Vulnerabile Romeo contro debole Giulietta
di Adriana Rumbolo
Spesso, troppo spesso un adolescente,un giovane uomo, un uomo maturo uccide crudelmente la propria compagna o la propria moglie.
Giornalisti, specialisti ne parlano , i media se ne occupano, dedicano programmi che ricostruiscono i fatti , la vita delle vittime brancolano nel buio esponendo ognuno la propria opinione.
Per lavoro, sono stata molto nella scuola come psicopedagogista fra ragazzi dai 12 ai 16 anni.
Il tema di miei interventi era principalmente quello di fornire informazioni anche scientifiche sul percorso emotivo a cui avevo aggiunto affettivo -sessuale.
La direzione della scuola mi fece diplomaticamente sapere che l’aggettivo “sessuale” andava cancellato.
Avrei voluto approfondire che quando si parla di educazione emotiva si coinvolge anche l’educazione sessuale ma fu tutto inutile: i tabù sono intoccabili.
Non potevo parlare , ma osservare, ascoltare raccogliere al volo un’espressione un atteggiamento non solo in classe ma, soprattutto nell’intervallo o nei gruppi che fuori della scuola attendevano il suono della campanella, questo lo potevo fare e mi aiutava a capire tante dinamiche di approccio fra maschi e femmine
La crescita sessuale si caratterizza in un ‘identità pubblica che i ragazzi cercano di mascherare perché spesso bersagliata da stereotipi e pregiudizi molto aggressivi e negativi che loro non sono ancora in grado di controbattere
L’identità sessuale fa parte del contesto sociale e ne subisce il suo tempo nella moda ,nelle scelte musicali ma soprattutto nella esasperata competizione di virilità nel maschio e in un difficile equilibrio fra modelli del passato e il presente per le ragazze, della loro femminilità
E’ terribile pensare che ci si uccide in generale per sopravvivenza quindi: per soldi ,per dominio ,per potere ,per sostentamento .
Aggiungerei che i recenti e gravi fatti di cronaca del cosiddetto “femminicidio” potrebbe dimostrare che il maschio per fare” sopravvivere” una traballante virilità scompostamente ama distruggere una fragile femminilità che in quel momento gli è di ostacolo, gli ricorda i suoi limiti e purtroppo la scelta cade su un altro soggetto spesso di sesso contrario ma, che avverte come più debole proprio nella sua identità sessuale.
Li accomuna la stessa debolezza che porta a soluzioni diverse con modalità distruttiva ,( modalità familiare alle emozioni primordiali esasperate), nel maschio e forse di servilismo di annientamento in molte ragazze.
La ragazzina che non ha raggiunto una buona autostima della propria femminilità,così frequente nella donna, rappresenterebbe l’ultima spiaggia alla sopravvivenza di una fragile virilità di un soggetto che il contesto sociale insiste a chiamare il “fidanzatino”.
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