da la Repubblica
di SALVO INTRAVAIA
Funziona così. Le scuole forniscono alle famiglie dei ragazzini che frequentano la terza media il cosiddetto “consiglio orientativo”: l’indirizzo considerato più idoneo in base alle inclinazioni dell’alunno o l’area verso cui orientarsi. Però non sempre le famiglie lo seguono. Secondo i dati del ministero dell’Istruzione, più di un quarto delle famiglie (il 25,3%) cestina il consiglio dei prof delle medie e percorre un’altra strada. Non senza conseguenze. I numeri di viale Trastevere dicono che in questo caso la probabilità di insuccesso quadruplica.
“Il dato – spiega Cristina Costarelli, preside dello scientifico Newton di Roma – corrisponde alla realtà. Da qualche anno, si registra un grosso afflusso di iscritti nei licei: è come se i genitori pensassero che la buona istruzione sia solo quella offerta dai licei. Ma, in base alla nostra esperienza, un paio di alunni in ogni prima non ha fatto la scelta giusta. In questi casi, per evitare la bocciatura, convochiamo le famiglie e cerchiamo di riorientare gli studenti verso altri indirizzi”.
Molto critico nei confronti delle scelte autonome delle famiglie Antonello Giannelli, a capo dell’Associazione nazionale presidi. “Sarebbe preferibile seguire il consiglio di esperti piuttosto che affidarsi alle proprie impressioni – ammonisce Giannelli – È come se in ambito sanitario ci affidassimo al fai-da-te: tutti sono d’accordo che occorre seguire il parere dei medici. Per la scuola invece no. Spesso – aggiunge Giannelli – le famiglie assecondano i figli che vogliono seguire i compagni e gli amici. Quel 25% di dispersi, spesso bocciati, potrebbe avere più successo se seguisse i consigli dei docenti della scuola media. A 13 anni i ragazzini non hanno capacità di scelta e i genitori per accontentarli seguono i loro desideri. In Francia, per esempio, il sistema è più rigido: la scelta dell’indirizzo è deciso dalla scuola di grado inferiore.