Docente tutor, gestione autonoma delle scuole

Docente tutor, la gestione autonoma da parte delle scuole è un successo della FLC CGIL

Roma, 11 ottobre 2023 – La piattaforma “Unica” per la fruizione dei servizi messi a disposizione di studentesse, studenti e famiglie riporta importanti precisazioni sul docente tutor e orientatore, rimettendo l’intera materia all’autonoma decisione delle scuole.

Queste novità vanno nella direzione sostenuta dalla FLC CGIL che, fin dall’affacciarsi della proposta ministeriale, ha espresso valutazioni di contrarietà e azioni di contrasto, puntando su due questioni: la salvaguardia delle prerogative del Collegio dei docenti e della contrattazione.

Su questi due obiettivi abbiamo avuto un chiaro successo e lo rivendichiamo come tale. Le ultime indicazioni ministeriali precisano infatti, che il Collegio individua i criteri e il numero dei tutor e la contrattazione agisce in autonomia per la definizione dei relativi compensi. 

L’ Intesa relativa al Contratto 2019-2021 sottoscritta il 14 luglio scorso devolve integralmente la materia alla contrattazione integrativa nazionale e di istituto. E questo è chiaramente un altro successo della FLC CGIL.

P. Regina, Morte di un cardinale

Paolo Regina, il “giallo” d’autore

di Antonio Stanca

La casa editrice SEM/Feltrinelli ha riedito Morte di un cardinale, romanzo giallo dello scrittore Paolo Regina. Era comparso la prima volta nel 2020 ed era il secondo del Regina.

Nato a Milano nel 1959, l’autore è di origini pugliesi ed è vissuto per un certo tempo a Bisceglie. Si è laureato in Giurisprudenza a Ferrara. Negli anni ’80 ha prestato servizio presso la Guardia di Finanza di Napoli. Quindi, stabilitosi a Ferrara, è stato docente di Discipline Economiche presso la Facoltà di Lettere. Dopo alcune pubblicazioni relative al Marketing e al Diritto, nel 2018 ha cominciato a dedicarsi alla narrativa di genere giallo.Si applica anche nella musica. C’è da rimanere ammirati se si tiene conto che ha imparato a leggere e scrivere seguendo, negli anni ’60, la serie di trasmissioni televisive intitolata Non è mai troppo tardi del maestro Alberto Manzi. Soprattutto come scrittore di romanzi gialli merita ammirazione dal momento che ampia è, ogni volta, la rappresentazione che contengono, non è limitata al caso da risolvere ma estesa a tanti altri aspettie livelli della vita, non riguarda solo chi, indagati o indagatori, è direttamente interessato ma anche chi rimane lontano dalla vicenda, sta all’esterno. C’è molta vita, tanta vita nei romanzi di Regina. È un movimento senza soste quello che li contraddistingue. Un movimento che non diventa mai incontrollato perché sempre può essere riportato ad un tema che tutto raggiunge, tutto coglie, ad un’azione di collegamento sempre presente, sempre compiuta dal personaggio principale, dal capitano Gaetano De Nittis che non resiste al pensiero di sapere, scoprire quanto si cela dietro un misfatto.

In questo romanzo il misfatto è la morte del cardinale di Ferrara Augusto Previati, trovato ucciso nei dintorni dell’oasi Isola Bianca sulla riva del Po. È successo di notte, è stato ucciso con un colpo di pistola sparatogli in fronte. Il clamore che seguirà sarà interminabile, la notizia giungerà a grande distanza insieme all’altra dell’arresto del giornalista della Gazzetta Ferrarese sospettato dell’omicidio poiché presso l’Isola Bianca era stato visto quella notte. Scatteranno indagini a tutti i livelli, vi prenderanno parte Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza. A questa appartiene il capitano De Nittis che, convinto dell’innocenza dell’amico giornalista e intenzionato a liberarlo dai sospetti che si sono addensati su di lui, conduce un’indagine personale circa il caso, un’indagine non riconosciuta, non prevista che si rivelerà quanto mai intricata, carica di sorprese ma che riuscirà meglio e prima dell’altra che stanno compiendo le forze di polizia, i carabinieri. I luoghi, i tempi, i personaggi dell’indagine di De Nittis saranno molti, saranno gli elementi tra i quali lui si muoverà in continuazione, le tante parti dell’opera che collegherà. Tra gli uffici di polizia, le numerose sedi religiose della città, le sue strade, le sue piazze, le sue case, i suoi locali, il suo centro, la sua periferia sarà sempre visto. Non ci sarà posto dove non giungerà De Nittis solitamente con la sua bicicletta. Niente di quanto sospettato sarà tralasciato, molto, tutto si saprà della vita, della società, della storia della città. Passato e presente, usi e costumi, lecito e illecito della Ferrara politica, religiosa, di quella più segreta, più corrotta, scorreranno nella scrittura del Regina, attireranno il lettore. Per essere un romanzo giallo molto ricco si rivelerà nei contenuti, molto scorrevole nella forma espressiva. Per essersi fatto da solo molto abile si rivelerà Regina. Capace sarà di cogliere i pensieri, i sentimenti più riposti. Non c’è niente di poco importante nell’opera, tutto è chiamato a contribuire al suo svolgimento, tutto ha una funzione, tutto rientra nella rappresentazione. È il proposito dello scrittore, è il suo merito maggiore!

Spese mediche disabili

Spese mediche disabili: le agevolazioni fiscali su visite, farmaci, medicinali
Disabili.com del 11/10/2023

La nuova Guida dell’Agenzia delle Entrate sintetizza quanto previsto sul fronte detrazioni e deduzioni per le spese mediche e sanitarie sostenute da persone con invalidità, legge 104 o loro familiari

Sul fronte agevolazioni fiscali disabili, segnaliamo che l’Agenzia delle entrate ha pubblicato in questi giorni una versione aggiornata della Guida alle agevolazioni fiscali sulle spese sanitarie: un capitolo della guida è dedicato alle spese mediche generiche e a quelle di assistenza specifica necessarie nei casi di grave e permanente invalidità o menomazione, sostenute dalle persone con disabilità.

Nel testo vengono specificate le diverse tipologie di spese che si possono portare in dichiarazione dei redditi (modello 730 o Redditi Persone fisiche), specificando per ciascuna di esse tutti i documenti che è necessario esibire all’intermediario che predispone e invia la dichiarazione o che devono essere conservati per eventuali controlli dell’Agenzia.
Al riguardo, estrapoliamo le informazioni che sintetizzano quanto previsto per le spese mediche e di assistenza specifica, sostenute dalle persone con disabilità.

SPESE SANITARIE E DISABILITÀ
Le persone con disabilità possono portare in deduzione dal reddito complessivo, ai sensi dell’art. 10 del Tuir, le spese mediche generiche (prestazioni rese da un medico generico, acquisto di farmaci o medicinali) e di assistenza specifica sostenute nei casi di grave e permanente invalidità o menomazione.
Tra le spese sanitarie deducibili rientrano anche quelle relative a una persona deceduta, se sostenute dagli eredi dopo il suo decesso. Se le spese sono state sostenute da più eredi, ognuno di essi può beneficiare della deduzione sulla quota di spesa effettivamente sostenuta.

BENEFICIARI DELLA DEDUZIONE
Possono portare in deduzione queste spese:
a) le persone che hanno ottenuto il riconoscimento dalla Commissione medica istituita ai sensi dell’articolo 4 della legge 104 (non è necessario l’handicap grave: è sufficiente la condizione di handicap riportata al comma 1 dell’articolo 3. Non serve quindi il comma 3, articolo 3.
b) le persone che sono state ritenute invalide da altre Commissioni mediche pubbliche incaricate ai fini del riconoscimento dell’invalidità civile, di lavoro, di guerra.
In questo caso deve essere stata accertata la grave e permanente invalidità o menomazione. Se non espressamente indicata nella certificazione, questa può essere comunque ravvisata nei casi in cui sia stata certificata un’invalidità totale o sia stata attribuita l’indennità di accompagnamento.
c) i grandi invalidi di guerra (articolo 14 del Testo Unico n. 915/1978) e le persone a essi equiparate sono considerati portatori di handicap in situazione di gravità sulla base della documentazione rilasciata dai competenti ministeri al momento della concessione dei benefici pensionistici.

QUALI SPESE SONO DEDUCIBILI
Le spese ammesse in deduzione sono:
– le spese mediche generiche, quali medicinali, prestazioni rese da un medico generico, eccetera
– le spese di assistenza specifica.

QUALI SONO LE SPESE DI ASSISTENZA SPECIFICA
Ai fini della deducibilità, sono considerate spese di assistenza specifica le spese sostenute per:
– l’assistenza infermieristica e riabilitativa resa da personale paramedico in possesso di una qualifica professionale specialistica
– le prestazioni rese dal personale in possesso della qualifica professionale di addetto all’assistenza di base o di operatore tecnico assistenziale, se dedicato esclusivamente all’assistenza diretta della persona
–  le prestazioni fornite dal personale di coordinamento delle attività assistenziali di nucleo, dal personale con la qualifica di educatore professionale, dal personale qualificato addetto ad attività di animazione e di terapia occupazionale.
Le prestazioni sanitarie rese alla persona dalle figure professionali elencate nel Dm 29 marzo 2001 sono deducibili anche senza la specifica prescrizione da parte di un medico, a condizione che dal documento di spesa risulti la figura professionale e la prestazione resa dal professionista sanitario.
È possibile, inoltre, portare in deduzione anche le spese sostenute per le attività di ippoterapia e musicoterapia, a condizione che:
1. siano prescritte da un medico che ne attesti la necessità per la cura del portatore di handicap
2. siano eseguite in centri specializzati direttamente da personale medico o sanitario specializzato (psicoterapeuta, fisioterapista, psicologo, terapista della riabilitazione, eccetera) ovvero sotto la loro direzione e responsabilità tecnica.

LE SPESE NON DEDUCIBILI
Non sono deducibili le spese:
– per prestazioni svolte da un pedagogista (secondo il Ministero della Salute, infatti, il pedagogista non può essere considerato un professionista sanitario, in quanto opera nei servizi socio-educativi, socio-assistenziali e socio- culturali)
–   spese sanitarie specialistiche (analisi, prestazioni chirurgiche e specialistiche) e quelle per l’acquisto dei dispositivi medici che, in ogni caso, rientrano tra le spese detraibili nella misura del 19% sulla parte che eccede 129,11 euro.
Se il dispositivo medico rientra tra i mezzi necessari all’accompagnamento, alla deambulazione, alla locomozione e al sollevamento delle persone con disabilità (per esempio stampelle), il diritto alla detrazione del 19% può essere fatto valere sull’intero importo della spesa sostenuta
–  corrisposte a una cooperativa per sostenere un minore portatore di handicap nell’apprendimento.
Il Ministero della Salute ha precisato, infatti, che questa attività, di natura essenzialmente pedagogica e posta in essere da operatori non sanitari, pur se qualificati nel sostegno didattico – educativo, è priva di connotazione sanitaria. Non è rilevante il fatto che l’attività sia effettuata sotto la direzione di uno/a Psicologo/a.

LIMITE DI DEDUCIBILITÀ
Le spese mediche generiche e di assistenza specifica sono interamente deducibili dal reddito complessivo, anche se sostenute dai familiari della persona disabile (coniuge, figli, compresi quelli adottivi, genitori, generi e nuore, suoceri e suocere, fratelli e sorelle, nonni e nonne) e anche se questi non risulta fiscalmente a carico.
Se il documento di spesa è intestato solo alla persona disabile, il familiare che ha sostenuto il costo, per fruire della deduzione, dovrà integrarlo, annotandovi l’importo da lui pagato. Lo stesso familiare sarà tenuto a fornire la documentazione comprovante la spesa in sede di controllo della dichiarazione dei redditi.
In caso di ricovero di un portatore di handicap in un istituto di assistenza e ricovero, non è possibile portare in deduzione l’intera retta pagata, ma solo la parte che riguarda le spese mediche e di assistenza specifica, anche se sono state determinate sulla base della percentuale forfettaria stabilita da una delibera regionale.
A tal fine, è necessario che le spese risultino indicate distintamente nella documentazione rilasciata dall’istituto di assistenza.I DOCUMENTI
La documentazione delle spese è generalmente costituita dalle fatture, ricevute o uietanze rilasciate al contribuente da chi ha percepito le somme, con indicazione del suo codice fiscale o numero di partita Iva.
Tali documenti non devono essere allegati alla dichiarazione dei redditi ma conservati, in originale, per tutto il periodo durante il quale l’Agenzia delle entrate ha la possibilità di richiederli.

Violenze contro docenti, ds e lavoratori scolastici, sì della Camera alla legge spinta dalla Lega che aumenta la pena a chi offende pubblici ufficiali

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Il 10 ottobre la Camera dei Deputati ha approvato con 150 voti favorevoli, nessuno contrario e 107 astenuti la proposta di legge contro le violenze ai docenti: l’Aula ha quindi detto sì all’iniziativa – che ha come primo firmatario il parlamentare della Lega Rossano Sasso – attraverso la quale la maggioranza intende porre un freno all’escalation di episodi di cronaca accaduti nelle scuole, come quelli recenti di Bari e Rovigo, con giovani studenti autori di gesti violenti verso i loro insegnanti. Adesso la pdl dovrà passare all’esame da parte delle Commissioni e poi dell’Aula di Palazzo Madama.

Come anticipato nei giorni passati, il testo approvato introduce l’istituzione di un Osservatorio nazionale sulla sicurezza del personale scolastico, da realizzare all’interno del ministero dell’istruzione: l’organismo si occuperà di monitorare il fenomeno della violenza, relazionarne al Parlamento e indicare allo stesso dicastero bianco le iniziative da intraprendere per migliorare i rapporti tra studenti, docenti e genitori. A questo scopo potrebbero realizzarsi dei corsi di formazione specifici per gli insegnanti e dei progetti di prevenzione del disagio giovanile.

Il provvedimento prevede anche l’introduzione della ‘Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico’, che si dovrebbe celebrare il 15 dicembre di ogni anno.

La proposta di legge punta però anche a modificare alcune norme del codice penale introducendo un’aggravante: sono, nello specifico, gli articoli 336 e 341-bis che puniscono chi esercita violenza, offende o minaccia pubblici ufficiali, di cui fanno parte docenti, dirigenti e incaricati di pubblico servizio, come, tra gli altri, gli operatori scolastici.

Entrando nei dettagli, si tratta di un inasprimento della pena fino a un terzo in più per chi esercita violenza, minaccia o offende l’intero personale della scuola. Ma se a commettere il reato è un genitore di un alunno, allora la pena può aumentare fino alla metà.

“E’ incredibile – commenta Enrico Costa di Azione – che in ogni progetto di legge che portano in Aula ci sia un’aggravante, un inasprimento di una norma penale. Non è così che si risolvono i problemi”.

Di ben altro avviso la posizione dell’ex sottosegretario Rossano Sasso, che dice: “Con l’approvazione della nostra Pdl per garantire la sicurezza del personale scolastico, si restituisce autorevolezza ai docenti. Non smetteremo mai di ripeterlo: toccare un insegnante equivale a toccare lo Stato”.

Secondo il leghista, “l’aumento dei casi di violenza contro il personale scolastico, spesso da parte di quegli stessi genitori che dovrebbero educare, richiedeva una risposta decisa. Per questo abbiamo voluto inasprire le pene per chi commette violenza fisica e psicologica nei confronti degli operatori scolastici”.

L’on. Sasso definisce infine “incredibile” il comportamento delle “sinistre e del M5S”, perché hanno “deciso di astenersi su una legge che intende restituire autorevolezza agli insegnanti”.

RSU Scuola, composizione, durata e diritti sindacali: pareri ARAN

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Con l’acronimo RSU si indica la Rappresentanza Sindacale Unitaria, un organismo sindacale che viene eletto con la tempistica delle procedure elettorali previste dall’Accordo Collettivo Quadro 12 aprile 2022.

I componenti delle RSU sono eletti su liste del sindacato ma possono anche essere non iscritti a quel sindacato.

Ruolo dei componenti della RSU

In estrema sintesi, il lavoratore eletto rappresenta le esigenze di tutti i lavoratori, quindi vigilando sull’applicazione del CCNL e, in caso di problematiche insorte, agendo tramite vertenza nei confronti del datore di lavoro.

La RSU funziona come unico organismo che decide a maggioranza la linea di condotta e se firmare un accordo.

Composizione della RSU

La RSU deve essere composta da:

a) nelle amministrazioni che occupano fino a 200 dipendenti: tre componenti;
b) nelle amministrazioni che occupano da 201 a 3.000 dipendenti: tre componenti per i primi 200 dipendenti più 3 componenti ogni ulteriori 300 dipendenti o frazione di 300;
c) nelle amministrazioni che occupano più di 3.000 dipendenti, al numero di componenti previsto per le amministrazioni con 3.000 dipendenti (pari a 33) si sommano tre componenti ogni ulteriori 500 dipendenti o frazione di 500.

Durata in carica

I componenti della RSU restano in carica per tre anni, al termine dei quali decadono automaticamente con esclusione della prorogabilità.

L’Accordo Quadro disciplina anche eventuali casi di dimissioni, sostituzioni e decadenza prima del termine.

In caso di dimissioni di uno dei componenti, lo stesso verrà sostituito dal primo dei non eletti appartenente alla medesima lista.

Le dimissioni e conseguenti sostituzioni dei componenti le RSU non possono riguardare un numero superiore al 50% degli stessi, pena la decadenza dell’organismo con conseguente obbligo di procedere al suo rinnovo.

Diritti sindacali

I componenti della RSU sono titolari di diritti sindacali previsti da leggi, accordi quadro e contratti. I diritti, quali l’uso della bacheca, la convocazione di una assemblea e l’uso di permessi retribuiti e non, spettano alla RSU nel suo insieme e non ai singoli componenti.

Potere decisionale

Le decisioni relative alle attività della RSU sono assunte a maggioranza dei componenti.

Le modalità con le quali tale maggioranza si esprime possono essere definite dalla RSU stessa con proprio regolamento interno.

Pareri ARAN

Riportiamo di seguito alcuni recenti pareri ARAN sul funzionamento delle RSU specificatamente del Comparto Istruzione.

Nella Scuola esiste incompatibilità tra le funzioni di membro del Consiglio d’istituto e quelle di componente RSU?

Non paiano ravvisarsi sovrapposizioni tra le competenze del Consiglio di istituto ai sensi dell’art. 10 del Testo unico 297/1994 e le materie oggetto di contrattazione integrativa a livello di singola Istituzione scolastica previste dal CCNL di comparto, circostanza che induce a ritenere non sussistano incompatibilità tra le due cariche.

Un assistente amministrativo, eletto nella RSU, che successivamente ha accettato un incarico di supplenza temporanea su posto da DSGA in altra istituzione scolastica, decade dalla carica di componente RSU?

Nel merito si fa presente che l’art. 59 del CCNL Comparto Scuola del 29 novembre 2007 prevede che “Il personale ATA può accettare, nell’ambito del comparto scuola, contratti a tempo determinato di durata non inferiore ad un anno, mantenendo senza assegni, complessivamente per tre anni, la titolarità della sede. L’accettazione dell’incarico comporta l’applicazione della relativa disciplina prevista dal presente CCNL per il personale assunto a tempo determinato, fatti salvi i diritti sindacali.”

La predetta disposizione si configura come norma di miglior favore in quanto consente ad un dipendente, già in servizio presso una Scuola, di avere un altro rapporto di lavoro a tempo determinato, in un diverso Istituto scolastico, per migliorare la sua posizione economica e professionale. Nell’ambito di tale disciplina, al prevalente interesse del dipendente viene posto, dalle parti negoziali, un preciso limite per quanto riguarda la durata dell’incarico che, al fine di evitare ricadute negative sull’organizzazione del lavoro, non può essere inferiore all’arco temporale di un anno.

Di contro, l’art. 9, comma 4, del ACNQ del 12 aprile 2022, prevede che il componente RSU decade in caso di trasferimento, comando o altra forma di assegnazione temporanea presso altra amministrazione o ufficio della stessa amministrazione ricompreso in altra RSU.

Il componente RSU di una istituzione scolastica posto in posizione di esonero totale dalla docenza in qualità di tutor organizzatore presso la Facoltà X dell’Università X per un intero anno scolastico, decade dalla carica di RSU? Quale deve essere la condotta che l’Istituzione scolastica è tenuta ad adottare con riguardo alle trattative negoziali ancora in corso?

L’art. 9 del ACNQ del 12 aprile 2022, “Durata e sostituzione nell’incarico”, al comma 4 prevede che “Il componente RSU decade in caso di incompatibilità di cui all’art. 8 (Incompatibilità), in caso di cessazione del rapporto di lavoro, in caso di trasferimento, comando o altra forma di assegnazione temporanea presso altra amministrazione o ufficio della stessa amministrazione ricompreso in altra RSU. Il componente RSU decade, inoltre, nell’ipotesi di assenza continuativa dall’ufficio superiore a 6 mesi qualora tale assenza comporti che il numero di componenti effettivamente in servizio nella sede RSU che possono assumere le decisioni sia inferiore al 50% del numero previsto all’art. 4 (Numero dei componenti). In tali casi l’amministrazione informa la RSU la quale ne dà comunicazione ai lavoratori mediante affissione in luogo accessibile a tutti i dipendenti o pubblicandola nell’intranet dell’amministrazione”.

In base a quanto disposto dal richiamato comma 4, il caso oggetto del quesito rientra nella fattispecie della assegnazione temporanea presso altra amministrazione che costituisce una delle cause di decadenza del componente RSU.

In tali ipotesi, sempre l’art. 9 prevede, al comma 2, che “In caso di dimissioni o di decadenza di uno dei componenti, lo stesso sarà sostituito dal primo dei non eletti appartenente alla medesima lista.”.

Qualora la RSU non provveda – entro 45 gg dalla decadenza del componente la RSU – ad indicare il nominativo del subentrante, l’amministrazione potrà dichiarare la decadenza automatica del dipendente in parola e invitare i componenti RSU rimanenti a provvedere alla sostituzione con il primo dei non eletti appartenente alla medesima lista.

Nell’ipotesi in cui, tuttavia, non si dia luogo o non possa darsi luogo (per mancanza di candidati disponibili) alla sostituzione, occorrerà verificare che non ricorra l’ipotesi di cui al comma 5 dell’art. 9 in parola ovvero che l’intera RSU sia decaduta in quanto, esaurita la possibilità di sostituire i componenti dimissionari/decaduti attingendo tra i non eletti della stessa lista, il numero dei componenti scenda al di sotto del 50% del numero previsto all’art. 4 (Numero dei componenti) del medesimo ACNQ, con il conseguente obbligo di procedere al suo rinnovo, secondo le modalità previste dall’accordo stesso.

Sotto tale profilo, si ricorda che i commi 8 e 9 dell’art. 9 citato stabiliscono che “8. La RSU che decade nel corso del triennio dalla sua elezione deve essere rieletta entro i cinquanta giorni immediatamente successivi alla decadenza attivando le procedure di cui all’art. 16 (Modalità per indire le elezioni) entro cinque giorni da quest’ultima. 9. Nelle more della rielezione e limitatamente al periodo di cui al comma 8, le relazioni sindacali proseguono comunque con le organizzazioni di categoria firmatarie dei contratti collettivi nazionali di lavoro e con gli eventuali componenti della RSU non dimessisi o non decaduti ai sensi del comma 4, che possono anche sottoscrivere eventuali contratti integrativi”.

Diversamente, qualora sia possibile la sostituzione del componente RSU con il primo dei non eletti appartenenti alla medesima lista o, in ogni caso, se la RSU nella sua interezza non sia decaduta, la contrattazione integrativa potrà procedere senza alcun impedimento.

Piano semplificazioni: parte “Unica” per avvicinare scuola e famiglie

da La Tecnica della Scuola

Di Pasquale Almirante 

“Unica” è la nuova piattaforma per i servizi alla famiglia, che il ministero dell’Istruzione e del Merito lancerà e che si inserisce nel “Piano di semplificazione per la scuola” annunciato dal ministro Giuseppe Valditara, durante la cerimonia di inaugurazione del nuovo anno scolastico.

Con Unica, si legge sul Sole 24 Ore,  si  consentirà a studentesse, studenti e genitori di raggiungere tutti i nuovi servizi dedicati all’orientamento, all’offerta formativa e all’inserimento scolastico, ottimizzando e ampliando al contempo l’accesso e la fruizione delle opportunità già esistenti.

L’accesso a “Unica” potrà avvenire tramite lo Spid (anche nella sua versione Spid minori ottenibile a partire dai 14 anni), la Cie (carta d’identità elettronica) e l’Eidas (identità digitale rilasciata da un altro Paese europeo) e permetterà di fruire di dati e contenuti già disponibili su altri strumenti (Anpr, PagoPa e App Io).

Unica servirà anche per le esigenze di orientare studentesse e studenti mediante nuovi servizi, a partire dall’ ”E-Portfolio”, attraverso il quale si potrà valutare l’andamento del percorso di studi, delle competenze acquisite, delle attività e progettualità a cui si è preso parte e di visionare, tra le altre, le informazioni già contenute nella certificazione delle competenze e nel curriculum dello studente. Negli ultimi tre anni delle superiori attraverso “Unica”, ci si potrà anche confrontare con il docente orientatore che è atteso nelle scuole insieme al tutor.

A questo risultato si è arrivati raccogliendo la “voce” degli utilizzatori e sfruttando i suggerimenti arrivati durante i laboratori di Forum Pa e Fiera Didacta.

Fondi del PNRR per avere scuole più sicure e innovative, ma ci sono casi di scuole chiuse per inagibilità

da La Tecnica della Scuola

Di Lucio Ficara

Nonostante circa 12 miliardi di euro del PNRR siano dedicati alla sicurezza delle scuole e a renderle più innovative, l’Italia, soprattutto quella del sud, si trova a fare i conti con strutture scolastiche fatiscenti e in alcuni casi anche inagibili. È di qualche giorno fa la notizia, veramente incredibile, che la Scuola Secondaria di Primo grado dell’Istituto Comprensivo “Nosside-Pythagoras” di Reggio Calabria è stata chiusa per una ipotesi di inagibilità. Scuola chiusa con l’imbarazzo di docenti e famiglie.

A Reggio Calabria un’ordinanza dell’sindaco, la n. 78 del 4/10/2023, ha determinato la chiusura di un’intera ala dell’edificio scolastico dell’IC “Nosside-Pytagoras” in cui svolgevano le lezioni i ragazzi della scuola secondaria di primo grado.
La stessa ordinanza informa che, a seguito delle risultanze del sopralluogo effettuato nel mese di agosto e inviate al RUP in data 2/10/2023 dalla Ve. Ma. Progetti s.r.l., Società incaricata di verificare la vulnerabilità sismica dell’edificio, “sono state evidenziate alcune POSSIBILI criticità strutturali” e “Preso atto che il RUP […] ritiene che sia opportuno interdire l’utilizzo e la fruizione almeno fino all’analisi e verifica dei requisiti minimi di sicurezza statica”, il Sindaco f.f. ne ordina la chiusura temporanea e “la provvisoria sospensione delle attività didattiche in presenza, con decorrenza immediata e sino all’individuazione di spazi alternativi”. Una vicenda che ha creato evidenti problematiche di carattere didattico ma che ha anche messo in rilievo la drammatica situazione delle strutture scolastiche in certe zone di Italia.

Alcuni dati sulle strutture scolastiche italiane

È utile ricordare che nella mappa italiane delle zone sismiche ad alto rischio, dove ci sono realtà come Napoli, Reggio Calabria e Catania, esiste l’8,8% delle scuole italiane e solo il 20% di queste risulta progettato o adeguato alla normativa tecnica di costruzione antisismica. Da recentissimi monitoraggi sulle strutture scolastiche italiane risulta che meno di un edificio scolastico su due dispone del certificato di agibilità (42,1%) e di collaudo statico (47,6%). Dati allarmanti che ci fanno comprendere il livello del problema della sicurezza delle scuole, legato alla mappa sismica del Paese e alla scarsa attenzione sugli investimenti relativi all’edilizia scolastica.

Docenti Nosside-Pytagoras vogliono risposte certe

Fatta un’analisi del problema delle strutture scolastiche italiane e dei fondi del PNRR che, se utilizzati in modo corretto, potrebbero migliorare le scuole sul piano della sicurezza e dell’innovazione, c’è da dire che casi come quello della scuola di Reggio Calabria, la Nosside-Pytagoras, lasciano l’amaro in bocca ai docenti e il personale tutto della comunità educante. Tale amarezza traspare da un comunicato fatto dai docenti di quella scuola, in cui i docenti scrivono “… il punto cardine della questione sta nell’imperativo, oseremmo dire kantiano, che non si può interrompere un servizio così importante senza dare risposte immediate e certe all’utenza. Sono inaccettabili il silenzio, le risposte sommarie, tardive e superficiali, l’imperizia e l’irresponsabilità quando in gioco c’è la scuola. Scuola che siamo chiamati a difendere a spada tratta da tutti i possibili meccanismi che la minano perché la cultura costruisce coscienze libere, soprattutto nei contesti più deprivati, anche economicamente“.

In buona sostanza nel loro comunicato i docenti della Nosside-Pytagoras chiedono trasparenza, chiarezza e urgenza nell’effettuare i rilievi statici del caso, senza indugiare oltre, perché se la sicurezza degli studenti è importante, anche la loro formazione e il diritto allo studio non è secondario.

Didattica digitale, il 90% degli studenti over 16 ha un device personale

da Tuttoscuola

Carta, penna e…device. Dopo la pandemia, la tecnologia è ormai entrata a far parte formalmente del “corredo” degli studenti italiani. Escludendo gli smartphone, utilizzati soprattutto a scopo ludico, oltre 9 su 10 possiedono almeno un dispositivo personale orientato alla produttività – pc, notebook, tablet, smart paper – da dedicare alle attività scolastiche o universitarie. Addirittura, in 1 caso su 3 i device sulla scrivania sono più di uno. A segnalarlo è l’Osservatorio “Didattica Digitale”, una ricerca condotta da Skuola.net in collaborazione con Lenovo, interpellando 2.500 ragazze e ragazzi tra i 16 e i 24, ovvero gli studenti più adulti, quelli che frequentano l’ultimo triennio delle scuole superiori o iscritti all’università.

Anche la frequenza con cui questi dispositivi vengono impiegati è significativa. Circa la metà (48%) ne fa un uso quotidiano, quota che sale a 6 su 10 nel caso degli studenti universitari. Un ulteriore 39%, comunque, afferma di farne un uso frequente per finalità didattiche. Solamente poco più di 1 su 10, pur avendoli a disposizione, li usa raramente come supporto allo studio.

I device più sfruttati per questioni scolastiche o universitarie? Resiste il predominio dei classici computer: pc fissi e notebook, presi assieme, raccolgono i favori di oltre 7 studenti su 10, con una netta prevalenza (56%) per i dispositivi portatili, sicuramente più versatili. Si fanno sempre più strada, però, anche i tablet e gli smart paper – le “tavolette” di ultima generazione che simulano la scrittura su carta – che attualmente hanno uno spazio dedicato negli zaini o sulle scrivanie di circa 1 alunno su 4.

Addio quindi a carta e penna? Non ancora, perché per prendere appunti 3 studenti su 4 si affidano a strumenti analogici: nella maggior parte dei casi perché considerati più comodi (così per il 26% del sottocampione) o più adatti per memorizzare le informazioni (lo sostiene il 33%). Ma 1 su 10, va detto, ammette di non possedere le conoscenze sufficienti per utilizzare in modo produttivo i dispositivi digitali.

Un vero peccato, visto che quanti hanno invece già virato sul digitale anche per questa operazione quasi inevitabile – al momento sono solo un quarto degli intervistati – ne evidenziano il vantaggio soprattutto in termini di velocità (così per il 34% di loro) e di organizzazione nello studio (lo afferma il 31%). Senza trascurare la possibilità di girare con zaini e borse più leggeri, eliminando quasi del tutto quaderni e block-notes: è il beneficio principale per il 14% di questa platea. O il fatto di avere contenuti qualitativamente migliori e più completi: lo sottolinea l’11%. In ogni caso, restano una minoranza.

Anche se, su questo punto, il diploma costituisce una sorta di spartiacque tra il mondo analogico e quello digitale, almeno in termini di rapporto tra supporti di scrittura e studio. Infatti, alle superiori l’84% degli studenti prende appunti su carta, mentre all’università la quota scende al 45%: tutti gli altri registrano le informazioni da ricordare su smartphone, tablet, computer, smart paper.

Ma è l’intero metodo di studio che subisce una mini-rivoluzione nel passaggio dai livelli scolastici più bassi a quelli accademici. Alcuni esempi? All’università a usare quotidianamente o comunque spessissimo la tecnologia per la didattica è il 93% degli studenti, alle superiori l’85%. Molti iscritti a un corso di laurea (43%), poi, usano più dispositivi parallelamente, tra i diplomandi ci si ferma al 34%.

Il dato più eloquente, però, emerge dalle finalità per cui ci si appoggia ai device digitali.  Infatti, i laureandi li sfruttano soprattutto per creare contenuti, ovvero appunti, fare riassunti, consultare dispense, redigere documenti per lezioni ed esami (così per il 52%). Diversamente, gli studenti delle scuole secondarie li usano prevalentemente in modalità passiva, ovvero per trovare supporto in fase di svolgimento dei compiti o per effettuare ricerche supplementari (è l’uso principale per il 58%).

L’origine di tale fuga in avanti del mondo universitario? L’abitudine a “dialogare” con certi strumenti. Tra gli alunni delle superiori, solamente 1 su 5 sostiene di essere invogliato dalla scuola a ricorrere ai device tecnologici come supporto allo studio e ad oltre un terzo (35%) pare ne venga addirittura sconsigliato l’uso. Negli atenei, invece, circa 3 su 10 sono incentivati ad aiutarsi con computer e tablet, anche per la didattica di tutti i giorni, e un altro 70% è quantomeno lasciato libero di agire come meglio crede; tra i banchi di scuola questa libertà è data a meno della metà (44%).

“In qualità di leader globale nel mondo education, ci impegniamo affinché l’esperienza didattica per gli studenti e i docenti sia qualitativamente migliore. Riteniamo che il digitale sia uno degli strumenti più efficaci, in grado di offrire soluzioni di apprendimento personalizzate e immersive. Grazie all’integrazione di questi dispositivi e all’educazione all’uso del digitale, siamo convinti si possa favorire lo sviluppo delle competenze digitali richieste per le professioni del futuro, migliorare la collaborazione tra studenti, tra allievi e insegnanti, e sviluppare la capacità di creare contenuti più completi, in modo organizzato”, ha commentato Riccardo Tavola, Education Manager di Lenovo in Italia.

La pandemia ha lasciato in eredità agli studenti italiani i device digitali personali per la produttività: se durante l’emergenza in tanti ne erano sprovvisti ed erano stati costretti a seguire le lezioni in Dad dal piccolo schermo dello smartphone, ora tra gli alunni più grandi ben 9 su 10 hanno a disposizione un pc o tablet personale. Ma ancora non basta. Affinché ciò porti benefici bisogna insegnare loro come usare al meglio la tecnologia nella didattica, senza lasciarli al fai da te. Un po’ come si faceva quando l’unico modo per esprimersi formalmente era la scrittura manuale: a scuola si insegnava e valutava la bella calligrafia”, così commenta Daniele Grassucci, co-founder e direttore di Skuola.net.

Paritarie, Valditara: ‘Miriamo a istruzione personalizzata. Con una parità totale tra insegnanti delle statali e delle paritarie’

da Tuttoscuola

Rilanciare l’importanza del pluralismo educativo, difendere la libertà di scelta delle famiglie e tutelare il diritto di apprendere dei giovani senza subire alcuna discriminazione. Intorno a queste urgenze sociali si è svolto lo scorso 9 ottobre, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, a Milano, il convegno “Presente e futuro della scuola paritaria, tra sfide e nuove opportunità”. L’evento, promosso da ALTIS Graduate School of Sustainable Management e dal CESEN Centro studi sugli enti ecclesiastici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il patrocinio del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica, è iniziato con i saluti istituzionali di Franco Anelli, Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e di Vito Moramarco, Direttore di ALTIS Graduate School of Sustainable Management. Ha preso parte ai lavori anche il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara: «Quando parliamo di libertà educativa, oltre che all’articolo 33 della Costituzione, dobbiamo fare riferimento all’articolo 30, che afferma il diritto naturale dei genitori a educare i propri figli – ha dichiarato -. Per questo motivo, lo stato mette a disposizione l’istruzione pubblica che si basa su un sistema integrato tra scuole statali e paritarie».

«Il nostro obiettivo – ha proseguito il Ministro Valditara – è quello di rafforzare questo sistema per valorizzare tutte le realtà educative affinché siano messe nelle condizioni di avere le stesse opportunità. Anche per questo una quota dei fondi stanziati dal PNRR, pari a 150 milioni di euro, saranno destinati alle scuole paritarie». Il ministro ha poi annunciato: «L’altro grande passaggio per la realizzazione di un sistema educativo integrato è l’attuazione di una parità totale fra il docente che insegna nella scuola paritaria e quello che insegna nella scuola statale. Dobbiamo mirare a una educazione e istruzione personalizzata, considerando i ragazzi come dotati di talenti da scoprire e valorizzare, al fine di dare a ciascuno di loro l’opportunità di costruire il proprio futuro», ha concluso.

Le sollecitazioni che il momento storico pone alle scuole paritarie nel sistema educativo italiano sono state evidenziate da più punti di vista.
Andrea Perrone, Ordinario di Diritto commerciale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e Direttore del CESEN ha per esempio osservato: «Per rispondere alle urgenze del momento storico e contribuire all’educazione delle nuove generazioni, le scuole paritarie sono chiamate a un salto di qualità. Educare richiede testa e cuore. Ma richiede anche una buona organizzazione, senza la quale la sostenibilità di un’opera educativa rimane esposta a rischi importanti. La nuova disciplina del Terzo settore può aiutare a compiere questo salto di qualità. “Entrare” nel Terzo settore assicura risorse economiche e possibilità di collaborazione attiva con la pubblica amministrazione, ma, nel contempo, richiede adeguata professionalità e trasparenza di azione. Accettare questa sollecitazione è decisivo. Ne va della durata nel tempo di una scuola paritaria e, quindi, della possibilità di continuare a contribuire al bene del Paese».

Suor Anna Monia Alfieri, Legale rappresentante dell’Istituto di Cultura e di Lingue Marcelline, ha aggiunto: «È evidente che il pluralismo educativo, composto da scuole pubbliche statali e scuole pubbliche paritarie, è un patrimonio condiviso, da affrontare, cifre e dati alla mano, per il bene dei cittadini, senza alcuna chiusura di carattere ideologico. Davvero preoccupante è il divario fra il Nord e il Sud, che ha un alto tasso di deprivazione culturale, conseguente alla compressione del pluralismo educativo a conferma che il rischio del monopolio educativo è quanto mai reale. La grave compressione del pluralismo educativo rende la scuola meno competitiva e, quindi, di scarsa qualità. Da qui i gravi danni della dispersione scolastica, del crescente numero dei Neet e di un Sud che si colloca agli ultimi posti Ocse Pisa. La soluzione è garantire il pluralismo educativo attraverso linee di finanziamento certe e progressive pari al 70% del CMS – costo medio studente».

Per Mons. Claudio Giuliodori, Presidente della Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università «Il sistema scolastico del Paese ha raggiunto un alto livello di offerta formativa, ma resta ancora incompiuto nel garantire la libertà di scelta da parte delle famiglie e il reale pluralismo dei soggetti dedicati all’opera educativa. La legge 62/2000 è attuata solo parzialmente: se, in linea con il dettato istituzionale riconosce la libertà degli studenti e delle famiglie dall’altra parte non fornisce adeguati strumenti, soprattutto dal punto di vista economico, per un effettivo sviluppo integrato di un sistema scolastico pubblico che possa contare sul contributo di scuole statali e non statali paritarie. La comunità ecclesiale si è molto spesa per sostenere le scuole paritarie, soprattutto grazie alle Congregazioni religiose, ma è giunto il momento di ripensare complessivamente l’impegno educativo della Chiesa all’interno di una collaborazione costruttiva ed efficace con la società civile e le istituzioni governative. Quello nel campo scolastico è un impegno che certamente continueremo a sviluppare sollecitati anche dal Patto educativo globale promosso da Papa Francesco».

La riforma dell’istruzione tecnico-professionale frenata dal calo di iscritti?

da Tuttoscuola

Anche il ministro Valditara, come altri suoi predecessori, prova a riformare l’istruzione tecnico-professionale. Alcune settimane fa, al termine del Consiglio dei Ministri che ha approvato la sua proposta di riforma contenuta in un disegno di legge per l’approvazione da parte del Parlamento, il ministro ha dichiarato: “Oggi l’istruzione tecnica e professionale diventa finalmente un canale di serie A, in grado di garantire agli studenti una formazione che valorizzi i talenti e le potenzialità di ognuno e sia spendibile nel mondo del lavoro, garantendo competitività al nostro sistema produttivo”. Riuscirà nell’obiettivo di attirare, motivare e formare migliaia di giovani, invertendo, prima di tutto, l’attuale situazione che registra da anni una scarsa attrazione, in particolare, verso l’istruzione professionale, con costante decremento di iscrizioni?

Nel 2013-14 il numero degli studenti iscritti alle classi iniziali degli istituti professionali era stato di 138.566 unità su 611.654, pari al 22,7%, come risulta dai dati del MIM riepilogati nel dossier pubblicato nell’ultimo numero del mensile “Tuttoscuola”, intitolato “”Istruzione professionale da… Serie A” (con un intervento del Capo Dipartimento MIM Carmela Palumbo).

Negli anni successivi la percentuale di iscritti al 1° anno dell’istruzione professionale è andata diminuendo gradualmente di circa un punto percentuale di decremento annuale, fino ad attestarsi negli ultimi tre anni sul 15,3%, corrispondente a circa 87mila iscritti su un totale di 568mila.

La prima sfida della riforma del ministro sarà, innanzitutto, quella di frenare l’emorragia di iscritti.

Contrasto alla violenza di genere, Valditara: ‘A breve le linee guida’

da Tuttoscuola

“Abbiamo ricevuto, entro il termine fissato del 6 ottobre, numerose indicazioni utili da associazioni di genitori, di studenti, di categorie professionali e dai sindacati, a tutti va il mio ringraziamento per la disponibilità mostrata, su come arricchire la nostra proposta per prevenire e contrastare nella scuola la violenza di genere“. Così il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara.

Dopo un ultimo confronto nei prossimi giorni con l’ordine degli psicologi, elaboreremo le Linee guida per avviare un progetto sperimentale nelle scuole. Contro la violenza di genere serve una risposta corale – ha concluso il ministro – a partire innanzitutto dalle istituzioni e dagli organismi rappresentativi. A questo riguardo ci auguriamo di non assistere più a beceri episodi di maschilismo come quelli messi in scena sabato da esponenti di un sindacato contro la Presidente del Consiglio”.

Nota 11 ottobre 2023, AOODPPR 2790

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali

Ai Direttori generali/Dirigenti titolari degli Uffici Scolastici Regionali
Ai Dirigenti scolastici/Coordinatori didattici delle Istituzioni scolastiche statali e paritarie di ogni ordine e grado
e, per loro tramite, Alle famiglie, alle studentesse e agli studenti
e p.c. Al Capo di Gabinetto
Al Sovrintendente agli Studi della Valle d’Aosta
Al Sovrintendente Scolastico della Provincia di Bolzano
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione per la Provincia Autonoma di Trento

Oggetto: Piattaforma “Unica” per la fruizione dei servizi messi a disposizione di studentesse, studenti e famiglie e principali indicazioni operative

Rapporto 2023

SCUOLE ITALIANE SEMPRE PIU’ INTERNAZIONALI: +30 p.p. DAL 2009

La fotografia delle attività internazionali delle nostre scuole nel rapporto 2023 di Fondazione Intercultura

 

Milano, 11 ottobre 2023_La scuola italiana sta realmente diventando internazionale. Lo dimostrano i dati del Rapporto 2023 dell’Osservatorio sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca(www.scuoleinternazionali.org) promosso dalla Fondazione Intercultura e presentato oggi, 11 ottobre, dal Segretario Generale Roberto Ruffino e da Nando Pagnoncelli di Ipsos.

In circa 15 anni, dalla prima rilevazione dell’Osservatorio, l’indice appositamente creato per dare una misura della capacità delle scuole di aprirsi all’internazionalizzazione ha registrato un aumento da 37 a 49 punti su 100.

L’aumento dell’adesione ai programmi di mobilità individuale e di gruppo, le attività legate all’insegnamento delle lingue straniere, quelle che riguardano il coinvolgimento della scuola (in particolare con iniziative di formazione e l’insegnamento delle tematiche internazionali nell’ambito dell’educazione civica), mostrano una realtà virtuosa che riguarda un numero sempre maggiore di istituti di ogni genere e distribuzione geografica e non più non solo alcune scuole di eccellenza.

In generale, l’impatto della situazione politico-economica globale sembra non avere particolari effetti su docenti e studenti: nell’80% dei casi la loro partecipazione alle iniziative internazionali rimane infatti stabile o in aumento.

UNA SCUOLA REALMENTE INTERNAZIONALE NELLA PROPOSTA FORMATIVA: UNA FOTOGRAFIA DEL CAMBIAMENTO 2009-2023.

1. +31 punti percentuali per i progetti internazionali in 15 anni

Panoramica 2009 – 2023

In circa 15 anni l’adesione ai progetti internazionali è incrementata del 31 p.p. Attualmente, più della metà delle scuole italiane dichiara di avere studenti all’estero. Anche il dato sulla mobilità in ingresso aumenta, così come l’impegno a coinvolgere e facilitare l’integrazione degli studenti stranieri presenti nell’istituto attraverso iniziative che vanno ben oltre il classico sostegno linguistico (per esempio l’integrazione del programma scolastico con temi legati alle migrazioni). In aggiunta, si rileva un’evoluzione nell’atteggiamento dei docenti che oggi risultano più partecipativi e proattivi nell’organizzazione degli scambi. Allo stesso tempo, anche il giudizio dei dirigenti circa l’efficacia degli scambi per aprire gli studenti prima all’Europa e poi al mondo è sempre più positivo. Infine, complice anche il periodo pandemico, si sono sviluppati progetti che, grazie alla possibilità di partecipare da remoto, ne hanno facilitato la diffusione tra gli istituti (concorsi internazionali, gemellaggi virtuali, progetti multilaterali e reti con scuole straniere, incontri virtuali tra docenti).

I dati della rilevazione 2023 (rispetto al 2022)

In generale le scuole risultano più attive nell’organizzare direttamente i diversi progetti (+12 p.p.) e il numero di classi coinvolte, in media il 31% del totale, si riallinea ai valori pre-pandemici. In particolare, l’adesione è più elevata tra gli IIS egli istituti del Nord Est e più contenuta tra gli Istituti Tecnici che tuttavia coinvolgono un numero di classi maggiore.

La mobilità degli studenti (o del personale scolastico) si conferma uno degli elementi principali del processo di internazionalizzazione delle scuole (+8 p.p.): si inverte il trend negativo dello scorso anno per i progetti di mobilità individuale degli studenti all’estero (di almeno un trimestre) che si attesta ad un valore pari al 52%, in linea con il periodo pre-pandemico. 

Tra i vari programmi, spiccano gli stage di studio all’estero(anche di breve durata), la mobilità individuale degli studenti (almeno trimestrale) e del personale scolastico, confermati da più della metà degli istituti. Seguono gli stage di lavoro/tirocini all’estero, gli scambi di gruppo/classe e l’accoglienza di studenti stranieri in mobilità individuale, indicati da circa una scuola su tre.

Oltre ai progetti di mobilità, anche quest’anno le iniziative più diffuse risultano i concorsi internazionali (42%), i progetti multilaterali con scuole straniere (33%) e gli incontri virtuali tra docenti italiani e stranieri per confrontarsi sui metodi di insegnamento (31%).

Nel complesso il giudizio sull’efficacia dei programmi di mobilità studentesca si presenta in crescita rispetto ai valori già elevati dello scorso anno, riassestandosi sui valori del 2019. Parallelamente, aumenta la partecipazione attiva dei docenti ai programmi di mobilità studentesca a sostegno degli studenti, che ha ormai superato il 50%.

2. Lingue straniere: non solo inglese. Certificazioni linguistiche e debate

Panoramica 2009 – 2023

Nel corso degli anni, le scuole italiane hanno puntato molto sul potenziamento dell’insegnamento linguistico attraverso una sempre maggiore partecipazione a diverse attività dedicate. Obbligatorio dal 2014, oggi il CLIL è un’attività strutturata che interessa circa due terzi degli istituti, con un significativo incremento nel numero di classi coinvolte e ore annue dedicate. Parallelamente sono stati introdotti nuovi progetti per lo sviluppo di competenze linguistiche: i percorsi bilingue (34%) e l’utilizzo della metodologia debate (48%).

I dati della rilevazione 2023 (rispetto al 2022)

L’offerta linguistica curriculare conferma il trend positivo del passato: circa la metà degli istituti insegna tre o più lingue straniere, il 70% almeno un’altra oltre l’inglese, ormai presente in ogni offerta linguistica.

Le lingue europee rimangono quelle più insegnate, mentre tra quelle extraeuropee prevalgono il cinese e il russo (stabili rispetto al 2022). Costante al 68% la quota di scuole che dichiarano un potenziamento dell’offerta linguistica, con un incremento delle ore aggiuntive (+4 p.p.) e la presenza di docenti o assistenti madrelingua (+2 p.p.).

Infine, circa la metà degli istituti dichiara una partecipazione attiva dei docenti a corsi dedicati. Tra le altre attività linguistiche, si registra un significativo aumento nell’attivazione dei percorsi bilingue (+15 p.p.), e una crescita delle scuole italiane che utilizzano la metodologia del debate in lingua (+3 p.p.).

La preparazione degli studenti per l’ottenimento di certificazioni linguistiche viene ampiamente garantita e, rispetto al passato, gli istituti dichiarano un maggiore impegno diretto nell’organizzazione di tali attività (+6 p.p.).

Stabile la percentuale di istituti che attiva ma cresce l’attenzione per il CLIL con un aumento nelle ore dedicate Tra le materie designate prevalgono quelle dell’area tecnico-scientifica (79%) oppure umanistica (50%), mentre l’area artistica viene considerata adatta da un istituto su tre.

Per quanto riguarda la partecipazione dei docenti, si punta in primo luogo su quelli adeguatamente formati (stabile) oppure su personale madrelingua (+7 p.p.). Nella realizzazione delle attività legate al CLIL, i licei risultano meno vincolati rispetto agli altri istituti nel coinvolgere personale adeguatamente formato (60%) oppure dei soli docenti di lingua (9%).

3. Il coinvolgimento delle scuole

Panoramica 2009 – 2023

La risposta dei dirigenti al desiderio di docenti e studenti per un maggiore coinvolgimento verso l’internazionalizzazione delle scuole si concretizza in una serie di progetti atti a coinvolgere, sensibilizzare e far comprendere il valore delle iniziative di internazionalizzazione a studenti, docenti e famiglie (per esempio iniziative e manifestazioni dedicate e la partecipazione a reti di scuole). 

L’importanza di questo percorso ha reso necessaria un’organizzazione più strutturata da parte degli istituti. Da diversi anni, nella maggior parte delle scuole è presente un docente referente per l’internazionalizzazione;l’insegnamento dei temi interculturali e internazionali è previsto nel PTOF (74%) e incluso all’interno di lezioni di educazione civica (96%).

I dati della rilevazione 2023 (rispetto al 2022)

Tutte le scuole ormai prevedono la trattazione di tematiche “internazionali” all’interno di lezioni di educazione civica(96%) e il 74% (+7 p.p.) le include nel PTOF. Più di due terzi delle scuole coinvolge gli Organi Collegiali nella progettazione e approvazione delle iniziative e si assiste al potenziamento del personale dedicato alla gestione di attività e programmi di internazionalizzazione: nell’81% delle scuole (+5 p.p.) sono presenti docenti referenti per l’internazionalizzazione e/o la mobilità.

Quasi il 60% (+3 p.p.) degli istituti prevede la partecipazione del personale scolastico a corsi di formazione dedicati che tuttavia, nella maggior parte dei casi, sono riservati ancora ai soli referenti o ai docenti interessati.

Aumenta inoltre l’organizzazione di iniziative e manifestazioni sul tema dell’internazionalizzazione (+5 p.p.), mentre oltre un terzo degli istituti conferma la sua partecipazione a reti di scuole che promuovono l’internazionalizzazione.

Il 49% delle scuole è accreditato ad Erasmus+ (dato in calo rispetto al 2022) e un terzo pianifica di aderire in futuro. La metà di quelle accreditate ha aderito a uno o più progetti nell’anno in corso (più della metà di questi progetti riguardano la mobilità del personale scolastico).

Il finanziamento delle iniziative internazionali avviene prevalentemente attraverso la partecipazione a bandi (+6 p.p.), tramite le famiglie o privati (+6 p.p.) o da parte dell’istituto stesso.

L’Osservatorio Nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca è stato creato nel 2009 dalla Fondazione Intercultura. Al progetto collaborano il Ministero dell’Istruzione e l’Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola.

L’Osservatorio documenta:

1. i processi di internazionalizzazione in corso nelle scuole, partendo dagli istituti d’istruzione secondaria di secondo grado (scambi di insegnanti ed alunni, gemellaggi internazionali, partecipazione a progetti comunitari, ecc.);

2. le pratiche più interessanti di attività a carattere internazionale, la loro valutazione e la loro replicabilità in altre sedi;

3. le varie tipologie di scambi di alunni e soprattutto gli scambi individuali di media e lunga durata, con l’indicazione del numero di partecipanti e dei Paesi di destinazione o provenienza.

Si tratta dell’unica fonte disponibile per questo tipo di dati.

L’Osservatorio è anche uno strumento utile per Dirigenti scolastici e docenti, tutor e tutte le persone che lavorano affinché la scuola italiana diventi più internazionale.

L’obiettivo finale dell’Osservatorio è di stimolare l’apertura delle scuole all’internazionalizzazione. 

Le indagini sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca sono curate dall’istituto di ricerca Ipsos. 

I risultati sono raccolti in rapporti disponibili sul sito www.scuoleinternazionali.org


La scuola italiana sta realmente diventando internazionale. Lo dimostrano i dati del Rapporto 2023 dell’Osservatorio sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca (www.scuoleinternazionali.org) promosso dalla Fondazione Intercultura che sarà presentato mercoledì 11 ottobre, h.15. nel corso di un incontro online (questo il link per registrarsi). In circa 15 anni, dalla prima rilevazione dell’Osservatorio, si registra che l’adesione ai progetti internazionali è incrementata di 30 punti percentuali e che un crescente numero di istituti in tutta Italia mette in pratica un’organizzazione più strutturata per avviare iniziative.

A trainare questo processo virtuoso sono numerose scuole su tutto il territorio nazionale, guidate da Dirigenti scolastici illuminati e da docenti motivati, che hanno capito l’importanza di “internazionalizzare” la scuola italiana per meglio rispondere alle esigenze di un mondo sempre più globalizzato.
Per il secondo anno, Fondazione Intercultura ha premiato stamattina, 5 ottobre 2023 nella Sala Aldo Moro del Ministero dell’Istruzione e del Merito le 5 scuole secondarie di II grado che più si sono distinte per essere finestra sul mondo ed esempio di formazione internazionale:

  • Brescia: Liceo delle Scienze Umane “Maddalena di Canossa”,
  • Busto Arsizio (VA): Istituto Tecnico Economico “Enrico Tosi” ,
  • Casarano (LE): Liceo Scientifico Statale “G. C. Vanini”,
  • La Spezia: I.I.S “Vincenzo Cardarelli”,
  • Pescara. Liceo Statale “G. Marconi”.

La 5 scuole sono state votate da una Commissione selezionatrice composta da: Luciano Benadusi (sociologo dell’educazione, università di Roma “La Sapienza”), Marcello Bettoni (ANP), Eugenio Bruno (giornalista del Sole 24Ore-scuola), Elisabetta De Martino (Fondazione per la Scuola Torino), Caro Fusaro (vicepresidente Fondazione Intercultura, università di Firenze), Cecilia Luise (presidente ANILS), Susanna Mantovani (presidente Fondazione Intercultura, università di Milano Bicocca), Elisabetta Mughini (INDIRE), Nando Pagnoncelli(IPSOS), Roberto Ruffino, Diana Saccardo (Ministero Istruzione), Massimiliano Tarozzi (pedagogista, università di Bologna), Corrado Zunino (giornalista La Repubblica).

All’incontro erano presenti Carmela Palumbo, Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, Antonello Giannelli, Presidente Nazionale ANP e il Segretario Generale di Fondazione Intercultura, Roberto Ruffino.