Modelli di nuova normalità per le lezioni

da Il Sole 24 Ore

di Giampaolo Colletti

«Video, video, video». Così Nicola Mendelsohn, vice-presidente di Facebook Europa, profetizzava su Fortune il futuro dei social e della rete. Oggi quella cultura videocentrica è entrata prepotentemente anche negli stream dedicati alla scuola, con le lezioni necessariamente da casa per milioni di studenti.

Fenomeno di crescita globale per gli attori tecnologici che offrono piattaforme di didattica. In questo periodo hanno affollato le vette degli indici borsistici altalenanti, dimostrando di fatto come le tecnologie siano diventate una parte essenziale delle abitudini di consumo per questa nuova normalità scolastica: così i colossi hi-tech, in testa Google e Microsoft, hanno registrato performance di crescita a due punti percentuali.

Il boom di Zoom

Per gli studenti forzatamente casalinghi a distinguersi è anche Zoom. Una crescita in Borsa, inversamente proporzionale a quella reputazionale. Questa società californiana di videoconferenze con duemila dipendenti – il giro d’affari è sui 330 milioni di dollari – è una di quelle realtà che ha scommesso sulla presenza integrata del video e dell’audio. Usabilità dell’interfaccia e immediatezza dell’integrazione dei canali che fanno presa anche su un’utenza giovane, oltre che ovviamente sul target professionale.

Ma nelle passate settimane è stata messa sulla graticola per comprovate falle al sistema di gestione dei dati. Per correre ai ripari ci ha messo la faccia lo stesso Eric Yuan, carismatico fondatore e Ceo, intervenuto direttamente alla Cnn. «Ci siamo mossi troppo in fretta e abbiamo commesso alcuni passi falsi, ma abbiamo imparato la lezione e abbiamo deciso di concentrarci su privacy e sicurezza», ha dichiarato Yuan.

Dall’America all’Italia

Tra le soluzioni proposte la più diffusa vede i natali in Silicon Valley. Si chiama Google suite for Education. L’azienda statunitense ha messo a disposizione gratuitamente la propria piattaforma per la scuola a distanza nella versione più avanzata. Collabora in qualsiasi momento e ovunque con una suite di strumenti per l’istruzione: questo il messaggio di presentazione.

Il valore aggiunto è nel pacchetto di servizi della galassia Google. Oltre a quelli classici ci sono poi anche Hangouts Meet e Classroom, ossia gli applicativi che abilitano direttamente la didattica a distanza. Proprio Classroom è il servizio web che mira a semplificare la creazione e la distribuzione di materiale didattico, l’assegnazione e la valutazione di compiti online. Le classi che adottano Microsoft Education vengono abilitate all’ultimo pacchetto del colosso informatico di Redmond chiamato Office 365. Tra questi c’è l’utilizzo di OneNote nella sua versione multimediale. In questo modo gli studenti, guidati dai loro docenti, partecipano in tempo reale a una proposta multifinestra: c’è la presenza del docente, l’area di scrittura con lo scambio di materiale informativo e la chat per interagire in tempo reale durante la sessione. Tra le realtà più promettenti arrivate in Italia c’è Streamyard, creata da due giovani programmatori conosciutisi in università. La piattaforma si basa su facilità d’uso e stabilità.

Una risposta tecnologica italiana arriva da Lascuolacontinua.it, promossa da Cisco, Google, Ibm e Weschool by Tim. Il progetto prevede la creazione di una community virtuale per scuole, dirigenti e docenti, col coinvolgimento attivo della scienziata Ilaria Capua insieme all’Associazione Copernicani e col supporto metodologico del Centro Studi ImparaDigitale. «Abbiamo a bordo 100mila docenti e oltre 440mila studenti e siamo la seconda app più scaricata dopo Google nel settore istruzione. Siamo arrivati tre anni fa sul mercato con uno strumento user friendly pensato per il mobile. Oggi la collaborazione è la chiave per fare formazione», afferma Marco De Rossi, ventinovenne milanese a capo di Weschool: nel team una decina di professionisti per erogare formazione a studenti e docenti. Così è soprattutto nell’alleanza tra docenti e piattaforme che si prova a ripensare la scuola al tempo del Coronavirus.