Coronavirus, la didattica a distanza decolla: lezioni online per 9 studenti su 10

da la Repubblica

Da strategia d’emergenza a consuetudine. La didattica a distanza, spinta dall’effetto coronavirus, è ormai entrata nella quotidianità di studenti e docenti. Questo è quanto ha rilevato l’Osservatorio Scuola a Distanza che il portale specializzato Skuola.net realizza ogni settimana a partire dall’inizio dell’emergenza Covid-19. E se per quest’ultimo ci siamo abituati a sentire parlare della “curva dei contagiati”, un simile ragionamento si potrebbe fare per la didattica a distanza: è contagiosa e, dopo un inizio in sordina – all’inizio della crisi nelle ”zone rosse” solo 1 studente su 5 veniva coinvolto – si è passati alla quasi totalità dei ragazzi. L’ultima rilevazione, infatti, attesta che poco meno di 9 studenti su 10 sono “rimasti” a scuola grazie allo smart learning. E i genitori, loro malgrado, si sono dovuti reinventare nel ruolo di prof: ben 7 su 10 dichiarano di assistere i propri figli.

Il campione stesso, oltre 30 mila studenti di scuole secondarie e oltre 2 mila genitori partecipanti all’indagine sul sito Skuola.net, è la testimonianza stessa della maggior frequentazione delle piattaforme online per l’apprendimento. Al Nord come al Sud, fugando i dubbi sulla preparazione digitale di base delle regioni meridionali. Solo alle scuole medie si fa più fatica: qui è il 77% degli studenti che dice di essere partito, contro un 90% registrato nell’ultimo triennio delle superiori. Stentano a decollare, invece, le verifiche online: solamente 1 su 4 ha già sperimentato interrogazioni o compiti in classe da remoto. Ma anche qui probabilmente è solo questione di tempo, perché in una sola settimana la percentuale è quasi raddoppiata.

Il gap tra Mezzogiorno e regioni settentrionali, tuttavia, rimane e si riscontra nel tipo di strumenti utilizzati. Nelle classi del Nord, abituate a infrastrutture più stabili ma anche da più giorni alle prese con le chiusure, si sono definitivamente affermate le piattaforme maggiormente evolute per effettuare lezioni interattive in video conferenza (come G Suite, Microsoft Teams, ecc.): le sfrutta più della metà degli studenti (58%).

Così, dopo l’urgenza iniziale, che aveva fatto optare soprattutto per le funzionalità avanzate del registro elettronico – classi virtuali, chat, invio di documenti – ora i rimedi più elementari vengono usati solo in 1 caso su 4. Mentre il 15%, anche al Nord, continua a restare escluso dal cambiamento interagendo con i docenti tramite semplici email, gruppi WhatsApp e social network.

Discorso opposto per il resto del Paese: al Centro come al Sud, partiti da meno tempo, molto spesso si va sul sicuro. Nelle regioni del Mezzogiorno è ancora il registro elettronico, certamente più conosciuto dai professori, il cardine su cui quasi sempre poggia la didattica a distanza: è il 47% degli studenti a usarlo per svolgere lezione da casa (con picchi ulteriori alle medie), mentre solo il 30% si affida alle piattaforme di ultima generazione.

Nelle regioni centrali, invece, la situazione è migliore: è vero che 1 su 3 continua ad appoggiarsi al registro elettronico, ma il 43% è già passato ai software collaborativi. Il vero problema è che, in entrambi i contesti, più di 1 studente su 5 riceve indicazioni sulle cose da fare in modo basico e poco coinvolgente (soprattutto con messaggi di posta elettronica e chat online).