La frusta e la penna 

LA FRUSTA E LA PENNA

di un prete testimone del suo tempo, di un profeta per il nostro

 

di Giancarlo Onger

 

 

È curioso come Don Milani venga citato molto per la sua Scuola di Barbiana senza che si sottolinei che quella fu un’ esperienza di scuola privata. La si giri come si vuole, ma Barbiana era una scuola autonoma, libera, popolare, cattolica. Fondata e guidata da un prete nato in una famiglia agiata, agnostica ed ebrea. Una scuola slegata dal potere ministeriale, al quale si avvicinava solo per gli esami dei suoi alunni. Insomma, era tutto, tranne che statale. Anzi: in forte contrasto con la scuola statale!

È altrettanto curioso il fatto che Don Milani scrisse Lettera a una professoressa e non lettera a una maestra

Ma andiamo con ordine. Questo scritto è nato mentre balzellavo tra un facciadilibro (facebook) e l’altro, alle prese con “La Buona Scuola”.  Ne sono uscito stordito dalle parole gettate a casaccio, dagli insulti e dagli epiteti. Ho sentito il bisogno di riflettere sulla scuola, da solo. E allora mi sono inerpicato, idealmente, sulle colline di Barbiana, dove sono stato una sola volta. Quando arrivai mi sembrava di esserci già stato e mi trovai a mio agio girando tra i materiali, che avevo visionato nelle foto. Non è un retaggio nostalgico, ma consapevolezza che è tempo di riprendere la forza delle parole, come ci ha insegnato Don Milani. Ciò che non mi piace della scuola, oggi, è aver sostituito i nomi degli alunni con gli acronimi quando in loro c’è qualcosa che non funziona. Un atteggiamento che ti porta a disconoscere quello che funziona. Per cui non sei più Giuseppe, ma un BES, un DSA, un ADHD, un FIL. In altre parole una sorta di antibiotico. Non ci sono le classi affollate, con tanti alunni, ma le classi pollaio. È in atto un vero e proprio processo di disincarnazione della persona che viene assorbita dalla patologia nel primo caso. Che subisce una metamorfosi nel secondo. Se pensate che questa mia riflessione sia esagerata, avete colto nel segnoInsomma, ho deciso di intraprendere un viaggio virtuale a Barbiana per riscoprire il primato della persona e la forza della parola.

 

Avviso ai naviganti: il contributo sarà, volutamente, una navigazione irta e spigolosa, con virate improvvise e con pericolo di naufragio.

 

La scuola buona

È sorprendente come Don Milani, nella straordinaria Lettera ai Giudici parli, ai togati, della sua esperienza di maestro che deve essere in grado di vedere oltre.

 

“ e siamo giunti, io penso, alla chiave di questo processo perché io maestro sono accusato di apologia di reato cioè di cattiva scuola. Bisognerà dunque accordarci su ciò che è scuola buona. La scuola è diversa dall’aula del tribunale. Per voi magistrati vale solo ciò che è legge stabilita. La scuola invece siede tra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi. È l’arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio: da un lato formare il loro senso alla legalità…, dall’altro la volontà di leggi migliori cioè di senso politico…”.

“… E allora il maestro deve essere per quanto può profeta, scrutare i “segni dei tempi”, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno domani e che noi vediamo solo in confuso”.

(“L’obbedienza non è più una virtù”, Libreria Editrice Fiorentina)

 

 

Del contratto

Recentemente ho sentito di una proposta (Ernesto Galli della Loggia?) che suggerisce di assumere gli insegnanti a contratto.

A proposito ecco cosa ne pensa Don Milani, in un passaggio di Lettera a una professoressa (Libreria Editrice Fiorentinad’ora in poi LP):

 

“… Io vi pagherei a cottimo. Un tanto per ragazzo che impara tutte le materie. O meglio multa per ogni ragazzo che non ne impara una. Allora l’occhio vi correrebbe sempre su Gianni (alunno problematico, nda)… Non vi dareste pace, perché la scuola che perde Gianni non è degna di essere chiamata scuola. Cerchereste nel suo sguardo distratto l’intelligenza che Dio ci ha messa certo uguale agli altri. Lottereste per il bambino che ha più bisogno, trascurando il più fortunato, come si fa in tutte le famiglie… Non vi dareste pace, perché la scuola che perde Gianni non è degna d’essere chiamata scuola”. (LP)

 

Dei Bisogni Educativi Speciali

Sembra che sia di prossima pubblicazione, a proposito di scuola dell’autonomia, una circolare ministeriale riguardante gli alunni plus dotati (Dio ce ne scampi!). In attesa di una smentita riflettiamo su questo passaggio. (LP)

 

“Quando alla Camera si discusse sulla Nuova Media, dir male dei poveri era ormai proibito. Non restò che piangere sul povero Pierino (alunno modello, nda) e sul latino. Il più commosso fu un democristiano: “Perché mai, dovrebbero essere umiliati i più dotati di intelletto e di volontà costringendoli in una scuola dove è necessario che essi si tarpino le ali, per tenersi al volo di chi è per natura necessitato a procedere lentamente?”. (LP)

 

Della bocciatura, dell’eguaglianza,  delle riforme

Sento dire spesso che non bisogna fare differenze. E se si devono proprio fare, abbiamo bisogno di un certificato per mettere a posto la coscienza. Anche se si precisa che è una questione di giustizia.

 

“Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”. (LP)

 

“Passare chi non lo merita è un’ingiustizia verso i più bravi” ci disse un’altra animuccia delicata. Chiami Pierino in disparte e gli dica come disse il Padrone ai vignaioli (Vangelo di S. Matteo capitolo 20): “Te ti passo perché sai. Hai due fortune: quella di passare e quella di sapere. Gianni lo passo per fargli coraggio, ma ha la disgrazia di non sapere”. (LP)

 

“Una sua collega delle medie (una mite sposina che in prima ne ha respinti 10 su 28, comunista lei e il marito, gente impegnata) ci fece un’obiezione: “Io non li ho cacciati, li ho solo bocciati. Se non ci pensano i loro genitori a rimandarli peggio per loro”. (LP)

 

“Voi dite d’aver bocciato i cretini e gli svogliati. Allora sostenete che Dio fa nascere i cretini e gli svogliati nelle case dei poveri. E’ più facile che i dispettosi siate voi”… “Allora è più onesto dire che tutti i ragazzi nascono eguali e se in seguito non lo sono più, è colpa nostra e dobbiamo rimediare”. (LP)

 

Le riforme che proponiamo

 

I – Non bocciare

II – A quelli che sembrano cretini dargli la scuola a pieno tempo.

III – Agli svogliati basta dargli uno scopo.

(LP)

 

“Abbiamo volutamente trascurato il problema delle classi differenziali e di aggiornamento. Quando funzionano sono la cosa più bella che abbiate. Ma se farete scuola a tempio pieno non ne avrete più bisogno”. (LP)

 

Del reclutamento e del profilo dell’insegnante

Non potevo certo bypassare, visto la contingenza, l’aspetto del reclutamento. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a una presa di posizione poco conciliante. 

 

“…Poi ci sono decine di migliaia di posti scoperti nelle medie. Li avete dati a chiunque fosse della razza laureata o della razza che si laurea (farmacisti, veterinari, studentelli). Li avete negati ai maestri che avevano anni d’esperienza nella scuola…”.

“… I maestri valgono perché sono stati poco a scuola. I professori sono quello che sono perché son tutti laureati…”.(LP)

 

“Spesso gli amici mi chiedono come faccio a far scuola e come faccio a averla piena… Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter far scuola…”. (Esperienze Pastorali, Libreria Editrice Fiorentina)

Della ricreazione, delle vacanze, dell’alternanza scuola lavoro

Si fa un gran parlare del tempo scuola  e sicuramente qualcosa è da rivedere in termini di ore e in termini di durata del percorso scolastico in generale. Uno spiraglio interessante è la valorizzazione del tirocinio formativo della nuova proposta. In questo dovrà fare la sua parte anche il mondo del lavoro.

 

“Non c’era ricreazione. Non era vacanza nemmeno la domenica. Nessuno di noi se ne dava gran pensiero perché il lavoro è peggio. Ma ogni borghese che capitava a visitarci faceva una polemica su questo punto. Un professorone disse: “Lei reverendo non ha studiato pedagogia. Polianski dice che lo sport è per il ragazzo una necessità fisiopsico…”. Parlava senza guardarci. Chi insegna pedagogia all’Università, i ragazzi non ha bisogno di guardarli. Li sa tutti a mente come noi si sa le tabelline.

Finalmente andò via e Lucio che aveva 36 mucche nella stalla disse: “La scuola sarà sempre meglio della merda”. (LP)

 

Dei ragazzi arrivisti, della selezione e della parola

Gli arrivisti ci sono sempre stati anche nelle comunità dove non c’era la competizione esasperata come oggi. E, forse, come allora, anche la differenza potrà farla la parola e l’impegno di ognuno di noi per evitare di ritrovarsi con dirigenti scolastici ipertrofici.

Un piccolo sipario: non è che facciadilibro sta diventando un luogo vuoto, pieno di parole vuote?

 

“Per contentare lei basta sapere vendere la merce . Non stare mai zitti. Riempire i vuoti di parole vuote. Ripetere i giudizi del Sapegno con la faccia d’uno che i testi se li è letti sull’originale”(LP)

 

“I ragazzi arrivisti accettano l’imposizione, se la imparano a memoria. Gli importa solo di passare e di rifare il gioco quando saranno professori”. (LP)

 

“…Quando possederemo tutti la parola, gli arrivisti seguitino pure i loro studi. Vadano all’università, arraffino diplomi, facciano quattrini, assicurino gli specialisti che occorrono. Basta che non chiedano una fetta più grande di potere come han fatto finora…”.

 

“…Povero Pierino, mi fai quasi compassione. Il privilegio l’hai pagato caro. Deformato dalla specializzazione, dai libri, dal contatto con gente tutta uguale. Perché non vieni via? Lascia l’università, le cariche, i partiti. Mettiti subito a insegnare, la lingua solo e null’altro. Fai strada ai poveri senza farti strada. Smetti di leggere, sparisci. È l’ultima missione della tua classe”.(LP)

 

“A questo punto ognuno se la prende con la fatalità. È tanto riposante leggere la storia in chiave fatalità. Leggerla in chiave politica è più inquietante: le mode diventano parte d’un piano ben calcolato perché Gianni resti tagliato fuori.” ((LP)

 

A proposito dei genitori

È davvero sorprendente la proposta del sindacato dei genitori. Oggi noi diciamo che i genitori non devono fare i sindacalisti dei loro figli: chi ha ragione! Don Milani propone, per i genitori inadeguati, il Riformatorio maggiorile: potenza delle parole!

 

“… Quest’estate per es. tre famiglie cittadine mi avevano appioppato ognuna un ragazzo difficile. Nel giro di un’ora a Barbiana son diventati tutti ragazzi facili e si son conservati così tutta l’estate quassù. Ogni giorno più cari, più sereni, più studiosi, più obbedienti, meno nervosi ecc. Appena tornati a casa, nel giro di un’ora erano quelli di prima.

Laddoveché per l’anno prossimo ho deciso di istituire una “Casa di rieducazione per genitori” ovverosia un “Riformatorio maggiorile …”. 

(Lettera a Elena Brambilla Pirelli, 1960) 

 

“Un bel sindacato di babbi e mamme capace di ricordarvi che vi paghiamo noi e vi paghiamo per servirci, non per buttarci fuori. In fondo sarebbe il vostro bene. Quelli che non ricevono critiche, invecchiano male. S’estraniano alla storia che vive e progredisce. Diventano quelle povere creature che siete voi”. (LP)

 

 

A proposito della pedagogia e del primato della persona

Questo sembra un pro memoria ai posteri: ricordatevi che prima c’è la persona. Ogni persona ha un nome. E di ogni persona è obbligatorio, per la scuola, prendersi cura. 

 

“Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande “I care”. È il motto intraducibile dei giovani americani migliori. “Me ne importa, mi sta a cuore”. È il contrario esatto del motto fascista “Me ne frego… “. (“L’obbedienza non è più una virtù”, Libreria Editrice Fiorentina)

 

“A Barbiana non passava giorno che non s’entrasse in problemi pedagogici. Ma non con questo nome. Per noi avevano sempre il nome preciso di un ragazzo. Caso per caso, ora per ora. Io non ci credo che esista un trattato scritto da un signore con dentro qualcosa su Gianni che non si sa noi”. (LP)

 

“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri”.

(“L’obbedienza non è più una virtù”, Libreria Editrice Fiorentina)

 

“Noi per i casi estremi si adopra anche la frusta. Non faccia la schizzinosa e lasci stare le teorie dei pedagogisti. Se vuol la frusta gliela porto io, ma butti giù la penna dal registro. La sua penna lascia il segno per un anno. La frusta il giorno dopo non si conosce più”. (LP)

 

 

Scendiamo giù in piazza, forziamo il sistema

Nel tormentato labirinto dei faccia-di-libro c’è chi incita alla ribellione contro il sistema. Don Milani è un uomo schierato che vuole lottare per il cambiamento e si dichiara classista, ma che libri legge con i suoi alunni!

 

“Ma il giorno che avremo sfondato insieme la cancellata di qualche parco, installato la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordati Pipetta, quel giorno ti tradirò, quel giorno finalmente potrò cantare l’unico grido di vittoria degno di un sacerdote di Cristo, beati i poveri perché il regno dei cieli è loro. Quel giorno io non resterò con te, io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso”.

(“Lettera a un giovane comunista di San Donato” – 1950)

 

“…La tecnica di amore costruttivo per la legge l’ho imparata insieme ai ragazzi mentre leggevamo il Critone, l’Apologia di Socrate, la vita del Signore nei quattro Vangeli, l’autobiografia di Gandhi, le lettere del pilota di Hiroshima. Vite di uomini che son venuti tragicamente in contrasto con l’ordinamento vigente al loro tempo non per scardinarlo, ma per renderlo migliore”. 

(“L’obbedienza non è più una virtù”, Libreria Editrice Fiorentina)

 

 

Dell’avere e del dare ovvero insegnando si impara

Il tema di questo capitolo è stato trattato a lungo e l’esperienza di Barbiana non fa che confermare quanto scritto in trattati scientifici. 

 

”Devo tutto quello che so ai giovani operai e contadini cui ho fatto scuola…. Io ho insegnato loro soltanto a esprimersi mentre loro mi hanno insegnato a vivere… Io non ero così e perciò non potrò mai dimenticare quel che ho avuto da loro”. 

(Esperienze pastorali)

 

“Poi insegnando imparavo tante cose. Per esempio ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”. (LP)

“… Purtroppo la mia previsione è che sarete pecore, che vi piegherete completamente alle usanze, che vi vestirete come vuole la moda, che passerete il tempo come vuole la moda.[…] Rifletteteci! Ne avete l’età”. (LP)

“Cercava con ogni mezzo di eliminare i dislivelli tra operai, montanari e contadini, compreso la timidezza che impediva la crescita. Io stesso venivo mandato in giro a portare lettere ai preti che poi ho saputo non contenere niente dentro se non la preghiera di farmi parlare”.

(Testimonianza di un allievo)

CONCLUSIONI APERTE

 

Più che concludere c’è da rilanciare, perché le questioni forti restano aperteLa prima cosa da fare è, a mio avviso, una cura ricostituente, con iniezioni di autostima, per gli insegnanti. Non sul lettino dello psicoterapeuta, ma attraverso i focus group (è il primo esempio che mi è venuto in mente) che riescano ad individuare i punti di forza da cui ripartire. Anche se il libro, fin dal sottotitolo “Per un’erotica dell’insegnamento”, dello psicanalista Massimo Recalcati (L’ora di lezione,  Einaudi) può essere di molto aiuto agli insegnanti per riprendere in mano la loro professione, per ridiventare protagonisti e non una sorta di giudici a latere, in balia degli eventi. Un altro supporto può venire dall’associazionismo militante, non solo esplicitato attraverso i facciadilibro retti da una forma comunicativa che segna il passo quando affronta i grandi temi come lo è quello della scuola. Ci sono in campo problematiche talmente complesse che non possono essere semplificate nelle poche righe dei social. Prendiamo atto che il luogo virtuale è un valore aggiunto, ma non può sostituire il confronto tra le persone sui temi cruciali. L’associazionismo è in difficoltà? A mio avviso perché non si riesce a trovare una sintesi dei tanti punti di vista. Credi, ti illudi, di essere al traguardo, di fare tombola, ma un imprevisto, quando ti va bene, ti fa ritornare alla casella 49Ma c’è anche la possibilità di ritornare alla partenza. E sei costretto a ricominciare.

La scuola di Barbiana è partita da Gianni, simbolo dei ragazzi che la scuola perdeva, con la consapevolezza che non si poteva fare parti uguali tra disuguali. Le grandi intuizioni di Don Milani hanno preparato il terreno per la scuola di tutti e di ciascuno. Dal 1975 ad oggi abbiamo scritto pagine importanti, portando tutti gli alunni/studenti nella scuola ordinaria. Quelle pagine e quelle esperienze riattualizzate possono essere lo sfondo integratore della scuola inclusiva. Che non è un concetto legato agli alunni problematici, ma è legato alla convinzione che la scuola può e deve essere il luogo per le persone, senza etichette e senza artificiose categorizzazioni.  In un sistema complesso si raggiungono i risultati con lo spirito cooperativo, assumendo tutti il principio responsabilitàche significa anche rispondere dell’operato alla comunità a cui la scuola dell’autonomia appartienenon al DSLa progettualità triennale del POF deve essere il risultato di un lavoro collegiale, che deve coinvolgere i lavoratori della scuola, i genitori, gli amministratori locali. Le scelte del DS devono essere trasparenti, pubbliche e coerenti con il piano, come previsto dal DDL. La cosa più urgente è che deve esserci una ponderata valutazione del DS con la possibilità di mandarlo a casa. Questi sono gli antidoti alla paventata tirannide dei DS manager insieme al protagonismo degli insegnantiMa io penso che abbiamo anche il tempo per sperimentare la bontà del percorso, con la possibilità di apportare modifiche e integrazioni, in quanto la stragrande maggioranza dei docenti di ruolo continuerà la propria carriera nella sede che occupa attualmenteMa la vera novità è che gli istituti potranno scegliere i docenti “funzionali” alla progettualità della loro scuola. L’esperimento che si sta conducendo in Trentino (Regione autonoma!!!) sulla gestione flessibile del sostegno, sta dando i primi risultati positivi. Ci sono dei rischi? Certo che ci sono, come ci furono quando si decise che le persone con disabilità frequentassero la scuola di tutti. Ci furono perfino le manifestazioni di protesta delle famiglie degli altri alunni, quelli normaliper opporsi alla decisione. I primi alunni con disabilità/difficoltà cominciarono a frequentare la scuola nel 1974, tre anni prima della legge 517/77, senza la figura dell’insegnante specializzato. Fu un azzardo, da alcuni definito “inserimento selvaggio”, ma con quella scelta, inconsapevolmente, abbiamo anticipato di vent’anni la scoperta dei neuroni specchio (scoperta tutta italiana, a proposito di iniezioni di fiducia) che ha dimostrato l’importanza dell’imitazione per la crescita della persona. 

Concludendo, oso affermare che ai rischi si affianca una certezza: non possiamo continuare ad attendere il messia che un giorno ci consegnerà il modello perfetto di scuola, dove, gli alunni, i dirigenti, gli insegnanti, i collaboratori insegneranno e apprenderanno in fantasmagorici girotondi, accompagnati da cori angelici.

 

APPENDICE E BIBLIOGRAFIA MINIMA

Del  PIL ovvero del Partito Italiano Laureati

“Le segreterie dei partiti a tutti  i livelli sono saldamente in mano ai laureati.

I partiti di massa non si differenziano dagli altri su questo punto. I partiti dei lavoratori non arricciano il naso davanti ai figli di papà. E i figli di papà non arricciano il naso davanti ai partiti dei lavoratori. Purché si tratti di posti direttivi. Anzi, è fine essere “coi poveri”. Cioè non proprio “coi poveri” volevo dire ” a capo dei poveri”. (LP)

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Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani, Dalla parte dell’ultimo, BUR, 1993

 

L’obbedienza non è più una virtù, Libreria Editrice Fiorentina, 1968

 

Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, 1996

 

Massimo Recalcati, L’ora di lezione – Per un’erotica dell’insegnamento, Einaudi, 2014