Archivi categoria: Stampa

Scuola: Fanelli (Anci), prima boccata d’ossigeno dopo anni di tagli

Scuola: Fanelli (Anci), prima boccata d’ossigeno dopo anni di tagli

(Adnkronos) – ”L’edilizia scolastica va liberata dal patto di stabilita’ – aggiunge – perche’ solo cosi’ si possono fare investimenti per garantire la sicurezza a tutti coloro che giornalmente gravitano all’interno delle strutture scolastiche”.

”Ha trovato condivisione da parte della commissione – sottolinea Fanelli – la proposta di prevedere che siano i Comuni e le Province, proprietari degli edifici scolastici, a contrarre mutui per l’edilizia scolastica, tenendo conto della programmazione regionale”.

Infine, nota positiva in tema di alta formazione artistica e musicale. ”Siamo soddisfatti che sia stata accolta la richiesta dell’Anci di un intervento finanziario nei confronti degli ex istituti pareggiati, autorizzando una spesa di 3 milioni dieuro per il 2014. Chiediamo ora – conclude l’esponente Anci – di individuare insieme al Miur i criteri di riparto e di completare al piu’ presto il percorso di statizzazione”.

Libri, parte il comodato

da ItaliaOggi

Libri, parte il comodato

Di Alessandra Ricciardi
Via libera al comodato d’uso dei libri di testo per i ragazzi bravi ma di famiglie non abbienti. Anche se in ritardo,  il decreto, firmato ieri dal Ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, diviene operativo (si veda ItaliaOggi del 23 settembre). Si tratta, complessivamente,  di 8 milioni di euro, stanziati dal governo Letta, tra 2013 e 2014, con il decreto legge per la scuola, che ha iniziato la scorsa settimana alla Camera il suo percorso di conversione. A beneficiarne saranno gli studenti delle sole scuole statali che saranno individuati dagli istituti come meritevoli di sostegno. Per evitare di dissipare una torta certamente non ampia, il dicastero guidato dalla Carrozza ha deciso per l’anno in corso, che conta su una dote di 2,7 milioni di euro, di dare priorità ai territori dove le famiglie vivono situazione di maggiore disagio economico e in queste ai ragazzi meritevoli delle scuole secondarie statali di primo e secondo grado. Il primo requisito è stato fissato in riferimento alle regioni dove il tasso di famiglie disagiate (con reddito netto fino a 15.493,71 euro) è superiore al 15%.

Carrozza: «Otto milioni per i libri in comodato»

da Corriere della Sera

Contro il caro libri – «PRIORITÀ Ai MENO ABBIENTI E AI MERITEVOLI»

Carrozza: «Otto milioni per i libri in comodato» 

Fondi alle scuole per acquistare testi ed e-book da prestare agli studenti. L’Uds: «Ma a beneficiarne saranno in pochi»

Antonella De Gregorio

Esultano, ma a metà. Dopo aver letto il testo del decreto firmato martedì dal ministro Carrozza, che distribuisce alla scuole i finanziamenti per acquistare i libri da cedere in comodato agli studenti, i diretti interessati ne sottolineano le criticità. La rappresentante dell’Istruzione ha dato il via libera al provvedimento che stabilisce i criteri per ripartire gli 8 milioni disponibili (2,7 per il 2013, 5,3 per il 2014) alle istituzioni scolastiche. Un documento atteso, previsto dal Decreto istruzione, all’art 6, che consente alle scuole di acquistare – anche in rete con altre scuole – «libri di testo e dispositivi elettronici per la lettura di materiali didattici digitali da concedere in comodato d’uso agli studenti delle secondarie di primo e secondo grado».

 

PER POCHI – «Un passo avanti – dice Roberto Campanelli, coordinatore dell’Unione degli Studenti, da anni in prima linea nella battaglia per l’abbattimento dei costi dei libri di testo nelle scuole superiori – anche se l’esiguità della somma stanziata rischia di annacquare il provvedimento». Quella che gli studenti riconoscono essere «una soluzione reale al caro libri», «non consentirà di aiutare davvero tutti gli studenti che ne hanno bisogno». Per Campanelli i conti sono presto fatti: «Se calcoliamo in 800 euro la spesa media per l’acquisto dei libri di testo per un anno – prosegue – potranno beneficiarne al massimo 10mila ragazzi». «Si potevano fare scelte più coraggiose», dice.

IL TWEET – Prima a dare l’annuncio, con un Tweet, è stata a metà mattina il ministro Carrozza: «Ho firmato il decreto che distribuisce alla scuole i finanziamenti per acquistare i libri da cedere in comodato agli studenti». In pratica, le scuole acquisteranno un pacchetto di libri da distribuire, a inizio anno, previo versamento di una cauzione che verrà restituita alla riconsegna. A chi andranno? Nel primo decreto attuativo del decreto scuola «L’Istruzione riparte» varato il 9 settembre, le indicazioni sono: «priorità a meno abbienti e meritevoli». La distribuzione delle risorse obbedirà infatti al numero degli alunni per istituto che rientrano nei criteri indicati.

LE RISORSE IN CAMPO – Nella ripartizione delle risorse disponibili per il 2013 – si legge nel comunicato del ministero che illustra il provvedimento – è stata data priorità ai territori dove le famiglie vivono una situazione di maggiore disagio economico e ai meritevoli. I 2,7 milioni disponibili per quest’anno sono destinati alle scuole secondarie statali di primo e secondo grado che si trovano in Regioni dove il tasso di famiglie disagiate (con reddito netto fino a 15.493,71 euro) è superiore al 15% (Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Basilicata, Sicilia, Sardegna e Puglia). Le risorse saranno date a ciascuna scuola in base al numero di studenti iscritti. I fondi disponibili per il 2014 (5,3 milioni) saranno destinati, con un successivo decreto, anche alle scuole delle restanti Regioni.

I CRITERI – Le scuole daranno in comodato d’uso i testi o i dispositivi elettronici agli studenti che ne faranno richiesta, che avranno i requisiti economici necessari e che non risulteranno beneficiari di altri contributi per la fornitura gratuita, totale o parziale, dei libri di testo e per l’acquisto di supporti elettronici per la didattica. A parità di condizioni economiche, il comodato d’uso sarà concesso agli studenti più meritevoli in base ai voti finali dell’anno scolastico precedente. Viene data priorità, poi, ai ragazzi iscritti nelle classi dove i tetti di spesa sono più elevati: le prime delle scuole secondarie di primo grado e le prime e terze delle secondarie di secondo grado.

DECISIONE ALLE SCUOLE – Saranno le scuole, in piena autonomia, a decidere come ripartire la somma ricevuta tra l’acquisto di libri e di ebook. Sempre le scuole stabiliranno, nei loro regolamenti, i termini per l’utilizzo annuale e la restituzione di libri e dei dispositivi concessi in comodato. Gli stessi libri, l’anno successivo arriveranno ad altri studenti.

UN DIRITTO NON UN LUSSO – Studicentro, organizzazione studentesca di area Udc, che fa parte del network European Democrats Students, per bocca di Filippo Pompei, coordinatore nazionale, dice: «Guardiamo con favore le disposizioni che prevedono il finanziamento per i libri in comodato d’uso, riutilizzabili per i successivi anni scolastici. Negli anni precedenti abbiamo paradossalmente assistito a cambi di edizioni di libri come “La Divina Commedia” e “I Promessi Sposi”, dove gli unici elementi che cambiavano erano le copertine e i prezzi». Ma sottolineano anche: «Studiare deve essere un diritto per tutti ma da tempo non lo è più». Pertanto «invitiamo il ministro ad un serio confronto sui libri di testo anche nell’ottica di una maggiore diffusione degli ebook in tutte le scuole italiane», ha concluso.

COMODATO A BARI – Nonostante il tetto alla spesa per i libri scolastici che il ministero dell’Istruzione impone, ogni anno inesorabilmente il limite viene superato. Tra le denunce delle associazioni dei consumatori e le proteste dei diretti interessati, la strategia più efficace contro l’aumento dei costi per l’acquisto dei libri di testo, fino ad oggi è  sembrata essere il ricorso all’usato. «Ma non può essere questa la soluzione definitiva – dicono gli studenti- tocca alle istituzioni intervenire». O le iniziative come quella della giunta comunale di Bari, che ha approvato per l’anno scolastico 2013/2014 il comodato d’uso gratuito di libri di testo per gli studenti delle scuole superiori del capoluogo pugliese. L’intervento del Comune garantisce la copertura economica dell’operazione. Bocciati, secondo l’Uds, i «buoni libro» adottati da tanti comuni italiani: «Soldi buttati, perché i libri non si recuperano».

UN FRENO AL NUOVO – La formula, adottata da tempo in alcune scuole (che possono agire nell’ambito della propria autonomia, secondo un regolamento e un programma approvati dal Consiglio di Istituto, in base  ai fondi disponibili), spesso in collaborazione con gli enti locali, ha trovato con questo provvedimento una dimensione «pubblica», fondi statali e criteri omogenei, su scala nazionale. «Ora – dice l’Uds – si intervenga per frenare la rotazione, che porta a cambiare testi ogni anno».

Giocare con i “blocchi” all’asilo migliora le capacità matematiche

da LaStampa.it

Giocare con i “blocchi” all’asilo migliora le capacità matematiche

Washington

Giocare con i “blocchi” potrebbe aiutare i bambini in età prescolare a sviluppare quelle capacità che li aiuteranno, più tardi, ad apprendere più facilmente nozioni scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche.

È quanto afferma uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della University of Delaware e della Temple University, pubblicato sulla rivista Child Development.

Gli scienziati hanno coinvolto nella ricerca oltre un centinaio di bambini di 3 anni di status socio-economico vario.  Quelli che riuscivano a gestire meglio i blocchi e a costruire strutture erano anche più bravi in matematica. Fra le capacità testate c’era anche se il bambino riusciva a capire che un blocco apparteneva alla parte superiore o inferiore di un altro blocco oppure e i pezzi erano allineati.

Lo studio ha anche mostrato che all’età di 3 anni i bambini di famiglie a basso reddito sono già in ritardo nelle abilità spaziali, probabilmente come risultato di un’esperienza più limitata con blocchi e altri giocattoli e materiali che facilitino lo sviluppo di tali competenze. E i genitori di bambini a basso reddito hanno riferito di usare un numero significativamente minore di parole come «sopra» e «sotto» con i loro figli.

Femminicidio, Sel chiede l’educazione sentimentale a scuola

da Tecnica della Scuola

Femminicidio, Sel chiede l’educazione sentimentale a scuola
di Alessandro Giuliani
La proposta verrà formalizzata nei prossimi giorni, quando l’Assemblea di Montecitorio comincerà ad occuparsi dell’argomento: la materia migliorerebbe il rispetto reciproco e una vera parità tra i sessi, a cominciare dal controllo delle emozioni più intense.
Per combattere il femminicidio occorrerebbe introdurre l’educazione sentimentale a scuola. La proposta, presentata da “Sinistra, Ecologia e Libertà” rientra in quelle che il partito guidato da Niki Vendola ha deciso di presentare all’Assemblea di Montecitorio, quando, nei prossimi giorni comincerà ad occuparsi dell’argomento, per stralciare dal decreto legge-omnibus per la sicurezza e l’ordine pubblico il reato di femminicidio per valorizzarne il rilievo sociale. Ma anche per eliminare la denuncia anonima per violenze contro le donne e cancellare la irrevocabilità della querela della moglie contro il marito nei casi meno gravi: sono questi i punti principali delle proposte che Sel si accinge a fare.
Le proposte sono state fatte il 24 settembre in una conferenza stampa con Gennaro Migliore, capogruppo di Sel a Montecitorio, e Titti Di Salvo, vice capogruppo, con la partecipazione di molte delle parlamentari impegnate nell’approvazione della nuova normativa.
Sinistra, Ecologia e Libertà chiede inoltre che invece di aggiungere nuove leggi, si utilizzino proficuamente quelle già esistenti: è il caso dell’art.5 del decreto che istituisce un piano straordinario contro la violenza: “Esiste già – ha detto Di Salvo – un piano analogo già finanziato tre anni fa. E’ opportuno attuare quello, invece di creare nuovi strumenti”.
Tuttavia, il “piatto forte” di Sel non è solo la repressione delle tendenze femminicide di alcuni uomini, ma soprattutto l’introduzione di norme rivolte all’educazione ai rapporti sentimentali. Non solo per gli uomini, ma anche per le donne, soprattutto se giovani. A questo scopo è prevista, con una apposita proposta di legge, l’inclusione nei programmi scolastici di ogni grado di una disciplina finora inedita: il rispetto reciproco e una vera parità tra i sessi, a cominciare dal controllo delle emozioni più intense. Emozioni che, già da giovani, è bene cominciare a gestire con saggezza e nervi saldi.

Scuola superiore: problematiche nel passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento

da Tecnica della Scuola

Scuola superiore: problematiche nel passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento
di L.L.
Alcuni suggerimenti del Miur per affrontare la transizione da un ordinamento all’altro, con particolare riferimento agli studenti non ammessi alla classe successiva o all’esame di Stato o quando si è in presenza di di carenze e bisogni formativi differenziati
Con la nota prot. n. 4985 del 24 settembre 2013 il Miur ha risposto ad alcuni quesiti relativi alla posizione scolastica degli alunni non ammessi alla classe successiva nella fase di transizione dal vecchio al nuovo ordinamento di istruzione secondaria di secondo grado. Ovviamente, come per tutti i momenti di transizione da un ordinamento all’altro, le problematiche saranno diverse ed eterogenee, legate sia alla non ammissione degli studenti alla classe successiva o all’esame di Stato, sia quando si è in presenza di di carenze e bisogni formativi differenziati.

Soprattutto per quanto concerne queste ultime ipotesi, il Miur auspica che le scuole possano realizzare, nell’ambito delle ordinarie attività di sostegno e di recupero, le iniziative ritenute opportune ai fini del proficuo inserimento degli alunni nelle classi, con esclusivo riferimento alle discipline non presenti nel vecchio ordinamento o alle discipline caratterizzate da importanti innovazioni di contenuto e metodo.
In ogni caso, deve essere escluso il ricorso ad esami integrativi che potrebbero precludere l’accesso degli studenti in questione alle classi che seguono i piani didattici del nuovo ordinamento.
Nei primi mesi dell’anno scolastico potranno anche essere organizzate particolari azioni di sostegno nei confronti di studenti che manifestino significative persistenti difficoltà di adeguamento alle modificazioni curricolari introdotte.

Gli ultimi rantoli di un agonizzante fondo d’Istituto

da Tecnica della Scuola

Gli ultimi rantoli di un agonizzante fondo d’Istituto
di Lucio Ficara
La sorte del FIS sembra ormai segnata: nell’arco di un paio di anni sparirà per lasciare spazio ad un sistema di aumenti stipendiali legati alla valutazione dei docenti.
Recupero degli scatti d’anzianità o fondo d’Istituto? Sembrano queste le due opzioni che il mondo della scuola si trova davanti;  se viene concessa l’una, si deve rinunciare all’altra e viceversa. Una scelta difficile che rischia di farci fare la fine del povero “asino di Buridano”, che nel dubbio di una drammatica scelta, morì di stenti per non sapere cosa fare per prima, se bere o mangiare.
Bisogna comunque ricordare, per un dovere di onestà intellettuale, che la Flc Cgil, aveva chiaramente previsto, che se si fosse risolto il problema dello sblocco degli scatti di anzianità del 2011 con le risorse del fondo d’Istituto, e si fosse continuato con questo meccanismo anche per il 2012 e 2013, il FIS nel 2014 si sarebbe totalmente azzerato. Per questo motivo il sindacato di Mimmo Pantaleo, rischiando l’isolamento sindacale, aveva scelto di non firmare l’accordo che vedeva lo sblocco degli scatti del 2011, a discapito di oltre 300milioni di euro da decurtare dalle risorse del fondo d’Istituto dell’anno scolastico 2012-2013. Adesso la storia si ripete per lo blocco degli scatti di anzianità per le annualità 2012 e 2013. Cosa fare? Dove trovare le risorse finanziarie per questa operazione? A queste domande, che non possono avere delle risposte certe, possiamo rispondere con una affermazione, che ha una fondata certezza: “Il fondo d’Istituto con cui si pagano tutte le attività extra curricolare didattiche, ma anche il lavoro di carattere organizzativo è già totalmente insufficiente per garantire i servizi essenziali, figuriamoci se si può decurtare ancora di altre risorse per pagare gli scatti del 2012”. Il nostro pensiero si sofferma , in particolar modo, sul saccheggio che il MOF ha subito in questi ultimi anni, soprattutto per impedire il blocco degli scatti, e sulle risorse previste dall’art.64 comma 9 della legge 133/2008, in cui era stato previsto che il 30% degli 8 miliardi di euro di tagli di spesa sull’istruzione, dovessero servire ad incrementare le risorse contrattuali stanziate per le iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola, ma che invece sono stati dirottati per sbloccare gli scatti del 2010 e 2011. Questo significa che c’è un obiettivo ben preciso da parte di chi ci governa, che prescinde dal colore politico e dalla maggioranza che sostiene il governo, larghe intese comprese: l’obiettivo è quello di azzerare il fondo d’Istituto, utilizzando le risorse economiche risparmiate per dare il via ad un sistema di progressione di carriera legata alla produttività del docente. Sembra già di sentire i rantoli di un agonizzante fondo d’Istituto, tanto che nel DEF , il documento di economia e finanza per il 2014, il governo ha scritto una nota che affronta il nodo della valutazione delle prestazioni dei docenti e la correlata progressione di carriera, definita anche dal punto di vista economico. Forse siamo difronte all’azzeramento del fondo d’istituto? Sicuramente questa nota, scritta nel DEF, va nella direzione di voler eliminare il dubbio tipico dell’asino di Buridano, scatti d’anzianità o fondo d’Istituto? Né l’uno né l’altro, l’intenzione è di eliminare il meccanismo legato all’anzianità di servizio degli scatti, ma anche la distribuzione alle scuole, legata al numero degli studenti iscritti, del fondo d’Istituto. Forse è giunta l’ora dell’ultimo rantolo del fondo d’Istituto prima della sua morte, dal prossimo anno scolastico potremmo trovarci senza più FIS, sempre che gli angeli custodi dei sindacati lo permettano.

Annuncio del Governo: basta con le carriere per anzianità

da Tecnica della Scuola

Annuncio del Governo: basta con le carriere per anzianità
di R.P.
L’aggiornamento del DEF (Documento di Economia e Finanza) prevede l’abolizione degli scatti di stipendio legati all’anzianità e l’introduzione di un sistema “premiale”. Ma i sindacati ci staranno ? La Flc-Cgil ha già detto di no.
E’ stato reso noto dal Ministro Saccomanni l’aggiornamento al Documento di Economia e Finanza per il 2013. Il capitolo sulla scuola (due paginette scarse) sta facendo discutere e ha già messo in fibrillazione le organizzazioni sindacali. Il documento, infatti, sottolinea che “la valorizzazione del personale docente passa per la definizione di nuove modalità di sviluppo di carriera dei docenti stessi, con l’avvio di un sistema di valutazione delle prestazioni professionali collegato ad una progressione di carriera, svincolata dalla mera anzianità di servizio” Se il Governo rispetterà questa indicazione programmatica, la prossima tornata contrattuale sarà davvero difficile. E’ molto probabile, infatti, che – dopo un blocco degli stipendi che dura da diversi anni e con un fondo di istituto ridotto all’osso – i sindacati pretendano almeno qualche adeguamento delle retribuzioni al costo della vita che, nel frattempo, è inesorabilmente cresciuto. Oltretutto c’è da ricordare che l’ipotesi di carriere dei docenti legate alla valutazione delle prestazioni professionali non ha mai avuto vita facile nel mondo della scuola. Il caso più clamoroso si verificò nel 2000 con il famoso “concorsone” di Berlinguer che provocò addirittura le dimissioni del Ministro (ma non dei segretari nazionali dei sindacati che avevano l’anno precedente avevano firmato l’accordo). Per non parlare della prima bozza del “disegno di legge Aprea” che prevedeva livelli diversi nella carriera dei docenti e che, proprio per questo venne duramente contestata non solo dai sindacati ma anche dallo stesso PD. Insomma quello del “merito” continua ad essere un vero e proprio “tabù” e c’è da chiedersi come si potrà aprire il tavolo contrattuale a queste condizioni. La Flc-Cgil ha già lanciato la sfida: “Se il Governo pensa di non rinnovare i contratti dei settori pubblici, nella parte economica e normativa, e allo stesso tempo intervenire unilateralmente sui docenti della scuola con modalità di sviluppo delle carriere collegate alla valutazione individuale, sappia che siamo pronti alla mobilitazione”. Il prossimo passaggio sarà quello della legge di stabilità e a quel punto tutti i nodi arriveranno al pettine. A ottobre il clima sarà davvero caldo.

Tar Lazio: nel concorso dirigenti scolastici vale anche il servizio preruolo

da Tecnica della Scuola

Tar Lazio: nel concorso dirigenti scolastici vale anche il servizio preruolo
di L.L.
Il Tribunale amministrativo di Roma aderisce all’orientamento della Corte di Giustizia europea sulla non discriminazione tra lavoratori con contratti a tempo determinato e indeterminato, e accoglie il ricorso collettivo di alcuni docenti per l’annullamento di una parte del DDG che ha bandito il concorso per dirigenti scolastici
Il Tar Lazio, sez. Roma, con sentenza n. 8086/2013 si è recentemente pronunciato sul ricorso presentato da diversi docenti contro il Miur e gli Uffici scolastici regionali per l’annullamento del bando di concorso (e relative graduatorie) emanato con DDG del 13 luglio 2011, avente ad oggetto l’indizione del concorso per esami e titoli peri l reclutamento di dirigenti scolastici.

Il ricorso chiedeva, in particolare, l’annullamento del DDG nella parte in cui, all’art. 3, comma 1 – REQUISITI DI AMMISSIONE, prescriveva che il requisito del servizio d’insegnamento effettivamente prestato di almeno cinque anni deve essere maturato dopo la nomina in ruolo, con esclusione, quindi, del complessivo servizio scolastico pre- ruolo, riconosciuto ai docenti assunti con contratto a tempo indeterminato in virtù del decreto di ricostruzione della carriera.
I ricorrenti erano insegnanti di ruolo delle istituzioni scolastiche ed educative statali, in possesso di laurea, che avevano maturato un servizio effettivamente prestato di almeno cinque anni per effetto del decreto di ricostruzione giuridica della carriera e, dunque, cumulando il servizio di ruolo con il servizio pre-ruolo prestato con i contratti a tempo determinato (annuali o fino al termine delle attività didattiche).
Tali ricorrenti, risultati vincitori del concorso avendo superato tutte le fasi dello stesso concorso (preselezione, le prove scritte e le prove orali), erano stati però inseriti “con riserva” nelle graduatorie di merito per il reclutamento dei Dirigenti scolastici.
Sulla base di diverse sentenze recenti della Corte di Giustizia Europea del 2011 e 2012, che si sono espresse sulla non discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e quelli a tempo determinato, il Tar Lazio è giunto alla conclusione che deve essereesaminata la questione della incidenza delle conclusioni della Corte di Giustizia sulla fattispecie disciplinata dall’art. 1, comma 618, della legge n. 296 del 2006 che definisce le modalità delle procedure concorsuali per il reclutamento dei dirigenti scolastici fissandone i principi tra i quali quello del requisito, in capo al personale docente educativo delle istituzioni scolastiche ed educative statali in possesso di laurea, della maturazione dopo la nomina in ruolo di “…servizio effettivamente prestato di almeno cinque anni”.
Le decisioni della Corte di Giustizia si stagliano nella considerazione, enunciata nelle stesse pronunce, che osta a che “i periodi di servizio prestati da un dipendente pubblico temporaneo di un’Amministrazione pubblica non vengono presi in considerazione ai fini dell’accesso di quest’ultimo, divenuto nel frattempo dipendente pubblico di ruolo…, a meno che la esclusione non sia giustificata da ragioni oggettive…”.
Ciò perché “…il semplice fatto che il dipendente pubblico temporaneo abbia prestato detti periodi di servizio in base ad un contratto o un rapporto di lavoro a tempo determinato non costituisce una tale ragione oggettiva”.
Il Tar ha ritenuto di aderire al principio affermato nella decisione pubblicata in data 8/9/2011 poi confermata anche con successiva decisione della stessa Corte di Giustizia (Sesta Sezione) del 18 ottobre 2012.
Ha così accolto il ricorso collettivo, ma alle seguenti condizioni:
In conclusione la impugnativa proposta con il ricorso introduttivo seguito dai successivi motivi aggiunti avente ad oggetto la esclusione dalla procedura preselettiva per la partecipazione al concorso di cui trattasi viene a trovare possibilità di accoglimento per quelli tra i ricorrenti che versioni nelle seguenti condizioni: a)abbiano svolto insegnamenti in posizione non di ruolo a tempo determinato anche prima della assunzione con contratti a tempo indeterminato per periodi utili ai fini del raggiungimento dei complessivi cinque anni che si richiedono;
b)hanno superato le prove dello stesso concorso (preselettive e successive) cui abbiano comunque partecipato anche in virtù dei provvedimenti intervenuti nella fase del giudizio cautelare;
c)abbiano presentato, in riferimento ad apposita censura formulata nel ricorso introduttivo, domanda di ammissione anche in forma cartacea, nei quali sensi il Collegio ritiene definibile la stessa censura che i ricorrenti hanno formulato sin dal ricorso introduttivo (secondo motivo).”

Comodato d’uso, priorità a meno abbienti e meritevoli

da Tecnica della Scuola

Comodato d’uso, priorità a meno abbienti e meritevoli
Via libera alla distribuzione delle risorse stanziate nel Dl scuola per il comodato d’uso. La ministra dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha firmato il decreto che stabilisce i criteri per ripartire gli 8 milioni disponibili (2,7 per il 2013, 5,3 per il 2014) alle istituzioni scolastiche
I fondi serviranno per l’acquisto, da parte di scuole o reti di scuole, di libri di testo e dispositivi elettronici per la lettura di materiali didattici digitali da concedere in comodato d’uso agli studenti delle secondarie di primo e secondo grado. Si tratta del primo decreto attuativo del decreto scuola “L’Istruzione riparte” varato il 9 settembre scorso dal Consiglio dei ministri. 
 Priorità a meno abbienti e meritevoli: 
Nella ripartizione delle risorse disponibili per il 2013 è stata data priorità ai territori dove le famiglie vivono una situazione di maggiore disagio economico e ai meritevoli. I 2,7 milioni disponibili per quest’anno sono infatti destinati alle scuole secondarie statali di primo e secondo grado che si trovano in Regioni dove il tasso di famiglie disagiate (con reddito netto fino a 15.493,71 euro) è superiore al 15%. Le risorse saranno date a ciascuna scuola in base al numero di studenti iscritti. I fondi disponibili per il 2014 (5,3 milioni) saranno destinati, con un successivo decreto, anche alle scuole delle restanti Regioni. 
Criteri per l’accesso al comodato:
Le scuole daranno in comodato d’uso i testi o i dispositivi elettronici agli studenti che ne faranno richiesta, che avranno i requisiti economici necessari e che non risulteranno beneficiari di altri contributi per la fornitura gratuita, totale o parziale, dei libri di testo e per l’acquisto di supporti elettronici per la didattica. A parità di condizioni economiche, il comodato d’uso sarà concesso agli studenti più meritevoli in base ai voti finali dell’anno scolastico precedente. Viene data priorità, poi, ai ragazzi iscritti nelle classi dove i tetti di spesa sono più elevati: le prime delle scuole secondarie di primo grado e le prime e terze delle secondarie di secondo grado. Saranno le scuole, in piena autonomia, a decidere come ripartire la somma ricevuta tra l’acquisto di libri e l’acquisto di dispositivi elettronici. Sempre le scuole stabiliranno, nei loro regolamenti, i termini per l’utilizzo annuale e la restituzione di libri e dei dispositivi concessi in comodato.

Con gli stranieri in classe gli italiani peggiorano nei test

da Tecnica della Scuola

Con gli stranieri in classe gli italiani peggiorano nei test
di P.A.
I risultati di uno studio riportati da Pietro Ichino
Il Corriere della Sera riporta oggi in un articolo a firma di Pietro Ichino i risultati di uno studio condotto dal senatore di Scelta Civica con Rosario Ballatore e Margherita Fort («The Tower of Babel in the Classroom », www.andreaichino.it), da cui emerge che sostituendo un nativo con un immigrato in una classe della seconda elementare, la frazione di risposte corrette dei nativi nei test Invalsi si riduce del 12% in italiano e del 7% in matematica (dati relativi al 2009-10). La buona notizia è che questo sensibile effetto negativo (comparabile ad esempio a quello di avere genitori disoccupati o con un diploma non superiore alla scuola superiore) sparisce nelle quinte elementari: la scuola italiana riesce ad integrare gli stranieri ma in tempi relativamente lunghi, che devono assolutamente essere accorciati. È sorprendente che nel nostro Paese ci si debba dividere tra chi urla sconsideratamente contro l’immigrazione (tra l’altro dimenticando che gli studenti stranieri sono mediamente meno di 2 per classe e che solo il 6% delle classi supera la soglia del 30% di immigrati) e chi, per reazione, nega, o è costretto a negare, un’eventualità tutt’altro che remota: quando anche un solo straniero entra in una classe l’integrazione non può avvenire immediatamente — come per un colpo di bacchetta magica — e può avere un impatto sugli apprendimenti dei compagni. Si rischiano accuse infamanti di razzismo suggerendo che forse non sia una buona idea gettare allo sbando gli immigrati nelle classi senza una guida specifica e che meglio sarebbe, come accade in altri Paesi, disegnare percorsi diversificati di integrazione graduale, da definire a seconda delle situazioni.

Carrozza all’Ansa: “Moralizzare i concorsi”

da Tecnica della Scuola

Carrozza all’Ansa: “Moralizzare i concorsi”
di P.A.
Piano nazionale ricerca pronto entro l’anno. Da legge di stabilità attendo indirizzo su ricerca. “No al valore legale del voto”. La ministra dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza è la protagonista oggi del Forum all’Ansa.
“Penso che quello dei programmi tagliati e dell’aggiornamento sia un problema enorme: per esempio la storia contemporanea non viene studiata, ho constatato di persona che alcuni studenti non sapevano nulla sull’assassinio di Kennedy o sul ’68. Il problema si vede anche sulle scienze: ieri, nella cerimonia al Quirinale, si è parlato della lotta alle malattie genetiche, tutti i nostri studenti devono conoscere il Dna altrimenti non si può conoscere la contemporaneità”. Ha poi annunciato il “Piano nazionale della ricerca” che sarà pronto entro l’anno e dovrà essere organizzato all’insegna della competitività, riferendosi al più vasto programma di ricerca varato dall’Unione Europea. ”Il documento sarà pronto entro il 2013 e siamo già partiti con un impegno a livello nazionale e a livello europeo, soprattutto in vista del programma Horizon 2020”. Mobilità e servizi sostenibili per le città, oppure sistemi per raggiungere i territori italiani più isolati, le zone di montagna: sono esempio delle ”sfide” al centro del Piano Nazionale della Ricerca 2014-2016, ha detto Carrozza. “Va moralizzato il tema dei concorsi. Servono concorsi nazionali con commissioni nazionali e responsabilità diretta dei commissari”, ha ancora detto Maria Chiara Carrozza. La ministra, riferendosi alle polemiche di questi giorni sul concorso universitario di cardiologia alla Sapienza, ha aggiunto “è inaccettabile che un docente dica di un ricercatore ‘mi accompagnava a casa’, dovrebbe caso mai essere il contrario e cioè che sia il professore ad aiutare il giovane”. “E sono in particolare le facoltà di medicina quelle da cui mi arrivano le maggiori doglianze sui concorsi”, ha aggiunto il ministro ribadendo l’importanza di arrivare a concorsi trasparenti. “A matematica, ad esempio – ha aggiunto – queste cose non succedono”. In Italia “bisogna studiare bene una lingua straniera, tanto che vorrei che non si doppiassero più i programmi in tv”. “Penso che quello dei programmi tagliati e dell’aggiornamento sia enorme: per esempio la storia contemporanea non viene studiata, ho constatato di persona che alcuni studenti non sapevano nulla sull’assassinio di Kennedy o sul ’68. Il problema si vede anche sulle scienze: ieri nella cerimonia al Quirinale, si è parlato della lotta alle malattie genetiche, tutti i nostri studenti devono conoscere il Dna, altrimenti non si può conoscere la contemporaneità” Parlando poi del valore legale del titolo di studio ha detto: “Sono contraria al valore legale del voto di maturità e di laurea. Sono contrarissima a dire che bisogna dare valore al voto, soprattutto se abbiamo commissioni che dipendono dalla soggettività”.
“Va moralizzato il tema dei concorsi. Servono concorsi nazionali con commissioni nazionali e responsabilità diretta dei commissari”. “Il percorso per accedere all’insegnamento dovrà avere come primo pilastro la formazione, poi ci dovrà essere una pista unica che porta al concorso”, ha detto il ministro dell’Istruzione spiegando che naturalmente ci sono anche le “graduatorie ad esaurimento” perché vanno tenuti presenti i diritti acquisiti. Per quanto riguarda i tirocini formativi (Tfa), il ministro ha detto che è importante stabilire prima “il numero di professori di cui abbiamo bisogno, per non formarne di più che poi non possono entrare in ruolo”. Sull’ingresso dei prof il ministro sta quindi lavorando: “Ho trovato stratificazioni di normative – ha concluso – ma ho capito anche che sono state illuse molte persone che si ritrovano un titolo che non possono spendere”. “Rifiuto lo slogan che chiudere sia un valore: va chiuso qualcosa per aprire qualcos’altro, abbiamo bisogno di tante università. Piuttosto servono Piani strategici a livello regionale”: Così il ministro rispondendo al governatore dell’Abruzzo, Gianni Chiodi, favorevole alla chiusura di alcuni atenei (Bari, ‘Dalla legge di stabilità mi aspetto un chiaro indirizzo sulla ricerca e l’innovazione”, ha aggiunto il ministro Carrozza. “L’aria in Consiglio dei ministri è buona. Abbiamo lavorato sui provvedimenti. Mi auguro che il governo duri almeno per gestire la presidenza italiana della Ue, siamo già un po’ in ritardo”, ha spiegato. Tornare al voto “con questa legge elettorale sarebbe una occasione persa, il risultato sarebbe simile. La politica dovrebbe fare passi avanti. D’altra parte non ho visto una programmazione, proposte credibili. Dovrebbero emergere idee nuove: non sento nulla, il quadro è desolante. Non ho sentito nulla, c’è un silenzio assordante, liti sui nomi più che sui contenuti. Il governo, invece, ha varato molti decreti”. “Dal Pd è arrivata una immagine terrificante, brutta e ci vorranno mesi di lavoro per recuperare questa situazione disastrosa. A chi interessa la data del congresso? La gente vuole risposte concrete”.

Radio Vaticana: la scuola inizia con 167mila precari e 62mila trasferimenti

da Tecnica della Scuola

Radio Vaticana: la scuola inizia con 167mila precari e 62mila trasferimenti
di P.A.
E’ iniziato il nuovo anno scolastico da poco più di una settimana e riemergono i problemi: non solo i genitori sono costretti a portare da casa per i loro figli carta igienica, sapone, e quant’altro serve, ma spesso nelle classi si assiste a una girandola di insegnanti. E’ quanto sostiene Radio Vaticana che ha dedicato uno ”speciale” proprio all’inizio del nuovo anno scolastico
L’emittente della Santa Sede ricorda che già la Fondazione Agnelli nel 2011 calcolava che più del 14% degli insegnanti va incontro alla probabilità di cambiare scuola.

Stime, inoltre, che fanno emergere come sarebbero circa 200 mila gli insegnanti che ogni anno cambiano cattedra. I precari sono 167 mila, 62 mila i trasferimenti registrati al 1° settembre 2013.

”L’Ocse, da almeno 15 anni – sottolinea ancora la radio del vaticano – sostiene che uno dei pilastri dell’efficacia dell’insegnamento è la stabilità del corpo docente, sia a livello di singolo gruppo degli alunni, sia a livello di istituzione scolastica. Questo che dovrebbe essere un obbiettivo di qualità del nostro sistema, è, di fatto, ignorato.

Paradossalmente l’immissione in ruolo mette in moto tutta la gamma delle opportunità contrattuali per cambiare posto; cioè, l’insegnante ha sette possibilità di cambiare posto per interessi personali, legittimi, evidentemente”.

 I sindacati, si legge nello speciale, parlano di un’istruzione ‘a spezzatino’, disomogenea tra Nord e Sud e tra città e campagne. Secondo il coordinatore nazionale del Gilda, Rino Di Meglio, intervistato dalla radio, ”bisognerebbe che chi governa tenesse in maggior conto l’interesse primario dei bambini ad aver un insegnante stabile che resti almeno per tutti il ciclo didattico”.

 Per quanto riguarda la responsabilità di dirigenti scolastici nella formazione delle classi e nella discontinuità didattica, per Di Meglio, ”i dirigenti scolastici hanno una responsabilità limitata: se si eccettua qualche caso di scarsa esperienza, di errori, direi che loro sono con le spalle al muro perché il sistema è complicato”.

 Inoltre, a proposito dei 69 mila insegnati che entreranno nei prossimi tre anni con il decreto del ministro Carrozza, Di Meglio ha spiegato che ”eccetto quelli che poi verranno nominati per il sostegno, che sono le uniche vere stabilizzazioni, per il resto si tratta semplicemente di turnover. Quindi inciderà minimamente sulla questione del precariato, che resterà endemico. La spesa ridicola, prevista dal Decreto per la stabilizzazione – 105 milioni – dimostra che il governo con un po’ più di coraggio avrebbe potuto non dico risolvere, ma avviare finalmente verso la soluzione del sistema del precariato. Se avessero speso 200 milioni, ne avrebbero stabilizzati 130 mila. In questo modo – conclude il sindacalista – si sarebbe limitato di molto il fenomeno del precariato e della discontinuità didattica”.

 Per Gianni Nicolì, responsabili dell’ufficio scuola e università dell’Age (Associazione italiana genitori), ”la scuola italiana soffre di problemi cronici e di problemi nuovi. La continuità didattica è collegata alle nomine che vengono fatte in primavera. Però, per la questione delle graduatorie molte di queste poi vanno ristabilizzate all’inizio di ogni anno scolastico. Questo crea agli alunni, alle famiglie e alle scuole stesse un disagio organizzativo di cui si risente. Negli ultimi anni si è cercato di limitare questo danno, ma ci deve essere ancora uno sforzo significativo da parte del ministero e dei sindacati per consentire alle famiglie un avvio normale e corretto dell’anno scolastico”.
Un ruolo importante, per Nicolì, lo svolgono anche i genitori che ”non sono clienti della scuola, ma componente scolastica; questo lo sappiamo fin dal 1974. Noi dell’Age siamo fortemente impegnati perchè il genitore si assuma nella scuola i suoi diritti e i suoi doveri. Per cui i genitori devono essere bene accolti nella scuola, collocati nel loro ambito, non possono ovviamente sostituire il lavoro dei docenti , devono poter dare il loro contribuito e quindi ci devono essere nel mondo giusto”

Collaboratori del dirigente: quanti possono essere?

da Tecnica della Scuola

Collaboratori del dirigente: quanti possono essere?
di Lucio Ficara
Dalla lettura coordinata del decreto 165/2001 e del CCNL si evince che i collaboratori possono essere quanti si vuole, ma solo due possono essere retribuiti con il fondo di istituto.
Ma quanti collaboratori possono essere nominati dal dirigente scolastico? Quanti collaboratori può nominare il dirigente scolastico in uno stesso anno scolastico? È la domanda che si pongono molti docenti, quando gli viene comunicato, in sede di collegio docenti, che più di due docenti sono stati nominati per aiutare il dirigente scolastico nell’assolvimento di compiti specifici. Bisogna riflettere e tenere conto che alcune scuole, soprattutto quelle formate da più plessi, con un organigramma complesso e ramificato, necessitano di un vero e proprio staff dirigenziale, formato a volte, anche da una decina di figure delegate a ruoli di responsabilità. Proprio la complessità organizzativa di certe scuole, richiedono, da parte del dirigente scolastico, la collaborazione di un sempre maggior numero di collaboratori. É lecito quindi nominare, da parte del capo d’istituto, più di due collaboratori e affidargli compiti specifici?  La risposta che dà piena legittimità al dirigente di nominare tre, quattro, anche un numero maggiore di collaboratori è scritta nel decreto legislativo n. 165/2001. Infatti, come previsto espressamente dal comma 5 dell’art. 25 del suddetto decreto, il dirigente scolastico, nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative e amministrative può avvalersi di docenti di sua fiducia e da lui stesso individuati, a cui, potrebbe affidare, con delega scritta l’assolvimento di compiti specifici. Nel comma 5 del su citato articolo si ricorda che il dirigente scolastico è comunque coadiuvato dal responsabile amministrativo, che sovrintende, con autonomia operativa, nell’ambito delle direttive di massima impartite e degli obiettivi assegnati, ai servizi amministrativi ed ai servizi generali dell’istituzione scolastica, coordinando il relativo personale. Quindi in sostanza il dirigente scolastico potrebbe nominare, se lo volesse, più di due collaboratori, affidandogli compiti specifici, come ad esempio la responsabilità di un plesso scolastico. Quello che invece non è previsto, è poter retribuire, con il fondo d’Istituto le collaborazioni che eccedono le due previste dall’ordinamento legislativo scolastico. A tal proposito ricordiamo l’art. 34 e l’art. 88 comma 2 lettera f del contratto collettivo nazionale scuola. Nell’art. 34 è scritto che il dirigente scolastico può avvalersi, nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative ed amministrative, di docenti da lui individuati ai quali possono essere delegati specifici compiti. Ma c’è anche scritto che tali collaborazioni sono riferibili a due unità di personale docente, che possono essere retribuite, in sede di contrattazione d’istituto, mentre nel su citato art. 88 è evidenziato che i compensi da corrispondere al personale docente ed educativo, non più di due unità, della cui collaborazione il dirigente scolastico intende avvalersi nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative e gestionali. Tali compensi non sono cumulabili con il compenso per le funzioni strumentali al piano dell’offerta formativa di cui all’art. 33 del CCNL. Per cui, si giunge alla logica conclusione, che il dirigente scolastico può nominare quanti collaboratori desidera, ma può retribuirne soltanto due con il fondo d’istituto, gli altri svolgeranno i propri compiti o nella qualità di funzioni strumentali, se il collegio dei docenti lo consentirà, oppure svolgeranno il loro compito a titolo gratuito.

Carrozza: basta col valore legale del voto di laurea e di maturità

da tuttoscuola.com

Carrozza: basta col valore legale del voto di laurea e di maturità

Sono contraria al valore legale del voto di maturità e di laurea. Sono contrarissima a dire che bisogna dare valore al voto, soprattutto se abbiamo commissioni che dipendono dalla soggettività”. Se confermata e precisata la dichiarazione fatta dal ministro Maria Chiara Carrozza nel corso di un forum organizzato dall’agenzia Ansa romperebbe clamorosamente con un totem della sinistra, quello del valore legale del titolo.

Su questa prospettiva potrebbe invece crearsi una larga convergenza politica e parlamentare, da ‘larghe intese’. Ma occorrerà attendere gli sviluppi del dibattito che certamente si aprirà nella sinistra.

Nell’intervista il ministro si occupa anche di altri problemi, a cominciare dallo scarso collegamento tra i programmi e il mondo del lavoro. Per la responsabile del Miur infatti “occorre che ci sia un patto tra chi si iscrive all’università e gli atenei stessi” in modo da “avere ben chiaro cosa si vuole fare”.

A propositi degli atenei il ministro insiste sulla moralizzazione dei concorsi universitari: “Servono concorsi nazionali con commissioni nazionali e responsabilità diretta dei commissari”. Per quanto riguarda la scuola Carrozza sottolinea l’esigenza di introdurre lo studio di una seconda lingua straniera e auspica che non si doppino più i programmi in tv.