Addio a Luigi Berlinguer, il Ministro che voleva dare 6 milioni di lire al 20% dei docenti col “concorsone”. Valditara: lascia una traccia importante

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Luigi Berlinguer ci ha lasciati: l’ex ministro dell’Istruzione aveva compiuto a luglio 91 anni ed era ricoverato a Siena, all’ospedale Le Scotte, dal mese di agosto. Nativo di Sassari, cugino di Enrico Berlinguer, storico leader del Partito Comunista, è stato deputato e senatore e ha fatto parte di tre governi, con a capo i premier Ciampi, Prodi e D’Alema.

Nel 1993, con Carlo Azeglio Ciampi a Palazzo Chigi, ha guidato il dicastero dell’Università e della ricerca scientifica (per poi dimettersi subito, assieme al collega Visco, per forti difficoltà politiche).

Dal 1996 al 2000 è stato ministro della Pubblica istruzione, prima con Romano Prodi, poi con Massimo D’Alema: nel 1999, con il DPR n. 275, durante il suo mandato a Viale Trastevere viene approvato il Regolamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche. Apre anche alla parità scolastica, con l’approdo delle scuole paritarie nel servizio pubblico e quindi nel sistema nazione d’Istruzione (Legge 62 del 2000).

Fu promotore del riordino dei cicli scolastico, con l’obbligo formativo spostato a 18 anni, per portare l’Italia alla pari con la maggior parte dei Paesi del Vecchio Continente.

Lasciò il dicastero bianco a seguito delle vibranti proteste di piazza, dopo avere approntato, nel 1999, una riforma (sancita anche dal Contratto collettivo di lavoro del 26 maggio 1999, all’articolo 29, quindi con l’accordo dei sindacati di comparto) che prevedeva un nuovo “trattamento economico connesso allo sviluppo della professione docente“: in particolare si intendeva introdurre un “concorsone” selettivo, riservato agli insegnanti di ruolo, con aumenti di 6 milioni di lire (circa 3.100 euro) da conferire, a ogni tornata contrattuale, solo al 20% dei meritevoli e lasciando a bocca asciutta tutti gli altri.

A mettere in crisi la tenuta di Berlinguer a Viale Trastevere fu uno sciopero, nell’inverno del 2000 organizzato dalla Gilda degli insegnanti e dai sindacati di base, che ebbe particolare successo: due mesi dopo, ad aprile, al posto di Luigi Berlinguer arrivò alla Pubblica Istruzione il nuovo ministro Tullio De Mauro.

Durante il suo percorso politico ha fatto parte, in successione, del Pci, del Pds, dei Ds e anche del Partito Democratico, per il quale dal 2007 è stato presidente della Commissione di Garanzia.

Nel 2009 è entrato nel Parlamento europeo con il Partito democratico: nell’ultimo periodo è stato presidente del Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica per tutti gli studenti italiani.

Giovedì 2 novembre sarà allestita la camera ardente nella sala del rettorato dell’università di Siena, che guidò tra il 1985 e il 1993.

Luigi Berlinguer ha insegnato Diritto all’Università per moltissimi anni. Tra i tanti riconoscimenti che gli sono stati conferiti nel tempo, ricordiamo le tante lauree honoris causa: la Legum Doctoris dell’Università di Toronto; dall’Universidad Nacional de La Plata; dall’Université René Descartes di Parigi (Paris V); dall’Universidad de Buenos Aires; in Scienza della formazione da parte dell’Università Roma III.

“Apprendo ora con grande dolore della scomparsa di Luigi Berlinguer. È stato un ministro appassionato di scuola, sempre aperto al dialogo, ha lasciato una traccia importante. Ai suoi cari le mie più sentite condoglianze”, ha scritto su X il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

“Oggi la Toscana – ha dichiarato Eugenio Giani, presidente della Toscana – piange la scomparsa di una delle personalità politiche e istituzionali più significative del nostro Paese, Luigi Berlinguer. La sua lunga e preziosa carriera come consigliere regionale della Toscana, parlamentare, ministro della pubblica istruzione e rettore dell’Università di Siena ha lasciato un segno indelebile nella nostra comunità. Domani, uniti nel ricordo, onoreremo la sua eredità in ogni angolo della nostra amata regione”.

Secondo Debora Serracchiani, della segreteria nazionale Pd, è stato “un uomo dal grande spessore intellettuale e umano, vero professore, con una straordinaria capacità di vivere la politica in modo operativo. Nella comune esperienza al Parlamento europeo ho potuto apprezzarne la levatura e l’autorevolezza, e voglio esprimere la mia gratitudine per come, in quei miei passi in un contesto complesso, ha saputo essere per me un riferimento discreto e affettuoso. Il mio cordoglio alla famiglia e alla comunità accademica”.