Alt dei presidi a ritorni in classe «graduali»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«Bisogna capire se a settembre potremo tornare a scuola oppure no. Io voglio sperare di sì ma nell’ipotesi in cui si possa tornare non sono a favore di un rientro graduale: a scuola o si torna o no, la scuola non è come una fabbrica». A dirlo è il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, spiegando che il distanziamento è «impossibile» e che 3 miliardi di euro per i contratti e l’edilizia sono pochi perché basterebbero al massimo per i rinnovi.

I dubbi su mascherine e lezioni alternate in presenza/distanza

«Gli operai possono lavorare con le mascherine – osserva – i ragazzi non possono farlo. Le mascherine poi costano, chi paga? Se ci saranno le condizioni si torna tutti, altrimenti si continua con la didattica a distanza». Né per Giannelli è praticabile la lezione seguita in presenza da alcuni e a distanza da altri studenti. «Se bisogna raddoppiare il numero di ore bisogna raddoppiare il numero di docenti. Tutti poi prenderebbero sul serio solo la lezione solo in presenza. Infine, anche con metà degli alunni, si creano assembramenti: a scuola il distanziamento non si può tenere, è impossibile. Insomma, o la scuola si riapre in piena sicurezza o non si riapre».

La fine dell’anno scolastico
Sulla fine dell’anno scolastico 2019/20 la speranza di Giannelli è che si possa «tornare in classe anche solo per qualche giorno, avrebbe un valore simbolico, ma saranno i medici a dire cosa è meglio fare. Sulle valutazioni, il ministero dell’Istruzione ha già chiarito che si deve procedere, bisogna valutare a distanza, i docenti devono farlo».

Le risorse che mancano
Quanto alla cifra di tre miliardi, circolata in queste ore, che servirebbe per la scuola, i presidente dell’Anp spiega: «Tre miliardi servono per il rinnovo contrattuale degli stipendi del personale della scuola, su cui io concordo pienamente, ma finché perdura l’emergenza, sarà difficile occuparsene. Servono sicuramente investimenti per adeguare, oltre agli stipendi, le infrastrutture scolastiche e le connessioni alla rete: questo è il momento ideale per intervenire, ora che non ci sono alunni».