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L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità- A.S. 2014/2015

L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità- A.S. 2014/2015


Alunni disabili, pubblicato il Focus con i dati statistici

In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca rende noti i dati statistici sulla presenza di alunni diversamente abili nella scuola italiana.  Si tratta di quasi 235.000 studenti, il 2,7% del numero complessivo degli alunni frequentanti. Rispetto a dieci anni fa il loro incremento è pari quasi al 40%.

L’indagine statistica – che si riferisce all’anno scolastico 2014/2015 – conferma il rafforzamento del processo di inclusione di questi alunni nel nostro sistema scolastico. Nelle scuole statali gli alunni con disabilità sono 218.905, 15.883 quelli che frequentano le scuole a gestione non statale e paritarie.

Primaria e secondaria di I grado sono gli ordini di scuola con una maggiore presenza di alunni diversamente abili. I maschi sono il 68,8% del totale. Il 95,8% degli alunni con disabilità è portatore di una disabilità psicofisica, l’1,6% di una disabilità visiva, il 2,7% di una disabilità uditiva.

Aumentano gli alunni, ma cresce anche il numero dei docenti di sostegno che sono più stabili e con contratti a tempo indeterminato. Nell’anno scolastico 2014/2015 gli insegnanti di sostegno erano 119.384 (il 15,1% del totale dei docenti). Di questi più di 75.023 erano di ruolo (il 62,8% del totale, nel 2006/2007 erano il 48,1%). Una crescita legata all’aumento del numero degli alunni, ma anche al mantenimento del rapporto tra alunni e docenti che, a livello nazionale, è ormai attestato a un insegnante ogni due alunni (1,85 per l’esattezza).

Il Focus appena pubblicato dal Miur presenta quest’anno una novità: un approfondimento sugli alunni con disturbi specifici di apprendimento (DSA), si tratta di studenti con dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. Un problema in aumento: nell’anno scolastico 2014/2015 gli alunni con Dsa negli istituti statali e non statali erano 186.803. Ovvero il 2,1% del totale degli alunni, contro lo 0,7% del 2010/2011.

C’era una volta l’Italia

C’era una volta l’Italia

di Maurizio Tiriticco

 

In effetti, l’Italia ha avuto una breve esistenza. Vagheggiata da sempre, da Dante a Machiavelli e ai profeti del Romanticismo, costruita dal concorso di più forze politiche e militari, costituita come Regno nel 1861, oggi, dopo più di un secolo e mezzo, sembra che torni ad essere quella espressione geografica che per un certo Metternich è sempre stata.

Le difficoltà di comunicazione tra un lombardo e un siciliano nel 1861 erano enormi. Due mondi, due storie, due culture, due lingue, anche se negli stessi anni un certo Manzoni, sciacquando i panni in Arno, definiva il lessico e la grammatica di una lingua che ci avrebbe accomunato dalle Alpi al Lilibeo. Quante lotte e quanto sangue! Dalle Guerre di indipendenza del Risorgimento alla Liberazione di Trento e Trieste e all’annessione (sic!) del Südtirol e di Rijeka. E poi la Libia e l’Etiopia, l’imperialismo straccione, comunque, per non essere da meno di altri Stati europei imperialisti a tutto tondo da tempi più lontani. Insomma, ce l’abbiamo messa tutta – soprattutto con il fascismo – per ricostruire gli antichi splendori, addirittura di una Roma imperiale: la massima espansione ai tempi di Traiano!

E poi con la Resistenza finalmente ci siamo affrancati da un passato equivoco, illusorio e guerrafondaio e, sulla scorta del pensiero dei nostri Mazzini, Cattaneo e Pisacane, abbiamo contribuito – con il manifesto di Ventotene, con l’europeismo di un De Gasperi, di un Silone, di uno Jemolo – alla costruzione di quel primo nucleo di Europa dei sei Paesi della CEE, una semplice comunità economica, ma avviata – pensavamo – a destini ben più alti. Era il lontano 1957 e proprio in Roma, caput mundi, venne firmato il Trattato che metteva insieme, dopo dodici anni dalla fine della guerra, vincitori e vinti! Allora erano solo sei Paesi! E gli interrogativi per il futuro erano tanti.

Oggi i Paesi membri sono ventotto, dall’Atlantico al Mar Baltico, e gli interrogativi non sono affatto da meno. Anche e soprattutto perché, dopo avere firmato in Campidoglio a Roma nel 2004 una Costituzione, solo tre anni dopo, a Lisbona abbiamo dovuto ripiegare su un semplice Trattato. Una Europa nuova che cresce per cinquant’anni e che, dal 2007 in poi rischia, invece di perdere la sua stessa identità! E’ forse un colosso d’argilla? Manca una politica estera. Le politiche economiche sono restrittive più che espansive; alla moneta comune non corrisponde un vero mercato comune. Anzi, aumentano i vincoli e diminuiscono le opportunità. E soprattutto l’Unione non è in grado di dare risposte ai sommovimenti di popolazione che ormai caratterizzeranno, e in forme sempre più massicce, l’intero Terzo millennio. Per non dire poi di quella guerra senza confini che ci hanno dichiarato e mosso gli uomini dell’Isis.

Migrazioni epocali si faranno sempre più massicce e non saranno né leggi né filo spinato a fermarle. E confrontarsi con chi si suicida per uccidere è ancora più difficile. E’ l’assetto stesso di Popoli, Nazioni, Patrie che con tante fatiche e centinaia di anni abbiamo costruito qui in Europa che si sta sgretolando. E’ finita l’epoca in cui un Mazzini poteva affermare: “La Patria è una comunione di liberi e d’eguali affratellati in concordia di lavori verso un unico fine… La Patria non è un aggregato, è una associazione”. I sommovimenti di oggi e di domani – dall’esterno e al nostro interno – liquidano giorno dopo giorno fatti e concetti a cui abbiamo creduto e su cui abbiamo costruito. C’erano una volta le Nazioni, e qui in Europa soprattutto, da costruire o già costruite. Oggi sono solo piccoli castelli di sabbia che onde impetuose stanno dissolvendo giorno dopo giorno e con forza sempre maggiore.

Resistere od opporsi alle ondate migratorie di oggi e di domani è impossibile, non serve e non ha senso. Occorre prenderne atto e ricercare assetti sociali diversi da quelli che abbiamo costruito. Ed è qui la difficile scommessa! La storia è un continuo divenire di eventi e nessuno può mai considerarsi definitivo. L’Europa delle Patrie è al collasso e l’Unione dei ventotto Stati membri non può unire Patrie che si stanno dissolvendo. Il fenomeno è epocale e non si conclude né in tempi brevi né con soluzioni che si suppongono miracoliste. Purtroppo la storia non la capisce mai che la fa, ma solo chi la studia dopo anni. E almeno tentare di studiare i fenomeni che oggi ci attanagliano è la prima cosa da fare. Se vogliamo ricercare e adottare le opportune possibili strategie.

C’erano una volta gli Stati nazione. C’era una volta l’Italia.

La buona scuola e l’azione sindacale

La buona scuola e l’azione sindacale

di Enrico Maranzana

 

La protesta sindacale avverso “La buona scuola” riguarda aspetti marginali: gerarchie; scuola azienda; la titolarità e responsabilità dei docenti nei confronti degli alunni; la chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici; metodi di valutazione degli insegnanti; disparità di trattamento tra gli assunti; forme di finanziamento; potere del dirigente scolastico; forme di incentivazione ..

Scioperi che, per l’assenza di una visione sistemica, per la parzialità e la frammentarietà dell’oggetto di critica, sono di supporto al cambiamento indotto dalla legge 107.

Ben diversa sarebbe l’incisività della protesta se l’analisi del mutamento normativo fosse stata condotta a partire della qualità del servizio formativo-educativo-dell’istruzione-dell’insegnamento, all’interno del rapporto mondo contemporaneo-scuola.

Ben diversa sarebbe l’incisività della protesta se il testo della legge 107 fosse stato comparato a un modello di scuola desunto dalla dottrina scientifica e dalla normativa.

Ben diversa sarebbe l’incisività della protesta se fossero stati razionalmente e scientemente confezionati e diffusi messaggi atti a coinvolgere la popolazione intera.

 

La ratio legis è scolpita nell’art. 1, comma 1 della legge 107/2015: “Per affermare il ruolo centrale della scuola .. e per .. (elenco finalità) … la presente legge dà piena attuazione all’autonomia delle istituzioni scolastiche di cui all’articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59, e successive modificazioni

La via maestra per conseguire i traguardi elencati è “la piena attuazione della legge 59/97”,

via imboccata in spregio al sistema normativo repubblicano: la legge 59/97 è una legge delega e, come tale, priva d’efficacia.

 

Dare piena attuazione alla legge 59/97”,

che decodificato significa: il governo D’Alema – Berlinguer, che ha elaborato il DPR 275/99, ha lavorato in modo lacunoso e superficiale.

Si devono correggere e cestinare parti della disposizione.

 

Il riferimento alla legge delega e non al DPR implica l’esistenza di due filosofie contrapposte:

L’autonomia delle istituzioni scolastica .. si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana” [DPR 275 – art. 1 – comma 2].

Gli estensori della legge 107 non possiedono le necessarie competenze progettuali per cogliere il senso della disposizione.

Un progetto prende avvio dall’esatta e scrupolosa specificazione dei traguardi.

Il paragrafo 7 della legge 107 non distingue, unificando, modalità operative e “obiettivi formativi individuati come prioritari”.

Il Piano dell’offerta formativa è elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi generali per le attività della scuola e delle scelte generali di gestione e di amministrazione definiti dal consiglio di circolo o di istituto” [DPR 275 – art. 3 – comma 3].

La struttura decisionale introdotta dalla legge 107 è concepita in spregio alla dottrina scientifica dell’organizzazione, fondamento del TU 297/94, e all’art. 37 del Decreto Legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 che regola la Dirigenza pubblica.

 

Legge 15 marzo 1997, n. 59, e successive modificazioni”:

la modifica di una legge delega é ipotizzabile solo all’interno d’una cultura giuridica raffazzonata.

C. Dotto Viglino, Maremadre

Una vita a due

di Antonio Stanca

viglinoA Giugno del 2015 presso la casa editrice E/O di Roma è comparso un altro romanzo, il quarto, Maremadre, della poetessa e scrittrice genovese Cristina Dotto Viglino.

Nata a Genova nel 1966, la Viglino già a ventotto anni, nel 1994, si è fatta conoscere con la prima raccolta di poesie Inutile phare de la nuit, che le ha procurato il Premio Marguerite Yourcenar per la poesia. L’anno successivo con il primo racconto, Il porto, vinse il Premio di Narrativa Città di Novara. I primi due romanzi sono del 2006 e sono stati pubblicati insieme, in un volume unico dal titolo Di due dolori ed altro.

Altre raccolte poetiche ed altri romanzi avrebbe scritto la Viglino fino a quest’ultimo dove narra di una situazione particolare verificatasi nella prima metà del secolo scorso e vissuta da una madre ed una figlia legate, unite in maniera morbosa, inalterabile, indissolubile.

Non è un romanzo autobiografico come alcuni hanno inteso anche perché ambientato in una Genova precedente a quella vissuta dalla scrittrice nei suoi anni da bambina ad oggi. Probabilmente nella vita della Viglino ci saranno stati degli elementi, degli aspetti dai quali le è provenuta ispirazione, è stata mossa a scrivere l’opera ma altro è questa dalla sua vita.

Il romanzo si presenta scorrevole, facile nell’esposizione, chiaro nei contenuti. Questi passano tra tempi, eventi, ambienti diversi senza, però, perdere di vista il motivo che li tiene uniti dall’inizio alla fine e che è costituito dall’affetto, dall’amore che uniscono una madre ed una figlia in una Genova che delle loro vicende sembra partecipare, dai loro pensieri sembra essere percorsa nelle sue strade, nelle sue case, nelle sue piazze, nel suo mare, nel suo porto, nei suoi abitanti, nelle sue luci, nei suoi colori. Sempre presente è la città nel romanzo, sempre nominata pur nelle sue parti più segrete, nei suoi vicoli più remoti. Vivere sembra Genova in quest’opera della vita delle due donne. E’ una vita particolare questa, un “caso” eccezionale è il loro dal momento che tutto ciò che è dell’una appartiene pure all’altra. Tra le due non ci sono segreti, esse vivono più come amiche che come familiari. Nella famiglia il padre aveva proceduto per conto proprio senza pensarle molto e questo aveva mosso la madre a rimanere vicina alla figlia da quando era piccola a quando era diventata una donna matura che aveva compiuto i suoi studi universitari e si era più volte sposata. Sempre pronta era stata la madre a capire i pensieri, i bisogni della figlia, ad aiutarla nei suoi problemi, a risolvere i suoi dubbi, a placare le sue angosce, ad insegnarle a vivere nel migliore dei modi. La vita aveva fatto imparare alla figlia, la sua vita le aveva trasmesso convinta che fosse stata la migliore perché fatta di equilibrio, compostezza, cultura, eleganza ed anche libertà di pensiero ed azione, scambi, rapporti compresi quelli sessuali che, secondo lei, arricchivano, facevano acquisire quanto agli altri apparteneva, aggiungevano alla propria altre vite. Due donne unite anche nelle loro passioni amorose erano diventate quella madre e quella figlia: come era stato per una era adesso per l’altra.

Un movimento continuo, incessante, un processo interminabile viene avviato nel romanzo fin dalle prime pagine. La voce che parla è quella della figlia e mai si ferma, mai conclude, mai finisce di dire di una situazione poiché sempre ha da aggiungere a quel che ha detto, ha visto, ha fatto, sempre ha da riferirsi alla figura, alla persona della madre che anche quando non è presente vive, opera nei suoi pensieri, nei suoi ricordi, nei suoi sogni. Hanno cominciato insieme e finiranno insieme. Ancora più unite, ancora più strette le mostrerà la Viglino al momento della notizia della grave malattia che ha colpito la madre. Allora sarà la figlia la protettrice, la consolatrice ma niente cambierà ché uguali saranno le parole, le intimità che tra loro correranno, uguali i modi, gli sguardi. E neanche dopo, si ripromette la figlia, sarebbe cambiato qualcosa, neanche dopo la morte della madre lei avrebbe smesso di sentirla vicina.

Meraviglia, affascina questa lunga, interminabile ricostruzione che una donna fa della sua vita senza mai mostrare di ricredersi su qualche momento, aspetto di essa, senza mai dubitare se le è valso vivere come la madre, insieme alla madre, per la madre.

A testa alta di Emmanuelle Bercot

“A testa alta“, un film di Emmanuelle Bercot

di Mario Coviello

atestaaltaNel 1959 il film di un esordiente chiamato François Truffaut lasciò il suo segno sul festival di Cannes con la storia di un ragazzino difficile, malamato in famiglia, finito in un istituto correzionale. Era “I 400 colpi”.

Albert Einstein diceva: “Non esistono grandi scoperte né reale progresso finché sulla terra esiste un bambino infelice.” Dall’alto della sua saggezza non sbagliava. Il legame con l’ultimo film di Emmanuelle Bercot, A Testa Alta (La Tête Haute), presentata in apertura al Festival di Cannes 2015 (il film è uscito la scorsa settimana in Italia in occasione della giornata mondiale dei diritti per l’infanzia e l’adolescenza), è significativo ai fini della storia e della sua possibile analisi.

Qual è il prezzo da pagare per vedere gli occhi di un bambino colmi di gioia e il suo sguardo disteso se durante l’infanzia gli è stato rubato il sorriso?
“L’educazione è un diritto fondamentale. Esso deve essere assicurato dalla famiglia, ma se essa non vi provvede, spetta alla società assumersene l’onere”, recita la nostra Costituzione.

Il film è la storia di un adolescente infelice, un giovane smarrito senza una guida, è l’immagine riflessa allo specchio di una anima triste, avvolta nell’ombra di un’apparente cammino di crescita la cui retta via non è mai stata tracciata. Malony è un ragazzo che non ha avuto una madre capace di seguirlo passo dopo passo, ed è costretto a vivere un tragico dramma esistenziale, infettato di dolore e solitudine, in perenne equilibrio tra ragione e istinto.

Per una società che vuole ampliare i suoi orizzonti in nome di un progresso mirato è fondamentale stabilire un contatto con i cittadini più bisognosi , tracciando un percorso ‘educativo’ che garantisca loro un futuro e una graduale integrazione comunitaria. Ognuno deve poter camminare “a testa alta” Ed è grazie al lavoro di persone che svolgono con passione e fedeltà il proprio mestiere che esiste ancora oggi una ferma speranza per l’avvenire, la volontà di riuscire a cambiare lo stato dei fatti e a sanare l’insanabile.

Giustizia, tenacia e solidarietà, il messaggio lanciato dalla regista francese è chiaro: A Testa Alta focalizza l’attenzione su una pagina triste e spiazzante della storia di un minorenne problematico, “out of control”, e di una famiglia ‘adottiva’ che cerca di salvarlo dalla perdizione con tutti i mezzi possibili per guidarlo verso un’ideale strada che porta alla redenzione.

“Il punto di partenza del film ha radici molto specifiche” – spiega la regista – “ Ho uno zio educatore e da bambina ero andata a trovarlo in Bretagna dove era responsabile di un campo estivo per giovani delinquenti. Uno di loro era un bambino. Da ragazza di buona famiglia, sempre protetta e incoraggiata, ero affascinata dal comportamento di questi adolescenti che non avevano avuto la mia stessa fortuna, ero attratta dalla loro insolenza, dal loro atteggiamento ribelle nei confronti dell’autorità e delle convenzioni sociali. Allo stesso tempo ammiravo lo sforzo di mio zio e degli altri assistenti sociali per rimetterli in carreggiata, educarli, insegnar loro ad amare se stessi e gli altri, portare rispetto ai propri simili, ma soprattutto a se stessi. Il ricordo è rimasto in me così presente che da adolescente volevo diventare un giudice minorile. Questo ricordo mi ha spinto a fare un film sull’argomento”.

Emmanuelle Bercot con grande capacità legge attentamente le situazioni, utilizza la macchina da presa in modo utile ed essenziale e mette a proprio agio gli attori, lasciandoli liberi di muoversi sulla scena e di sfoderare performance autentiche di incredibile impatto reale. Il film fotografa lo spaccato sociale della Francia di oggi,la Francia ferita dagli attentati a Parigi di questo mese, dove il sistema e le istituzioni tutelano appieno i diritti dei minori, favorendo l’educazione piuttosto che la repressione

In un via vai tra trasferimenti in ostelli della gioventù sperduti nella bucolica realtà di una Francia contadina legata all’agricoltura intensiva ed istituti di correzione, tra sbandate di testa ed isterie ingovernabili, forse alla fine il ragazzo riuscirà a capire sulla sua pelle il valore della famiglia e le responsabilità che gli competono quando da ragazzo e figlio diviene genitore precoce e per nulla deliberato o programmato.

Quando in un film si narra il disagio giovanile, la mente va quasi istantaneamente a registi come i fratelli Dardenne e Van Sant e, andando più indietro nel tempo, come ho scritto all’inizio, a maestri del cinema come Truffaut. Ai docenti, agli operatori sociali, alle persone che hanno il coraggio di guardare avanti, in queste settimane di paura, consiglio la visione di questo film da vedere e far vedere.

La legge 107: ovvero dalla scuola dell’eguaglianza alla scuola della concorrenza

La legge 107: ovvero dalla scuola dell’eguaglianza alla scuola della concorrenza *

di Maurizio Tiriticco

 

Sono un cittadino della Repubblica impegnato nel sociale e nel professionale, ma sono anche, in qualità di dirigente tecnico emerito dell’Istruzione, un uomo delle istituzioni.

Pertanto, come cittadino, tento di adoperarmi perché le leggi siano sempre in grado di affrontare e risolvere i problemi che emergono nei diversi settori pubblici e perché vengano poi applicate nel migliore dei modi. Di qui, come cittadino, la mia posizione contraria a quanto sancito dalla legge 107; ma, come uomo delle istituzioni con precise e definite competenze professionali, una volta che la legge è stata approvata, sono sempre disponibile affinché sia realizzata nel migliore dei modi possibili.

Nella mia lunga vita professionale ho avuto la fortuna di imbattermi in leggi per cui mi sono adoperato e che ho sempre condiviso, dalla riforma della scuola media del 1962 all’innalzamento dell’obbligo di istruzione del 2006. Si è trattato di un mezzo secolo di grandi trasformazioni, nel campo sociale, in quello economico e anche in quello dell’istruzione. La legge successiva tendeva sempre a migliorare quella precedente, e il nostro sistema di istruzione ne ha fruito positivamente e i nostri giovani, soprattutto, anche. E non è un caso che l’analfabetismo strumentale è stato sconfitto da decenni, anche se quello funzionale è ancora persistente, come le recenti ricerche internazionali dell’Ocse ci confermano.

Con l’inizio del nuovo secolo si è aperta una stagione convulsa per la nostra scuola. Si sono avvicendati governi di diverso colore e leggi a volte in contraddizione una con l’altra che non pochi problemi hanno prodotto nella scuola e nei suoi insegnanti più che risolverli.

E tutto ciò, nonostante un insegnamento che ci viene da lontano e che voglio riprendere. John Dewey in Democrazia e educazione, La Nuova Italia, Firenze, 1949, a p. 111, scrive quanto segue: “Una società distinta in classi deve prestare attenzioni speciali soltanto all’educazione dei suoi elementi dirigenti. Una società mobile, invece, ricca di canali distributori dei cambiamenti dovunque essi si verifichino, deve provvedere a che i suoi membri siano educati all’iniziativa personale e all’adattabilità. Altrimenti essi sarebbero sopraffatti dai cambiamenti nei quali si trovassero coinvolti e di cui non capissero il significato e la connessione. Ne conseguirebbe una confusione nella quale un piccolo numero di persone si impadronirebbe dei risultati delle attività altrui cieche e dirette dall’esterno”.

Ed è ciò che è avvenuto con il varo della legge 107. Dirigenti scolastici e insegnanti non solo non sono stati coinvolti nel processo di un cambiamento che vuole avere un carattere epocale, ma addirittura ne sono stati esclusi e sopraffatti a cose avvenute. Il che è testimoniato dalle iniziative che hanno coinvolto in tutte le città d’Italia decine di migliaia di insegnanti e di dirigenti.

E anche uno studioso del nostro secolo, Tullio De Mauro, su un recente numero della rivista “Internazionale” è fortemente critico nei confronti della legge 107 e, tra l’altro, denuncia tre silenzi della legge che fanno male alla scuola: 1) il mancato riconoscimento per ciò che la nostra scuola pubblica ha fatto dalla Liberazione e per tutta la seconda metà del secolo scorso; 2) i vincoli che la Costituzione ha posto alla scuola pubblica, che non è un pezzo qualunque dello Stato, ma un organo costituzionale a cui sono affidati precisi doveri, compiti e obiettivi; 3) la progressiva dealfabetizzazione della nostra popolazione adulta, denunciata da tutte le ricerche internazionali e non, di cui la scuola, e soprattutto quella media superiore, ha una precisa responsabilità.

Che la nostra scuola necessiti di un riordino da almeno un decennio, se non oltre, è fuor di dubbio. Ciò che avviene giorno dopo giorno nel mondo dei saperi, delle competenze e del lavoro è sotto gli occhi di tutti. E non c’è sistema scolastico di un Paese ad alto sviluppo che non si adegui, giorno dopo giorno, a queste necessità. E noi italiani facciamo ormai parte di un’Unione europea che si compone di ben 28 Paesi: ciascuno ha un suo sistema scolastico e ciascun si adopera per renderlo sempre migliore e all’altezza delle esigenze sempre nuove che si manifestano nel mondo della cultura e in quello del lavoro. L’Unione europea non chiede di adottare un sistema scolastico unico per tutti i Paesi membri: sarebbe impossibile e folle. Ma ci ha dato indicazioni precise circa le finalità che ogni scuola deve perseguire. Con una Raccomandazione del 2006 ci ha indicato le competenze di cittadinanza attiva che garantiscono a ciascun cittadino dell’Unione l’accesso a quell’apprendimento che ormai chiamiamo permanente: la società cambia rapidamente e siamo tutti tenuti ad apprendere sempre, ogni giorno. In seguito, con una Raccomandazione del 2008, l’Unione ci ha indicato otto livelli di competenze, dai minimi ai massimi, ai quali ogni sistema scolastico europeo deve attenersi per organizzare sempre al meglio il suo sistema di istruzione generalista e di formazione professionale.

In ordine a queste indicazioni e finalità, ormai transnazionali, la legge 107 dimostra tutta la sua debolezza. E ne indico le ragioni.

Ciò di cui il nostro Sistema nazionale di istruzione necessita è un urgente riordino dei cicli. Esiste tuttora una scuola per l’infanzia non obbligatoria, quando invece l’obbligatorietà almeno del terzo anno (5-6 anni di età), anche in considerazione che una grande maggioranza degli iscritti alla prima classe primaria sono da tempo anticipatari, permetterebbe l’avvio – ovviamente da considerare con tutte le cautele possibili – di quegli insegnamenti previsti dalle Indicazioni nazionali del primo ciclo di istruzione. Va anche considerata la frammentazione in tre gradi del percorso obbligatorio decennale, che viene da lontano e che di fatto non permette che le competenze terminali degli alunni vengano concretamente certificate alla fine del biennio di un’istruzione secondaria, ulteriormente suddiviso e spezzettato nei tre ordini di sempre, sanciti fin dalla riforma Gentile del 1923. In nessun Paese europeo oggi gli indirizzi liceali, tecnici e professionali, sono così connotati da sancire quelle differenze di classe che ancora connotano, invece, i nostri percorsi. Com’è noto, in Italia si iscrivono ai licei i figli dei “dottori”, ai tecnici gli alunni considerati non portati per studi impegnativi, e ai professionali i cosiddetti “sfigati”. Abbiamo così ancora, in pieno Terzo millennio, un’istruzione secondaria che potremmo definire, con un’espressione un po’novecentesca, di classe.

Per quanto riguarda, poi, la terminalità degli studi secondari, siamo tra gli ultimi Paesi che licenzia i suoi alunni a 19 anni di età, per di più maggiorenni. Un riordino dell’intero sistema di istruzione, cha parta dal basso verso l’alto, dovrebbe prevedere l’uscita dal sistema secondario a 18 anni età. Per non dire, poi, che ancora non siamo stati capaci – nonostante la legge di riforma degli esami di Stato sia del lontano 1997 e lo preveda – di certificare quelle competenze di uscita assolutamente necessarie perché il titolo di studio abbia un vero valore reale, oltre a quello legale che, com’è noto, non ne esaurisce lo spessore professionalizzante. Vorrei sperare che il decreto legislativo di competenza del Miur, relativo all’“adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti e degli esami di Stato”, previsto dalla legge 107 (articolo 1, comma 181), vada in porto al più presto possibile.

Ma la cosa più preoccupante della legge 107 è, a mio avviso, che nella sua progressiva attuazione, nei prossimi anni si vengano a rompere quei principi dell’eguaglianza e dell’equità che invece, a norma costituzionale – considerando anche la riscrittura del Titolo V della Costituzione – devono caratterizzare l’intero sistema di istruzione. L’articolo 2 della Costituzione afferma tra l’altro che “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. E la prima formazione sociale che accoglie e forma i cittadini, tutti e ciascuno, è la scuola! Nell’articolo 3, infatti, leggiamo che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Si tratta di impegni che abbiamo assunto nei confronti di tutti i cittadini. E non è un caso che da quel lontano 1948 ci siamo adoperati in ogni modo perché la scuola garantisse a tutti, nessuno escluso, di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione. Abbiamo costruito, quindi, una scuola che offrisse a tutti non solo le stesse opportunità, ma abbiamo anche lanciato la sfida di accogliere nelle nostre aule anche gli alunni diversamente abili (legge 517/1977).

Oggi, a mio avviso, con la legge 107 si compie una scelta opposta. Si innescano meccanismi tali per cui avremo, nel prosieguo del tempo, scuole in competizione tra loro per offrire insegnamenti e insegnanti diversi e concorrenziali. Si innestano così atteggiamenti e comportamenti competitivi sia nei dirigenti scolastici che negli stessi insegnanti. I primi saranno tenuti a scegliere dal mercato di elenchi territoriali gli insegnanti che saranno considerati i “migliori”. E gli insegnanti non scelti saranno assegnati di ufficio alle scuole in cui si verificheranno dei “buchi”. Così nel medesimo istituto avremo l’insegnante “bravo” in quanto scelto e quello “tollerato”, in quanto assegnato d’ufficio. Per non dire poi che, dopo un triennio, l’insegnante scelto potrebbe essere sostituito da un altro ritenuto “migliore” e/o più adatto alle finalità e agli obiettivi proposti da un piano triennale riveduto, corretto e aggiornato. Si avrà quindi una circolazione di insegnanti da scuola a scuola che rompe non solo la continuità didattica, ma anche la certezza e il diritto al posto di lavoro che, invece, sono dovuti – com’è noto – a una faticosa conquista di tanti anni di lotte sindacali e politiche.

Avremo scuole, dirigenti e insegnanti in concorrenza tra loro, e il tutto con la sanzione indiscussa e indiscutibile delle prove Invalsi: una sorta di Moloch! Avremo così scuole cosiddette migliori e scuole cosiddette peggiori, come vogliono le rigide leggi del mercato: una vera e propria privatizzazione di un servizio che è nato pubblico e che pubblico dovrebbe restare! Addio per sempre alla scuola della Costituzione! E in nome e in forza di un’autonomia, a mio vedere, tradita!

Trascrivo quanto abbiamo scritto anni fa nel comma 2 dell’articolo 1 del dpr 275/1999: “L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento”.

Si tratta di un triplice impegno: educare ai valori della democrazia, formare tutti e ciascuno – non uno di meno – secondo le sue personali attese e attitudini, istruire a quelle conoscenze indispensabili al mondo del lavoro. Si tratta di tre percorsi paralleli e fortemente integrati, affinché ciascuno raggiunga il suo personale successo nella scuola, nel lavoro e nella vita.

Con la legge 107 questo impegno educativo e civile verrà a cadere. Avremo così una scuola “altra”, che nulla ha a che fare con una tradizione consolidata che ha avuto il suo inizio, fin dalla legge Casati che voleva insegnare a tutti a leggere, scrivere e far di conto. Avremo scuole diverse, tra loro in competizione, che promuoveranno i migliori ed escluderanno i peggiori! E vorrei veramente sbagliarmi!

Ormai la legge è legge e dovremo adoperarci perché la sua progressiva attuazione eviti per quanto è possibile le derive che ho denunciato. A mio avviso, sarà compito delle associazioni professionali degli insegnanti e dei dirigenti, delle associazioni dei genitori, dei sindacati di categoria, adoperarsi perché sui singoli territori non si verifichino quelle differenziazioni tra scuola e scuola che romperebbero quell’unitarietà dell’offerta educativa, formativa ed istruttiva auspicata e garantita dalla Costituzione. Sotto il profilo istituzionale, sui singoli territori spetta alle Reti di scuole, di cui all’articolo 7 del Regolamento sull’autonomia, divenire motore attivo perché tutte le istituzioni scolastiche presenti sul territorio garantiscano l’eccellenza dell’offerta educativa.

A mio avviso, gli anticorpi che possano evitare le conseguenze funeste che la legge 107 comporta sono nelle istituzioni scolastiche stesse. Quei principi della solidarietà (artt. Cost. 2 e 119) e della sussidiarietà (artt. Cost. 118 e 120), che sono i fondamenti della nostra convivenza civile e democratica, hanno la loro peculiarità in primo luogo proprio là dove i nostri bambini, italiani e stranieri oggi, crescono e apprendono, e che hanno pieno diritto ad un’offerta educativa che sia in grado – citando Don Milani – di dare di più a chi ha di meno! E tutto ciò, nonostante la legge 107! Innovare è necessario. Stravolgere è pericoloso.

Spetterà alla saggezza e alla mission dei nostri dirigenti e dei nostri insegnanti attenuare il più possibile le pericolose derive che la legge 107 potrebbe innescare. E l’Uciim, di conserva con tutte le altre associazioni professionali degli insegnanti e dei dirigenti scolastici, e con le associazioni dei genitori, può e deve assumere tutte le iniziative del caso.

E… grazie di non avermi fischiato!!!


 

* “Legge 13 luglio 2015 n 107: come ricucire il rapporto tra la scuola scritta nella legge (con i suoi 212 commi da decifrare) e la scuola reale (con le sue speranze, i suoi timori e i suoi doveri)”

Paternò, 25 novembre 2015

Uciim della Provincia di Catania

 

Insegnare ad imparare

INSEGNARE AD IMPARARE: UNA PRIORITÀ STRATEGICA DELLA FORMAZIONE DEI DOCENTI.

di Emmanuele Roca

 

Imparare ad imparare” (Learning to Learn) rappresenta una delle competenze chiave per la vita ed il presupposto necessario per esercitare il diritto di cittadinanza.

Così l’Unione Europea (UE), nella Raccomandazione 2006/962/CE relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente, ha delineato “l’imparare ad imparare” definendolo come “l’abilità di perseverare nell’apprendimento, di organizzare il proprio apprendimento anche mediante una gestione efficace del tempo e delle informazioni”. Ed ancora: “Questa competenza comprende la consapevolezza del proprio processo di apprendimento e dei propri bisogni, l’identificazione delle opportunità disponibili e la capacità di sormontare gli ostacoli per apprendere in modo efficace”.

Pertanto, “Imparare a imparare” presuppone delle abilità e si configura come competenza; ciò comporta che una persona conosca e comprenda le proprie strategie di apprendimento preferite, i punti di forza e i punti di debolezza delle proprie abilità e che sia in grado di cercare le opportunità di istruzione e formazione e gli strumenti di orientamento e/o di sostegno disponibili ed a lui necessari.

Nel nostro Paese, “Imparare ad imparare” è a pieno titolo una competenza chiave di cittadinanza (di natura metodologica, meta-cognitiva e sociale) da realizzare nell’ambito del curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione (DM 254/2012), senza escludere però la possibilità di una sua ulteriore amplificazione nel secondo ciclo del sistema d’istruzione, nell’ambito dell’autonomia delle istituzioni scolastiche. Tale competenza deve essere già acquisita al termine dell’istruzione decennale obbligatoria (DM 139/2007, DM 9/2010); il legislatore italiano la ha definita come capacità di “organizzare il proprio apprendimento, individuando, scegliendo ed utilizzando varie fonti e varie modalità di informazione e di formazione (formale, non formale ed informale), anche in funzione dei tempi disponibili, delle proprie strategie e del proprio metodo di studio e di lavoro”.

Se tale risulta essere la definizione del Learning to Learn redatta sia dagli organismi comunitari che dal legislatore nazionale, occorre però riflettere su ciò che si intenda “insegnare ad imparare” e valutare l’incidenza di quanto, nella pratica didattica della scuola italiana, venga realizzato.

“Imparare a imparare” coinvolge un insieme di aspetti metodologici e meta-cognitivi comprendenti sia le strategie di studio, sia la capacità di effettuare una riflessione sul proprio stile di apprendimento e sul come potenziarlo, sia la consapevolezza dei processi mentali attivati e ulteriormente attivabili durante l’apprendimento stesso. In pratica, si tratta di approfondire e delineare le caratteristiche e le modalità di attuazione dell’apprendimento dell’apprendimento.

Il docente dovrebbe essere così bravo da indurre il discente ad apprendere e modificare e/o potenziare il proprio modo di apprendere, facendo leva sulle sue disposizioni positive (resilienza, prontezza, reciprocità, ecc.) ed offrendo al tempo stesso un ventaglio di possibili azioni di intervento. Pertanto, l’insegnamento dell’imparare ad imparare dovrebbe attuarsi attraverso il “dialogo pedagogico” messo in atto nella relazione docente-allievo ed oltre ad interferire con la specifica dimensione cognitiva del discente, prevede l’impatto con variabili personali quali le motivazioni, le prospettive di realizzazione e gli aspetti del sé che interagiscono con l’apprendimento stesso.

Tale approccio è proprio anche della “Didattica Mentalista” che spostando il baricentro dell’azione didattica dalle discipline all’alunno – considerato nella sua valenza ontologica in quanto persona – pone la mente come oggetto di analisi e di intervento, basandosi sulle considerazioni del filosofo-pedagogista Antoine de La Garanderie inerenti la gestione mentale degli apprendimenti.

Attualmente, tale didattica sembra costituisca un approccio idoneo per comprendere le origini delle difficoltà di apprendimento e per impostare mirate ed efficaci azioni di potenziamento meta-cognitivo; tuttavia, davvero poche sono le realtà scolastiche dove tale approccio didattico viene sperimentato.

Il “dialogo pedagogico” proposto da A. de La Garanderie con funzione di indagine introspettiva consente di far percepire agli alunni il proprio stile di apprendimento ed i processi mentali attivati per apprendere, comprendere e scrivere. L’immagine mentale (visiva o uditiva) che si costruisce nel processo di apprendimento costituirebbe l’intermediario o la connessione psichica tra l’oggetto percepito ed il concetto formulato.

Secondo de La Garanderie, ciascuna persona ha delle proprie abitudini mentali (visive, uditive, cinestetiche) che costituiscono delle attitudini evocative psichiche specifiche e tali attitudini condizionerebbero le attitudini scolastiche ed i risultati dell’apprendimento. Pertanto, l’insegnante dovrebbe aiutare a scoprire le singole abitudini mentali evocative degli allievi e dovrebbe predisporre i mezzi e le strategie per l’acquisizione di quelle abitudini mentali non praticate o poco utilizzate e dalle quali dipenderebbero le difficoltà scolastiche.

Un buon insegnante, in pratica, dovrebbe essere in grado di riuscire a formulare una diagnosi pedagogica per ciascun alunno che indichi quali sono i “parametri mentali” padroneggiati e quali quelli carenti (ovvero le funzioni non esercitate seppure esistenti) in modo tale da attuare una serie di strategie ed esercizi applicativi (non una terapia per una malattia) che consentano di far sviluppare e potenziare i “parametri pedagogici accantonati”.

Molto spesso, purtroppo, nella pratica didattica quotidiana i docenti ignorano gli stili cognitivi degli allievi (come anche il proprio) e preferiscono un insegnamento quasi univoco e poco diversificato, proponendo un unico itinerario formativo per i diversi destinatari. Inoltre, l’habitus mentale proprio del docente (il suo stile di apprendimento) condiziona il metodo personale di lavoro come anche il processo di valutazione degli alunni; di ciò gli insegnati stessi non ne hanno piena consapevolezza. Occorre pertanto, fornire agli insegnanti una specifica formazione ed un quadro di riferimento teorico, insieme ad una serie di attività operative che consentano l’acquisizione di specifiche ed ulteriori competenze pedagogiche e di metodologie e strategie didattico-psicologiche da sperimentare in classe, al fine di migliorare le proprie competenze professionali e rendere efficace il dettame legislativo dell’insegnare ad “imparare a imparare”.

La recente Legge 107/2015 – che ha previsto l’obbligatorietà della formazione in servizio dei docenti (art 1 c. 124) e l’emanazione del Piano nazionale della scuola digitale con lo specifico obiettivo della formazione dei docenti per l’innovazione didattica e la formazione delle competenze lavorative, cognitive e sociali degli studenti (art. 1 c. 58 lettera f) – costituisce un valido sprono per le Istituzione Scolastiche ad attivare, nell’ambito del POF triennale, specifici percorsi di formazione mirati a potenziare le competenze necessarie per “insegnare ad imparare”.

In un futuro non lontano, alla richiesta degli alunni: “Professore … la smetta di raccomandarci di stare attenti, di riflettere e di impegnarci ad apprendere; usi piuttosto il suo zelo per spiegarci cosa dobbiamo fare per essere attenti, per riflettere e apprendere. Noi ci impegniamo a fare tutto il possibile per compiere tali atti, esattamente così come ce li avrà descritti”, speriamo che la scuola sappia offrire una risposta adeguata.


 

Riferimenti bibliografici:

  • de La Garanderie A., “I mezzi dell’apprendimento e il dialogo con l’alunno”, Erickson, Trento, 2003.
  • Marcuccio M., “L’imparare a imparare: da priorità strategica a pratica didattica. Una ricerca empirica nei percorsi professionalizzanti dell’obbligo formativo” in Atti del VI Congresso della Società Italiana di Ricerca Didattica (SIRD), Roma 11-13 Dicembre 2008, 171-185.
  • Sacchelli, P., “Il metodo metacognitivo della Gestione Mentale. Il pensiero di A. de La Garanderie”, Pendragon, Bologna, 2001.

Riferimenti normativi:

  • “Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente” (2006/962/CE) pubblicata nella U.C.E. 30 dicembre 2006, L. 394.
  • “Raccomandazione del Parlamento europeo e del consiglio del 23 aprile 2008 sulla costituzione del Quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente” (2008/C111/01/CE) pubblicata nella U.C.E. 6 maggio 2008, C111.
  • Decreto 22 agosto 2007, n. 139 “Regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione” pubblicato in G.U. della Repubblica Italiana 31 agosto 2007 n. 202
  • Decreto 27 gennaio 2010, n. 9 con allegato il Modello di certificazione dei saperi e delle competenze acquisite nell’assolvimento dell’obbligo di istruzione.
  • Decreto 16 novembre 2012, n. 254 “Regolamento recante indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, a norma dell’articolo 1, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 89” pubblicato in U. della Repubblica Italiana 5 febbraio 2013 n. 30.
  • Legge 13 luglio 2015, n. 107 “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti” pubblicata in U. della Repubblica Italiana 15 luglio 2015 n. 162.

Commento alla legge regionale Puglia n. 31/15

Commento alla legge regionale Puglia n° 31/15 sulla riassegnazione delle competenze delle province

 

La Regione Puglia ha finalmente approvato la legge regionale n° 31/2015 concernente l’assegnazione delle competenze provinciali in applicazione della legge Delrio n° 56/14.

 

Richiamiamo l’attenzione sui seguenti aspetti:

 

  1. Nella legge regionale non si parla espressamente di diritto allo studio, nè di diritto al trasporto gratuito, nè di nomina per gli assistenti per l’autonomia e la comunicazione. Però l’art. 2 trasferisce alla regione le competenze in materia dei servizi sociali. In tutte le regioni italiane il trasporto gratuito e la nomina per gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione sono rientrati nei servizi sociali, competenza gestita dall’assessore regionale e da quelli provinciali ai servizi sociali. Quindi è da ritenere che le materie che ci interessano rientrino nei servizi sociali.

 

  1. La regione può con propri provvedimenti riattribuire all’area metropolitana o ad associazioni di comuni o ad altro ente locale queste competenze.

 

  1. Qualora una regione non ritenga il trasporto gratuito a scuola e l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione rientranti nei servizi sociali, ma rientranti tra le funzioni non fondamentali, la regione deve comunque stabilire a quale Ente esse vada attribuite.

 

  1. Importante è l’art. 6 della legge regionale, secondo il quale “Fino al completamento del processo di trasferimento, le funzioni oggetto di riordino continuano a essere esercitate dagli enti titolari alla data di entrata in vigore della legge. E’ importante che le associazioni o le federazioni di ciascuna regione verifichino se nella propria legge regionale compare una norma simile alla presente. Ciò al fine che venga evitata un’interruzione di un pubblico servizio, che in mancanza di tale norma, diverrebbe perseguibile.

 

  1. Viene riassegnato agli enti titolari delle funzioni il corrispondente personale e le risorse finanziarie (art. 2, commi 6-10 e art. 7).

 

  1. E’ importante l’art. 11 che prevede il potere sostitutivo della Regione in caso di inadempienza da parte degli Enti assegnatari nello svolgimento delle nuove competenze.

 

  1. E’ da ricordare che il Governo può sostituirsi alle regioni qualora siano inadempienti nella “tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali” (Costituzione art. 120 comma 2).

 

 

 

 

 


Per approfondimenti vedi anche:

Scheda normativa n° 502. Un piccolo contributo finanziario per il supporto organizzativo all’inclusione scolastica (DL 78/15 convertito in L. 125/15)

Soppressione delle Province. FISH interviene sulla questione con un comunicato stampa

Assistenza scolastica agli alunni con disabilità

Entro il 10 settembre richiesta fondi assistenza scuola

 

Salvatore Nocera

Poveri insegnanti! Troppe sigle e poca didattica

Poveri insegnanti! Troppe sigle e poca didattica

di Maurizio Tiriticco

 

Giancarlo Cerini lamenta su FB che oggi a scuola dovremmo fare un po’ di pulizia semantica: RAV, PdM, PTOF, (POF 3.0), PNSD, Fase C, organico potenziato, IND/2012, 107, 3, SNV, NIV, NEV, CdC, PON… e così via! Condivido in pieno le sue perplessità. Non sono un laudator temporis acti, ma ai miei tempi – si dice così – insegnavo! Punto e basta! Ora il povero insegnante è impegnato per legge in mille altre attività, di cui alle sigle riportate da Cerini. Abbiamo avuto in un quindicennio e più tanti ministri, Berlinguer, De Mauro, Moratti, Fioroni, Mussi, Gelmini, Profumo, Carrozza, Giannini – se non dimentico qualcuno – e ciascuno, chi più chi meno, ha dovuto mettere le “mani in pasta”. Ma nessuno è riuscito a metter mano nelle cose che più urgono, un riordino complessivo dei cicli! In effetti, quando a una torta attendono più pasticceri, si ha soltanto un… gran pasticcio!!! Di qui, chiacchiere su chiacchiere, ammantate di belle ma oscure parole. Segnali di fumo per le scuola!

Infine arriva la 107!!! La nostra Costituzione è fatta di 139 articoli, se non erro, e disciplina da decenni la vita di un intero Paese! La 107 consta di un solo articolo… che bello!!! Potremmo dire! Nient’affatto, perché quel solo articolo consta di 212 commi! Ma che razza di legislatori abbiamo!!! E poi nessun comma conclude un oggetto, perché rinvia a un altro comma, e poi ancora ad un altro! Tant’è vero che la GU ha dovuto ripubblicare – che delirio!!! – l’intera legge con le relative note e rinvii! Ben 92 pagine fitte fitte! Siamo alla follia! I DS si interrogano e si arrovellano! Gli insegnanti scoppiano saltellando da una carta ad un’altra! Tra RAV e progetti di miglioramento… per non dire delle prove Invalsi sempre più sibilline! Una volta, invece – o tempora o mores – passavano da un’aula ad un’altra! E poi ci si mette pure l’USR a far da grancassa alla fanfara del Miur!

Intanto le competenze sono come l’araba fenice: “che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”: parafrasando il Metastasio. Competenze chiave? Boh! Competenze culturali? Ancora boh! EQF? Un altro boh!!! Intanto il mondo del lavoro non sa che farsene di diplomi che non certificano nulla. E i nostri ragazzi continuano a stare tra i banchi fino a 19 anni accumulando crediti e inseguendo punteggi e, quando ne escono, hanno un pezzo di carta, tanto ambito fino a qualche decennio fa, ma che oggi lascia il tempo che trova. E’ dal 1997 – di quell’anno è la legge di riforma dell’esame di maturità – che le competenze si dovrebbero certificare perché già da allora ce lo chiedeva l’Europa, come si suol dire!! Sarà varato presto il decreto delegato sulle competenze terminali? Ma – mi chiedo e sono cattivo – i nostri scriba del Miur, che dal ’97 hanno dormito, sanno che cos’è una competenza? Finora ci hanno sempre detto e scritto che per certificare una competenza bisogna fare aggio sui voti! Che orrore!!! Per non dire poi che i voti di norma sono dieci e andrebbero, di norma, usati per intero! Eppure da sempre nelle nostre scuole si insiste con i più, i meno, i mezzi. Ancora non abbiamo i terzi e i quarti, ma i meno meno abbondano!!! E nessuno interviene! Se ancora non sappiamo nulla di misurazione, di valutazione, né al Miur né nelle aule, che cosa presumiamo di fare in materia di certificazione? E poi non mi si venga a dire che un 14enne è competenze anche “se opportunamente guidato, svolge compiti semplici in situazioni note”! Ci faremmo curare da un dentista competente purché “opportunamente guidato”?

E ancora! E’ noto ai nostri esperti che, se intendono marciare veramente e seriamente verso le competenze, è l’intera didattica funzionale da sempre al voto che deve essere messa in discussione? In una scuola in cui da sempre c’è una confusione enorme tra misurare e valutare, sarà possibile certificare? Sappiamo tutti che ancora oggi un 2 ottenuto perché quel giorno l’alunno ha dichiarato di non essere preparato fa media con l’8 ottenuto in altra data. Ma che ci azzecca quel 2 con quell’8? Così va spesso il mondo… nella notte della valutazione degli imbrogli: parafrasando Manzoni.

Però c’è l’alternanza! Ma è una cosa vecchia! L’ha introdotta la Moratti nel 2005, sulla carta, e sulla carta resterà ancora per chissà quanto tempo! Perché fino ad oggi l’alternanza zoppica? Non basta un comma ad attivarla! Il problema è strutturale, non formale. A tutt’oggi mancano le condizioni oggettive, tranne i rari casi che conosciamo (ad esempio, l’eredità zoppicante della “terza area” e delle “aree di progetto”), perché le imprese aprano all’alternanza. E qui mi fermo… e lascio i miei lettori a districarsela con le sigle ricordate da Cerini. Poveri insegnanti dell’era della 107! Costretti a farsi assumere tre anni dopo tre anni, ad accumulare titoli e referenze per non ricadere nel buco nero dell’“ambito territoriale di riferimento”: ad accattivarsi l’amicizia e il favore del DS e del comitato di valutazione. E qui c’è pure lo studente… è bene tenerselo caro! E allora che imparino bene tutte quelle sigle! Altro che padronanza nella disciplina e nella didattica. Le sigle contano e guai a dimenticarsene una!

Education at a glance 2015

Education at a glance 2015
Uno sguardo sull’istruzione: indicatori dell’OCSE


Presentato al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca il Rapporto annuale dell’OCSE “Education at a glance” che analizza i sistemi di istruzione del 34 Paesi membri

“Ogni anno la pubblicazione del Rapporto “Education at a glance” costituisce un momento importante. Gli indicatori prodotti sono una guida essenziale per chi fa politiche in questo campo”, ha dichiarato il Ministro Stefania Giannini nel saluto inviato per l’occasione. Numerose delle sfide che il Rapporto propone all’Italia “sono state raccolte attraverso le innovazioni messe in campo con la legge 107, la legge Buona Scuola, approvata questa estate e ora in piena fase di attuazione – ha sottolineato il Ministro – La valutazione di dirigenti e docenti diventa strutturale da quest’anno. Grazie al Piano scuola digitale, presentato di recente, abbiamo finalmente una policy complessiva sul digitale a scuola che prevede un investimento da 1 miliardo di euro in cinque anni. Stiamo lavorando al rinnovamento della classe docente, cui si sta provvedendo con un grande concorso nazionale che sarà bandito a breve. Stiamo lavorando, inoltre, per arricchire le competenze teoriche e pratiche dei nostri studenti attraverso l’ampliamento dell’offerta formativa e finanziamenti specifici sui progetti di alternanza scuola-lavoro”. Novità si prospettano anche per le scuole post diploma e l’Università “con l’inversione del trend di investimento sull’università; con gli incentivi all’internazionalizzazione; con il rafforzamento degli Istituti Tecnici Superiori, su cui il Rapporto fornisce statistiche incoraggianti, e con le prime misure, contenute nella legge di stabilità che sarà approvata a fine anno, per rafforzare la qualità del sistema universitario e favorire l’accesso di nuovi docenti eccellenti e nuovi ricercatori”.
“Con la riforma de ‘La Buona Scuola’ stiamo invertendo rotta con interventi strutturali per il rilancio dell’educazione e della formazione nel nostro Paese, toccando tutti gli aspetti fondamentali del sistema educativo, i dati del rapporto ci incoraggiano sull’operato del Governo che investe nel cambiamento – ha sottolineato il Sottosegretario Gabriele Toccafondi che ha presenziato al dibattito con i giornalisti – Sul tema docenti, con il piano straordinario assunzioni, si avranno insegnanti più giovani ed ogni scuola avrà un incremento delle risorse professionali a disposizione per proporre un’offerta formativa più ricca e flessibile ai propri studenti. Si valorizzerà il merito degli insegnanti, con l’attribuzione del bonus attraverso un fondo apposito de 200 milioni di euro, è previsto un nuovo assetto del Comitato di valutazione dei docenti interno alle scuole. L’aggiornamento dei docenti diventa permanente e obbligatorio. Si punta a rilanciare l’Apprendistato e i percorsi di Alternanza scuola–lavoro come terapia contro l’alto tasso di abbandono e contro il fenomeno dei Neet. Garanzia Giovani – ha proseguito Toccafondi – sta creando una banca dati che sarà utile sia per le politiche del lavoro sia per il matching con le richieste delle imprese. Ed infine un Piano Nazionale Scuola Digitale, altro pilastro fondamentale de La Buona Scuola, per risponde alla necessità di costruire una visione di Educazione nell’era digitale, attraverso le 35 azioni previste con uno stanziamento di un miliardo di euro”. Sul fronte della formazione post- diploma “con gli Istituti tecnici superiori siamo partiti in ritardo rispetto ad altri paesi ma stiamo recuperando terreno e i dati sono incoraggianti”. Infine, come ricordato dal Ministro Giannini, la Legge di Stabilità riserva buone prospettive anche per Università e Ricerca, investendo in capitale umano e giovani: 500 cattedre d’eccellenza, 1000 nuovi ricercatori, 6000 borse medicina.


“Education at a glance 2015”
Martedì 24 al Miur la presentazione del Rapporto Ocse

Martedì 24 novembre, presso la Sala della Comunicazione del Miur, in Viale Trastevere 76/a, sarà presentato il Rapporto “Education at a glance 2015”, l’annuale pubblicazione Ocse che analizza i sistemi di istruzione dei 34 paesi membri.
Sarà presente il Sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi.
I dati relativi all’Italia saranno presentati da Francesco Avvisati, Senior Analyst Ocse. Introduce la mattinata il Capo Dipartimento per la Programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali del Miur, Sabrina Bono.
I dati del Rapporto saranno sotto embargo fino alle ore 11.00 di martedì.
L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sul sito www.istruzione.it


MARTEDÌ 24 NOVEMBRE ORE 10.30 – 13.00

MINISTERO DELL’ISTRUZIONE DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA VIALE TRASTEVERE 76/A – ROMA
SALA DELLA COMUNICAZIONE

EVENTO DI LANCIO
OECD – EDUCATION AT A GLANCE 2015

INTERVIENE
On. Gabriele Toccafondi Sottosegretario all’Istruzione, Università e Ricerca

INTRODUCE
Sabrina BONO  Capo Dipartimento, Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali

PRESENTA
Francesco Avvisati
Senior Analyst, Directorate for Education, OCSE

SPAZIO DEDICATO ALLE DOMANDE DEI GIORNALISTI

Il Ministro Stefania Giannini invierà un saluto in forma scritta

Non disperdiamo il monito di Papa Francesco

Non disperdiamo il monito di Papa Francesco

di Enrico Maranzana

 

Fra gli operai più malpagati ci sono gli educatori. Cosa vuol dire? Semplicemente che lo Stato non ha interesse. Se l’avesse le cose non andrebbero così” ha detto Papa Francesco.

Un rimprovero autorevole e fondato, occasione per meditare.

 

Nella società contemporanea Il riconoscimento economico è una variabile dipendente: varia in funzione dalla qualità della prestazione lavorativa.

La riqualificazione del lavoro dei docenti è la chiave di volta per il superamento dell’insostenibile situazione.

In campo giocano tre squadre: il potere legislativo, il potere esecutivo, il corpo docente.

La “buona scuola” fornisce l’occasione per valutare l’intensità del loro coinvolgimento e della loro maestria nel disegnare un servizio adeguato al contesto socio-culturale odierno.

Il titolo della legge 107 esprime la direzione del cambiamento indotto dalla riforma; è cassata la precedente titolazione che sintetizzava la finalità del sistema scolastico: da “Sistema educativo di istruzione e formazione” a “Sistema nazionale di istruzione e formazione”

I docenti non sono più responsabili della promozione di capacità e di competenze, generali e specifiche, ma sono costretti nella funzione “ripetitore”: i libri di testo e il mondo del lavoro sono i riferimenti certi della loro professionalità. Le competenze specifiche, esibite dagli studenti, sono il parametro principale della valutazione dell’insegnamento impartito.

Il corpo docente ha accetto supinamente la variazione.

Il titolo della legge 107, che attesta l’adesione alla cultura sistemica, implica il rispetto del principio: “è il tutto che definisce il significato delle parti”. Principio calpestato: la gestione scolastica è parcellizzata, l’interdipendenza è carattere sconosciuto, ogni soggetto/funzione ha un propria, isolata fisionomia.

2) Il governo di un sistema avviene grazie al feed-back che, comparando gli esiti attesi con i risultati conseguiti, capitalizza le informazioni contenute negli scostamenti e migliora l’efficacia del piani strategici.

La buona scuola muove in direzione opposta, assegnando a terzi l’onere del controllo.

Il corpo docente ha accetto supinamente i due errori.

 

Il paragrafo 7 della legge 107, che elenca gli obiettivi formativi prioritari, asse portante del piano triennale dell’offerta formativa, confonde i fini con i mezzi: disorientamento, ingovernabilità e confusione sono l’inevitabile conseguenza.

Il corpo docente non si è accorto di nulla.

 

La modificata finalità della scuola ha consentito di ridisegnare la struttura decisionale: la sequenza formazione (rapporto scuola società); educazione (identificazione e perseguimento delle capacità sottese ai traguardi formativi); istruzione (coordinamento degli insegnamenti per la loro convergenza verso traguardi comuni); insegnamento è soppressa, sostituita dal rapporto lineare dirigente-docente.

Il Consiglio di Circolo/Istituto è espropriato della funzione strategica.

Il Collegio dei docenti, non essendo stati esplicitati i traguardi da perseguire in termini di capacità e competenze generali, è privato della responsabilità connessa alla progettazione educativa.

Il Consiglio di classe, non essendo orientato, perde la sua ragion d‘essere.

Il docente, isolato, è vincolato dal sapere disciplinare e dall’obbedienza alle direttive del dirigente.

I dettami delle scienze dell’organizzazione sono violati.

Il corpo docente ha accetto supinamente il ritorno al passato.

 

L’art. 1 del DPR del 99, che identificava la sostanza dell’autonomia delle istituzione nella progettazione formativa, educativa, dell’istruzione, è abrogato tacitamente.

Il corpo docente ha accetto supinamente la soppressione.

 

Elementi generali di autotutela amministrativa

Elementi generali di autotutela amministrativa

di Gerardo Marchitelli

  1. Premessa – 2. Definizione – 2.1 Gli elementi del provvedimento – 3. Il Riesame – 3.1 Forme di riesame – 4.Riesame nell’attività contrattuale – 5. Responsabile del procedimento – 6. Bibliografia.

La potestà di annullamento in autotutela è data dal principio costituzionale del buon andamento, “che impegna la pubblica Amministrazione ad adottare atti il più possibile rispondenti ai fini da conseguire”, ma direi anche con l’obbligo di fornire un “secondo tempo” a chi è chiamato, di fatto, spesso con affanno a rendere virtuosa la propria opera. Provvedimenti di ogni natura, costituiti da una pluralità molto complessa di fonti, di principi, di diritti soggettivi, di rapporti con l’organizzazione amministrativa, rendono l’attività del dirigente scolastico una tra le più difficili da esercitare.

Centri Territoriali di Supporto – CTS

Rete pubblica di Centri per gli ausili (denominati Centri Territoriali di Supporto – CTS). Tale rete, distribuita uniformemente su tutto il territorio italiano, offre consulenze e formazione a insegnanti, genitori e alunni sul tema delle tecnologie applicate a favore degli alunni disabili.

Sul territorio nazionale sono stati istituiti circa 92 Centri Territoriali di Supporto.

Per sostenere i CTS, il Ministero prevede incontri di formazione e di discussione con i referenti regionali per la disabilità e con gli operatori dei singoli Centri.

L’istituzione e il funzionamento dei CTS è stato definito tramite le azioni 4 e 5 del progetto. Gli obiettivi delle azioni citate sono i seguenti.

Azione 4: Realizzare una rete territoriale permanente che consenta di accumulare, conservare e diffondere le conoscenze (buone pratiche, corsi di formazione) e le risorse (hardware e software) a favore dell’integrazione didattica dei disabili attraverso le Nuove Tecnologie. La rete dovrà essere in grado di sostenere concretamente le scuole nell’acquisto e nell’uso efficiente delle nuove tecnologie per l’integrazione scolastica.

Azione 5: Attivare sul territorio iniziative di formazione sull’uso corretto delle tecnologie rivolte gli insegnanti e agli altri operatori scolastici, nonché ai genitori e agli stessi alunni disabili.


Elenco CTS

LA RETE DEI CENTRI TERRITORIALI DI SUPPORTO


Protocolli d’Intesa e Accordi Operativi

 

In questa sezione, in ordine cronologico, potrai visualizzare i Protocolli d’Intesa in ambito ICT, nonché i relativi Accordi operativi e Avvisi vigenti, stipulati dal MIUR con Aziende/Enti/Fondazioni/Associazioni al fine di sostenere ed implementare il processo di innovazione tecnologica nelle scuole.

 

Anno 2015

29/10/2015 Protocollo MIUR – Fondazione Bruno Kessler
29/10/2015 Protocollo MIUR – Intervideo
21/10/2015 Protocollo MIUR – Atono
20/10/2015 Protocollo MIUR – Fondazione Mondo Digitale
20/10/2015 Protocollo MIUR – Casio
15/05/2015 Protocollo MIUR – Microsoft
27/03/2015 Protocollo MIUR- Fondazione Nord Est
12/01/2015 Protocollo MIUR-EPSON

 

Anno 2014

11/07/2014 Protocollo MIUR-SAMSUNG  
10/12/2014 Protocollo MIUR-Know K.    
11/12/2014 Protocollo MIUR-TELECOM

 

Anno 2013

05/04/2013 Protocollo MIUR-INTEL

 


 

Nuove Tecnologie e Disabilità

 

Il Progetto interministeriale “Nuove Tecnologie e Disabilità”, cofinanziato dal Dipartimento per l’Innovazione Tecnologica della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero della Pubblica Istruzione, è articolato in sette azioni, indipendenti ma coordinate, che hanno l’obiettivo di integrare la didattica speciale con le risorse delle nuove tecnologie, al fine di sostenere l’apprendimento e l’inclusione nella scuola degli alunni in situazione di disabilità.
Il progetto completo è contenuto nello Studio di fattibilità.


Nuove Tecnologie e Disabilità: studio di fattibilità


ABRUZZO


EMILIA ROMAGNA

Scheda Aggiornamento Dati CTS – CTI

2015/16

 

CTS Bologna

Dati relativi alla sede

Sede CTS IC Ozzano Emilia (BO)
Sede CTS per consulenza famiglie e scuole c/o Ufficio V Bologna
Recapito via de’Castagnoli 1, Bologna
Telefono .0513785314
Mail cts@g.istruzioneer.it
Sito cts.w.istruzioneer.it
Istituzione scolastica di riferimento IC Ozzano Emilia (BO)
Codice meccanografico BOIC82800E
Recapito viale 2 Giugno 49, Ozzano Emilia (BO)

 

Dati relativi agli operatori

Nome e Cognome Grazia Mazzocchi
Nome e Cognome Francesco Valentini

 

 

CTS Ferrara

 

Istituzione scolastica –sede CTS IC 5 Ferrara
Codice meccanografico FEIC80900X
Recapito VIA Camposabbionario 11/a
Telefono 0532 64189
Fax 0532 61764
E-mail CTS ctsferrara@gmail.com
Sito CTS Http://www.alighierife.it/cts

skype: ctsferrara1

 

 

Dati relativi agli operatori

 

Cognome Nome Difonzo Maria Antonietta
Cognome Nome Campana Eleonora
Cognome Nome Silimbani Simonetta

 

 

 

 

CTS di Santa Sofia (FC)

 

Dati relativi alla sede

 

 

Istituzione scolastica –sede CTS ISTITUTO COMPRENSIVO DI SANTA SOFIA
Codice meccanografico FOIC812008
Recapito VIA F. ARCANGELI, 1
Telefono 0543 972112
Fax 0543 970288
E-mail Foic812008@istruzione.it
E-mail CTI Foic812008@istruzione.it

 

 

Dati relativi agli operatori

 

Cognome Nome BENILLI CLAUDIA
E-mail Claudia.benilli @istruzione.it

 

 

 

CTS MODENA

 

Dati relativi alla sede

 

 

Istituzione scolastica –sede CTS IPSIA   CORNI
Codice meccanografico MORI02000L
Recapito VIALE A. TASSONI 3 – MODENA
Telefono 059 212451
Fax 059 212499
E-mail mori02000l@istruzione.it
E-mail CTs cts-mo@ipsiacorni.istruzioneer.it

 

Dati relativi agli operatori

 

Cognome Nome Simonetta Spaggiari

 

CTS Felino Parma

Dati relativi alla sede

Istituzione scolastica –sede CTS Istituto Comprensivo Felino
Codice meccanografico PRIC82300L
Recapito Via Roma, 55 43035, Felino
Telefono 0521 835332
Fax 0521 335216
E-mail pric82300l@istruzione.it
E-mail CTS info@centrobes.it
Sito CTS www.centrobes.it

 

 

Dati relativi agli operatori

 

Cognome Nome Catia Ferrari
Cognome Nome Fabiola Alesina

 

 

CTS di Cadeo – Piacenza

 

Dati relativi alla sede

 

Istituzione scolastica –sede CTS IC CADEO
Codice meccanografico PCIC80900D
Recapito Via della Liberazione 3 – 29010 Roveleto di

Cadeo – Piacenza

Telefono 0523 509955 C.T.S. 0523 502017
Fax 0523 501819
E-mail Pcic80900d@istruzione. it
E-mail CTS cts.cadeo@alice.it
Sito CTS http://www.istitutocomprensivocadeo.it/il-centroterritoriale-

 

Dati relativi agli operatori

 

Cognome Nome Angelo Bardini
Cognome Nome Alessandra Bruzzi
Cognome Nome Raffaella Sidoli
Cognome Nome Giovanna Rosi
Cognome Nome Silvia Bardini
Cognome Nome Romana Bertuzzi

 

 

CTS Faenza (Ravenna)

 

Dati relativi alla sede

 

 

Istituzione scolastica –sede CTS I.T.C.G. “A.Oriani”
Codice meccanografico RATD01000G
Recapito Via Castellani 24 48018 Faenza (RA)
Telefono 0546 21290
Fax 0546 680261
E-mail CTS cdhs@racine.ra.it
Sito CTS www.racine.ra.it/cdhs

 

 

Dati relativi agli operatori

 

Cognome Nome Minguzzi Mirka

 

 

 

CTS REGGIO EMILIA

Dati relativi alla sede

 

Istituzione scolastica –sede CTS IS GALVANI IODI
Codice meccanografico RERI090008
Recapito Via Canalina 21 – 42123 Reggio Emilia
Telefono 0522-325711 – 0522/551019
Fax 0522-294233
E-mail RERI090008@PEC.ISTRUZIONE.IT

reri090008@ISTRUZIONE.IT

Sito CTS http://www.galvaniiodi.it http://www.galvaniiodi.it/centro-territoriale-di-supporto-per-handicap.html

 

 

Dati relativi agli operatori

 

Cognome Nome Caleri Stefania
Cognome Nome Fulloni Giovanni
Cognome Nome Guidetti Annalisa
Cognome Nome Marta Goldoni
Cognome Nome Guidetti Annalisa

 

 

CTS RIMINI            Regione   __Emilia Romagna______________

 

Istituzione scolastica –sede CTS ITT “ Marco Polo” Rimini

 

Codice meccanografico RNTN01000q
Recapito VIALE REGINA MARGHERITA,20
Telefono 0541/374000
Fax 0541/378607
E-mail rntn01000q@istruzione.it
E-mail CTS ctsusprimini@gmail.com
Sito CTS www.rimini.com/istituti/ittpolo

 

 

Dati relativi agli operatori

 

Cognome Nome MARI LAURA

 


LAZIO

Nella prospettiva della piena inclusione e nella consapevolezza che l’integrazione scolastica rappresenti oggi una scelta irreversibile dell’intera società e non solo della scuola, l’USR per il Lazio ha messo in atto piani di intervento e avviato progetti pilota perché le scuole, anche in rete, possano valorizzare la ricchezza delle diversità di ciascuno, garantendone il successo formativo.
In coerenza con le “Linee guida sull’integrazione scolastica degli alunni con disabilità” emanate dal Ministro, con nota prot. n. 4274 del 04.08.2009, l’Ufficio identifica le risorse professionali per il sostegno in base al fabbisogno delle istituzioni scolastiche; cura le azioni di accompagnamento con il supporto di organismi interistituzionali e mediante accordi con la Regione, gli Enti Locali, le Aziende Sanitarie Locali, le Università, le Associazioni; promuove ricerche ed organizza seminari e convegni; sostiene progetti pilota avviati nel Lazio, come il “Laboratorio Teatrale integrato Piero Gabrielli”, e progetti nazionali adattandoli allo specifico contesto della regione, quali ad esempio “Nuove tecnologie e disabilità”.  prova

A tale riguardo si segnalano alcuni software gratuiti relativi all’Azione 6 del Progetto Nuove Tecnologie e Disabilità.

“Nuove tecnologie e disabilità” nel Lazio

Nel Lazio sono stati costituiti 7 Centri che supportano le istituzioni scolastiche per le richieste di assistenza riguardo l’uso delle tecnologie, per favorire la piena integrazione degli alunni con disabilità:

  1. IPSIA “Edmondo De Amicis” – Roma
  2. IC “Aristide Leonori” – Roma
  3. IIS “Paolo Baffi”- Fiumicino
  4. III CD “Frezzotti” di Latina
  5. IPSIA “Galileo Galilei” – Frosinone
  6. Ambito Territoriale Provinciale di Rieti
  7. Ambito Territoriale Provinciale di Viterbo

Portale CTS di Roma

Normative di riferimento

 

Contatti

Ruolo  
1 Stefania Pisano CTS – A. Leonori – Esperta DSA
2 Roberta Ranalli CTS – P. Baffi
3 Patrizia Galtieri CTS – P. Baffi
4 Nicola Striano CTS – E. De Amicis – Esperto Disabilita’ uditiva
5 Iacopo Balocco Esperto Tecnologia assistiva – Esperto Disabilita’ Visiva
6 Francesca Amodio CTS – A. Leonori
7 Debora Preite CTS – A. Leonori
8 Danilo Rocchi CTS – E. De Amicis – Esperto DSA
9 Caterina Guzzo CTS – P. Baffi

 


LIGURIA

 

La nuova sede del CTS di Genova (trasferito dall’IIS  “Einaudi- Casaregis – Galilei“, su disposizione USR – si veda il decreto allegato a fondo pagina) è ospitata presso il Convitto Nazionale Cristoforo Colombo, in via Bellucci 4, 16124 Genova (tel. centralino 0102512421, fax 0102512408)

 

   

 

Il CTS è facilmente raggiungibile in auto, in bus e a piedi.

A piedi…. da piazza della Nunziata, dopo essere scesi dal bus ad una delle seguenti fermate:

  • direzione Centro
    • Nunziata
  • direzione Ponente
    • Largo Zecca 4/via Raggio
    • Nunziata/Bandiera
    • Balbi 1/Università

 

 

CTS Savona c/o IC Savona 1

Via Verdi, 15

17100 SAVONA

Tel 019824459

Fax 0198337287

Dirigente Scolastico:

Silvana Zanchi

Operatori:

Paolo Fasce (IIS Einaudi Casaregis Galilei – GE)

Armandino Memme (Istituto Ferraris Pancaldo)

Massimo Persico (IIS Mazzini-Da Vinci”)

Orario: da concordare, su appuntamento (martedì o giovedì pomeriggio)

 

 

CTS Imperia c/o Istituto Tecnico Commerciale e Geometri “G. Ruffini”

Via Terre Bianche, 1

18100 IMPERIA

Tel 0183660030

Fax 0183666520

e-mail: cts.imperia@gmail.com

Dirigente Scolastico:

Giovanni Poggio

Operatori:
Gerolamo Giovanni Novaro (SMS Pascoli Sanremo)
Alina Savioli (DD 3° Circolo IM)

Roberto Zaccaro (IPSIA Imperia)

Orario: da concordare, su appuntamento

 

 

CTS Alfieri La Spezia c/o ISA 3 La Spezia

via Napoli, 144/142

19122 LA SPEZIA

tel. 0187743100

Fax 0187709982

e-mail: ctsalfieri@gmail.com

sto web: http://www.ctslaspezia.eu

Dirigente Scolastico:

Maria Rosaria Micheloni

Operatori:

Patrizia Canessa (ISA 3 La Spezia)

Daniela Garau (ISA 10 Lerici  e ISA 18 Arcola Ameglia)

Lucilla Parrettini (ISA 9 Portovenere)

Orario: lunedì 16 – 18:30 o su appuntamento

 

Canale youtube CTS Genova

Il CTS ha attivato un canale Youtube  https://www.youtube.com/user/spazioctsgenova in cui sono disponibili le registrazioni degli incontri di formazione che si sono svolti in presenza nel 2014 e quelle dei webinar del progetto “Se faccio capisco, ma se capisco posso fare meglio” (febbraio e marzo 2015) e del progetto “Formalmente, formare al mente liberamente” (da maggio a dicembre 2015).

 

 

Contatti

Per richiedere un appuntamento con gli operatori del centro (Cinzia Garibaldi, Anna Maria Savini e Luigi Oliva), bisogna inviare un messaggio al seguente indirizzo di posta elettronica:

ctsgenova.istruzione@gmail.com (l’indirizzo ctseinaudi@gmail.com sarà progressivamente dismesso) indicando il tipo di esigenza e un recapito telefonico o un contatto Skype (quello del CTS è ctsgenova).

Gli operatori proporranno quanto prima una data compatibile con i propri impegni scolastici e con gli orari di apertura della scuola ospitante.

 

Per comunicare con il CTS o per avere altre informazioni, si prega di compilare il modulo online oppure telefonare al centralino della scuola 0102512421 e farsi passare l’interno 211 (Marino Bruno).

 

———————————————————————————————————————————————————————

Referente regionale dei CTS:

 

Paolo Cortigiani

Dirigente Scolastico del Convitto C. Colombo (sede del CTS di Genova)

tel: 0102512421

fax: 0102512408

e-mail: ctsgenova.istruzione@gmail.com

 

———————————————————————————————————————————————————————

Referente per i rapporti con i CTS e per i DSA  c/o Ufficio Scolastico Regionale della Liguria:

 

Laura Capelli

tel: 010-83311

fax: 010-8331319

e-mail: lauracapelli9@tin.it

 

———————————————————————————————————————————————————————

Referente regionale Ufficio Integrazione Handicap e alunni di altra cittadinanza c/o Ufficio Scolastico Regionale della Liguria:

 

Claudia Nosenghi

tel: 010-83311

fax: 010-8331319

e-mail: claudia.nosenghi@istruzione.it

 

———————————————————————————————————————————————————————

Dirigente Ufficio III Ordinamenti scolastici,  Politiche formative, Diritto allo studio, Integrazione handicap, esami di Stato c/o Ufficio Scolastico Regionale della Liguria:

 

Roberto Peccenini

tel: 010-8331245

fax: 010-8331319

e-mail: roberto.peccenini1@istruzione.it

 

———————————————————————————————————————————————————————

Responsabile del servizio presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca:

Raffaele Ciambrone

Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

Ufficio VII

Fax: 06 5849 3566

Fax: 06 5849 2807

e-mail: raffaele.ciambrone@istruzione.it

 

 


LOMBARDIA

Progetto Nuove Tecnologie e Disabilità

Il Progetto interministeriale “Nuove Tecnologie e Disabilità”, cofinanziato dal Dipartimento per l’Innovazione Tecnologica della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero della Pubblica Istruzione, è articolato in sette azioni, indipendenti ma coordinate, che hanno l’obiettivo di integrare la didattica speciale con le risorse delle nuove tecnologie, al fine di sostenere l’apprendimento e l’inclusione nella scuola degli alunni in situazione di disabilità.
http://www.pubblica.istruzione.it/dgstudente/disabilita/ntd/presentazione.shtml

Centri di Supporto Territoriali

provincia sede CST mail sito
Bergamo IC VERDELLINO segreteria@scuolaverdellino.it www.scuoleverdellino.it
Brescia II IC BRESCIA ntdbrescia@libero.it www.ctrhbrescia.it
Como IC COMO BORGOVICO csthandicap@gmail.com
Cremona SM GALMOZZI info@polohandicap.it www.polohandicap.it
Lecco IC BOSISIO PARINI info@ctslecco.it www.ctslecco.it
Lodi DD LODI III CIRCOLO cst.lodi@libero.it www.cstlodi.it
Mantova IC SAN GIORGIO sangiorgioic@virgilio.it www.icsangiorgio.it/cst.html
Milano LS MARCONI segreteria@marconionline.it www.marconionline.it
Monza IC KOINE’ koine.cst.brianza@tiscali.it
Pavia DD III CIRCOLO cstpavia3circolo@gmail.com www.pavia3.it/cst
Sondrio IS PERPENTI info@lenaperpenti.it www.lenaperpenti.it
Varese IC PELLICO cstvarese@scuolavedano.it

Informazioni sui singoli CTS

BGBSCOCRLCLOMNMIMBPVSOVA

Bergamo

N. 1 Dati riferiti al CTS Dati riferiti alla scuola polo
Denominazione IC “Muzio” di Bergamo IC “Muzio” di Bergamo
indirizzo Via San Pietro ai Campi,1 Via San Pietro ai Campi,1
CAP e comune BERGAMO BERGAMO
telefono 035/316754 035/316754
fax 035/312306 035/312306
mail segreteria@icmuzio.it segreteria@icmuzio.it
sito web www.icmuzio.it

 

www.icmuzio.it

 

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Brescia

N. 2 Dati riferiti al CTS Dati riferiti alla scuola polo
Denominazione .I.S. “Piero Sraffa” di Brescia .I.S. “Piero Sraffa” di Brescia
indirizzo Via S. Antonio, 14 Via Comboni, 6
CAP e comune 25122 BRESCIA 25122 BRESCIA
telefono 0302012243 030412553 / 0303757796
fax 0302012247 0302012247
mail ufficioh.ustbs@provincia.brescia.it

 

ndtbrescia@libero.it
bssraffa@provincia.brescia.it
sito web

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Como

N. 3 Dati riferiti al CTS Dati riferiti alla scuola polo
Denominazione Istituto Comprensivo  Como Borgovico Istituto Comprensivo  Como Borgovico
indirizzo Via Borgovico 193 Via Borgovico 193
CAP e comune 22100 COMO 22100 COMO
telefono 031572990 031572990
fax 0313385021 0313385021
mail info@ctscomo.it segreteriafoscolo@scuolamediafoscolo-co.191.it
sito web www.ctscomo.it

 

www.iccomoborgovico.gov.it

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Cremona

N. 4 Dati riferiti al CTS Dati riferiti alla scuola polo
Denominazione I.I.S. Sraffa di Crema I.I.S. Sraffa di Crema
indirizzo Via Piacenza, 52 C Via Piacenza, 52 C
CAP e comune 26013 CREMA (CREMONA) 26013 CREMA (CREMONA)
telefono 0373257802 0373257802
fax 037384337 037384337
mail info@ctscremona.it cris011009@istruzione.it
sito web www.ctscremona.it www.ctscremona.it

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Lecco

N. 5 Dati riferiti al CTS Dati riferiti alla scuola polo
Denominazione
Istituto Comprensivo  di Bosisio Parini
Istituto Comprensivo  di Bosisio Parini
indirizzo Via A. Appiani, 10 Via A. Appiani, 10
CAP e comune 23842 LECCO 23842 LECCO
telefono 031865644 031865644
fax 031865440 0341367410
mail info@ctslecco.it info@comprensivobosisio.it
sito web www.ctslecco.it www.ctslecco.it

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Lodi

N. 6 Dati riferiti al CTS Dati riferiti alla scuola polo
Denominazione Direzione Didattica 3° Circolo Lodi Direzione Didattica 3° Circolo Lodi
indirizzo Via Tortini Via Tortini
CAP e comune 26900 LODI 26900 LODI
telefono 037132536 037132536
fax 037135986 037135986
mail cst.lodi@libero.it loditerzocircolo@gmail.com
sito web www.cstlodi.it www.cstlodi.it

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Mantova

N. 7 Dati riferiti al CTS Dati riferiti alla scuola polo
Denominazione Istituto Comprensivo  di San Giorgio (MN) Istituto Comprensivo  di San Giorgio (MN)
indirizzo Piazza 8 marzo Piazza 8 marzo
CAP e comune
46030 SAN GIORGIO (MANTOVA)
46030 SAN GIORGIO (MANTOVA)
telefono 0376340045 0376340045
fax 0376245260 0376245260
mail sangiorgioic@virgilio.it sangiorgioic@virgilio.it
sito web www.icsangiorgio.gov.it www.icsangiorgio.gov.it

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Milano

N. 8 Dati riferiti al CTS Dati riferiti alla scuola polo
Denominazione Liceo Scientifico Statale “G.Marconi” di Milano Liceo Scientifico Statale “G.Marconi” di Milano
indirizzo Via Narcisi 5 Via Narcisi 5
CAP e comune 20147 MILANO 20147 MILANO
telefono 0248302354 0248302354
fax 0248302709 0248302709
mail segreteria@marconionline.it segreteria@marconionline.it
sito web www.marconionline.it www.marconionline.it

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Monza e Brianza

N. 9 Dati riferiti al CTS Dati riferiti alla scuola polo
Denominazione Istituto d’Istruzione Superiore ISA-LAS Istituto d’Istruzione Superiore ISA-LAS
indirizzo Via Boccaccio, 1 Via Boccaccio, 1
CAP e comune 20900 MONZA e BRIANZA 20900 MONZA e BRIANZA
telefono 039326341
0395979431(Colombo Maristella)
039326341
fax 039324810 039324810
mail isamonza@tin.it isamonza@tin.it
sito web www.ctrhmonzabrianza.it www.ctrhmonzabrianza.it

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Pavia

N. 10 Dati riferiti al CTS Dati riferiti alla scuola polo
Denominazione Direzione Didattica 3° Circolo di Pavia Direzione Didattica 3° Circolo di Pavia
indirizzo Via Solferino, 38 Via Solferino, 38
CAP e comune 27100 PAVIA 27100 PAVIA
telefono 0382466817 0382466817
fax 0382568371 0382568371
mail cstpavia3circolo@gmail.com cstpavia3circolo@gmail.com
sito web www.pavia3.it www.pavia3.it

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Sondrio

N. 1 Dati riferiti al CTS Dati riferiti alla scuola polo
Denominazione I.I.S.”Piazzi – Lena  Perpenti I.I.S.”Piazzi – Lena  Perpenti
indirizzo Via Tonale c/o Campus Via Tonale c/o Campus
CAP e comune 23100 SONDRIO 23100 SONDRIO
telefono 0342211766 0342211766
fax 0342519470 0342519470
mail cstntd@piazzilenaperpenti.it cstntd@piazzilenaperpenti.it
sito web www.piazzilenaperpenti.it www.piazzilenaperpenti.it

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Varese

N. 1 Dati riferiti al CTS Dati riferiti alla scuola polo
Denominazione I.C. “Silvio Pellico” di Vedano Olona (VA) I.C. “Silvio Pellico” di Vedano Olona (VA)
indirizzo Piazza del Popolo, 4 Piazza del Popolo, 4
CAP e comune 21040 VEDANO OLONA (VARESE) 21040 VEDANO OLONA (VARESE)
telefono 0332400232 0332400232
fax 0332400737 0332400737
mail luigi.macchi@scuolavedano.it
cst.varese@scuolavedano.it
luigi.macchi@scuolavedano.it
sito web www.scuolavedano.it www.scuolavedano.it

TOSCANA

 

Alunni con cittadinanza non italiana A.S. 2014/2015

GLI ALUNNI STRANIERI NEL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO A.S. 2014/2015
(Ottobre 2015)


Alunni con cittadinanza non italiana, on line il notiziario statistico

Sono 805.800, il 9,2%, della popolazione studentesca
Dopo anni di continua crescita sembra essersi stabilizzato il numero degli studenti con cittadinanza non italiana. E’ quanto emerge dall’indagine statistica su Gli Alunni stranieri nel sistema scolastico italiano del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e ora disponibile on line. L’indagine si riferisce all’anno scolastico 2014/2015. L’incremento degli studenti con cittadinanza non italiana, rispetto all’anno precedente, è pari a solo circa 3.000 unità, per un numero complessivo di 805.800 alunni.
Anche la percentuale degli alunni con cittadinanza non italiana, sul totale degli studenti, rimane pressoché costante: sono il 9,2%. Più esattamente, diminuiscono gli alunni stranieri nella scuola dell’infanzia e nella scuola secondaria di primo grado, mentre aumentano quelli frequentanti la scuola primaria e la scuola secondaria di secondo grado. Continua ad essere in forte crescita, invece, la quota di alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia: si va consolidando il “sorpasso” delle seconde generazioni, seppure con una minor incidenza rispetto ad un anno fa. Questo incremento è pari al 7,3% contro l’11,8% del 2013/2014. In totale, gli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia rappresentano il 51,7% del totale degli alunni stranieri. Dalla lettura dei dati emerge che il sorpasso ancora non riguarda la scuola secondaria di secondo grado (18,7%). È in aumento anche la variazione degli alunni entrati per la prima volta nel sistema scolastico italiano.
Invariato rispetto allo scorso anno l’ordine dei Paesi di provenienza per numero di presenze di alunni stranieri. In testa alla classifica la Romania. Seguono Albania, Marocco, Cina, Filippine, Moldavia, India, Ucraina, Perù e Tunisia. Anche per l’anno scolastico 2014/2015, la regione italiana che ospita nelle proprie aule più alunni con cittadinanza non italiana è la Lombardia, con 201.633 studenti che però, se raffrontata con le altre regioni in termini percentuali, scende al secondo posto superata dall’Emilia Romagna che registra un’incidenza maggiore di studenti con cittadinanza non italiana sul totale, pari al 15,5%.
Il divario tra la scelta di una scuola statale e una non statale da parte degli alunni stranieri, rispetto a quelli italiani, va aumentando nel tempo. Nell’anno scolastico 2014/2015, in particolare, osserviamo che l’8,9% degli studenti con cittadinanza non italiana frequenta una scuola non statale, contro il 12,3% degli alunni italiani. Per quanto riguarda le scelte dei percorsi scolastici nella scuola secondaria di II grado: nell’anno scolastico di riferimento si osserva un deciso sorpasso dell’istruzione tecnica rispetto a quella professionale dovuto essenzialmente agli alunni stranieri nati in Italia.
Nello specifico, dei nati in Italia il 36,3% sceglie l’istruzione tecnica e il 28,2% l’istruzione professionale; degli stranieri nati all’estero, invece, il 36,8% sceglie l’istruzione tecnica e il 39,3% quella professionale.
Guardando al percorso scolastico dei bambini stranieri, pur rimanendo più difficile e a volte più lungo di quello dei compagni italiani, si riscontra una diminuzione del valore percentuale del ritardo. Si può osservare che questo valore diminuisce sia per gli alunni con cittadinanza non italiana (34,4%) che italiana (10,9%).
Nel notiziario vengono presentati anche i dati relativi alle scelte universitarie degli studenti con cittadinanza non italiana che si sono immatricolati nell’anno accademico 2014/2015, nonché quelli sugli abbandoni e i crediti formativi degli studenti universitari stranieri immatricolati nell’anno accademico 2013/2014.