1923-2023 A cent’anni dalla riforma Gentile (V)
di Gabriele Boselli
Parte quinta: La premessa ai programmi 1923 della scuola elementare
Puntate precedenti in Educazione&Scuola:
- Febbraio 2023, n. 1146, XXVIII Anno,
- Aprile 2023, n. 1148, XXVIII Anno
- Giugno 2023, n. 1150, XXVIII Anno
- Luglio 2023, n. 1151, XXVIII Anno
L’anno scolastico del centenario (riforma scuola elementare, 1º ottobre 1923,) è iniziato senza che dal ministero che fu dell”istruzione vi sia stato per quanto ne so alcun cenno di memoria del filosofo di Castelvetrano, autore dell’unica vera riforma pensata nell’ultimo secolo. La coda di paglia o l’incultura o entrambe le cose del primo governo tardo-fascista del nuovo millennio hanno impedito ogni ricordo ufficiale ma il pensiero e l’opera normativa di Giovanni Gentile sono ben presenti agli insegnanti e ai dirigenti scolastici o almeno a gran parte di quelli non selezionati con i test. Oggi Gentile sarebbe al’opposizione,
Qui ricorderò in particolare la premessa ai programmi della scuola elementare (Ordinanza 11 novembre 1923, in applicazione R.D. 1 ottobre 1923) scritta da Gentile insieme a Lombardo Radice e promanata a Racconigi (Villa reale) da Vittorio Emanuele III, “Re per grazia di Dio e volontà della Nazione”, firmata da Giovanni Gentile (ministro per poco, in seguito dimissionario per protesta contro l’omicidio Matteotti) e, horribile dictu, Benito Mussolini, una firma condannata dalla storia e comunque da non dimenticare, se non altro per difendersi almeno un poco dalle epigoni.
Religione
La religione viene promossa in quello che è un vero e proprio “manifesto” del 1923 non come catechesi ma come conoscenza fondazionale (non fondativa) di dati di cultura, di tratti essenziali del percorso letterario italiano. E’ nota peraltro la successiva contrarietà del laicamente “religioso” Gentile al concordato Stato-Chiesa cattolica del 1929, voluto dall’ateo Mussolini unicamente per neutralizzare il potenziale propagandistico e diplomatico del Vaticano. Nota è pure l’avversione della chiesa cattolica al neo-idealismo di Gentile e Croce.
La cultura religiosa costituisce per Gentile una conoscenza necessaria come fondazione non più dogmatica ma che accompagna l’uomo nel suo domandare sulle origini e le destinazioni, evento di lettura dell’interezza degli eventi, paideia.
Programmi non prescrittivi ma indicativi
Il carattere tutt’altro che fascista ma liberale degli intenti gentiliani è presente fin dall’esordio della Premessa: “I programmi di studio vogliono avere un carattere indicativo. Si addita al maestro il risultato che lo Stato si attende dal suo lavoro, in ciascun anno di scuola, pur lasciandolo libero di usare, per ottenerlo, i mezzi opportuni. I quali, per molte ragioni, sono sempre varii e mutevoli, in rapporto alla situazione concreta nella quale il maestro si trova, in un dato ambiente scolastico, ed in rapporto con la personale cultura del maestro e con la particolare tempra che egli sara’ riuscito a dare, attraverso una vigile esperienza, al proprio spirito di educatore”.
I programmi “democratici” del dopoguerra e particolarmente quelli degli ultimi trent’anni saranno invece prescrittivi: prescrittivi in quanto i risultati verranno “verificati” con test oggettivistici giusto/sbagliato, vero/falso (non esistono possibilità di compresenza degli opposti né gradi intermedi) ove i detentori del vero e del falso sono naturalmente i tecnici di fiducia dell’ INVALSI. I programmi che vigono veramente, quelli iperprescrittivi, sono effettualmente quelli che risultano dai filtri di controllo delle risposte ai test.
Omaggio alla cultura popolare
Per Gentile l’insegnamento dovrà essere ispirato “dalla grande letteratura, dalla poesia e dalla scienza ma anche “dalla tradizione popolare, cosi’ come essa vive, perenne educatrice nel popolo”. Valorizzato “l’agile indagare dello spirito popolare, irrequieto e mai sazio di “perche'”; il rapimento nella contemplazione dei quadri luminosi dell’arte e della vita; la comunicazione con le grandi anime, fatte vive e quasi presenti attraverso la parola del maestro”.
Il “popolo” che piace ai governanti di un secolo fa e a quelli di oggi è quello che crede di credere a quello che vede ma purtroppo -come allora- sa vedere solo quello che gli fanno credere. Sia attraverso i media che i programmi scolastici vigenti: questi oggi salmodiano unicamente il mainstream delle “3i” e i comandamenti di efficienza, efficacia e produttività, ben s’intende verificati “oggettivamente”. Piace in alto loco il popolo controllabile tramite il populismo; quel che non piace proprio è appunto “l’agile indagare dello spirito popolare, irrequieto e mai sazio di “perche'”. Ovvero lo spirito critico.
Niente di analogo alla programmazione, eredità della scuola positivistica
Una pedagogia positivistica all’Ardigò appena temperata di herbartismo credariano imperava prima dei programmi Gentile/Lombardo-Radice. Didatticismo, meccanicismo e dettaglio sequenzialmente ravvicinato delle procedure costituivano la norma in teoria determinante. Solo in teoria perchè poi –come sempre e pure oggi- gran parte dei docenti e alcuni dirigenti, scomparsi i direttori didattici e i presidi, agivano e agiscono secondo coscienza e scienza.
Con i documenti del 1923: “le istruzioni metodiche, ciascun maestro deve scoprirle in se stesso, aiutato dallo studio degli autori che hanno meditato sull’educazione o narrato le loro esperienze spirituali, o creato per fanciulli opere suggestive, nelle quali le norme, non mai enunciate, sono tuttavia implicite. Soprattutto il maestro perfezionera’ il proprio lavoro didattico, riascoltando insaziato la voce dei grandi, gia’ intesa negli anni della istruzione magistrale, e cercando nuova guida al suo spirito in buoni libri, Cosi’ riuscira’ a farsi e a sentirsi migliore, e portera’ nella scuola la vibrante eco del suo studio.
Da una trentina d’anni, ultimamente ancor di più, la lettura dei classici e dei buoni libri in genere è malvista in viale di Trastevere in quanto potrebbe confliggere con la propaganda di regime, con i recenti programmi ministeriali e creare interferenze con gli obiettivi della programmazione impedendo al dirigente scolastico pimpante di farla ben figurare nel sistema nazionale di valutazione e nelle classifiche più mediaticamente diffuse. I libri educano e quel che serve ai potenti di oggi e di sempre è invece una efficace e non disturbata programmazione dell’addestramento.
Musica e disegno— Grande cura verrà data secondo il testo del 1923 al canto, oggi assai trascurato in nome di una passivizzazione generale che sotto certi aspetti ha poco da invidiare a quella del tragico ventennio: i giovani non devono cantare ma ascoltare brani in streaming da Amazon Music. Attenzione nei programmi 1923 anche al disegno: al contrario oggi i giovani non devono disegnare ma sorbirsi, via Tic toc o X, versione muskiana di Twitter, alte dosi di foto e video di massa. Se proprio vogliono aver l’illusione di dar qualcosa di proprio, sono in arrivo strumenti generati dall’intelligenza artificiale con Chat GPT o Bard, presto anche con il corrispondente, dicono ben più evoluto, che stanno per confezionare a Cupertino per Apple gli ingegneri di Garage Band.
Un fisico forte, per la guerra e l’economia — Con la successiva riforma Bottai del 1938 vennero valorizzati l’educazione fisica nella prospettiva dell’istruzione premilitare e l’addestramento al lavoro. Contro il preteso “aristocratico intellettualismo” gentiliano i governi fascista e tardo-fascista (ovvero quello attuale) vedranno la scuola principalmente funzionalizzata non alla cultura dello spirito ma alle esigenze del sistema economico e, prossimamente come nel 1940, militare.
I lavori “donneschi” — Un certo ritardo culturale si manifesta nel 1923 nella denominazione “lavori donneschi” per le attività di manutenzione della casa e la padronanza della cucina. Forse sono le donne che pensano e indicano la via ma devono pure condurre casa; di conseguenza i maschi scrivono e si prendono la gloria, come ai tempi di Erminia Nudi, la coltisima e geniale moglie di Giovanni Gentile, filosofa teoretica e ispiratrice, pare, di molte delle idee poi attribuite al marito. Un pò come accadde tra i coniugi Curie e con una delle compagne di Einstein.
Nella prossima puntata la riforma dell’istruzione superiore
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