Educare al senso della famiglia

Educare al senso della famiglia

di Margherita Marzario

Abstract: Il contributo tenta di cogliere l’essenza delle relazioni intrafamiliari, scandagliandone nel profondo la complessità nei fondamentali aspetti psicologici, sociologici e giuridici

Agli inizi del ‘900 Aleksandra Michajlovna Kollontaj, attivista per i diritti delle donne, dichiarava: “L’amore non è affatto un fenomeno “privato”, una semplice storia di due “cuori” che si amano, ma racchiude in sé un “principio di coesione” prezioso per la collettività”. L’amore non è un fatto privato: basti pensare ai benefici della famiglia e ai costi economici e sociali del divorzio. L’amore non va mai dato per scontato ma va ogni giorno mostrato (più che dimostrato) nel linguaggio che sia condiviso dalla persona amata e non nascondendosi dietro l’alibi di voler bene, ma a modo proprio: a cominciare dalla famiglia, soprattutto in famiglia.

“L’unica cosa più complicata dell’amore è la famiglia” (dal film “Mine vaganti”). L’amore e la famiglia, per quanto possano far male, non se ne può fare a meno, perché fonti di vita e dell’essere persona. Anche se l’amore e la famiglia possono essere ed esistere l’uno senza l’altra: e quante volte è così, oltre ogni apparenza. Si può soffrire in amore e/o in famiglia anche quando s’inganna se stessi. Esistono tante forme di tradimenti e tormenti, come tante forme di famiglie disfunzionali o coppie disfunzionali, sino a giungere ai delitti contro la famiglia sanzionati negli articoli 556 e ss. cod. pen..

“La famiglia è il luogo in cui puoi togliere la maschera” (cit.). La famiglia è stata ed è sempre più spesso il luogo in cui si mette la maschera, etimologicamente da “masca”, “fuliggine, fantasma nero”: rancori, tradimenti, questioni ereditarie, silenzi pesanti, situazioni incancrenite. La famiglia, nelle fonti normative (dalla Costituzione alla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia), è definita “naturale”, da “nascere”, perché dovrebbe generare e trasmettere la vita in ogni suo aspetto e non solo con la procreazione. Famiglia deriva dal latino “famul” (a sua volta derivante da una radice etimologica della lingua osca), “servitore”, pertanto dovrebbe significare mettersi al servizio l’uno dell’altro. Sempre più spesso, però, ci si dimentica della famiglia appena non serve più ai propri interessi individualistici o egoistici. Eppure ci sarebbe tanto da imparare dal comportamento di alcuni animali, in particolare dei lupi, tra gli animali ritenuti più aggressivi e temibili che, invece, rivelano un gran rispetto della loro organizzazione sociale e ritualizzante (per esempio rapporto tra giovani e vecchi; vari tipi di comunicazione; salvaguardia dei piccoli nel branco sino ai 2-3 anni; il branco più che essere tale è una famiglia con un proprio territorio e così di seguito).

La famiglia: una storia di errori comuni, condivisi, in cui ci si corregge e si cresce. Seguire l’esempio, dare l’esempio: piantare chiodi nella roccia perché insieme si possa salire lungo la cordata della vita, così si costruisce la famiglia. Infatti, Gary Chapman, consulente matrimoniale statunitense, spiega: “L’atteggiamento migliore che possiamo adottare nei confronti degli errori del passato consiste nel considerarli storia. Sono accaduti. […] Non possiamo cancellare il passato, ma possiamo accettarlo come storia. Oggi possiamo scegliere di vivere liberi dagli errori commessi ieri”.

Anche lo scrittore Franco Arminio osserva: “I rapporti tra marito e moglie, i rapporti tra padri e figli, i rapporti tra amanti, i rapporti tra amici, tutti i rapporti del mondo dovrebbero avere questa semplice regola: ognuno deve immaginare che l’altro ha un tumore in fase terminale. Dunque bisogna parlargli con dolcezza, dolcezza a oltranza. E nessuna paura di perdere tempo, tanto il tempo nella vita si perde comunque. Non mi fate l’obiezione che le persone devono crescere, che la commiserazione non è una bella cosa. E poi veramente ognuno è un malato terminale, non è che cambia molto che si muoia fra un giorno o fra vent’anni. Immaginiamo che ogni persona è prossima all’ultimo respiro e spetta a noi raccoglierlo. Bello fare l’amore con questo spirito, e leggere una poesia e mangiare un gelato. La meraviglia di essere al mondo appartiene solo a chi sente di avere i respiri contati e sente che è così anche per gli altri. In questo modo veramente ogni giorno diventa una storia enorme, intensa, indimenticabile. E ognuno è un eroe, un salvatore”. Ci si prenda cura della famiglia prima che sia malata terminale.

A volte, però, in famiglia ci si fa prendere più dalle preoccupazioni che dalla cura dei suoi membri, soprattutto dei bambini. Lo psicoanalista Massimo Recalcati richiama: “I genitori sono più preoccupati di farsi amare dai loro figli che di educarli. Più ansiosi di proteggerli dai fallimenti che di sopportarne il conflitto, e dunque meno capaci di rappresentare ancora la differenza generazionale”. I genitori devono essere “portatori sani” di differenza generazionale e differenza genitoriale. Amare qualcuno non è giustificare tutto e relativizzare ogni cosa, ma correggere quello che non va e coltivare quello che va, consigliare il meglio, confidare nel massimo, costruire insieme: così nella coppia, così tra genitori e figli. È questo uno dei contenuti della previsione nel Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia in cui si legge che la famiglia è “ambiente naturale per la crescita ed il benessere di tutti i suoi membri”.

Già Jeremy Bentham, filosofo e giurista inglese, tra il Settecento e l’Ottocento scriveva: “Per ogni granello di gioia che seminerai nel petto di un altro, tu troverai un raccolto nel tuo petto, mentre ogni dispiacere che tu toglierai dai pensieri e dai sentimenti di un’altra creatura sarà sostituito da meravigliosa pace e gioia nel santuario della tua anima”. Perché così dovrebbe essere la famiglia, fonte di economie, ma soprattutto di ecologia, quella esistenziale e vitale. Si dimentica che la famiglia è un soggetto economico e politico che influenza le scelte di ogni suo componente e che ha conseguenze all’esterno dell’ambito familiare. Per questo si tiene conto sempre della famiglia pure a livello internazionale (forse più che a livello statale), fra i tanti riferimenti normativi l’art. 33 paragrafo 1 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (cosiddetta Carta di Nizza, 7 dicembre 2000): “È garantita la protezione della famiglia sul piano giuridico, economico e sociale”.

Lo studioso gesuita Thomas Casey descrive: “La famiglia ha un’influenza decisiva sulla nostra personalità e sul nostro destino. Noi nasciamo sempre all’interno di un contesto umano. Entriamo nel mondo dal corpo di una donna. Essa può essere single, sposata o divorziata. Può darsi che abbia un partner amorevole e solidale, oppure violento e prepotente. L’ambiente familiare può essere povero, confortevole o agiato; i genitori possono essere colti o analfabeti, emotivamente maturi o immaturi. Non cominciamo tutti dallo stesso punto di partenza. Sarebbe bello se fossimo tutti uguali, ma, dato il modo in cui vengono distribuite le carte, «alcuni sono più uguali degli altri»”[1]. Aiutare la famiglia, le famiglie, è altresì un dovere costituzionale, in ossequio degli artt. 2 e 3 e della “trilogia” degli arrt. 29-31 della Costituzione.

Lo studioso Casey continua: “Il nostro carattere, la nostra personalità si sviluppano nel corso della vita. Il processo inizia in famiglia. È lì che i bambini imparano per la prima volta ad amare e a odiare, a essere gentili o manipolatori, a servire o a spadroneggiare. La famiglia è la scuola fondamentale per la vita. Se in famiglia i bambini imparano soltanto l’ingiustizia, per loro sarà difficilissimo costruirsi da adulti una cultura giusta. Se viene insegnato loro a mentire e a ingannare, più tardi essi avranno enormi difficoltà ad aiutare a costruire una società trasparente”. L’educazione comincia e continua, si costruisce e si consolida in famiglia: è anche questo il senso del binomio “istruire e educare” nell’ambito dei doveri genitoriali disciplinati nell’art. 30 comma 1 Cost. e negli artt. 147 e 315 bis cod. civ.. Educazione alla famiglia e della famiglia, anche e soprattutto da parte della famiglia di origine che è spesso nell’ombra.

“La malinconia è temperata, tuttavia, dalla costanza degli affetti che il tempo non ha consumato” (Norberto Bobbio). Famiglia: costanza degli affetti che il tempo non consuma e che tempera la malinconia. Così dovrebbe essere e non il contrario come sempre più spesso avviene. Nel documento “Cinque principi per rimettere al centro il diritto dei bambini a crescere in famiglia” (elaborato dal Tavolo Nazionale Affido il 25 ottobre 2019) al n. 2 si ribadisce: “Il diritto di ogni bambina e bambino e di ogni ragazza e ragazzo a crescere nella propria famiglia e il connesso dovere delle Istituzioni e della società civile di offrire alle famiglie fragili adeguati servizi e interventi di sostegno, la cui erogazione va resa certa ed esigibile in modo omogeneo in tutto il territorio nazionale, così come stabilito dalla legge 184/1983 e successive modifiche”.

“Non sei tu a scegliere la tua famiglia: essa è un dono di Dio per te, così come tu lo sei per essa” (cit.). Si colga la differenza tra regalo e dono: col regalo ci si aspetta il ricambio, il dono si dà e basta. Così quello che si fa in famiglia, così quello che fa la famiglia!


[1] T. Casey nel saggio “La forza della famiglia”, 2016

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