“Pillole del sapere”, indagati funzionari Miur: per l’accusa favorivano aziende amiche

da Tecnica della Scuola

“Pillole del sapere”, indagati funzionari Miur: per l’accusa favorivano aziende amiche
di A.G.
La denuncia partita da dossier anonimo in cui si parla di una presunta ‘cricca’: gli indagati sarebbero già stati iscritti dalla procura di Roma per aver dirottato centinaia di milioni di euro formulando bandi di gara “su misura”. Indaga pure la Corte dei Conti.
Alcuni funzionari del Ministero dell’Istruzione, università e ricerca sarebbero indagati dalla procura di Roma per abuso d’ufficio nell’ambito della destinazione di ingenti somme di danaro per i prodotti didattici multimediali denominati “Pillole del sapere”, divenuti di rilevanza pubblica dopo la denuncia della trasmissione ‘Report’ su RaiTre risalente al novembre scorso.
“L’inchiesta – si legge in un lancio di agenzia Ansa pubblicato nel pomeriggio del 24 giugno – ha preso spunto da un dossier anonimo in cui si parla di una presunta ‘cricca’ che in cambio di tangenti ha favorito aziende amiche”.
Nell’inchiesta, affidata al pm Roberto Felici, sarebbero coinvolti dirigenti, collaboratori e consulenti del Ministero. Secondo l’accusa in cambio di tangenti, favori e assunzioni, avrebbero, tra l’altro, dirottato centinaia di milioni di euro in favore di aziende amiche formulando bandi di gara su misura.
In base a quanto riferisce sempre l’agenzia di stampa nazionale, “anche la Corte dei Conti del Lazio ha avviato accertamenti sulla gestione dei fondi pubblici da parte di alcuni funzionari del Ministero dell’Istruzione, università e ricerca”.
Secondo quanto si apprende, infine, “a breve ci saranno delle convocazioni in Procura dei funzionari implicati nell’inchiesta”.
Sull’entità dei fondi pagati dal Miur per ogni spot divulgativo, di recente si era espresso un perito super partes ritenendo fondata l’entità del pagamento assegnato dallo stesso ministero dell’Istruzione ad un’azienda multimediale specializzata. Ora però la situazione sembra ribaltarsi. E le accuse mosse dai giornalisti di ‘Report’ riprendono quota.