Passaggio di consegne al MIUR


Si è svolto nel pomeriggio del 13 dicembre 2016, al MIUR, il passaggio di consegne tra la neo Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli e la Ministra uscente Stefania Giannini.

L’incontro si è svolto in un clima di collaborazione e ha riguardato i dossier aperti e le prossime scadenze amministrative. La senatrice Stefania Giannini ha augurato buon lavoro a Valeria Fedeli che ha ringraziato il suo predecessore per il lavoro svolto.


Valeria Fedeli

È nata a Treviglio (BG) il 29 luglio 1949.

Dopo aver conseguito il diploma triennale per insegnare nella scuola materna si trasferisce a Milano, dove lavora come maestra per il Comune di Milano. In quel periodo prende il diploma di assistente sociale presso l’UNSAS.

Inizia poi l’esperienza in CGIL che la porta ad assumere diversi incarichi: prima nella FLELS (la Federazione Lavoratori Enti Locali e Sanità) a Milano, dove segue anche il settore della scuola, poi a Roma, nella segreteria nazionale della Funzione Pubblica ed in CGIL Nazionale, dove segue la creazione del SLC (Sindacato Lavoratori della Comunicazione).

Nel 1996 viene eletta nella segreteria nazionale della FILTEA (Federazione Italiana Lavoratori Tessili Abbigliamento Cuoio Calzature), dove nel 2000 è eletta segretaria  generale nazionale, carica che ricopre fino al 2010. Nel 2001 è eletta anche presidente del sindacato tessile europeo (FSE-THC), rimanendo in carica fino al 2012.

Dopo l’unificazione delle categorie dei tessili, chimici ed energia, è vice segretaria nazionale della FILCTEM dal 2010 al 2012. E in quegli anni diviene anche vice presidente della nuova federazione europea dell’industria (EIWF, che unisce tessili, chimici e meccanici).

Nel 2012 diventa vice presidente nazionale di Federconsumatori, carica mantenuta fino alla candidatura a senatrice nelle elezioni politiche del 2013, come capolista in Toscana per il Partito Democratico.

È grazie a questo impegno trentennale di rappresentanza del lavoro che viene definita una sindacalista pragmatica. Il riformismo, una visione ideale forte coniugata con l’impegno concreto nell’ottenere risultati per lavoratrici e lavoratori, la ricerca di percorsi di confronto e cambiamento mirati alla crescita del sistema Paese, rappresentano, infatti, un tratto caratteristico del suo lavoro, sia in Italia che in Europa.

In tutta la sua vita e nel suo impegno politico, sindacale e istituzionale è stata sempre protagonista di battaglie per i diritti e le libertà delle donne, per l’uguaglianza e il superamento di ogni forma di discriminazione.

Ha partecipato concretamente alla costruzione di politiche industriali per la competitività e l’internazionalizzazione del sistema produttivo della moda italiana, sedendo al Tavolo per lo sviluppo del Made in Italy del Ministero dello Sviluppo economico durante il primo Governo Prodi, difendendo l’idea che i diritti e la qualità dei processi produttivi e dei prodotti siano le due componenti su cui puntare e che il sapere e il saper fare siano leve fondamentali per vincere la sfida globale della competitività sostenibile.

È stata, inoltre, nella delegazione per il negoziato sulle nuove regole del commercio internazionale il Doha Round del 2003 come convinta sostenitrice dell’idea che di fronte alla globalizzazione sia decisivo saper comprendere e governare i cambiamenti.

Anche in sede europea ha operato per politiche commerciali di reciprocità, di equità e di apertura nel dialogo tra Unione Europea e Cina e ha contribuito alla costruzione di  piani di contrasto alla contraffazione delle merci, per la tracciabilità e la trasparenza dei processi produttivi.

Nel febbraio del 2013 è stata eletta senatrice e da marzo 2013 a dicembre 2016 è stata Vice Presidente Vicaria del Senato.

10 anni di Convenzione Onu, la rivoluzione parte dalla self-advocacy

Vita.it del 13-12-2016

10 anni di Convenzione Onu, la rivoluzione parte dalla self-advocacy

di Sara De Carli

Il 13 dicembre 2006 l’Onu approvava la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità, che oggi è stata ratificata da 172 stati (l’ultimo è la Corea del Nord). Doveva essere una rivoluzione copernicana nell’approccio alla disabilità, invece c’è ancora molto da fare. In Italia l’esperienza più innovativa nata dalla Convenzione Onu sono gli auto-rappresentanti: persone con disabilità intellettiva che partecipano in prima persona.

Dieci anni fa, il 13 dicembre 2016, l’Assemblea delle Nazioni Unite approvava la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità. Una rivoluzione copernicana nell’approccio alla disabilità. Innanzitutto c’è il cambio di registro linguistico: non più il disabile ma la persona con disabilità. Al centro c’è la persona, con una disabilità, certo, ma sempre persona, l’accento va su quello: la disabilità non esaurisce l’identità della persona e non si sovrappone ad essa. Poi la nuova definizione di disabilità, non più come patologia né come danno da risarcire, né come qualcosa di dato e immutabile, ma come interazione fra la persona e le sue caratteristiche individuali e l’ambiente che la circonda. Infine i diritti: «scegliemmo l’approccio dei diritti umani proprio perché i diritti umani sono immediatamente esigibili, gli altri sono condizionati alla disponibilità di risorse», ha spiegato Giampiero Griffo, che è stato membro della delegazione italiana ai tempi dei lavori per la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità e accompagnò il governo italiano alla firma a New York. Dopo dieci anni c’è ancora tanto da fare. «Ecco, diciamo che l’impatto non è stato quello che ci auspicavamo. La Convenzione Onu in Italia non è stata ancora digerita: né dal Governo, né dagli enti locali, né – me lo lasci dire – dal movimento stesso delle persone con disabilità. Siamo ancora ai temi generali, si doveva partire da una definizione nuova di disabilità, non è stata fatta», affermava Griffo poche settimane fa.

Ma qualche passo avanti c’è stato. Dal lato dei numeri, la Convenzione Onu oggi è stata ratificata da 172 stati, ultime la Corea del Nord il 9 dicembre, la Micronesia il 7 dicembre e Samoa il 2 dicembre (in allegato l’infografica preparata dalle Nazioni Unite per l’occasione del decennale). È stata ratificata dall’87% dei paesi membri dell’Onu, ne mancano ancora 26. L’Italia l’ha ratificata nel febbraio 2009. In Italia l’esempio più concreto del cambiamento di approccio è la nascita del movimento di autorappresentanti, con una piattaforma che per il momento conta 11 leader: Enrico, Marco, Antonio, Alessandro, Serena, il giovanissimo Enrico di Salerno che ha soltanto 18 anni… Sono loro i pionieri di questa avventura nata all’interno delle realtà Anffas con il progetto Io cittadino, partito nel dicembre 2015 grazie al cofinanziamento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e conclusosi nela sua prima tappa a settembre, con la presentazione della piattaforma degli auto-rappresentanti. Si tratta di persone con disabilità intellettiva che nel circuito Anffas in questi mesi hanno fatto un percorso formativo specifico e sono stati eletti portavoce di altrettanti gruppi territoriali, dal Veneto alla Sicilia. Il video che presenta questo progetto e sensibilizza sul valore della self-advocacy (a parole ci crediamo tutti, nei fatti concreti è molto difficile scommetterci fino in fondo) è stato selezionato dalle Nazioni Unite per la partecipazione allo United Nations Enable Film Festival (UNEFF), festival di video e cortometraggi promosso dalle Nazioni Unite per celebrare la Giornata Internazionale delle persone con disabilità.

Nei giorni scorsi lo spot di “Io cittadino!”, unico italiano tra i 15 selezionati, è stato proiettato presso la sede delle Nazioni Unite in presenza dell’intero Dipartimento della Nazioni Unite per gli Affari Esteri e Sociali (DESA) riunitosi appositamente per celebrare la Giornata Internazionale delle persone con disabilità. «Siamo particolarmente orgogliosi di questo importantissimo riconoscimento per un progetto che possiamo sicuramente ritenere tra i più ambiziosi ed innovativi tra quelli che la nostra Associazione sta portando avanti. Il progetto ha portato alla nascita del Primo Movimento Italiano di Autorappresentanti, ovvero persone con disabilità intellettive che si battono in prima persona per la difesa dei propri diritti», commenta Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas Onlus. Orgoglio ancora maggiore perché «protagonisti indiscussi dello spot sono le stesse persone con disabilità intellettiva, che non solo interpretano il filmato grazie alla collaborazione degli attori di Anffas Roma, ma hanno attivamente contribuito alla sua ideazione e realizzazione».

Noi persone con disabilità intellettive entriamo nel futuro da protagonisti, liberi di partecipare, di scegliere, con il coraggio di cambiare il mondo. Senza barriere, senza pregiudizi, senza discriminazioni. Noi vogliamo dare il massimo per costruire un domani migliore. E tu?

Si parte dagli anni ‘20, quando «le nostre vite erano considerate indegne di essere vissute», per arrivare al 2006, alla Convenzione Onu: «oggi siamo prima di tutto persone, abbiamo gli stessi diritti di tutti». Tanti primi piani, per dire tutti che «noi persone con disabilità intellettive entriamo nel futuro da protagonisti, liberi di partecipare, di scegliere, con il coraggio di cambiare il mondo. Senza barriere, senza pregiudizi, senza discriminazioni. Noi vogliamo dare il massimo per costruire un domani migliore. E tu?».

Già, e tu? «Ci auguriamo che questo spot aiuti ad accendere maggiormente i riflettori su un tema, quello del diritto ad essere considerati cittadini a pieno titolo ed a ricevere i sostegni per farlo, ancora troppo poco conosciuto e praticato, ma soprattutto che porti la stampa, i cittadini, le istituzioni ad interessarsi di più alle opinioni, alle vite, alle storie che le persone con disabilità intellettiva hanno da raccontare», conclude Speziale.

UNA SINDACALISTA A CAPO DEL MIUR

UNA SINDACALISTA A CAPO DEL MIUR
osservazioni sulla nomina di Valeria Fedeli

Premettiamo che ogni persona va giudicata da come concretamente opera nel settore che le è stato affidato. Pertanto valuteremo le iniziative del nuovo Ministro Valeria Fedeli in modo spassionato, pronti a riconoscere, se sarà il caso, i suoi meriti, indipendentemente da quella che è stata la sua storia politica e il suo curriculum professionale.
Per ora ci limitiamo ad alcune osservazioni preliminari, pronti e ben disposti, sulla base di quanto abbiamo detto sopra, a modificarne il senso.
Il neo-ministro Dott.ssa Fedeli non possiede competenze in ambito scolastico, se si esclude una lontanissima esperienza, risalente agli anni ’70, quale sindacalista CGIL in rappresentanza degli insegnanti della scuola materna del Comune di Milano. Si è invece impegnata a lungo, sempre come sindacalista CGIL, nel settore tessile. Si può anzi dire che questa attività è stata il cuore della sua esperienza professionale. Attività che ha avuto termine nel 2012, quando si è avvicinata alla politica ed è stata subito eletta al Senato.
Dunque possiamo affermare che – in questo caso come in altri –  il criterio della competenza non è stato applicato: il nuovo Ministro della scuola nulla sa di scuola. Ciò non è necessariamente un male: molto meglio, riteniamo, uno che non sa niente, di un cervellone abbeveratosi alle teorie pedagogiche anglosassoni, uno di coloro che considerano i docenti come dei “facilitatori di cultura” e che parlano e scrivono, ma soprattutto pensano, in “didattese”.
Scendendo più nel concreto, uno dei problemi posti dalla nuova nomina è come si rapporterà una sindacalista di sinistra, cresciuta a pane e corteo, nei confronti della “buona scuola” renziana, cioè di quella scuola plasmata dalla legge 107 nella quale gli insegnanti sono dei travet e Sua Maestà il Dirigente regna sovrano. Quella scuola che è nata (con parto un po’ frettoloso) dal ventre del PD ma che piace tanto anche a Forza Italia e, ça va sans dire, alle associazioni dei presidi. Farà il nuovo ministro in qualche modo da contrappeso a questo orientamento aziendalistico e verticistico, oppure si adeguerà all’esistente? Vedremo. Quello che è certo che non è un’alternativa esaltante quella fra un modello di  scuola dominata dalle RSU e uno diretto da un amministratore delegato e un consiglio di amministrazione; a perderci, così a occhio, sono sempre gli insegnanti, cioè la scuola.
Ma in verità una scorribanda nel territorio scolastico la neo-Ministra l’aveva già fatta: ci riferiamo al Disegno di Legge che porta il suo nome depositato in Senato nel gennaio del ’15, il cui titolo esatto è: “Introduzione dell’educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema nazionale di istruzione e nelle università”. Ora il Ministro Fedeli avrà modo, dal suo alto scranno, di premere con più autorevolezza affinché esso trovi attuazione. E qui, per quanto ci sforziamo di non pensar male,  ci sorge il sospetto  che questa nomina si spieghi anche come una ritorsione nei confronti del “Popolo della Famiglia”, fortemente contrario al gender, per aver votato no al referendum. Ma, infine, inguaribili ottimisti come siamo, vogliamo sperare che non sia così,  che Valeria Fedeli si riveli, nonostante tutto, un saggio Ministro, e soprattutto che il DDL sdogana-gender rimanga per sempre ben chiuso nei cassetti senatoriali.

Alfonso Indelicato
Resposabile del Dipartimento Politiche Scolastiche di FdI – AN
della Lombardia

AUGURI AL MINISTRO FEDELI, SPERIAMO IN UN MAGGIORE ASCOLTO

AUGURI AL MINISTRO FEDELI, SPERIAMO IN UN MAGGIORE ASCOLTO
“Al neo ministro Valeria Fedeli rivolgiamo i nostri migliori auguri di buon lavoro auspicando che la sua esperienza nell’ambiente sindacale la renda sensibile a un maggiore ascolto delle parti sociali rispetto a chi l’ha preceduta a viale Trastevere”. E’ quanto dichiara Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commentando l’insediamento del nuovo titolare dell’Istruzione.
“Ci auguriamo che Fedeli voglia dare un forte segnale di discontinuità – prosegue Di Meglio – considerato l’esito disastroso della riforma Renzi-Giannini che ha scontentato tutto il mondo della scuola”.
“Dal canto nostro, riteniamo indispensabile che si intervenga sugli aspetti più deleteri della legge 107/2015, primi fra tutti la chiamata diretta e la titolarità dei docenti sugli ambiti territoriali”.

UN APPELLO ALL’IMPEGNO PER LA LIBERTA’ DI SCELTA EDUCATIVA

A GENTILONI E FEDELI L’AUGURIO DELL’AGESC ED UN APPELLO ALL’IMPEGNO PER LA LIBERTA’ DI SCELTA EDUCATIVA E PER NUOVE POLITICHE DELLA FAMIGLIA

Roberto Gontero,  presidente nazionale AGeSC – Associazione Genitori Scuole
Cattoliche – augurando buon lavoro alla titolare del Dicastero dell’istruzione
Valeria Fedeli,  auspica “che il nuovo Ministro riesca a far riconoscere e
sostenere il servizio educativo che svolgono le scuole pubbliche paritarie,
dando finalmente attuazione a quanto stabilito dalla Risoluzione del Parlamento
Europeo nell’ottobre 2014 sul tema della libertà di scelta educativa delle
famiglie. Risoluzione  ‘che comporta l’obbligo per tutti gli Stati membri del
Consiglio d’Europa nell’esercizio delle funzioni che essi svolgono nell’ambito
dell’educazione e dell’insegnamento, di rispettare il diritto dei genitori
assicurando questa educazione e questo insegnamento conformemente alle loro
convinzioni religiose e filosofiche’  compatibili con i valori fondamentali del
Consiglio d’Europa. Da Roberto Gontero ancora un appello al rispetto della legge
62/2000, che ha sancito la legittima appartenenza delle scuole paritarie al
sistema nazionale d’istruzione.   Insieme agli auguri per un proficuo lavoro,
una raccomandazione al nuovo Premier Paolo Gentiloni, affinché le famiglie
tornino ad essere al centro della politica del nostro Paese, a partire dal
sostegno alla ripresa della natalità, al processo di crescita dei giovani e al
loro accesso al mercato del  lavoro”.

Governo Gentiloni: chiediamo discontinuità col passato in tutti i settori della conoscenza

Governo Gentiloni: chiediamo discontinuità col passato in tutti i settori della conoscenza

Il Governo Gentiloni presenta, a nostro avviso, significativi tratti di continuità con il Governo presieduto da Matteo Renzi, mentre è evidente che il voto del 4 dicembre ha pesato sulla decisione di cambiare il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Del resto la bocciatura delle politiche del Governo Renzi da parte degli elettori del mondo della conoscenza è netta e inequivocabile. Per quanto concerne la nomina della senatrice Valeria Fedeli al MIUR, alla quale vanno i nostri auguri di buon lavoro, auspichiamo una forte discontinuità rispetto alle scelte adottate fino ad oggi. Innanzitutto, un ascolto autentico delle istanze delle lavoratrici e dei lavoratori che nelle istituzioni scolastiche, universitarie, nelle accademie artistiche e musicali e nei centri di ricerca, vivono quotidianamente. I dossier sul tavolo del MIUR sono tanti e importanti: dal superamento della legge 107/15 sulla scuola, il cui fallimento è sotto gli occhi di tutti, all’assurdità delle cattedre Natta, dall’emergenza dei precari in tutti i settori della conoscenza, fino alla esiguità delle risorse per la ricerca e per il diritto allo studio, solo per citarne alcuni.

È poi decisivo ristabilire corrette, stringenti ed efficaci relazioni sindacali, il cui banco di prova sarà il rinnovo dei contratti.

La FLC CGIL, come sempre, valuterà nel merito tutte le politiche e le proposte del nuovo Ministro.

Un’ex sindacalista a Viale Trastevere: Valeria Fedeli è la nuova ministra dell’Istruzione

da Il Sole 24 Ore

Un’ex sindacalista a Viale Trastevere: Valeria Fedeli è la nuova ministra dell’Istruzione

di Alessia Tripodi

Valeria Fedeli, ex sindacalista della Cgil, senatrice del Pd e vicepresidente del Senato, è il neo ministro dell’Istruzione del governo Gentiloni. Nata a Treviglio (Bg) il 29 luglio 1949, laureata in Scienze Sociali all’Unsas, è arrivata alla politica dopo una lunga esperienza nella Cgil. Sul sito istituzionale del Pd si dichiara «una sindacalista pragmatica», oltre a descriversi con un «sono femminista, riformista, di sinistra» e «sposata». Le sue prime parole da ministro dell’Istruzione sono state queste: «Convocherò presto tutte le parti per sentire il loro parere sui problemi della scuola», ha detto la Fedeli, lasciando il Quirinale dopo la cerimonia della fiducia.

Il ritratto
Cresciuta in provincia, dopo le scuole Fedeli si trasferisce a Milano e qui inizia la sua attività nel sindacato alla fine degli anni ’70 entrando nella Cgil. Si trasferisce poi nel 1982 a Roma, per assumere incarichi di segreteria prima nel settore pubblico e poi nel tessile. Dal 2000 fino al 2010 guiderà, come segretaria generale, la categoria dei lavoratori tessili della Cgil.Nel 2012 lascia il sindacato per candidarsi nelle liste del Partito Democratico come capolista in Toscana per il Senato della Repubblica.
Eletta senatrice nelle elezioni politiche italiane del 2013, il 21 marzo 2013 è eletta vice presidente del Senato della Repubblica per il Pd. Tra i vari disegni di legge presentati come primo firmatario si ricorda quello per l’istituzione di una Commissione parlamentare sul fenomeno dei femminicidi, che raccolse tra i cofirmatari l’appoggio di molti esponenti di forze politiche anche di opposizione. «In tutti i ruoli sindacali ricoperti in Italia ed in Europa – sottolinea il neo ministro sul sito del Pd – ho sempre avuto come riferimento prioritario le battaglie per i diritti, le libertà e l’autonomia delle donne e per il superamento delle disuguaglianze di genere». Fedeli è infatti anche tra le fondatrici di “Se non ora quando”, il movimento contro la violenza sulle donne.

Sostegno al made in Italy, lotta alle diseguaglianze di genere
Ricorda lei stessa sul suo profilo di avere «contribuito con Bersani ministro dello Sviluppo economico, alla definizione delle Linee guida di politica industriale per la competitività e l’internazionalizzazione del Sistema produttivo della moda italiana». Ha partecipato al Tavolo per lo sviluppo del Made in Italy dello stesso ministero, «difendendo l’idea – scrive – che qualità e diritti sono le componenti su cui puntare per vincere la sfida globale». Ha fatto parte della delegazione per il negoziato sulle nuove regole del commercio internazionale, il Doha Round nel 2003.
In sede europea, ha sostenuto «le politiche commerciali di reciprocità, di equità e di apertura nel dialogo tra Unione Europea e Cina ed ho contribuito alle politiche per il contrasto alla contraffazione delle merci». Della sua carriera sottolinea anche «il lungo lavoro a sostegno del made in Italy e della moda italiana».
Fedeli ha le idee chiare sull’importanza dell’Europa perché «aver avuto l’opportunità di incarichi sindacali a livello europeo – dice – mi ha permesso di riflettere concretamente su quanto l’Europa sia, per ciascun cittadino e ciascun paese membro, un grande amplificatore di opportunità».
Nel 2012, dopo 34 anni, è terminata l’ esperienza in Cgil. Il 15 novembre 2012 è diventata vice presidente nazionale di Federconsumatori.
In ogni caso «in tutti i ruoli sindacali ricoperti in Italia ed in Europa – sottolinea il neo ministro – ho sempre avuto come riferimento prioritario le battaglie per i diritti, le libertà e l’autonomia delle donne e per il superamento delle disuguaglianze di genere».

Sulla scuola al lavoro su tre dossier: concorso presidi, deleghe, modifiche alla legge 107

da Il Sole 24 Ore

Sulla scuola al lavoro su tre dossier: concorso presidi, deleghe, modifiche alla legge 107

di Claudio Tucci

Sono dossier “pesanti” quelli che aspettano il neo ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, che tra oggi e domani si insedierà a Viale Trastevere.

Le deleghe della legge 107
In cima alla lista, ci cono le nove deleghe attuative della riforma della Buona Scuola, uno dei cavalli di battaglia del governo Renzi. Finora le nove deleghe non sono state esercitate, e scadono a metà gennaio. Alcune di questi Dlgs sono molto pesanti: in particolare, quello relativo al sistema integrato 0-6 per nidi e scuole dell’infanzia e la revisione della valutazione nel primo ciclo e nell’esame di maturità. Si dovrà parlare anche della revisione della formazione tecnica e professionale e del reclutamento dei docenti, con le relative pendenze per sanare le graduatorie a esaurimento non ancora svuotate.

Le modifiche alla Buona Scuola
Ancora più spinose appaiano i correttivi, più volte annunciati dall’ex premier, Matteo Renzi, alla legge 107. Una delle primissime pagine da affrontare riguarda senz’altro la mobilità degli insegnanti (sulla questione è stata aperta una contrattazione con i sindacati e la scorsa settimana c’è stato un incontro “politico” con l’idea da parte del Miur di chiudere prima di Natale) e la controversa questione della “chiamata diretta”. Sul tappeto anche la trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto e il decreto per la sperimentazione delle superiori in 4 anni: un provvedimento pronto, ma fermato nelle settimane scorse dall’ex ministro, Giannini.

Concorso presidi
Oltre ovviamente al rinnovo del contratto (il tema spetta alla Funzione pubblica, però) c’è da portare a termine il concorso per docenti (ormai alle battute finali) e da far partire quelli, attesi da tempo, per dirigenti scolastici (pronto il regolamento e la lettera per il Mef) e Direttori dei servizi generali e amministrativi. Qui l’ennesimo ritardo sarebbe gravissimo, con la conseguenza di avere a settembre 2017 un vero e proprio boom di istituti assegnati in reggenza.

I nodi da sciogliere da Valeria Fedeli: dalle deleghe ai correttivi alla L. 107, fino ai concorsi

da La Tecnica della Scuola

I nodi da sciogliere da Valeria Fedeli: dalle deleghe ai correttivi alla L. 107, fino ai concorsi

Sono diversi i nodi da sciogliere che Valeria Fedeli trova ad aspettarla nel suo nuovo ufficio a viale Trastevere, a Roma.

Tra le questioni aperte, scrive l’Ansa, ci sono di sicuro le deleghe attuative della riforma della Buona scuola, uno dei cavalli di battaglia del governo Renzi: sono nove le deleghe previste, tra cui, in particolare, quelle relative al sistema integrato 0-6 per nidi e scuole dell’infanzia e alla revisione della valutazione nel I ciclo e nell’esame di maturità. E scade a metà gennaio il termine ultimo, previsto dalla legge 107, per approvare questi e altri decreti legislativi delegati. A meno che non arrivi, magari con il Milleproroghe, una proroga – almeno sino all’estate – per l’approvazione del documento.

Ferma anche la revisione della formazione tecnica e professionale e il reclutamento dei docenti, con le relative pendenze per sanare le graduatorie a esaurimento non ancora svuotate.

Ci sono poi da decidere, di concerto con il ministro della PA, i correttivi alla stessa riforma, la L. 107/15, su cui l’Esecutivo proprio nelle ultime settimane aveva deciso di trattare con i sindacati.

Una delle primissime pagine da affrontare, nel dossier scuola, riguarda senz’altro il contratto che regola la prossima mobilità degli insegnanti (sulla questione è stata aperta una contrattazione con i sindacati e la scorsa settimana c’è stato un incontro ‘politico’ con l’idea da parte del Miur di chiudere prima di Natale) e la controversa questione della “chiamata diretta”.

Sul tappeto anche la trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto (una norma in proposito era stata inserita nella legge di stabilità e viale Trastevere ha avviato una trattativa con il Mef avanzando la richiesta per 25mila persone), il decreto per la sperimentazione del Liceo in 4 anni e naturalmente l’attuazione dell’accordo sui contratti.

C’è poi da portare a termine il concorso per docenti (ormai alle battute finali) e da far partire quelli, attesi da tempo, per dirigenti scolastici (pronto il regolamento e la lettera per il Mef) e per Direttori dei servizi generali e amministrativi.

Ci sono, poi, da ricucire i rapporti con sindacati e associazioni di categoria.

Sul fronte Università, conclude l’agenzia di stampa, in sospeso l’assegnazione della quota premiale del Fondo di finanziamento ordinario e le famose “Cattedre Natta” contro cui si sono mobilitati nei mesi scorsi associazioni studentesche e sindacati.

Rimane da attuare, infine, il Programma nazionale della ricerca.

 

Il docente è molesto? Per il giudice è legittimo allontanarlo: sì al trasferimento coatto

da La Tecnica della Scuola

Il docente è molesto? Per il giudice è legittimo allontanarlo: sì al trasferimento coatto

Un’ordinanza storica, emessa dal Collegio dei giudici del lavoro di Reggio Calabria, stabilisce legittimo il trasferimento urgente di un docente troppo conflittuale.

Il docente in questione era entrato in una rivalità quotidiana con tutte le componenti della scuola in cui era titolare da oltre dieci anni, per questo motivo il Direttore Generale dell’Usr Calabria, dopo avere acquisito la relazione ispettiva e un’enorme mole documentale sulla vicenda, ha stabilito di trasferire con immediatezza, per incompatibilità ambientale, il docente in altro Istituto dello stesso comune di titolarità.

Il provvedimento – arrivato con l’ordinanza n. 17826/2016 del 9 dicembre scorso – è giunto in conformità con quanto previsto dalla legge, dopo avere anche fornito l’opportunità al docente di controbattere alle accuse mosse contro di lui.

In effetti, il docente, pensando di avere ragione, era passato al contrattacco, denunciando di avere subito un’ingiustizia. Sembra anche, sostenendo che contro di lui ci fosse stato un “complotto”, ordito dalla dirigente scolastica con la complicità dei sindacati e il compiacimento di alcuni docenti della scuola.

La questione si è risolta definitivamente a livello di giustizia amministrativa per opera del Tribunale del lavoro di Reggio Calabria che ha emesso due ordinanze di primo e secondo grado: le ordinanze condannano il docente alle spese edefiniscono pienamente legittimo il provvedimento emesso dal direttore generale dell’Usr Calabria.

Il Collegio dei giudici del lavoro ha evidenziato, infatti, che i profili di incompatibilità ambientale emersi non riguardano solo i rapporti diretti del docente con la dirigente scolastica, ma anche i rapporti con molti colleghi, nonché i rapporti tra il docente e gli alunni delle sue classi.

Infatti, sostengono i giudici, la documentazione del ricorrente concernente attestati di stima di alcuni ex alunni, non rilevano al fine elidere le situazioni documentate dalla Amministrazione di comportamenti attivi del ricorrente con pressioni verso i docenti, i rappresentanti sindacali, alcuni genitori e personale amministrativo, condotte di lamentale di alunni circa argomenti politici  usati in sede scolastica  o  giudizi negativi su personalità politiche di governo.

Per il tribunale del lavoro, dunque, si tratta di fatti oggettivi, contenuti in documentate denunce di persone che allo stato rappresentano segno di tipico e diffuso di venir meno della serenità dell’ambiente scolastico in cui operava il ricorrente.

In buona sostanza, i giudici hanno stabilito che la documentazione prodotta dall’amministrazione, relazionata dalla visita ispettiva, riporta oggettivamente un perturbamento grave dei rapporti e rendendo meritevole di intervento.

I giudici, nella doppia ordinanza, hanno sottolineato che il difetto del requisito del fumus rende superfluala disamina dell’ulteriore requisito del periculum. Pertanto, il reclamo del docente è infondato e va rigettato, dovendosi confermare l’ordinanza impugnata.

In conclusione, con questa ordinanza, si avvalora il fatto della legittimità di un trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale con immediata applicazione causata dal comportamento molesto di un docente.

Fedeli al Miur, cambio di rotta o altro renzismo? Cobas sicuri: dalla padella alla brace

da La Tecnica della Scuola

Fedeli al Miur, cambio di rotta o altro renzismo? Cobas sicuri: dalla padella alla brace

C’è cautela nei giudizi per la nomina, inattesa, di Valeria Fedeli a capo dell’Istruzione nel nuovo Governo Gentiloni.

A prendere una posizione sostanzialmente favorevole all’incarico dell’esponente Pd, come abbiamo già scritto, è stata la Cisl Scuola. Mentre dalla Cgil, dove Fedeli ha militato in passato, per il momento non giungono pareri. E, forse, anche questa è una notzia.

Forti perplessità arrivano, invece, da alcuni componenti della sinistra estrema e del sindacalismo di base.

Secondo Luca Cangemi, responsabile nazionale scuola del Pci, “anche se sono state evitate le soluzioni più provocatorie verso il mondo della scuola della scuola, dell’università e della ricerca, come la Puglisi o addirittura la Boschi, la scelta del nuovo ministra dell’istruzione non ha nessuna caratteristica che possa fare pensare a una significativa inversione di rotta rispetto al disastro prodotto in questi anni”.

Secondo l’esponente del Pci, “viene riproposto complessivamente, con il governo Gentiloni, l’impianto del renzismo, che ha nella “buona scuola” uno dei suoi manifesti ideologici”. Ne consegue, conclude Cangemi, che “il mondo dell’istruzione e della ricerca, che ha manifestato un fortissimo impegno per il No nel referendum del 4 dicembre, deve riprendere la strada della mobilitazione per impedire che siano compiuti nuovi passi scellerati – a partire dalle deleghe della 107 e dalle scelte sull’università- e per aprire una pagina nuova”.

Dello stesso parere si dice Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas, secondo cui “il governo Gentiloni è una sfacciata fotocopia del precedente” e “neanche le batoste popolari insegnano niente a Renzi e ai suoi”.

Addirittura, secondo Bernocchi “la sostituzione della Giannini – che di certo non verrà rimpianta – con Valeria Fedeli è uno di quei casi in cui il detto “dalla padella alla brace” calza a pennello. Infatti, mentre la maggioranza dei docenti ed Ata guarda con sconforto e sconcerto alla definitiva affermazione della “scuola fabbrica”, con presidi padroni alla Marchionne, Renzi piazza al Miur una sua pasdaran, Valeria Fedeli, che, prima di divenire vicepresidente del Senato, era stata per dieci anni alla guida dei tessili della Cgil e che successivamente, per almeno quindici anni, si era occupata solamente di politica industriale liberista, cooperando con Bersani ed altri sull’esaltazione della competitività aziendale, e non occupandosi mai di scuola se non per condividere la sua subordinazione alle esigenze delle aziende liberiste, secondo le linee-guida della poi abortita riforma Berlinguer”.

“Con questi precedenti – continua un Bernocchi davvero contrariato – temiamo che la 107 , con i suoi presidi onnipotenti, la grottesca Alternanza scuola-lavoro coatta, il ridicolo “bonus” distribuito ai più “fedeli” (appunto), l’umiliazione e l’espulsione di una moltitudine di precari, non verrà certo intaccata da pacate discussioni/contrattazioni al Miur, con una ministra che, agognando piuttosto ad occuparsi di competizione industriale, vedrà di buon occhio la mutazione delle scuole in fabbriche, con docenti ed Ata mutati in “operai flessibili” disposti ad ogni incombenza per aumentare la “produttività” dell’azienda-scuola e con al di sopra il suddetto preside simil-Marchionne”.

Anche per il portavoce dei Cobas, la nomina di Fedeli non porterà fine alle contestazioni. Perché sullo sfondo c’è la “farsesca “offerta” contrattuale (dopo 7 anni di blocco e di perdita salariale del 20%) di circa venti euro lordi medi di aumento mensile (in base non alle chiacchiere governative ma alle cifre effettivamente stanziate nella Legge di stabilità), con in più l’introduzione nel contratto di tutto il peggio della 107, crediamo che l’unico “contatto” efficace con la nuova ministra lo avremo solo portandogli sotto le finestre del Miur considerevoli cortei di docenti ed Ata, magari insieme a studenti e cittadini desiderosi di difendere e migliorare la scuola pubblica”.

Insomma, per i detrattori del “renzismo”, se il buongiorno si vede dal mattino, il cambio di poltrona al Miur non sembra portare grandi differenze rispetto al recente passato.

L’identikit di Valeria Fedeli, nuova ministra dell’Istruzione: “Una sindacalista pragmatica”

da La Tecnica della Scuola

L’identikit di Valeria Fedeli, nuova ministra dell’Istruzione: “Una sindacalista pragmatica”

Valeria Fedeli è il nuovo ministro dell’Istruzione. Esponente del PD, vice Presidente del Senato, dopo essere stata candidata come capolista in Toscana ed eletta senatrice per la prima volta alle elezioni del 24 e 25 febbraio 2013.

La definizione che sento più mia l’ha data una volta un giornale: una sindacalista pragmatica.
Sono femminista, riformista, di sinistra. Sono sposata.

Nata a Treviglio (Bg) il 29 luglio 1949, finite le scuole, si è trasferita a Milano dove ha conseguito il diploma di laurea in Scienze Sociali, presso UNSAS.

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LA SUA ATTIVITA’ DA PARLAMENTARE (clicca qui)

LA SUA SITUAZIONE PATRIMONIALE (clicca qui)

Ecco la sua presentazione sul suo sito ufficiale:

Inizio l’attività sindacale nel Consiglio dei delegati del Comune di Milano, in rappresentanza delle insegnanti di scuola materna. Alla fine degli anni ’70 il mio primo incarico in Cgil, nella categoria che organizzava i dipendenti degli enti locali e della sanità, sempre a Milano. Poi dal 1982 mi trasferisco a Roma per assumere  incarichi nelle segreterie prima del pubblico impiego e poi del tessile.

Pubblico impiego e tessile sono due grandi scuole, in cui ho imparato a praticare la difesa concreta dei lavoratori costruendo innovazione, governo dei processi di cambiamento. Nella pubblica amministrazione legando quei cambiamenti alla conquista, storica per la categoria, dell’unificazione delle regole contrattuali del settore pubblico con quelle dei settori privati.

Sono stata segretaria generale della Filtea, la categoria tessile della Cgil, dal 2000 al 2010. Dal 2010 al 2012, a seguito dell’unificazione delle categorie dei tessili e dei chimici ed energia, divento vice segretaria della Filctem. Dal 2001 al 2012 sono stata anche presidente del sindacato tessile europeo (FSE:THC). Dal 2012 sono stata vice presidente del sindacato europeo dell’industria di nuova costituzione che ha unificato in un’unica categoria, i lavoratori  metalmeccanici,  chimici e  tessili.

Ho contribuito con Bersani Ministro dello Sviluppo economico, alla definizione delle Linee guida di politica industriale per la competitività e l’internazionalizzazione del Sistema produttivo della moda italiana.

Ho partecipato al Tavolo per lo sviluppo del Made in Italy dello stesso Ministero, difendendo l’idea che qualità e diritti sono le componenti su cui puntare per vincere la sfida globale.

Ho fatto parte della delegazione per il negoziato sulle nuove regole del commercio internazionale, il Doha Round nel 2003.

In sede europea, ho operato per le politiche commerciali di reciprocità, di equità e di apertura nel dialogo tra Unione Europea e Cina ed ho contribuito alle politiche per il contrasto alla contraffazione delle merci.

Il ruolo di Presidente del sindacato tessile europeo mi ha inoltre permesso di confrontarmi da protagonista con tutti i soggetti globali e di divenire voce autorevole del dibattito internazionale (vado molto orgogliosa del ritratto dedicatomi dal Wall street journal e dell’intervento che ho svolto alla conferenza dell’Onu sulle donne – 2008 – in occasione delle celebrazioni del  centenario dell’8 marzo).

Valeria Fedeli nuovo ministro dell’istruzione

da Tuttoscuola

Valeria Fedeli nuovo ministro dell’istruzione

Nata a Treviglio, 67 anni, senatrice, vicepresidente vicaria del Senato, Valeria Fedeli ha svolto attività sindacale nella Cgil come segretario generale del sindacato dei tessili dal 2000 al 2010. Dal 2001 al 2012 è stata presidente del sindacato tessile europeo.

Nel 2012 Valeria Fedeli lascia il sindacato per candidarsi nelle liste del Partito Democratico come capolista in Toscana per il Senato della Repubblica.

Eletta vicepresidente del Senato con funzione vicaria in quanto votata con il maggior numero di preferenze, Valeria Fedeli ha promosso vari disegni di legge tra i quali quello per l’istituzione di una Commissione parlamentare sul fenomeno dei femmicidi.

In qualità di vicepresidente vicario ha coadiuvato la Presidente della Camera Laura Boldrini nella seduta comune del Parlamento che ha condotto alla presidenza di Sergio Mattarella.

È sposata con Achille Passoni, anch’egli ex sindacalista e senatore del PD dal 2008 al 2013.

La scelta di una ex sindacalista di punta della Cgil come Valeria Fedeli per la successione a Stefania Giannini ha il significato di un’apertura di dialogo nei confronti dei sindacati della scuola.