Lo straniero non mina la classe

da ItaliaOggi

Lo straniero non mina la classe

Dal seminario della Cattolica: la metà dei cosiddetti immigrati è nata in Italia

Emanuela Micucci

Dal 2006 aumentano gli istituti ad alta concentrazione di alunni migranti. I problemi d’integrazione si hanno soprattutto alle superiori con le prime generazioni. Tuttavia, la percentuale di allievi stranieri in classe è uno degli ultimi elementi per prevedere la riuscita scolastica. Il seminario nazionale «Prove di futuro» alla Cattolica di Piacenza fotografa un quadro dell’integrazione scolastica diverso da quello apparso sulla stampa.

L’istantanea la scatta il ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza: in base ai dati certificati dello scorso anno scolastico, «la scuola italiana conta 736.654 alunni con cittadinanza non italiana, quasi il 10% dell’intera popolazione scolastica. Il picco di presenze, 271.857, si registra alla primaria. Seguono le medie (180.515 alunni) e le superiori (169.963)».

Numeri in crescita in 4 anni: +9% alla scuola dell’infanzia, +13% alla primaria, +10% alle medie e +3,4% alle superiori. E la metà degli studenti d’origine straniera, il 44,2%, è nata in Italia: le cosiddette seconde generazioni, che superano il 50% in Lombardia e Veneto mentre si fermano al 30% in Campania, Molise, Calabria, Basilica e Sardegna. E ieri, in occasione della cerimonia di apertura dell’anno scolastico al Quirinale, la Carrozza ha ribadito: «L’integrazione è un fattore di arricchimento per i nostri ragazzi e le nostre ragazze», sottolineando come siano sempre più forti «le esigenze di integrazione davanti a una società globale e in cui i flussi migratori verso il nostro paese, soprattutto dalle aree meno ricche del mondo spesso anche teatro di guerra, sono ogni giorno più frequenti».

Una presenza in continua crescita quella degli immigrati nelle nostre scuole. Tanto che il Miur stima che quest’anno scolastico saranno circa 830mila gli alunni stranieri, a conferma del trend di crescita rallentata degli ultimi 3-4 anni. E secondo le previsioni dell’Anci nel 2029 i ragazzi stranieri minorenni saranno 2 milioni, il 20,7% dei minori. Del resto, in 6 anni le scuole con solo studenti italiani sono diminuite del -12,2%, passando dal 34,6% del 2006 al 22,4% del 2012. Nello stesso periodo gli istituti ad alta concentrazione di allievi migranti, con tassi dal 30% in su, sono quadruplicati: dal 1% al 4,3%. Tuttavia, «la percentuale di allievi in classe figura agli ultimi posti tra gli elementi predittori della riuscita scolastica – spiega Maddalena Colombo della Cattolica -: conta di più il livello di benessere, lo status dei genitori, l’essere femmine. Questa percentuale non è neanche tra gli elementi preditori delle tensioni tra pari». Anzi, l’indice di accettazione verso l’immigrazione «aumenta con il crescere della percentuale di immigrati in classe».

L’innalzamento dei livelli di istruzione degli alunni stranieri «è un obiettivo sempre più vicino», sottolinea Carrozza: dati Invalsi alla mano, crescono le loro performance, sfiorando in alcuni casi nelle seconde generazioni quelle degli italiani.

«Semmai i problemi di integrazione si incontrano alle superiori, dove arrivano adolescenti che non parlano l’italiano», osserva Vinicio Ongini del Miur.

Prime generazioni che sono a maggior rischio abbandono scolastico, già alle medie. Infatti, certifica il Miur (a.s 2011/12), il pericolo rischio dispersione si alza molto negli studenti nati all’estero ed è simile tra seconde generazioni e italiani: alle medie, l’84,5% degli alunni stranieri a rischio è di prima generazione contro il 15,5% di seconda e, alle superiori, addirittura il 91,9% rispetto all’8,1% nato in Italia. Non solo. Mostrano Carlo Barone e Davide Azzolini dell’università di Trento che sono drop out più gli italiani degli stranieri di seconda generazione: 10,8% contro 9%.

Mentre le prime generazioni sono il 19,8%.

E confrontando italiani e prime generazioni rivelano che a parità di classe sociale il differenziale di abbassa di 6 punti. Dal confronto prime e seconde generazioni, poi, emerge che alcune provenienze (Est-Asia, araba, Africa sub-sahariana) aumentano la probabilità di migliorare il rendimento scolastico.