Scuola di vita, vita di scuola

Scuola di vita, vita di scuola

di Margherita Marzario

 

Uno dei più grandi filosofi e pedagogisti di tutti i tempi è lo statunitense John Dewey (1859-1952), assertore della “scuola progressiva”, fondata sull’esperienza, sull’apprendimento come processo sociale e democratico, sul dialogo, sui valori della persona, attenzione per i bambini, per i poveri, per i fragili, per gli immigrati, per le persone di colore, sui diritti civili, contro un capitalismo esasperato che offende la dignità umana. Per Dewey, la crescita è un processo incessante: “Non c’è nulla a cui la crescita sia connessa se non una crescita superiore, non c’è nulla a cui l’educazione debba essere subordinata se non una maggiore educazione”. Sempre secondo Dewey, la democrazia è un bene inestimabile, da sostenere con il pensiero, con le opere e con l’esempio. La scuola attuale, però, il più delle volte asseconda la società e non la feconda. 

La scrittrice Paola Mastrocola afferma: “Credo che non vadano difese solo certe minoranze che ci piacciono di più o ci sembrano più deboli. Ci sono minoranze altrettanto sofferenti che invece non vediamo, ad esempio quelli molto bravi, messi da parte sia dai compagni sia dagli insegnanti, i quali preferiscono portar avanti i più deboli, a volte anche chi non ha proprio voglia di studiare. Diciamoci la verità: la scuola pubblica non sa che farsene di quelli bravi. […] Non mi piace la perdita di profondità. Restiamo in superficie a galleggiare in un mondo sempre più difficile, in cui dovremmo insegnare ai giovani a scendere in loro stessi, ad amare il pensiero. Lo studio è coltivare lo spirito, smanettare su Internet è un’altra cosa. Internet è meraviglioso, è entrato nella nostra vita e non ne uscirà più, ma non è il caso di usarlo sei ore al giorno a scuola. Lo studio è una scrivania, un libro aperto, il gomito sul tavolo e la testa appoggiata che pensa”. Aprire è schiudere, togliere i serrami, gli impedimenti, gli ostacoli: è questa la funzione primaria della scuola. “La scuola è aperta a tutti” (art. 34 comma 1 Cost.). Etimologicamente “aula” significa “luogo libero, arioso”, ha la stessa radice – che significava “soffiare, spirare” – di “aulico” e “flauto”. La scuola, perciò, dovrebbe essere luogo ameno di libertà in cui far respirare aria nuova alle nuove generazioni e far vibrare i loro strumenti. 

“La scuola non è solamente l’istituzione dedicata all’apprendimento formale del minore, ma anche uno dei luoghi dove se ne forma la personalità, attraverso percorsi che investono il suo sviluppo sociale e anche fisico. Un ruolo fondamentale nella crescita è attribuito allo sport e alle attività fisiche, di norma praticate al di fuori delle mura scolastiche. Ma anche la scuola può contribuire all’alfabetizzazione motoria del minore, specialmente in quelle situazioni dove le difficoltà economiche precludono alle famiglie la partecipazione del bambino ad attività sportive extrascolastiche” (nel Report “Povertà educativa. Servizi per l’infanzia e i minori”, febbraio 2018). Non si può continuamente bistrattare la scuola data la sua rilevanza costituzionale, dallo svolgimento della personalità (art. 2 Cost.) alla tutela della salute (art. 32 Cost.). 

Lo storico Ernesto Galli Della Loggia (nel suo libro “L’aula vuota. Come l’Italia ha distrutto la sua scuola”, 2019), citando il filosofo Francesco De Sanctis, per il quale la scuola aveva il compito di fare gli Italiani e “fare di diversi popoli un popolo solo”, evidenzia i mali che affliggono la scuola – in particolare, il personale mal pagato, scoraggiato, deluso –, ma ha la speranza che una scuola all’altezza dei tempi sia ancora possibile. Egli dichiara che “ogni istruzione vera, se vuole, può essere ed è un’educazione civica” e che bisogna credere “che nulla sia stato deciso una volta per tutte, che la «buona battaglia» resti ancora da combattere. Il tempo rimasto è poco, ma il destino della nostra scuola è ancora nelle nostre mani”. L’importanza della scuola è e rimane attuale e fondamentale. Bisognerebbe rivalutare pure la sua collocazione nel Titolo II “Rapporti etico-sociali” e la sua disciplina nella Costituzione (artt. 33 e 34) dopo la famiglia, la salute e prima del lavoro. 

La scuola è diventata da “ricettario” di valori a “ricettacolo” di disvalori. Ci si dimentica che è un luogo e un soggetto “costituzionale” in cui si cresce e si vive nei valori costituzionali, già a cominciare da quelli espressi nell’art. 1 della Costituzione: democrazia, lavoro, sovranità (di cui il sapere è uno dei primi poteri). La scuola stessa è progetto di vita e di vite e non ci sarebbe bisogno di proporre altri progetti rendendo così la scuola un “progettificio”. 

Alla scuola si chiedono sempre più competenze e meno compiti da dare. In realtà se ne esce, poi, sempre meno competenti e meno compìti. Perché scaricare continuamente tutto sulla scuola o qualcun altro? Perché non riconoscere la propria responsabilità? E perché non educare alla responsabilità? Prima “famiglia è scuola”, poi “famiglia e scuola”.

I genitori non dovrebbero chiedere agli insegnanti “Come va mio figlio a scuola”, perché significa puntare l’attenzione sui successi scolastici che sono limitati nel tempo e nello spazio, sono solo risultati, dati, elementi di una dimensione più vasta, ma dovrebbero chiedere “Come si comporta o come sta mio figlio a scuola”, perché questo riguarda l’aspetto relazionale che è fondamentale nella vita in quanto essa è un continuo processo di apprendimento.  

La storica Lucetta Scaraffia osserva: “Oggi, invece, una scuola permissiva e rinunciataria sforna ragazzi che non hanno imparato a scrivere e a parlare bene, a capire un testo o un contesto culturale, e quindi anche a riconoscere e gestire i legami sociali. In questa situazione allora la provenienza sociale fa la parte del leone: i ragazzi che vengono da famiglie di ceto medio-alto, dove si parla italiano corretto, si legge, si ragiona con i figli, dove i figli vengono mandati all’estero a imparare le lingue che la scuola italiana insegna malissimo, si trovano in condizioni di partenza lontane anni luce da quelle dei loro coetanei meno fortunati. La scuola non svolge più la funzione di ascensore sociale, di fabbrica di possibilità per un futuro migliore per tutti, se solo si impegnano”. “La scuola è aperta a tutti” (art. 34 comma 1 Cost.) significa che la scuola non deve livellare, annullare o disconoscere le differenze ma deve fornire a tutti gli strumenti affinché siano cittadini che sappiano esercitare i diritti e adempiere ai doveri, come si legge in quegli articoli della stessa Costituzione in cui si usa l’aggettivo o pronome indefinito “tutti”, a cominciare dall’art. 3. Nella scuola di oggi ci sono alcuni insegnanti demotivati e altri che lavorano nel nascondimento e nella solitudine rispetto a un sistema che “macina” tutto e tutti.

La scuola è sempre più delegata dai genitori nella funzione educativa che, invece, spetterebbe loro e, al tempo stesso, è “legata al cappio” perché basta un nonnulla che scattano denunce e ricorsi o altro ancora da parte dei genitori o altre subdole vessazioni. 

“Non dimenticate mai che a scuola vanno i vostri figli, non voi genitori – richiama il pedagogista Daniele Novara –. Ma questo non toglie la possibilità di creare la giusta cornice organizzativa, grazie alla quale i figli sentono il sostegno dei genitori nella sfida scolastica”. I figli vanno sostenuti non sostituiti. Bisogna garantire loro l’assistenza morale (artt. 147 e 315 bis comma 1 cod. civ.) e non l’assistenza legale contro la scuola o chiunque altro ritenuto a priori responsabile di qualsiasi cosa possa succedere ai figli. La scuola è un diritto e un dovere, esperienza di crescita, di cittadinanza, dell’esistenza di ogni diversità.

In Amazzonia, e precisamente a Manaus, c’è una scuola speciale, una scuola agricola per la salvaguardia dell’Amazzonia, e gli allievi vi arrivano con la canoa anche dopo giorni di navigazione per rimanervi e imparare tecniche nel rispetto dell’ambiente. Nella nostra scuola, invece, capita che vi siano allievi apatici o aggressivi, insegnanti non sempre appassionati e appassionanti e genitori che nei confronti dei figli fanno di tutto (professori, sindacalisti, avvocati, complici, amici) fuorché i genitori. 

Il pedagogista Pierpaolo Triani precisa: “La collaborazione è un principio ineludibile in considerazione del compito della scuola e delle risposte che è chiamata a dare in una realtà soggetta a continui cambiamenti, che deve fare i conti soprattutto con la multiculturalità, quindi con la necessità di trovare una unitarietà di valori riconosciuti come patrimonio comune. Finalità che possono essere raggiunte mettendo al centro il processo collaborativo e la dimensione comunitaria della scuola”. La collaborazione scuola-famiglia ha un fondamento costituzionale: innanzitutto la collocazione della disciplina della scuola (artt. 33 e 34 Cost.) segue a quella della famiglia (artt. 29-31 Cost.) e in mezzo alle due istituzioni c’è la tutela del diritto alla salute (art. 32 Cost.); l’istruzione e l’educazione dei figli sono primario dovere e, poi, diritto dei genitori (art. 30 comma 1 Cost.); ogni lavoro, quale attività o funzione, concorre al progresso materiale o spirituale della società (art. 4 comma 2 Cost.). E, su tutti i princìpi, la solidarietà di cui all’art. 2 della Costituzione.

Con i bambini bisogna fare insieme affinché imparino, imparino meglio e con la gioia di fare. Questo vale in famiglia e a scuola, anche per la trasmissione dei valori costituzionali summenzionati. Imparare non riguarda solo i bambini ma tutti perché stare con l’altro presenta sempre qualche novità da affrontare e imparare. Così l’educazione diviene quel processo interpersonale e intrapersonale secondo i traguardi e gli obiettivi delineati nell’art. 29 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia.

Giubileo 2025, rendiamolo davvero accessibile

Giubileo 2025, rendiamolo davvero accessibile
Vita del 16/10/2023

A poco più di un anno dall’inizio dall’Anno santo, Roma si sta preparando a essere veramente inclusiva e accogliente? «Bisogna garantire la fruibilità per tutti. È necessario coinvolgere le persone con disabilità e le associazioni. C’è ancora tanto da fare», dice Giorgio Guardi, guida turistica e socio fondatore dell’associazione Radici

ROMA. «Sono tante le carenze strutturali e di informazione che creano tantissime barriere, nei confronti delle persone con disabilità. Dobbiamo prenderci del tempo per iniziare un tavolo di lavoro, per confrontarci su determinate questioni. Dobbiamo chiederci: c’è una discriminazione in atto? C’è il rischio che nel 2025 si aprano tutte le Porte Sante ma non tutti possano arrivarci?». Così Giorgio Guardi, guida turistica e socio fondatore, responsabile del turismo e dei servizi turistici di Radici aps.

Ci diamo appuntamento per quest’intervista al Pantheon, sito museale più visitato in Italia, solo lo scorso agosto ha registrato 280mila ingressi. «In occasione del prossimo Giubileo vogliamo indagare tanti aspetti. C’è molto da perfezionare, sia all’interno di siti e monumenti sia negli spostamenti da un punto all’altro della città, in un anno di grande overtourism (con traffico di persone, macchine, mezzi). All’interno dei luoghi di cultura ci sono tante criticità da rilevare e migliorare. Il tema non è soltanto dell’accessibilità, ma dell’inclusione. È un tema forte, si riferisce ai punti dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che riguardano anche il livello di inclusione e l’accessibilità all’interno delle città. Lavorando da tanti anni come guida turistica», spiega Guardi, «so benissimo che il turismo è un’industria e che nel 2025 toccheremo picchi altissimi, si aggiungerà il 30-50% di visitatori. Auspichiamo che ci sia un tavolo di lavoro sull’accessibilità, nell’ufficio del Giubileo. Vogliamo monitorare i siti, i monumenti, le basiliche di Roma e agire in anticipo, prevenendo tutti i problemi, per non arrivare completamente impreparati a quest’appuntamento così importante». 

Rispetto a rivoluzionare la viabilità di piazza Pia e di tutta la zona di San Pietro «fare dei percorsi tattili e dei modellini dei monumenti, inserire nei video il Linguaggio dei Segni – Lis sarebbe poca cosa. Basterebbe chiedere a competenti e disabili di fare dei sopralluoghi. L’immagine di una città come Roma che sposa la missione di essere aperta a tutti non si può permettere di lasciare a casa delle persone». Mentre visitiamo il Pantheon, Guardi mi fa notare che i pannelli all’interno hanno delle scritte molto piccole: «leggere è difficoltoso per noi», sottolinea, «figuriamoci per chi è su una sedia a ruote».

All’interno del monumento, edificio con la cupola in cemento più grande del mondo, notiamo che sono molti i visitatori in carrozzina. «Lo scorso settembre, in occasione del “Roma Dis Mob”, visita guidata inclusiva a cura di Radici e Farwill per promuovere il turismo accessibile nelle città d’arte italiane, organizzata nell’ambito del Disability Pride Italia, eravamo insieme a persone con disabilità fisiche e sensoriali: alcuni visitatori erano su sedie a ruote, altri erano ciechi o ipovedenti, altri sordi», racconta Guardi. «Chi è cieco, al Pantheon non sa se ha la possibilità di toccare le pareti, non c’è una regolamentazione. Noi in quell’occasione abbiamo chiesto se per i visitatori con disabilità visive fosse possibile toccare, con i guanti, le pareti e ci hanno dato il permesso. Abbiamo riscontrato molta disponibilità e gentilezza, da parte di tutto il personale. Ma mancano alcuni “tasselli” importanti per parlare di vera inclusione. Non ci sono stati offerti degli ausili per abbattere le barriere sensoriali, non è presente un percorso tattile».

Giorgio Guardi mi fa notare che, nel Pantheon, manca un modellino, una tavola, un disegno a rilievo che possa aiutare chi è cieco o ipovedente a fruire del monumento. «Noi dell’associazione Radici abbiamo creato dei disegni a rilievo. Ovviamente ci vogliono tempo e lavoro per la progettazione e la realizzazione. Noi siamo disponibili a collaborare per migliorare la fruizione delle persone con disabilità. Al museo tattile statale Omero di Ancona sono presenti tanti modellini di monumenti di Roma, anche due tridimensionali del Pantheon. Facciamo in modo che anche in un angolo del Pantheon sia presente un modellino, a disposizione dei visitatori ciechi e ipovedenti».
La missione dell’associazione Radici è di garantire l’accesso di tutti al patrimonio culturale, con attenzione ai bisogni specifici e alle esigenze delle persone con disabilità visiva, uditiva o motoria. Ha in cantiere un progetto per il Giubileo del 2025, in collaborazione con enti museali per la realizzazione di percorsi accessibili.

«La grande difficoltà degli utenti è che a seconda dei musei che si vanno a visitare, la conoscenza e la consapevolezza del pubblico con disabilità sono differenti. Nel caso del Pantheon, da pochi mesi per i non residenti l’ingresso è a pagamento, si spera che i soldi vengano investiti bene, anche per quanto riguarda i servizi offerti agli utenti disabili».
Anche i siti internet dei musei e dei luoghi di cultura non sempre offrono tutte le informazioni necessarie. «Spesso l’informazione per i visitatori disabili si riduce alla frase “l’ingresso è gratuito con accompagnatore”. Ma come ci si arriva? C’è totale accessibilità? Che ausili sono presenti per vari tipi di disabilità? Manca la cura. Sul sito del Pantheon non si trova l’informazione relativa al fatto che, se sei disabile, puoi usufruire di una pedana e puoi lasciare l’auto in un parcheggio dedicato ai disabili, che non ci sono ausili tattici e non c’è un bagno per disabili», prosegue Guardi. «La poca trasparenza può far passare la voglia, se c’è un riferimento alla propria condizione è meno mortificante, meno scoraggiante. Nel 2025 bisognerebbe mettere una task force per organizzare un evento come il Giubileo. Dubito che Roma riesca, se si continua così, a creare una sorta di tavolo di lavoro vero. Il rischio del collasso c’è. Siamo in tempo per rimediare su alcune carenze».

«Il programma degli interventi essenziali e indifferibili per il Giubileo del 2025 è un primo gruppo di 87 interventi», si legge sul sito del Comune di Roma, «per un 1 miliardo di fondi giubilari e 1,8 miliardi di risorse complessive, a cui si aggiungono ulteriori 500 milioni di euro che riguardano invece i 335 interventi già definiti con fondi Pnrr per la realizzazione del Piano “Caput Mundi”. L’obiettivo del piano è duplice: accogliere al meglio le decine di milioni di pellegrini che verranno a Roma e, allo stesso tempo, rendere la città più accessibile, sostenibile e inclusiva, in coerenza col messaggio di speranza, fraternità universale e fiducia che Papa Francesco ha voluto porre al centro del Giubileo». 

«Roma si dà come obiettivo quello di accogliere al meglio decine di milioni di pellegrini che verranno, di essere un riferimento per il concetto di inclusione universale, un centro di accoglienza, ma siamo in difficoltà anche nel dare un ordine a quello che già c’è, nel capire cosa si offre e cosa si potrebbe fare. Dobbiamo imparare a comunicare bene. Ciò sarebbe possibile mettendo in gioco tante risorse, in primis le persone con disabilità attraverso il volontariato o contratti a termine. L’inclusione lavorativa sarebbe anche un’occasione per dare visibilità alle persone con disabilità. Chi più delle persone con disabilità può sapere quali sono le necessità delle persone con disabilità?», continua Guardi.

«I disabili sono sempre di più e le persone sono sempre più povere. Un altro settore su cui bisognerebbe lavorare molto è quello delle strutture ricettive accessibili, che sono poche e costose, non è possibile che solo chi è ricco e/o abile possa godersi una città come Roma. L’offerta di camere accessibili negli alberghi non è in media alta: sulla carta sono due ogni 40. Vogliamo capire se, essendo le richieste di pernottamento a Roma molto alte, vengono tenute libere a disposizione delle persone disabili, oppure no».

 Inoltre, bisogna vedere anche che tipo di offerta è presente. «Se si va in un hotel a quattro-cinque stelle, i servizi e un certo tipo di cura e di attenzione sono presenti. Dobbiamo cercare di capire se Roma come città turistica e anche come amministrazione, come gestione del turismo sia a livello politico sia a livello commerciale e aziendale, vuole accogliere solo persone “altospendenti”, scusatemi il termine, o se si vogliono aprire le porte a un pubblico diversificato, internazionale che abbia diverse appartenenze di classe. Io non sono nel comitato del Giubileo. È indispensabile confrontarci, tra associazioni del Terzo settore: lo stiamo facendo e lo faremo molto, nel prossimo anno. Il tema della sostenibilità del turismo responsabile che rispetti le realtà locali, il territorio, le persone, diventerà alterato quando ci sarà un passaggio continuo di persone che consumeranno. Io sono preoccupato anche per questo, con uno sguardo più generale. Ci sarà più consumo di acqua, di radioline usa e getta per le audioguide. Dobbiamo essere capaci di gestire e smaltire un’enorme quantità di rifiuti. Nel 2015 con il Giubileo della Misericordia, abbiamo raggiunto livelli di turismo abbastanza elevati ma l’abbiamo scampata, nel 2025 i visitatori saranno molti di più».

Altro argomento importante: i mezzi di trasporto pubblici. Per quanto riguarda le metropolitane, si stanno facendo dei lavori di ristrutturazione. «Anche un piccolo dislivello di pochi centimetri tra banchina e treno, per chi ha un certo tipo di carrozzina più pesante, può essere un problema. Ora le carrozzine sono più performanti, ma anche più pesanti e richiedono un passaggio liscio verso importanti infrastrutture come la metropolitana. Per aiutare le persone disabili», conclude Guardi, «Roma deve garantire la presenza di un operatore in ogni stazione della metropolitana».

di Ilaria Dioguardi

PON Scuola 2014-2020: Termine ultimo chiusura progetti PON FESR REACT EU

Termine per il caricamento sul sistema GPU della documentazione relativa ai progetti finanziati con il Programma operativo nazionale “Per la scuola – competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020.

Prot. 122169 del 16-10-2023


Nota 16 ottobre 2023, AOODGSIP 4323

Ministero dell’Istruzione e del Merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico

Agli Uffici Scolastici Regionali
Al Dipartimento istruzione – Provincia Autonoma di Trento
Alla Sovrintendenza Scolastica per la Provincia di Bolzano
All’Intendenza Scolastica per la Scuola in lingua tedesca – Bolzano
All’Intendenza Scolastica per le Località Ladine – Bolzano
Alla Sovrintendenza agli studi per la Regione Valle d’Aosta
e p.c. Ai Dirigenti di tutte le Istituzioni scolastiche statali e paritarie
Al Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Al Dipartimento per l’informazione e l’editoria

Oggetto: Promozione della lettura in classe – Apertura piattaforma: rilevazione adesioni istituzioni scolastiche statali e paritarie ai contributi erogati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Legge 27 dicembre 2019, n. 160, articolo 1, commi 389 e 390- E.F. 2023.