Scuola, il piano del governo alla prova dei fatti: cosa è stato fatto da Nord a Sud

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, il piano del governo alla prova dei fatti: cosa è stato fatto da Nord a Sud

Ricomincia l’anno scolastico tra le speranze per gli annunci del presidente del Consiglio e le mancate promesse. A fine luglio sono iniziati i lavori per l’operazione “scuole belle” (150 milioni di euro per 7700 strutture). Dal 2015 arriveranno gli altri fondi per ristrutturare e costruire nuovi edifici. Ilfattoquotidiano.it vuole monitorare sul territorio come, dove e se sono stati spesi i soldi. Segnalateci le vostre storie sulla pagina Facebook “La mia scuola è”

«Giro di poltrone» ai vertici del Miur Arrivano anche i direttori regionali

da Il Corriere della Sera scuola

il piano del governo

«Giro di poltrone» ai vertici del Miur  Arrivano anche i direttori regionali

Lunedì l’incontro con il ministro Giannini. La dirigente: «Una vision nuova
e risparmi per milioni di euro». La Cgil: «Nessun progetto organizzativo»

di Antonella De Gregorio

Tagli e conservazione. Questo il tratto usato per abbozzare il nuovo organigramma, ai vertici del ministero dell’Istruzione. Dopo giorni di attesa e di incertezza, per le tante poltrone vuote, dal centro alla periferia, il ministro Giannini ha finalmente incontrato, lunedì, i nuovi direttori generali del Miur, i cui provvedimenti di nomina sono ora in corso di perfezionamento.

Verso la riforma

Dopo il terremoto di fine luglio, che aveva azzerato tutte le cariche dirigenziali più importanti del ministero, la macchina organizzativa chiamata a marciare verso un’«epocale» riforma della scuola, era arrivata al suono della campanella praticamente acefala. Vuote le caselle dei direttori generali, vacanti le poltrone dei direttori degli uffici scolastici regionali: decisamente qualcosa in più rispetto alle scontate «cattedre senza titolare di ogni avvio di anno scolastico. Adesso, i nomi ci sono: il cambio ai vertici è avviato. Poche le sorprese: anzitutto la prevista riduzione da dodici a nove delle Direzioni generali centrali, articolazioni dei Dipartimenti che fanno capo al ministro. E il taglio di 4 Uffici scolastici regionali, «quelli delle Regioni con popolazione studentesca più piccola», che – precisano al ministero – continuano ad avere un dirigente di seconda fascia responsabile. La somma dell’operazione fa un risparmio di «oltre un milione di euro sugli stipendi dei dirigenti e di 35milioni di euro» sui costi del personale del ministero – spiega Sabrina Bono, capo del Dipartimento per la programmazione e la gestione della risorse umane, finanziarie e strumentali del Miur. «Siamo andati oltre i tagli previsti per la Funzione Pubblica, che dovevano essere del 20% per i dirigenti e del 10% per il personale: noi siamo arrivati al 23 e al 15%»,- prosegue.

Al Miur

Quanto ai nomi, qualche conferma e alcune promozioni: nel complesso, la struttura di vertice del Miur cambia poco. Quello che il ministro si augura – e lo ha detto in occasione dell’incontro con i nuovi vertici del suo dicastero – è «un lavoro coeso», anche e soprattutto «in vista della riforma». Ha chiesto ai suoi uomini e alle sue donne «azioni rapide, efficienza, velocità», con l’obiettivo di rendere quella dell’Istruzione «un esempio anche per le altre amministrazioni». I nomi: Giovanna Boda, Maria Maddalena Novelli e Carmela Palumbo, occupano le posizioni di vertice del Dipartimento per il sistema educativo di Istruzione Formazione.

Daniele Livon e Mario Alì, al Dipartimento per la formazione superiore e per la ricerca, dove arriva anche Vincenzo Di Felice, promosso alla Direzione generale per il coordinamento, la promozione e la valorizzazione della ricerca.

Al Dipartimento per la Programmazione e la Gestione delle Risorse Umane, Finanziarie e Strumentali – quello diretto da Sabrina Bono – Marco Ugo Filisetti è Direttore generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica. New entry, due «giovani»: Jacopo Greco, promosso Direttore generale per le risorse umane e finanziarie; e Simona Montesarchio, che da vice capo gabinetto passa ad occuparsi di un capitolo attuale e delicato come gli interventi in materia di edilizia scolastica, la gestione dei fondi strutturali per l’istruzione e per l’innovazione digitale. «Si inaugura una nuova stagione, caratterizzata da una vision più attuale e che meglio risponde alle necessità del mondo della scuola», dice Bono.

«Nessuna novità»

«Nessun elemento di novità – commenta invece Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil -. È solo un rimescolamento di carte: qualche spostamento, qualche dovuto taglio. Quello che vorremmo capire è quale progetto organizzativo ci sia, dietro queste nomine».

Uffici Regionali

Intanto, il ministro incontrerà martedì anche i nuovi Direttori degli Uffici Scolastici Regionali, individuati «al fotofinish». Ecco l’elenco: in Abruzzo è stato confermato «provveditore» Ernesto Pellecchia; in Calabria arriva Diego Bouchè, alla guida dell’Usr Campania dal 2011; mentre al vertice dell’Ufficio scolastico regionale campano arriva Luisa Franzese, direttore dell’ex provveditorato di Napoli; in Emilia Romagna, Stefano Versari, già vice direttore. Nel Lazio la poltrona sarà occupata da Gildo De Angelis, dirigente vicario, in passato direttore del personale di Viale Trastevere; in Liguria, Rosaria Pagano. Manca invece ancora il tassello della Lombardia, dove si deve ancora trovare un sostituto per Francesco De Sanctis, in pensione dal 31 luglio («Ma la data ultima per la presentazione delle candidature è il 9 settembre», spiega Luciana Volta, la dirigente vicaria, di ruolo già dal 2000, ma con incarichi da vicario dal 2010). E ancora: nelle Marche, Maria Letizia Melina, che ha ricoperto incarichi da direttore di dipartimento per la Digitalizzazione della p.a.; in Piemonte, Fabrizio Manca; all’Usr Puglia, la conferma di Franco Inglese; in Toscana Rosa De Pasquale, avvocato, docente in numerosi corsi di formazione per dirigenti scolastici e operatori del mondo della scuola, componente (Pd) della Commissione Cultura alla Camera; in Sardegna Francesco Feliziani (già vicedirettore); in Sicilia la conferma di Maria Luisa Altomonte; e in Veneto l’ufficializzazione della nomina di Daniela Beltrame, classe 1959. Laurea in Giurisprudenza a Trieste, Beltrame aveva lasciato in estate l’Usr del Friuli Venezia Giulia (una delle regioni che perde il dirigente di primo livello) per guidare l’ufficio centrale veneto che aveva già diretto in reggenza per un anno dopo il trasferimento a Roma di Carmela Palumbo, a fine 2010. Insomma, se in Lombardia la dirigente sarà una donna, la previsione delle pari opportunità sarà pienamente rispettata.

I sindacati all’attacco: sugli stipendi tagli inaccettabili

da ItaliaOggi

I sindacati all’attacco: sugli stipendi tagli inaccettabili

Messi nell’angolo dal premier, che ha preferito la strada della consultazione pubblica on line

Non ascoltati, non citati. Accusati inderettamente dal governo, in un passaggio nelle Linee guida di riforma, di essere stati concausa del depauperamento del Mof, il fondo di istituto destinato al miglioramento dell’offerta formativa, che nel 2010 pesava per quasi un miliardo e mezzo e che si è ridotto a mezzo miliardo per pagare gli scatti di anzianità ai docenti. I sindacati potranno dire la loro sulla riforma, almeno in questa fase, utilizzando la piattaforma di consultazione che sarà avviata lunedì prossimo per raccogliere il parere sui singoli punti di tutti, docenti, dirigenti, genitori, studenti, imprenditori. E anche sindacalisti. Il 15 novembre la consultazione sarà chiusa, intanto ci sarà stata la legge di stabilità e saranno svelati anche i dettagli dei 20 miliardi di tagli alla spesa pubblica a cui tutti i ministeri, non escluso quello dell’Istruzione, università e ricerca, dovranno contribuire.

Una misura è già certa: non ci sarà il rinnovo del contratto nel 2015. Il governo sostiene, davanti alle critiche, che non è una novità, essendo stato messo nero su bianco nel Def di scorsa primavera. Nel documento di economia e finanza in verità non si parla di nessun aumento fino a tutto il 2019.

Insomma, entro fine anno i tempi saranno maturi per mettere a fuoco i rapporti tra governo e sindacati sulla riforma della scuola. Certamente, dicono da viale Trastevere, ci saranno fasi nelle quali il sindacato dovrà essere istituzionalmente coinvolto: dalle nuove posizioni stipendiali alla mobilità dei neoassunti. Per ora però resta il gelo. «Io ci sto alla distinzione dei ruoli, il governo si assume le sue responsabilità», dice Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, «ma, rifiutando ogni confronto con il sindacato, rischia di non avere il polso della situazione. E di fare errori di cui poi pagheranno le conseguenze i lavoratori». Lavoratori che sono avvertiti: «Il documento di riforma non prevede nessun aumento di stipendio, anzi toglie dalla voce retributiva un miliardo e 200 milioni di euro, tanto valgono gli scatti, fino al 2019. Bisogna valorizzare i docenti, è l’obiettivo condivisibile del governo, ma non lo si può fare togliendo i soldi! Questa è una manovra di riduzione della spesa», ragiona Di Menna. Dice Francesco Scrima, numero uno della Cisl scuola e coordinatore dei settori del pubblico impiego di via Po: «Vediamo come il governo svilupperà il confronto sulle linee guida. Una consultazione, se è fatta seriamente, è assai più di un semplice sondaggio…Eludere il confronto con i sindacati significa che probabilmente si rischia di assistere al replay della consultazione farsa condotta sulla riforma della pa». In merito agli scatti di anzianità: «Abbiamo difeso l’unico fattore che consente di rendere minimamente decenti gli stipendi del personale della scuola. E lo abbiamo fatto utilizzando il Mof che è costituito di risorse contrattuali. Tra l’altro, l’anzianità di servizio fa parte delle retribuzioni di tutti i docenti europei». Non intaccare i fondi per le attività di istituto era possibile? «Certo, bastava che il governo di turno mettesse le risorse necessarie a finanziare gli scatti. Servono fatti, non parole».

Per Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil, «siamo al paradosso che non solo non si rinnovano i contratti ma si chiede ai lavoratori la restituzione di soldi a cui hanno diritto per vecchi accordi contrattuali. Noi agli scatti non rinunciamo». Così come il sindacato della scuola della Cgil non è pronto invece ad accettare «la competizione individuale» che è alla base dei nuovi scatti, «perché i settori della conoscenza possono migliorare la qualità se si favorisce cooperazione, valorizzazione delle professionalità, partecipazione democratica e responsabilità collettiva». E invoca una mobilitazione unitaria del pubblico impiego. Perché sia credibile l’annuncio del governo sulla valorizzazione dei docenti, «serve un immediato avvio delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro dove, in presenza dello stanziamento di adeguate risorse, si affrontino congiuntamente gli aspetti normativi ed economici, compresi quelli legati al riconoscimento della professionalità», ribadisce Marco Paolo Nigi, segretario Snals-Confsal, che «deve tener conto sia dell’anzianità sia del merito». Il governo è partito «con il piede sbagliato», attacca Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda degli insegnanti: «Rivendichiamo il diritto alle progressioni di carriera legate all’anzianità di servizio, mentre contestiamo la possibilità che si vuole dare ai presidi di scegliere gli insegnanti più adatti alle loro scuole, ciò significherebbe aumentare i poteri già fin troppo ampi esercitati dai dirigenti scolastici. E poi è assurdo chiedere agli studenti quali materie vogliono studiare: i programmi devono essere elaborati in base ai curricula che servono per rendere i ragazzi competitivi».

Stipendi, l’aumento è a punti

da ItaliaOggi

Stipendi, l’aumento è a punti

Sarà caccia a crediti formativi, professionali e didattici

Carlo Forte

LINEE GUIDA DI RIFORMA/Addio all’anzianità, dal 2018 cambia la busta paga

I docenti dell’era Renzi lavoreranno di più e guadagneranno di meno. È quanto si evince dalle Linee guida sulla scuola emanate dal governo tramite il sito web http://labuonascuola.gov.it/ e disponibile sul sito www.italiaoggi.it/documenti. Ai normali oneri connessi allo svolgimento della prestazione si aggiungeranno, infatti, anche quelli di una formazione obbligatoria e di un impegno professionale crescente, che serva ad agguantare il nuovo scatto (ogni tre anni) di stipendio.

Gli scatti di anzianità, infatti, vanno in soffitta e, intrecciando gli attuali blocchi dei vecchi con la partenza dei nuovi, prima delfine del 2018 non ci saranno aumenti di stipendio. A ciò va aggiunta l’ulteriore proroga fino al 2015 del blocco dei contratti, non più rinnovati dal 2009. Blocco che stando a quanto precisa il Def potrebbe arrivare fino al 2019. Insomma, oltre a non percepire gli adeguamenti retributivi dovuti all’inflazione (che finora ha eroso circa il 15% del potere di acquisito dei salari), i docenti dovranno dire addio anche ai gradoni. Il tutto a fronte dell’invarianza dell’attuale prestazione ordinaria: 25 ore di insegnamento settimanali nell’infanzia, 24 nella primaria e 18 nelle secondarie + 40 ore per le riunioni dei consigli di classe e 40 ore per i collegi e gli incontri scuola-famiglia.

Dal 2018 in poi scatterà un nuovo sistema di incrementi retributivi, che saranno attribuiti solo a due docenti su tre. L’attribuzione degli aumenti (circa 60 euro ogni 3 anni) avverrà ad esito di una sorta di concorso per titoli. Titoli che consisteranno in non meglio specificati crediti didattici, crediti formativi e crediti legati allo svolgimento di incarichi di collaborazione con il dirigente scolastico. I crediti didattici saranno attribuiti ai docenti che saranno in grado di dimostrare la loro «capacità di migliorare il livello di apprendimento degli studenti». Quanto ai crediti formativi, essi saranno attributi a seguito della frequenza a corsi di formazione che saranno organizzati dalle associazioni professionali degli insegnanti. Il documento non spiega se la frequenza a questi corsi sarà a pagamento e, se sì, se i costi saranno posti a carico delle scuole oppure dei singoli partecipanti. Infine, per quanto riguarda i crediti professionali, il documento spiega che saranno «assunti all’interno della scuola per promuovere e sostenerne l’organizzazione e il miglioramento, sia nella sua attività ordinaria (coordinatori di classe) sia nella sua attività progettuale».

È prevista la costituzione di nuclei di valutazione, che esamineranno i titoli e certificheranno i crediti. Dopo di che sarà stilata una graduatoria e ai docenti che si collocheranno in posizione utile per figurare nel 66% degli aventi diritto, sarà attribuito l’aumento. Al rimanente 33% no. Questi ultimi potranno scegliere se rassegnarsi a non percepire alcun aumento oppure trasferirsi in una scuola che abbia docenti meno titolati. Così da rientrare comunque nel 66% approfittando dei punteggi inferiori dei colleghi presenti nell’altra scuola. Le Linee guida spiegano, inoltre, che la busta paga dei docenti non sarà più come prima.

Attualmente, le voci retributive sono essenzialmente 3. La prima è lo stipendio tabellare (nel quale è conglobata l’indennità integrativa speciale e,cioè, quello che resta dell’antica scala mobile). La seconda è la retribuzione professionale docente che, pur essendo un emolumento fisso e continuativo, rientra nel compenso accessorio. E infine, il compenso accessorio vero e proprio. Cioè lo straordinario. Lo stipendio tabellare subisce incrementi al maturare dei cosiddetti gradoni. La retribuzione professionale docente, invece, nel corso della vita lavorativa subisce solo un paio di incrementi, sempre legati all’anzianità. Infine, il compenso accessorio è legato al previo svolgimento di lavoro straordinario.

La busta paga dell’era Renzi, invece, manterrà lo stipendio tabellare, che però non subirà incrementi per effetto dell’anzianità. E poi, nell’accessorio, ingloberà gli aumenti che saranno legati al raggiungimento di un numero di crediti tale da consentire all’interessato di figurare nella pole position del 66%. Le linee guida, secondo quanto si legge nel documento governativo, costituiranno una base per una sorta di consultazione popolare via internet. E poi saranno tradotti in provvedimenti legislativi.

No mobilità? No assunzione

da ItaliaOggi

No mobilità? No assunzione

Chi rifiuterà la nuova regione non sarà immesso in ruolo

Alessandra Ricciardi

LINEE GUIDA DI RIFORMA/Intanto al Miur cambia la squadra. Giannini: più efficienza

ale come una vera condicio sine qua non. In assenza della disponibilità ad essere assunti in altra regione, con un vincolo di permanenza che potrebbe essere inasprito rispetto all’attuale, il docente precario delle graduatorie ad esaurimento in lizza per l’assunzione dei 150 mila sarà depennato.

Negli intenti del governo, la stabilizzazione indicata con le Linee guida di riforma della scuola per il 2015 deve essere l’ultima occasione nella quale si utilizzano ancora le graduatorie ad esaurimento. Poi dal 2016 solo concorsi e niente più precariato storico. Per farlo però è necessario un alto tasso di mobilità, più alto di quello ad oggi utilizzato. I 150 mila precari da immettere in ruolo non solo infatti sono in eccesso rispetto ai posti disponibili in organico, lampante è il caso della scuola primaria dove ci sono 80 mila precari e 20 mila posti disponibili, ma sono abilitati per classi di concorso alle secondarie che non sempre corrispondono a quelle per cui c’è vacanza di posti. Ecco perché, per far funzionare al meglio l’operazione, oltre a utilizzare i docenti in più per fare sostituzioni anche su materie affini a quella di abilitazione, per ampliare il tempo scuola e fare l’organico funzionale, serve assumere il prof dove necessario. E dunque, alto tasso di mobilità, in particolare dal Sud verso il Nord per compilare la nuova graduatoria nazionale. La modifica, su cui si sta lavorando al Miur, richiederà un intervento di legge che dovrà appunto disciplinare la materia della mobilità in sede di prima chiamata. Le soluzioni tecniche dovranno essere pronte per gennaio quando, superata la legge di Stabilità, ci sarà il decreto di stabilizzazione annunciato dal premier Matteo Renzi. Gli uffici di viale Trastevere, i cui vertici sono stati rinnovati in queste ore, sono stati chiamati dal ministro Stefania Giannini a un’attenta analisi della composizione non solo delle Gae, le graduatorie a esaurimento, ma anche delle graduatorie di istituto: sopravviverà la seconda fascia, da cui i docenti saranno chiamati per le supplenze che non potranno essere soddisfatte con il nuovo organico funzionale che nascerà proprio grazie agli esuberi che si avranno con i 150 mila. Per questi insegnanti si aprirà la strada del concorso che sarà bandito nella primavera del 2015. Per loro sia calcolano buone possibilità di assunzione: tutto sommato i concorrenti, ragionano al Miur, potrebbero non superare le 200 mila unità per 40 mila posti, all’ultimo concorso erano in 300 mila. I ragionamenti a viale Trastevere si fanno concitati in questi giorni in cui si danno le prime indicazioni per impostare il lavoro. Ieri la Giannini ha incontrato i nuovi direttori generali nominati con la riorganizzazione del ministero. A tutti ha chiesto maggiore efficienza, la macchina deve funzionare garantendo l’iter dei provvedimenti e dell’attività, evitando sprechi di tempo e di risorse. Alla Direzione generale per lo Studente, confermata Giovanna Boda, al Personale c’è Maria Maddalena Novelli. Alla ricerca arriva Vincenzo De Felice, Marco Ugo Filisetti prende il posto di Maria Letizia Melina, nuovo dg delle Marche, alla direzione acquisti e sistemi informatici; Jacopo Greco è promosso alla direzione risorse umane; il dg della direzione regionale campana, Diego Bouchè, arriva in Calabria lasciando la Campania a Luisa Franzese. Nel Lazio arriva, dall’amministrazione centrale, Gildo De Angelis. Ancora in ballo la Lombardia, dove è da poco andato in pensione Francesco De Sanctis. Nuovo dg della Toscana, Rosa De Pasquale, ex deputato del Pd, dirigente dell’ufficio scolastico provinciale di Firenze.

Mobilità e assunzioni, è ingorgo

da ItaliaOggi

Mobilità e assunzioni, è ingorgo

C’è il rischio di dover spostare i docenti a lezioni iniziate

Antimo Di Geronimo

Uffici in affanno a causa dei tagli al personale: le operazioni di avvio anno sono in ritardo

Utilizzazioni, assegnazioni provvisorie, assunzioni, eventuali rettifiche. È un vero e proprio ingorgo amministrativo quello che si sta verificando in tutte le province in vista dell’inizio delle lezioni. Decine di migliaia di operazioni che vengono gestite ogni anno, freneticamente, dagli uffici periferici.

Che peraltro, devono fare i conti con la progressiva riduzione degli organici. Dunque, potendo contare su un numero di funzionari e di impiegati che diminuisce di anno in anno, sempre di più. Salvo rare eccezioni, infatti, i dipendenti che vanno in pensione non vengono rimpiazzati con nuove assunzioni. E quindi, non sono rari i casi di uffici che sono costretti ad operare concentrando più unità operative in un unico funzionario.

Quest’anno in quasi tutte le province si segnalano ritardi nello svolgimento delle operazioni. E molti docenti, che hanno chiesto di essere spostati in altra sede, non potendo ancora conoscere ancora i risultati delle utilizzazioni e delle assegnazioni provvisorie, hanno dovuto prendere servizio nella scuola di titolarità o di precedente servizio. Ciò sta determinando a sua volta ritardi nelle convocazioni dei docenti precari ai fini dell’assegnazione delle supplenze annuali. Le operazioni, infatti, sono strettamente collegate tra loro in rigida sequenzialità. Dunque, se le operazioni di mobilità annuale non vengono portate a termine, non è possibile disporre le supplenze. Perché le disponibilità da assegnare ai supplenti non sono altro che le cattedre e gli spezzoni che rimangono liberi ad esito della mobilità annuale.

Il rischio che si corre è quello di mandare in cattedra dei docenti che, dopo qualche giorno, potrebbero essere spostati altrove. Più che della cosiddetta girandola dei supplenti, quest’anno, dunque, potrebbe verificarsi un avvicendamento di professori di ruolo. Ad ogni buon conto, la legge consente all’amministrazione di disporre i movimenti entro il ventesimo giorno dall’inizio delle lezioni.

Quanto alle operazioni in concreto, esse hanno inizio con la cosiddetta mobilità annuale. In questa fase gli uffici scolastici valutano le domande di mobilità dei docenti che intendono partecipare alla lotteria delle utilizzazioni e delle assegnazioni provvisorie. E dopo avere assegnato i punteggi e graduato gli aventi titolo, procedono ai movimenti veri e propri. Che sono di due tipi.

In via prioritaria vengono disposte le utilizzazioni. Alle quali accedono prevalentemente i docenti in esubero e quelli che sono stati trasferiti d’ufficio, che chiedano di rientrare nella scuola di precedente titolarità indicandola come prima preferenza. Nella fase delle utilizzazioni gli aventi diritto fanno valere una scala di punteggi in tutto analoga a quella dei trasferimenti a domanda. Terminate le utilizzazioni, gli uffici procedono con le assegnazioni provvisorie, per le quali assumono rilievo solo le situazioni familiari (ricongiungimento al coniuge, figli ecc.).

Ad esito della mobilità annuale, che comprende anche i movimenti interprovinciali, gli uffici fanno una ricognizione delle cattedre e degli spezzoni rimasti. L’elenco di questi residui costituisce la disponibilità che viene messa a disposizione per le supplenze della fase provinciale. Dopo di che, i singoli uffici scolastici indicono le convocazioni degli aspiranti supplenti utilmente collocati nelle graduatorie a esaurimento e procedono all’assegnazione delle supplenze. Che avviene in due fasi. La prima fase viene gestita direttamente dall’ufficio scolastico oppure dalle cosiddette scuole-polo. E consiste nella individuazione degli aventi diritto a ricevere le proposte di assunzione, tramite lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento, e nello scambio tra proposta e accettazione. Scambio che viene formalizzato in un contratto preliminare che, in gergo tecnico, viene definito «individuazione». La seconda fase, invece, avviene direttamente presso la scuola di destinazione, tramite la sottoscrizione del contratto individuale di lavoro e nel relativo svolgimento della prestazione.

Nella scuola pubblica 721.590 posti da insegnante

da La Tecnica della Scuola

Nella scuola pubblica 721.590 posti da insegnante

 Sono i dati ufficiali, sull’organico di fatto, dell’anno scolastico in partenza: nel computo vanno conteggiati anche i 93mila per il sostegno. Gli studenti iscritti sono 7.881.632 e saranno suddivisi in 368.341 classi. Le paritarie tengono: 993.544 alunni, sparsi tra 13.625 scuole (oltre il 70% sono materne). La previsione sugli studenti con cittadinanza non italiana è di quasi 740mila iscritti, la maggior parte in Lombardia.

Dopo i dati provvisori dei giorni scorsi, il Miur ha fornito anche quelli definitivi. Stiamo parlando dei numeri ufficiali di studenti e insegnanti della scuola italiana, ormai prossima al via del nuovo anno scolastico.

Gli studenti che risultano iscritti sono 7.881.632 e saranno suddivisi in 368.341 classi. In totale saranno 210.909 gli alunni con disabilità (se il dato è confermato sarebbero in discesa rispetto al 2013/14?).

Le 8.519 istituzioni scolastiche statali si articolano in 41.383 sedi: la scuola dell’infanzia rappresenta il 32,5% del totale, la primaria il 36,9%, la secondaria di primo grado il 17,5%, la secondaria di secondo grado il 13%. Il maggior numero di istituzioni scolastiche è collocato in Lombardia (1.145), seguita dalla Campania (1.027), dalla Sicilia (875) e dal Lazio (739).

Per quanto riguarda la scuola secondaria di secondo grado, i licei rappresentano il 47,1% degli alunni iscritti (oltre 2,6 milioni), seguiti dagli istituti tecnici 31,9% e da quelli professionali 21%. Gli studenti con cittadinanza non italiana sono in totale quasi 740mila (ma il dato è previsionale ed è stato elaborato sulla base delle Rilevazioni integrative degli anni scolastici precedenti) con netta prevalenza in Lombardia (quasi 183 mila) e nelle regioni del centro nord, Lazio compreso.

Rispetto all’anno scolastico 2007/2008, sono aumentati in percentuale gli alunni e diminuite le classi, mentre sono cresciuti gli alunni disabili e gli insegnanti di sostegno. Per quanto riguarda i docenti, il totale dell’organico di fatto, compresi anche gli insegnanti di sostegno è di 721.590, dei quali circa 93mila solo per il sostegno, anche se i dati sono riferiti al 28 agosto 2014, momento in cui gli Uffici Scolastici territoriali sono ancora in fase di definizione delle procedure di organico e il contingente totale finale previsto è di circa 110.000 docenti specializzati (con quasi 20mila posti ulteriori rispetti all’organico di base).

Nell’anno scolastico 2013/2014 gli studenti che hanno frequentato le scuole paritarie sono complessivamente 993.544. Le scuole paritarie attive nel territorio nazionale nell’anno scolastico 2013/2014 sono state 13.625, il 71,8% dell’infanzia, l’11% della primaria, 5% della secondaria di primo grado, il 12,3% della secondaria di secondo grado.

Il FOCUS completo realizzato dal Miur sui principali dati dell’a.s. 2014/15.

Arriva la nuova maturità

da La Tecnica della Scuola

Arriva la nuova maturità

E non solo perché nel 2015 entrerà a regime la riforma Gelmini, con l’approdo al quinto anno della scuola secondaria di secondo grado di nuovi programmi e discipline. L’annuncio è del ministro dell’Istruzione: le modifiche riguarderanno anche prima prova, con il saggio breve che diventerà centrale.

L’esame di maturità cambia ancora. E non solo perché nell’anno scolastico 2014/2015 entrerà a regime la riforma Gelmini, con l’approdo al quinto anno della scuola secondaria di secondo grado di nuovi programmi e discipline. Per l’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo sono in serbo novità ulteriori.

A dirlo è stato il ministro Stefania Giannini in un’intervista al Sole 24 Ore, in pubblicazione il 9 settembre. Il ministro spiega che modifiche riguarderanno anche la prima prova: “il saggio breve diventerà centrale”, dice Giannini. I particolari della nuova maturità, però, non vengono ancora svelati.

Il responsabile del Miur ha colto l’occasione per fare pure il punto della situazione sull’avvio del nuovo anno scolastico. E sulle linee guida di riforma presentate dal Governo lo scorso 3 settembre. Giannini ha parlato, in particolare, dell’importanza di introdurre nuovi parametri come valutazione e merito: “Stavolta ce la faremo a introdurli – ha detto il Ministro – perché abbiamo scelto di avviare una consultazione pubblica prima di emanare il provvedimento e perché li abbiamo collegati alla carriera dei docenti. Dopodiché – annuncia Giannini – toccherà alla ‘buona università’ e alla ‘buona ricerca'”.

Immissioni a rischio?

da La Tecnica della Scuola

Immissioni a rischio?

Altro che immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili. Nemmeno i posti disponibili erano quelli giusti e le immissioni in ruolo appena effettuate rischiano di dovere essere rifatte.

Da un pasticcio se ne generano, infatti, a catena altri. Ci informa di questa preoccupante situazione il quotidiano Italia Oggi. La questione è semplice. I dati sulle immissioni in ruolo sono stati resi noti dall’amministrazione il 30 luglio; ma dal 25 giugno era già in vigore il decreto legge 90/2014, che prevedeva la revoca dei trattenimenti in servizio, che, con provvedimenti di urgenza, veniva comunicata come una doccia fredda a fine agosto, per effetto delle disposizioni contenute nell’articolo 1 del decreto legge 90/2014 convertito nella legge n. 114 dell’11 agosto 2014.
Ciò significa che l’amministrazione centrale non ha calcolato la ripartizione delle immissioni in ruolo sulla base delle effettive disponibilità, tenendo conto dei posti che sarebbero stati lasciati vuoti dal pensionamento coatto di coloro che, in prima battuta, avevano chiesto e ottenuto di rimandare la pensione di uno o due anni.
E questa “dimenticanza” è avvenuta malgrado lo stesso ministero dell’istruzione, con la nota 2507 del 28 luglio (emanata ad oltre un mese di distanza dall’entrata in vigore del decreto legge 90/2014) avesse invitato gli «uffici ad attivare, con la massima sollecitudine, tutte le procedure necessarie al collocamento a riposo del personale interessato dalla normati va in esame», ha spiegato che «i relativi posti verranno utilizzati sia per le immissioni in ruolo che per le supplenze».
In sostanza dopo le revoche dei trattenimenti si sono liberati dei posti che, per legge, avrebbero dovuto essere destinati alle immssioni in ruolo e invece verranno destinati, a questo punto arbitrariamente, a supplenza. I posti destinati alle immissioni non sono stati dunque calcolati sulle effettive disponibilità.
C’è il rischio allora di una revoca delle assunzioni già stabilite e la possibilità di nuove convocazioni con nuove cattedre ad anno scolastico già iniziato?
Certo è che, chi è rimasto scornato e, pur essendo nelle prime posizioni, non ha avuto il ruolo, non sarà felice di vedere assegnate le cattedre vacanti ai supplenti per un errore dell’amministrazione.
Ma ormai è prassi. La scuola italiana non si fa mancare lavoro alla magistratura. E non dimentichiamo che all’appello delle immissioni in ruolo mancano anche i 4mila posti dei beffati Quota 96. Qaundo sarà chiaro che nella scuola è necessario un ricambio generazionale serio e si metteranno in atto misure chiare per favorirlo piuttosto che i soliti piccoli pasticci?

Cobas: sciopero 10 ottobre

da La Tecnica della Scuola

Cobas: sciopero 10 ottobre

Giudizio completamente negativo sul Piano Renzi. 150mila assunzioni? Vanno bene, ma temiamo che tratti solo di un annuncio. La richiesta: 300 euro netti mensili in busta paga a tutti.

Le prime 3-4 settimane di lezione si preannunciano decisamente calde: dopo lo sciopero del 17 settembre di Unicobas, si replicherà il 10 ottobre con uno stop deciso dai Cobas che intendono però unirsi agli studenti che, per parte loro, hanno annunciato per la stessa data manifestazioni e cortei nelle principali città italiane.
I Cobas non si fidano delle promesse di Matteo Renzi sulle assunzioni e chiedono che il presidente, se vuole davvero immettere in ruolo 150mila precari, deve convocare un Consiglio dei ministri che decida di inserire nella prossima legge di stabilità i 3-4 miliardi indispensabili per portare a termine l’operazione.
Ma è tutto il piano “Buona scuola” ad essere messo sotto accusa dai Cobas che non salvano nulla o quasi delle 136 pagine del documento.
Il no è netto su tutto: dalla valutazione, all’apprendistato, dal merito al registro nazionale del personale.
“Il piano-Renzi – sostengono i Cobas – è la ‘summa’ di tante distruttive proposte per scuole-aziende dominate da presidi-padroni, da lotte concorrenziali tra docenti ed Ata per qualche spicciolo in più, da valutazioni-quiz del lavoro docente e delle scuole, da apprendistato nelle imprese invece che istruzione”.
“I presidi
– denunciano ancora – assumerebbero direttamente loro (e licenzierebbero) docenti ed Ata dopo una fantomatica ‘consultazione collegiale’, ed interverrebbero anche sulla carriera e sugli stipendi dei dipendenti”.
La proposta del sindacato di Piero Bernocchi è chiara e netta: ritiro del piano, assunzioni di tutti i precari e aumento di 300 euro netti mensili per tutti i docenti e Ata.
Ma 300 euro netti mensili equivalgono ad una spesa per lo Stato di circa 7-8mila euro all’anno per dipendente, che vorrebbero dire più o meno 7miliardi di euro all’anno.

Tutti gli uomini (e le donne) del Ministro

da La Tecnica della Scuola

Tutti gli uomini (e le donne) del Ministro

Nominati tutti i direttore generali del Ministero. Molte conferma, ma non manca qualche new entry

Cambiano i vertici del Ministero: in queste ore è stato reso noto il nuovo organigramma. Già nella mattinata dell’8 settembre il ministro Giannini ha incontrato tutti i direttori generali che operano presso il Ministero.Nella giornata del 9 settembre si svolgerà invece l’incontro i  direttori degli Uffici Scolastici Regionali.

Queste le nomine “romane”: Giovanna Boda alla Direzione generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione, Maria Maddalena Novelli al Personale Scolastico, Carmela Palumbo agli Ordinamenti scolastici e alla Valutazione del Sistema Nazionale di Istruzione.

Alle direzoni del Dipartimento per Formazione superiore e ricerca andranno: Daniele Livon (Programmazione, coordinamento e finanziamento delle istituzioni della formazione superiore), Mario Ali (Direzione generale per lo studente), Vincenzo Di Felice (coordinamento, promozione e valorizzazione della ricerca).

Alle tre direzioni del Dipartimento per la Programmazione e la Gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali risultano infine assegnati Jacopo Greco (Risorse umane e finanziarie), Marco Ugo Filisetti (Contratti, acquisti, sistemi informativi e statistica) e Simona Montesarchio (Edilizia scolastica, fondi strutturali e per innovazione digitale).

Questi invece i direttori assegnati agli Uffici Scolastici Regionali

Abruzzo: Ernesto Pellecchia
Calabria: Diego Bouchè
Campania: Luisa Franzese
Emilia Romagna: Stefano Versari
Lazio: Gildo De Angelis
Liguria: Rosaria Pagano
Marche: Maria Letizia Melina
Piemonte: Fabrizio Manca
Puglia: Franco Inglese
Toscana: Rosa De Pasquale
Sardegna: Francesco Feliziani
Sicilia: Maria Luisa Altomonte
Veneto: Daniela Beltrame

Risulta ancora da assegnare la direzione della Lombardia, resasi disponibile solo il 1° settembre a seguito del pensionamento del direttore Francesco De Sanctis.

Superiori, primi contratti di apprendistato di alta formazione

da La Tecnica della Scuola

Superiori, primi contratti di apprendistato di alta formazione

Le assunzioni verranno realizzate dell’Enel e saranno 145: l’iniziativa rientra nella sperimentazione del programma di formazione in alternanza scuola e lavoro per studenti del quarto e quinto anno degli Istituti tecnici ad indirizzo Tecnologico messo a punto da Miur, Ministero del Lavoro, Regioni, organizzazioni sindacali.

Il Gruppo Enel assume 145 ragazzi di sette regioni italiane con un contratto di apprendistato di alta formazione: l’iniziativa, resa pubblica dal Miur, rientra nella sperimentazione del programma di formazione in alternanza scuola e lavoro per studenti del quarto e quinto anno degli Istituti tecnici ad indirizzo Tecnologico messo a punto dal Ministero dell’Istruzione, Ministero del Lavoro, Regioni, organizzazioni sindacali ed Enel.

Al termine del quinto anno, con la conclusione del percorso scolastico e il conseguimento del diploma tecnico, tenuto conto della valutazione di merito del percorso effettuato in azienda, è programmata una seconda fase di apprendistato professionalizzante della durata di un anno.

Gli istituti tecnici interessati alla sperimentazione sono: l'”Avogadro” di Torino, il “Pacinotti” di Mestre, il “Marconi” di Piacenza, il “Meucci” di Firenze, il “Marconi” di Civitavecchia, il “Gadda-Fermi” di Napoli, il “Giorgi” di Brindisi. Enel collocherà inizialmente gli studenti all’interno delle aree aziendali sia della distribuzione che della produzione di energia elettrica.

L’idea di avviare il progetto sperimentale, spiegano Enel e Miur, “nasce dall’esigenza – spiega il Miur – di inserire diplomati nelle posizioni tecnico-operative aziendali evitando periodi lunghi di formazione post diploma. Di qui il progetto di anticipare l’ingresso degli apprendisti in azienda collaborando con la scuola, al fine di condividere un percorso con contenuti teorici più allineati alle esigenze industriali e con la parte pratica finalizzata a completare la formazione individuale”.

“Il rapporto fra mondo della scuola e mondo del lavoro è ormai imprescindibile. Non è un caso se uno dei capitoli del nostro Piano “La buona scuola’ abbiamo voluto intitolarlo proprio “Fondata sul lavoro’ – ha detto il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini – La scuola deve e può diventare la più efficace politica strutturale contro la disoccupazione.
Rafforzare le esperienze concrete di lavoro durante il percorso scolastico sarà uno dei pilastri della nostra azione, a partire da subito come dimostra questa iniziativa. Dobbiamo coinvolgere in questi percorsi gli studenti di tutte le superiori, ma, in particolare, chi sceglie l’istruzione tecnica e professionale. L’apprendistatoscuola-azienda è una novità assoluta per il sistema italiano in cui crediamo molto e che sarà valorizzata anche nell’ambito dell’Esame di Stato”, ha concluso Giannini.
“Questa è una delle prime esperienza di apprendistato di alta formazione, realizzata in sinergia tra istituzioni formative e azienda, rivolta agli studenti degli istituti tecnici ed è un grande investimento sulle risorse umane del Paese – afferma Francesco Starace, Amministratore Delegato del Gruppo Enel -Siamo certi di aver individuato ragazzi volenterosi ed entusiasti di vivere questa nuova esperienza che aprirà loro la strada a un percorso professionale di grande soddisfazione. Gli apprendisti infatti potranno entrare in contatto da subito con attrezzature e tecnologie di ultima generazione ricevendo preventivamente una formazione specifica in materia di sicurezza sul lavoro, un valore che la nostra azienda considera primario”.

Graduatorie d’istituto del personale Ata triennio 2014/2016

da La Tecnica della Scuola

Graduatorie d’istituto del personale Ata triennio 2014/2016

L.L.

Per l’inserimento nella terza fascia le domande dovranno essere trasmesse, con modalità cartacea, entro l’8 ottobre 2014. La scelta dell’istituzione scolastica andrà, invece, effettuata in modalità on-line

È stato trasmesso con nota prot.n. 8921 dell’8 settembre 2014 il D.M. 717 del 5/9/2014 riguardante l’aggiornamento delle graduatorie di istituto del personale Ata.

Le nuove graduatorie di circolo e di istituto di terza fascia sostituiscono integralmente quelle vigenti nel triennio scolastico 2011-2012, 2012-2013, 2013-2014 e hanno validità per il triennio scolastico 2014-2015, 2015-2016 e 2016-2017.

La terza fascia delle graduatorie di circolo e di istituto è elaborata a cura del dirigente dell’istituzione scolastica destinataria della domanda di inclusione nelle graduatorie stesse da parte degli aspiranti. Ad ogni istituzione scolastica destinataria della domanda degli aspiranti è affidato il compito di curare lo svolgimento della procedura.

Per essere inseriti nella terza fascia delle graduatorie di circolo e di istituto per il profilo di assistente amministrativo, assistente tecnico, cuoco, infermiere, guardarobiere, addetto alle aziende agrarie e collaboratore scolastico occorre produrre una specifica domanda utilizzando gli appositi modelli allegati al decreto.

Non possono produrre domanda e, qualora l’abbiano prodotta, la stessa è da ritenere nulla, coloro che, per il medesimo profilo professionale, sono già inseriti a pieno titolo nelle graduatorie provinciali permanenti per le assunzioni a tempo indeterminato, negli elenchi provinciali ad esaurimento e/o nelle graduatorie provinciali ad esaurimento di collaboratore scolastico per le supplenze annuali o fino al termine delle attività didattiche, nelle correlate graduatorie di istituto di prima o seconda fascia della stessa provincia o, fatto salvo quanto previsto al comma 3, per altro o altri profili professionali, di diversa provincia.

La domanda di inserimento (Allegato D1) o di conferma (Allegato D2) nelle graduatorie di circolo e di istituto di terza fascia deve essere prodotta, in modalità cartacea, entro l’8 ottobre 2014.

La scelta delle istituzioni scolastiche viene, invece, effettuata esclusivamente con modalità online (previ registrazione e riconoscimento fisico), secondo modalità e tempi che saranno successivamente comunicati.

Ciascun aspirante può indicare complessivamente non più di trenta istituzioni scolastiche della medesima ed unica provincia per l’insieme dei profili professionali per cui ha titolo. Nel limite delle trenta istituzioni scolastiche, l’aspirante può includere o meno l’istituzione scolastica destinataria del modello di domanda di inserimento (Allegato D1) o di conferma (Allegato D2).

Riordino classi di concorso: dove è finito?

da La Tecnica della Scuola

Riordino classi di concorso: dove è finito?

La questione del riordino delle classi di concorso va affrontata al più presto, sia per evitare il contenzioso sia per garantire la qualità dell’insegnamento.

Eppure il regolamento sul riordino delle classi di concorso sarebbe un provvedimento  a costo zero, ma il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini sembra non volerlo affrontare.
Nelle linee guida proposte nel documento “la buona scuola”, non se ne trova traccia. Un’altra occasione mancata per affrontare un tema di importanza fondamentale per gli insegnanti e per la qualità della didattica. Sono in molti a dire basta con le tabelle di confluenza degli insegnamenti delle cosiddette classi di concorso atipiche.
Basta con le atipicità e avanti tutta con le specificità! L’idea singolare e miope di chi sostiene che tutti possono insegnare tutto, non serve assolutamente a migliorare il livello della didattica nella scuola pubblica italiana, ma al contrario crea grossi problemi per l’apprendimento dei nostri ragazzi.
Le tabelle di confluenza delle classi di concorso cosiddette atipiche stanno creando grossi problemi e, in alcuni casi, anche contenziosi che finiscono nelle aule di tribunale. Le conseguenze di questi contenziosi sono le ordinanze di sospensione cautelare delle tabelle di confluenza di alcuni insegnamenti e il loro annullamento. E allora cosa aspetta il responsabile del Miur ad approvare, prima che vengano fatti gli organici per l’anno scolastico 2015-2016, un regolamento condiviso del riordino delle classi di concorso?
Finora il Miur non ha ancora risolto il problema, agendo in modo pilatesco ed utilizzando norme transitorie. Infatti con semplici circolari dal carattere transitorio, il Miur ha lasciato la scelta dell’assegnazione delle classi di concorso dei vari insegnamenti alle singole scuole e agli uffici scolastici. Forse è giunto il momento, in coincidenza con l’attuazione a regime della riforma Gelmini, di presentare con un urgenza la bozza del regolamento del riordino delle classi di concorso.
L’urlo accorato che arriva dalla scuola è : “Basta atipicità e norme transitorie! Sulle classi di concorso servono al più presto regole certe”.
Il problema è soprattutto di natura didattica. Infatti messe alla prova le ultime  tabelle di confluenza, queste risultano dannose e didatticamente inefficaci. Proprio per questo motivo vanno abolite e sostituite con un regolamento che individui seriamente classi di concorso specifiche per insegnamenti specifici. In buona sostanza non è pensabile che per la salvaguardia degli esuberi o dei soprannumeri si consenta a tutti di insegnare tutto, forse sarebbe più opportuno discernere e tutelare l’apprendimento dei ragazzi.
In occasione del documento “La buona scuola”, dove si parla di organico funzionale e  organico di rete, andrebbe introdotto con evidente urgenza il regolamento del riordino delle classi di concorso. Al ministro Giannini e al premier Renzi chiediamo se condividono questa analisi e se ritengono di aggiungerla nel documento che hanno da poco pubblicato.
Attendiamo curiosi una loro risposta nel merito del riordino delle classi di concorso.

Il processo delle graduatorie di istituto dei docenti

da La Tecnica della Scuola

Il processo delle graduatorie di istituto dei docenti

L.L.

Il Miur risponde ad alcuni quesiti e spiega le fasi operative su Sidi e il sistema di comunicazioni tra gli uffici provinciali e le scuole e viceversa

Con la nota prot.n. 8861 del 5 settembre 2014 il Miur ha fornito chiarimenti in merito all’utilizzo delle funzionalità del sistema informativo per la diffusione delle graduatorie d’istituto agli aspiranti interessati.

Queste sono le fasi operative sul sistema SIDI e il sistema di comunicazioni tra uffici provinciali e scuole (e viceversa) illustrate nella nota:

1. la scuola acquisisce il numero di modelli A1 e A2 pervenuti, tramite l’apposita funzione SIDI di acquisizione domande pervenute;

2. la scuola, tramite la funzione SIDI di acquisizione/aggiornamento posizione, acquisisce le domande (modelli A1 e A2) presentate dagli aspiranti in formato cartaceo. Inoltre si accerta che il modello B presentato da ciascun aspirante tramite le istanze online sia presente a sistema sullo stesso identificativo della domanda. Dopo aver completato le attività, comunica il completamento tramite la funzione SIDI di convalida delle operazioni effettuate relativamente alla fase di acquisizione domande;

3. l’ufficio provinciale, dopo essersi assicurato che tutte le scuole della provincia abbiano acquisito le domande (l’operazione, da fare tramite la funzione SIDI di interrogazione dello stato avanzamento lavori può anche essere fatta per fascia e ordine scuola) edaver eventualmente effettuato la convalida delle scuole inadempienti, prenota le graduatorie provvisorie con la funzione stampe;

4. il giorno successivo, ad esito positivo della graduatoria richiesta, l’ufficio provinciale comunica alle scuole che le graduatorie provvisorie sono state prodotte, indicando fascia e ordine scuola per cui questo è avvenuto;

5. l’esito positivo della procedura di formazione graduatorie abilita automaticamente gli aspiranti alla funzione POLIS “Graduatorie d’istituto del personale docente ed educativo”, in particolare alla sola visualizzazione dei punteggi per la fascia e l’ordine scuola corrispondente alla graduatoria prodotta; la riga della graduatoria sarà colorata in rosso se provvisoria, in verde se definitiva. Eventuali righe grigie stanno a significare che le scuole stanno ancora lavorando all’acquisizione/aggiornamento delle domande e nessuna graduatoria è stata ancora prodotta. Potrebbe anche significare che l’ufficio ha prenotato le graduatorie provvisorie ma le stesse non sono ancora state prodotte;

6. L’ufficio provinciale prosegue prenotando, sempre con la funzione stampe, la “diffusione telematica” che avrà come effetto quello di popolare una banca dati da cui ciascuna scuola potrà, ad esito positivo dell’elaborazione, estrarre le graduatorie di interesse;

7. il giorno successivo, ad esito positivo della diffusione richiesta, l’ufficio provinciale comunica alle scuole che le graduatorie provvisorie sono state diffuse e le invita a scaricare gli appositi file attraverso la funzione di diffusione telematica e a pubblicarle sul proprio sito informatico;

8. tale operazione abilita gli aspiranti alla consultazione anche delle posizioni in graduatoria tramite la funzione POLIS “Graduatorie d’istituto del personale docente ed educativo”;

9. la scuola accede alla funzione della diffusione telematica e scarica il file di interesse indicando il proprio codice valido per l’a.s. 2014/15 avendo cura di scegliere l’opzione che tiene conto delle tutela della privacy degli aspiranti docenti;

10. la scuola pubblica la graduatoria sul proprio sito internet e comunica agli aspiranti supplenti l’avvenuta pubblicazione delle graduatorie provvisorie e stabilisce la data limite entro la quale sarà possibile presentare reclamo;

11. la scuola riceve i reclami e, ove ritenuti validi, acquisisce le opportune rettifiche al sistema informativo, utilizzando la stessa funzione SIDI di acquisizione/aggiornamento posizione utilizzata per la trasmissione iniziale delle domande o la funzione di acquisizione sedi o rettifica sedi nel caso in cui ilproblema riguardi il modello B. Al terminedelleattivitàeffettua laconvalida delle operazioni effettuate relativa alla fase di esame dei reclami;

12. l’ufficio e la scuola procedono replicando le operazioni dal punto 3 in avanti per la produzione e pubblicazione delle graduatorie definitive.

La nota precisa, infine, che per ragioni connesse al rispetto della tempistica di avvio dell’anno, il Miur può anche decidere di effettuare operazioni massive, con la prenotazione forzata delle graduatorie, senza la verifica della convalida delle operazioni da parte delle scuole. In questo caso le scuole dovranno adeguarsi alla tempistica proposta dall’Amministrazione Centrale.