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IL GOVERNO NON CI HA ASCOLTATO

RETE STUDENTI: IL GOVERNO NON CI HA ASCOLTATO / GLI STUDENTI SI MOBILITERANNO CONTRO QUESTO DDL PER CAMBIARLO

Il DdL Buona Scuola è stato approvato alla Camera. L’impianto è rimasto quello originale: il Governo non ha voluto mettere in discussione i saldi, come invece tutto il mondo della scuola aveva chiesto, dimostrando che il “dialogo” raccontato in questi giorni era una farsa.

Dichiara Alberto Irone, portavoce nazionale Rete Studenti Medi: “Il DdL appena approvato alla Camera non è buona scuola, ma autoritarismo e diseguaglianza. Abbiamo chiesto tutti insieme di cambiare i punti chiave del testo, ma il Governo non ha voluto ascoltare il mondo della scuola. Questo DdL così è inaccettabile e rovinerà la scuola italiana: accentramento dei poteri decisionali nelle mani del preside-manager, arbitrio invece che valutazione, finanziamenti privati diretti alle scuole, nessun finanziamento al diritto allo studio. Questa non è autonoma scolastica, basata sulla cooperazione, la democrazia, la lotta alla diseguaglianza: è una scuola-azienda che produce diseguaglianze.”

Conclude il portavoce: “Ora partirà una grande mobilitazione nelle scuole per chiedere di stravolgere questo DdL al Senato. Tutto il mondo della scuola, unito, continuerà a manifestare contro questo provvedimento: nelle nostre scuole parleremo della scuola buona per davvero, quella fatta con e per gli studenti, dove non si lascia indietro nessuno.
Il Governo la smetta di prenderci in giro con il finto dialogo, il Parlamento dovrà cambiare radicalmente i punti chiave della riforma.”

Via libera della Camera al ddl ‘La Buona Scuola’

Via libera della Camera al ddl ‘La Buona Scuola’
Giannini: “Proposto grande cambiamento culturale”

“Con il via libera dell’Aula di Montecitorio al disegno di legge ‘La Buona Scuola’ si avvicina il raggiungimento di un obiettivo che per questo governo è centrale: il rilancio del nostro sistema di istruzione attraverso un cambiamento culturale che mette al centro questi principi: autonomia, trasparenza, responsabilità, valutazione e merito”. Così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, dopo il sì della Camera dei Deputati sul ddl scuola, che ora passa all’esame del Senato.
“La scuola che avremo a settembre sarà una scuola nuova, con più risorse umane e finanziarie per costruire il proprio progetto formativo, anche in base alle esigenze espresse dagli studenti. Alla Camera dei Deputati – continua Giannini – è stato fatto un grande lavoro per arricchire ulteriormente il testo e sciogliere alcuni nodi. Abbiamo messo un primo punto dopo mesi di dibattito. Confidiamo ora che al Senato ci sia un lavoro altrettanto proficuo e che si possa poi procedere ad un rapido via libera per avere le prime novità in vigore già a settembre”.
Il disegno di legge approvato oggi alla Camera è frutto di un lavoro di ascolto iniziato a settembre dal Governo e proseguito con le audizioni in Parlamento e gli incontri dell’Esecutivo con sindacati, studenti e genitori. Il ddl prevede un finanziamento aggiuntivo di 3 miliardi a regime sul capitolo istruzione e un piano straordinario di assunzioni per poter dare alla scuola i docenti di cui ha bisogno e tirare una linea con il passato sul tema del precariato storico. Dal 2016 si assume solo per concorso. Il provvedimento mette al centro l’autonomia scolastica. Si danno gli strumenti finanziari e operativi a dirigenti scolastici e docenti per poterla realizzare. Ovvero più soldi (viene raddoppiato il Fondo di funzionamento delle scuole) e più risorse umane (con il piano assunzioni ogni istituto avrà in media 7 docenti in più per i progetti e il potenziamento dell’offerta).
Agli studenti viene garantita un’offerta formativa più ricca che guarda alla tradizione (più Musica, Arte), ma anche al futuro (più lingue, competenze digitali, Economia). L’intera comunità scolastica, famiglie e studenti compresi, sarà coinvolta nell’elaborazione del Piano dell’offerta formativa della propria scuola, il documento costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle scuole. Nel ddl ci sono risorse specifiche per la formazione e l’aggiornamento dei docenti e per la loro valorizzazione. Continua l’investimento dello Stato sull’edilizia scolastica, con fondi ad hoc per gli interventi di manutenzione, ma anche per la costruzione di strutture innovative.

Le schede

La Buona Scuola mette al centro l’autonomia
Il ddl consente di realizzare l’autonomia scolastica, assegnando maggiori strumenti ai dirigenti delle scuole per chiedere e gestire risorse umane, tecnologiche e finanziarie. Le istituzioni scolastiche avranno un organico potenziato, l’organico dell’autonomia (garantito, a partire dal prossimo anno scolastico, attraverso un piano straordinario di assunzioni) per coprire le cattedre vacanti, rispondere alle nuove esigenze didattiche, organizzative e progettuali, potenziare l’offerta formativa, combattere la dispersione scolastica, rendere la scuola più inclusiva, eliminare le supplenze più dannose, anno dopo anno, per la continuità della didattica. Le scuole, d’ora in poi, potranno indicare allo Stato il fabbisogno di docenti e strumenti per attuare i loro Piani dell’offerta formativa. I Piani diventano triennali e vengono elaborati con la partecipazione di tutte le componenti della scuola: il Piano è elaborato dal Collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi definiti dal dirigente scolastico, ed è poi approvato dal Consiglio di circolo o d’Istituto dove sono presenti anche le famiglie e, alle superiori, gli studenti. Viene raddoppiato il Fondo di funzionamento delle scuole che passa dai 111 milioni attuali ad oltre 200 con uno stanziamento di 126 milioni in più all’anno dal 2016. Risorse che servono alle scuole per comprare tutto quello di cui hanno bisogno per didattica e attività amministrative.

Un piano straordinario di assunzioni
Il ddl dà il via libera ad un Piano straordinario di assunzioni per il 2015/2016 per coprire le cattedre vacanti e creare l’organico dell’autonomia. Oltre 100.000 insegnanti saranno assunti a settembre 2015. Dopo si torna ad assumere per concorso. Grazie alle assunzioni, la scuola avrà l’8% di docenti in più, per una media di 7 per ciascuna istituzione scolastica. Il disegno di legge pone un limite alla reiterazione dei contratti a termine: non si potrà andare oltre i 36 mesi anche non continuativi per evitare la creazione di nuovi bacini di precari e rispettare le normative Ue. Il calcolo dei 36 mesi si applica a partire dai contratti stipulati dal prossimo anno scolastico, il 2015/2016. La regolarità dei concorsi garantirà la possibilità a chi fa supplenze ed è abilitato di poter entrare a tempo indeterminato nell’organico dei docenti.

Il dirigente scolastico diventa un leader educativo
I presidi diventano leader educativi: meno burocrazia e più attenzione all’organizzazione della vita scolastica. Dovranno essere i promotori del Piano dell’offerta formativa della propria scuola che viene poi elaborato dagli organi collegiali. I dirigenti avranno la possibilità di mettere in campo la loro squadra individuando, sui posti che si liberano ogni anno, i docenti più adatti, per curriculum ed esperienza fatta, per realizzare il progetto formativo della loro scuola. La scelta dei docenti da parte dei presidi avviene all’interno di ambiti territoriali (a regime di dimensione inferiore al territorio della Provincia) predisposti dagli Uffici Scolastici Regionali. Negli ambiti territoriali confluiscono i nuovi assunti: quest’anno i docenti del Piano straordinario, dal prossimo i vincitori di concorso. È lo Stato e non il dirigente scolastico ad assumere gli insegnanti. Solo dopo l’assunzione i docenti vengono individuati dalle scuole sulla base dell’offerta che vogliono garantire agli studenti. Le operazioni avverranno in modo trasparente: i presidi renderanno pubbliche, attraverso il sito della loro scuola, tutte le informazioni relative agli incarichi conferiti. Il loro operato sarà sottoposto a valutazione. Una valutazione che influirà anche sulla loro retribuzione aggiuntiva.

La Buona Scuola prepara al futuro
Il disegno di legge prevede il miglioramento dell’offerta formativa sempre più declinata in base alle esigenze degli studenti e coerente con la necessità di orientarli al futuro. Con la Buona scuola ci sarà il potenziamento delle competenze linguistiche: l’Italiano per gli studenti stranieri e l’Inglese per tutti (anche con materie generaliste insegnate in lingua). Vengono potenziate poi: Arte, Musica, Diritto, Economia, Discipline motorie. Viene dato più spazio all’educazione ai corretti stili di vita e si guarda al domani attraverso lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti (pensiero computazionale, utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media). Alle superiori, il curriculum diventa flessibile: le scuole attiveranno materie opzionali per rispondere alle esigenze dei loro ragazzi. Le competenze maturate dagli studenti, anche in ambito extra scolastico (volontariato, attività sportive, culturali, musicali), saranno inserite in un apposito curriculum digitale che conterrà informazioni utili per l’orientamento e l’inserimento nel mondo del lavoro.

Scuola-lavoro, laboratori e digitale
Almeno 400 ore nell’ultimo triennio dei tecnici e dei professionali e 200 in quello dei licei. L’alternanza scuola lavoro esce dall’occasionalità e diventa strutturale grazie ad uno stanziamento di 100 milioni all’anno. Si farà in azienda, ma anche in enti pubblici, musei, si potrà fare anche d’estate e all’estero. Sarà predisposta una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza. È previsto che i ragazzi partecipanti possano esprimere una valutazione sull’efficacia dei percorsi effettuati. Sarà istituito un Registro nazionale dell’alternanza in cui saranno visibili enti e imprese disponibili a svolgere questi percorsi. Sempre per rendere coerente la formazione con l’orientamento al futuro una parte dei fondi che lo Stato stanzia per gli Istituti tecnici superiori sarà legata (per il 30%) agli esiti dei diplomati nel mondo del lavoro. Altri 90 milioni vengono stanziati subito per l’innovazione didattica e la creazione di laboratori territorialil’, aperti anche di pomeriggio, per orientare i giovani al lavoro e da utilizzare come strumento di contrasto alla dispersione. Sul digitale e l’innovazione l’investimento diventa permanente: dopo i primi 90 milioni ce ne saranno altri 30 all’anno a partire dal 2016.

Una Card per l’aggiornamento degli insegnanti
Arriva la Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione dei docenti, un voucher di 500 euro all’anno da utilizzare per l’aggiornamento professionale attraverso l’acquisto di libri, testi, strumenti digitali, iscrizione a corsi, l’ingresso a mostre ed eventi culturali. La formazione in servizio diventa obbligatoria e coerente con il Piano triennale dell’offerta formativa della scuola e con le priorità indicate dal Ministero. Per la formazione in servizio viene previsto per la prima volta uno stanziamento strutturale: 40 milioni di euro all’anno.

Un fondo ad hoc per valorizzare i docenti
Viene istituito un fondo da 200 milioni all’anno per la valorizzazione del merito del personale docente. La distribuzione alle scuole terrà conto dei territori con maggiori criticità educative. Ogni anno il dirigente scolastico assegnerà i fondi ai docenti tenendo conto dei criteri stabiliti, in base a linee guida nazionali, da un apposito nucleo di valutazione interno alla scuola di cui fanno parte anche genitori e studenti.

Un bando per ‘Scuole Innovative’, continua l’impegno sull’edilizia

Il ddl prevede un bando per la costruzione di scuole altamente innovative, dal punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico. Scuole ‘green’ e caratterizzate da nuovi ambienti di apprendimento digitali. L’Osservatorio per l’edilizia scolastica, istituito presso il Ministero dell’Istruzione, coordinerà strategie e risorse per gli interventi e promuoverà la cultura della sicurezza. Vengono recuperate risorse precedentemente non spese da investire sulla sicurezza degli edifici. Stanziati 40 milioni per finanziare indagini diagnostiche sui controsoffitti delle scuole. Viene istituita la Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole.

La Scuola trasparente

Il ddl prevede la creazione di un Portale unico dei dati della scuola con la pubblicazione di tutte le informazioni relative al sistema di istruzione: bilanci delle scuole, Anagrafe dell’edilizia, Piani dell’offerta formativa, dati dell’Osservatorio tecnologico, Cv degli insegnanti, incarichi di docenza. Uno strumento di trasparenza nei confronti dei cittadini e di responsabilizzazione degli istituti.

School bonus e detrazione rette per chi va alla paritaria
Con lo school bonus, chi farà donazioni a favore delle scuole per la costruzione di nuovi edifici, per la manutenzione, per la promozione di progetti dedicati all’occupabilità degli studenti, avrà un beneficio fiscale (credito di imposta al 65%) in sede di dichiarazione dei redditi. Cambia l’approccio all’investimento sulla scuola: ogni cittadino viene incentivato a contribuire al miglioramento del sistema scolastico. Scatta poi la detraibilità delle spese sostenute dalle famiglie i cui figli frequentano una scuola paritaria.

Il disegno di legge assegna poi la delega al governo a legiferare in diversi ambiti fra cui il diritto allo studio, il riordino delle norme in materia di scuola, la promozione dell’inclusione scolastica, le modalità di assunzione e formazione dei dirigenti scolastici, la creazione di un sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni.

FLASH MOB DAVANTI ALLE SCUOLE

RETE STUDENTI: FLASH MOB DAVANTI ALLE SCUOLE DURANTE L’APPROVAZIONE DEL DL SCUOLA / VOI DISTRUGGETE LA SCUOLA NOI LA PROTEGGIAMO

Oggi si vota alla Camera l’approvazione del DL Scuola, siamo stati davanti alle scuole d’Italia con delle catene umane per proteggere la scuola pubblica dagli attacchi di questo governo.

Dichiara Alberto Irone, portavoce nazionale Rete Studenti Medi: “Fin dalla presentazione delle linee guida, a settembre, come Rete degli Studenti Medi ci siamo mobilitati in maniera capillare portando avanti le proposte degli studenti per incidere all’interno della consultazione e creare una riforma della scuola che vedesse le idee degli studenti come protagoniste. Anche oggi, nel giorno in cui si vota il Piano Scuola, che ha fin troppe criticità, gli studenti si mobilitano per mostrare il loro dissenso. La consultazione del governo si è dimostrata solo di facciata e abbiamo dimostrato ampiamente che a queste condizioni il provvedimento non sarà una riforma epocale, ma l’ennesima riforma distruttiva e calata dall’alto.”

Conclude il portavoce: “Molte sono le criticità di questo piano scuola: a partire dalle modalità dicoinvolgimento e di ascolto delle varie parti che lo compongono, l’accentramento dei poteri nelle mani del preside manager, annullamento della democrazia interna alle scuole, i finanziamenti privati, nessuna azione per il diritto allo studio, alternanza scuola – lavoro dequalificante. Abbiamo ampiamente denunciato e proposto i veri bisogni degli studenti e le soluzioni a questi bisogni, è necessario che il governo cambi marcia e non faccia in modo che la scuola pubblica venga snaturata. vOgliamo una scuola buona per davvero e si può fare solo con gli studenti!”

VITTORIA FINALE DEGLI ATA DELLA PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA

VITTORIA FINALE DEGLI ATA DELLA PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA, I POSTI ACCANTONATI SONO LORO !!!!

L’azione legale intrapresa nel 2012 dal personale ATA della provincia di Reggio Calabria,  per contrastare l’illegittimo accantonamento dei posti dell’organico in favore di personale esterno alla graduatorie provinciali – patrocinata, in primo grado davanti al Tar di Roma, dall’avv. Santina Franco, con esito totalmente favorevole (sentenza n. 7780/2013) ed in sede di appello, davanti al Consiglio di Stato, dall’avv. Lucio di Salvo –  ha avuto il suo epilogo con la sentenza n. 2474 del 15.05.2015, con cui è stato rigettato l’appello proposto dal MIUR, è stata confermata la sentenza di primo grado e condannato il MIUR  al pagamento di € 8.000,00 a titolo di spese legali.
Per fare un breve excursus storico sintetizziamo la vicenda;
“Gli appellati, assistenti tecnico amministrativi facenti parte delle graduatorie ad esaurimento del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) della provincia di Reggio Calabria, hanno dedotto che, con il decreto principalmente impugnato in primo grado, è stato stabilito che a fronte di 55 unità di personale con contratti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.), riconducibili a funzioni di assistente amministrativo, sono stati operati 27,50  accantonamenti pari al 50% del numero di unità di personale co.co.co. in servizio.
Contrariamente a quanto dall’Amministrazione rilevato, del tutto incomprensibile sotto il profilo contabile appare poi l’esigenza di continuare a svolgere gare di appalto per i servizi di pulizia in comprensori scolastici presso i quali le graduatorie annoverano a tutt’oggi un numero cospicuo di iscritti.
Con tale provvedimento, oltre che con gli altri pure gravati col ricorso principale, in base ad uno schema di decreto interministeriale non ancora ufficiale, è stata confermata la drastica riduzione della dotazione organica del personale ATA per la provincia di Reggio Calabria, siccome estesa anche all’anno 2012/2013, già stigmatizzata dal TAR per il Lazio, per altre province della Sicilia, con la sentenza n. 6333 del 12 luglio 2012.
Bisogna tener conto che tale sistematica riduzione dei posti nell’organico degli ATA a favore dei servizi terziarizzati svolti dai co.co.co. impedisce che coloro che occupano i posti più in basso in graduatoria possano riuscire a stipulare contratti a tempo determinato e finanche a stabilizzarsi nel posto di lavoro, gettando centinaia di famiglie nello sconforto dopo anni di sacrifici.
La suddetta sentenza, quindi, rappresenta l’ulteriore conferma che il percorso giudiziario da noi  intrapreso nel 2012 – a tutela dell’ ormai insostenibile condizione di precarietà, che a causa dei tagli e della continua riduzione dei posti grava soltanto sul personale inserito nella GAE della provincia di Reggio Calabria, senza minimamente intaccare la posizione lavorativa dei Co.Co.Co.  ed ex-L.s.u. appalti storici – sebbene lungo e spesso complicato, è stato giusto, fruttuoso e assolutamente indispensabile. A questo, punto, la parola fine è d’obbligo  MIUR che ingiustamente  ha difeso queste categorie (Co.Co.Co. ed ex-L.s.u. appalti storici) a danno del personale regolarmente inserito in graduatoria. (Si vedano anche   le sentenze  del Tar Lazio –n. 3299, n. 3300 del 25 febbraio 2015, n. 7778 del 31 luglio 2013, n. 6333 del 12 luglio 2012, di cui la sentenza del Consiglio di Stato del 15 maggio 2015 n. 2474 rappresenta la definitiva conferma).

Giustizia è fatta, adesso toccherà all’Amministrazione soccombente adempiere a quanto riportato nella sentenza.

Un Grazie di cuore va ai  difensori, in particolare all’avv. Santina Franco che con grande professionalità, serietà e  determinazione   ha curato tutte le varie fasi del procedimento, nei diversi gradi,  affrontato il MIUR in questa lotta impari, affinché trionfasse la giustizia, sostenendo sempre e comunque il principio della corretta applicazione della Legge.
Un grazie SPECIALE va a coloro che in questi due anni hanno sostenuto i nostri principi, allontanando pregiudizi e maldicenze, favoritismi affrettati e incoerenti; non si può assistere ad una determinazione “2 Co.Co.Co. per un A.A.” oppure “4 ex Lsu per un collaboratore scolastico”, non siamo “FIGURINE PANINI” da scambiare tra amici, abbiamo la nostra dignità di lavoratori, qualora qualcuno nella determinazione dei vari organici se ne fosse dimenticato.
Il Consiglio di Stato dice BASTA affermando il diritto al pieno soddisfo delle NOSTRE richieste per come ribadito nella SENTENZA TAR 7780/2013; il Ministero della Pubblica Istruzione deve prendere atto, deve Adempiere alla SENTENZA SENZA SE E SENZA MA, altrimenti verrebbe meno il rispetto della Legge da parte di tutti.

eTwinning 2015, a Bruxelles l’Italia fa il pieno di premi

da Il Sole 24 Ore

eTwinning 2015, a Bruxelles l’Italia fa il pieno di premi

di Alessia Tripodi

Gemellaggi elettronici per l’apprendimento on line, otto le scuole italiane vincitrici. L’Indire: «Risultato record, ottenuti i massimi riconoscimenti di qualità»

eTwinning 2015, sono otto le scuole italiane che a Bruxelles hanno ottenuto il massimo riconoscimento di qualità per i gemellaggi elettronici fra istituti scolastici Ue che offrono agli insegnanti l’opportunità di connettersi, collaborare e condividere metodi didattici nella più grande comunità europea per l’apprendimento online . Un risultato che conferma l’Italia fra le nazioni più premiate, assieme a Francia e Spagna. Lo comunica l’Indire in una nota, spiegando che la Penisola è ben rappresentata, con premi al nord, centro e sud dello Stivale, ma è la Lombardia la regione italiana più premiata, con tre scuole vincitrici.

I vincitori
Nelle categorie per fasce d’età il progetto della docente Laura Locatelli dell’Isis “Oscar Romero” di Albino (Bergamo) ha vinto in quella compresa tra alunni di 16-19 anni. Tra le categorie speciali l’Italia si è aggiudicata ben quattro premi sui sette in palio: per i progetti in lingua spagnola il riconoscimento è andato alla classe di Maria Bellusci dell’istituto comprensivo “Silvio Pellico” di Vedano Olona (Varese); per la categoria “Marie Skłodowska Curie” ottiene il riconoscimento Vincenza Cozzucoli, del Comprensivo di Riva Ligure e San Lorenzo al Mare, Imperia (Scuola dell’infanzia di Pietrabruna), mentre nella categoria dei progetti che coinvolgono una scuola di una nazione del Partenariato orientale, primo classificato è il progetto fondato dal professor Riccardo Ricceri del Comprensivo “F. Severi” di Arezzo (plesso primaria “A. Curina”). Tra i partner del progetto anche istituti scolastici di Azerbaijan, Armenia, Georgia, Moldova e Ucraina.
Altro primato italiano nei progetti in lingua francese, con tre docenti di tre istituti diversi di Aosta e provincia coinvolti nel gemellaggio vincitore: Costantino Soudaz, istituzione scolastica “Luigi Barone”, Assunta Fornataro, istituzione scolastica “Mont Rose A” e Chiara Borello, istituzione scolastica “Mont Emilius 1” di Nus in Valle d’Aosta, insieme a Lucia Damato del XV istituto comprensivo “P. Orsi” di Siracusa. Da segnalare anche due secondi posti: per Enrica Maragliano e Maria Ortica, del liceo classico “C. Colombo” di Genova, nella fascia d’età 16-19 anni e Isabella Zeli, del liceo statale di Scienze umane “S. Anguissola”, Cremona, fascia d’età 12-15 anni.

Il progetto
Le scuole vincitrici, spiega l’Indire, hanno lavorato su varie materie didattiche, dalla creazione di un magazine online per confrontare differenze e similarità culturali all’educazione fisica, ma anche arte, letteratura e cittadinanza attiva. Tutti gli istituti premiati (rispetto a innovazione pedagogica, integrazione nel curriculum, comunicazione e scambio fra scuole, uso delle tecnologie, risultati e documentazione) potranno seguire un eTwinning camp a Bruxelles, con giornate di formazione dedicate alla didattica innovativa e alle nuove tecnologie.

 

«School Hackton 2015» per sviluppare la migliore app dell’estate

da Il Sole 24 Ore

«School Hackton 2015» per sviluppare la migliore app dell’estate

di Daniela Abbrunzo

Si chiama School Hackton 2015 ed è una maratona della programmazione. Una gara che vedrà impegnati gli studenti di numerose scuole superiori con esercitazioni di Coding, durante il periodo estivo. Qual è l’obiettivo? «Sviluppare – come ricorda l’ideatore dell’iniziativa e coordinatore di Scienze informatiche all’Università di Urbino, Alessandro Bogliolo – la migliore app dell’estate». L’ora del codice è una materia diffusa quest’anno in centinaia di scuole italiane, in maniera sperimentale, grazie a “Programma il futuro”, piattaforma online creata dal ministero dell’Istruzione con la collaborazione del Cini, il Comitato interuniversitario dei professori di informatica.
Iscrizioni e svolgimento gara
Le iscrizioni alla Hackton si sono chiuse da poco. Anche la prima fase del progetto – che prevedeva di sottoporre idea e mockup – è terminata. La seconda fase al momento è in corso. Le scuole, quindi, dovranno utilizzare App Inventor per sviluppare l’applicazione per Android. Le app saranno poi scaricabili gratuitamente, ma è proprio qui che inizierà la terza fase: le squadre di ragazzi dovranno trasformarsi in startup e promuovere il prodotto, con gli strumenti del web.
Vincitori startuppers
Chi è che vincera la Hackton? Beh, non soltanto chi avrà creato la migliore app, ma soprattutto chi sarà riuscito a diffonderla anche all’estero, con i trucchi di un vero startupper digital. Ma quali sono gli strumenti in possesso di un adolescente, per fare pubblicità a un prodotto sul mercato internazionale? «Gli stessi utilizzati da chiunque metta un app su Android – spiega Bogliolo – Per riuscirci dovrà confrontarsi con un mercato globalizzato e saper dare il nome adatto e la giusta promozione alla sua impresa».
Giuria e premio
La premiazione si svolgerà a settembre ad Ancora, in occasione di un evento dedicato ad Expo 2015. La giuria, invece, sarà composta da membri internazionali, specializzati nel Coding, come i professori del Cini Giorgio Ventre ed Enrico Nardelli, creatori di “Programma il futuro”, Agnese Addone di CoderDojo Italia, Paola Bucciarelli della Commissione europea e alcuni ambassador della Europe codeweek. Che cosa c’è in palio? Le squadre vincitrici saranno premiate con tablet e smartphone, offerti dall’associazione NeuNet con il contributo di Google CS4HS, per continuare a sviluppare app e sperimentare con il Coding.

Dai banchi di scuola a quelli di laboratorio: torna la «settimana da ricercatore»

da Il Sole 24 Ore

Dai banchi di scuola a quelli di laboratorio: torna la «settimana da ricercatore»

di Mar.B.

Ritorna il concorso che mette in palio «una settimana da ricercatore» aperto a tutti gli studenti iscritti a tutte le scuole secondarie di secondo grado di qualsiasi regione italiana, promosso dal «Centro università-scuola per la diffusione delle bioscienze dell’Università di Milano» (CusMibio), e che vede rinnovata la collaborazione con la Scuola superiore Sant’Anna. Agli studenti che avranno superato le prove di selezione previste per il 22 maggio a Pisa e, presso la Scuola superiore Sant’Anna, e in diversi istituti italiani il concorso offrirà la possibilità di svolgere stage presso un laboratorio di ricerca della rete CusMibio.

Come funziona il progetto
Nell’ambito della partnership con la Scuola superiore Sant’Anna, i vincitori saranno ammessi a stage settimanali che si terranno dal 13 al 18 luglio 2015 presso gli Istituti di scienze della vita (Scienze Agrarie e Biotecnologie vegetali, Scienze Biomediche) e di biorobotica, dove saranno seguiti da docenti e da ricercatori per vivere l’esperienza di una «settimana da ricercatori». L’obiettivo di «Sperimenta il BioLab» è quello di far lavorare ciascuna persona al banco di laboratorio, avendo a disposizione una strumentazione moderna, per fare un’esperienza «con le proprie mani» (approccio «hands on») su tematiche di ricerca innovative, che attualmente hanno grande impatto e rilevanza a livello mondiale. I laboratori di «Sperimenta il Biolab» includono laboratori bioinformatici in cui gli studenti possono familiarizzare con le risorse biomediche disponibili in rete, strumenti ormai indispensabili nella ricerca moderna. Le attività di «Sperimenta il BioLab» sono coordinate da docenti universitari. In media, i partecipanti all’attività vengono suddivisi in piccoli gruppi di circa 7 persone coordinati da un tutor. Da un lato, l’organizzazione in piccoli gruppi è importante per facilitare le dinamiche di gruppo, dall’altro la presenza di giovani neolaureati esperti nel campo, i tutor, che guidano i partecipanti attraverso il percorso dell’esperimento di laboratorio, è un ulteriore elemento per consentire un elevato livello di coinvolgimento.

La selezione
Le prove di selezione sono previste per venerdì prossimo, con inizio alle ore 14.30 e in contemporanea fra diverse sedi italiane, tra cui quella di Pisa, della Scuola superiore
Sant’Anna. Le prove avranno una durata di circa 30 minuti, si comporranno in 35 test a risposta multipla e si terranno presso le aule informatiche della sede di via Cardinale Maffi 27 a Pisa. Gli studenti partecipanti dovranno presentarsi muniti di un documento d’identità. Le iscrizioni al concorso sono possibili online .

La riforma della scuola e il segno della sconfitta

da la Repubblica

La riforma della scuola e il segno della sconfitta

LA SCUOLA è una grande questione nazionale. La più grande. Qui si intrecciano e qui si incontrano i drammi della disoccupazione giovanile e dell’integrazione di milioni di immigrati, qui si giocano le sorti presenti e future della cultura italiana come sapere e coscienza diffusa di cittadinanza

Adriano Prosperi

LA SCUOLA è una grande questione nazionale. La più grande. Qui si intrecciano e qui si incontrano i drammi della disoccupazione giovanile e dell’integrazione di milioni di immigrati, qui si giocano le sorti presenti e future della cultura italiana come sapere e coscienza diffusa di cittadinanza. Che la questione della riforma della scuola venga vissuta come un conflitto tra governo e sindacati o tra governo e una specie di Fort Alamo della sinistra irriducibile, cioè come uno dei tanti conflitti sociali di un paese smarrito e impoverito, è qualcosa di intollerabile; è anche il segno della sconfitta che ci aspetta tutti alla prova di un passaggio decisivo.
La domanda che bisogna farci è: come siamo arrivati a questo punto? Per rispondere bisogna partire da lontano. L’on. Alfredo D’Attore in un’intervista al Manifesto di sabato 16 maggio, ha accusato Renzi di avere imbroccato una strada che «amplifica le disuguaglianze e scardina un sistema nazionale di formazione su base universalistica». In realtà la cosa è più antica. Si aprì all’epoca lontana in cui il partito progenitore di quello di D’Attorre approvò la riforma dell’Università del suo ministro Berlinguer. Fu allora che passò il paradigma economicista e classista della divisione tra serie A e serie B a tutti i livelli: tra le università condannate a un’autonomia che deresponsabilizzava lo Stato e cancellava la distinzione tra pubbliche e private, tra le lauree, divise fra triennali e quinquennali ma soprattutto tra quelle del sud e quelle del nord, tra insegnamento e ricerca — privata quest’ultima di investimenti necessari, declassata quella ad affabulazione oratoria da scuola media mentre passava in uso il linguaggio dei «crediti », grottesco scimmiottamento del valore supremo, il danaro, la banca. Intanto saliva il danaro richiesto per le tasse mentre si impoverivano biblioteche e laboratori. Intanto il mondo della docenza accademica si incanagliva nei suoi antichi difetti e il rapporto tra insegnamento e ricerca veniva sottomesso al potere dei rettori e a quello di consigli di amministrazione aperti al mondo della finanza e dell’impresa.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, anche se non lo si vuole vedere. Somme immense sono state investite nel funzionamento di una agenzia di valutazione scelta dall’arbitrio politico che ha inventato sistemi spesso grotteschi e sempre costosi di “valutazione”. Di fatto nelle università come nelle scuole tutte si è bloccato il ricambio con danni immensi per il paese. E si è perduta l’idea della funzione comune di tutto l’insieme della scuola pubblica. Si capisce così perché dall’università non si levi oggi quel coro di voci in difesa della scuola che sarebbe giusto e necessario. Eppure è nella struttura pubblica del sistema scolastico a tutti i livelli che risiede la difesa della democrazia italiana dai pericoli che la assediano. Chi si straccia le vesti davanti alla fine del bicameralismo dovrebbe farlo assai più davanti al percorso liquidatorio della scuola pubblica: un percorso da tempo avviato da una classe politica spesso penosamente incolta, selezionata con le liste bloccate, incapace di rispettare l’unica categoria insieme alla magistratura che eserciti la sua professione dopo avere studiato a lungo e dopo essersi sottoposta a pubblici concorsi. Senza una scuola dello Stato italiano che garantisca a tutti i cittadini la stessa qualità di offerta educativa, senza docenti selezionati in università statali di pari dignità e livello, senza concorsi pubblici, è difficile sperare che rinasca quell’unica condizione fondamentale perché l’incontro tra professore e allievo torni a essere quello giusto: la passione del docente per quello che fa. È solo lei che potrà lasciare una traccia positiva nella vita del giovane. Lo attesta il dialogo tra il maestro Fiorenzo Alfieri e suo nipote Leonardo nel libro Strade parallele. Ma per questo occorre che il docente sia ben preparato e abbia tutto il riconoscimento sociale cui ha diritto. E che raggiunga il suo luogo di lavoro senza dipendere dalla chiamata di un preside. Non si dimentichi che la scuola ha creato la lingua degli italiani e con la lingua la letteratura ben prima che se ne occupassero il cinema e la televisione.
È nella scuola che i diritti astrattamente descritti nella Costituzione diventano esercizio quotidiano, materia primaria di confronto e di palestra civile nel rapporto tra culture, religioni, questioni di colore e di sesso. Così è sempre stato. Si pensi alla figura della maestra suicida di Porciano, ai tempi della legge Coppino, quell’Italia Donati che portava nel nome le speranze del paese appena unificato. Alla creazione di questa scuola si sono dedicati i maggiori ingegni dell’Italia risorgimentale. Se gli italiani non sono più il “volgo disperso” descritto da Manzoni, se la Recanati di Leopardi non è più un “borgo selvaggio” ma ha uno splendido Liceo dove anche gli ultimi nipoti dello zappatore e della “donzelletta” possono studiare, è per merito di un percorso faticoso ma fondamentale di costruzione di una buona scuola. O vogliamo tornare alle biblioteche e ai soldi di famiglia, ai precettori privati e ai colleges per i più fortunati lasciando gli altri a incanaglirsi nelle scuole e nelle università di serie B?

Via libera della Camera ai super-presidi Fassina contro Giannini “Si deve dimettere”

da la Repubblica

Via libera della Camera ai super-presidi Fassina contro Giannini “Si deve dimettere”

Minoranza dem bocciata con i voti di Forza Italia Il ministro: sbagliato protestare, l’autonomia è di sinistra

CORRADO ZUNINO
ROMA .
La Camera macina sì. Il Pd di governo ha una forte maggioranza in questo ramo parlamentare e ha deciso che qui non si cede: sì al superpreside, sì all’organico dell’autonomia, in serata sì anche alle assunzioni di 101.701 precari a settembre. Se sarà necessario, dopo le elezioni regionali e valutati gli assetti politici, si faranno accordi e qualche concessione al Senato.
Con 214 voti a favore, 100 contrari e 11 astenuti, e comunque dopo acceso dibattito (largamente bocciato l’emendamento Fassina, anche con i voti di Forza Italia), ieri sera è stato approvato l’articolo 9 del disegno di legge “La buona scuola” che attribuisce ai dirigenti scolastici il potere della scelta degli insegnanti negli istituti che guidano. Non è la chiamata diretta della gelminiana Aprea, ma ci somiglia. Il gruppo di Forza Italia, tuttavia, ha votato nuovamente contro, «anche se va detto che il preside è la parte più a destra di un provvedimento sostanzialmente liberale», ha spiegato Elena Centemero. Diversi del Pd minoritario non hanno votato.
I dirigenti scolastici ora hanno il potere di conferire ai docenti della scuola un incarico triennale, rinnovabile. La proposta per la copertura dei posti liberi nel singolo istituto è diretta agli ex precari della prima fascia parcheggiati in un ambito territoriale ristretto («di livello subprovinciale»): i docenti si candidano, il preside li può prendere. Nel caso di più proposte di incarico, l’insegnante sceglierà la scuola che preferisce. Il preside potrà svolgere colloqui preliminari. Chi rifiuta la “chiamata” attenderà fine giro e poi sceglierà tra le scuole rimaste libere. Insieme all’articolo 9 è passato un emendamento M5s che prevede che non ci debba essere parentela tra preside e professore nella stessa scuola, un altro avvicinamento del governo alle richieste della base, timorosa del clientelismo del dirigente. Sarà un obbligo, poi, mettere sul sito dell’istituto il curriculum dei professori. La renziana Simona Malpezzi rivela: «Il preside sarà valutato da soggetti esterni, alla francese».
La minoranza dem ha chiesto le dimissioni di Stefania Giannini: «Lasci il suo incarico», ha detto Stefano Fassina, «lo faccia per ricostruire un clima più positivo nel mondo della scuola ». Anna Ascani, a nome della maggioranza del partito, ha ribadito la fiducia al ministro in carica. Nella tarda sera — la prima notturna della Camera — si è votato anche l’articolo 10, il piano straordinario di assunzioni a tempo indeterminato dei centomila nuovi docenti.
«Sono soddisfatta del confronto e del ritmo spedito delle votazioni», ha detto il ministro Giannini, neo iscritta al Pd, «vogliamo una scuola autonoma, responsabile e valutabile. Sono i principi della sinistra italiana progressista e illuminata che già aveva indicato Luigi Berlinguer». La responsabile scuola del Pd, Francesca Puglisi, si è scontrata con il compagno di partito Alfredo D’Attorre: «Se il programma dei democratici non prevedeva la riforma della scuola è perché lui e Fassina inserirono al paragrafo “sapere” la “riqualificazione e il rigore della spesa” e non vollero prevedere la stabilizzazione neppure di 60 mila precari. Questo è un programma di sinistra, quello di Fassina e D’Attorre non è mai pervenuto». Fuori, sindacato e Unione degli studenti, contestano: sit-in, non numeroso, in piazza di Monte Citorio. Cortei a Torino e oggi manifestazioni in diverse città d’Italia. Mimmo Pantaleo, segretario scuola della Cgil: «Se il governo va avanti così prevederemo scioperi nel periodo degli scrutini e a settembre nelle aule sarà il caos. Presidi contro insegnanti, ricorsi continui». Alla Camera fin qui non ci sono state sorprese, ma è possibile che alcune novità si scoprano al Senato dove la maggioranza potrebbe presentare un emendamento per impedire a chi non è abilitato di iscriversi anche alle due graduatorie di istituto (seconda e terza fascia), salvi i diritti di chi già è in lista.
Per oggi alla Camera ci sono altri 17 articoli da votare: la maggioranza assicura che vuole chiudere entro domani. E ieri è diventato pubblico l’aggiornamento del ministero delle tre graduatorie in cui sono inseriti tutti i precari della scuola italiana: sono 610 mila, a maggio 2015, undicimila in meno dell’estate scorsa.
Nelle Gae sono 125 mila: saranno assorbiti tra settembre 2015 e settembre 2016. Nella seconda fascia ci sono 150 mila abilitati (ventimila in più) e nella terza fascia (neolaureati e non abilitati) 335mila, di cui 28 mila sono supplenti da oltre 36 mesi.

Sì ai superpresidi, il Pd si spacca

da ItaliaOggi

Sì ai superpresidi, il Pd si spacca

Al senato però si rischia, si lavora a modifiche. Sindacati pronti a nuovo sciopero

Alessandra Ricciardi

Alla fine l’articolo più contestato della riforma è stato approvato. Anche se con una maggioranza debole, 224 favorevoli, 100 contrari e 11 astenuti, contrassegnata dall’assenza della minoranza del Pd, l’articolo 9 del ddl scuola, l’articolo che riguarda le competenze del dirigente scolastico e attribuisce ai presidi il potere di chiamata diretta dei docenti dei propri istituti, ieri ha incassato il primo sì dalla camera. Quei poteri che hanno portato alla definizione della figura del superpreside, o preside sceriffo, e contro i quali docenti e sigle sindacali sono scesi in piazza lo scorso 5 maggio. Pronti a scendervi di nuovo, se al senato non ci saranno le modifiche auspicate e a cui il governo ha genericamentne aperto. Incassato il sì della camera al sistema di reclutamento dei docenti e alla nuova figura del dirigente scolastico, per il premier Matteo Renzi inizia ora la parte più difficile. Già perché il testo al senato avrà vita dura, con la spada di Damocle di una maggioranza risicata e nella quale l’assenza anche solo di un paio di parlamentari dem potrebbe creare grosse difficoltà. L’uscita dall’aula al momento del voto sui dirigenti di Stefano Fassina & company, le richieste da parte del deputato della minoranza interna di dimissioni del ministro Stefania Giannini, e non ultimo il riposizionamento (anche se parziale) di Forza Italia, che ha votato in difesa della chiamata diretta dei prof, sono il segnale del caos che potrebbe scatenartsi a Palazzo madama. Soprattutto se il governo dovesse decidere, per contingentare i tempi, di porre la fiducia. Ma la questione entrerà nel vivo agli inizi di giugno, bypassando la settimana politicamente critica delle elezioni regionali. La commissione istruzione potrebbe in verità lavorare anche la prossima settimana, nonostante la sospensione dei lavori decisa per consentire ai senatori di essere presenti sul territorio in occasione della sfida elettorale, per avviare la fase preparatoria sul ddl. La richieta è stata fatta dal Pd, che vorrebbe infatti portarsi avanti rispetto a una tabella di marcia strettissima (il via libera finale dalla camera è previsto per il 15 giugno), visto che ci sono altre audizioni da fare e soprattutto vanno definiti gli emendamenti che dovrebbero consentire di intervenire sul ridimensionamento del potere dei presidi nella chiamata diretta, sul ruolo del comitato di valutazione dei docenti, da cui genitore e studente potrebbero anche sparire, e poi sul contingente dei nuovi assunti. E se i poteri del dirigente sono la partita mediaticamente di maggiore impatto, la definizione di chi entra nel piano da 100 mila immissioni in ruolo è quella tecnicamente più delicata. Voler infatti, dicono da ambienti governativi, dare maggiori garanzie ai docenti della seconda fascia degli istituti potrebbe portare a dover rinviare al prossimo anno una parte delle assunzioni.

Intanto i sindacati che il 5 maggio hanno portato in piazza tra docenti e Ata 618 mila lavoratori -FlcCgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda- sono pronti a un nuovo sciopero anche se non più per l’intera giornata ma scaglionato e per ore, se il governo non dovesse aprire il tavolo di confronto annunciato. Anche in questo caso il braccio di ferro si sposta a giugno.

Blocco degli scrutini e precettazione? Tanto rumore per nulla

da ItaliaOggi

Blocco degli scrutini e precettazione? Tanto rumore per nulla

Basta applicare la legge, stop possibile per 5 giorni

I docenti minacciano il blocco degli scrutini e il garante sugli scioperi minaccia la precettazione. Ma il monito rischia di rimanere solo sulla carta. Perché per ritardare l’esito delle operazioni di valutazione degli alunni non è necessario scioperare: basta applicare scrupolosamente la legge. Che consente ai docenti di pretendere la visione e la lettura degli elaborati degli alunni da valutare. Così da acquisire elementi certi per esprimere il proprio voto in sede di consiglio. Le valutazioni, infatti, sono sempre collegiali. Il docente della disciplina propone il voto. Ma la valutazione finale deve sempre essere frutto di una votazione. È prassi che tale votazione avvenga tacitamente, quando tutti i componenti il consiglio approvano la votazione. Ma se anche un solo docente non è d’accordo, è obbligatoria la votazione espressa. In ogni caso, per poter esprimere il proprio voto in scienza e coscienza, ogni componente il consiglio ha il diritto di esaminare la documentazione sulla quale si fonda la proposta di voto del collega. La votazione, infatti, non è un mero processo meccanico, dovendo essere espressione di un ragionamento. Che va debitamente verbalizzato così da consentire, anche a distanza di tempo, la ricostruzione del processo che abbia portato alla formazione della volontà collegiale. Le norme che regolano la questione sono piuttosto vetuste, ma ancora in vigore.

La disposizione che consente ai docenti di votare ed, eventualmente, di dissentire dalla proposta di voto del docente della disciplina risale al 1925: «Se non siavi dissenso, i voti in tal modo proposti (cioè, proposti dal docente della disciplina n.d.r.) si intendono approvati, altrimenti le deliberazioni sono adottate a maggioranza e, in caso di parità, prevale il voto del presidente. (art. 79 del regio decreto 659/25)». E le disposizioni sull’accesso e l’estrazione di copia degli atti sono del 1990, legge n. 241. La stessa legge, peraltro, prevede che tutti i provvedimenti amministrativi debbano essere motivati (art. 3). E che, per questo motivo, debbano recare i presupposti di fatto e le giustificazioni giuridiche a monte delle decisioni. Paradossalmente, dunque, le deliberazioni che venissero assunte dai consigli di classe dopo una lunga e approfondita discussione, basata sull’attento esame dei documenti riguardanti l’accertamento dei livelli di prestazione degli alunni, risulterebbero a prova di Tar. Non sono rari i casi di sentenze di annullamento degli esiti degli scrutini basate proprio sulla carenza di motivazione delle deliberazioni dei consigli di classe. Dunque, se gli insegnanti dovessero decidere di applicare la normativa vigente avvalendosi delle loro prerogative, gli scrutini potrebbero durare mesi interi. E nessuno potrebbe eccepire alcunché.

Resta il fatto, però, che lo sciopero vero e proprio è legittimo anche in tempo di scrutini. L’accordo di attuazione della legge 146/90, che regola il diritto di sciopero, prevede infatti che gli scioperi proclamati e concomitanti con le giornate nelle quali è prevista l’effettuazione degli scrutini finali non debbano differirne la conclusione nei soli casi in cui il compimento dell’attività valutativa sia propedeutico allo svolgimento degli esami conclusivi dei cicli di istruzione. Negli altri casi, gli scioperi non possono comunque comportare un differimento delle operazioni di scrutinio superiore a 5 giorni rispetto alla scadenza programmata della conclusione.

In buona sostanza, dunque, l’esercizio del diritto di sciopero è precluso solo nella misura in cui ciò determini ritardi negli scrutini delle classi terminali. In tutti gli altri casi, si può fare. A patto, però, che non comporti un differimento di oltre 5 giorni nella data di inizio delle procedure. Ed è proprio questa la strada che intendono percorrere i sindacati della scuola, così da continuare a tenere alta l’attenzione sulla protesta dei docenti nel pieno rispetto della legge.

Anche i presidi contro la Buona scuola Ci sono le responsabilità, non il ruolo

da ItaliaOggi

Anche i presidi contro la Buona scuola Ci sono le responsabilità, non il ruolo

Una petizione a mattarella per chiedere l’equiparazione agli altri dirigenti

Giovanni Bardi

Lasciati fuori dal ruolo unico, la Buona scuola sta aizzando anche i presidi che pure sono considerati da molti centrali nella riforma. Del mantello da superpreside, infatti, non se ne faranno niente se continueranno a restare discriminati dal resto dei dirigenti pubblici. I presidi scrivono così una petizione indirizzata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedergli di sostenre la loro battaglia per essere inquadrati nell’area della dirigenza pubblica, dopo l’esclusione della dirigenza scolastica dai ruoli unici contenuta nella riforma Madia. La petizione on line, prime firmatarie le dirigenti scolastiche Maria Augusta Mozzetti e Roberta Moncado, in pochi giorni ha già superato le 600 adesioni, ma i numeri crescono di ora in ora. Per i dirigenti scolastici si perpetua l’ingiustizia che distingue sin dall’inizio quella scolastica dalle altre dirigenze statali, sia sotto l’aspetto delle responsabilità che della retribuzione.

I dirigenti scolastici hanno tutte le responsabilità dei colleghi amministrativi, così come risultano loro assegnate dalla riforma della pa, ma con una complessità senza pari. Mentre un dirigente scolastico si occupa di un organico composto in media da 100 persone, un dirigente amministrativo di seconda fascia ne dirige uno di 5, ma mentre quest’ultimo guadagna mediamente 90mila euro lordi l’anno, il dirigente scolastico ne prende 55.000.

E se le le parti fisse e variabili dello stipendio differenziano ciò che percepisce un dirigente di area pubblica e un dirigente scolastico «ne consegue l’inevitabile riflessione che per lo Stato la scuola valga meno di un ufficio». Il dirigente scolastico partecipa della funzione dirigenziale pubblica ed in particolare statale, in virtù dei decreti legislativi 59/1998, 29/1993, 165/2001 e 150/09. Ma questo lo diceva anche il Consiglio di Stato già nel 2003. Dunque, il dirigente scolastico è dirigente dello stato a tutti gli effetti, senza contare che per il loro reclutamento si propone di passare per la scuola nazionale di amministrazione. Ma allora perché escluderlo dal ruolo unico e rigiocarsi i superpoteri nel ddl Buonascuola? Di cos’altro dovrebbero rispondere i presidi, che sono già imputabili «di tutto quanto accade» nella loro scuola? La risposta sta nei risultati educativi, pur in assenza di un principio e criterio di reciprocità valutativa e progettuale condiviso con gli insegnanti.

Fino ad ora, argomentano gli estensori della petizione, il dirigente scolastico ha già esercitato di fatto i superpoteri unendo alla dirigenza statale la presidenza collegiale, tralasciando tutto il resto. Ciò è avvenuto però nel quadro di politiche di dimensionamento che nel frattempo, per fare cassa, hanno inflazionato la vita della scuola dell’autonomia. Ma adesso con i cosiddetti superpoteri il dirigente scolastico dovrà rispondere anche di questo, ragion per cui la richiesta del ruolo unico appare il minimo per restituire definizione e dignità ad un ruolo rimasto nell’ambiguità anche con la Buonascuola.

Prof apprendisti, poi di ruolo

da ItaliaOggi

Prof apprendisti, poi di ruolo

La novità nel ddl sulla Buona scuola. Vale dai prossimi concorsi e solo per le secondarie. Tre anni di prova a tempo determinato e stipendio ridotto

Antimo Di Geronimo

Gli aspiranti docenti delle secondarie, che vinceranno i prossimi concorsi a cattedra, rimarranno precari per altri tre anni. Lo prevede una delega contenuta nell’articolo 23 disegno di legge sulla scuola (AC 2994). I vincitori di concorso non saranno subito assunti a tempo indeterminato come avviene oggi.

Le nuove disposizioni prevedono che gli aspiranti docenti, che risulteranno ai vertici delle graduatorie di merito, saranno assunti a tempo determinato, con un contratto di formazione e apprendistato. L’importo della retribuzione sarà fissato per decreto e sarà inferiore a quello previsto per i docenti neoimmessi in ruolo e per i supplenti, che si aggira mediamente intorno ai 1300 euro mensili.

Il primo anno i docenti-apprendisti in formazione dovranno anche frequentare un corso di specializzazione presso l’università. Il corso, nell’intenzione del governo, servirà a completare la preparazione degli iscritti nel campo della didattica delle discipline afferenti alla classe concorsuale di appartenenza, della pedagogia, della psicologia e della normativa scolastica. E terminerà con un esame: gli standard di valutazione saranno fissati per decreto.

Nei due anni successivi al conseguimento del diploma, sosterranno degli appositi tirocini formativi. E poi, gradualmente, saranno avviati all’insegnamento «anche in sostituzione di docenti assenti, presso l’istituzione scolastica o presso la rete tra istituzioni scolastiche di assegnazione». L’accesso ai concorsi sarà riservato a coloro che risulteranno in possesso di un diploma di laurea magistrale o di un diploma accademico di secondo livello per le discipline artistiche e musicali, coerente con la classe disciplinare di concorso. I vincitori saranno assegnati a un’istituzione scolastica o a una rete tra istituzioni scolastiche.

In pratica spariranno i tirocini formativi attivi post laurea, della durata di un anno e con accesso a numero chiuso. Che attualmente costituiscono l’unico mezzo per ottenere l’abilitazione all’insegnamento per poi partecipare ai concorsi. E saranno sostituiti da un percorso triennale di apprendistato e formazione, al quale si accederà per concorso. Senza però maturare automaticamente il diritto ad essere assunti a tempo indeterminato al termine del triennio.

Allo scadere dei tre anni, l’apprendista docente dovrà sottoporsi al giudizio del dirigente scolastico, che deciderà se dare il via libera alla stipula del contratto a tempo indeterminato oppure disporre il licenziamento. Il giudizio sarà adottato dal preside sentito il parere, non vincolante, del comitato di valutazione. Che sarà composto dal dirigente scolastico, da due docenti e due genitori, nel caso della scuola secondaria di I grado. Oppure dal preside e da due genitori, ma da un solo genitore e da un alunno, se si tratterà di scuola secondaria di II grado.

Dopo la sottoscrizione del contratto a tempo indeterminato, il docente interessato non otterrà la sede, perché sarà inserito nell’albo regionale.

Il candidato dovrà attendere pazientemente di ricevere una proposta di incarico da parte di un dirigente scolastico, anche di una scuola diversa da quella dove avrà prestato il percorso di formazione. In ogni caso, i docenti che saranno assunti con questo sistema non avranno mai la sede di titolarità. Dovranno rassegnarsi a tenere sempre la valigia pronta e fare di tutto per piacere ai dirigenti scolastici, nella speranza di ottenere un incarico in una scuola non troppo lontana da casa

Ddl Scuola, mercoledì il via libera della Camera. Stralcio per il 5×1000

da La Tecnica della Scuola

Ddl Scuola, mercoledì il via libera della Camera. Stralcio per il 5×1000

Continua a Montecitorio la discussione sul disegno di legge di riforma della scuola presentato dal governo Renzi.

Terza giornata di lavori parlamentari alla Camera dei Deputati per l’approvazione del Ddl di riforma della scuola.

Stamattina sono stati approvati gli articoli 14 e 15 che prevedono un limite di 36 mesi al rinnovo di contratti a tempo determinato. Misure finalizzate a limitare il precariato degli insegnanti. Approvato anche l’articolo 13 per lo stanziamento di 200 milioni per la valorizzazione dei docenti. Via libera a School bonus Con approvazione dell’articolo 18, via libera della Camera allo School bonus. Chi farà donazioni a favore delle scuole per la costruzione di nuovi edifici, per la manutenzione, per la promozione di progetti dedicati all’occupabilità degli studenti, avrà un beneficio fiscale (credito di imposta al 65 per cento) in sede di dichiarazione dei redditi.

Sì dell’Aula della Camera anche alla “carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado”, che concede ad ogni docente 500 euro all’anno per la propria formazione e l’aggiornamento. Potrà essere utilizzata per l’acquisto di libri e di testi, anche in formato digitale, di natura didattico-scientifica, di pubblicazioni e di riviste riferite alle materie di insegnamento e comunque utili all’aggiornamento professionale, per l’acquisto di hardware e software, per l’iscrizione a corsi per attività di aggiornamento e di qualificazione delle competenze professionali, a corsi di laurea, di laurea magistrale, specialistica o a ciclo unico, inerenti al profilo professionale, per l’ingresso a musei, mostre ed eventi culturali, nonché per iniziative coerenti con le attività individuate nell’ambito del piano dell’offerta formativa delle scuole

Passa anche l’articolo 18 che introduce lo school bonus, ovvero un credito d’imposta del 65% per il biennio 2015 e 2016 e del 50% per il 2017 per chi effettua erogazioni liberali in denaro per la realizzazione di nuove scuole, manutenzione e potenziamento di quelle esistenti, sia statali che paritarie. Via libera anche all’articolo 19 sulla detraibilità delle spese sostenute per la frequenza scolastica: no del dissidente dem Stefano Fassina, di Sel e di Movimento cinque stelle che parlano di un rinnovato “patto del Nazareno” per l’asse tra la maggioranza e Forza Italia sulla riforma della scuola. L’articolo introduce una detrazione Irpef, per un importo annuo non superiore a 400 euro per studente, per le spese sostenute per la frequenza delle scuole paritarie dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, delle scuole secondarie (anche statali) di secondo grado. Bocciato un emendamento della minoranza Pd che mirava ad abolire le detrazioni delle spese per gli allievi delle scuole superiori.

In serata via libera, tra agli altri, all’articolo 10 che prevede 100mila docenti precari in ruolo dal 2015, nel 2016 concorso per 60mila.

Mercoledì, intanto, alle 11.30, inizieranno le dichiarazioni di voto finale. Fuori da Montecitorio continua il sit-in di protesta promosso dal Movimento cinque stelle ma si tratta di poche decine di partecipanti. Del resto lo stralcio dell’articolo 17 viene accolto positivamente anche dalla piazza del 5 maggio: la Rete degli studenti canta “vittoria”, la Cgil la giudica “un’ottima notizia” pur chiedendo “cambiamenti profondi sui nodi critici”.

DdL, via libera alle 100mila assunzioni: ci sono anche gli idonei del concorso 2012

da La Tecnica della Scuola

DdL, via libera alle 100mila assunzioni: ci sono anche gli idonei del concorso 2012

Approvato l’articolo 10: quello che prevede uno piano straordinario di assunzioni a tempo indeterminato di precari a partire dal 1° settembre 2015. I voti a favore sono stati 263 (i gruppi di maggioranza), i no 122 (M5s e Fi, Lega e Fdi), 25 gli astenuti (Sel). Rimangono fuori i maestri della scuola dell’infanzia.

Passa, dunque, alla Camera uno dei più attesi ma anche discussi articoli del DdL ‘Buona Scuola’: è il numero 10, quello che prevede uno piano straordinario di assunzioni a tempo indeterminato di precari a partire dal 1° settembre 2015. I voti a favore sono stati 263 (i gruppi di maggioranza), i no 122 (M5s e Fi, Lega e Fdi), 25 gli astenuti (Sel).

Nella versione finale del piano, approvata nella tarda serata del 19 maggio, è stato deciso che tra i destinatari delle 100mila assunzioni figurassero non solo i docenti delle GaE, ma anche i vincitori del concorso del 2012: tutti coloro che non rientreranno nel piano straordinario di quest’anno, lo saranno comunque negli anni successivi.

Il numero delle assunzioni (che riguardano solo la scuola primaria e secondaria, confermando l’esclusione dei maestri della scuola dell’infanzia), dovà essere determinato dal Miur entro 15 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, sulla base delle indicazioni dei dirigenti scolastici.

Vi sono, tuttavia, delle diversità di trattamento a seconda del livello scolastico della docenza: “per il personale docente della scuola dell’infanzia e primaria – scrive l’Ansa – continua ad applicarsi, fino a totale scorrimento delle relative graduatorie ad esaurimento, la disposizione secondo cui l’accesso ha luogo per il 50% mediante concorsi per titoli ed esami e per il restante 50% attingendo a queste graduatorie citate. A questi concorsi potranno accedere solo i candidati in possesso di abilitazione all’insegnamento. Il numero degli idonei non vincitori del concorso non potrà superare il 10% del numero dei posti banditi e le graduatorie avranno validità al massimo triennale”.

Nei confronti di tutti i nuovi immessi in ruolo verrà inizialmente conferito un incarico annuale: questo aspetto della riforma è descritto dall’articolo 11, anch’esso approvato: dopo l’anno di prova, comunque gli assunti otterranno l’effettiva immissione in ruolo.

Il periodo di prova consiste nello svolgimento del servizio di almeno 180 giorni (come avviene già oggi), dei quali almeno 120 per le attività didattiche. La valutazione dei neo-assunti verrà affidata al dirigente scolastico, dopo aver sentito il Comitato per la valutazione dei docenti. Questo è costituito dallo stesso dirigente scolastico, da due docenti, da due genitori nella scuola primarie e alle medie o da un genitore e da uno studente alle superiori.