Ministero dell’istruzione e del merito
Adozione del Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei Dirigenti scolastici
Ministero dell’istruzione e del merito
Adozione del Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei Dirigenti scolastici
Ministero dell’i struzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
Ai Dirigenti scolastici delle istituzioni scolastiche statali LORO SEDI
All’Intendente Scolastico della provincia di BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua località ladine BOLZANO
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione per la Provincia di TRENTO
Al Sovrintendente agli studi della Valle D’Aosta AOSTA
E, p.c. Al Capo di Gabinetto
Al Capo Dipartimento per le risorse, l’organizzazione e l’innovazione digitale
Al Direttore generale per gli ordinamenti scolastici, la formazione del personale scolastico e la valutazione del sistema nazionale di istruzione
Al Direttore generale per l’innovazione digitale, la semplificazione e la statistica
Oggetto: Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei Dirigenti scolastici – Adozione del D.M. del 21.02.2025 n. 28
Decreto Ministeriale 21 febbraio 2025, AOOGABMI 28
Adozione del Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei dirigenti scolastici
Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per il personale scolastico
Ai Direttori generali e ai Dirigenti titolari degli UUSSRR
e p.c. Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione LORO SEDI
Oggetto: Criteri generali delle modalità attuative del lavoro agile per i dirigenti scolastici
Ministero dell’istruzione e del merito
Adozione del Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei dirigenti scolastici
La valutazione dei dirigenti scolastici: una riflessione critica
di Carmelo Salvatore Benfante Picogna e Patrizia Fasulo (*)
È in corso in questi mesi un interessante dibattito su un processo cardine del sistema scolastico italiano, la valutazione per i Dirigenti scolastici. L’articolo 13 del Decreto-Legge n. 71 del 31 maggio 2024 (Disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell’anno scolastico 2024/2025 e in materia di università e ricerca) ha, infatti, introdotto un significativo aggiornamento normativo, enfatizzando il ruolo del Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei Dirigenti scolastici nel definire obiettivi strategici e criteri valutativi. Tale sistema considera le specificità delle funzioni dirigenziali, i vincoli territoriali e le risorse disponibili, in una prospettiva che valorizza autonomia scolastica e responsabilità dirigenziale.
I soggetti coinvolti nel nuovo sistema sono:
Permangono nell’attuale proposta, ancora da definirsi, alcuni richiami alla precedente normativa che rappresentano importanti spunti di riflessione e, taluni dei quali, perfino imprescindibili per la nuova regolamentazione.
La scuola è una istituzione che si basa sulla conoscenza e sull’apprendimento continuo dei suoi membri talché le esperienze di ciascun membro vanno a comporre il patrimonio dell’organizzazione stessa e il suo capitale sociale e conoscitivo. Le performance delle istituzioni, tuttavia, sono condizionate da variabili come, ad esempio, il background socioeconomico delle famiglie o la qualità dell’offerta formativa territoriale, che non dipendono, direttamente e immediatamente, dalla gestione dirigenziale. In questo senso è fondamentale che il futuro sistema di valutazione consideri gli esiti scolastici come il risultato di una responsabilità condivisa tra il dirigente, il corpo docente, le famiglie, le istituzioni locali e, per quanto possibile, con gli studenti. L’attuazione dell’autonomia scolastica, in tutte le sue molteplici declinazioni, che caratterizza il lavoro del Dirigente scolastico trova, infatti, dei limiti nella necessità di operare in un quadro normativo e organizzativo che non sempre favorisce la piena indipendenza decisionale. Il che, del resto, non può essere considerato un male assoluto! Purché si consideri un elemento distintivo della valutazione dei Dirigenti scolastici ovvero la consapevolezza che i risultati della scuola non dipendono esclusivamente dall’ operato del singolo, ma sono influenzati da una pluralità di fattori esterni e da attori sui quali non è possibile esercitare un controllo diretto né continuativo.
Proviamo qui a delineare alcuni strumenti che, a nostro avviso, potrebbero aiutare il Dirigente, responsabile dei risultati del servizio offerto all’utenza, a individuare, interpretare e governare tutte le condizioni prodromiche in grado di predire con buona probabilità di avveramento, che potrebbero influire positivamente o negativamente sulla sua valutazione:
Il contesto territoriale e i vincoli operativi
Il nuovo Sistema di Valutazione, sembra certo, dovrà essere incentrato su dati oggettivi quali la pubblicazione dei documenti strategici delle scuole (PTOF, RAV, PDM, Rendicontazione sociale ecc.), la corretta tenuta della sezione “Amministrazione trasparente” e l’adeguata gestione del sito web. Aspetti di sicuro condivisibili ma non esaustivi nella misura in cui non si considereranno le ricadute negative che condizionamenti e vincoli locali possono avere sul raggiungimento degli obiettivi da parte dei Dirigenti scolastici.
Il contesto territoriale (vincoli, risorse, opportunità, condizionamenti umani e materiali ecc.) è, dunque, senza alcun dubbio, il fattore determinante attorno al quale deve ruotare la valutazione della scuola e, quindi, del suo personale. In questo caso del Dirigente scolastico. Le scuole situate in aree economicamente svantaggiate o caratterizzate da criticità sociali e culturali presentano sfide specifiche che influiscono direttamente sull’efficacia dell’azione dirigenziale. Ad esempio, in aree con alta percentuale di dispersione scolastica o con significative difficoltà di integrazione culturale, il Dirigente deve dimostrare competenze nella mediazione e nella costruzione di reti di supporto con enti locali e associazioni. La mancanza di infrastrutture adeguate o il basso coinvolgimento delle famiglie nel percorso educativo rappresentano ulteriori sfide che il Dirigente deve affrontare con approcci innovativi e flessibili. Pensiamo, ad esempio, alla gestione degli immobili, alle forniture, ai beni e ai servizi che gli Enti locali sono obbligati ad assicurare e alla fatica che queste interlocuzioni spesso rappresentano per il Dirigente scolastico, sia che ci si trovi in un piccolo centro, magari per la scarsità delle risorse, che nelle città metropolitane, a causa della numerosità degli istituti.
La valutazione del Dirigente scolastico, dunque, dovrebbe tenere conto di questi fattori, riconoscendo come il contesto territoriale condizioni non solo i risultati, ma anche la stessa definizione degli obiettivi strategici e, perfino, le necessarie basi di riconoscimento di ruoli e doveri.
Queste riflessioni dovrebbero condurci alla consapevolezza che il miglioramento è basato su due elementi indissolubili: la co-progettazione e la corresponsabilità dell’azione educativa. La partecipazione richiede di attivare un processo condiviso fin dal momento della progettazione iniziale (by default). Un processo di questo tipo ha bisogno di fra proprie diverse categorie e fra queste, il tempo è fondamentale. Il tempo inteso, non solo nel significato di quello che scorrere (Chronos) ma, soprattutto, nel senso di Kairos, ovvero quello che ci vuole, che è significativo per costruire una comunità che collabora, e i cui frutti dureranno molto a lungo; sarà faticoso all’inizio ma, una volta avviato, il processo sarà in grado di affrontare temi ed emergenze complesse per il medio-lungo periodo.
Il personale scolastico: una risorsa da sviluppare
Un altro aspetto cruciale nella valutazione del Dirigente è lo sviluppo delle risorse umane che rappresenta una risorsa fondamentale, ma la cui gestione presenta sfide specifiche. I Dirigenti devono non solo monitorare l’adeguatezza delle competenze del personale rispetto agli obiettivi della scuola, ma anche promuovere percorsi di formazione continua che rispondano alle esigenze educative e organizzative del territorio. I momenti della formazione iniziale e in servizio sono fondamentali per sollecitare nei docenti/ATA la capacità di comprendere le diversità, riflettere sul contesto e le proprie pratiche e attivare processi di cambiamento. È ovvio che nei contesti più difficili il turnover del personale rende questo percorso più difficile. Il ruolo del Dirigente diventa quindi ancor più significativo nel motivare il personale, creare un clima di lavoro positivo, affrontare e risolvere eventuali conflitti interni. Inoltre, l’abilità di valorizzare i talenti all’interno del corpo docente, ad esempio assegnando incarichi di responsabilità che stimolino la crescita professionale, contribuisce in modo significativo al miglioramento complessivo dell’istituzione scolastica attraverso risultati potenzialmente raggiungibili, non definibili sebbene auspicabili, a priori.
In tal senso, le azioni formative ipotizzate, devono garantire spazi di flessibilità per poter essere cucite su misura della singola realtà per espandere la consapevolezza dei docenti guidandoli a una corretta attribuzione del loro ruolo in diversi contesti. In primo piano si trovano i concetti di “locale” e “globale” che richiedono una maggiore inorporazione dell’innovazione che il contesto offre dal punto di vista educativo e una migliore capacità di gestire non solo l’integrazione del territorio nel curriculum, ma anche le specificità della classe.
Le risorse economiche della scuola
La gestione delle risorse economiche costituisce un altro pilastro della valutazione del Dirigente scolastico. L’autonomia scolastica prevede che i Dirigenti siano responsabili della pianificazione e attuazione amministrativo-contabile e dell’utilizzo dei fondi, ma spesso le risorse disponibili sono limitate e insufficienti per soddisfare tutte le necessità. In tale contesto, un dirigente efficace deve dimostrare abilità nell’individuare una scala di priorità degli interventi, concentrandosi su progetti che garantiscano il massimo impatto educativo. La capacità di reperire finanziamenti aggiuntivi, ad esempio attraverso la partecipazione a bandi europei o nazionali, rappresenta un indicatore di competenza gestionale. La trasparenza e l’efficienza nella gestione delle risorse economiche, inoltre, rafforzano la fiducia della comunità scolastica e degli enti finanziatori, contribuendo a costruire una reputazione positiva per l’istituto. In tal senso la rendicontazione sociale riveste un momento particolarmente importante per rendere il territorio e gli stakeholder avveduti conoscitori e, in ultima analisi, sostenitori, di come la scuola ha “speso” i soldi pubblici.
Conclusione
La valutazione dei dirigenti scolastici, come delineata dal Decreto-legge n. 71 del 2024, risulta un processo complesso e articolato, che richiede un approccio equilibrato e contestualizzato. Alla luce di quanto sopra, i nuclei fondamentali dovrebbero continuare ad articolarsi nei seguenti ambiti:
Riconoscere la specificità dei contesti territoriali, valorizzare il lavoro svolto in condizioni spesso difficili e considerare il contributo degli altri attori del sistema scolastico sono elementi fondamentali per garantire una valutazione equa ed efficace. Solo attraverso un’analisi approfondita e integrata di tutti i fattori coinvolti sarà possibile promuovere un sistema scolastico che risponda pienamente alle esigenze della comunità e al diritto del Dirigente scolastico di essere valutato secondo criteri chiaramente definiti e misurabili.
(*) Carmelo Salvatore Benfante Picogna, Dirigente tecnico con funzioni ispettive Usr Sicilia
Patrizia Fasulo, già Dirigente tecnico con funzioni ispettive – Consulente Usr Sicilia
Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per le risorse umane, l’organizzazione e l’innovazione digitale
Direzione Generale per le risorse umane e finanziarie – Ufficio V
Agli UU.SS.RR.
A tutte le istituzioni scolastiche
e p.c. Ai Dirigenti Scolastici
Oggetto: Chiarimenti nota prot. 2073 del 21.01.2025 – onnicomprensività del trattamento economico dei Dirigenti dello Stato – comunicazione innovazioni Circolare MEF n. 41 del 16.12.2024 – nuovi IBAN per versamenti in conto entrata e soppressione conti Tesorerie Provinciali
Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per le risorse umane, l’organizzazione e l’innovazione digitale
Direzione Generale per le risorse umane e finanziarie
Ufficio V
Al Capo di Gabinetto del Ministro SEDE
Ai Capi dipartimento LORO SEDI
AI Direttori generali dell’Amm.ne centrale e periferica LORO SEDI
AI Dirigenti scolastici LORO SEDI
Agli UU.SS.RR. LORO SEDI
A tutte le istituzioni scolastiche LORO SEDI
Oggetto: Onnicomprensività del trattamento economico dei Dirigenti dello Stato.
TRIBUNALE DI MILANO SEZIONE LAVORO SENTENZA N. 1865/2025 DEL 26.09.2023
IL GIUDICE BOCCIA IL MINISTERO: riconosciuto il diritto della ricorrente portatrice di handicap e invalida civile al diritto di precedenza nell’assegnazione quale vincitrice del concorso Dirigenti scolastici Riservato ex artt.3, 21 e 33 Legge n.104/92 della sede più vicino alla sua residenza.
La ricorrente ha partecipato ad una procedura di reclutamento riservata ai dirigenti scolastici di cui al decreto numero 107 dell’8/6/2023, precisando di essere invalida civile al 67% e di avere diritto ai benefici di cui all’articolo 3, 21 e 33 legge n.104 del 1992. Dopo essere risultata vincitrice del concorso ha indicato le sue preferenze regionali inserendo al primo posto la Regione Lazio non essendovi posti disponibili nella Regione Campania di residenza.
La ricorrente veniva, invece, assegnata dal Ministero dapprima alla Regione Lombardia, ad oltre 800 Km da casa e poi l’USR Lombardia in seconda fase, solo nella scelta della sede in ambito regionale, decideva di applicare il suo diritto di precedenza ex lege 104/92.
Il Ministero sosteneva che per il concorso del 2017 – del quale quello della ricorrente rappresenta la coda – era previsto il reclutamento di dirigenti scolastici a livello nazionale; e la norma di cui all’articolo 15 comma 3 del bando disponeva l’applicazione dei benefici di cui alla legge 104 del 92 solo nella fase di assegnazione al ruolo regionale, all’atto della costituzione del rapporto di lavoro con il direttore generale nell’ ufficio scolastico regionale di destinazione.
La ricorrente ha proposto ricorso sostenendo, invece, che il suo diritto di precedenza nella scelta della sede in qualità di vincitrice e invalida civile andava applicato immediatamente, in quanto una diversa interpretazione avrebbe significato di fatto una elusione delle finalità della norma stessa.
Il GIUDICE del Lavoro di Milano Dott. Atanasio accogliendo il ricorso ha affermato che del valore precettivo delle due disposizioni (art.21 e 33 L.104/92) non si può dubitare tenuto conto della letteralità delle espressioni usate: poi, l’art. 21 – la cui disposizione è rivolta agli enti pubblici quali il Ministero convenuto – è ancora più perentorio in quanto usa specificamente l’espressione “diritto di scelta prioritaria”.
“Nemmeno è rilevante la circostanza che il concorso abbia una estensione nazionale; al contrario, proprio per questa ragione l’applicazione della scelta prioritaria andava consentita su tutto il territorio nazionale non già dopo avere destinato la ricorrente alla Regione Lombardia, La considerazione del Ministero, per la quale in tal modo verrebbe svilito il merito, è del tutto priva di rilevanza in quanto il legislatore ha volutamente disposto che al di là del merito venisse agevolato – rispetto alla collocazione geografica – il candidato più sfavorito dal punto di vista della integrità fisica.”
Continua il Tribunale: “Tale condivisibile scelta legislativa non può certamente essere posta in discussione dal bando di concorso che, per tale motivo, deve considerarsi illegittimo e pertanto disapplicato da questo giudice”.
Il Giudice ha ritenuto altresì sussistere nel caso di specie Il periculum in mora in quanto la difficoltà della persona portatrice di handicap grave di vivere la propria condizione personale e familiare è ovviamente maggiormente impedita a causa della distanza che la separa dal suo luogo di normale residenza, che nel caso di specie dista circa 800 km. In conclusione la domanda è stata accolta ed è stato dichiarato il diritto della ricorrente ad essere assegnata alla sede più vicina a quella di residenza della ricorrente.
Questa pronuncia deve ritenersi molto importante in quanto è stato riconosciuto come il diritto di avvicinamento di cui all’art. 33, commi 5 e 6, L. 104/1992 è un diritto prevalente, in quanto la sua finalità è quella di rendere concreta la tutela dei diritti sanciti dalla Costituzione all’art.3 e all’art.32 per le persone invalide e fornisce così la garanzia del pieno rispetto della dignità umana e dei diritti di libertà e di autonomia della persona handicappata e la promozione della piena integrazione nella famiglia.
Avv. Massimo Vernola
Lo stress dei dirigenti
di Nicola Puttilli
Sarà stato il 1985 o il 1986 quando il consiglio scolastico provinciale di Torino, che in quegli anni ebbi la ventura di presiedere, decise di procedere alla fusione delle scuole medie “Pavese” e “Casorati”. Dopo tre decenni di ininterrotta e tumultuosa crescita si trattò della prima soppressione di un istituto scolastico, non a caso nella periferia sud di Torino, case popolari costruite in fretta intorno allo stabilimento di Mirafiori. Da allora, a parte gli ultimi, ho seguito direttamente tutti i piani di dimensionamento che si sono succeduti nella provincia di Torino, nell’ambito del consiglio scolastico provinciale prima e a livello regionale poi nella consulta regionale per il diritto allo studio, istituita nel 2007.
Con precisione e puntualità tutte sabaude, le istituzioni scolastiche piemontesi sono state costantemente dimensionate secondo i parametri di legge.
Il crescente successo degli istituti comprensivi, nati per contrastare gli effetti derivanti dallo spopolamento nelle aree montane ma effettivamente in grado di rispondere a reali esigenze di continuità, ha inevitabilmente cambiato il quadro di riferimento. A causa, tuttavia, del già avvenuto dimensionamento, non è risultato semplice, nel contesto urbano torinese in particolare, procedere alla loro formazione che, in effetti, si è realizzata con notevole ritardo rispetto ad altre realtà nazionali, semplicisticamente accorpando scuole medie e direzioni didattiche, raddoppiandone la dimensione.
Una volta deciso, il passaggio generalizzato ai comprensivi è avvenuto in tempi relativamente rapidi rispetto alla media dei tempi di cambiamento della nostra scuola, con annesso effetto di trascinamento sulle dimensioni delle secondarie superiori, secondo due modalità invece piuttosto consuete. La prima è la casualità quasi assoluta e l’evidente assenza di progetto: gli istituti comprensivi hanno ormai soppiantato le altre tipologie (4.865 istituti comprensivi contro 313 direzioni didattiche e 121 scuole medie, dati MIM a.s. 23/24) senza un minimo di riflessione sulle dimensioni ottimali di un’istituzione scolastica, senza preoccuparsi di rendere omogeneo lo stato giuridico del personale docente, senza alcun percorso di formazione dedicato, senza prevedere funzioni di sistema adeguatamente strutturate e formate. La seconda è l’impulso irrefrenabile a tirare i cordoni della borsa quando si tratta di scuola (escluse ovviamente le spese relative al PNRR che rispondono a logiche del tutto particolari ed eccezionali); da decenni la priorità del risparmio caratterizza le politiche scolastiche (quota di PIL dedicato praticamente dimezzata in poco più di due decenni), in questo caso si tratta di risparmiare (neanche tanto, ma tutto fa cassa) sui dirigenti scolastici e sul personale amministrativo.
Mancanza di visione, pressapochismo, tagli indiscriminati alla spesa. Si tratta, a ben vedere, delle stesse modalità che hanno caratterizzato il tormentato percorso delle autonomie scolastiche. Nate per rispondere direttamente alle esigenze del territorio con proprie risorse finanziarie e di organico e presto abbandonate a se stesse, prive di risorse e caricate di ogni incombenza. Sono stati prontamente aboliti i provveditorati agli studi con le relative competenze, spesso pregevoli, che avrebbero potuto svolgere, trasformati in centri di servizio, preziose funzioni di supporto, per lasciare spazio alle direzioni regionali diventate tanti piccoli ministeri dispensatori di disposizioni e richieste continue. Così come, con altrettanta celerità, sono stati aboliti gli IRRSAE che avrebbero potuto efficacemente affiancare le scuole in materie delicate e complesse come la formazione, la ricerca e la sperimentazione, relegando ancora di più le autonomie scolastiche in una condizione di pressoché totale solitudine.
Dimensionamento e autonomia scolastica, due problematiche diverse ma interconnesse sulle quali sarebbe urgente intervenire rimediando gradualmente, ma con chiarezza e determinazione agli errori del passato, se non si vogliono ulteriormente aggravare non solo le condizioni di lavoro dei dirigenti scolastici ma anche, e soprattutto, i problemi, già ampiamente presenti, di gestione e di funzionamento delle nostre scuole. Purtroppo i ministri che si sono succeduti a viale Trastevere in quest’ultimo quarto di secolo mai se ne sono fatti carico e meno che mai sembra intenzionato a farlo quello attualmente in carica, impegnato com’è a piantare le proprie bandierine ideologiche tra sovranità nazionale, made in Italy e voti numerici nella scuola primaria).
In un recente articolo comparso sul “Corriere della Sera”, a seguito di uno specifico sondaggio, si parla dei dirigenti scolastici come di una categoria professionale particolarmente stressata, si lamentano fra l’altro “sintomi depressivi come la perdita di interesse o piacere nelle attività, l’affaticamento mentale cronico (in grassetto nell’articolo), il pianto frequente e la reattività emotiva accentuata”.
Con i livelli attuali di complessità dirigere una scuola con 800 alunni è profondamente diverso dal dirigerne una con 1500, magari articolata in una molteplicità di plessi e chissà che, fra le altre cose, non sia stata anche la gestione approssimata e sbrigativa del dimensionamento a porre i dirigenti scolastici piemontesi al vertice della classifica dello stress.
Prèsidi, FLC CGIL: nuovo sistema valutazione è contro autonomia scolastica, va ritirato
Roma, 19 dicembre – La FLC CGIL considera l’impianto del nuovo sistema di valutazione dei dirigenti scolastici un’operazione molto grave che, insieme alla delega sulla revisione di funzioni e prerogative degli organi collegiali, rappresenta lo strumento attraverso il quale esercitare un controllo diretto sull’attività dei dirigenti scolastici e smantellare l’autonomia scolastica tutelata dalla Costituzione.
Per questo, a conclusione del confronto sul decreto (71/2024) che introdurrà il nuovo sistema, ne abbiamo chiesto il ritiro.
Si tratta di un sistema di valutazione privo della sua principale finalità di valorizzazione e sviluppo professionale del dirigente scolastico, al quale spettano autonomi poteri di direzione, coordinamento e valorizzazione per assicurare la qualità dei processi formativi, l’esercizio della libertà di insegnamento, l’esercizio della libertà di scelta delle famiglie, l’attuazione del diritto allo studio.
L’eliminazione dei nuclei di valutazione regionali, che assicuravano la collegialità del procedimento, e l’attribuzione ai Capi Dipartimento del compito di individuare annualmente gli obiettivi della valutazione rendono la dirigenza scolastica subalterna agli obiettivi politici del ministro pro tempore, condizionando pesantemente anche l’autonomia delle istituzioni scolastiche.
Questo modello conferma la volontà di fare dei dirigenti scolastici i meri esecutori di disposizioni calate dall’alto secondo una idea di scuola verticistica e gerarchica.
Oltre a chiederne il ritiro siamo pronti, da subito, a tutelare in tutte le sedi l’autonomia delle istituzioni scolastiche e i dirigenti scolastici da ingerenze e pressioni esercitate attraverso lo strumento della valutazione.
E’ quanto si legge in una nota diffusa dalla Federazione Lavoratori della Conoscenzadella CGIL.
SISTEMA NAZIONALE DI VALUTAZIONE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI. CHIUSO IL
CONFRONTO AL MINISTERO. IL DECRETO PASSA AL CSPI PER IL PARERE
OBBLIGATORIO.
Uil Scuola: restano i numerosi elementi di criticità sollevati durante tutto il negoziato.
Il decreto, a firma del Ministro Valditara, sarà emanato dopo il parere del CSPI.
La UIL scuola Rua, nell’ultimo confronto tenuto al Ministero, ha ribadito la sua posizione e il
suo totale disappunto per una procedura di valutazione dei dirigenti scolastici che presenta
molte criticità.
Innanzitutto, di metodo: far partire la procedura, seppur alleggerita, ad anno scolastico iniziato, significa non tener conto dei numerosi compiti impropri che gravano sui dirigenti scolastici. Come UIL Scuola avevamo chiesto di rinviare l’inizio della procedura all’anno scolastico 25/26.
Poi, nel merito:
Per l’amministrazione erano presenti i Capo Dipartimenti dott.ssa Carmela Palumbo e il dott. Jacopo Greco, del Direttore Generale dott.ssa Antonella Tozza.
Per la Uil Scuola Rua hanno partecipato Rosa Cirillo e Andrea Codispoti.
Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per le risorse, l’organizzazione e l’innovazione digitale
Al Direttore Generale per l’Ufficio Scolastico per la Lombardia
p.c.: Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Al Direttore Generale dell’Unità di missione per il PNRR
Al Direttore Generale per l’edilizia scolastica, le risorse e il supporto alle istituzioni scolastiche
Al Direttore Generale per le risorse umane e finanziarie
OGGETTO: PNRR – compenso ai dirigenti scolastici per attività gestionali e di supporto tecnico-operativo
Nota 11 dicembre 2024, AOODGRUF 46871
PNRR – compenso ai dirigenti scolastici per attività gestionali e di supporto tecnico-operativo- RISCONTRO
Ministero dell’Istruzione e del Merito
Dipartimento per le risorse, l’organizzazione e l’innovazione digitale Direzione generale per l’edilizia scolastica, le risorse e il supporto alle istituzioni scolastiche
Ex Direzione Generale per le risorse umane e finanziarie – Ufficio VII
All’ USR per la Lombardia
Ufficio I – Affari generali, risorse umane e strumentali dell’USR Servizio legale
Oggetto: PNRR – compenso ai dirigenti scolastici per attività gestionali e di supporto tecnico-operativo- RISCONTRO
Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per le risorse, l’organizzazione e l’innovazione digitale
Direzione generale per le risorse umane e finanziarie
Concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo indeterminato di n. 145 dirigenti tecnici di seconda fascia con funzioni ispettive nel ruolo di cui all’articolo 419 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, per le esigenze dell’Amministrazione centrale e periferica del Ministero dell’istruzione e del merito
La valutazione dei dirigenti scolastici, ovvero il rischio di mistificazioni
di Mario Maviglia
È iniziato il confronto tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e le organizzazioni sindacali riguardante il nuovo sistema di valutazione dei dirigenti scolastici in relazione a quanto previsto dall’art. 13 del decreto legge 71 del 31 maggio 2024, valutazione che – com’è noto – avrà anche un impatto sulla retribuzione di risultato dei singoli dirigenti. Dalle poche notizie filtrate da parte sindacale, appare chiara la volontà dell’Amministrazione di assimilare la valutazione dei dirigenti scolastici a quella dei dirigenti amministrativi, attraverso una procedura alquanto centralizzata e focalizzata su aspetti formali e burocratici.
Per circa 18 anni – quale dirigente di seconda fascia (ancorché tecnico) – ho “fruito” di questo tipo di valutazione e dunque sono in grado di spiegarne il meccanismo di funzionamento cui sembra ispirarsi il “nuovo” sistema di valutazione dei DS. In sostanza, la valutazione veniva allora effettuata (e tuttora viene effettuata) con riguardo a due macro-aree di valutazione (Direttiva 4072 del 12/05/2005):
• performance operativa, con riferimento: alle prestazioni che il dirigente tecnico doveva raggiungere sulla base degli obiettivi operativi contenuti nel proprio contratto individuale di lavoro e nelle direttive impartite dai capi degli uffici centrali e regionali; all’attività di sostegno alla progettazione e di supporto dei processi formativi, del processo di valutazione e autovalutazione e di supporto tecnico-didattico-pedagogico alla funzione ispettiva;
• comportamento organizzativo, relativamente alle capacità di: analisi dei fabbisogni formativi e individuazione delle strategie di intervento educativo; dominio delle dinamiche valutative del sistema istruzione e dei processi di autovalutazione delle istituzioni scolastiche; elaborazione e organizzazione di progetti concernenti gli esiti della ricerca scientifica, pedagogica e disciplinare; gestione dei processi di verifica e accertamento ispettivo.
Il tutto veniva condensato nella scheda SOR (Scheda Obiettivi e Risultati); in particolare la performance operativa veniva compilata direttamente dai singoli dirigenti sulla base degli obiettivi assegnati, del “peso”, in valore percentuale, assegnato ai singoli obiettivi (la cui somma complessiva era uguale a 100), dell’indicatore o parametro di riferimento di ciascun obiettivo, delle modalità di misurazione del risultato raggiunto per ciascun obiettivo e dell’autovalutazione per ogni obiettivo. Come detto, il punteggio massimo complessivo era 100 e ciò determinava – a seconda del punteggio che ogni dirigente si attribuiva – le seguenti posizioni: – di eccellenza, punti da 91 a 100; – medio-alta, punti da 51 a 90; – soddisfacente, punti da 31 a 50.
La valutazione del comportamento organizzativo era invece di competenza del Direttore Generale dell’USR di pertinenza, che aveva a disposizione fino a 10 punti da assegnare complessivamente a tre voci: Analisi e programmazione / Gestione e realizzazione / Relazione e coordinamento. Va comunque specificato che il DG, oltre ad attribuire fino questi 10 punti, poteva innalzare o abbassare i punteggi relativi alla performance operativa che il DS si era attribuito.
Pertanto, sulla base di quanto detto, la valutazione complessiva, in base ai punteggi attribuiti (100+10), classificava i dirigenti nel seguente modo:
1ᵃ fascia A: prestazione di eccellenza, punti da 91 a 110;
2ᵃ fascia B: prestazione più che soddisfacente, punti da 51 a 90;
3ᵃ fascia C: prestazione soddisfacente punti: da 31 a 50.
Per ogni fascia, ça va sans dire, corrispondeva una diversa retribuzione di risultato.
La prima volta che ho compilato la scheda SOR, per una sorta di ritegno professionale, mi sono dato un punteggio di 93, che comunque corrispondeva alla prima fascia (salvo “correzioni” al ribasso da parte del DG). Sentendo gli altri colleghi dirigenti, pressoché tutti si erano dati 100, anche perché il punteggio finale sarebbe stato comunque stabilito dal DG. Dalla seconda volta, obviously, non mi sono mai dato meno di 100.
Il Ministero sembra voler estendere questo sistema di valutazione anche ai DS, abbandonando l’impostazione della sperimentazione che è stata fatta in anni recenti e che era basata su un forte coinvolgimento del DS nel processo valutativo, attraverso la compilazione del Portfolio professionale, e soprattutto su una valutazione collegiale affidata a nuclei di valutazione incaricati di fare visite presso l’istituzione scolastica del DS interessato e di interloquire con i vari attori del servizio scolastico, oltre che raccogliere evidenze empiriche a supporto della valutazione finale da consegnare al DG competente.
Dalla mia quasi ventennale esperienza di “valutato” secondo il modello che il Ministero sta portando avanti nel confronto con i sindacati, ho tratto le seguenti convinzioni:
La valutazione dei DS non può essere trattata come una delle tante routine burocratiche dell’Amministrazione, ma richiede una visione e delle competenze che non sembrano albergare nell’apparato amministrativo. È un’operazione troppo seria e complessa per essere lasciata in mano a soggetti che non la sanno maneggiare.