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Buona Scuola, il rebus assunzioni. E c’è chi propone per i nuovi prof un “esame” dopo un anno

da Repubblica.it

Buona Scuola, il rebus assunzioni. E c’è chi propone per i nuovi prof un “esame” dopo un anno

Nella maggioranza resta aperta la discussione su come individuare definitivamente i circa 150mila nuovi docenti che la riforma dovrebbe mettere in campo
di SALVO INTRAVAIA

Neo docenti da rimandare a settembre, o addirittura bocciare, ma in maggior numero al Sud. E precari con 36 mesi di servizio ormai quasi certi dell’assunzione in pianta stabile. La Buona scuola, lanciata dal premier Matteo Renzi lo scorso 3 settembre, entra nel vivo. E si moltiplicano le iniziative per definire i contenuti del decreto legge e del disegno di legge, cui stanno lavorando il ministro Stefania Giannini con i suoi più stretti collaboratori, che il prossimo 28 febbraio dovrebbe varare il consiglio dei ministri. La risoluzione presentata dalla responsabile scuola del Partito democratico, Francesca Puglisi, votata in commissione al Senato, ha introdotto nelle ultime bozze del decreto-legge, in fase di scrittura, il Curriculum dello studente: la possibilità per gli studenti degli ultimi anni delle superiori di scegliere alcune discipline all’interno di una offerta opzionale.

Ma le spinte politiche  –  anche all’interno della stessa maggioranza  –  per contribuire alla costruzione della migliore scuola possibile per il Paese sono tantissime. L’ultima iniziativa, in ordine di tempo, è la risoluzione presentata in commissione Cultura alla camera lo scorso 23 gennaio da Milena Santerini, in quel momento deputata dello stesso gruppo parlamentare (Scelta civica per l’Italia) del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini  –  sottoscritta da due colleghi del Partito democratico: Maria Grazia Rocchi e Mara Carocci. Che, a proposito del mega piano di assunzioni  –  148mila, stima il dossier sulla Buona scuola  –  di tutti i precari inseriti nelle liste provinciali ad esaurimento, chiedono al governo di impegnarsi su due aspetti che faranno discutere e metteranno il premier nella condizione di dovere operare delle scelte. La prima riguarda la distribuzione dell’organico funzionale dei docenti che nelle intenzioni del governo dovrebbe consentire all’autonomia scolastica di decollare definitivamente.

A settembre, le scuole italiane dovrebbero ricevere un contingente di posti costituito da due macro aggregati: il vecchio organico di diritto per coprire gli insegnamenti, più una quota aggiuntiva costituita da una parte dei 148mila precari delle liste ad esaurimento che le scuole potranno impegnare per tutte le finalità previste dal Piano dell’offerta formativa: dal recupero degli alunni meno attrezzati all’organizzazione della scuola, passando attraverso la creazione di percorsi e discipline aggiuntive per disegnare curricola più aderenti agli obiettivi dell’istituto oppure al territorio. La Santerini chiede che nell’assegnare i posti dell’organico funzionale si tenga conto anche della complessità delle aree in cui ricadono le scuole “tenendo anche conto dei risultati di apprendimento quali risultano dalle prove standardizzate Invalsi”.

In altre parole, più risorse al Sud dove gli apprendimenti sono carenti e la dispersione scolastica da record a livello europeo. Una ipotesi, che ha già fatto saltare dalla sedie gli esponenti della Lega. La seconda richiesta è quella di un “anno di prova” per i nuovi assunti che non si limiti alla formalità della relazione sull’attività svolta nell’ultimo anno e al brindisi di giugno con pasticcini e spumante. La risoluzione Santerini chiede di “accompagnare la formazione in ingresso del personale docente immesso in ruolo con una decisa innovazione dell’anno di prova, nel corso del quale accertare il possesso delle competenze di base dei docenti assunti, rilevandone crediti e debiti formativi in base ai quali prevedere la formazione ed eventuali possibilità di rinvio o recessione del contratto”. Una proposta dirompente che tuttavia potrebbe incontrare i favori dei genitori.

Ma che vede i sindacati già sul piede di guerra perché sulle questioni che riguardano la formazione del personale le parti sociali sono sempre state almeno ascoltate. Se la proposta dovesse entrare nel decreto-legge, i neo immessi in ruolo potranno essere rimandati a settembre o addirittura bocciati alla fine dell’anno di prova. Ma da chi? Da un Comitato di valutazione che, secondo quanto richiede la stessa risoluzione, dovrebbe essere allargato anche “docenti universitari e ispettori”. Quello che trapela finora sul decreto in corso di compilazione è una certa innovazione sulla valutazione dell’anno di straordinariato, ma non spinto a questi livelli. Sarà comunque il presidente del Consiglio a dire l’ultima parola sull’argomento. Osare o anno di prova più soft?

Ma per il premier le scelte difficili sulla scuola non sono terminate. Perché spetterà allo stesso Renzi stabilire chi verrà assunto a settembre. L’impegno dell’inquilino di Palazzo Chigi è quello di assumere tutti i precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento: circa 134mila docenti. Più tutti gli idonei degli ultimi concorsi. Ma su tutto incombe la sentenza della Corte di giustizia europea che alcuni mesi fa ha condannato il nostro paese per eccesso di contratti a tempo determinato. I giudici del lavoro, uniformandosi al pronunciamento dell’Alta corte, hanno infatti iniziato a condannare il ministero ad assumere coloro che hanno svolto almeno tre anni di supplenza. E, secondo alcune stime sindacali, sarebbero circa 60mila i supplenti attuali con oltre 3 anni di servizio che non sono inseriti nelle graduatorie provinciali (le Gae), ma che lavorano in virtù dell’inserimento nelle graduatorie d’istituto.
Mentre sarebbero circa 70mila i colleghi delle graduatorie provinciali con oltre 3 anni di precariato alle spalle. Chi assumere, tutti i 134mila delle Gae, lasciando fuori i 60mila che lavorano dalla graduatorie d’istituto, ma che si rivolgeranno al giudice? Oppure assumere tutti coloro che hanno maturato 3 anni di servizio e che rientrano nella sentenza della Corte di giustizia europea, rinviando all’anno successivo l’assunzione dei rimanenti precari inclusi nelle graduatorie ad esaurimento? In ballo c’è l’impegno del premier di eliminare una volta per tutte il precariato della scuola, che si contrappone al diritto di coloro che hanno maturato anni e anni di supplenze e che aspirano alla stabilizzazione: Un diritto che, secondo la corte di Lussemburgo, è sacrosanto.

Salvo Intravaia

La Buona Scuola è davvero ‘la nostra scuola’?

da Il Fatto Quotidiano

La Buona Scuola è davvero ‘la nostra scuola’?

di Marina Boscaino

Non è una cosa che accada tutti i giorni che si parli di scuola. O meglio, non è una cosa che capita tutti i giorni che se ne tenti di parlare nella maniera complessa e corretta che la scuola richiede. Tra un tweet e un annuncio di riforma – tutte “epocali” – e l’altro sono trascorsi e stanno trascorrendo gli anni più bui della scuola statale, quelli che hanno rischiato di trasformarla (e l’hanno trasformata, nella percezione di molti) da istituzione dello Stato ad agenzia di servizi a domanda individuale.

Su questa falsariga si colloca – a detta di molti – l’annunciata ennesima riforma del governo del fare e della velocità: requisiti esattamente contrari a tutto ciò che abbia a che fare con l’apprendimento, che pur sempre è l’obiettivo principale della scuola. Ancora una volta, come nel 2010, sarà la trasmissione Presa Diretta di Riccardo Iacona a darci voce: domenica 8 febbraio, alle ore 21.45 su Rai3. La nostra scuola è il titolo, un’inchiesta sul progetto di Riforma del governo Renzi “La Buona Scuola” per capire cosa c’è di vero nelle critiche di studenti e insegnanti, che lo hanno contestato in tutto il paese: un viaggio nelle emergenze che investono la scuola pubblica italiana. Mancanza cronica di denaro, problemi legati alla sicurezza degli edifici scolastici, sovraffollamento delle aule.

Quando il contributo scolastico viene imposto per circolare

da La Tecnica della Scuola

Quando il contributo scolastico viene imposto per circolare

Sulla questione dei contributi delle famiglie la confusione è sempre massima. Ogni scuola si comporta in modo diverso. Forse non sarebbe male se il ministro (ora PD) facesse chiarezza.

Come è possibile che il Miur e gli Usr consentano la pubblicazione di circolari nei siti istituzionali delle scuole pubbliche, in cui è imposto l’obbligo di un contributo di iscrizione per l’anno scolastico 2015-2016 di 120 euro? Forse la legge è cambiata rispetto agli altri anni? Quindi per iscriversi in una seconda classe della seconda liceo bisogna mettere la mano in tasca alle famiglie per cifre anche importanti?
Niente affatto, la legge sulle tasse scolastiche non è assolutamente cambiata, e gli eventuali contributi richiesti da un dirigente scolastico sono richiedibili solo su base volontaria e non obbligatoria.
Quindi è opportuno sottolineare una distinzione tra le tasse scolastiche erariali, obbligatorie nell’ultimo biennio delle scuole secondarie di secondo grado, quindi dopo il compimento del sedicesimo anno di età e il conseguente assolvimento dell’obbligo scolastico ed invece i cosiddetti contributi scolastici, di natura volontaria e destinati all’arricchimento dell’offerta culturale e formativa degli alunni. Le tasse scolastiche erariali si versano sul conto corrente postale n. 1016 intestato all’Agenzia delle Entrate – Centro Operativo di Pescara, precisando la causale, utilizzando i bollettini disponibili presso gli uffici postali, eventualmente per chi volesse dare il contributo volontario, lo può fare, senza nessun obbligo ed in maniera libera, versando la cifra richiesta o anche di più, sul conto corrente postale della scuola.

È poco corretto ed anche poco trasparente, da parte di una istituzione scolastica, preposta ad insegnare valori di legalità e cittadinanza, pubblicare delle circolari in cui si richiede, per le iscrizioni della scuola dell’obbligo, un contributo scolastico di 120 euro da dovere versare nelle casse della scuola.
In queste circolari si specifica, quasi a volere curare gli interessi delle famiglie, che i contributi scolastici sono fiscalmente deducibili dalla dichiarazione dei redditi e afferiscono ad alcuni servizi “aggiuntivi”, come ad esempio la consegna dei libretti giustificazione, le pagelle e altri stampati; assicurazione; partecipazione a gare e concorsi a livello nazionale; contributi visite guidate e/o viaggi di istruzione. Infine si precisa anche, che il suddetto contributo “dovrà essere versato” senza esenzione alcuna né per merito né per reddito, sul conto corrente postale della scuola.
Proprio l’utilizzo del verbo “dovere” e l’impossibilità di avere esenzioni per qualsiasi motivo è molto grave e lede pesantemente il diritto allo studio e alla fruizione di servizi obbligatori da parte dello Stato.
Può una scuola pubblica pretendere la cifra di 120 euro in cambio di un libretto delle giustificazioni e di una pagella? Fornire la pagella e il libretto delle giustificazioni non è forse un obbligo dello Stato? Forse farebbe bene il nuovo ministro dell’Istruzione del partito democratico di ammonire certe circolari pubbliche, ristabilendo un minimo di rispetto delle leggi e tutelando il diritto allo studio di ogni singolo studente.

Expo 2015, il ministro: cari alunni e docenti, il mondo vi aspetta qui

da La Tecnica della Scuola

Expo 2015, il ministro: cari alunni e docenti, il mondo vi aspetta qui

In un video on line, Giannini conferma la volontà di portare all’Esposizione Universale, in programma fra l’1 maggio e il 31 ottobre prossimi, due milioni di ragazzi italiani e stranieri attraverso i gemellaggi.

Il Ministro Stefania Giannini torna a parlare di Expo 2015, invitando docenti, studenti, universitari e ricercatori all’evento milanese. Lo fa da Milano, con un video girato in occasione dell’evento “Expo delle idee”, nel quale conferma la volontà di portare all’Esposizione Universale, in programma fra l’1 maggio e il 31 ottobre prossimi, due milioni di ragazzi italiani e stranieri attraverso i gemellaggi.

“Cari ragazzi, cari professori, cari insegnanti – dice il ministro – fra 83 giorni parte Expo ed è già tutto pronto per portare in Italia e dall’Italia una vera cultura dell’alimentazione corretta e per trasmettere al mondo il messaggio che la sostenibilità dipende da noi. Vi aspettiamo a Milano. Unitevi al nostro grande impegno per Expo, il mondo vi aspetta qui”.

“Questo sarà veramente l”Expo delle idee e per questo tutta la filiera della conoscenza, dalla scuola alla ricerca, sarà attiva e protagonista”, ha sottolineato il Ministro. Il Miur ha già avviato “una serie di progetti che puntano, da una parte, a portare la scuola ad Expo e, dall’altra, a portare Expo, come già avviene da molti mesi, nelle scuole italiane”.

Con un comunicato, il Miur ha fatto sapere che “Scuola, Università e Ricerca hanno già cominciato a prepararsi per l’appuntamento milanese, fra concorsi per favorire i gemellaggi, percorsi didattici on line, adesione alle iniziative del Padiglione Italia”. Un impegno che il Ministro ha illustrato il 7 febbraio a Milano, insieme a Diana Bracco, commissario del Padiglione Italia.

LA CARTA DI MILANO

Il Miur coordina il Tavolo di lavoro sull’Educazione alimentare che dovrà preparare un documento nazionale e le nuove Linee guida per la scuola. Oggi, all’evento ‘Expo delle Idee’ i responsabili di progetto del Miur, dirigenti scolastici ed esperti di settore si sono seduti attorno ad uno del 42 tavoli organizzati dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali proprio per continuare il lavoro di stesura.

SCUOLE IN MOSTRA A EXPO E I VOLONTARI PER 1 GIORNO

Grazie al Protocollo con Expo e Padiglione Italia #labuonascuola si metterà in mostra a Milano: saranno raccontate più di 700 esperienze di eccellenza. Duemilacinquecento studenti della Lombardia, i ‘volontari per un giorno’, accoglieranno e aiuteranno le scuole italiane in visita ad Expo.

LA COMMUNITY ON LINE PER #EXPO2015

Sono già più di duemila le squadre di studenti di 57 paesi che si stanno incontrando virtualmente sulla piattaforma “Together in Expo” (www.togetherinexpo2015.it). Gare e percorsi tematici on line stanno anticipando la partecipazione fisica delle scuole all’Esposizione Universale. Grazie al portale, sono già stati attivati oltre 200 gemellaggi internazionali. Il concorso “La scuola per Expo” ha raccolto invece l’adesione di 1.500 istituti, con una partecipazione importante da parte delle scuole del Sud. Il Miur porterà ad Expo anche gli oltre cinquemila studenti che parteciperanno alle finali dei Campionati studenteschi a Torino. Anche Confindustria sosterrà la partecipazione dei ragazzi all’Esposizione attraverso il progetto “Adotta una scuola per l’Expo2015“.

ACCADEMIE E CONSERVATORI PER EXPO

Il Padiglione Italia ospiterà i Conservatori italiani per tre momenti musicali al giorno. Anche le Accademie di Belle Arti, l’Accademia Nazionale di Danza e l’Accademia di arte drammatica “Silvio D’Amico” metteranno in mostra le proprie eccellenze.

#VIVAIORICERCA E UNIVERSITÀ

E’ il programma di eventi scientifici a cura del Centro nazionale delle Ricerche (Cnr) che si terrà al Padiglione Italia. Ventiquattro gli eventi in calendario. Dieci gli atenei italiani che stanno già realizzando progetti.

Materiali utili:

In Sardegna tagliate 29 pluriclassi, i sindaci si iscrivono alla primaria per protesta

da La Tecnica della Scuola

In Sardegna tagliate 29 pluriclassi, i sindaci si iscrivono alla primaria per protesta

Nell’Isola 620 alunni dovranno trovare un’altra sistemazione formativa a seguito del dimensionamento deciso da Viale Trastevere: lasciate in vita quelle classi. Nei prossimi giorni potrebbe salire anche la contestazione delle famiglie.

Nel cagliaritano i tagli alle pluriclassi della scuola primaria non vanno giù ai sindacati. Che per protesta tornano a “vestire” i panni degli alunni.

Sullo sfondo c’è il piano di dimensionamento scolastico: dal prossimo anno scolastico il Miur ha infatti stabilito la chiusura di ben 29 pluriclassi su 169 (l’1,8% dei 1.580 plessi scolastici della Sardegna). Per l’amministrazione, in sostanza, 22 scuole elementari e sette medie, dal 1° settembre 2015 non esisteranno più. E 620 alunni dovranno trovare un’altra sistemazione formativa.

Ad opporsi a questa decisione sono state le famiglie. Ma, in questi giorni, anche i primi cittadini della Trexenta: il 7 febbraio a Gesico (Cagliari), il sindaco Rodolfo Cancedda, assieme ad altri sei dei comuni limitrofi (Mandas, Siurgus Donigala, Suelli ed altri due), si sono recati nelle scuole primarie per firmare i moduli di iscrizione alla primaria per ribadire, ancora una volta, che l’istituto scolastico non venga soppresso.

“Negli scorsi anni – ha spiegato il primo cittadino di Mandas, Umberto Oppus – ci siamo battuti in sede di Conferenza unificata per assegnare nuove risorse al territorio. Gesico ha avuto dallo Stato 128 mila euro per le scuole elementari e medie. Oggi la si vuol chiudere. Che senso ha questa schizofrenia politica? Si rispetti la volontà di tutta una comunità”.

Dalla cittadinanza è giunta solidarietà ai sindaci: nei prossimo giorni potrebbero tornare a protestare assieme.

Miur condannato in appello per il suicidio di una studentessa

da La Tecnica della Scuola

Miur condannato in appello per il suicidio di una studentessa

Il fatto risale a 18 anni fa. Il Miur è stato condannato ad un risarcimento danni superiore a 200mila euro. Sotto accusa la scarsa vigilanza esistente nella scuola.

La triste vicenda risale a 18 anni fa, quando in Istituto calabrese una povera ragazza decise il gesto estremo di togliersi la vita.

Il tragico episodio accadde all’Istituto Magistrale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia dove una ragazza di soli 17 anni, nel lontano 1996, si impiccò subito dopo essere entrata a scuola. La sentenza è definitiva ed arriva dalla Corte d’appello di Catanzaro sei anni dopo la sentenza di primo grado. Il tribunale nella sentenza di primo grado aveva condannato il Miur ad un risarcimento di 221.562 euro.
Nelle sentenze sia di primo grado che in quella di appello si parla di una totale mancanza di controllo e di vigilanza sulla minore, che pur essendo stata vista entrare a scuola, risultava assente dalla classe. Tardivi sono stati i soccorsi che, quando sono intervenuti, non hanno che potuto constatare il decesso della ragazza.
La giovane aveva deciso di togliersi la vita impiccandosi nei bagni della scuola, dove si era nascosta non appena entrata a scuola. Nessuno fino al termine della prima ora si era chiesto dove fosse la ragazza, che invece aveva compiuto l’insano gesto di togliersi la vita.
La sentenza raccoglie le deposizioni dei compagni della giovane, dei docenti e del personale della scuola, e condanna il Miur alle responsabilità di mancato controllo e mancata vigilanza sulla minore. Sentenza shock che fa ben comprendere quanto delicato sia il lavoro dell’insegnante. Eppure nessuno riconosce l’indennizzo agli insegnanti della responsabilità della vigilanza sui minori, salvo poi vedersi condannati per mancanza di vigilanza. Forse c’è qualcosa che bisognerebbe valutare meglio, anche su questi aspetti che non sembrano essere secondari.

 

La stupefacente promessa, stupefattasi della sua stupefazione

da La Tecnica della Scuola

La stupefacente promessa, stupefattasi della sua stupefazione

Si è stupefatta di se stessa e stupefacendosi è annegata: parliamo di una delle tante promesse del premier Renzi il quale, come lo stupefatto Narciso dentro lo specchio del lago, rottamò le sue parole nel pelago dell’oblio

“Visiterò una scuola a settimana”, aveva detto e l’aveva pure giurato con le dita incrociate dei “Boy Scout”, ma dopo una prima affacciatina sommaria in alcune scuole della Repubblica, ha preferito non sfidare la sorte e rimanere al calduccio delle sole visite guidate dalle più importanti impellenze governative. Registriamo questa sicura mancanza di parola e attendiamo ulteriori sviluppi di progetti sulla scuola per la quale, a questo punto però, non si è capito bene cosa il nostro premier voglia fare. E già, perché in effetti, più che ministri ad hoc dell’istruzione, con relativi funzionari, a decidere sulla scuola è il nostro Matteo,  e se la cosiddetta “Buona scuola” passerà, come passerà sicuramente, tutto il merito, e demerito compreso, sarà suo, solo suo che magari rimarrà stupefatto e stupefacendosi non sentirà più il bisogno di rottamare, visto che nello specchio del lago, dove anche Narciso si guardò, tremula solo la sua immagine.

Generalmente, da che ci ricordiamo, tutte le riforme della scuola hanno preso il nome dei vari ministri: da Gelmini a Casati, da Fioroni a Gentile (con le dovute differenze di caratura certamente), mentre da qualche annetto a questa parte, anche le semplici o più complesse presunzioni di riforma prendono il nome del nostro premier e tutto è riformato da Matteo.

Viene quasi voglia di chiamarlo “Dux”, il grande Dux, ma nel Pd questa parola non è gradita, come il termine: “stalinista”, benchè lui tutto veda e dovunque provveda e se gli ricordano le promesse mancate “fa orecchie da mercante”, come quella di visitare le scuole coi professori, gli alunni, il personale, il dirigente.  E lui ode “se non le cose che fanno per lui,  cioè le cose che fanno a lui comodo per i suoi stessi affari”, esattamente come i mercanti e come il padre di fra Cristoforo che, da vecchio mercante truffaldino, non amava si parlasse di mercanzie a casa sua.  Sarà forse per questo che ama intrattenersi con altri mercanti, venditori di uguali mercanzie: le mancate promesse;  e sarà pure per questo che promette stupefacenti riforme, che però stupefanno per la semplice ragione che ha lo stupore stesso, che, stupefatto di se stesso, si guarda mentre annega dentro il lago, come Narciso.   

Verso Expo 2015

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Giannini a docenti e studenti
“Venite ad Expo, il mondo vi aspetta qui”

“Cari ragazzi, cari professori, cari insegnanti, fra 83 giorni parte Expo ed è già tutto pronto per portare in Italia e dall’Italia una vera cultura dell’alimentazione corretta e per trasmettere al mondo il messaggio che la sostenibilità dipende da noi. Vi aspettiamo a Milano. Unitevi al nostro grande impegno per Expo, il mondo vi aspetta qui”. Il Ministro Stefania Giannini lancia da Milano, con un video girato in occasione dell’evento “Expo delle idee”, il suo invito a docenti, studenti, universitari e ricercatori per una massiccia partecipazione della Scuola, dell’Università e della Ricerca ad Expo 2015. Obiettivo, portare due milioni di ragazzi italiani e stranieri (attraverso i gemellaggi) all’Esposizione Universale fra l’1 maggio e il 31 ottobre prossimi.

“Questo sarà veramente l”Expo delle idee e per questo tutta la filiera della conoscenza, dalla scuola alla ricerca, sarà attiva e protagonista”, ha sottolineato il Ministro. Il Miur ha già avviato “una serie di progetti che puntano, da una parte, a portare la scuola ad Expo e, dall’altra, a portare Expo, come già avviene da molti mesi, nelle scuole italiane”.

Scuola, Università e Ricerca hanno già cominciato a prepararsi per l’appuntamento milanese, fra concorsi per favorire i gemellaggi, percorsi didattici on line, adesione alle iniziative del Padiglione Italia. Un impegno che il Ministro ha illustrato stamattina a Milano, insieme a Diana Bracco, commissario del Padiglione Italia.

LA CARTA DI MILANO
Il Miur coordina il Tavolo di lavoro sull’Educazione alimentare che dovrà preparare un documento nazionale e le nuove Linee guida per la scuola. Oggi, all’evento ‘Expo delle Idee’ i responsabili di progetto del Miur, dirigenti scolastici ed esperti di settore si sono seduti attorno ad uno del 42 tavoli organizzati dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali proprio per continuare il lavoro di stesura.

SCUOLE IN MOSTRA A EXPO E I VOLONTARI PER 1 GIORNO
Grazie al Protocollo con Expo e Padiglione Italia #labuonascuola si metterà in mostra a Milano: saranno raccontate più di 700 esperienze di eccellenza. Duemilacinquecento studenti della Lombardia, i ‘volontari per un giorno’, accoglieranno e aiuteranno le scuole italiane in visita ad Expo.

LA COMMUNITY ON LINE PER #EXPO2015
Sono già più di duemila le squadre di studenti di 57 paesi che si stanno incontrando virtualmente sulla piattaforma “Together in Expo” (www.togetherinexpo2015.it). Gare e percorsi tematici on line stanno anticipando la partecipazione fisica delle scuole all’Esposizione Universale. Grazie al portale, sono già stati attivati oltre 200 gemellaggi internazionali. Il concorso “La scuola per Expo” ha raccolto invece l’adesione di 1.500 istituti, con una partecipazione importante da parte delle scuole del Sud. Il Miur porterà ad Expo anche gli oltre cinquemila studenti che parteciperanno alle finali dei Campionati studenteschi a Torino. Anche Confindustria sosterrà la partecipazione dei ragazzi all’Esposizione attraverso il progetto “Adotta una scuola per l’Expo2015“.

ACCADEMIE E CONSERVATORI PER EXPO
Il Padiglione Italia ospiterà i Conservatori italiani per tre momenti musicali al giorno. Anche le Accademie di Belle Arti, l’Accademia Nazionale di Danza e l’Accademia di arte drammatica “Silvio D’Amico” metteranno in mostra le proprie eccellenze.

#VIVAIORICERCA E UNIVERSITÀ
E’ il programma di eventi scientifici a cura del Centro nazionale delle Ricerche (Cnr) che si terrà al Padiglione Italia. Ventiquattro gli eventi in calendario. Dieci gli atenei italiani che stanno già realizzando progetti.

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Altro che rivoluzione informatica Le scuole digitali sono 38 su 8.519

da Corriere.it

Altro che rivoluzione informatica
Le scuole digitali sono 38 su 8.519

Dal «Libro e tastiera» di Luigi Berlinguer alle tre «I» di Berlusconi, solo slogan a ripetizione

di Gian Antonio Stella

Dopo le mirabolanti promesse di un fantastilione di triliardi siamo messi così: le «scuol@2.0» all’altezza delle sfide digitali mondiali sono in Italia 38 su 8.519. Di questo passo, accusa Tuttoscuola , occorreranno «437 anni per digitalizzarle tutte». È una sconfitta epocale. Che la dice lunga sulle indecorose panzane che ci sono state rifilate per anni.
Per capire la sproporzione abissale tra le rassicurazioni, gli impegni, i giuramenti del passato e il panorama di oggi è necessario fare un passo indietro. A partire da un’Ansa del 1988 in cui l’allora ministro della Pubblica istruzione Giovanni Galloni già invitava a tener conto della «rivoluzione informatica». Il primo pc esisteva solo da 12 anni, Internet non arrivava a 100 mila utenti e non c’era ancora il «www», ma era già chiaro: il futuro era quello. Tanto che una dozzina d’anni dopo Luigi Berlinguer lanciava uno slogan che, irridendo al «libro e moschetto» del Duce, era: «Libro e tastiera»: «Al momento il rapporto computer-alunni è di uno a cinquanta», garantiva, «vogliamo arrivare a uno a 10».
L’ultima finanziaria del governo Amato, fatta nel 2000 per il 2001, confidava di «colmare il divario digitale» che già c’era offrendo ai giovani un «prestito d’onore» che sperava di spingere «600.000 studenti di 60.000 scuole medie superiori» a comprare un pc «di buon livello, al costo di 1.440.000 lire, Iva inclusa». Spiegava infatti: «Solo il 33% dei ragazzi italiani tra 15 e 17 anni possiede e utilizza abitualmente un pc; ben lontano dai livelli della Svezia ad esempio, dove il 75% delle famiglie ha un computer in casa e il 70% naviga in Internet».

L’anno dopo, miracolo! Nel novembre 2001, entusiasta di compiacere Berlusconi che aveva fatto la campagna elettorale sulle tre «I» di Internet, Inglese, Impresa, il ministro Letizia Moratti assicura trionfante: «Gli obiettivi fissati per il 2001 dal piano europeo sulla diffusione delle tecnologie informatiche nella scuola sono stati raggiunti. Quasi tutte le diecimila scuole italiane risultano oggi collegate in Rete: in particolare la totalità delle superiori, il 96% per cento delle medie e il 91% delle elementari». Bum! E non è finita, assicura la maga Letizia: «Per il 2002 il nostro obiettivo è realizzare un collegamento Internet in tutte le classi e la creazione di specifici servizi di supporto informatico alla didattica». Di più ancora: «Entro il 2004 uno studente su due avrà a disposizione un personal computer». Testuale. Ansa.

L’anno dopo, dimentica d’avere già festeggiato il prodigioso collegamento esistente per «quasi tutte», la Moratti annuncia un accordo per portare il web «nell’85% delle scuole entro il 2005» e il debutto della «telescuola, che consentirà agli studenti un contatto continuo con i docenti e darà loro la possibilità di approfondire le conoscenze attingendo dalle fonti in Rete…». E non basta: « Nei prossimi anni prevediamo di collegare a Internet a banda larga il 90% delle scuole, contro l’attuale 18%». Detto fatto, stanzia per il ciclopico impegno delle 10.797 scuole italiane 81 milioni. Pari a un deca per ogni studente. Due toast e una Coca.
L’anno dopo, il mago Silvio si spinge ancora più in là: «Introdurremo il computer già dalla prima elementare, non subito. Ma quando i bambini cominceranno a conoscere le lettere e i numeri, già a febbraio potranno giocare con il computer». Per capirci: febbraio 2004. Undici anni fa.
E potremmo andare avanti. Ricordando i numeri dati nel 2005 dal ministro per l’Innovazione Lucio Stanca: «L’85% degli istituti usa Internet e uno studente ogni 10 ha a disposizione un pc» (bum!) e poi «il 68% delle famiglie con figli in età scolare possiede un pc, ponendo l’Italia al 3° posto in Europa» (bum!) e ancora «una famiglia su 5 ha già accesso alla banda larga» (bum!) e via così…
Dieci anni più tardi, dopo avere incassato via via altri impegni da Mariastella Gelmini («Un mini pc per tutti gli studenti, al ritmo 1.000 classi al mese») a Francesco Profumo («Da quest’anno tutte le classi delle medie e delle superiori potranno contare su un computer da utilizzare nelle lezioni. Alle classi che ancora non ce l’hanno sarà consegnato nelle prossime settimane») la situazione è quella fotografata dall’ultimo studio Survey Of Schools: Ict in Education . Il quale dice che, in un contesto mondiale dove la velocità media di download (compresi il Niger o il Burkina Faso, per capirci) è di 22,1 megabyte al secondo e noi stiamo novantaseiesimi con 9,22, gli studenti europei che nella loro scuola non hanno la banda larga sono, a seconda dei gradi di studio, tra il 4% e l’8%. Nelle quattro tabelle prese ad esempio per mettere a confronto varie classi delle medie e delle superiori noi siamo sempre (sempre) i peggiori, arrivando al 34%. E parliamo di una banda larga nominale. Spessissimo miserella. Che magari, tra un problema e l’altro, non arriva a 3 mega.

Due ragazzi su tre, dice un sondaggio di Skuola.net , «dichiarano di non avere la connessione wi-fi o comunque di non utilizzarla per la didattica». Peggio: «Uno su 5 utilizza il laboratorio informatico una volta a settimana, uno su 5 una volta al mese». Riccardo Luna, uno dei referenti di Matteo Renzi delle nuove tecnologie, ha raccontato un mese fa dello stupore di Enzo Valente, il direttore del Garr, il consorzio che gestisce la super-rete in fibra ottica della ricerca scientifica in Italia: «Roba seria, fino a mille volte più veloce di quello che avete a casa». Aveva scritto a 260 scuole del Sud offrendo loro la fibra ottica gratis in cambio di un canone annuale di 3.000 euro: «Mi hanno risposto in 40: quaranta! Da non crederci!». Cecità. E mancanza di fondi. Fatto sta che, con solo il 20% delle aule connesse al Web (dati dell’Agenzia digitale diretta da Alessandra Poggiani), lo studio di Glocus (il think tank presieduto da Linda Lanzillotta) ha denunciato che «il 18,5% dei plessi (4.200) non è connesso a Internet, le lavagne interattive multimediali sono appena 69.813 e i tablet per uso individuale nelle classi ancora meno, appena 13.650».

Certo, esistono eccellenze. E come scrive la rivista Tuttoscuola diretta da Giovanni Vinciguerra, le scuole sperimentali dei due progetti «cl@ssi 2.0» e «scuol@2.0» sono ambitissime. Ma sono rare: «Nel 2012-13 erano 416 le cl@ssi 2.0, dotate di minicomputer per tutti gli alunni per interagire con la lezione in tempo reale. Mentre erano solo 14 le scuol@2.0, completamente digitalizzate». Da allora «un lieve incremento si è registrato», ma i numeri sono quelli che dicevamo: «Dopo tre anni dal lancio del progetto, siamo a 38 scuole su 8.519». Li abbiamo, quattro secoli e mezzo, per recuperare i ritardi?

In arrivo lo psicologo per i docenti: li formerà sui disturbi dell’apprendimento

da La Tecnica della Scuola

In arrivo lo psicologo per i docenti: li formerà sui disturbi dell’apprendimento

La novità giunge a seguito di un recente accordo tra Consiglio nazionale degli psicologi e Miur sulla formazione agli insegnanti sui bisogni educativi speciali e disturbi specifici dell’apprendimento scolastico. In Toscana il 43,7% delle scuole ha uno sportello d’ascolto.

Presto gli psicologi formeranno i docenti per farli meglio agire quando hanno a che fare con i crescenti disturbi dell’apprendimento dei loro allievi. La novità giunge a seguito di un “recentissimo accordo tra Consiglio nazionale degli psicologi e Miur sulla formazione agli insegnanti sui bisogni educativi speciali e disturbi specifici dell’apprendimento” scolastico: l’intesa, riporta l’agenzia Ansa, prevede che gli psicologi “saranno nelle scuole di tutta Italia a promuovere una politica di valorizzazione delle diversità che va ben oltre la certificazione della disabilità e le diagnosi di Disturbi dell’apprendimento”.

L’annuncia dell’iniziativa è giunto durante la quarta edizione del Congresso “A scuola ho un bambino che…” in corso a Firenze, dalle parole di Lauro Mengheri, referente del gruppo di lavoro sui Bes e i Dsa del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi e presidente dell’Ordine degli psicologi della Toscana che ha portato il saluto del presidente nazionale Fulvio Giardina.

“La scuola – ha detto Mengheri – sta attraversando, infatti, una fase di grandi cambiamenti, complicati da una situazione finanziaria e organizzativa che grava pesantemente sull’ ‘umore’ di dirigenti, insegnanti, famiglie e alunni. Riteniamo – ha aggiunto – che lo psicologo si sia guadagnato uno spazio all’interno della scuola, che dall’anno dell’istituzione della professione è cresciuto in termini di competenza e capacità di condivisione con gli altri attori che operano nel contesto scolastico”.

Durante il Congresso si è parlato anche di alunni disabile, Bes e Dsa. Ma anche di un’indagine significativa, realizzata dall’Ordine degli psicologi della Toscana sui siti delle scuole primarie e secondarie della regione, dalla quale è emerso che il 43,7% delle scuole ha uno sportello d’ascolto che nel 51% dei casi è gestito da psicologi, nel 21% da altri e nel 28% dei casi non indicato. Si è ricordato, infine, che in Italia circa 110-115.000 ragazzi compresi fra i 14 ed i 17 anni, ogni anno, abbandonano la scuola e qualsiasi percorso formativo alternativo.

Riforma, Giannini convoca i sindacati lunedì 16 febbraio per un confronto

da La Tecnica della Scuola

Riforma, Giannini convoca i sindacati lunedì 16 febbraio per un confronto

Al centro dell’incontro vi saranno le linee guida, riveste e corrette, su “La Buona scuola”: l’obiettivo del ministro è arrivare ad una presentazione il più possibile condivisa dei provvedimenti legislativi in via di approvazione. Ma i rappresentanti dei lavoratori hanno già messo le mani avanti: non possano accettare forti perdite sui salari per il quasi addio agli scatti di anzianità.

Sembrerebbe aver prodotto il risultato voluto la protesta dei sindacati Confederali, prodotta solo ventiquattrore fa, sui timori di una riforma della scuola, con tanto di revisione del contratto, imposta dall’alto e senza il loro coinvolgimento.

Venerdì 6 febbraio il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha infatti convocato per lunedì 16, tutti i sindacati rappresentativi della scuola. Al centro del confronto vi saranno le linee guida, riveste e corrette, su “La Buona scuola”: l’obiettivo del responsabile dei dicastero di Viale Trastevere è arrivare ad una presentazione il più possibile condivisa dei provvedimenti legislativi in via di approvazione.

In particolare, il ministro Giannini e il suo entourage dovranno trovare un punto d’incontro sulle questioni relative al merito e alla carriera: sempre Flc-Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola ricordavano che se venisse cancellato l’80% degli attuali scatti automatici il danno per ogni lavoratore sarebbe in media di 8.500 euro. Si salverà solo chi accederà al merito. Ma se così fosse, sarà difficile far digerire ai lavoratori un rinnovo di contratto a queste condizioni.

Le ripercussioni, nel bene o nel male, potrebbero già rivelarsi in occasione del prossimo rinnovo delle Rsu, che si svolgeranno proprio qualche giorno dopo l’approvazione del decreto di riforma in Consiglio dei ministri.

Il Miur propone la simulazione degli esami di Stato nei Licei scientifici

da La Tecnica della Scuola

Il Miur propone la simulazione degli esami di Stato nei Licei scientifici

Interesserà la prova di Matematica (e nei licei scientifici con opzione scienze applicate anche Scienze e Fisica) e sarà esclusivamente su base volontaria. Iscrizioni delle scuole interessate entro il 14 febbraio 2015

Alla fine dell’anno scolastico in corso, va a regime l’esame di Stato del nuovo ciclo secondario di istruzione, in applicazione anche delle nuove Indicazioni nazionali.

Per tale ragione il Miur ha proposto ai licei scientifici, se interessati, di sottoporre ai propri studenti dell’ultimo anno, come strumento di ausilio nella preparazione agli esami, delle prove simulate di Matematica, oggetto della seconda prova scritta.

La partecipazione alla simulazione, come indicato nella nota prot. n. 981 del 5/02/2015, è esclusivamente su base volontaria.

Le scuole interessate dovranno iscriversi, utilizzando il proprio codice meccanografico, al sito http://questionariolsosa.miur.carloanti.it entro il giorno 14 febbraio 2015.

Ai licei scientifici che avranno aderito a tale iniziativa saranno proposte due prove simulate che si svolgeranno nelle seguenti date: il giorno 25 febbraio 2015 e, con precisazioni fornite con nota successiva, il giorno 22 aprile 2015. Le prove potranno essere scaricate dal sito utilizzato per la registrazione esclusivamente nei giorni di svolgimento appena individuati dalle ore 8.00 alle ore 13.00. Sarà necessario utilizzare la password assegnata dal sistema in fase di registrazione. Le scuole sono libere di individuare in piena autonomia le modalità di svolgimento di tali prove, della durata massima di tre ore ciascuna, sempre nella piena autonomia di ogni scuola, tali simulazioni potranno anche essere utilizzate in sostituzione delle ordinarie periodiche verifiche scritte.

Con particolare riferimento ai licei scientifici con opzione scienze applicate, verranno proposte anche delle ulteriori prove simulate relative alle altre materie caratterizzanti, ossia Fisica e Scienze. Queste prove saranno a disposizione delle scuole interessate, sempre sullo stesso sito, nelle seguenti date: 11 Marzo 2015 – prova di Fisica e 25 marzo 2015 – prova di Scienze.

Dal 9 febbraio on-line il Questionario scuola dell’Invalsi

da La Tecnica della Scuola

Dal 9 febbraio on-line il Questionario scuola dell’Invalsi

L.L.

La compilazione dovrà avvenire entro il 28 febbraio per consentire all’Invalsi l’elaborazione dei dati che saranno restituiti alle scuole con i relativi valori di riferimento (benchmark) all’interno della Piattaforma operativa unitaria in cui sarà prodotto il RAV.

Il nuovo Sistema Nazionale di Valutazione, tra gli strumenti messi a disposizione delle scuole, prevede anche il Questionario Scuola, predisposto dall’Invalsi.

I dati inseriti saranno restituiti alla scuola entro la fine di marzo all’interno della Piattaforma operativa unitaria, unitamente a valori di riferimento esterni (benchmark) e ad altre informazioni già disponibili nel sistema informativo del Miur.

La compilazione, a cura dei Dirigenti scolastici/Coordinatori delle scuole statali e paritarie, dovrà essere effettuata tra il 9 e il 28 febbraio 2015.

Nei prossimi giorni le scuole riceveranno una e-mail contenente il link per accedere al Questionario e la relativa password di accesso. Tale accesso è anche disponibile dal portale della valutazione (http://www.istruzione.it/sistema_valutazione) dove, inoltre, sono riportati i modelli dei questionari e la guida utente; è poi presente una sezione dedicata alle domande più ricorrenti (FAQ).

Gli Istituti Comprensivi e gli Istituti Superiori statali devono compilare un unico Questionario relativo a tutti plessi e scuole gestite, pertanto verrà inviata un’unica e-mail ed un’unica password di accesso. Invece, gli Istituti Omnicomprensivi dovranno compilare due Questionari: uno per le scuole

del primo ciclo (primarie e secondarie di 1° grado) ed uno per le scuole del secondo ciclo (secondarie di 2° grado); in questo caso, le mail saranno due con due diverse password di accesso, una per ogni questionario da compilare.

Impossibilità a prestare servizio per calamità? Non c’è obbligo di recupero

da La Tecnica della Scuola

Impossibilità a prestare servizio per calamità? Non c’è obbligo di recupero

Non c’è alcun obbligo di recuperare il servizio che non è stato possibile prestare per la chiusura della scuola a causa di eventi atmosferici o altre calamità naturali

Il ritardo nel prendere servizio, o l’assenza dal servizio, per cause non imputabili alla volontà del lavoratore (la situazione di emergenza neve è tra queste) può essere assimilata alla fattispecie che rientra in quella prevista dal codice civile.

Lo rende noto la Flc-Cgil che in questo modo fa chiarezza all’interno di un ginepraio di norme che talvolta vengono pure inventate o adottate alla carlona.

La norma, secondo il sindacato, è inserita nell’art. 1256 del cod. civile che afferma: “ L’obbligazione si estingue quando, per una causa non imputabile al debitore, la prestazione diventa impossibile“.

Al successivo art. 1258 sempre del cod. civile, si legge: “ La stessa disposizione si applica quando, essendo dovuta una cosa determinata, questa ha subito un deterioramento, o quando residua alcunché dal perimento totale della cosa” .

Da quanto sopra si evince chiaramente, spiega Flc-Cgil,  che non è dovuto alcun recupero, da parte del lavoratore (docente o ATA che sia), per le ore di lavoro eventualmente non prestate, fermo restando il diritto alla retribuzione.

Di conseguenza la chiusura della scuola per allerta meteo, o per una nevicata straordinaria, rappresenta l’obiettivo perseguito dall’autorità e finalizzato ad una tutela della pubblica incolumità e del patrimonio che trascende il pubblico interesse allo svolgimento del servizio scolastico, quindi rientra certamente nella fattispecie regolata dal codice civile.

Anche se l’impossibilità della prestazione fosse solo temporanea, il debitore, finché essa perdura, non è responsabile del ritardo dell’adempimento. Per cui sia il docente, che il personale ATA, in qualità di debitore, estingue qualsiasi obbligo di servizio, in quanto la prestazione del servizio è ritenuta ufficialmente impossibile e, quindi, non è soggetto ad alcun tipo di recupero.

Inoltre va ricordato che è fatta salva anche la regolarità dell’anno scolastico per la quale, il  comma 3 dell’art. 74 del decreto legislativo n. 297 del 16 aprile 1994, stabilisce in almeno 200 giorni di lezione la validità di un anno scolastico. Su questo aspetto, nel febbraio 2012, in occasione della chiusura delle scuole di Roma a causa di una forte nevicata, il MIUR emise una nota in cui specificò che, “al verificarsi di eventi imprevedibili e straordinari come un’allerta meteo che inducano i Sindaci ad adottare ordinanze di chiusura delle sedi scolastiche, si deve ritenere che è fatta comunque salva la validità dell’anno scolastico, anche se le cause di forza maggiore, consistenti in eventi non prevedibili e non programmabili, abbiano comportato, in concreto, la discesa dei giorni di lezione al di sotto del limite dei 200, per effetto delle ordinanze sindacali di chiusura delle scuole”.

In conclusione:

nulla deve essere recuperato in caso di chiusura della scuola o di sospensione dell’attività didattica per evento imprevedibile o per oggettiva impossibilità di espletare la prestazione lavorativa;

è fatta salva anche la validità dell’intero anno scolastico in caso che la chiusura prolungata delle scuole faccia scendere il limite delle lezioni annue al di sotto dei fatidici 200 giorni.

La Flc mette pure a disposizione un fac simile di lettera da inviare all’amministrazione qualora venisse richiesto il recupero per la mancata prestazione lavorativa

Monitoraggio e valutazione per gli Istituti tecnici superiori

da La Tecnica della Scuola

Monitoraggio e valutazione per gli Istituti tecnici superiori

L.L.

La comunicazione dei dati da parte delle Fondazioni ITS dovrà avvenire entro il 23 febbraio 2015

Con la Nota prot. n. 603 del 23 gennaio 2015 il Miur ha fornito indicazioni operative sulle modalità di comunicazione dei dati da parte delle singole Fondazioni ITS, comunicazione che dovrà essere effettuata entro il 23 febbraio 2015 (secondo quanto riporta la Flc Cgil, questa è la scadenza corretta e non il 15 febbraio, come riporta la nota).

Oggetto di monitoraggio e valutazione saranno i percorsi ITS che alla data del 31 dicembre 2014 si sono conclusi da almeno un anno.

Ad ogni Fondazione ITS sono rilasciate due distinte credenziali di accesso alla Banca dati INDIRE:

  • la prima, con il ruolo di data entry, con funzioni di scrittura e lettura, per l’inserimento e/o la modifica dei dati; tale credenziale di accesso è attualmente già in possesso di ogni singola Fondazione ITS;
  • la seconda, con il ruolo di amministratcon funzioni di scrittura, lettura e validazione dei dati inseriti relativamente ai percorsi ITS conclusi da almeno un anno alla data del 31 dicembre 2014.

L’ acquisizione definitiva dei dati relativi ai percorsi ITS costituisce condizione necessaria per l’attuazione del monitoraggio e della valutazione dei percorsi ITS, ai fini del mantenimento dell’autorizzazione al riconoscimento del titolo di studio, nonché per l’accesso alle risorse nazionali, compresa la quota di premialità prevista dall’Accordo del 5 agosto 2014, e per l’ individuazione, da parte delle Regioni, dei percorsi assegnatari delle risorse.