempre più lontano dall’autonomia e dalla libertà d’insegnamento.
L’impostazione standardizzata è assolutamente inadeguata a rilevare il grado di preparazione di uno studente, di un aspirante docente, di un aspirante studente universitario, né tanto meno è in grado di dare indicazioni serie sull’efficacia di un docente o di un’istituzione scolastica; non è pensabile che in base a queste prove, per altro costosissime, e ai loro risultati sia possibile per un docente, per una scuola, per il sistema scolastico generale ottenere indicazioni serie di miglioramento. Come ha detto, brutalmente ma efficacemente, Luciano Canfora: “Per vedere la maturità di una persona è necessario che componga un testo di senso compiuto, non che faccia queste prove irrilevanti dove un cretino che ha una buona memoria supera i quiz e una persona di cultura che non ricorda un dettaglio viene esclusa”.
Ma soprattutto la standardizzazione del lavoro scolastico e dell’apprendimento è un obiettivo cruciale nella logica dell’istruzione-merce e della scuola-azienda. Essa serve a modificare alla radice il lavoro didattico, imponendo un modello universale di insegnamento-infarinatura, costringendo il docente  a seguire procedure prestabilite e generalizzabili, modificando alla radice i testi scolastici. Una volta realizzata la standardizzazione e la verifica omologata dell’insegnamento, verrebbe meno la stessa necessità della presenza dei docenti con le attuali professionalità. Per realizzare e valutare i quiz/test e con essi il rendimento di uno studente e di un istituto scolastico non serve nemmeno uno specifico curriculum universitario o di qualità vera: si tratta di un lavoro subordinato, meccanico e ripetitivo, eseguibile anche da personale a bassa qualifica, persino non laureato. I/le docenti che si prestano passivamente a collaborare alla scuola-quiz e al processo di “invalsizzazione”, contribuiscono fattivamente, coscienti o meno, alla eutanasia di una professione , oltre che all’immiserimento della scuola pubblica.
Non a caso, per mettere a punto i sistemi di valutazione aziendalizzante il MIUR ha coinvolto associazioni della Confindustria, portatrici di interessi che dovrebbero restare lontani dalla scuola pubblica e dalle sua finalità: interessi che da anni spingono affinché la scuola italiana si adegui alle esigenze del sistema produttivo; poiché per essi la fase attuale ha bisogno di una scuola che non miri più alla formazione complessiva dei futuri cittadini, ma che addestri una forza lavoro in possesso di competenze generiche e flessibili, capaci di adattarsi alla condizione di precarietà endemica che li aspetta nel mondo del lavoro. Ecco perché i quiz, spesso demenziali, si rivelano pericolosissimi per la libertà d’insegnamento, per la trasmissione del nostro patrimonio culturale alle future generazioni e per la funzione sociale che la scuola italiana fino ad oggi (anche se con molte lacune) ha svolto.Nei sistemi anglosassoni la valutazione attraverso i quiz ha provocato un disastro culturale, così come denunciano migliaia di intellettuali e docenti di tutti i livelli scolastici USA firmatari in questi ultimi anni di numerosi appelli contro i test standardizzati, oltre che promotori di lotte sindacali, culturali e sociali contro i quiz, metro di giudizio della qualità del lavoro scolastico. L’Italia dovrebbe far tesoro di quelle esperienze catastrofiche e mettere a frutto un presunto “ritardo” che invece può rivelarsi salvifico.
Pertanto noi uomini e donne di cultura, noi che lavoriamo nei sistemi di istruzione ai vari livelli, noi cittadini sensibili alla funzione decisiva della scuola pubblica nella formazione complessiva dello studente quale futuro cittadino, dichiariamo la nostra ferma contrarietà ai test/quiz standardizzati e all’uso dell’Invalsi come strumento di valutazione dell’istruzione pubblica. E chiediamo ai docenti, agli studenti e a tutti i cittadini interessati a difendere e a migliorare la scuola pubblica di aiutarci a fermare la scuola quiz, il Sistema di (s)valutazione basato sui test Invalsi, l’uso di indovinelli per imporre una scuola miseria, degradata e impoverita per lasciare il posto alla scuola privata e alla mercificazione dell’istruzione e della cultura. Aiutateci ad imporre al futuro Parlamento di affrontare seriamente la questione della qualità della scuola e dell’Università pubbliche, invertendo la tendenza al loro immiserimento e dotandole di massicci finanziamenti, cancellando nel contempo la pratica dei quiz valutativi dall’attività didattica e dalle prove concorsuali e/o di accesso a corsi universitari.

Ordinanza Ministeriale 19 aprile 2013, Prot.n. 0002080/R.U./U

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l’Autonomia Scolastica

Ordinanza Ministeriale 19 aprile 2013, Prot.n. 0002080/R.U./U

Sessione degli esami di Stato per l’abilitazione all’esercizio della libera professione di agrotecnico – Anno 2013

Esami di Stato di abilitazione all’esercizio della libera professione di perito agrario, perito industriale, geometra e agrotecnico: calendario adempimenti

Nota 19 aprile 2013, Prot. n. 3889

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per il personale scolastico – UFF. Terzo

Nota 19 aprile 2013, Prot. n. 3889

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI

OGGETTO: Concorso docenti –DDG. n. 82 del 24 settembre 2012 – Indicazioni relative allo svolgimento delle prove orali. Integrazione alla nota n. 3833 del 17/4/2012

Ad integrazione dei riferimenti normativi forniti nella nota di cui in oggetto in relazione alle Linee guida per gli istituti tecnici e professionali, si riassumono di seguito i riferimenti normativi completi:

ISTITUTI TECNICI:
– Direttiva n. 57 del 15 luglio 2010 (Primo biennio);
– Direttiva n. 4 del 16 gennaio 2012 (Secondo biennio e quinto anno);
– Direttiva n. 69 del 1 agosto 20912 (Ulteriori articolazioni delle aree di indirizzo (opzioni))

ISTITUTI PROFESSIONALI:
– Direttiva n. 65 del 28 luglio 2010 (Primo biennio);
– Direttiva n. 5 del 16 gennaio 2012 (Secondo biennio e quinto anno)
– Direttiva n. 70 del 1 agosto 2012 (Ulteriori articolazioni della aree di indirizzo (opzioni))
– Intesa in Conferenza Unificata del 16 ottobre 2010 – Allegato A (Raccordi tra istituti professionali e percorsi di istruzione e formazione professionale).

f.to IL DIRETTORE GENERALE
Luciano Chiappetta