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Concorsone lumaca e pioggia di ricorsi la scuola riapre ma mancano i prof

da la Repubblica

Concorsone lumaca e pioggia di ricorsi la scuola riapre ma mancano i prof

Assunzioni a rilento e 5mila insegnanti pronti a rivolgersi al tribunale contro gli errori nei trasferimenti L’allarme dei sindacati: “In classe sarà una girandola”

Cattedre vuote al suono della prima campanella: sono almeno 90mila quelle che saranno coperte da supplenti. E girandola di insegnanti neoassunti a causa delle migliaia di ricorsi contro gli errori nei trasferimenti. Nei primi giorni di scuola ci sarà un effetto domino nelle classi: docenti assegnati a un istituto e poi spostati in un altro, a seconda dell’esito dei contenziosi. «A rischio la regolare partenza delle lezioni» è la denuncia dei sindacati, convocati martedì al ministero, a poco meno di due settimane dall’avvio del nuovo anno. Da Nord a Sud le scuole fanno i conti con le cattedre che mancano (4-5mila, stimano i sindacati), con gli oltre 20mila posti di ruolo — uno su tre — che non saranno coperti a causa delle bocciature al concorso. E con il balletto degli insegnanti, stavolta di ruolo, dovuto ai ricorsi che stanno paralizzando anche le chiamate dirette dei presidi.
Andiamo con ordine. Le assunzioni previste quest’anno sono 32mila: metà per i vincitori di concorso, l’altra metà dalle graduatorie. Ma non tutte le cattedre saranno coperte. Troppi bocciati alle prove scritte sino ad oggi, praticamente uno su due. La rivista Tuttoscuola ha fatto la radiografia del Concorsone, stimando già 10.500 posti vacanti sui 63.712 messi a bando nel prossimo triennio, destinati a salire a 21.072. L’amara sintesi: il concorso sarà vinto da poco più di 40mila dei 175mila candidati abilitati all’insegnamento. Inoltre il ritardo delle procedure (ad oggi, oltre 300 commissioni su 800 non hanno completato la correzione degli scritti) farà sì che nell’anno che sta per iniziare un maggior numero di posti, circa 4mila, venga assegnato alle Graduatorie ad esaurimento. Se queste sono già esaurite si dovrà ricorrere ai precari. E in alcuni casi, ironia della sorte, saranno i bocciati al concorso a rientrare in classe come supplenti.
Poi c’è il taglio denunciato dai sindacati dei posti nell’organico di “fatto”: cattedre annuali assegnate per le esigenze delle scuole che passano da 31.454 dell’anno scorso a 30.262. I tagli si fanno sentire soprattutto in Emilia Romagna, dove gli studenti saranno 3.400 in più, in Veneto, dove l’assessore all’Istruzione Elena Donazzan denuncia la mancanza di 468 docenti, in Lombardia, Piemonte e Marche.
Infine, i trasferimenti sbagliati. Sono 600 le istanze di conciliazione, ovvero il primo passo prima di arrivare davanti a un giudice, presentate finora al Miur, de- stinate a diventare almeno il doppio secondo viale Trastevere. Ma Cisl e Flc-Cgil danno altri numeri: 5mila ricorsi, più di mille nel Lazio, 1.300 in Campania e Sicilia, 500 in Puglia, 700 solo a Milano. L’effetto sarà «una girandola nelle classi», denuncia Lena Gissi, segretaria Cisl scuola. «Un girone dantesco a danno degli studenti », commenta Annamaria Santoro della Cgil.

Posti di sostegno a prof non titolati per evitare il trasferimento al Nord

da Corriere della sera

Posti di sostegno a prof non titolati per evitare il trasferimento al Nord

L’accordo raggiunto fra sindacati e uffici scolastici in Sicilia e Sardegna: per quest’anno potranno restare vicino a casa

Orsola Riva

Sulla vertenza dei prof del Sud che avrebbero dovuto trasferirsi al Nord sindacati e uffici scolastici regionali hanno trovato un accordo. Più che una soluzione, una toppa. Ancora per quest’anno potranno prestare servizio vicino a casa. Ma non insegneranno la materia nella quale sono abilitati: saranno invece assegnati provvisoriamente alle scuole come insegnanti di sostegno per i posti in deroga, ovvero quelli che ogni anno ad agosto vengono assegnati dall’uffici scolastici in aggiunta al cosiddetto organico di diritto e che nel caso del sostegno sono tantissimi (25 mila su tutto il territorio nazionale). I requisiti richiesti per l’avvicinamento alla propria provincia sono quelli che valgono per tutte le assegnazioni provvisorie: ricongiungimento al coniuge, ai figli, ai genitori o gravi esigenze di salute.

Migliaia di cattedre in palio

Finora l’accordo per le assegnazioni provvisorie sul sostegno è stato raggiunto solo in due regioni, Sicilia e Sardegna, ma all’inizio della prossima settimana è previsto un incontro al Miur con le organizzazioni sindacali. Nel caso della Sicilia, secondo i primi calcoli, in palio ci sarebbero circa duemila cattedre, corrispondenti alla metà dei posti in deroga totali (4.606). Sono quelli rimasti scoperti dopo l’assegnazione ai precari in possesso della specializzazione sul sostegno, che naturalmente hanno la precedenza. In Sardegna le cattedre di sostegno rimaste libere per mancanza di candidati «titolati» dovrebbero aggirarsi invece attorno alle 160.

L’appello dei sindacati

L’accordo raggiunto offre una scialuppa di salvataggio a una parte dei circa 8.000 prof assunti nella cosiddetta «fase B» della Buona Scuola, quella in cui i posti comuni rimasti scoperti dopo le prime due fasi (in cui si veniva collocati all’interno della propria provincia) furono assegnati pescando da tutto il territorio nazionale: e – come si sa – mentre la maggior parte degli aspiranti prof viene dal Sud, le cattedre, per ragioni demografiche, sono concentrate soprattutto al Nord. In questo modo, però, non solo si lasciano scoperte delle cattedre al Nord che dovranno essere assegnate ancora una volta a dei supplenti ma, cosa assai più grave, si affida la parte più debole della popolazione scolastica (i bambini che necessitano appunto di un sostegno specifico) a docenti magari anche bravissimi a insegnare italiano o matematica ma del tutto impreparati a questo genere di responsabilità. Gli stessi sindacati, nonostante la soddisfazione per l’intesa raggiunta a livello locale, ne sono consapevoli. «Proprio per la delicatezza del compito che andranno a svolgere – è l’appello dei rappresentanti dei lavoratori – , si chiede a chi di competenza di avviare corsi formativi di aiuto a questi docenti che dovranno andare a occuparsi della parte più fragile della popolazione scolastica».

Per diventare dirigente pubblico arriva il corso-concorso

da La Tecnica della Scuola

Per diventare dirigente pubblico arriva il corso-concorso

Cambia la modalità concorsuale per diventare dirigente pubblico nella pubblica amministrazione: di base, per accedere non servirà più l’anzianità di servizio.

Si tratta del via libera del CdM, in esame preliminare, al decreto legislativo recante disciplina della dirigenza della Repubblica ai sensi dell’articolo 11 della legge 7 agosto 2015, n.124

Maggiori particolari sulle novità in arrivo, che a grandi abbiamo già illustrato, si evincono dalla relazione illustrativa del decreto di riforma della PA, nella quale si parla di “un evidente favor viene espresso dal legislatore nei confronti del corso-concorso, aperto a tutti” e rispetto a cui il format tradizionale ha “carattere residuale”.

In futuro, in pratica, si potrà aspirare ai vertici della macchina statale appena usciti dall’università, dopo un ciclo di formazione sui banchi della Scuola nazionale dell’amministrazione, che, vista la nuova mission, verrà rinnovata: la Sna diventa un’agenzia e viene sottoposta alla vigilanza della presidenza del Consiglio dei ministri.

Tutti i nuovi posti da dirigente saranno ricoperti dai vincitori del corso-concorso, mentre il concorso ‘classico’ servirà solo per far fronte a necessità ‘extra’. Il testo del provvedimento prevede, infatti, che “il corso-concorso è bandito ogni anno per il numero di posti definiti sulla base della programmazione triennale delle assunzioni da parte delle amministrazioni”, invece al concorso si procede per “esigenze non coperte”.

L’Ansa ricorda che “anche oggi esiste il corso-concorso: la prima edizione è della metà degli anni Novanta, ma finora ha avuto uno spazio limitato con bandi sporadici”.

Le linee guida sono già pronte: concluso il ciclo formativo bisognerà superare un periodo di prova di tre anni, altrimenti si retrocede a funzionari.

Per un esperto in materia, già presidente degli allievi della Sna, Alfredo Ferrante, “puntare sul corso-concorso è un’ottima cosa ma è fondamentale rispettare la cadenza annuale, cambiando prassi: si è fatto solo 6 volte in 21 anni. In generale – continua – è positivo che la selezione dei dirigenti abbia scala nazionale”. Mentre desta “preoccupazione”, sottolinea Ferrante, “la natura ibrida del ‘dirigente funzionario’ e i lunghi tempi di prova”. Il decreto è intanto arrivato alla Camera, che dovrà dare il suo parere entro ottobre. I giudizi non tardano ad arrivare dalla Cgil, che con il responsabile Settori Pubblici Michele Gentile parla di “una possibile gigantesca operazione di spoils system”.

Dello stesso parere è il segretario nazionale di Fedir Sanità, Antonio Travia: “è solo un modo per consentire alla politica di tenere completamente in pugno i dirigenti”. L’ultima versione fa salire a 5 la rosa dei candidati alle pozioni apicali.

Per saperne di più bisogna ora attendere il regolamento, che il decreto impone di far uscire entro tre mesi.

Le novità non riguarderanno i dirigenti scolastici: il nuovo percorso per diventare capo d’Istituto è contenuto nella Legge 107/2015 ed il bando è atteso in autunno. Chi è intenzionato a partecipare alla selezione, può usufruire dei moduli formativi, in modalità e-learning, della Tecnica della Scuola.

Bonus 500 euro docenti, la rendicontazione entro il 31 agosto

da La Tecnica della Scuola

Bonus 500 euro docenti, la rendicontazione entro il 31 agosto

Nell’ottobre scorso i docenti hanno ricevuto nei propri cedolini 500 euro per la formazione. Il bonus, dal prossimo anno, diventerà una Carta elettronica che potrà essere utilizzata per gli acquisti.

Con la nota 15219 del 15 ottobre 2016, il Miur aveva emanato le indicazioni operative in applicazione del DPCM 23 settembre 2015, sull’istituzione della “Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado”, secondo quanto previsto dall’art.1 comma 121 della legge 107/2015 (“Buona Scuola”).

Il Ministero aveva spiegato che nel caso la documentazione fosse risultata non conforme, incompleta, presentata oltre il termine o non presentata, la somma sarà recuperata con l’erogazione riferita al 2016/17. Inoltre, i rendiconti dovranno essere messi a disposizione dei revisori per il riscontro di regolarità amministrativo-contabile.

Con l’occasione, il Miur aveva annunciato l’emissione di una successiva nota, con la quale avrebbe fornito ulteriori dettagli riguardo all’attività di rendicontazione delle spese sostenute.

Questa nota non è mai stata emanata, nonostante le richieste di chiarimento avanzate dai Sindacati e dalle istituzioni scolastiche.

Le scuole hanno quindi adottato procedure diverse: alcune hanno emanato circolari informative e predisposto modulistica ad hoc, altre hanno addirittura preparato piattaforme per l’inserimento dei dati direttamente dai docenti, altre ancora hanno atteso invano indicazioni operative dal Miur.

Ad ogni modo, per i docenti interessati, riepiloghiamo quali sono le spese ammissibili, meglio esplicitate in alcune Faq pubblicate dal Miur:

  • acquisto di libri, pubblicazioni e riviste, anche in formato digitale, e anche se non attinenti alla disciplina insegnata;
  • hardware, come i PC, i computer portatili o notebook, i computer palmari, i tablet;
  • software, come i programmi e le applicazioni destinati alle specifiche esigenze formative di un docente (programmi che permettono di consultare enciclopedie, vocabolari, repertori culturali o di progettare modelli matematici o di realizzare disegni tecnici, di videoscrittura e di calcolo);
  • corsi di formazione (anche on-line) organizzati dagli enti accreditati, dalle università, consorzi universitari e interuniversitari, Indire, Istituti pubblici di ricerca;
  • corsi di laurea, di laurea magistrale, specialistica o a ciclo unico, corsi post lauream o master;
  • corsi destinati specificamente alla formazione degli insegnanti, purché inerenti al proprio profilo professionale;
  • corsi per lo studio di una lingua straniera all’estero, purché il corso venga erogato da uno dei soggetti di per sé qualificati per la formazione nella scuola, ovvero dagli “Enti culturali rappresentanti i Paesi membri dell’Unione Europea, le cui lingue siano incluse nei curricoli scolastici italiani”;
  • esame di certificazione di una lingua straniera, se l’esame è promosso da uno degli Enti certificatori delle competenze in lingua straniera del personale scolastico;
  • corso di formazione organizzato dalla propria o da altre scuole, purché coerente “con le attività individuate nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa delle scuole e del Piano nazionale di formazione”;
  • rappresentazioni cinematografiche, ingressi ai musei, mostre ed eventi culturali e spettacoli dal vivo, anche se non attinenti alla disciplina insegnata;
  • attrezzature per la scuola come LIM o libri, riviste o materiale didattico per la biblioteca scolastica.
  • corso insieme ad altri docenti esterno al piano di formazione della scuola.

Invece, non è possibile fare rientrare i seguenti acquisti:

  • smartphone, toner, cartucce, stampanti, pennette USB e videocamere;
  • abbonamenti per la linea Adsl;
  • acquisto di titoli di viaggio per la partecipazione a eventi o per viaggi culturali.

Entro il 31 agosto i docenti dovranno presentare alle scuole di appartenenza la rendicontazione delle spese sostenute, che passerà poi al vaglio dei revisori.

Graduatorie di istituto, entro il 29 agosto inserimento titolo di specializzazione e scelta sedi

da La Tecnica della Scuola

Graduatorie di istituto, entro il 29 agosto inserimento titolo di specializzazione e scelta sedi

Fino alle ore 14 del 29 agosto saranno aperte le funzioni POLIS per l’inserimento del titolo di specializzazione per il sostegno e per la scelta delle sedi per il conferimento delle supplenze.

Sono esprimibili le sedi relative all’a.s. 2015/16.

Gli aspiranti non precedentemente iscritti nelle graduatorie di istituto possono scegliere le istituzioni scolastiche della provincia in cui è ubicata la Scuola alla quale è stato inoltrato il modello di domanda A3; invece, quelli già iscritti, fermo restando il carattere triennale delle graduatorie di istituto costituite a decorrere dall’a.s. 2014/15, possono inserire/cambiare una o più istituzioni scolastiche della Provincia di iscrizione, ai soli fini dell’inserimento nella II fascia aggiuntiva per la finestra temporale del 1° agosto 2016.

In particolare, le sedi già espresse ad inizio triennio o in occasione delle precedenti finestre temporali, possono essere cambiate, esclusivamente, con sedi nelle quali sono presenti gli insegnamenti per i quali si chiede l’inserimento nella finestra temporale del 1 agosto 2016. Pertanto, non possono essere sostituite le sedi ove risultino, già, impartiti gli insegnamenti per i quali si richiede l’inserimento in II fascia aggiuntiva nella presente finestra temporale.

La nota prot. n. 21966 dell’8 agosto 2016 contiene tutte le indicazioni utili e in allegato i modelli B e B1. Quest’ultimo riguarda i Licei Musicali e Coreutici.

La beffa dei prof “potenziati” e “sbagliati”

da La Tecnica della Scuola

La beffa dei prof “potenziati” e “sbagliati”

Sembra che sul potenziamento si siano innescati meccanismi contorti, come scrive il Secolo XIX, parlando con un preside: «Per il potenziamento ci è stato assegnato un insegnante di italiano e latino, di cui non avevamo assolutamente bisogno e che fra l’altro non è mai pervenuto. Abbiamo chiesto di poter chiamare al suo posto un supplente in materie tecnico-pratiche, matematica o elettronica. Ci hanno risposto che è impossibile. Possiamo sostituirlo solo con un altro insegnante di italiano e latino».

Il potenziamento è nato per rispondere alle esigenze della scuola, ma alla fine si è risolto in un mero svuotamento delle graduatorie, una stabilizzazione dei precari. Le scuole hanno ricevuto gli insegnanti che erano a disposizione, e in molti casi si sono dovute accontentare: «Noi avevamo chiesto delle cattedre coerenti con una delle linee guida del nostro piano di miglioramento, vale a dire con il potenziamento matematico-scientifico», racconta un altro preside e cosa ha ricevuto?

«Alle medie un insegnante di musica e due di educazione fisica, al liceo scientifico uno di scienze e uno di stenodattilografia». Cosa se ne farà il liceo scientifico di uno stenodattilografo? «Dovremo adeguarci e ri-progettare parte delle attività. Se la logica era esaurire le graduatorie e dare un posto ai precari, bene, lo capisco. Ma allora potevano risparmiarci tutta la fatica che abbiano fatto per preparare i rapporti di auto-valutazione e i piani di miglioramento».

Arriva “ScuolaTech” e la didattica diventa digitale

da La Tecnica della Scuola

Arriva “ScuolaTech” e la didattica diventa digitale

L’innovazione e la tecnologia raggiungono nel mondo vette sempre più alte, impensabili solo pochi anni fa.

Come in altri campi, anche la scuola per stare al passo con i tempi ha bisogno di una continua evoluzione necessaria per fornire strumenti adeguati a studenti e docenti in grado di evolvere verso la  scuola 2.0 per una istruzione più organizzata e moderna.

Negli ultimi anni c’è stato un forte sviluppo di strumenti quali ad esempio i registri digitali, ormai presenti in più della metà degli Istituti italiani, mentre ancora indietro (seppur in crescita), sono i numeri relativi agli accessi a larga banda nelle scuole (10% tra le scuole primarie e il 23% tra le scuole secondarie.)

In un quadro attualmente ancora eterogeneo sia in termini di distribuzione territoriale che di servizi digitali tra i diversi Istituti, ma dalle linee ben definite presenti nel PNSD (Piano Nazionale della Scuola Digitale),

Il progetto è nato qualche anno fa per rispondere alle esigenze della scuola digitale permettendo ai docenti di condurre le lezioni con il “metodo collaborativo” e contribuendo a sviluppare le specifiche competenze degli alunni, attraverso strumenti e servizi che favorisconol’inclusione didattica.

Il programma si prefigge di favorire, inoltre, l’istruzione didattica grazie ad un’offerta personalizzata in base ai programmi sviluppati dalle scuole, che comprende soluzioni hardware, software e di formazione.

L’offerta hardware è composta da tablet e notebook, ideali come dispositivi per lo studio, sia per docenti che per gli studenti,, mentre l’offerta software offre diverse soluzioni dalla gestione della classe fino ai software per la didattica inclusiva attraverso mappe concettuali, strumenti compensativi per BES (Bisogni Educativi Personali), piattaforme preimpostate o eserciziari multimediali.

Inoltre, Toshiba si impegna con partner selezionati nella formazione e nella certificazione delle competenze degli insegnanti.

“Negli anni abbiamo assistito ad un aumento esponenziale dei dispositivi connessi a Internet, che utilizziamo quotidianamente”, dichiara Rossella Destino, Country Manager di Toshiba Italia.

La Giornata Mondiale delle Telecomunicazioni e della Società dell’Informazioneci ricorda l’importanza di creare, accedere e condividere conoscenze attraverso la tecnologia percostruire una società migliore. Il progetto ScuolaTech, prosegue la manager, nasce proprio con l’obiettivo di supportare le scuole con un’offerta dedicata per favorire l’inclusione digitale e garantire, attraverso la scuola, un ampio accesso alle tecnologie digitali più moderne”.

Tra le caratteristiche del progetto, va sottolineata inoltre la possibilità di avere il servizio  di assistenza On Site Next Business Day, che assicura cioè l’intervento di un tecnico specializzato presso il domicilio dell’utilizzatore entro il giorno successivo alla chiamata.

Un ulteriore passo avanti, dunque, nel lungo percorso della scuola digitale, che vede la scuola italiana ancora tra gli ultimi posti della classifica Europea.

Giannini vara task force Miur per le zone terremotate

da tuttoscuola.com

Giannini vara task force Miur per le zone terremotate
Sarà operativa già dalla prossima settimana

Ha detto bene ieri il nostro Presidente del Consiglio. Queste sono ancora le ore delle lacrime e dei primi interventi. Ma dalle istituzioni ci si aspetta che arrivino anche risposte e soluzioni a medio e lungo termine. Abbiamo centinaia di bambini e ragazzi nei comuni più colpiti dal sisma. Alcuni di loro, purtroppo, hanno perso la vita. Ed esprimo tutta la mia vicinanza alle madri e ai padri che non potranno riabbracciare i loro figli. Il dolore più grande che si possa provare nella vita”. Lo ha scritto il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini in un post su Facebook, che così prosegue:

A chi è sopravvissuto a questa tragedia dobbiamo dare subito i segnali della speranza e della fiducia che si può ritornare alla normalità. Il primo segnale sarà proprio l’avvio regolare dell’anno scolastico. Stiamo lavorando in queste ore, perché in tutti paesi colpiti dal sisma tutti i bambini possano riprendere la scuola puntualmente e in condizioni di regolarità. Per questo, all’inizio della prossima settimana sarà attivata al Miur una task force per sostenere i nostri docenti e i dirigenti scolastici. Nessuno deve restare solo. Ai ragazzi e alle loro famiglie dico che stiamo lavorando in collaborazione con Regioni ed Enti locali perché tutti possano riprendere le lezioni”.

La task force viene istituita “per garantire una scuola a chi non l’ha più. E per agevolare e velocizzare le verifiche sulla sicurezza degli edifici. Abbiamo 3 milioni di euro nel nostro bilancio che metteremo a disposizione degli Enti locali per le verifiche sulle strutture e altri 20 milioni per gli interventi di adeguamento antisismico. Lavoreremo in contatto costante con la Presidenza del Consiglio e la Protezione Civile. Perché il primo motore della ripresa non potranno che essere le istituzioni scolastiche”.

Assegnazioni provvisorie: la deregulation sicula che fa discutere

da tuttoscuola.com

Assegnazioni provvisorie: la deregulation sicula che fa discutere
Si possono assegnare posti di sostegno anche a docenti senza specializzazione

Le assegnazioni provvisorie dei docenti di ruolo, oltre ad un Accordo integrativo nazionale, prevedono anche accordi regionali. E uno di questi accordi regionali, quello della Sicilia, ha introdotto una nuova regola che sta facendo discutere.

Una nota del direttore Generale dell’USR della Sicilia, dott. Maria Luisa Altomonte, inviata agli Uffici scolastici provinciali dell’isola, è esplicitamente chiara in merito.

Si richiama l’attenzione su quanto previsto alla lett. C) del contratto medesimo che consente, ai docenti titolari di posto comune non in possesso del titolo di specializzazione, di chiedere l’assegnazione provvisoria interprovinciale su posti di sostegno, sempreché non abbiano ottenuto l’assegnazione medesima su posto comune.

Premesso che tale opportunità è consentita esclusivamente al personale che abbia già prodotto nei termini prescritti istanza di assegnazione provvisoria in provincia di diversa titolarità, la disponibilità di cui trattasi dovrà essere dichiarata, ad integrazione della suddetta domanda, con apposita nota, preferibilmente in via informatica, all’Ambito Territoriale di competenza entro il 30/08/2016.

La possibilità straordinaria per i docenti in servizio altrove (al Centro-Nord in particolare) di occupare in Sicilia per un anno in assegnazione provvisoria un posto di sostegno anche se privi del titolo di specializzazione, come ha ricordato il direttore Generale dell’USR della Sicilia, è stata prevista dal Contratto integrativo regionale che prevede, tra l’altro:

C) – Utilizzazione e assegnazioni provvisorie insegnanti di sostegno

Nell’ambito delle assegnazioni provvisorie interprovinciali, i Dirigenti degli Uffici scolastici territoriali potranno attribuire posti di sostegno a docenti titolari su posto comune che non abbiano ottenuto l’assegnazione provvisoria su posto comune, dopo aver accantonato un numero di posti corrispondente ai docenti specializzati aspiranti a rapporto di lavoro a tempo indeterminato e determinato.

La possibile assegnazione di docenti siciliani su posti di sostegno anche se privi di specializzazione è destinata a far discutere per vari motivi.

Prima di tutto c’è da chiedersi quale coerenza abbia l’impiego intenzionale di utilizzo su sostegno di docenti privi di specializzazione proprio nel momento in cui è stato deciso per la prima volta di prevedere specifiche classi di concorso per il sostegno separandole nettamente dai posti comuni. Questo sta già avvenendo per il concorso e sarà previsto d’ora in poi anche per l’attribuzione di titolarità del posto.

In secondo luogo c’è da capire la singolarità di questo unico accordo che si differenzia da tutti gli altri accordi regionali nei quali una siffatta possibilità in deroga sarebbe stata apprezzata.

Se è comprensibile lo sforzo per contenere i disagi di chi lavora lontano da casa, lascia perplessi la decisione di piegare, ancora una volta, l’esigenza qualitativa della scuola (il sostegno ai disabili) alle necessità del personale.

Terremoto, come donare in favore delle popolazioni coinvolte

Terremoto, come donare in favore delle popolazioni coinvolte

Il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca ha esposto a ieri mezz’asta le bandiere dell’Italia e dell’Unione europea in segno di lutto per le vittime del terremoto che ha colpito l’Italia centrale. Vi ricordiamo che è possibile donare 2 euro per sostenere le popolazioni coinvolte grazie al protocollo d’intesa tra Dipartimento della Protezione Civile e operatori di telefonia fissa e mobile. Basta inviare un sms solidale o effettuare una chiamata da rete fissa al 45500.

I fondi raccolti saranno trasferiti dagli operatori, senza alcun ricarico, al Dipartimento della Protezione Civile che provvederà a destinarle alle Regioni colpite dal sisma. Informazioni utili e aggiornamenti sulla situazione nei comuni colpiti dal sisma sono disponibili sul portale della Protezione Civile e nello speciale sul sito del Ministero dell’Interno. Il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha espresso la propria vicinanza alle popolazioni coinvolte e alle famiglie delle vittime. In queste ore le nostre attività social sono soprattutto dedicate al rilancio di informazioni utili relative al terremoto.

Terremoto: al via task force

Terremoto, Giannini: “Al via task force Miur per avvio regolare anno scolastico”

“Ha detto bene ieri il nostro Presidente del Consiglio. Queste sono ancora le ore delle lacrime e dei primi interventi. Ma dalle istituzioni ci si aspetta che arrivino anche risposte e soluzioni a medio e lungo termine. Abbiamo centinaia di bambini e ragazzi nei comuni più colpiti dal sisma. Alcuni di loro, purtroppo, hanno perso la vita. Ed esprimo tutta la mia vicinanza alle madri e ai padri che non potranno riabbracciare i loro figli. Il dolore più grande che si possa provare nella vita”, così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini in un post su Facebook.
“A chi è sopravvissuto a questa tragedia dobbiamo dare subito i segnali della speranza e della fiducia che si può ritornare alla normalità. Il primo segnale sarà proprio l’avvio regolare dell’anno scolastico. Stiamo lavorando in queste ore, perché in tutti paesi colpiti dal sisma tutti i bambini possano riprendere la scuola puntualmente e in condizioni di regolarità. Per questo, all’inizio della prossima settimana sarà attivata al Miur una task force per sostenere i nostri docenti e i dirigenti scolastici. Nessuno deve restare solo. Ai ragazzi e alle loro famiglie dico che stiamo lavorando in collaborazione con Regioni ed Enti locali perché tutti possano riprendere le lezioni.
Per garantire una scuola a chi non l’ha più. E per agevolare e velocizzare le verifiche sulla sicurezza degli edifici. Abbiamo 3 milioni di euro nel nostro bilancio che metteremo a disposizione degli Enti locali per le verifiche sulle strutture e altri 20 milioni per gli interventi di adeguamento antisismico. Lavoreremo in contatto costante con la Presidenza del Consiglio e la Protezione Civile. Perché il primo motore della ripresa non potranno che essere le istituzioni scolastiche”.

Terremoto, i sindacati: «Sospendere scadenze sul personale»

da Il Sole 24 Ore

Terremoto, i sindacati: «Sospendere scadenze sul personale»

Dopo il sisma che ha colpito il centro Italia nella notte tra martedì e mercoledì, i segretari generali dei sindacati della scuola Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal hanno inviato al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, una richiesta di «intervenire urgentemente per ridefinire i termini per le operazioni riguardanti il personale scolastico nelle zone colpite dal terremoto, aggiornando tutte le scadenze e assumendo ogni provvedimento necessario per garantire un regolare avvio delle attività scolastiche».

L’emergenza
«In considerazione dei gravissimi disagi che si stanno verificando nelle aree territoriali interessate dal sisma – si legge nella nota dei sindacati – si chiede l’immediata sospensione, per le aree in questione, di tutte le scadenze previste per le operazioni di utilizzo e assegnazione del personale, e che le stesse siano successivamente rideterminate in base all’evolversi della situazione, insieme a ogni altro provvedimento che si rendesse necessario per assicurare un regolare avvio dell’anno scolastico».

Giannini: «Vicini a famiglie delle vittime»
Il ministro dell’Istruzione ha affidato a Twitter il suo messaggio di cordoglio dopo il terremoto: «Vicini ai nostri concittadini colpiti dal #terremoto e alle famiglie delle vittime. Un sentito grazie a chi e’ impegnato nei soccorsi» ha scritto Giannini.

Scuola: liceo in 4 anni, ok dal Miur. Nuova sperimentazione dal 2017

da Corriere della sera

Scuola: liceo in 4 anni, ok dal Miur. Nuova sperimentazione dal 2017

Altre sessanta scuole saranno coinvolte, oltre alle 11 che già seguono il percorso abbreviato. Il progetto era stato bloccato nel 2014

Il ministro Stefania Giannini firmerà nelle prossime settimane il decreto che estenderà i «licei brevi» ad altre 60 prime classi. Dopo aver bloccato l’estensione della sperimentazione per tre anni, Giannini ha cambiato orientamento e dall’anno scolastico 2017/2018 consentirà di allargare la sperimentazione. L’indiscrezione è del quotidiano «Italia Oggi», che racconta i dettagli che consentiranno ai licei ma anche agli istituti tecnici e professionali che aderiranno di comporre un curriculum flessibile in base all’autonomia scolastica.
Un bando per le «scuole innovative»

Per candidarsi, le scuole dovranno dimostrare la qualità della propria offerta formativa specie sul piano dell’innovazione, dell’utilizzo delle tecnologie e attività laboratoriali. Inoltre, tra i requisiti per candidarsi, sarà data molta importanza alle scuole che presentano sin dal terzo anno, il potenziamento del Clil, cioè l’insegnamento di una disciplina in lingua straniera, e un percorso di alternanza scuola – lavoro. Gli studenti non potranno essere più di venticinque per classe.

Le 11 sperimentazioni già esistenti

Al momento la sperimentazione avallata dal ministro Profumo e attuata poi dal ministro Carrozza coinvolge 11 scuole, 6 pubbliche e 5 paritarie tra cui il San Carlo di Milano.

Migliaia di ricorsi dei prof sull’avvio dell’anno scolastico

da la Repubblica

Migliaia di ricorsi dei prof sull’avvio dell’anno scolastico

Molti vanno risolti con “conciliazioni” caso per caso. Difficile avere la squadra di docenti a inizio anno, e la scadenza delle operazioni sul personale è spostata al 15 settembre.

Migliaia di ricorsi sui trasferimenti minacciano l’avvio dell’anno scolastico. Quasi certamente, il primo settembre le scuole italiane non avranno la loro squadra di docenti al completo per programmare le attività di inizio anno. Con l’elevata probabilità di una girandola di docenti che si protrarrà fino al mese di ottobre o anche oltre. Mille, ma secondo i sindacati 3/4mila, richieste di conciliazione incombono sull’apertura dell’anno che dovrebbe sancire la definitiva partenza della riforma Renzi/Giannini, completa con tutte le sue novità. Ma le nubi che si addensano sulle prime settimane di attività scolastiche e di lezione sono piuttosto scure. I sindacati lo dicono da tempo. E il governo è già corso parzialmente ai ripari spostando, per la prima volta, la lancetta per completare tutte le operazioni sul personale scolastico dal 31 agosto al 15 settembre.

Ma in parecchi territori la prima campanella suonerà prima di metà settembre: in 16 regioni e province autonome, le lezioni partiranno tra il 5 e il 14 settembre; in sei regioni il 15 settembre. Mentre l’anno scolastico, con tutte le operazioni di organizzazione delle attività e di completamento delle situazioni rimaste in sospeso del precedente anno (come le rimandature a settembre) parte ufficialmente il primo del mese. Che avvio dobbiamo aspettarci? Il fatto è che le operazioni sul personale docente sono ferme al primo step: i trasferimenti. Con una coda di polemiche su quelli della primaria e della secondaria di primo grado che non accenna a placarsi. Le centinaia di insegnanti meridionali che, malgrado un punteggio superiore di tanti colleghi più fortunati, sono stati spediti al Nord ha indotto sindacati e diretti interessati a immaginare un errore nell’ormai noto algoritmo che ha gestito la mobilità.

Errore che viale Trastevere non ha mai ammesso. Accettando, tuttavia, di sanare le “imperfezioni” – così le hanno definite i tecnici del Miur – con conciliazioni da gestire caso per caso. Ecco in che modo. Chi ha avuto dubbi sul proprio trasferimento ha inviato al ministero una richiesta di conciliazione che dovrebbe essere gestita da una task force che verrà messa in piedi proprio in questi giorni a Palazzo della Minerva. Ma, secondo alcune indiscrezioni, le richieste di rettifica inoltrate dai docenti di scuola primaria e media ammonterebbero ad alcune migliaia. Troppe per chiudere tutta l’operazione in tempi brevi. Perché ove ci fosse un posto più vicino richiesto dal docente ma non assegnato dal cervellone ministeriale il provveditorato agli studi (ora Ambito territoriale) convocherebbe l’interessato per proporre la nuova destinazione.

E, in caso di accettazione, effettuerebbe la correzione utilizzando anche le assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni: operazioni che prevedono l’assegnazione di una cattedra per un solo anno. Poi, sempre entro il 15 settembre, potranno partire le immissioni in ruolo dal concorso 2012, dalla selezione del 2016 e delle graduatorie ad esaurimento. Ma già in molte regioni le lezioni saranno partite. E soltanto dopo partirà la girandola dei supplenti annuali e fino al 30 giugno. Operazioni che

ogni anno si protraggono fino ad ottobre ma che quest’anno potrebbero slittare anche a novembre. Con la conseguenza di migliaia di classi costrette a saltare ore di lezione nelle prime settimane o, nella situazione più fortunata, essere costrette a cambiare docente in corso d’anno.

Licei brevi, la Giannini rilancia

da ItaliaOggi

Licei brevi, la Giannini rilancia

Sono 60 le prime classi ammesse: cercansi studenti eccellenti

Alessandra Ricciardi

Un’esperienza di nicchia, che finora ha interessato 11 istituti scolastici, impegnati a fare in 4 anni il percorso dei 5 normali di una superiore Della riduzione della durata degli studi si è fatto un gran parlare, a partire dal 2001, ministro dell’istruzione Luigi Berlinguer: obiettivo, portare i ragazzi italiani al diploma a 18 anni e non più a 19.

Ma neanche Mariastella Gelmini, che pure pianificò un piano di riduzione della spesa per l’istruzione da 8 miliardi di euro, ebbe il coraggio di tagliare via un anno, portando l’innovazione da sperimentale a ordinamentale. Contrari i sindacati, che nell’opzione 5 anni in 4 leggono soprattutto i rischi di riduzione di organico. Ora Stefania Giannini ci riprova.

Con un decreto che estende la sperimentazione in corso ad altre nuove 60 prime classi. Classi di scuole che, per i requisiti indicati e in base alle quali saranno selezionate con apposito bando, si presentano come istituti di eccellenza. Il corso di studi proposto dovrà garantire, attraverso la flessibilità didattica e organizzativa consentita dall’autonomia scolastica, precisa il decreto che ItaliaOggi ha letto, l’insegnamento di tutte le discipline previste per l’indirizzo di appartenenza.

Potranno partecipare alla selezione del piano nazionale sia istituti statali che paritari, licei ma anche professionali o tecnici. La prima classe candidata dovrà avere un numero di alunni non inferiore a 15 e non superiore a 25, alunni per i quali sia stata fatta apposita domanda di partecipazione da parte dei genitori. Non dovranno essere accolte le iscrizioni di studenti che hanno già usufruito di abbreviazioni dei corsi. Potranno fare istanza anche le scuole che hanno già classi sperimentali in corso.

Gli istituti candidati devono qualificare l’offerta in termini di elevato livello di innovazione, utilizzo delle tecnologie e attività laboratoriali, sviluppo delle eccellenze, con la partecipazione dei propri studenti alle iniziative di maggior prestigio, summer school e olimpiadi. Deve inoltre essere presente il potenziamento dell’insegnamento di una disciplina in lingua straniera (clil) già dal terzo anno di corso, e vanno intensificati i percorsi di alternanza scuola- lavoro e di partnership con le imprese. Maria Chiara Carrozza, penultimo ministro dell’istruzione, provò a estendere la sperimentazione nel 2013, ben 20 richieste furono respinte al mittente. Percorsi troppo pesanti, con uscite pomeridiane intensificate, oppure discipline cancellate dal piano di studi, i principali vizi riscontrati.

Ora gli standard sono stati definiti in modo più dettagliato e in largo anticipo, la sperimentazione partirà nell’anno scolastico 2017/2018, la selezione sarà fatta il prossimo anno, il decreto è atteso alla firma del ministro entro settembre, acquisito il parere del Cspi, l’organo consultivo della scuola.

Un comitato scientifico regionale valuterà i progetti vincitori per monitorare il permanere dei requisiti iniziali, in particolare il coinvolgimento di tutti gli insegnamenti nel progetto. E riferirà a un comitato nazionale, che predisporrà una relazione annuale.

Le scuole che stanno sperimentando i 4 anni ad oggi sono 5 paritarie, 6 le statali. C’è il Liceo internazionale per l’impresa «Guido Carli» di Brescia, una paritaria finanziata dall’associazione industriale locale, altre due le paritarie lombarde: il collegio San Carlo di Milano e l’istituto economico internazionale Tosi di Busto Arsizio. Sempre a Busto Arsizio, l’Istituto tecnico internazionale Olga Fiorini. Resiste al Sud il Liceo classico internazionale Garibaldi di Napoli, il Liceo classico internazionale Telesi@ di Telese Terme (Benevento), il Majorana di Brindisi, il Liceo classico internazionale Flacco di Bari.