Scuola, Bussetti apre al jazz in classe: “Serve una riforma dei licei musicali”

da Repubblica

Al question time in Parlamento il progetto del ministro dell’Istruzione: “Uniamo i generi insieme”. I docenti esclusi da due anni dall’insegnamento: “Un minestrone, così si torna indietro”

di CORRADO ZUNINO

ROMA – I jazzisti esclusi dalla scuola – studenti e docenti che da un anno e mezzo non possono imparare né insegnare jazz nei licei pubblici musicali – hanno pianto alla risposta del ministro dell’Istruzione, giovedì scorso. Marco Bussetti ha aperto alla possibilità di un ritorno del genere nei licei, ha parlato di percorsi traversali “che contemplino entrambi gli indirizzi”: classico e jazz. Ma, buona volontà a parte, “il ministro non ha capito di che cosa stiamo parlando, non ha compreso le differenze tra i due generi e questo, nei fatti, non aiuterà la reintroduzione”.

Il question time al Senato è stato stimolato da un’interrogazione di Loredana Russo (Cinque Stelle, insegnante) a seguito dell’articolo di “Repubblica”. Il Coordinamento nazionale per il ripristino del jazz nei licei musicali ha seguito la risposta del governo e ne ha tratto impressioni negative: “La battaglia che portiamo avanti da quasi due anni è tornata a un nulla di fatto”.

Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha detto, in avvio di intervento, che il jazz è un percorso specialistico e che al liceo si insegnano gli strumenti nella loro genericità: “Lo studio della musica non può essere dedicato in modo esclusivo a un solo momento, a un solo stile e a una sola tecnica musicale”, ha detto Bussetti. Replica il Coordinamento: “Di fatto l’insegnamento oggi è esclusivo appannaggio dei docenti di musica classica che, a loro volta, fanno studiare agli allievi solo classica”. Nei licei musicali – nonostante cinque anni di esperienza fruttuosa del jazz tra il 2012 e il 2017 – da due stagioni si è tornati al monopolio del canto lirico, ai corsi di liuto e di eufonio.

Il ministro, cercando una soluzione possibile alla questione e appoggiandosi a un gruppo di lavoro ministeriale, ha proposto di inserire tutti i generi musicali nella disciplina-codice A-55, classici e jazz. Il risultato, sostengono gli insegnanti di scat, “è un bel minestrone”. Ciò che contraddistingue il secondo percorso di studi sono le tecniche improvvisative, che nella classica non esistono. “È come se Bussetti avesse proposto di accorpare tutti gli insegnanti di lingue nella stessa classe di concorso a prescindere che siano docenti di inglese o di francese… Un’unica classe di concorso denominata “Lingue”, ecco. Uno strumento come il basso elettrico a quale strumento classico lo possiamo associare?”. Attualmente i programmi del concorso per gli strumenti musicali sono esclusivamente su contenuti di musica classica: “Un cantante jazz dovrebbe essere valutato per come canta un’aria d’opera”, ancora il Comitato e segnatamente il pianista Francesco Massagli. “Dopo il question time del ministro abbiamo capito che il prossimo anno scolastico i ragazzi dei licei musicali non potranno iscriversi agli strumenti jazz. Alcuni di loro, ascoltata la risposta di Bussetti, ci hanno chiamato in lacrime”.

Il ministro dell’Istruzione ha detto, tra l’altro, che “attenzionerà” la questione degli strumenti jazz, ma nell’ambito di una riforma più grande sui licei musicali. La prima conseguenza del mantenimento del repertorio jazzistico fuori da scuola sarà la riduzione degli iscritti ai corsi specifici in Conservatorio: solo chi potrà permettersi un insegnante privato potrà avere la preparazione adeguata per accedere all’esame di ammissione. “Il ministro non conosce a sufficienza il campo dell’istruzione musicale, ritiene che l’unica differenza tra jazz e classica sia una questione di repertorio”. La didattica della musica classica, segnalano storici della musica, “ha concentrato sempre di più l’attenzione verso il repertorio abbandonando progressivamente l’arte dell’improvvisazione”. Il jazz l’ha riportata alla luce. “Nella musica classica abbiamo solo le figure del compositore e dell’interprete, ma all’inizio del ‘900 il jazz ha resuscitato un processo creativo che permette di improvvisare e comporre. Lo sviluppo di queste capacità musicali richiede una preparazione specifica e diversa”.

I jazzisti ora chiedono a Bussetti di creare un gruppo di lavoro “che includa esperti in tutti gli ambiti musicali” al fine di avanzare proposte che tengano in considerazione le caratteristiche dei vari indirizzi “e portare alla creazione di percorsi differenziati”. Nei licei musicali italiani, oggi, la classica è tutelata, il jazz (e tutto il resto) no.