Valutare, valutare perché, che cosa, come

Valutare, valutare perché, che cosa, come

di Umberto Tenuta

 

Valutare, sembra questa la mission della scuola!

È questo che assilla maggiormente i docenti, li assilla e li impegna più del fare lezioni.

In fondo una lezioncina si può anche fare con leggerezza, sempre sostenibile.

Ma le valutazioni, oddio, oddio, quanto pesano ai docenti: correzioni dei compiti, di ogni compito assegnato, sennò gli studenti mica li eseguono!

E quanti fasci, fasci di Temi, fasci

di Riassunti, fasci di Problemi, fasci di Esercizi, da portare a casa nella borsa, perchè la borsetta non li contiene!

E a casa, sì a casa, mica nella Sala dei Professori dove tutti chiacchierano!

A casa, rubando il tempo ai propri figli, al proprio marito, alla propria moglie, ai servizi domestici, almeno per le Professoresse, perché non sempre i Professori i compiti di casa li fanno!

E ancora, quante lamentele dei mariti delle Professoresse che i compiti, i campiti dei propri adolescenti studenti, se li portano a letto!

“Mia moglie, mia moglie, anche a letto è sempre occupata coi compiti dei suoi studenti!”

Insomma, questi benedetti compiti tolgono la pace agli studenti, ma anche ai docenti, anche alle docenti ed ai loro mariti.

E poi, le valutazioni!

Periodiche, bimestrali, trimestrali, di fine anno!

Ed anche quelle INVALSI!

Oddio, sembra proprio che la scuola sia fatta soprattutto di valutazioni anziché di lezioni.

Ah, dimenticavo!

Poi ci sono anche le Sedute dei consigli di classe, col tabellone della Camera dei deputati, sulla quale si contrastano i voti della Professoressa di Lingua italiana e quelli della Professoressa di Matematica che quasi sempre sono inferiori: oddio, mica la Lingua richiede la logica e la precisione della Matematica!

Non basta il lavoro, ci sono anche i contrasti interni nei Consigli di classe, per non dire poi di quelli nei Collegi dei docenti, ove i voti delle sezioni D E F G H sono sempre proporzionalmente inferiori a quelli delle sezioni A B C.

La guerra −altro che la cooperazione, la collegialità, la fraternitè− è sempre in agguato, tra studenti ed anche tra docenti!

 

Ma insomma, perché tanto affanno?

Qualcuno ha osato mai porsi e porre una domandina semplice semplice: ma tutte queste valutazioni a che cosa servono?

Oddio, a che cosa servono?

Servono, servono, servono…

Servono… a tenere aggiornato il Registro, i Registri.

Ma no, suvvia, mica i Signori Dirigenti scolastici e le Signore Dirigenti scolastiche stanno sempre lì, sul chi va là, a scrutare nei Registri, nelle decine e decine di Registri dei Signori Professori e delle Signore Professoresse!

E allora?

Allora formuliamo un Quesito all’On. Ministra della Pubblica Istruzione!

Presa com’è da tante cose, da tante visite alle scuole, da tante occasioni celebrative, oddio anche dalle sedute del Consiglio dei Ministri e dalle sedute nell’aula della Camera dei Deputati e nell’aula del Senato della Repubblica, che ancora c’è, la On. Ministra delega un suo accorto dirigente superiore per i servizi ispettivi tecnici, un tempo Ispettori Centrali.

Bravo, sì, lo ha saputo scegliere l’Onorevole Ministra.

E l’Ispettore, pardon, la Ispettrice che cosa fa?

Si chiude nella Sala che già fu del Direttore Generale dell’Educazione Nazionale, Giuseppe Lombardo Radice, e si dà una rinfrescata sulla sterminata bibliografia sulla Valutazione:

Società piramidale e valutazione selettiva!

 Società democratica e valutazione formativa!

Non si valuta per bocciare, ma per promuovere!

Non si valuta per selezionare, ma per educare!

Nella Valutazione, lo studente è fuori causa!

Si valuta l’efficienza e l’efficacia dei Piani educativi personalizzati, dei POF.

Insomma, si valutano le azioni formative programmate ed attuate nelle aule, per i singoli studenti.

E se un bravo docente si è premurato di predisporre i PEP (PIANI EDUCATIVI PERSONALITI) per tutti i suoi studenti −e non solo per gli studenti con BES, come è suo dovere fare, per includere o, meglio, integrare, e non discriminare, ed alla fine verifica che alcuni studenti, anche tra i più dotati −ammesso che ve ne siano, nella scuola di periferia− non hanno maturato le competenze previste, che cosa deve fare, il bravo docente?

Sembrerebbe ovvio: Valutare per educare (Roberto Zavalloni)!

Quindi, non si valuta lo studente, ma l’efficacia e l’efficienza dell’azione formativa programmata e attuata.

Oddio, una rivoluzione!

E dire che finora le spese della valutazioni le facevano solo i malcapitati studenti!

Ora invece tocca ai docenti rivedere i PEP e apportare gli opportuni correttivi, per poi metterli in atto, e poi di nuovo valutare…

Beh, la cosa non sembra proprio strana, se si pensa che anche il medico fa così: valuta l’ammalato e sulla base di questa valutazione gli prescrive una terapia. Poi torna, lo visita ancora e se qualcosa non è andata per il verso giusto, rivede la terapia, e poi ritorna ancora e…

E allora gli studenti sono fuori causa nella valutazione?

Sembrerebbe proprio di sì.

Oddio, ma se gli studenti non si impegnano, malgrado la bontà del PEP?

Mica i docenti rispondono anche della svogliatezza degli studenti?

Eh, sì!

Rispondono soprattutto della motivazione che sono riusciti a suscitare negli studenti.

Già Rousseau aveva scritto che il compito più importante dei docenti non è quello di fare lezioni ma quello di motivare gli studenti

E Don Milani riassumeva: agli svogliati date uno scopo![1]

E pure C. Freinet aveva detto: <<puoi portare il cavallo alla fonte e fischiare quanto vuoi, ma se il cavallo non vuole bere, non beve>>[2].

Ma, dirà il solito curiosone, come si fa a motivare tutti i singoli studenti?

Beh, questo è altro discorso, discorso che abbiamo già fatto tante volte e che, su domanda, riprenderemo[3].

Per ora ci limitiamo a concludere che nella valutazione lo studente è fuori causa: si valutano il progetto e l’azione formativa che è stata svolta, e si valutano, né per giudicare gli studenti, né per giudicare i docenti, ma soltanto per se progetto e azione formativa sono risultati efficaci ed efficienti.

E se efficaci ed efficienti non sono risultati, che cosa si fa?

Ma, ovvio, cari amici!

Si torna a progettare e a promuovere attività formative nuove, che si spera risultino più efficaci e più efficienti.

 

Ma, allora?

Allora, nella valutazione gli studenti sono proprio fuori causa?

Sì e no?

Oddio, ma cosa significano SI e NO?

, sono fuori causa, perché essi non sono il soggetto valutato.

No, perché la valutazione deve trasformarsi in AUTOVALUTAZIONE.

 

Oibò, che significa questo?

Detta in breve, significa che, come per ogni altro apprendimento, anche per la valutazione gli studenti debbono imparare a valutarsi da soli.

E imparano a valutarsi da soli, se le correzioni non le fa il docente ma gli studenti.

Quindi?

Maestro dell’autocorrezione è stato, fra gli altri, soprattutto C. Freinet.

Ma anche su questo[4] abbiamo scritto altrove!

 



[1] DON MILANI, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina , 2007

[2] FREINET C., I detti di Matteo, La Nuova Italia, Firenze, 1962, pp.7-8.

[3] Su tutta questa problematica si può fare, su INTERNET, una ricerca delle singole voci sotto il nome virgolettato “Umberto Tenuta”.

[4] In merito, in INTERNET v. AUTOCORREZIONE, “Umberto Tenuta”.