SOS: la scuola “aperta” per progettare un modello di insegnamento innovativo e condiviso

da La Stampa

SOS: la scuola “aperta” per progettare un modello di insegnamento innovativo e condiviso

Sostenuto dalla Fondazione Mozilla, il laboratorio ha creato soluzioni tecnologiche per un metodo educativo open source
luca scarcella

Si è da poco conclusa l’edizione 2017 della Scuola Open Source , che ha accolto dal 23 al 31 luglio, nel cuore del centro storico di Bari, 20 docenti, 10 tutor e 55 partecipanti da tutta Italia. Un centro di innovazione sociale e tecnologica, un laboratorio di condivisione, ricerca e co-progettazione aperta e interattiva, con la preziosa partnership della Fondazione Mozilla .

Il laboratorio della Scuola è gratuito, multidisciplinare, e con una forte connotazione politica: «vogliamo contribuire con determinazione alla cultura open, contro il brevetto e le restrizioni sui contenuti digitali – afferma il direttore di SOS -. Il sapere, come la creatività, deve poter essere accessibile e condivisibile da tutti, senza barriere, così da poter collaborare per creare qualcosa di più grande, di più importante. La Scuola stessa è un progetto aperto: è di tutti, è tutto online, e chiunque può prendere il modello, riprodurlo e migliorarlo».

Un nuovo approccio alla didattica, aperto e inclusivo, che ha trovato il pieno appoggio di Mozilla, la cui fondazione è promotrice della campagna #ChangeCopyright , ossia contro la riforma del copyright in discussione nel Parlamento europeo. Secondo Mozilla, infatti, l’imposizione data dalla riforma di applicare filtri sui file caricati (i cosiddetti «upload filter») obbligherebbe la maggior parte delle piattaforme online a monitorare ogni singolo contenuto mediale immesso in rete, e finirebbe per inibire la creatività creando una sorta di proibizionismo online a discapito dell’innovazione e della libera espressione.

COME FUNZIONA LA SETTIMANA DI SOS

«La didattica e la ricerca della Scuola Open Source vengono pianificate a partire da istanze proposte dalla comunità di sostenitori – racconta Tartaglia a La Stampa -. L’apprendimento, secondo SOS, è frutto di percorsi non lineari, partendo da una base pianificata per poi svilupparsi dalla contaminazione reciproca dei partecipanti durante il workshop».

Il laboratorio è diviso in tre macroaree: design della comunicazione (identificata con la lettera X), design degli strumenti (Y) e design dei processi (Z). I gruppi sono composti da 18 partecipanti per area, e progettano soluzioni insieme a tutor e docenti di diverse discipline (tra cui filosofi, designer, economisti, ingegneri). Ogni macroarea produce tre progetti, aperti e collaborativi, che è già possibile visionare online .

I PROGETTI FINALI

Alessandro Tartaglia ha illustrato a La Stampa i diversi progetti nati durante l’ultimo laboratorio della Scuola Open Source: «Il team X, di comunicazione, ha lavorato sul design di un nuovo carattere, ossia un font type, su una strategia di propaganda che diventerà un libro racconto sulla Scuola, e, infine, su una piattaforma web di e-learning. La squadra Y, dedicata al design degli strumenti, si è occupata di un sistema di accesso antivandalico, chiamato Asimov, che digitalizza le porte di casa. Utilizzando dei sensori capacitivi, il sistema, collegato a un server, riconosce l’elettromagnetismo del proprietario, aprendo così l’uscio. Y si è anche dedicato ai dati prodotti dalla Scuola (come raccoglierli e utilizzarli), e, infine, disegnando una moneta, una cripto valuta locale sfruttando la tecnologia blockchain , che possa affiancare l’euro».

Il team Z è probabilmente quello che impatta di più sulla prototipazione dei processi educativi della Scuola: «la squadra ha immaginato SOS come un codice web, e lo ha debuggato, ossia ha studiato cosa migliorare e come – racconta Tartaglia -. Inoltre, è stato progettato un master annuale, che partirà a fine anno: quando verrà raggiunto il numero minimo di iscritti, questi si incontreranno e decideranno cosa studiare, tenendo conto di alcuni parametri definiti come il budget e il monte ore. L’ultimo progetto è un kit di pratiche per ingaggiare la comunità di SOS, e per spingere altri a utilizzare il nostro metodo».

L’IMPEGNO DI MOZILLA IN SOS

La Stampa ha raggiunto telefonicamente Federica Fulghesu, coordinatrice delle attività in Italia e Spagna per la Fondazione Mozilla: «La Fondazione è impegnata a Bruxelles con la campagna #ChangeCopyright fin dal 2015, e ora stiamo coinvolgendo iniziative e creativi in tutta Europa. Quando sono venuta a conoscenza della Scuola Open Source ho subito pensato che sarebbe potuta essere un’ottima opportunità per promuovere l’importanza della cultura dell’open source, e della campagna stessa. Così è stato. SOS è un hub di innovazione in cui gravitano quelle persone e quei professionisti che verranno coinvolti dalla scellerata riforma sul copyright. Porteremo alcuni partecipanti della Scuola a Bruxelles in Parlamento, a presentare i loro progetti, tra settembre e ottobre».

@LuS_inc