Nuovo ispettorato: le proposte di TreeLLLe

da Tuttoscuola

Nuovo ispettorato: le proposte di TreeLLLe

«TreeLLLe propone di costituire un Ispettorato, interno al ministero dell’Istruzione, ma dotato di forte autonomia, così come esiste in tanti Stati stranieri» ha detto Attilio Oliva intervenendo ieri al convegno di presentazione del Quaderno n. 12 dell’associazione TreeLLLe da lui presieduta. «L’obiettivo è assicurare la qualità di tutte le scuole, statali e non, a garanzia delle famiglie. I costi? Sono irrisori: il nuovo Ispettorato avrebbe infatti bisogno di circa 400 ispettori, per una spesa di 50 milioni».

«Quello degli ispettori è un tema rilevante, anche per questo c’è stato un primo impegno per incrementarne i numeri» – ha sottolineato a sua volta la ministra, Valeria Fedeli. «Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, che proprio l’introduzione di strumenti come il rapporto di autovaluazione ha consentito al ministero di avere un flusso importantissimo di informazioni sulla capacità delle scuole di innovare e innovarsi. In questo senso i dirigenti tecnici (ispettori) rappresentano non solo un pezzo del sistema di valutazione, ma personale a supporto dell’attività di miglioramento delle scuole».

L’appello a rafforzare il servizio ispettivo è stato condiviso dalla presidente dell’Invalsi, Annamaria Ajello: «È fondamentale accrescere il numero dei dirigenti tecnici, soprattutto ora che si sono di molto articolate le loro funzioni: non più solo interventi per le “patologie” della scuola, le vere e proprie ispezioni, ma interventi svolti in team nelle valutazioni esterne – ha spiegato -. Va anche detto che le analisi in corso delle valutazioni esterne confermano i giudizi autovalutativi delle scuole o si discostano di un livello (vanno da 1 a 7). Peraltro, le visite sono ben accettate, tanto che gli istituti limitrofi spesso chiedono ai team di andare anche da loro».

Forti riserve sono invece venute da Pino Turi, segretario della Uil scuola, a cui giudizio occorre prioritariamente rafforzare l’autonomia delle scuole e ridare il prestigio perduto ai docenti, e non «fornire altra burocrazia per un ulteriore strumento di condizionamento e controllo di una qualità che sa di omologazione eterodiretta. (…) Spendere risorse per proseguire sulla strada del reclutamento di improbabili figure, che vadano a soccorrere le scuole per farle funzionare, ci sembra l’ulteriore schiaffo a chi ci lavora e che ha dimostrato di farlo e bene».

Le slide presentate dai relatori di TreeLLLE durante il convegno sono consultabili al seguente link:

http://www.treellle.org/files/lll/Slides convegno ispettori_05.12.2017.pdf

Studenti italiani tra i migliori in lettura, ma non sul web. I risultati Pirls 2016

da Tuttoscuola

Studenti italiani tra i migliori in lettura, ma non sul web. I risultati Pirls 2016

Vivono di pane e web, sono connessi 24 ore su 24 eppure il tallone degli studenti italiani sarebbe proprio Internet. Nonostante infatti siano tra i migliori al mondo in lettura di testi stampati, non se la cavano benissimo con quelli digitali. A certificarlo sono i risultati del Pirls 2016, (Progress in International Reading Literacy Study) della IEA (International Association for the Evaluation of Educational Achievement), qui da noi condotta dall’istituto INVALSI, una ricerca che, ogni 5 anni, osserva le capacità di lettura negli studenti di 9-10 anni (al quarto anno di scuola) di una cinquantina di Paesi del mondo. I risultati sono stati presentati dall’Invalsi stesso lo scorso 5 dicembre, nel corso di un seminario a Roma. In totale in Italia sono stati coinvolti circa 3.900 studenti rappresentativi di oltre 520.000 studenti di quarta primaria.

Come appena accennato, i lettura i nostri ragazzi vano forte: l’Italia consegue un punteggio di 5482 , significativamente superiore alla media internazionale, risultato in linea con diversi Paesi europei, quali Germania, Svezia, Paesi Bassi, Portogallo, Ungheria, Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca.

La percentuale di studenti italiani che raggiunge il Livello Avanzato, rispondendo con successo ai quesiti più difficili di PIRLS, è dell’11%, valore che non si differenzia dalla percentuale media dei Paesi UE e OCSE. La quasi totalità degli studenti nostrani (98%) riesce a rispondere almeno ai quesiti più semplici di PIRLS, percentuale in linea con quella dei Paesi in cima alla classifica, che non si differenzia in modo significativo dalla media UE (97%) mentre è leggermente più alta della media OCSE (96%).

Le aree geografiche del Nord Ovest e del Nord Est hanno punteggi medi in lettura significativamente più alti del dato medio dell’Italia preso nel suo complesso (rispettivamente 562 per il Nord Ovest e 557 per il Nord Est), mentre le aree geografiche del Sud e del Sud Isole hanno punteggi medi significativamente più bassi del dato medio dell’Italia (rispettivamente 538 per il Sud e 525 per Sud Isole).

Se invece parliamo di e-Reading, i numeri cambiano. La percentuale di studenti italiani che raggiunge il Livello Avanzato nella lettura digitale – rispondendo con successo ai quesiti più difficili di ePIRLS – è del 6%, la metà rispetto a quella raggiunta, in media, dagli studenti a livello internazionale.

Quella di inserire Internet nell’indagine è una novità del 2016. Vista infatti la centralità del web come strumento di acquisizione di informazioni anche per finalità di studio in ambito scolastico, nel ciclo di indagine del 2016 è stata presentata per la prima volta agli studenti anche una prova di lettura in ambiente web simulato, denominata ePIRLS. 

ePIRLS ha utilizzato un ambiente Internet simulato attraverso il quale è stato chiesto agli studenti di svolgere due ricerche scolastiche su argomenti di scienze naturali e di scienze sociali. All’interno di una finestra del browser, l’avatar di un insegnante virtuale ha accompagnato gli studenti presentando domande alle quali rispondere ricercando le informazioni necessarie all’interno di testi discontinui, distribuiti su diverse pagine che riproducevano alcune caratteristiche e funzioni peculiari degli ipertesti web. Sulla base del compito assegnato, lo studente ha avuto la possibilità di strutturare un proprio percorso di navigazione all’interno dei testi per la ricerca di informazioni pertinenti. Gli studenti hanno, inoltre, dovuto confrontare dati contraddittori presentati su più pagine, hanno scelto i risultati ritenuti maggiormente attinenti tra quelli presentati da un motore di ricerca e hanno generalizzato un insieme di informazioni per trarre conclusioni o per trovare dei tratti comuni.

Autismo, al Miur incontro Fedeli-Raggi per centro sperimentale a Roma

da Tuttoscuola

Autismo, al Miur incontro Fedeli-Raggi per centro sperimentale a Roma

Si è svolto lo scorso 5 dicembre al Miur un positivo primo incontro tra la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, e la sindaca di Roma, Virginia Raggi, per la creazione nella Capitale di un centro sperimentale avanzato per l’autismo.

Martedì scorso la Ministra aveva lanciato un appello alla prima cittadina per un confronto rapido sul tema. Appello rilanciato immediatamente dalla sindaca Raggi. L’incontro di ieri pomeriggio si è svolto alla presenza di esponenti dell’amministrazione capitolina, di rappresentanti del MIUR e di Gianluca Nicoletti, giornalista autore del docu-film sull’autismo “Tommy e gli altri”, nonché promotore del progetto.

Nei prossimi giorni, secondo quanto affermato dal Miur in un comunicato, partirà un tavolo tecnico attraverso il quale le due amministrazioni stabiliranno modalità e tempi di realizzazione dell’iniziativa.

Ponte Immacolata 2017: scuole chiuse 8 e 9 dicembre

da Tuttoscuola

Ponte Immacolata 2017: scuole chiuse 8 e 9 dicembre

Manca ormai davvero poco alle prossime vacanze di Natale 2017. Nella loro attesa molti si stanno chiedendo, soprattutto in queste ore, se potranno godersi una piccola pausa prima del loro arrivo. Ebbene, la risposta è sì. Infatti, il prossimo 8 dicembre 2017, giorno dell’Immacolata Concezione, capiterà proprio di venerdì facendo in modo che molte scuole in diverse regioni restino così chiuse anche sabato, 9 dicembre 2017. Vediamo nel dettaglio dove si trovano i fortunati che potranno godere del mini break didattico dovuto alle scuole chiuse 8 e 9 dicembre per il ponte Immacolata 2017.

Scuole chiuse 8 e 9 dicembre ponte Immacolata 2017

Certo è che il prossimo 8 dicembre 2017 sarà festa per tutti, quindi le scuole resteranno chiuse ovunque. La vera domanda che tanti si stanno ponendo in queste ore riguarda infatti la chiusura delle scuole per il giorno successivo, sabato 9 dicembre 2017. Ecco dove, secondo il calendario scolastico 2017/18 le scuole terranno i cancelli chiusi l’8 e il 9 dicembre per il ponte Immacolata 2017:

– Abruzzo;
– Lazio;
– Liguria;
– Marche;
– Molise;
– Piemonte;
– Puglia;
– Sardegna;
– Basilicata;
– Calabria;
– Campania;
– Friuli Venezia Giulia;
– Sicilia;
– Trentino Alto Adige;
– Umbria;
– Valle d’Aosta;
– Veneto.

Ponte Immacolata 2017: il principio dell’autonomia scolastica

Ricordiamo comunque che ogni scuola – ad eccezione di date di chiusura e di festività specifiche segnalate dalle istituzioni – secondo il principio dell’autonomia scolastica, decide i giorni in cui resterà chiusa e quelli in cui invece rimarrà aperta. Così, anche in questo caso, gli istituti possono decidere in parziale autonomia quando e come concedere i giorni di ponte Immacolata 2017.

Dentro le mura dell’aula

da Tuttoscuola

Dentro le mura dell’aula

La relazione didattica avviene sempre all’interno di un contesto, il quale viene ad assumere molta rilevanza. Il contesto costituisce non un semplice scenario che fa da sfondo indifferente e amorfo, ma è una componente che esercita un ruolo attivo e pone dei condizionamenti che incidono sulla qualità delle relazioni che al suo interno vi si svolgono. In realtà si dovrebbe parlare di contesti al plurale, dal momento che, come nel caso delle bamboline russe, le matrioske, ogni contesto è incluso in uno più grande, che contribuisce a dargli forma (l’aula, la scuola nella quale si insegna, il sistema nazionale nel quale si opera, il contesto sociale nel quale l’istituzione scolastica è collocata e, infine, sullo sfondo, ma non meno influente, lo scenario culturale nazionale e internazionale). Ne abbiamo parlato nel numero di dicembre di Tuttoscuola.

 Il contesto ‘aula’

La più piccola delle matrioske è l’aula. I valori che gli insegnanti professano, le teorie che guidano le loro scelte, i metodi che utilizzano, hanno un punto di verifica inappellabile: il faccia a faccia che ogni mattina si rinnova, quando, dentro le mura dell’aula, si trovano di fronte ai loro alunni. Un film francese, ‘La classe’, premiato al Festival di Cannes del 2008, racconta, quasi a modo di documentario, la grande fatica che fanno gli insegnanti nel tentativo di raggiungere un rapporto accettabile con gli alunni di una scuola media delle periferie di Parigi. Il titolo originale, Entre les murs ci rende fisicamente evidente quale sia il contesto più immediato del lavoro di un insegnante, le mura dell’aula, perimetro entro il quale spesso si trova a lottare faticosamente contro l’analoga fatica dei ragazzi, che disperatamente cercano un senso per il loro essere lì e non altrove, e sfidano il professore perché non conoscono un altro modo per farsi riconoscere e aiutare. Ora, di “classi” così ce ne sono tante.

La scuola vive ogni giorno, in molte situazioni difficili, una trincea nella quale si lotta per sopravvivere o, per dirla con Jacques Delors, per “insegnare a vivere e a convivere”.

Non tutte le realtà, per fortuna, presentano le problematicità di cui ci parla il film, ma, anche in situazioni molto meno difficili da quelle che si incontrano in una banlieue parigina, dentro le mura dell’aula entrano anche bambini e ragazzi con pesanti fardelli di penalizzazione, come ci ricorda Pennac in una memorabile pagina del suo Diario di scuola: «I nostri studenti che vanno male (studenti ritenuti senza avvenire) non vengono mai soli a scuola. In classe entra una cipolla: svariati strati di magone, paura, preoccupazione, rancore, rabbia, desideri insoddisfatti, rinunce furibonde accumulate su un substrato di passato disonorevole, di presente minaccioso, di futuro precluso. la lezione può cominciare solo dopo che hanno posato il fardello e pelato la cipolla… spesso basta solo uno sguardo, una frase benevola..[1].

Essere capaci di quello sguardo che accoglie e non giudica, che incoraggia e non reprime, richiede qualcosa che va oltre una pur eccellente preparazione professionale. Insegnare non è soltanto una scienza, è molto di più. H. Franta e R. A. Colasanti definiscono tale “di più” arte. Dire che l’insegnamento sia anche arte, e quindi che l’insegnante debba, in qualche modo, essere un artista, non significa fare riferimento a qualcosa di assolutamente originale e raro, un dono che solo a pochi è concesso possedere. Significa, piuttosto, sottolineare come, nella relazione che si instaura all’interno dell’aula, non sia sufficiente essere ‘tecnicamente’ competenti, conoscere la psicologia dell’apprendimento o i metodi didattici più efficaci, ma sia richiesto di padroneggiare l’arte difficile e delicata della relazione interpersonale.

Parlare dell’insegnamento come arte dell’incoraggiamento significa evidenziare come la cura della dimensione relazionale e la strutturazione attenta della situazione di apprendimento, secondo una modalità d’approccio promozionale o incoraggiante, costituiscano fattori proattivi per la riuscita degli alunni. Padroneggiare tale arte significa saper innescare «un processo di cooperazione tra insegnanti e allievi che mira a generare in questi ultimi uno stato d’animo positivo, di coraggio, rispetto alle possibilità di superare le diverse situazioni e raggiungere gli obiettivi preposti… L’esperienza di coraggio si configura come una strutturazione psichica complessa che dispone gli allievi ad agire in senso proattivo. Essa è il risultato di processi cognitivi tramite i quali la situazione da affrontare è valutata come superabile o quantomeno gestibile, valutazione che motiva la ricerca di soluzioni e l’assunzione di responsabilità».[2]

Facilitare non è “farla facile”, ma sfidare

Una delle parole più usate in didattica è facilitazione. Di fronte alle difficoltà che gli alunni presentano affrontando un compito di apprendimento che risulta loro difficile, talvolta l’insegnante interviene cercando di ridurre la complessità della richiesta. Si tratta di un comportamento didattico dettato dal desiderio di aiutare l’alunno a conseguire successo. Bisogna però riflettere sui rischi che un’eccessiva facilitazione comporta, tanto più quando la facilitazione viene rivolta agli alunni che presentano le maggiori difficoltà. Nel tentativo di aiutarli, si rischia di semplificare il compito di apprendimento oltre misura, finendo con il banalizzarlo. La rimozione di ogni ostacolo e la semplificazione del compito al punto da togliere ogni grado di difficoltà non sono buone soluzioni, sono piuttosto azioni di tipo assistenziale, che esonerano l’alunno dalla fatica di impegnarsi e mettersi alla prova. Il corretto modo di intendere la facilitazione consiste non tanto nel rendere facile il compito di apprendimento, quanto nel renderlo significativo, collocandolo ad un livello di difficoltà sostenibile. Individuare il giusto livello di difficoltà consente all’alunno di mettersi alla prova con concrete possibilità di successo, cosa che avrà conseguenze importanti in termini di aumento dell’autostima e della fiducia in sé stesso.

GAE Infanzia: mezzo secolo di attesa per il ruolo

da Tuttoscuola

GAE Infanzia: mezzo secolo di attesa per il ruolo

Il trend in uscita per la pensione dei docenti statali di scuola dell’infanzia e di scuola primaria non renderà il turn over molto allettante per chi spera nella disponibilità di tanti posti vacanti per entrare in ruolo.

Infatti per il prossimo triennio la stima aggiornata fa ritenere che dovrebbero lasciare il servizio in media annualmente circa 2.500 docenti dell’infanzia e circa 5.600 docenti di primaria, rendendo disponibili altrettanti posti per le immissioni in ruolo.

Poiché la legge prevede che per le immissioni in ruolo il 50% sia riservato al concorso e il restante 50% alle Graduatorie ad Esaurimento (GAE), nei prossimi anni la quota annuale riservata alle GAE sarà probabilmente di 1.250 per i docenti dell’infanzia e di 2.800 per quelli della primaria.

Poiché oggi, dopo le immissioni in ruolo di settembre, sono rimasti ancora iscritti nelle GAE dell’infanzia 64.751 docenti, in caso di conferma del trend pensionistico in atto, ci vorrebbero più di 51 anni per svuotare completamente tutte le graduatorie: oltre mezzo secolo!

Va detto, però, che molti iscritti in GAE sono anche nelle graduatorie della primaria e in quelle del sostegno e, pertanto, quel numero incredibile di 65 mila iscritti è destinato a ridursi un po’.

L’attesa del ruolo, soprattutto per chi si trova in fondo alle graduatorie provinciali, sarà comunque senza fine, interrotta soltanto dal superamento del limite di età che li porterà automaticamente a perdere il diritto al ruolo.

I 52.557 iscritti nelle GAE della primaria, se si conferma il trend di 2.800 pensionamento annuali, avranno bisogno di quasi 19 anni di tempo per entrare in ruolo.

Analogamente a quanto può avvenire per le GAE dell’infanzia, anche per la primaria i molti iscritti ad entrambi i settori contribuiranno a rendere più breve l’esaurimento delle graduatorie. Ma il ruolo, anche per loro, non sarà dietro l’angolo.

Un netto sfoltimento di quei due eserciti iscritti in GAE potrebbe, però, venire dalla sentenza del Consiglio di Stato, ormai prossima alla pubblicazione. Se, infatti, fosse negativa, circa la metà di quei docenti, iscritti con riserva, verrebbe cancellata.

E i tempi per il ruolo dei superstiti iscritti in GAE si ridurrebbero drasticamente.

Innovazione in azione

Giovedì 7 dicembre dalle ore 10:30, si terrà nella Sala Comunicazione del Miur, in viale Trastevere 76/a, l’evento annuale del Programma Operativo Nazionale (PON) “Ricerca e Innovazione” 2014-2020. L’incontro sarà focalizzato sul capitale umano e, in particolare, sui dottorati innovativi con caratterizzazione industriale, le iniziative di formazione dottorale volte a promuovere una formazione post-laurea in stretta sinergia con le imprese e il mondo del lavoro.

L’intervento sui dottorati innovativi si inserisce all’interno del Programma Nazionale della Ricerca 2015-2020 e prevede il finanziamento di borse di durata triennale cofinanziate dal Fondo Sociale Europeo (FSE). I dottorati innovativi hanno permesso alle Università delle otto regioni del Mezzogiorno di accrescere l’attrattività dei propri percorsi di specializzazione in collaborazione con imprese e soggetti internazionali di eccellenza. L’ultimo bando del Programma Operativo Nazionale FSE-FESR “Ricerca e Innovazione 2014-2020” ha messo a disposizione un budget complessivo di 42 milioni di euro a favore dei dottorati innovativi.

Nel corso dell’evento sono previsti gli interventi di Anna Maria Fontana – MIUR, Autorità di gestione PON Ricerca e Innovazione, Pasquale D’Alessandro – Commissione europea, DG Regio, Leonardo Colucci – Commissione europea, DG Occupazione, Gaetano Manfredi – Presidente Conferenza Rettori Università Italiane, Mauro Massulli – MIUR, DG Coordinamento, promozione e valorizzazione ricerca, Sabrina Saccomandi – MIUR, Esperta PON Ricerca e Innovazione, Gianni Sava – MIUR, DG Coordinamento, promozione e valorizzazione ricerca.

Nella sessione pomeridiana, sei ricercatori vincitori di una borsa di dottorato innovativa presenteranno le loro attività di ricerca svolte in collaborazione con il mondo delle aziende.

Alternanza scuola-lavoro: in linea le graduatorie dei progetti valutati positivamente

Fondi Strutturali Europei – Programma Operativo Nazionale “Per la scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020. Asse I – Istruzione – Fondo Sociale Europeo (FSE) – Obiettivo Specifico 10.6 – Azione 10.6.6 e Obiettivo Specifico
10.2 – Azione 10.2.5. Avviso pubblico prot. n. 3781 del 05 aprile 2017 “Avviso pubblico per il potenziamento dei percorsi di alternanza scuola-lavoro”. Approvazione e pubblicazione graduatorie dei progetti.

Prot. 37846 del 07 dicembre 2017