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La scuola è in guerra? Insegnanti carne da macello?

da La Tecnica della Scuola

La scuola è in guerra? Insegnanti carne da macello?

In un articolo di oggi, Davide Faraone, responsabile scuola del Pd, solleva il problema del reclutamento del personale docente.

In un articolo dal titolo “Per cambiare davvero ascoltiamo tutti. fuori dai soliti circoli“ Davide Faraone della segreteria nazionale Pd, responsabile welfare e scuola, scrive: “Non è un caso se la selezione del personale docente viene definita reclutamento. Si scelgono i docenti come se dovessero andare in guerra. Ed effettivamente, una volta entrati nel circuito da una delle tante – troppe – porte d’accesso, inizia la battaglia, su due fronti. Una guerra civile tra reclute selezionate nei modi più svariati e messe in competizione tra loro da una stratificazione di norme indegna di un Paese civile. E contestualmente una guerra contro una politica che sulla scuola ha spesso commesso errori, chiamandoli ‘riforme’. Come nel gioco dell’oca, ad ogni Ministro si ricominciava da capo, trasformando insegnanti e ragazzi in carne da macello”.

Sono usati in poche righe termini forti come guerra, guerra civile, battaglia e carne da macello. Consideriamo per un attimo quanto detto da Faraone come una realtà da cui prendere spunto per una semplice riflessione.

Se gli insegnanti, poveri soldatini di stagno, sono carne da macello, ovvero sacrificabili al nemico della scarsa considerazione sociale, allora i generali dovrebbero quanto meno munirli di armi efficienti. Armi che sparino nozioni e contenuti culturali a prova di bomba (tanto per rimanere nei termini di guerra).

Ma, probabilmente, i generali ascoltano poco chi strategicamente deve recitare la parte della carne da macello.

A Torino è guerra sui posti di sostegno assegnati a docenti senza titolo

da La Tecnica della Scuola

A Torino è guerra sui posti di sostegno assegnati a docenti senza titolo

Una circolare dell’AT torinese consente di assegnare ai docenti di ruolo senza titolo i posti di sostegno disponbili per tutto l’anno. La vicenda va avanti da diversi anni e anche in questa circostanza i Cobas stanno protestando contro quella che definiscono una “vergogna torinese”.

Come da diverse estati a questa parte anche quest’anno a Torino ritorna il problema  degli utilizzi su posti di sostegno.
Il contratto integrativo nazionale prevede che i posti di sostegno disponibili per l’intero anno debbano essere attribuiti innanzitutto al personale specializzato e solo in via subordinata a docenti in ruolo ma senza titolo specifico.
Ad essere precisi il contratto consente di assegnare i posti ai docenti di ruolo senza titolo ma solo a condizione che siano in posizione di soprannumero.
A Torino (caso più unico che raro) Amministrazione e sindacati rappresentativi si sono accordati diversamente e così succede che nel capoluogo subalpino i posti di sostegno per i contratti a tempo determinato sono quelli che restano disponibili dopo le utilizzazioni del personale di ruolo anche senza specializzazione.
La vicenda va avanti da almeno 5 anni e non ha ancora trovato una soluzione, nonostante le proteste di precari e famiglie.
L'”accordo” è stato recepito anche quest’anno da una apposita circolare dell’Ufficio provinciale del Miur e anche quest’anno i Cobas della Scuola sono intervenuti per denunciare quella che definiscono una vera e propria “vergogna torinese”.
E citano il passaggio del CCNI che regolamenta la questione: “Le operazioni per la copertura dei posti di sostegno, mediante utilizzazione a domanda dei docenti non forniti del prescritto titolo e titolari su posto comune,saranno disposte dopo aver accantonato un numero di posti di sostegno corrispondente ai docenti specializzati aspiranti a rapporto di lavoro a tempo indeterminato e determinato”(cioè – chiosano i Cobas – personale incluso in graduatorie ad esaurimento, in quelle di IV fascia e in quelle di 1° e 2° Fascia d’Istituto).
Già in passato la vicenda aveva provocato proteste anche molto vivaci, questa volta i Cobas se la prendono anche con i sindacati e denunciano: “Ma è mai possibile che i sindacati ‘rappresentativi’ regionali (la Flc/Cgil, in particolare), quelli che si vantano di difendere la legge 104, la scuola italiana e la cultura dell’integrazione, in totale segretezza e senza alcun comunicato ufficiale siglano accordi che permettono a docenti senza alcuna specializzazione di operare sul sostegno?”
Perché, sostengono i Cobas, in questo caso non si tratta solo di difendere i diritti dei precari ma anche di garantire i diritti degli alunni disabili ad avere un adeguato intervento di integrazione.

Assunzioni su posti di sostegno: importante decisione del Tar Lazio

da La Tecnica della Scuola

Assunzioni su posti di sostegno: importante decisione del Tar Lazio

Importante decisione del Tar Lazio che riequilibra il numero delle assunzioni dei docenti di sostegno fra le graduatorie ad esaurimento e la graduatoria concorsuale

È accaduto, infatti, che per effetto della L.128/2013 sia stato considerevolmente aumentato il numero delle assunzioni relative agli insegnanti di sostegno di ogni ordine a grado da effettuarsi su tutto il territorio nazionale per il triennio 2013/14, 2014/15 e 2015/16 allo scopo di allineare progressivamente il rapporto fra alunni disabili e relativi insegnanti sino a raggiungere progressivamente la percentuale del 100%, oggi tutt’altro che garantita.

Le regole operative dettate dal Miur agli Uffici periferici per effettuare queste assunzioni, però, sono risultate inadeguate rispetto ai dettami del Testo Unico del personale scolastico 297/94 (che prevede il riparto delle nomine al 50% fra graduatoria di concorso e graduatorie ad esaurimento) e ciò per effetto di un divieto impartito agli Uffici territoriali di assumere docenti dall’ultimo concorso del 2012 oltre i limiti della Tabella numerica allegata al bando di concorso; divieto che tendeva al ripescaggio di residui docenti ancora inseriti negli elenchi dei vecchi concorsi (del 1999 e del 1990) e, quindi, al successivo dirottamento delle assunzioni ancora residue, tutte verso le graduatorie ad esaurimento che hanno visto moltiplicarsi il numero dei docenti assunti nei recenti reclutamenti della scorsa primavera.

In tal modo, infatti, le assunzioni imminenti alla data di emanazione della nota tecnica pubblicata il 6 febbraio e poi effettuate nei mesi di aprile e maggio si sono nettamente sbilanciate verso le graduatorie ad esaurimento.

Alcuni docenti, ottimamente collocati nella graduatoria dell’ultimo concorso ed interessati all’area di sostegno AD03, assistiti dall’Avv. Salvatore Spataro di Catania, hanno impugnato queste regole operative dettate dal Direttore generale del Miur con nota del 6/2/2014 prot. 362, sostenendone la illegittimità per violazione del parametro del 50% fra i due canali di reclutamento, oltre che per frustrazione del criterio meritocratico.

Frattanto è intervenuto il D.M. n.356 del 23/5/2014, con il quale il Miur ha in qualche maniera riequilibrato il meccanismo di reclutamento, reputando che il criterio del 50% delle nomine fra i due canali di assunzione (concorso e graduatorie) dovesse comunque essere rispettato, dovendo quindi considerarsi superata la vecchia, Tabella di posti allegata al bando di concorso, perché inadeguata rispetto al contingente straordinario di assunzioni introdotto dalla L.128/2013.

Con il decreto ministeriale in parola, infatti, il Miur, convenendo che nel caso della Legge 128/2013 si fosse trattato proprio di un contingente straordinario di assunzioni, ha indicato la strada per un reclutamento che si articolasse necessariamente entro i limiti imposti dalla legge del 50% da ciascuno dei due canali (concorso e graduatorie), reinterpretando in maniera diametralmente opposta alla nota di febbraio le regole operative impartite agli Uffici periferici, ai quali è stato chiaramente indicato di rispettare adesso il predetto riparto del 50%.

Il D.M. 356/2014 non ha però curato il ripristino delle regole anche per le assunzioni già effettuate sulla scorta delle vecchie istruzioni operative di febbraio, ormai superate, avendo il Ministero corretto le indicazioni solo a far data dal prossimo anno scolastico 2014/15.

I predetti docenti hanno quindi impugnato anche il D.M. 356/2013, proprio nella parte in cui, pur ricorreggendo le precedenti indicazioni, ometteva di riequilibrare il riparto anche per l’a.s. 2013/14.

L’Avv. Salvatore Spataro ci ha dato notizia che la sezione III bis del Tar Lazio, in esito all’udienza tenutasi lo scorso 17 luglio, con ordinanza n.3297/2014 ha riconosciuto, già in via cautelare, le ragioni fatte valere dai docenti in questione, ordinando all’Amministrazione di rideterminare il contingente dei posti disponibili anche con riferimento all’a.s. 2013/14 alla luce della nuova consistenza dell’organico delineata con l’intervento della legge n. 128 del 2013, senza tenere conto delle precedenti limitazioni imposte dall’originaria tabella allegata al bando di concorso.

Si tratta di una decisione di fondamentale importanza – ha evidenziato l’Avv. Spataro – che segna il passo verso un ripristino delle regole fissate nel T.U. 297/94 e che smorza sul nascere le velleità di quei docenti che, dal distorto meccanismo posto in essere dal Miur con le istruzioni di febbraio, si erano ingenerati l’aspettativa, priva di ragion d’essere, per la quale l’intero contingente, ossia il 100% dei posti, sarebbe stato assegnato alle Graduatorie ad esaurimento”.

Ancora centinaia di reggenze nel 2014/2015

da La Tecnica della Scuola

Ancora centinaia di reggenze nel 2014/2015

A settembre saranno almeno un migliaio le scuole senza dirigente titolare. Senza contare le 465 sedi sottodimensionate che per legge dovranno essere affidate in reggenza. E intanto i docenti risultati idonei al concorso del 2011-12 sperano nella assunzione, MEF permettendo.

Se nei prossimi giorni il MEF non darà il via libera alle assunzioni di nuovi dirigenti scolastici, l’anno scolastico 2014/2015 potrebbe essere un nuovo anno “horribilis” per la scuola italiana.
Sono infatti più di mille le istituzioni scolastiche prive di dirigente scolastico e altre 465 quelle sottodimensionate che, comunque , per legge dovranno essere affidate a reggenti.
Il problema riguarda molte regioni italiane ma soprattutto quelle del nord; in Lombardia, per esempio, nonostante l’assunzione dei dirigenti che avevano ripetuto la procedura concorsuale a seguito del ricorso legato alla “buste trasparenti” ci sono ancora molte sedi libere.
Sedi vacanti anche in Piemonte, in Veneto, nel Friuli, nell’Emilia-Romagna, in Toscana e in Campania.
Il fatto è che nelle graduatorie del concorso terminato nel 2012 c’è ancora un bel numero di idonei (circa 1.700 in tutta Italia) che potrebbero essere assunti in modo da non trasformare l’istituto della reggenza da straordinario a strutturale, come ormai si sta verificando da diversi anni.
Il punto è che, come di consueto, le assunzioni devono essere autorizzate dal MEF che, finora, non ha dato risposta (per la verità il Miur non ha neppure fatto sapere in via ufficiale di aver inoltrato la richiesta).
Ma è probabile che i mille posti necessari vengano inseriti nel provvedimento sulle assunzioni di cui si sta parlando in questi giorni.

Cgil: più ore di laboratorio, valutazione di sistema e obbligo scolastico a 18 anni

da Il Sole 24 Ore

Cgil: più ore di laboratorio, valutazione di sistema e obbligo scolastico a 18 anni

Nella settimana in cui il Governo dovrebbe rendere note le linee generali di intervento sulla scuola il sindacato guidato da Domenico Pantaleo ha voluto mettere nero su bianco le proprie richiste, aprendo a una ampia discussione

Claudio Tucci

La Flc-Cgil chiede di potenziare le ore di laboratorio «non solo nei tecnici e nei professionali». Chiede di elevare l’obbligo scolastico a 18 anni (oggi è 16 anni) e apre alla «valutazione di sistema» della scuola, riducendo però peso e valore dei test Invalsi e dando, invece, più spazio all’autovalutazione del lavoro del personale (presidi, docenti e amministrativi).

Nella settimana in cui il Governo dovrebbe rendere note le linee generali di intervento sulla scuola il sindacato guidato da Domenico Pantaleo ha voluto mettere nero su bianco le proprie richiste, aprendo a una ampia discussione: «Non solo con governo e parlamento ma anche con società civile e intera popolazione», ha detto Pantaleo. L’obiettivo è ridare «dignità ai professori e un ruolo centrale all’istruzione, partendo da un allineamento della spesa italiana per l’istruzione alla spesa Ocse. Si tratta di investire circa 17 miliardi nei prossimi anni per migliorare tutto il sistema. Praticamente un punto di Pil».

 

Rinnovare il contratto
Pantaleo ha chiesto, poi, al governo l’immediato rinnovo del contratto: una partita da 4 miliardi, le cui risorse si potrebbero recuperare da misure come patrimoniali, taglio agli F35 e agli sprechi. Le altre richieste della Flc Cgil sono l’aumento tempo pieno alla scuola primaria, la revisione dei cicli scolastici e il ripristino del biennio unitario nella scuola superiore. E poi “sperimentare” ore laboratoriali oltre che frontali, tenere aperte le scuole nei pomeriggi per «favorire l’aggregazione sociale», purché il personale venga adeguatamente retribuito e le scuole siano attrezzate.

Chiaro il messaggio al ministro Stefania Giannini e al premier, Matteo Renzi: «No a provvedimenti unilaterali, serve partecipazione – ha concluso Pantaleo -. Il Governo può scegliere se vuole il confronto o il conflitto, l’autunno potrebbe essere caldo. Siamo aperti a entrambi gli esiti, dipende dagli interlocutori».

Flc-Cgil, dal 2010 dagli stipendi dei prof sottratti 80 euro al mese

da La Tecnica della Scuola

Flc-Cgil, dal 2010 dagli stipendi dei prof sottratti 80 euro al mese

Per via del blocco del contratto, persi in tutto quasi 9mila euro: le retribuzioni nella scuola, secondo una ricerca del sindacato, sono le più basse di tutti i settori lavorativi. In più il dimezzamento dei fondi per il miglioramento dell’offerta formativa “costringe i docenti a rendere gratis metà delle loro prestazioni pur di attuare i Pof”. Mentre le oro svolte dai prof Italiani “sono nella media dei paesi Ocse”. Il leader Pantaleo: nel contratto va fatto emergere il lavoro sommerso.

Dal 2010 ad oggi, a causa del blocco del contratto, agli insegnanti italiani sono stati sottratti 80 euro al mese, che corrispondono a 8.817 euro, pari a 80 euro al mese. Il dato è contenuto in una ricerca della Flc-Cgil e del Dipartimento politiche economiche della Cgil, su compensi e ore di lavoro dei docenti italiani, presentata il 21 luglio a Roma.

Le retribuzioni nella scuola, secondo i dati elaborati dal sindacato Confederale, sono le più basse di tutti i settori lavorativi e l’Italia è al 31/mo posto, cioè terzultima, negli investimenti sull’istruzione tra i paesi Ocse. Per un docente con oltre 15 anni di carriera lo stipendio medio annuo va da 32.833 dollari lordi, per la scuola dell’infanzia, a 36.725 dollari lordi, per la scuola superiore, quando la media Ocse è rispettivamente di 39.569 e 45.478: per compensi agli insegnanti l’Italia è al 24/mo posto della classifica Ocse. In più il dimezzamento dei fondi per il miglioramento dell’offerta formativa – denuncia il sindacato – “costringe i docenti a rendere gratis metà delle loro prestazioni pur di attuare i Pof (piani dell’offerta formativa) di istituto”.

Per quanto riguarda le ore lavorate, quelle svolte dai prof Italiani “sono nella media dei paesi Ocse” e comunque in Italia si fanno più ore che in Finlandia e Francia. “Non sono d’accordo a toccare il numero di ore frontali previste per gli insegnanti – ha affermato il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo – bisogna far emergere il sommerso, cioè tutte le altre ore lavorate, e farlo contrattualmente. Mettiamo in campo la possibilità di un orario potenziato, per rispondere alle esigenze che le scuole hanno per far svolgere compiti aggiuntivi, ma siano su base volontaria e retribuite”. La risposta al Governo, che ha detto di voler incrementare il numero di ore di servizio, appare evidente.

 

Docenti esperti e senior, forse fra due anni

da La Tecnica della Scuola

Docenti esperti e senior, forse fra due anni

Giannini e Reggi stanno rispolverando il vecchio “progetto Aprea”, ma ancora non è chiaro con quale strumento giuridico potrà essere condotto in porto. Se si trattasse di una legge delega i tempi sarebbe molto lunghi e la riforma potrebbe prendere avvio nel 2016/2017.

Insegnante ordinario, esperto e senior: sono questi i tre “livelli” nei quali potrebbe articolarsi in futuro la carriera dei docenti italiani.
Se ne sta parlando al Miur all’interno di alcuni gruppi di lavoro che prima della pausa estiva dovrebbero consegnare una proposta definitiva al Ministro.
Ma ancora non è chiaro il percorso che la proposta dovrebbe seguire per potersi tradurre in norma.
Ovviamente i sindacati vorrebbero che si seguisse la strada contrattuale, con relative risorse economiche a disposizione anche se per intanto resta ferma al palo la possibilità di riconoscere l’aumento di anzianità a coloro che hanno maturato lo scatto stipendiale nel 2013 (operazione per la quale servirebbero non meno di 350-400 milioni di euro).
Nelle settimane scorso il Ministro (e il sottosegretario Reggi con  lei) ha avuto non pochi tentennamenti: in qualche circostanza ha parlato di decreto legge che potrebbe quindi entrare in vigore da subito, ma poi ha anche detto che per le riforme più complesse (e questa lo sarebbe certamente) bisognerà prevedere una legge delega.
Se la strada sarà questa bisogna prepararsi a 6 mesi di intenso e complicato dibattito che, a partire dalle aule del Parlamento, coinvolgerà sindacati e assemblee sindacali, convegni e seminari.
L’idea di base dovrebbe essere quella già contenuta a suo tempo del disegno di legge Aprea ma che non venne poi inserita nel progetto bipartisan Aprea-Ghizzoni che, alla fine, riguardava solamente la riforma degli organi collegiali e non lo stato giuridico dei docenti.
C’è da dire che l’attuale progetto si inserisce in uno scenario molto diverso rispetto a quello di alcuni anni fa: nell’arco di 3 anni usciranno dalla scuola non meno di 100mila docenti (si tratta delle “leve” che vanno dal 1950 al 1954) con un inevitabile e consistente “svecchiamento”  della categoria.
Forse Ministro e Governo confidano sul fatto che gli insegnanti più giovani possano essere più disposti ad accettare uno sviluppo di carriera basato non sull’anzianità ma su criteri diversi (d’altronde questo è un dato confermato anche da alcune indagini condotte negli ultimi anni sulle opinioni dei docenti neo-immessi in ruolo).
Sulla carta il programma sembra non fare una grinza, ma non è detto che tutto fili liscio: parafrasando l’indimenticato Gianni Brera non dimentichiamo che “il pallone è rotondo e va dove vuole”. 

Contratto scaduto, disoccupazione assicurata

da La Tecnica della Scuola

Contratto scaduto, disoccupazione assicurata

L.L.

Un recente messaggio Inps garantisce il pagamento dell’ASpI e Mini-ASpI per il periodo di inattività lavorativa (luglio-agosto 2014) per i docenti con contratto a tempo determinato fino al 30/6/2014, assunti in ruolo con decorrenza giuridica 1/9/2013 ed economica 1/9/2014

Un messaggio Inps indirizzato alle proprie Sedi territoriali garantisce ai docenti con contratto a tempo determinato scaduto il 30 giugno, ma assunti a tempo indeterminato con decorrenza giuridica 1/9/2013 ed economica 1/9/2014, l’indennizzabilità delle giornate di nomina giuridica non lavorate e prive di retribuzione ricadenti nel periodo di luglio e agosto 2014.

Con il messaggio n. 6050/2014, di cui dà notizia la Flc Cgil, l’Istituto chiarisce il caso del diritto a ricevere l’indennità di disoccupazione (ASpI e Mini-ASpI) – nel periodo di non lavoro di luglio e agosto – per i docenti immessi in ruolo con decorrenza economica a partire dal settembre successivo.

L’Inps sottolinea che in questo particolare caso in cui c’è una scissione tra il periodo di decorrenza degli effetti giuridici e quello degli effetti economici, non viene meno lo stato di  disoccupazione nel periodo non lavorato e privo di retribuzione, anche perché “non si può imputare alla volontà del lavoratore l’inattività e il sostanziale stato di disoccupazione”.

Questo è il ragionamento che ha portato l’Inps a ritenere che debba essere prevista l’indennizzabilità delle giornate di nomina giuridica non lavorate e prive di retribuzione.

La disoccupazione spetta, inoltre, anche se i dati UNIEMENS non sono aggiornati. Per la verifica dei requisiti richiesti per l’erogazione delle indennità, le sedi Inps accetteranno, infatti, in alternativa, le buste paga fornite direttamente dagli interessati. “In caso di indisponibilità delle buste paga più recenti – conclude l’Inps -, qualora essa sia ininfluente ai fini della verifica dei requisiti soggettivi necessari all’accoglimento della domanda di prestazione, quest’ultima potrà essere accolta in forma provvisoria salvo ricalcolo alla luce della documentazione completa;  qualora l’indisponibilità risulti decisiva, la domanda andrà posta in evidenza e definita solo al momento in cui sarà fornita la documentazione necessaria”.

Carriera dei docenti, il trionfo dell’Aprea

da La Tecnica della Scuola

Carriera dei docenti, il trionfo dell’Aprea

Cosa bolle in pentola al Miur? Con precisione non è dato saperlo ma un’ipotesi molto reale di quello che sta per essere servito sul tavolo della riforma scuola c’è. Dai cassetti degli uffici dell’alta dirigenza del Miur sta per essere rispolverata, con qualche revisione e puntualizzazione, la legge Aprea.

L’ipotesi di cui stanno parlando al Miur si basa principalmente sul riconoscimento giuridico ed economico della professione docente che comprende l’insegnamento ma va anche oltre la didattica e le semplici attività funzionali all’insegnamento, occupandosi di compiti connessi alla formazione iniziale, e all’aggiornamento dei docenti della scuola, alla formazione sulle CLIL, ma anche di progettazione didattica per migliorare l’offerta formativa, di utilizzo e funzionamento delle nuove tecnologie, non si possono trascurare le attività professionali di chi è chiamato ad occuparsi di bisogni educativi speciali, di orientamento e valutazione e tanto altro ancora. In buona sostanza è in campo l’ipotesi pienamente condivisa tra le principali forze politiche parlamentari, di attivare al più presto un percorso di carriera diversificato dei docenti. I docenti non saranno più tutti uguali e retribuiti secondo la regola egualitaria degli scatti di anzianità, ma ci saranno tre tipologie di insegnanti. Avremo i docenti ordinari, quelli esperti ed infine i docenti senior.

Se si dovesse concretizzare l’ipotesi su descritta, si tratterebbe del trionfo dell’ esponente politica di Forza Italia Valentina Aprea, che vedrebbe realizzata la sua proposta di legge sulla carriera dei docenti . Ricordiamo che nel 2008 la proposta di legge Aprea interveniva decisamente sugli assetti fondanti del sistema scolastico, prevedendo una carriera professionale dei docenti su cinque livelli. Il primo livello era individuato dai docenti neoassunti, successivamente passando per i livelli di docente iniziale, docente ordinario e docente esperto, si poteva arrivare al ruolo di vice dirigenza a cui si sarebbe potuto accedere tramite concorso per titoli ed esami. La domanda che viene in mente, sempre se è fondata l’ipotesi che circola nei meandri del Miur, è la seguente: “come mai il partito democratico, fiero oppositore nel 2008 di tale riforma Aprea, anche sugli aspetti riferiti alla carriera dei docenti, adesso adotta quasi pedissequamente la stessa identica riforma?”

Forse la furia riformista renziana è tanto cieca da rinnegare l’opposizione fatta sia alla Moratti che alla Gelmini in questi ultimi 10 anni?”. Se così fosse, bisognerebbe riconoscere che si sono persi lustri di tempo per una riforma che poteva essere già fatta nel 2003 o al massimo nel 2008 e soprattutto, bisognerebbe avere l’onestà intellettuale, da parte del governo Renzi, nel riconoscere che il governo Berlusconi, la Moratti, l’Aprea e la Gelmini ci avevano visto giusto e stavano attuando una buona riforma che maldestramente è stata contrastata soltanto per rivalità politica ed ideologica. Purtroppo per Renzi e per il suo governo, gli insegnanti la reputavano una pessima riforma e la continuano a reputare tale, anche se a farla è un partito che dovrebbe essere dalla parte della scuola e degli insegnanti. In ultimo una domanda fondamentale all’indirizzo del ministro Giannini: “se questa riforma fosse in agenda, chi deciderebbe lo status di ordinario, esperto e senior, da associare al tal docente?”. Esistono riserve notevoli, che questo possa essere affidato alle decisioni unilaterali del dirigente scolastico.

Resta certo solo un fatto: “se questa proposta diventerà legge, l’unica ad uscirne trionfante sarà Valentina Aprea”, con buona pace di tutti.

Un nuovo concorso per i docenti?

da La Tecnica della Scuola

Un nuovo concorso per i docenti?

In Italia, è risaputo, quando si pronuncia la parola “concorso” passa quasi un brivido lungo la schiena. E ciò vale in particolare per il mondo della scuola, dove i concorsi hanno sempre avuto una procedura lenta, farraginosa e con scadenze giurassiche.

Basti pensare che da quello del 1990 si passò a bandire il successivo nel 1999 e poi addirittura il più recente nel 2012, dopo ben 13 anni dall’ultima prova.

Eppure l’assunzione attraverso pubblico concorso dovrebbe essere per legge la procedura più logica e semplice da attuare.

Eppure adesso l’annuncio di una nuova procedura concorsuale nel 2015 suscita non poche ansie. Soprattutto pensando alla caotica gestione del concorsone 2012, di cui pagano le conseguenze i docenti vincitori e idonei non vincitori.

Lo ammette senza reticenze in un’intervista al Corriere della Sera il capo dipartimento del Miur, Luciano Chiappetta, sottolineando come il concorsone 2012 “sembra essere nato sotto una cattiva stella: la gestione caotica della scorsa estate, con oltre duemila docenti vincitori di concorso estromessi dall’assunzione per errori di calcolo e di programmazione del Miur (i posti erano spariti o non erano più liberi), sembra destinata a ripetersi anche nelle prossime settimane”.

E se devono essere ancora assunti i vincitori del concorso precedente, è illogico bandirne uno nuovo, o bandirlo comunque per tutte le classi di concorso: “Tra due mali bisognerà scegliere quello giuridicamente minore: e cioè bandire un numero di posti inferiore, proprio per assegnare prima una cattedra ai vincitori dei vecchi concorsi”.

Per non parlare del fatto che lungaggini varie e retribuzioni vergognose dei commissari (50 centesimi a compito corretto più un forfait di 209 euro!) hanno ritardato parecchio l’espletamento definitivo in alcune regioni come Basilicata, Sicilia, Toscana e Lazio.

L’Anief a tal proposito osserva: “Il ritardo in queste regioni e per gli insegnanti di lettere, a “cascata” si rifletterà sul prossimo reclutamento. Il Miur dovrà infatti provvedere prioritariamente ad assumere comunque i vincitori, costringendo gli organizzatori del prossimo concorso a cattedra, previsto tra uno o due anni, a bandire pochissimi posti o nessuno su quelle classi di concorso e in quelle aree geografiche dove la macchina organizzativa si è a dir poco ingolfata: quei posti saranno infatti destinati a chi ha vinto il concorso, ma che a distanza di anni è ancora a spasso”.

Difficoltà, dunque, già per i vincitori effettivi. Poi c’è la questione degli idonei, i candidati che hanno superato il punteggio minimo richiesto, ma non sono risultati vincitori. E’ una questione nelle linee generali controversa sulla quale si è recentemente pronunciato il Consiglio di Stato con la sentenza n. 3407 del 4 luglio scorso con la quale i giudici hanno ribadito che “la presenza di graduatorie valide ed efficaci impone all’Amministrazione di utilizzare prioritariamente queste ultime.” E questo per due motivi: bandire un nuovo concorso in presenza di graduatorie valide di uno precedente va contro qualunque criterio di economicità ed efficacia dell’azione amministrativa.

In realtà con D.M. n. 356 del 23 maggio 2014 sono state prorogate le graduatorie del concorso 2012 e proprio a partire dalle immissioni in ruolo del 2014/2015 è stato previsto lo scorrimento delle graduatorie degli idonei per l’assunzione relativa al 50% dei posti riservati dalla legge. il ministro Giannini, rispondendo poi ad un’interrogazione del Movimento 5 Stelle, ha affermato che il prossimo concorso potrebbe essere “un’occasione per il loro assorbimento”. Ma questo ridurrebbe notevolmente i posti a disposizione dei candidati del 2015.

L’Anief commenta: “Se è vero che occorre rispettare la normativa sulle immissioni in ruolo, che impone l’assunzione dai concorsi pubblici per il 50% dei posti dalle graduatorie dei vincitori di concorsi, è altrettanto vero che in presenza di tanti candidati idonei che hanno superato una prova preselettiva, tre verifiche scritte e due colloqui, è singolare che si debba andare a realizzare un altro concorso pubblico. Con tutti i costi e le problematiche che ne deriveranno”.

Certo è che ben 8mila vincitori del concorsone 2012 attendono l’assunzione e che dalle 4mila pensioni previste per i dimenticati dalla legge Fornero, i famosi quota ’96, almeno la metà dei posti andrà ai docenti ancora in attesa dopo il concorsone.

11mila posti nel 2012, 14mila addirittura promessi nel 2015. Fino a quando gli 11mila posti del precedente concorso non saranno tutti assegnati, sarà impossibile procedere col nuovo bando? La logica vorrebbe questo, ma nella scuola italiana la ratio è sempre poco razionale e molto, molto oscura.

 

Ma come si progredisce di carriera?

da La Tecnica della Scuola

Ma come si progredisce di carriera?

Toni allarmati per la ventilata riproposizione della legge Aprea sulla carriera dei docenti: iniziale, ordinario, esperto. Tuttavia occorre vedere bene come avverrebbe il passaggio da un “ruolo” all’atro. L’unico appiglio che abbiamo è l’art.17 della sua primitiva proposta; e l’art.18

Ecco cosa dice la “Proposta di Legge 953 del 12 maggio 2008 – Sulla scuola d’iniziativa Valentina Aprea”

Art 17 – Articolazione della professione docente
La professione docente è articolata nei tre distinti livelli docente iniziale, docente ordinario e docente esperto.
Ai docenti esperti sono attribuite responsabilità anche relazione ad attività di formazione iniziale e aggiornamento, di coordinamento di dipartimenti o gruppi di progetto, di valutazione interna ed esterna e collaborazione con il dirigente dell’istituzione scolastica. Possono essere conferiti incarichi ulteriori rispetto all’insegnamento, esclusivamente a docenti ordinari o esperti, remunerati con specifiche retribuzioni aggiuntive rispetto allo stipendio maturato, nell’ambito delle risorse iscritte in un apposito fondo di istituto.
La contrattazione collettiva definisce altresì il trattamento economico differenziato da attribuire a ciascuno dei livelli. L’attività del personale appartenente ai livelli di docente iniziale e di docente ordinario è soggetta a una valutazione periodica, effettuata da un’apposita commissione di valutazione.
Le valutazioni periodiche costituiscono credito professionale documentato utilizzabile ai fini della progressione di carriera e sono riportate nel portfolio personale del docente.
La commissione di valutazione di cui è presieduta dal dirigente dell’istituzione scolastica o formativa, è composta da tre docenti esperti, eletti all’interno della medesima istituzione scolastica o formativa, e da un rappresentante designato a livello regionale.
L’avanzamento dal livello di docente iniziale a quello di docente ordinario avviene, a domanda, a seguito di selezione per soli titoli effettuata da apposite commissioni, tenendo conto dell’attività di valutazione effettuata dalla commissione di cui al comma 4, dei crediti formativi posseduti e dei titoli professionali certificati.
L’avanzamento dal livello di docente ordinario a quello di docente esperto avviene, a domanda, mediante formazione e concorso volto. 
Si determina annualmente il contingente massimo di personale docente per ciascuno dei livelli di docente ordinario e di docente esperto.
Ma ancora più significativo è l’art 18 – (Vicedirigenza delle istituzioni scolastiche).

E’ istituita la vicedirigenza delle istituzioni scolastiche. Il vicedirigente svolge attività di collaborazione diretta con il dirigente dell’istituzione scolastica. Il vicedirigente è sovraordinato gerarchicamente ai docenti. Alla qualifica di vicedirigente si accede mediante procedure concorsuali per titoli ed esami, indette con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, a livello regionale e con cadenza periodica, cui sono ammessi i docenti esperti in possesso di laurea. Il vicedirigente può essere esonerato dal servizio scolastico.

 

Camusso: basta pasticci sulla scuola, è ora di ridargli i soldi tagliati

da La Tecnica della Scuola

Camusso: basta pasticci sulla scuola, è ora di ridargli i soldi tagliati

Così si è espresso il segretario generale Cgil, durante una manifestazione a Torino per la campagna ‘Riformo io’: siamo l’unico Paese in Europa che durante la crisi ha tagliato l’istruzione, sulle radici di un Paese. Bisogna ripristinare la scuola dell’obbligo, allungare l’obbligo fino a 18 anni, riconoscere che gli insegnanti sono una risorsa straordinaria: hanno tenuto il sistema mentre veniva svillaneggiato, ora meritano risposte straordinarie.

La misura è colma: è arrivato il momento di “smetterla di pasticciare sulla scuola, ripristinare i finanziamenti tagliati in questi anni. Senza soldi non ce la facciamo”. Sono le parole di Susanna Camusso, segretario generale Cgil, durante la manifestazione del suo sindacato a Torino per la campagna ‘Riformo io’ avviata a Roma la scorsa settimana.

“Il Paese è in difficoltà – ha aggiunto Camusso – perché ha fatto poca ricerca, ha speso poco per l’innovazione e non è competitivo con il resto del mondo. Siamo l’unico Paese in Europa che durante la crisi ha tagliato l’istruzione. L’istruzione rappresenta le radici di un Paese. A tutti quelli che annunciano riforme e fanno minacce dobbiamo dire che bisogna ripristinare la scuola dell’obbligo, bisogna allungare l’obbligo fino a 18 anni, bisogna riconoscere che gli insegnanti sono una risorsa straordinaria, hanno tenuto il sistema mentre veniva tagliato e svillaneggiato e quindi meritano risposte straordinarie”.

L’appello del leader della Cgil verrà accolto dal Governo? L’intenzione, al momento, appare solo quella di riformare il comparto. Sul fronte dei finanziamenti, invece, l’impressione è che non si vada molto oltre il reperimento di risorse all’interno delle stesso settore scolastico. Derivanti proprio dalla riorganizzazione del sistema. Vale come esempio, l’idea esplicitata dal sottosegretario, Roberto Reggi, di eliminare le supplenze brevi: affidandole a docenti di ruolo in soprannumero o a coloro che devono completare l’orario per raggiungere la “cattedra” completa, si risparmierebbero non pochi soldi. A danno dei precari.

Precari, Corte Giustizia europea chiarisce posizione avvocato generale

da La Tecnica della Scuola

Precari, Corte Giustizia europea chiarisce posizione avvocato generale

La Corte di giustizia dell’Unione europea con un ampio e dettagliato comunicato stampa chiarisce meglio la posizione dell’avvocato generale della Corte europea Maciej Szpunar sulla questione dell’assunzione dei precari della scuola.

Innanzitutto è bene ricordare  il caso in questione: “Le signore Raffaella Mascolo, Fortuna Russo, Carla Napolitano e altre persone sono state assunte in istituti pubblici come docenti e collaboratori amministrativi mediante contratti di lavoro a tempo determinato successivi. Hanno lavorato per i loro rispettivi datori di lavoro per periodi differenti, stante che non sono mai state assunte per meno di 45 mesi in 5 anni. Ritenendo illegittimi tali contratti, la sig.ra Mascolo e le altre persone hanno adito il giudice chiedendo la riqualificazione dei contratti in rapporti di lavoro a tempo indeterminato, la loro immissione in ruolo, il pagamento degli stipendi corrispondenti ai periodi d’interruzione tra i contratti e, in subordine, il risarcimento del danno subito.”

Da qui la domanda di carattere generale che più interessa i precari italiani: “La Corte costituzionale e il Tribunale di Napoli chiedono alla Corte di giustizia se la normativa italiana sia compatibile con l’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato”

L’analisi di Szpunar risulta molto chiara: “Per sostituire il personale docente nel settore della scuola pubblica, la normativa italiana prevede un sistema che si basa su graduatorie in cui i docenti supplenti sono iscritti in ordine di anzianità. Essi possono essere immessi in ruolo in funzione dei posti disponibili e della loro progressione in tali graduatorie. Le procedure di concorso per l’assunzione di personale in ruolo nel settore della scuola pubblica sono però state sospese tra il 1999 e il 2011. Per i supplenti assunti con contratti a tempo determinato, il sistema non prevede né la durata massima dei contratti né il numero massimo di rinnovi.”

L’avvocato generale Maciej Szpunar  ricorda innanzitutto che “l’accordo quadro prevede disposizioni di tutela minima volte a garantire la stabilità dell’occupazione e a evitare la precarizzazione dei lavoratori dipendentie che pertanto, i contratti a tempo determinato nel settore dell’insegnamento pubblico rientrano nell’ambito di applicazione dell’accordo quadro.”

L’accordo quadro prevede peraltro norme generali per la prevenzione degli abusi derivanti dall’utilizzo di una successione di contratti o di rapporti di lavoro a tempo determinato, i quali possono essere giustificabili solo da circostanze precise e concrete che caratterizzano una determinata attività o sia diretta a sostituire altri dipendenti che si trovano momentaneamente nell’impossibilità di svolgere le loro funzioni (dipendenti in congedo di malattia o di maternità, in congedo parentale, ecc.

L’Italia, invece, sembra voler fare di testa sua: “Il rinnovo di contratti a tempo determinato non è giustificato quando è finalizzato a soddisfare esigenze a carattere permanente e durevole.” Inoltre “la normativa italiana non prevede né il numero di contratti successivi che possono essere stipulati né la loro durata massima7. Osserva che è formulata in maniera generale e astratta, senza un legame tangibile né con il contenuto specifico né con le concrete condizioni di esercizio dell’attività. Inoltre, non consente di fissare criteri obiettivi e trasparenti che consentano di verificare l’esistenza di un’esigenza di sostituzione temporanea reale. Infine, non pone limiti né alla stipulazione né al rinnovo dei contratti con personale supplente in sostituzione del personale temporaneamente assente”

Un altro elemento che depone contro la posizione dell’Italia nell’uso spregiudicato dei precari è il mancato bando per anni dei concorsi ordinari: “Sebbene l’assunzione di personale supplente sia in via di principio temporanea, il fatto che non sia stato fissato alcun termine preciso per l’espletamento dei concorsi per l’assunzione di personale di ruolo genera un’incertezza totale; in pratica, l’assenza di concorsi pubblici per oltre dieci anni dimostra che i contratti a tempo determinato sono stati utilizzati per rispondere ad esigenze permanenti e durevoli.”

E non basta la giustificazione addotta dal governo italiano “di una flessibilità molto alta (dovuta allo stretto rapporto tra l’esigenza di trovare supplenti e la variazione ciclica e imprevedibile della popolazione scolastica) e ragioni di ordine finanziario.”, in quanto “le restrizioni finanziarie nel settore scolastico non giustificano il ricorso abusivo alla successione di contratti a tempo determinato. I contratti a tempo determinato possono essere giustificati soltanto dalla particolare natura delle mansioni da svolgere o dal perseguimento di una legittima finalità di politica sociale (come la tutela della gravidanza e della maternità o la conciliazione degli obblighi professionali e familiari.”

In conclusione, ed è questo il punto più importante della riflessione dell’avvocato generale, “ la normativa italiana non presenta misure sufficienti né a prevenire né a sanzionare il ricorso abusivo alla successione di contratti a tempo determinato e che tale privazione di tutela dei lavoratori nel settore scolastico sia contraria all’accordo quadro.”

Resta fermo che  le conclusioni dell’avvocato generale non vincolano la Corte di giustizia. Il compito

Del legale consiste nel proporre alla Corte, in piena indipendenza, una soluzione giuridica nella causa per la quale è stato designato. I giudici della Corte cominciano adesso a deliberare in questa causa.

La sentenza sarà dunque pronunciata in una data successiva. Ma è già un gran passo avanti sulla via della possibile soluzione della annosa questione del giurassico precariato della scuola italiana. Assumere i precari, ce lo chiede l’Europa. Come rispondiamo?

Pantaleo (Flc-Cgil) apre sull’orario potenziato

da tuttoscuola.com

Pantaleo (Flc-Cgil) apre sull’orario potenziato

Dal 2010 a oggi i docenti italiani hanno cumulato ciascuno una perdita di 8.817 euro, pari a 80 euro al mese (-10,3%), a causa del mancato rinnovo del contratto. È quanto emerge da una ricerca della Flc-Cgil e del Dipartimento politiche economiche della Cgil, su compensi e ore di lavoro dei docenti italiani.

Le retribuzioni nella scuola, secondo i dati di fonte Ocse elaborati dal sindacato, sono le più basse di tutti i settori lavorativi e l’Italia è al 31° posto, cioè terzultima, negli investimenti sull’istruzione tra i paesi Ocse e al 24° posto per compensi agli insegnanti.

Per quanto riguarda le ore lavorate, oggetto di recenti forti polemiche, quelle svolte dai prof italiani “sono nella media dei paesi Ocse” e comunque in Italia si fanno più ore che in Finlandia e Francia. Perciò “Non sono d’accordo a toccare il numero di ore frontali previste per gli insegnanti”, sottolinea il segretario della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, che però poi fa un’importante apertura: “Bisogna far emergere il sommerso, cioè tutte le altre ore lavorate, e farlo contrattualmente. Mettiamo in campo la possibilità di un orario potenziato, per rispondere alle esigenze che le scuole hanno per far svolgere compiti aggiuntivi, ma siano su base volontaria e retribuite“.

Di “tempo potenziato” si parlò anche in un lontano contratto, ma senza esiti concreti. Se ne potrebbe riparlare.

 

Camusso, basta pasticci sulla scuola, ripristinare risorse

da tuttoscuola.com

Camusso, basta pasticci sulla scuola, ripristinare risorse

Bisogna smetterla di pasticciare sulla scuola, ripristinare i finanziamenti tagliati in questi anni. Senza soldi non ce la facciamo”. Lo ha detto Susanna Camusso durante la manifestazione della Cgil a Torino per la campagna ‘Riformo io’ avviata a Roma la scorsa settimana.

Il Paese è in difficoltà – ha aggiunto Camusso – perché ha fatto poca ricerca, ha speso poco per l’innovazione e non è competitivo con il resto del mondo. Siamo l’unico Paese in Europa che durante la crisi ha tagliato l’istruzione. L’istruzione rappresenta le radici di un Paese. A tutti quelli che annunciano riforme e fanno minacce dobbiamo dire che bisogna ripristinare la scuola dell’obbligo, bisogna allungare l’obbligo fino a 18 anni, bisogna riconoscere che gli insegnanti sono una risorsa straordinaria, hanno tenuto il sistema mentre veniva tagliato e svillaneggiato e quindi meritano risposte straordinarie“.