Umiliati ed esaltati

Umiliati ed esaltati

di Gabriele Boselli

Il nuovo ministro suscita un livello di dissensi quale non si osservava dai tempi del ministro Gelmini. Pure di consensi, invero, da parte di un pubblico sempre affamato di conferme autorevoli ai luoghi comuni. Il tema del valore della persona nel mondo, per noi nel mondo dell’istruzione, suggerisce di esplorare le meccaniche che umiliano e quelle, diversamente perverse, che portano alcuni a costruirsi monumenti con la pietra dell’umiliazione altrui.

Il romanzo di un autore, Fèdor Dostoevskij che presto una c.m. del MIM inserirà nell’ Index librorum prohibitorum in quanto scritto da mano russa, narra con severità e con-passione insieme di come il destino, a prescindere dai meriti, si accanisca contro una famiglia mentre, intorno a questa, altre non più meritevoli vanno prosperando. La giustificazione dell’umiliazione dei primi e dell’esaltazione dei secondi ha molto a che vedere con la percezione interna/esterna dei protagonisti e assai poco con meriti e colpe reali. L’ortodosso Dostoevskij in quel libro non lascia spazio alla redenzione e (forse) attende la finale resurrezione dei corpi per il riscatto degli umiliati e il ridimensionamento degli esaltati.

Da quasi cento anni, l’ultima volta fu nel 1923, gli indirizzi ministeriali prescindono dalle forme più elevate della cultura e della scienza, dalle grandi idee (scambiate per ideologie), dai grandi libri. Questo libro, presto al rogo in Occidente come tutti quelli scritti tra Mosca e San Pietroburgo, mi fa ripensare, seguendo anche alcuni validi interventi pubblicati da questa rivista, la questione del merito (e delle “eccellenze”) oltre la banalizzazione mediatica dell’argomento.

Siamo venuti al mondo per caso e il caso (o Dio o Brahma) deciderà la morte che avremo. Tra questi estremi eventi della sorte una catena di episodi (es. la fortunata partecipazione alla lotteria di un concorso), le persone che incontreremo e in modesta parte le nostre capacità decideranno il senso e la qualità della nostra esistenza. Una catena di premi e castighi (R. Lambruschini) cercherà di compatibilizzare la nostra esistenza con le aspettative dell’ambiente, che quest’ultimo sia rappresentato da un clan nomade, da pachistani o dai più vari gruppi etnici e sociali o da una famiglia “normale”. Il singolo dovrà comunque sostenere una continua battaglia per ridurre i condizionamenti, essere se stesso e far del bene agli altri.

La pedagogia impropriamente chiamata “antiautoritaria” di qualche decennio fa (bei tempi!) sosteneva che la vera autorità é quella che senza motivazioni estrinseche (premi e castighi) riesce ad aiutare ciascuno a essere l’autore dei propri pensieri e giorni e la vera libertà quella di chi è intenzionato al bene indipendentemente dalla paura delle punizioni e dal riconoscimento dei meriti.

Con il nuovo indirizzo ministeriale, che risulta comunque svilupparsi dalla coltura di virus creati nei laboratori INVALSI, quel che sarà giudicato meritevole verrà come sempre stabilito in alto loco. Minacce di umiliazioni, offese, attribuzione (solitamente gratuita) dei meriti sono pratiche predilette dal potere per asservire coloro che si vuol sotto-porre.  Che siano comuni cittadini, alunni, dirigenti, insegnanti.  Vedremo se e come la cosa procederà; penso però che la svolta che ha fatto cambiare nome al ministero (nomina sunt….), costituita dall’ accentuazione sul cosiddetto merito, sia principalmente diretta contro queste ultime due categorie, normalmente -specie l’ultima- a elevata capacità di resistenza alle pressioni culturalmente infondate.

Per consolarsi:

Fèdor Dostoevshij Umiliati e offesi (1861), ed it. reperibile Feltrinelli in Milano, 2018

Vite anteriori del Buddha. Jataka a cura di Mariangela d’Onza, UTET, Torino,1992 Raffaello Lambruschini Dell’autorità e della libertà, La Nuova Italia, Firenze,1932