Più sicurezza e meno emissioni nelle scuole

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Sul fronte dell’edilizia scolastica il governo prova ad accelerare sul piano di messa in sicurezza e riqualificazone degli edifici. Il Pnrr prevede un finanziamento importante, 3,9 miliardi di euro, per favorire anche una progressiva riduzione dei consumi energetici e quindi anche per contribuire al processo di recupero climatico. Gli obiettivi principali indicati nel Pnrr sono due. Il primo, è il miglioramento delle classi energetiche con conseguente riduzione dei consumi e di emissione di CO2. L’altro è l’incremento della sicurezza strutturale degli edifici. Particolare attenzione sarà riservata alle aree più svantaggiate; si prova così a contrastare ed eliminare gli squilibri economici e sociali.

La realizzazione degli interventi e delle opere avverrà sotto la responsabilità degli enti locali proprietari degli edifici scolastici. Il piano di riqualificazione proposto dal governo mira a ristrutturare una superficie complessiva di 2,4 milioni di metri quadri di scuole.

Tutto questo si affiancherà all’iniziativa Scuola 4.0, che mira alla trasformazione degli spazi scolastici affinché diventino “connected learning environments” adattabili, flessibili e digitali, con laboratori tecnologicamente avanzati e un processo di apprendimento orientato al lavoro.

E proprio la spinta a rafforzare infrastrutture e strumenti tecnologici a disposizione della didattica (con il progetto Scuola 4.0) passa inevitabilmente per l’orientamento dei ragazzi verso le discipline tecnico-scientifiche che garantiscono occupazione, anche in chiave di riduzione del gap di profili ricercati dall’industria. Queste competenze, ha ricordato il vice presidente di Confindustria per il Capitale umano, Gianni Brugnoli, vanno acquisite «in luoghi d’apprendimento adeguati. Da qui l’idea degli Steam Space, che potrebbero cambiare concretamente il volto della nostra scuola».

Si tratta di un nuovo concept dello spazio scolastico che, utilizzando le tecnologie abilitanti, mira a promuovere metodologie didattiche all’avanguardia che orientino gli studenti verso una formazione aperta a imprese e territorio, e al tempo stesso utile a formare insegnanti 4.0. Per Confindustria, a regime, servirà uno Steam Space in ciascuna delle 7.239 scuole medie italiane per circa 1,7 milioni di studenti e quasi 200mila professori, e un costo complessivo di un paio di miliardi, che potrebbero arrivare dai fondi Ue del Recovery Plan.

Gli Steam space non sono semplici stanze in più, ma laboratori dove cose e persone interagiscono per una “nuova” scuola aperta alla società e al mondo del lavoro. Del resto, l’Italia presenta una situazione critica sul fronte edilizia scolastica (il 44% degli edifici è vecchio e non è a norma antisismica), e le sperimentazioni fisico-didattiche non decollano. A differenza, per esempio, di paesi come Francia, Finlandia, Paesi Bassi, dove le innovazioni didattiche non prescindono dall’innovazione degli spazi fisici.

I numeri del nostro ritardo nelle materie Stem è noto da tempo: ci sono ancora poche ragazze, e il nostro 24,7% di laureati Stem (16,2% donne) nella fascia 25-34 anni è sopra al Regno Unito (23,2%) ma restiamo sotto a Francia (26,8%), Spagna (27,5%) e Germania (32,2%).