Orientamento e dis-orientamento

XIV Convegno Nazionale AlmaDiploma

Orientamento e dis-orientamento
Gli strumenti e le azioni per le scelte degli studenti della scuola secondaria di I e II grado

Mercoledì 14 dicembre 2016

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Sala della Comunicazione
Viale Trastevere, 76/a – Roma

 

Orientamento e autovalutazione: saranno questi i temi al centro del XIV Convegno nazionale AlmaDiploma “Orientamento e dis-orientamento. Gli strumenti e le azioni per le scelte degli studenti della scuola secondaria di I e II gradoche si tiene mercoledì 14 dicembre al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Roma.

Un’occasione di confronto e di dialogo tra esponenti del mondo delle Istituzioni e rappresentanti degli uffici scolastici regionali, esperti del mondo universitario e della scuola che, partendo dalla lettura dei dati AlmaDiploma sul Profilo dei diplomati 2016, pongono l’attenzione su alcuni temi di importanza strategica per la crescita del sistema formativo di istruzione secondaria. Giovani e famiglie, scuola, università e lavoro: sono questi i pilastri da cui prende le mosse il XIV Convegno AlmaDiploma nato con l’obiettivo di favorire, a livello nazionale, lo sviluppo di un sistema integrato sul modello AlmaDiploma-AlmaOrièntati. Lo scopo è implementare strumenti utili ed efficaci per l’incremento di corrette politiche di orientamento, dalla scuola all’università e al mondo del lavoro, e per dotare gli Istituti di scuola secondaria superiore di importanti punti di riferimento, che permettano loro di collegarsi in rete e condividere i criteri più efficaci per i processi di autovalutazione.

Ad oggi aderiscono al progetto AlmaDiploma-AlmaOrièntati numerose Istituzioni Scolastiche di regioni quali Puglia, Lazio, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Sicilia, Campania, e Lombardia e la Provincia Autonoma di Trento grazie all’attivo ruolo svolto dall’IPRASE.


Programma

XIV Convegno Nazionale AlmaDiploma

Orientamento e dis-orientamento
Gli strumenti e le azioni per le scelte degli studenti della scuola secondaria di I e II grado

Mercoledì 14 dicembre 2016

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Sala della Comunicazione
Viale Trastevere, 76/a – Roma

 

Programma aggiornato al 6 dicembre

ore 09.30  Registrazione dei partecipanti

ore 10.00  Saluti di benvenuto

Introduce
Silvia GHISELLI  (Responsabile Indagini e Ricerche AlmaLaurea)

Presiede
Renato SALSONE  (Direttore AlmaDiploma)

 

Presentazione della XIV Indagine AlmaDiploma sul Profilo dei Diplomati 2016
Davide CRISTOFORI (Ufficio Indagini e Ricerche AlmaLaurea)

Strumenti AlmaDiploma: novità e prospettive
Renato SALSONE (Direttore AlmaDiploma)

 

Interventi

Accompagnare nelle transizioni: una sfida per crescere
Giancarlo CERINI (Direttore ‘Rivista dell’istruzione’, già Dirigente Tecnico MIUR)

Orientamento nelle transizioni: strumenti per la scuola
Dina GUGLIELMI (Docente Università di Bologna – Dipartimento di Scienze dell’Educazione)

Educazione alla scelta: alcune evidenze del primo anno di sperimentazione
Eleonora BONAFE’ (Ufficio Indagini e Ricerche AlmaLaurea)

 

Conclude:
Mauro BORSARINI  (Presidente AlmaDiploma)

 

ore 13.00  Chiusura dei lavori
Buffet presso la “Sala Ovale”del Ministero

Il servizio accoglienza e buffet sarà svolto in collaborazione con l’Istituto Professionale di Stato per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera Pellegrino Artusi di Roma.

 

La partecipazione al convegno dà diritto al personale della scuola a richiedere l’esonero dai normali obblighi di servizio, ai sensi dell’art 453 del D.lgs. 297/94 edell’art. 64 del C.C.N.L. sottoscritto il 29 novembre 2007, trattandosi di iniziativa promossa da soggetto qualificato per la formazione del personale scolastico ai sensi all’art.1 comma 5 della direttiva 170 del 21/03/2016.

IL PESCATO NELLA NUTRIZIONE FUNZIONALE DEL FUTURO

BIO-ECOLOGIA-BLU: IL PESCATO NELLA NUTRIZIONE FUNZIONALE DEL FUTURO
Paolo Manzelli, Presidente di Egocreanet (NGO- c/o, Incubatore della Universita’ di Firenze .
email: pmanzelli2016@gmail.com

Il mercato dei prodotti della pesca è notevolmente aumentato negli ultimo dieci anni e si prevede che possa raddoppiare nel prossimo ventennio per soddisfare la crescente richiesta di pescato e frutti di mare.
L’ Europa ha pertanto proposto lo sviluppo di una ampia progettazione denominata BLUE-Economy, dal colore del mare, per sviluppare soluzioni di acqua cultura (e mari-cultura) economicamente e socialmente sostenibili , in seguito alla considerazione che in futuro diminuiranno esponenzialmente le possibilita’ della pesca di cattura in mare. (1)
Nel quadro della innovazione della Blu-Economy, finalizzata ad aumentare aspettative per l’acquacoltura e quindi per aumentare il suo contributo alla produzione mondiale di alimenti acquatici, c’è la speranza che l’acquacoltura Europea migliori la propria produzione di pesce ad elevata qualita’ alimentare e cio’ viene sostanzialmente a dipendere da la produzione di mangimi funzionali alle varie tipologie del pescato ma anche a basso costo per le varie specie di pesci coltivati.
Su questo argomento sono importanti i seguenti tre messaggi chiave:
• la produzione di acquacoltura dovrebbe passare da 60 a 120 Mton entro il 2030, volendo almeno mantenere il livello di consumo attuale di pesci e frutti di mare, e quindi l’accesso alle materie prime ed integratori alimentari di alta qualita’ nutraceutica per la produzione di mangimi per pesci è una delle principali preoccupazioni dell’ innovazione dell’ acqua e mari-coltura.
• I pesci sono tra i migliori convertitore di alimentazione con un bassissimo tasso di emissioni di anidride carbonica e la conversione di carne rispetto agli animali terrestri e piu elevata cosi che e la piscicoltura può essere considerata, sotto questo aspetto , come “relativamente più sostenibile”
• Per la salute umana sara’ decisivo reperire fonti alternative di olio di pesce marino (produzione attuale di 1,3 milioni di tonnellate / anno) contenete omega 3 . Questa e una sfida molto importante. In particolare la mancanza di catene lunghe Omega3 ( in forma di EPA e DHA) è una ricerca necessaria per migliorare la alimentazione umana e pertanto la ricerca di fonti alternative di “olio algale” in sostituzione dell’ olio di pesce dovrebbero essere sviluppate per migliorare la piscicoltura e la alimentazione umana .
Partendo da tali premesse EGOCREANET (NGO – c/o INCUBATORE della Universita’ di Firenze) , si è impegnata a creare un consorzio Europeo di Ricerca ed Imprese in Acquacultura per partecipare al Bando Europeo BG-08-2017 ( scadenza 14 Feb 2017) , su pesce per il consumo umano dal titolo :
“SOLUZIONI INNOVATIVE E SOTENIBILI PER SVILUPPARE LA SALUTE E LE PROPRIETA NUTRIZIONALI DEL PESCATO” . (5)
L’ impegno primario di Egocreanet e collaboratori ha l’ obiettivo primario di produrre Micro-alghe (in particolare “spirulina”) a di alta qualita’ e basso costo, quest’ultimo ottenibile mediante l’ utilizzazione quasi gratuita di “CO2 ,H2O, e Calore” di origine geotermica in Toscana, realizzata in collaborazione con Enel Green Power, onde ottenere biomasse algali per prodotti innovativi per la nutrizione umana ed animale e quindi alche al fine di ottimizzare i mangimi per pesci ed avannotti di varie specie utilizzando microaghe ad alta qualita’ nutraceutica . Tale produzione di Microalghe persegue anche l’ obbiettivo non secondario di contribuire alla riduzione della CO2 nella atmosfera catturandola e trasformandola in biomasse algali ed infine di riciclare la H2O utilizzando la azione delle microalghe per ripulirla e renderla di valore alimentare. (2)
Pertanto la produzione di microalghe di alta qualita’ nutraceutica ed a prezzi altamente competitivi, sara’ la base per sviluppare soluzioni sostenibili innovative indirizzate a migliorare la sicurezza e le proprietà alimentari degli ingredienti dei mangimi per pesci ed avannotti e con esse migliorare la alimentazione e la salute umana.
I pesci sono probabilmente i convertitori più efficienti di alimentazione in carne, che richiede da 2 a 4 kg di alimenti di base per produrre 1 kg di pesce. A differenza di animali terrestri, i pesci sono mangiatori esigenti in quanto richiedono livelli più elevati di proteine nella dieta rispetto agli animali terrestri. Come si apprende sulla nutrizione e l’alimentazione dei pesci, lo sviluppo di cibi nutraceutici funzionali alla alimentazione dei prodotti ittici e’ una sfida importante che ha come funzione specifica la capacità di migliorare le caratteristiche nutrizionali ed organolettiche del pesce coltivato dall’ acquacoltura.
In particolare la carenza Omega3 in forma elongata di EPA e DHA è una ricerca decisiva in questo settore e pertanto fonti alternative di tali elementi cosi importanti per la salute dovra’ essere ulteriormente ricercato nell’ ambito del progetto promosso da Egocreanet. (3)
Tale progetto proposto da Egocreanet e collaboratori ( Tra essi: la Universita’ di Firenze , la produzione ittica di Orbtello (GR- Cosa srl) e la Maricoltura di Rosignano (Li), …ed altri), si inquadra nel quadro Europeo della innovazione del settore delle produzioni ittiche da acquacoltura e mari-coltura, proprio in quanto delinea una nuova fase di sviluppo “alimentare –nutraceutico” , che dovrà confrontarsi non più, o meglio non solo, con i problemi legati alla sola competitività aziendale, ma dovrà competere con sistemi produttivi alimentari internazionali, garantendo la “qualità totale” nel rispetto dell’ ambiente, e dello sviluppo sociale della innovazione , la salute ed il benessere del consumatore. Tale moderno principio della BLU-Economy, deve essere inteso nel senso più ampio dello sviluppo della qualita’ nutraceutica degli alimenti che include implicazioni che riguardano l’intero processo produttivo, le materie prime utilizzate, l’igiene e la sicurezza d’uso del prodotto e le molteplici interazioni ecologiche con l’ambiente e la salute degli animali e dell’ uomo.
In particolare la moderna innovazione del settore della produzione di “mangime-nutraceutico” per pesci si indirizza verso la diminuzione del contenuto di proteine di pesce provenienti da farine di pescato e procede decisamente verso la innovazione di nuove composizioni (pellets) di mangimi ed integratori nutraceutici per pesci con contenuti nutrizionali di alta qualita’ bassi costi e maggiormente sostenibili anche dal punto di vista ecologico.
In tale contesto riteniamo che per ottimizzare la qualita’ nutritiva del pescato vada regolato nei mangimi un sempre piu’ corretto rapporto tra proteine ottenibili da microalghe ed forse anche da altre fonti proteiche (4), realizzato bilanciando i macronutrienti nella dieta con micro-nutrienti ed integratori nutraceutici . Questi ultimi (antiossidanti , vitamine e i grassi altamente insaturi come gli ω-3 di elongazione EPA e DHA .. ecc ), possono essere integrati nei mangimi mediante la introduzione nei mangimi di microalghe con composizione specifica per ogni specie di pescato.
Gli obiettivi del progetto promosso da EGOCREANET e collaboratori sul tema BLUE BIO-ECOLOGY PROMOTION OF FUNCTIONAL AQUA-FEED FUTURE (in acronimo: BBAFFF) saranno indirizzati preliminarmente verso una :
-> Migliore comprensione e gestione degli effetti dell’acquacoltura sull’ambiente
-> Ottimizzando la gestione ed il management degli effetti dell’ambiente sulla acquacoltura
–> Sviluppare ricerca ed innovazione sul allevamento e la nutri-genetica della alimentazione dei pesci
La ricerca di partners tra i migliori in Europa ed a livello internazionale ci permettera’ di proporre idee nuove e innovative per dare svolta alle previsioni per il futuro del cibo per l’ acquacoltura comprensivo del obiettivo teso a ridurre i rischi per la salute animale e umana e, quindi, aumentare la attenzione e la fiducia dei consumatori nell’ incrementare la alimentazione di prodotti ittici funzionali alla salute.
Aree di ricerca ed innovazione del progetto “BBAFFF” saranno concordate nel costruire una comunità interdisciplinare di ricerca ed industria orientare a lavorare insieme verso un obiettivo comune di sviluppo di un sistema di acquacoltura ecologico, sano, sicuro e sostenibile. (6)
Infine richiediamo di collaborare attivamente alla suddetta attivita’ progettuale di Egocreanet in favore dello sviluppo dell’acquacultura e la maricoltura , in quanto cio’ corrisponde ad un impegno globale di cambiamento sostenibile della Blue-Economy, che mira a diminuire lo sfruttamento eccessivo della pesca e l’ inquinamento del mare che sta falcidiando le risorse alimentari del futuro e la stessa biodiversita’ della vita dl mare, rischiando infine di distruggere il Plancton provocando cosi’ una netta diminuzione di risorse ittiche che ovunque nel mondo stanno diventando sempre piu’ scarse.

BIBLIOGRAFIA
1- Acquacoltura EUROPEA: http://www.eatip.eu/;
vedi anche:
http://ec.europa.eu/…/p…/sustainable_aquaculture_FB11_en.pdf )
(2)- http://www.caosmanagement.it/440-produzione-di-microalghe
3) – FAO: Ingredienti per cibo per pesci: http://www.fao.org/docrep/x5738e/x5738e0d.htm
4) – Proteine da insetti : http://www.proteinsect.eu/
5)- https://ec.europa.eu/…/opportu…/h2020/topics/bg-08-2017.html
6)- World Aquaculture Soc.meeting 2017. https://www.was.org/meetings/default.aspx?code=WA2017

Una sindacalista all’Istruzione

da ItaliaOggi

Una sindacalista all’Istruzione

Segnale di discontinuità rispetto alla riforma della scuola

Alessandra Ricciardi

Se segnale di discontinuità doveva essere, alla fine così è stato. Nuovo ministro dell’istruzione, università e ricerca è Valeria Fedeli, senatrice pd, vicepresidente vicario di Palazzo Madama, ex sindacalista della Cgil. La Fedeli si definisce «una sindacalista pragmatica, femminista, riformista, di sinistra».

Prende il posto di Stefania Giannini, alla fine l’unico personaggio di rilievo del governo Renzi a essere rimasto fuori dal nuovo esecutivo Gentiloni. Negli ambienti parlamentari democratici si motiva la scelta come il tentativo di mettere una pietra sulle polemiche e i problemi che hanno accompagnato la riforma della Buona scuola. Tra le cause principali, di questo era convintissimo anche Matteo Renzi, del calo di consensi al Pd e del voto contrario al referendum sulla riforma costituzionale. Se Renzi, e di conseguenza la Giannini, ha fatto una riforma all’insegna della rottura con il mondo sindacale e con la politica concertativa, ora nella stessa casella, impegnata sulla carta a dare gambe alla riforma, c’è una sindacalista di razza e di carattere. E di sinistra.

Sul tavolo di viale Trastevere, la Fedeli troverà dossier scottanti, che discendono tutti dalla Buona scuola: la mobilità dei docenti emigrati, il nuovo reclutamento, la situazione dei precari e delle relative graduatorie. E poi la chiamata diretta dei docenti e il bonus al merito assegnato direttamente dal dirigente scolastico.

Su tutti questi temi, la Giannini, nelle ultime settimane, aveva aperto dei tavoli di confronto con i sindacati, ora toccherà alla Fedeli portarli avanti.

Se l’obiettivo è ricucire con la scuola, creare un clima più sereno in questi mesi che ancora vedranno in piedi la legislatura prima del nuovo voto, quei tavoli dovranno portare a un risultato. Se cancellare la legge 107 non è possibile, servirebbe una nuova legge, è però possibile disinnescarla riportando nelle competenze della contrattazione alcuni temi che la riforma attribuiva al potere decisionale del datore di lavoro: in primis appunto chiamata diretta e bonus al merito. Una seconda partita si giocherà con le nomine dei sottosegretari, in questo caso la poltrona più delicata è quella di Davide Faraone, ma la linea è stata ormai decisa.

I conti in sospeso delle deleghe Cosa resta della Buona scuola

da ItaliaOggi

I conti in sospeso delle deleghe Cosa resta della Buona scuola

Dal reclutamento dei precari al canale 0-6 anni

Marco Nobilio

I docenti che saranno immessi in ruolo quest’anno non saranno assoggettati al nuovo sistema del triennio di apprendistato a stipendio ridotto previsto dalla legge 107/2015. È l’effetto del cambio della guardia a palazzo Chigi, che dovrebbe porre in stand-by, se non su un binario morto, alcune delle deleghe previste dalla riforma per concentrare l’azione del governo sulla legge elettorale e l’emergenza terremoto. Deleghe che riguardano il reclutamento, la retribuzione dei docenti in prova, l’anno di formazione, l’esame di stato, il sostegno, la scuola dell’infanzia e l’istruzione professionale. Alcune di queste sono già a buon punto e potrebbero giungere a compimento già dal 15 gennaio, data prevista per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei decreti attuativi. Come per esempio quelle riguardanti l’esame di stato e la scuola dell’infanzia. Ma le altre, come quella sul nuovo reclutamento e la nuova disciplina dei neoimmessi in ruolo, necessitano ancora di un approfondimenti da parte dell’amministrazione. E potrebbero slittare nel tempo, perlomeno fino a quando non si insedierà un nuovo governo con pieni poteri, probabilmente all’esito delle prossime elezioni.

Reclutamento

La delega più delicata è senz’altro quella che riguarda il nuovo reclutamento. Perché comporta il differimento di tre anni della conferma in ruolo dei docenti che saranno assunti nella prossima tornata di immissioni in ruolo. E prevede anche una compressione dei diritti retributivi dei prossimi neoimmessi in ruolo, ai quali non sarà corrisposta la retribuzione dei docenti di ruolo, ma emolumenti determinati sulla nuova qualifica di apprendisti docenti prevista dalla nuova disciplina. A conti fatti, le nuove retribuzioni, per i primi due anni, non dovrebbero superare gli 800 euro, contro gli attuali 1.350 euro, attualmente percepiti dai docenti neoimmessi in ruolo (senza la cosiddetta ricostruzione di carriera). La riduzione dello stipendio, sempre secondo la riforma, dovrebbe essere attuata mediante la decontrattualizzazione della materia. In pratica, anziché applicare il contratto, le retribuzioni dei docenti-apprendisti dovrebbero essere determinate tramite un intervento legislativo. Che dopo la vittoria del no al referendum sulla riforma costituzionale potrebbe risultare non conforme all’attuale dettato costituzionale.

Periodo di formazione

Il periodo di formazione, nel primo anno di tirocinio, comprenderà la frequenza a un corso annuale, al termine del quale, il tirocinante conseguirà un diploma di diploma di specializzazione per l’insegnamento secondario. Diploma che sarà necessario anche per insegnare nelle scuole provate paritarie e che potrà essere conseguito anche dagli aspiranti docenti non vincitori di concorso che, però, dovranno frequentare il corso a loro spese. I vincitori di concorso, al termine del primo anno e previo conseguimento del diploma, saranno ammessi a un biennio successivo di tirocinio formativo, durante il quale avverrà la graduale assunzione della funzione docente anche tramite la sostituzione di docenti assenti. Al termine del tirocinio, in caso di valutazione positiva, il tirocinante sarà assunto con contratto a tempo indeterminato.

Scuola dell’infanzia

L’esercizio della delega sulla scuola dell’infanzia è già a buon punto e il decreto attuativo dovrebbe essere pubblicato il 15 gennaio prossimo in Gazzetta Ufficiale. A questo scopo, il governo ha previsto l’istituzione di un percorso di continuità educativa per le bambine e i bambini, costituito dai servizi 0-3 anni, (nidi, micro-nidi e spazi gioco), le sezioni primavera (24-36 mesi) e le scuole dell’infanzia statali e paritarie. La bozza di decreto prevede, però, il mantenimento di ruoli distinti del personale nell’ambito di assegnazione. In altre parole, le maestre di scuola dell’infanzia continueranno ad occuparsi dei bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni e non saranno utilizzate nei nidi.

Esame di stato

Anche la delega sull’esame di stato dovrebbe essere attuata con uno dei decreti che saranno pubblicati in Gazzetta il 15 gennaio. Le prove Invalsi non faranno più parte delle prove di esame, ma saranno comunque somministrate a fini statistici e costituiranno requisito di accesso per l’esame. Per quanto riguarda il I ciclo, i test saranno effettuati prima del termine dell’anno scolastico e verteranno su tre materie: italiano, matematica e inglese. Il punteggio conseguito sarà inserito nell’attestazione delle competenze. Le prove scritte e il colloquio rimarranno sostanzialmente identici, ma saranno collegate al profilo finale previsto dalle indicazioni nazionali. Il presidente della commissione sarà lo stesso dirigente scolastico preposto all’istituzione scolastica sede di esame.

L’esito finale dell’esame sarà deliberato dalla commissione mediante l’attribuzione di una lettera da A ad E sulla base di criteri di correzione e linee guida nazionali. In pratica, le lettere sostituiranno i vecchi indicatori pre-riforma: ottimo, distinto, buono, sufficiente, mediocre e scarso. La media dei voti del secondo quadrimestre non avrà più valore ai fini del voto finale dell’esame. Per il II ciclo, lo svolgimento delle attività di alternanza scuola-lavoro sarà requisito di ammissione all’esame e, in ogni caso, per essere ammesso agli esami, l’alunno dovrà avere almeno la media del 6.

Mobilità, titolarità su sede salva

da ItaliaOggi

Mobilità, titolarità su sede salva

Aperture del Miur nel confronto con i sindacati: l’articolato interessa anche l’interprovinciale

Marco Nobilio

I docenti di ruolo potranno accedere alla mobilità a domanda scegliendo la sede anche per il prossimo anno scolastico. E sarà introdotta una nuova deroga al divieto, per i neoimmessi in ruolo, di accedere alla mobilità interprovinciale per tre anni. Lo ha comunicato Stefano Fusacchia, capo di gabinetto dell’ex ministero dell’istruzione, Stefania Giannini, in una riunione con i segretari generali dei sindacati Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda che si è tenuta il 7 dicembre scorso presso il dicastero di viale Trastevere. E tale orientamento dovrebbe permanere anche dopo l’insediamento del nuovo ministro. Pertanto, i docenti che otterranno il trasferimento o il passaggio di cattedra manterranno il diritto alla titolarità della sede anche nelle nuove sedi di destinazione.

A patto che le nuovi sedi risultino ubicate nella stessa provincia di titolarità dove i docenti stiano lavorando attualmente. Il mantenimento del diritto alla titolarità della sede sarà assicurato anche ai docenti soprannumerari che saranno trasferiti d’ufficio o a domanda condizionata. Sempre nella stessa provincia. Gli insegnanti che otterranno il trasferimento o il passaggio in altra provincia, invece, dovrebbero essere assoggettati al nuovo sistema degli ambiti e della chiamata diretta. Ma il condizionale è d’obbligo perché, secondo quanto risulta a Italia Oggi, il ministero dell’istruzione starebbe considerando la possibilità di estendere il diritto alla titolarità anche a quest’ultima categoria di aspiranti. E lo avrebbe comunicato ai sindacati durante la riunione del 7 dicembre.

Probabile anche l’estensione della deroga al vincolo di permanenza triennale in provincia per i neoimmessi in ruolo. Le aperture di viale Trastevere si fonderebbero sulla presa d’atto del calo di consenso del governo uscente da parte dei docenti, che avrebbe influito in maniera determinate sull’esito del referendum per effetto della numerosità del personale docente (oltre 700mila unità). E anche sul malfunzionamento dell’algoritmo utilizzato dal ministero per effettuare i movimenti. Che sta ingenerando un forte contenzioso, che vede l’amministrazione scolastica sistematicamente soccombente. In pratica, il sistema informatico utilizzato da viale Trastevere non avrebbe garantito l’applicazione delle disposizioni contrattuali che regolano la mobilità E ciò sta inducendo i giudici, già nella fase cautelare, a dare ragione ai docenti che hanno presentato i ricorsi.

Pertanto, in assenza di cambi di rotta da parte del ministero, l’orientamento della giurisprudenza di merito potrebbe aprire la strada a una nuova ondata di contenzioso seriale che, questa volta, metterebbe l’amministrazione centrale in serie difficoltà. L’anno scorso il ministero, per tamponare il fenomeno, consentì ai docenti insoddisfatti di scegliere una sede alternativa in sede di conciliazione. Peraltro utilizzando uno strumento irrituale, quale quello della conciliazione, anch’esso a rischio di contenzioso.

Tanto più che la reiterazione di questo strumento potrebbe precludere ai docenti vincitori di concorso di ottenere l’immissione in ruolo anche nel prossimo anno scolastico. E siccome la posta in gioco è molto alta, i diretti interessati potrebbero ricorre in massa all’esperimento dell’azione giudiziale ingenerando un vero e proprio ingorgo amministrativo e ulteriore aggravio di costi per l’erario. Insomma, il rispostino della mobilità su sede potrebbe convenire non solo ai docenti interessati, ma anche e soprattutto all’esecutivo in vista delle prossime elezioni.

A ciò va aggiunto anche il fatto che a breve il governo dovrà misurarsi con la riapertura del negoziato per il rinnovo del contratto di lavoro. Che dovrebbe attenuare la perdita del potere di acquisto dei salari, fermi dal 2009. Il recupero dell’intera perdita salariale, infatti, a fronte di un tasso di inflazione del 9%, riferito al periodo 2009-2016, ammonterebbe a circa 170-180 euro, mentre il governo avrebbe messo in campo risorse che, a regime, dovrebbe consentire un recupero di circa 80- 85 euro. I dati sono al lordo dipendente (al netto dei contributi). Insomma, la strada è tutta in salita. E un atteggiamento di apertura, perlomeno nelle materie che non comportano costi per l’erario, potrebbe aiutare il governo a concludere positivamente la trattativa sul rinnovo del contratto nonostante l’esiguità delle risorse. Fin qui le ipotesi in campo sul fronte della politica.

Ma c’è da considerare anche il problema della inderogabilità delle norme di legge da parte della contrattazione collettiva. Che preclude al tavolo negoziale introdurre trattamenti più favorevoli ai lavoratori in assenza di provvedimenti legislativi in tale senso. La questione, peraltro, è già stata fatto oggetto di un’intesa di massima tra governo e sindacati. Intesa con la quale il governo si è impegnato a rimuovere questo ostacolo con un intervento legislativo che restituisca spazi di manovra alla contrattazione collettiva.

Mobilità 2017, salgono le chance dei trasferimenti mantenendo la titolarità: pure fuori provincia

da La Tecnica della Scuola

Mobilità 2017, salgono le chance dei trasferimenti mantenendo la titolarità: pure fuori provincia

Lo avevamo detto: il Miur farebbe bene a permettere di far spostare anche l’anno prossimo i docenti assunti fino al 2014 senza far perdere loro la titolarità.

E nemmeno la continuità didattica. Dalle ultimissime notizie pervenute in redazione, sembra che l’esito del referendum e il conseguente allestimento del nuovo Governo Gentiloni, stiano induce l’amministrazione di Viale Trastevere addirittura ad estendere tale possibilità ai trasferimenti interprovinciali, non limitando più la chance (come accadde lo scorso anno scolastico) solo in caso di trasferimento sul primo ambito territoriale prescelto.

L’intenzione, l’apertura, è già stata esplicitata mercoledì 7 dicembre ai sindacati. Ma quella che sembrava poco più di una possibilità, nelle ultime ore (con il cambio di Governo) è diventata un’opportunità sempre più consistente. Che farà piacere, sicuramente, a decine di migliaia di docenti. Molti di loro, infatti, quest’anno avevano tentato il trasferimento, consapevoli dell’alta possibilità di avere accesso al trasferimento tradizionale, scuola su scuola, per l’ultima volta. E non a tutti è andata bene la destinazioni.

Il comma 73 della Legge 107/2015, del resto, non dava molte speranze: “Dall’anno scolastico 2016/2017 la mobilità territoriale e professionale del personale docente opera tra gli ambiti territoriali”, riporta la legge approvata nel luglio 2015. In tanti, così, hanno rischiato (non a caso abbiamo assistito a quasi 210mila domande di spostamento): presto, potranno aver un’altra possibilità di avvicinarsi a casa.

E assieme alla deroga alla mobilità solo per ambiti territoriali, era prevista anche quella di permanenza triennale in provincia per gli assunti con la “Buona Scuola”.

Ora, però, il “vento” – seppure siano passati solo pochi mesi – sembra sia già cambiato: l’approdo a Viale Trastevere di Valeria Fedeli, con un lungo passato di sindacalista Cgil, potrebbe avvicinare le istanze dei docenti e dei sindacati alle posizioni dell’amministrazione.

Poi, a ben vedere, c’è anche un altro motivo che potrebbe far fare retromarcia al Miur rispetto a quanto deciso in Parlamento con la riforma: l’esito presseché disastroso dell’algoritmo che ha deciso i trasferimenti dell’estate 2016.

Secondo Italia Oggi, non può non pesare sulla decisione finale, l’altissimo numero di tentativi di conciliazione andati in porto negli ultimi mesi, a seguito degli errori, anche marchiani, causati dal sistema informatico ministeriale allestito allo scopo (peraltro spendendo una cifra da capogiro): il rischio dei “ricorsi seriali” – anche da parte di vincitori di concorso che per il secondo anno potrebbero non essere immessi in ruolo perché i loro posti sono stati utilizzati per “tamponare” le falle venutesi a creare con i trasferimenti errati – è dietro l’angolo.

Con l’amministrazione soccombente due volte: a livello economico, perchè il docente danneggiato va risarcito; a livello d’immagine, che è poi quella che ha collaborato non poco alla disfatta renziana del referendum del 4 dicembre. Con la necessità del Governo di recuperare consensi, agli occhi dell’opinione pubblica, potrebbe essere decisiva.

Meglio, quindi, tornare alle origini (quando gli ambiti e la chiamata diretta non esistevano). A prima del Governo Renzi. Di cui presto rimarrà solo un ricordo. Per la maggior parte dei docenti, tra l’altro, tutt’altro che malinconico.

E con la Fedeli il bonus premiale potrebbe essere contrattato

da La Tecnica della Scuola

E con la Fedeli il bonus premiale potrebbe essere contrattato

Le prime mosse del nuovo ministro Valeria Fedeli saranno decisive e determinanti: da esse protebbe dipendere la possibilità di ricucire un minimo di rapporto con il mondo della scuola.

E siccome il tempo a disposizione è tutto sommato piuttosto ridotto bisogna che il Ministro presti molta attenzione all’agenda dei lavori (agenda peraltro fittissima e molto complicata).
Detto in estrema sintesi, il nuovo Ministro ha di fronte a sé due strade: mettersi a lavorare su tutto (con il rischio di trascinare tutti i problemi per settimane e mesi senza quindi dare qualche risposta immediata ai docenti) oppure individuare un paio di questioni chiave che possano dare un segnale chiaro al mondo della scuola.
E se la strada fosse proprio questa il Ministro dovrebbe decidere su cosa focalizzare il proprio intervento facendo un accurato esame del rapporto fra costi e benefici; nel concreto dovrebbe individuare qualcosa che “costi” relativamente poco in termini politici ed economici ma che consenta al tempo stesso di ottenere subito qualche risultato concreto (non dimentichiamo che il tempo che il Ministro avrà a disposizione sarà davvero molto poco anche nella migliore delle ipotesi).
E allora è molto probabile che gli interventi si possano concentrare proprio sulle questioni che politico-sindacali che hanno creato i maggiori dissensi.
Il primo totem a saltare potrebbe essere quello del bonus premiale per i docenti: è possibile che per farlo rientrare nelle materie oggetto di contrattazione fra ds e rsu non sia neppure necessario modificare le disposizioni della legge 107.
Più complessa appare la questione della chiamata diretta dagli albi territoriali perchè su questo punto la legge 107 è piuttosto chiara e stringente; ma è però possibile far ripartire la trattativa sulla mobilità con la “promessa” di ritoccare (non a stravolgere) quanto prima la legge 107, utilizzando magari un decreto legge da approvare nell’arco di un paio di mesi.
D’altronde, accettando l’incarico, Valeria Fedeli ha certamente posto qualche condizione anche per non bruciare se stessa e il sindacato di provenienza: se l’operazione “ritocco della 107” non andasse in porto sarebbe una sconfitta anche per la Cgil e certamente il Ministro non ha l’intenzione di mettere in difficoltà il suo ex sindacato.
Diciamo insomma, che le condizioni per qualche ritocco (leggero ma no sostanziale) della legge 107 ci sono tutte. Si tratta ora di capire se i sindacati del comparto si accontenteranno di qualche modifica o se -nel timore di perdere consensi rispetto ai sindacati di base – pretenderanno una revisione radicale della legge: in questo caso l’operazione potrebbe fallire, ma il Ministro potrebbe pur sempre dire di avercela messa tutta e di non essere riuscita a raggiungere l’obiettivo a causa della indisponibilità della controparte (non dimentichiamo che, Valeria Fedeli di contratti ne ha fatti più di uno e quindi un po’ di esperienza ce l’ha in ogni caso).

Nuovo ministro dell’Istruzione, dai sindacati caute aspettative: tutti i problemi aperti

da La Tecnica della Scuola

Nuovo ministro dell’Istruzione, dai sindacati caute aspettative: tutti i problemi aperti

Hanno fatto il punto della situazione, spiegato con i dati il “bilancio di una legge disastrosa” e messo sul piatto le richieste per un cambio di rotta.

Sono i cinque maggiori sindacati della Scuola, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, guidati dai rispettivi segretari provinciali, che in questi giorni stanno svolgendo una tornata di assemblee sindacali unitarie nella provincia di Vicenza.

La domanda più incalzante, dopo il giuramento del nuovo Governo Gentiloni e il cambio di ministro al Miur, è: “Cosa aspettarsi?”. Un conto sono le richieste, già definite da tempo dai sindacati, un conto sono le aspettative, indotte dalle vicende politiche post referendum.

C’è cautela, non si sa se più prudente o piuttosto diffidente. “Non so cosa sia possibile aspettarsi”, dice Enrico Bianchi della Uil, interpretando il pensiero anche degli altri. “È una ministra di provenienza sindacale. Spero abbia una visione tendente ad una vera Buona Scuola”.

Le richieste che i sindacati intendono portare avanti unitariamente sono chiare e precise: revisione della mobilità col ritorno alla titolarità su scuola, revisione della legge 107, rinnovo contrattuale, attenzione per gli Ata e i precari.

L’analisi dei problemi aperti è molto lunga.

LEGGE 107

Ha cominciato Doriano Zordan, segretario Snals di Vicenza, ad illustrare il “Bilancio di una legge disastrosa” e parlando senza mezzi termini di “arroganza, incompetenza e irresponsabilità” di un governo che ha voluto stravolgere la Scuola, soffermandosi in particolare sugli effetti: aumento esponenziale del contenzioso, avvio disastroso dell’anno scolastico, incertezza sulla sede di servizio dei docenti, deriva dei principi ispiratori dell’autonomia scolastica, e perfino aumento del precariato.

RINNOVO DEL CONTRATTO

Dal 2009 al 2013 la perdita di potere d’acquisto degli stipendi di chi lavora nella Scuola è stata del 9,6%. Dire di no agli 85 euro proposti dal governo dopo 8 anni di Contratto scaduto non era possibile, ha detto Massimo Gennaro della Cisl. Ma adesso si tratta di negoziare su alcune richieste chiare: dal mantenimento della progressione di carriera per anzianità di servizio al riconoscimento di funzioni specifiche legate alla didattica o all’organizzazione, con trattamenti stabiliti a livello nazionale e non più di singola scuola, per ridurre la discrezionalità nella distribuzione del Fis. Quanto agli 85 euro, per il governo si tratta di aumento “medio”, mentre i sindacati lo intendono come “non inferiore” a 85 euro, oppure sarebbe inaccettabile.

 

FORMAZIONE

Le attività di formazione devono essere deliberate dal collegio dei docenti e non imposte unilateralmente dal dirigente scolastico, come ha ricordato Renata Veronese della Gilda. L’aggiornamento  ritenuto “obbligatorio” deve essere fatto in  orario di lavoro, cioè compreso nelle 40 ore, finché è in vigore l’attuale Contratto. L’aspetto più inquietante riguarda però la card docenti: “Serve a pagare i formatori e i corsi organizzati dalle varie agenzie?”, si è chiesta Veronese. Bisogna fare attenzione a non utilizzare la card per corsi spacciati per obbligatori dal dirigente, e tenere presente che il principio costituzionale della libertà di insegnamento comprende anche la possibilità di scegliere come formarsi, seppure in coerenza con il piano dell’Istituto.

 

PRECARIATO

Non è diminuito, come non è diminuita la supplentite. A spiegare le ragioni è stato Carmelo Cassalia della Cgil. Il piano di stabilizzazione previsto dalla legge 107 è un atto “positivo, atteso e dovuto”, dopo la sentenza della Corte europea del 2014. Ma “ha lasciato tutti scontenti, assunti ed esclusi”. Erano state promesse 150mila assunzioni. Ne sono state fatte 103mila, su 300mila precari che si trovano nelle graduatorie di istituto. Il piano di assunzione con nomine a livello nazionale è stato poco trasparente e soprattutto non ha tenuto conto del reale fabbisogno delle scuole. Specialmente al Nord restano troppe cattedre vacanti sulle quali c’è stato un valzer di supplenti. Basta pensare che a Vicenza, dopo le assunzioni, restavano 2500 posti vacanti. I precari dunque sono stati lasciati nella instabilità e marginalità.

 

DELEGHE BUONA SCUOLA

Una delle maggiori incognite riguarda le 9 deleghe attuative della legge 107, che scadono il 13 gennaio 2017 e servono a completare la riforma. Riguardano materie importanti come esami di stato e valutazione, scuola infanzia, revisione istruzione professionale, reclutamento e concorso docenti, testo unico, diritto allo studio. “Non so cosa ci aspetti”, conclude Enrico Bianchi della Uil, di certo “per modificare una norma serve un’altra norma”. Vediamo se ci sarà la volontà politica.

Quali sono i requisiti per andare in pensione nel 2017?

da La Tecnica della Scuola

Quali sono i requisiti per andare in pensione nel 2017?

Nella circolare sulle cessazioni il Miur ha riepilogato i requisiti necessari per accedere al trattamento pensionistico dal 1° settembre 2016.

Vediamoli in sintesi.

Requisiti posseduti al 31/12/2011
Accesso alla pensione di anzianità con:
  • 60 anni di età e 36 di contribuzione o 61 anni di età e 35 di contribuzione, maturati entro il 31/12/2011. Fermo restando il raggiungimento della quota 96, i requisiti minimi che inderogabilmente devono essere posseduti alla suddetta data, senza alcuna forma di arrotondamento, sono di 60 anni di età e 35 di contribuzione. L’ulteriore anno eventualmente necessario per raggiungere la “quota 96” può essere ottenuto sommando ulteriori frazioni di età e contribuzione (es. 60 anni e 4 mesi di età, 35 anni e 8 mesi di contribuzione).
  • indipendentemente dall’età, un requisito di anzianità contributiva non inferiore a 40 anni maturato entro il 31/12/2011.

Accesso alla pensione di vecchiaia con:

  • 65 anni di età per gli uomini e 61 di età per le donne, con almeno 20 anni di contribuzione (15 per chi è in possesso di anzianità contributiva al 31/12/1992) se posseduti entro la data del 31/12/2011.

Nuovi requisiti

Accesso alla pensione di vecchiaia:

  • requisito anagrafico di 66 anni e 7 mesi compiuti entro il 31/08/2017 (collocamento d’ufficio) o, a domanda, entro il 31/12/2017 sia per gli uomini che per le donne, con almeno 20 anni di anzianità contributiva.

Accesso alla pensione anticipata:

  • a domanda solo al compimento di 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva, per le donne, e 42 anni e 10 mesi per gli uomini da possedersi entro il 31/12/2017, senza operare alcun arrotondamento.

Cd. “Opzione donna”

Le lavoratrici rientranti nella cd. “Opzione donna” possono accedere al trattamento pensionistico di anzianità, ove in possesso dei prescritti requisiti anagrafici e contributivi, optando per la liquidazione del trattamento medesimo secondo le regole di calcolo del sistema contributivo.

Tale facoltà è stata estesa anche alle lavoratrici che entro il 31 dicembre 2015 abbiano maturano un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni (per le gestioni esclusive dell’AGO 34 anni, 11 mesi e 16 giorni) e un’età anagrafica pari o superiore a 57 anni e 3 mesi a prescindere dalla data di decorrenza del trattamento pensionistico.

Pertanto, la data del 31 dicembre 2015 è da considerarsi quale termine entro il quale devono essere soddisfatti i soli requisiti contributivi e anagrafici per il diritto alla pensione di anzianità in regime sperimentale donna.

Le predette lavoratrici potranno pertanto presentare istanza di dimissioni secondo le scadenze fissate con D.M. 941/ 2016 ed accedere alla pensione a decorrere dal 1° settembre 2017.

Settima salvaguardia

Infine, possono accedere al trattamento pensionistico secondo le regole previgenti la riforma Fornero i lavoratori in congedo per assistere figli con disabilità grave, i quali perfezionino i requisiti utili per la pensione entro il sessantesimo mese successivo alla data di entrata in vigore del decreto legge n. 201 del 2011 (settima salvaguardia).

I soggetti che abbiano ricevuto la certificazione da parte dell’INPS potranno presentare domanda di collocamento a riposo per accedere al trattamento pensionistico dal 1° settembre 2017.

Formazione neo-assunti, come iscriversi alla piattaforma

da La Tecnica della Scuola

Formazione neo-assunti, come iscriversi alla piattaforma

Abbiamo già comunicato dell’apertura della piattaforma Indire dedicata alla formazione del personale docente neo-assunto.

Per accedere all’ambiente on-line è necessario registrarsi tramite il pulsante ”Iscriviti”. Dopodiché, il docente riceverà via email un messaggio di conferma contenente:

– Il nome utente, generalmente composto secondo la regola: COGNOME.NOME
– Un link utile ad impostare la password.

Il link ricevuto tramite email insieme al nome utente deve essere utilizzato esclusivamente per la creazione della password.

Per accedere alla piattaforma è necessario collegarsi al sito neoassunti.indire.it/2017/, cliccare sul tasto “Accedi” in homepage e inserire le credenziali.

Attenzione a cliccare sul link ricevuto via mail entro 3 giorni dalla ricezione: infatti, il link per impostare la password scade se sono passati tre giorni dall’invio del messaggio. In questo caso è necessario ripetere la procedura di iscrizione per ottenere un nuovo link.

L’email di conferma viene inviata all’indirizzo inserito in fase di iscrizione. Si consiglia di attendere almeno 24 ore e, se non si riceve la mail, è necessario controllare che il messaggio di conferma non sia stato filtrato dal client di posta elettronica nella casella SPAM/posta indesiderata. Ad ogni modo, se dopo 24 ore l’email di conferma non è ancora arrivata e non è nella cartella spam, si consiglia di contattare il servizio di assistenza.

I sindacati sperano nel nuovo ministro Fedeli ma chiedono discontinuità con il passato

da La Tecnica della Scuola

I sindacati sperano nel nuovo ministro Fedeli ma chiedono discontinuità con il passato

Il nuovo ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, ha acceso le speranze dei sindacati del comparto scuola, che però, in maniera univoca, chiedono un cambio di passo rispetto alla precedente amministrazione.

I primi auguri di buon lavoro per il neo ministro Valeria Fedeli, sono arrivati dalla Cisl Scuola, con Maddalena Gissi, segretario generale, che commenta: “siamo certi che la sua intelligenza e la sua sensibilità possano contribuire, dopo una lunga stagione di disagio e tensione, a ristabilire un clima di serenità nel mondo della scuola, che attende anche, attraverso il rinnovo del contratto, di vedere più giustamente riconosciuto il valore del lavoro di tutto il personale che vi opera”.

La Flc Cgil da un lato sottolinea che “il Governo Gentiloni presenta significativi tratti di continuità con il Governo presieduto da Matteo Renzi, mentre è evidente che il voto del 4 dicembre ha pesato sulla decisione di cambiare il Ministro dell’Istruzione”. Dall’altro lato,  il sndacato guidato da Sinopoli, spera che Fedeli possa “ricostruire corrette, stringenti ed efficaci relazioni sindacali, il cui banco di prova sarà il rinnovo dei contratti”.

Pieno di speranza anche l’augurio del segretario generale della Gilda, Rino Di Meglio, che invece chiede al nuovo ministro di intervenire “sugli aspetti più deleteri della legge 107/2015, primi fra tutti la chiamata diretta e la titolarità dei docenti sugli ambiti territoriali”.

Di parere decisamente diverso Piero Bernocchi, portavoce Cobas che invece vede “la sostituzione della Giannini – che di certo non verrà rimpianta – con Valeria Fedeli uno di quei casi in cui il detto ‘dalla padella alla brace’ calza a pennello’.

Bisogna aspettare per giudicare l’operato di Valeria Fedeli e verificare se effettivamente vorrà imprimere un forte segno di rottura con l’amministrazione Giannini.

Di sicuro il nuovo titolare a Viale Trastevere avrà in mano una bella patata bollente, considerando il clima incandescente che si è creato attorno a Stefania Giannini mese dopo mese nel corso del suo mandato.

I nodi, come abbiamo già scritto in precedenza, sono tanti: dalle 9 deleghe della Buona scuola alla formazione del personale. Dai correttivi della legge 107/2015 alla mobilità degli insegnanti, che ha causato un vero e proprio caos la scorsa estate. Senza contare che c’è da concludere il concorso docenti 2016 e far partire quello per i dirigenti scolastici, latitante da mesi.

Le reazioni: sindacati soddisfatti, opposizione sulle barricate

da Tuttoscuola

Le reazioni: sindacati soddisfatti, opposizione sulle barricate

“Sulla scuola convocherò al più presto le parti per discutere di tutto”. Queste le prime parole della neo ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli al termine del giuramento al Quirinale del nuovo governo. Parole che sono arrivate proprio mentre, sui social, arrivava la benedizione di Francesca Puglisi, da molti indicata come possibile nuova inquilina del dicastero di viale Trastevere. “Grazie a Stefania Giannini per la strada percorsa assieme. Buon lavoro a Valeria Fedeli, saprà aiutarci a ricucire con la scuola. Avanti insieme!”, le parole su twitter della senatrice, responsabile scuola della segreteria nazionale del Pd.

Fedeli è uno schiaffo a Family Day, dice Eugenia Roccella, parlamentare di Idea. “Nella generale impressione di deja vu di questo governo Renzi senza Renzi, spicca, tra le poche novità, il nome di Valeria Fedeli all’istruzione. La Fedeli è un’accesa sostenitrice dell’introduzione del gender nelle scuole, e ha firmato un progetto di legge molto chiaro, per “Integrare l’offerta formativa dei curricoli scolastici, di ogni ordine e grado, con l’insegnamento a carattere nterdisciplinare dell’educazione di genere come materia, e agendo anche con l’aggiornamento dei libri di testo e dei materiali didattici”. E conclude: “E’ uno schiaffo al popolo del family day e al Comitato Difendiamo i nostri figli. Questo governo nasce già con lo stesso marchio di fabbrica del precedente sui temi etici e antropologici, ma subirà la stessa opposizione: non permetteremo che nelle scuole passino progetti ideologici e contrari alla libertà educativa”.

Dure anche le opposizioni. Secondo il deputato della Lega Alessandro Pagano “la nomina della senatrice Fedeli al Ministero dell’Istruzione significa di fatto l’introduzione della teoria gender a scuola, ricordo in merito che la neo ministra è prima firmataria di uno specifico ddl. Con questa nomina Renzi e il Pd hanno voluto mettere due dita negli occhi alle associazioni delle famiglie, significa voler creare tensioni, significa voler andare controcorrente rispetto a quanto condannato da Papa Francesco più volte in questi anni, in riferimento alla colonizzazione ideologica del gender a scuola”. E conclude: “Il Pd, quindi, ha gettato finalmente la maschera e si pone contro la libertà di educazione dei nostri figli e contro le famiglie. Mi chiedo cosa diranno adesso gli alleati centristi,quale imbarazzo, fino a che punto saranno disposti a digerire qualunque cosa pur di non dare la parola ai cittadini. E’ chiaro ormai che sono complici della sinistra e del disegno del Pd”.

Prime aperture proprio dal sindacato. “Riteniamo la sua passata esperienza nel sindacato un valore aggiunto che le permette di considerare in tutta la sua importanza e valore il rapporto con le forze sociali, così come il ruolo fondamentale che confronto e contrattazione possono svolgere a sostegno di efficaci strategie di autentica innovazione” ha detto la segretaria generale della Cisl scuola, Maddalena Gissi, augurando alla neo ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, “le più vive felicitazioni e gli auguri di buon lavoro”.   “Siamo certi che la sua intelligenza e la sua sensibilità possano contribuire, dopo una lunga stagione di disagio e tensione, a ristabilire – osserva Gissi – un clima di serenità nel mondo della scuola, che attende anche, attraverso il rinnovo del contratto, di vedere più giustamente riconosciuto il valore del lavoro di tutto il personale che vi opera”.

Il Governo Gentiloni presenta significativi tratti di continuità con il Governo presieduto da Matteo Renzi, mentre è evidente che il voto del 4 dicembre ha pesato sulla decisione di cambiare il Ministro dell’Istruzione“. Queste sono le parole che possiamo invece leggere in una nota di Francesco Sinopoli, segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL. “Per quanto concerne la nomina della senatrice Valeria Fedeli al Miur – continua Sinopoli – auspichiamo una forte discontinuità rispetto alle scelte adottate fino ad oggi. Un ascolto autentico delle istanze delle lavoratrici e dei lavoratori che nelle istituzioni scolastiche, universitarie, nelle accademie artistiche e musicali e nei centri di ricerca, vivono quotidianamente. E’ poi decisivo ristabilire corrette, stringenti ed efficaci relazioni sindacali, il cui banco di prova sarà il rinnovo dei contratti“.

Anche gli studenti sperano in cambio di rotta da parte del nuovo Ministro: ”Tra i pochi cambiamenti della squadra di Governo troviamo quello alla guida del ministero dell’Istruzione: auspichiamo che questo sia all’insegna di un cambio di direzione reale“. A pronunciare queste parole è Elisa Marchetti, coordinatrice dell’Unione degli Universitari. “E’ fondamentale – prosegue – riaprire la discussione sulla legge di bilancio, che, se da un lato contiene misure positive come la no tax area e l’aumento del fondo statale per le borse di studio, necessita ancora di importanti revisioni su aspetti fortemente critici, primo tra tutti quello delle superborse. Gli aspetti sistemici su cui chiediamo al nuovo Ministro di intervenire sono molti: l’emergenza del sottofinanziamento sia delle università che del sistema del diritto allo studio, che si ripercuote nel calo costante di iscritti all’università; il superamento del sistema del numero chiuso; il coinvolgimento nella discussione delle lauree professionalizzanti.” Le fa eco Giammarco Manfreda, coordinatore della rete degli studenti medi: “Le dichiarazioni del presidente uscente Matteo Renzi sugli errori della Buona scuola, oggi la definitiva notizia dell’unica uscita dalla nuova squadra di governo di Stefania Giannini, che aveva fatto della Buona scuola una battaglia fondamentale. Ci auguriamo – sottolinea – che questo cambiamento al MIUR sia figlio della volontà di tracciare un percorso alternativo, caratterizzato da un maggior dialogo con gli studenti“.

“Al neo ministro Valeria Fedeli rivolgiamo i nostri migliori auguri di buon lavoro auspicando che la sua esperienza nell’ambiente sindacale la renda sensibile a un maggiore ascolto delle parti sociali rispetto a chi l’ha preceduta a viale Trastevere’‘. Questo è invece quanto dichiara Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commentando l’insediamento del nuovo titolare dell’Istruzione: “Riteniamo indispensabile che si intervenga sugli aspetti più deleteri della legge 107/2015, primi fra tutti la chiamata diretta e la titolarità dei docenti sugli ambiti territoriali”.

Posti sostegno in deroga: aumento vertiginoso, però…

da Tuttoscuola

Posti sostegno in deroga: aumento vertiginoso, però…

Da alcuni anni è evidente lo sforzo notevole del Ministero dell’istruzione per corrispondere, mediante l’incremento dei posti di sostegno, all’aumento continuo di alunni con disabilità che vengono inseriti nelle scuole statali.

Nell’ultimo quinquennio (dal 2011-12 al 2016-17), mentre il numero dei ragazzi inseriti ha fatto registrare un incremento complessivo del 17,3%, passando dai 198.672 del 2011-12 ai 232.953 di quest’anno (+34.281 alunni disabili), il numero dei posti di sostegno è aumentato addirittura del 46,4%, passando dai 97.607 del 2011-12 ai 142.930 di quest’anno (+45.323 posti di sostegno).

Nel quinquennio precedente, gli incrementi del numero degli alunni disabili inseriti e il numero dei posti di sostegno erano andati pressoché di pari passo, facendo registrare, il primo, un 16,8% e, il secondo, un 18,6%.

È di tutta evidenza che negli ultimissimi anni il sostegno agli alunni con disabilità ha rappresentato per il Miur e per il Governo una vera priorità, tradotta anche nella legge 107/15 della Buona Scuola con il potenziamento di 6.446 posti dell’organico per il sostegno.

Quest’anno lo sforzo dell’Amministrazione ha raggiunto livelli massimi facendo registrare, rispetto al 2015-16, un incremento di circa l’11% del numero dei posti di sostegno, conseguente ad un aumento di 14.003 posti.

C’è da dire, però, che di quei 142.930 posti di sostegno soltanto 96.238 (il 67%) sono stabili e fissi (organico di diritto), mentre i restanti 46.692 sono in deroga, assegnati per legge a docenti con contratto a tempo determinato nominati fino al 30 giugno.

Quei posti in deroga rappresentano un terzo di tutti i posti di sostegno, la quota della precarietà del sistema.

È l’altra faccia – meno positiva – dell’impegno governativo a sostenere l’inclusione con molti posti. Oltre alla quantità occorre anche un’uguale attenzione alla qualità del sostegno, dove qualità significa stabilizzazione dei posti per assicurare agli alunni disabili la continuità didattica.

I 140 milioni stanziati dalla legge di stabilità per il 2017 (400 milioni dal 2018) anche per “l’accorpamento degli spezzoni di orario aggregabili fino a formare una cattedra o un posto interi, anche costituiti tra più scuole” per complessivi 25 mila cattedre o posti, vogliamo ancora sperare che siano per la maggior parte posti stabili di sostegno per ridurre drasticamente i posti in deroga.

Addio Stefania Giannini, l’ex ministro paga per tutti

da Tuttoscuola

Addio Stefania Giannini, l’ex ministro paga per tutti

E alla fine l’unico ministro del governo Renzi non confermato o non spostato ad altro incarico (come Alfano o Boschi) è stata lei, Stefania Giannini, ministro dell’istruzione, che ha così concluso la sua intensa ma breve carriera politica, tutta racchiusa nella corrente legislatura.

Candidata da Mario Monti al Senato nelle liste di Scelta Civica (“Con Monti per l’Italia”) e nominata segretaria del gruppo di SC al Senato, dopo il distacco di Monti dall’impegno politico diretto è diventata segretaria di questo partito (novembre 2013), in rappresentanza del quale è entrata nel governo Renzi (febbraio 2014). Dopo il clamoroso insuccesso (lo 0,7% dei voti) registrato da SC nelle europee dell’aprile 2014 è confluita nel PD insieme ad altri esponenti del partito ex montiano.

Giannini, rimasta alla guida del Miur per quasi tre anni (2 anni e 10 mesi), già prima del referendum del 4 dicembre era in odore di sostituzione a causa della insoddisfacente gestione della legge 107 (Buona Scuola), della quale lo stesso premier Renzi si era in più occasioni lamentato. Probabilmente il suo destino sarebbe stato lo stesso anche in caso di successo del sì nel referendum e di un probabile, a quel punto, rimpasto del governo.

Per la verità non si può dire che Stefania Giannini sia la massima responsabile di questa legge, che si è trovata a dover gestire senza esserne stata l’ideatrice. Ma, appunto, la prova del fuoco del suo spessore come ministro e leader politico sarebbe stata proprio quella di saper gestire una situazione difficile. Non lo ha saputo fare, ed è per questo che al suo posto è stata chiamata una personalità come Valeria Fedeli, che vanta una notevole esperienza politica e ha un passato da sindacalista di punta della Cgil. Il suo compito è quello di ricostruire un rapporto positivo con il mondo della scuola, anche in vista delle future e non troppo lontane elezioni politiche. Un compito che Stefania Giannini, ormai affondata nelle sabbie mobili della Buona Scuola, non era evidentemente in condizione di assolvere.

Scuola? In bocca al lupo

da Tuttoscuola

Scuola? In bocca al lupo

Aula vuota, ministri distratti e un discorso di quelli che difficilmente poteva suscitare molta attenzione. Venti minuti senza asprezze, senza asperità o ruvidezze, persino quasi senza un applauso, per chiedere la fiducia a un governo che definire sbiadito è già tanto. E soprattutto neppure una parola sulla scuola, che pure è stata ritenuta una delle ragioni più importanti del fallimento del gabinetto Renzi. Parte in modo dimesso, il governo di Paolo Gentiloni. E già si capisce che avrà il fiato corto e che gli orizzonti sono assai limitati. Non poteva essere diversamente. Governo di responsabilità, l’ha definito il presidente del Consiglio. E ora vedremo come vorrà declinarla.

A far discutere, per adesso, è proprio la sostituzione del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. Lo sbarco a viale Trastevere di Valeria Fedeli, inviata a ricucire i rapporti con il mondo della scuola, ha sollevato tante speranze, ma altrettante fratture rischiano di aprirsi. La prima nota, di cronaca, è che – dopo tanti ministri provenienti dal mondo dell’università – a caricarsi di questa responsabilità è una ex sindacalista, anche molto identitaria. Perché una sindacalista? Hanno sbagliato i suoi predecessori? E perché? E dove? Su questo non c’è alcuna autocritica o chiarimento. Si cambia strada insomma, ma la scommessa resta ancora tutta da vincere. L’altra considerazione è che, visto l’orizzonte limitato del nuovo governo, non c’è da attendersi granché sul piano delle riforme. Anzi, le aspettative sono per un sostanziale ridimensionamento dell’impianto della “Buona Scuola”. Mentre il rischio di uno scontro tutto ideologico con il mondo cattolico sembra essere dietro l’angolo, soprattutto se si darà davvero corso all’introduzione del gender nelle scuole.

E allora? La coperta è corta. E all’orizzonte non sembra che ci siano uomini in grado di riportare la questione della scuola, che resta comunque aperta e sempre centrale per il Paese, al centro del dibattito tra i corpi attivi della società. Certo ci sono molte emergenze da affrontare, tante priorità che è giusto non dimenticare. Ma è come procedere affrettandosi a tappare buche sulla strada. Ne copri una, se ne aprono due. In bocca al lupo, allora, scuola italiana. Ne hai bisogno.