Effetto «quota 100» rinviato al 2020 per 20mila docenti

da Il Sole 24 Ore 

Effetto «quota 100» rinviato al 2020 per 20mila docenti
di Eugenio Bruno e Davide Colombo

Un via libera all’anticipo pensionistico ma non per tutti. L’avvio di “quota 100”, ma anche la proroga di Opzione donna, avranno un effetto differenziato per il personale della scuola, soggetto da sempre alla disciplina speciale che definisce i termini di pensionamento sulla base del calendario scolastico. Chi maturerà i nuovi requisiti prima del 31 marzo 2019 potrà andare in pensione a settembre. Chi, invece, maturerà i requisiti dopo il 31 marzo potrà andare in pensione solo dal settembre 2020. Ciò significa che degli oltre 40mila docenti in dirittura d’arrivo per la pensione solo la metà lascerà la cattedra già nel 2019. Gli altri dovranno aspettare il 2020.

Le nuove regole

Sia per quota 100 che per Opzione donna la domanda di pensionamento (con 62 anni e 38 di versamenti per quota 100 o con 58 anni e 35 per Opzione donna) dovrà essere presentata entro il 31 marzo. La stessa scansione vale per gli altri canali di uscita: se per esempio si sceglie la pensione anticipata con 41 anni e 10 mesi per le donne o 42 e 10 mesi per gli uomini, si esce dall scuola a settembre se si matura il requisito entro marzo, nel settembre del 2020 se dopo. Per gli insegnanti, nel caso di pensionamento un anno dopo, potrà scattare il trasferimento a servizio amministrativo per consentire alla scuola la sostituzione in classe e la continuità didattica.

La finestra già aperta

Il regime differenziato per gli insegnanti deriva dalle regole diverse che scandiscono il calendario scolastico. Consentire delle uscite nell’imminenza dell’inizio del nuovo anno scolastico getterebbe gli istituti nel caos, vista la tradizionale farraginosità che regola la determinazione dei nuovi organici e le immissioni in ruolo da determinare di conseguenza. Del resto la finestra per le uscite che, a legislazione vigente, scatteranno a partire dal 1° settembre 2019, è già aperta. Le domande di pensionamento – così come le dimissioni volontarie e le (rare) richieste di trattenimento in servizio – vanno presentate infatti entro il 12 dicembre. Un termine che vale anche per gli assistenti tecnico-amministrativi (Ata), ma non per i dirigenti scolastici che avranno tempo fino al 28 febbraio. Stando alle istruzioni diffuse dal ministero dell’Istruzione a metà novembre tutti dovranno utilizzare la procedura web Polis «Istanze OnLine»; la forma cartacea è mantenuta per il personale delle province di Trento, Bolzano e Aosta, per il trattenimento in servizio e per raggiungere il minimo contributivo.

La platea interessata

A viale Trastevere una stima ufficiale delle uscite attese tra i prof ancora non c’è. A fare due conti c’hanno pensato i sindacati. Il turnover ordinario, cioè con i requisiti attuali, dovrebbe arrivare a 21mila unità. A questi se ne potrebbero aggiungere, per effetto di quota 100, altri 6mila se i 38 anni di contributi dovessero essere tutti di ruolo oppure 20mila se passasse l’opzione 32 anni di ruolo più 6 di precariato. Un contingente che, come detto, dovrebbe però aspettare il 2020 per lasciare il servizio.

La liquidazione

Per il personale di questo comparto varranno, naturalmente, le altre regole speciali annunciate per il pubblico impiego, a partire dall’ipotesi di poter incassare subito il Tfs/Tfr con un finanziamento bancario i cui interessi saranno a carico dello Stato. Attualmente, dal momento del collocamento a riposo possono decorrere da un minimo di 12+3 a un massimo di 24+3 mesi per il primo rateo di Tfs/Tfr (fino a 50mila euro di importo e fino ad un massimo di tre rate una ogni anno).

L’ipotesi, anticipata qualche giorno fa al Sole 24 Ore dalla ministra per la Pa, Giulia Bongiorno, resta in campo nonostante le resistenze della Ragioneria generale dello Stato, che propende per il posticipo di pagamento del Tfs/Tfr come disincentivo al pensionamento in massa nel 2019. Solo questa voce potrebbe avere un impatto attorno ai 4 miliardi sulla nuova spesa per pensioni prevista nel 2020-2021 per l’intero pubblico impiego.

Anche per gli insegnanti che sceglieranno il ritiro con quota 100 vale, poi, il divieto di cumulare alla pensione altri redditi da lavoro. Lo stop è oltre il tetto di 5mila euro e vale per 5 anni per chi andrà in pensione con 62 anni, scende a 4 per chi va via a 63 fino ad azzerarsi per i 67enni.

Riscatti e ricongiunzioni a 200mila iscritti

da Il Sole 24 Ore 

Riscatti e ricongiunzioni a 200mila iscritti

Sono in fase avanzata le convenzioni che Inps intende chiudere con il ministero dell’Istruzione per gestire le pratiche di riscatto laurea, ricongiunzioni e computo degli anni di contributi versati fino al 2000 e che finora sono rimaste inevase. In ballo ci sono circa 200mila domande di prestazioni presentate dal personale della scuola e che il ministero non ha finora preso in esame. L’iniziativa è legata alla correzione e l’aggiornamento di oltre 40mila posizioni contributive di insegnanti per vari anni passati (soprattutto nella seconda metà degli anni Novanta). Inps è impegnato in un’operazione integrale di verifica degli estratti conti contributivi di tutto il pubblico impiego in vista della loro definitiva digitalizzazione che consentirà a tutti i dipendenti (scuola compresa) di accedere ai simulatori “La mia pensione futura”. Per aggiornare i conti contributivi degli iscritti alla Cassa pensioni insegnanti (gestione che raccoglie gli insegnanti degli asili comunali e parificati) sono state invece inviate 128mila comunicazioni con l’estratto da verificare. Fino ad oggi oltre cinque milioni di lavoratori, circa uno su quattro del settore privato, ha fatto la simulazione sulla propria pensione futura attraverso il servizio dell’Inps, mentre nel corso del 2018 gli utenti unici che hanno effettuato almeno una simulazione sono stati un milione. Ed entro i prossimi due anni, come detto, potranno accedere al servizio anche i dipendenti pubblici, i quali a oltre sei anni dalla fusione di Inpdap in Inps ancora scontano un ritardo nella sistemazione informatica degli estratti conto contributivi.

Usare il Web in modo consapevole: dal Miur la nuova campagna per studenti, prof e famiglie

da Il Sole 24 Ore 

Usare il Web in modo consapevole: dal Miur la nuova campagna per studenti, prof e famiglie
di Al. Tr.

È in arrivo la nuova campagna per un “buon uso” della Rete da parte di giovani e adulti voluta dal Miur. L’iniziativa – presentata nei giorni scorsi al Job&Orienta a Verona – è partita a fine novembre e durerà un mese, durante il quale saranno pubblicati contenuti adatti a studenti, docenti e famiglie, diffusi sui social.

Tre hashtag per l’uso consapevole del Web
La campagna per conoscere, vivere e scoprire il web – spiega il Miur in una nota – sarà divisa in tre fasi, ciascuna caratterizzata da hashtag e contenuti con destinatari diversi. L’obiettivo è quello di informare genitori, docenti e ragazzi con materiali di facile fruizione e un linguaggio vicino alle loro sensibilità.
Docenti e operatori della scuola saranno i destinatari della prima fase di lancio, con hashtag #conoscereilweb, che metterà al centro il pensiero computazionale. Sui canali social di Generazioni Connesse saranno pubblicati video realizzati in collaborazione con il Consorzio Interuniversitario Nazionale italiano e contenuti ideati con Telefono Azzurro e Google.

In arrivo anche l’app
Gli studenti saranno invece coinvolti nella seconda fase, #vivereilweb, in cui si parlerà di netiquette e gestione delle amicizie in Rete. Previsto anche un decalogo per muoversi correttamente sul web. Genitori e docenti, nella terza e ultima fase, #scoprireilweb, impareranno attraverso “7 consigli utili” a riconoscere i comportamenti sospetti legati a un cattivo uso dei social. Alla fine della campagna sarà lanciata l’App di Generazioni Connesse per l’accesso a contenuti didattici e pedagogici da utilizzare a casa o in classe.

Sostegno: vincolo di 5 anni ma Miur vuole ridurre i trasferimenti

da Orizzontescuola

Sostegno: vincolo di 5 anni ma Miur vuole ridurre i trasferimenti
di redazione

Sul sostegno il Miur insiste sulla riduzione dei trasferimenti al posto comune, sindacati e docenti interessati dicono no. Ecco perché.

La proposta del Miur sul sostegno

Il Miur propone ai sindacati di inserire nel nuovo Contratto di mobilità, valido per il prossimo triennio, una percentuale del 50% per il trasferimento da posto di sostegno a posto comune.

Il trasferimento, secondo l’attuale normativa, può essere richiesto dopo 5 anni di permanenza.

I docenti interessati hanno proposto numerosi ricorsi per chiedere di considerare ai fini del conteggio dei 5 anni anche il servizio preruolo. Ricorsi accolti in numerosi casi, ma il Miur non ha mai cambiato la normativa.

Il Miur ha comunicato che i trasferimenti sono un costo per l’erario (perché si creano in continuazione posti vuoti) e che nella situazione attuale, c’è la necessità di avere quanti più posti coperti.

Il no dei sindacati

All’incontro del 28 novembre tutti i sindacati hanno comunicato il parere negativo alla proposta.

E anche i docenti fanno sentire la loro voce.  I docenti del gruppo Facebook “Nessuno mi può vincolare” (7500 iscritti) scrivono

“La cronica carenza di insegnanti di sostegno e la mancanza di continuità didattica è imputabile, come sanno bene gli addetti ai lavori, al precariato che affligge tutt’ora il mondo della scuola e, soprattutto, al fatto che il MIUR non attiva ormai da molti anni gli appositi corsi di specializzazione e le relative assunzioni in ruolo, preferendo assegnare supplenze a docenti curricolari non specializzati e umiliando in modo sempre più palese la nostra professione (è prevedibile che sempre meno colleghi vorranno diventare insegnanti di sostegno, sapendo che l’inclusione nella maggior parte dei casi è mera utopia e che avranno meno libertà e diritti dei colleghi curricolari!).

Pensare di risolvere questo grave problema sulla pelle di chi, dopo aver svolto per molti anni (svariati pre-ruolo e cinque obbligatori di ruolo) tale professione in virtù di una specializzazione, vuole semplicemente operare un cambiamento professionale usando un altro titolo in proprio possesso, significherebbe aggiungere un’ulteriore ingiustizia alle tante che abbiamo dovuto subire e stiamo subendo in questi anni, sia come persone sia come professionisti insieme ai nostri ragazzi speciali.”

Prossimo incontro sulla mobilità è previsto per martedì 4 dicembre.

Le altre novità sulla mobilità

Legge bilancio: in bilico i 2mila posti di tempo pieno per le regioni del sud

da La Tecnica della Scuola

Legge bilancio: in bilico i 2mila posti di tempo pieno per le regioni del sud
Di Reginaldo Palermo

La seduta festiva della Commissione Bilancio della Camera potrebbe riservare qualche sorpresa per il mondo della scuola.
Uno dei nodi in sospeso riguarda la questione dei 2mila posti di tempo pieno previsti da un emendamento presentato in Commissione Cultura dalla deputata 5S Marzana che il Bilancio aveva sospeso in attesa di approfondimenti da parte del Ministero dell’Economia.
Secondo gli ultimi rumors il MEF potrebbe dare il via libera ma a condizione che i posti vengano ridotti a 1000.
Tenuto conto che, per estendere il tempo pieno nelle regioni del sud occorebbero almeno 15mila posti, è del tutto evidente che la misura proposta dal MEF risulterebbe ampiamente inadeguata.
In una precedente seduta la Commissione Bilancio aveva già bocciato un emendamento che prevedeva che in tutte le scuole affidate in reggenza il vicepreside possa essere automaticamente esonerato dall’insegnamento con l’attribuzione di una quota adeguata di ulteriore organico di fatto indipendente dall’organico di potenziamento.
In proposito la sottosegretaria Laura Castelli ha dato il proprio parere contrario spiegando che il Governo sta predisponendo un proprio emendamento che attribuisce comunque risorse aggiuntive a scuola e università.
La seduta della Commissione è prevista per le ore 18,30 di domenica e quindi nella tarda serata si potrà sapere qualcosa di più.
I lavori proseguiranno nella giornata di lunedì perchè per martedì 4 si prevede il voto finale in modo da consentire l’avvio dell’esame in aula mercoledì 5.

Fondi alle scuole ma legati al Pil della Regione

da La Tecnica della Scuola

Fondi alle scuole ma legati al Pil della Regione
Di Pasquale Almirante

Dare molti più poteri alle Regioni, come quelli chiesti dal Veneto, significa pure, secondo molti osservatori, non riceve più fondi dallo Stato in base al numero degli alunni iscritti ma ottenerli considerando anche la quantità di imposte generate da un territorio.

La vecchia idea della Lega Nord

Un’idea tipica della Lega, e per la quale ha molto lottato coi governi Berlusconi, ma attraverso la quale si assicura alle scuole delle Regioni più produttive più fondi pubblici per alunno rispetto a quelle delle Regioni meno fortunate.

In ogni caso, per dare il via libera all’autonomia delle Regioni, ci sarebbe già un accordo politico di massima fra la Lega di Matteo Salvini e il M5S di Luigi Di Maio. Infatti la ministra degli Affari Regionali, la leghista Erika Stefani, ha detto: «finalmente l’autonomia non è più un tabù».

Otto Regioni chiedono maggiori poteri

Le Regioni che chiedono maggiori poteri sono otto: Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Piemonte, Marche, Umbria.

Ovviamente ogni Regione propone pacchetti diversi, fra questi c’è da fare notare quelli del Veneto che vorrebbe stabilire proprie regole sull’ “ordinamento sportivo” oppure sulla “comunicazione” nonché sui Vigili del Fuoco.

Matteo Salvini: dalle parole ai fatti

«Passeremo presto dalle parole ai fatti», ha sottolineato ieri Matteo Salvini. Luigi Di Maio gli ha fatto: «I veneti avranno l’autonomia in tempi certi».

Ambienti digitali per la didattica integrata: pubblicate le autorizzazioni

Fondi Strutturali Europei – Programma Operativo Nazionale “Per la scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020.
Risorse Premiali Programmazione 2007/2013 – Obiettivi Di Servizio – Fondo per lo Sviluppo e la Coesione ex Delibera Cipe N.79/2012.
In coerenza con l’Obiettivo specifico 10.8 – “Diffusione della società della conoscenza nel mondo della scuola e della formazione e adozione di approcci didattici innovativi (FESR)” – Avviso Pubblico Prot. n. AOODGEFID\9911 del 20 aprile 2018 per la realizzazione di ambienti digitali per la didattica integrata con gli arredi scolastici.
Autorizzazione dei progetti e impegno di spesa

Pubblicazioni del 03 dicembre 2018

Educare alla salute

Educare alla salute: promuovere è meglio che prevenire

di Margherita Marzario

Abstract: Leggere e interpretare la Carta di Ottawa per la promozione della salute nel XXI secolo con e per le nuove generazioni

 

Ci si preoccupa e occupa della qualità della vita e dell’allungamento della vita ma non adeguatamente dell’essenza della vita, impostata sul conoscersi (dal latino “cum” e “gnoscere”, con molteplici significati) – quel “conosci te stesso” sin dall’antica Grecia –, e impastata di emozioni e relazioni che costituiscono e costruiscono la persona e contribuiscono alla buona salute e, pertanto, all’economia e all’ecologia generali. Dopo oltre 30 anni dalla sua presentazione, si possono trovare risposte e proposte nella Carta di Ottawa per la promozione della salute (1986), il cui intento era “stimolare l’azione a favore della Salute per Tutti per l’anno 2000 e oltre”.

“La promozione della salute è il processo che mette in grado le persone di aumentare il controllo sulla propria salute e di migliorarla. Per raggiungere uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, un individuo o un gruppo deve essere capace di identificare e realizzare le proprie aspirazioni, di soddisfare i propri bisogni, di cambiare l’ambiente circostante o di farvi fronte. La salute è quindi vista come una risorsa per la vita quotidiana, non è l’obiettivo del vivere. La salute è un concetto positivo che valorizza le risorse personali e sociali, come pure le capacità fisiche. Quindi la promozione della salute non è una responsabilità esclusiva del settore sanitario, ma va al di là degli stili di vita e punta al benessere”(dall’introduzione della Carta di Ottawa). Uno dei momenti cruciali della vita in cui è più in gioco la salute è il periodo adolescenziale, tanto che lItalia è entrata a far parte, nel 2000,dello studio HBSC (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare), uno studio multicentrico internazionale svolto in collaborazione con l’Ufficio Regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’Europa. La ricerca vuole aumentare la comprensione sui fattori e sui processi che possono influire sulla salute degli adolescenti.Alcuni genitori, quando vengono a conoscenza dei precoci rapporti sessuali dei figli o uso di alcol o fumo o altri atteggiamenti pericolosi, preferiscono tacere temendo reazioni dei figli. Salute significa letteralmente salvezza: il silenzio omertoso non salva e non vuole il bene di alcuno se non della propria incoscienza e irresponsabilità. Fabrizio Fantoni, psicologo e psicoterapeuta, allerta: Forze potenti che premono per trovare una via d’uscita e scaricarsi e che richiedono di essere controllate e disciplinate per entrare in relazione con gli altri e con il mondo. L’educazione, la morale, la cultura, la consapevolezza di sé e l’empatia verso gli altri: sono questi gli strumenti che consentono di controllare e incanalare le spinte profonde delle pulsioni per utilizzarne il potenziale di energia senza provocare danni. Un po’ come l’energia nucleare, che richiede potenti schermi nei reattori e che provoca morte e distruzione quando viene lasciata libera. Talvolta ci dimentichiamo che noi esseri umani abbiamo questo potenziale. Ancora più forte negli adolescenti, in una fase della vita in cui stanno sviluppando e mettendo a punto gli strumenti di controllo delle pulsioni”. 

“Una buona salute è una risorsa significativa per lo sviluppo sociale, economico e personale ed è una dimensione importante della qualità della vita. Fattori politici, economici, sociali, culturali, ambientali, comportamentali e biologici possono favorire la salute, ma possono anche danneggiarla. L’azione della promozione della salute punta a rendere favorevoli queste condizioni tramite il sostegno alla causa della salute” (da “Sostenere la causa della salute” della Carta di Ottawa). I bambini non sono solo il loro futuro, ma il futuro di tutti. Prevenire e reprimere la pedofilia o altri fenomeni affini è una forma di tutela della salute di tutti, soprattutto dei possibili autori e delle possibili vittime. Secondo lo psicologo e psicoterapeuta Fulvio Scaparro “[…] non esiste alcuna valida ragione per considerare la pedofilia come una accettabile variazione della sessualità, che rientrerebbe, proprio per questo, nella sfera privata. Tutto ciò che lede la libertà e l’incolumità fisica e psicologica di bambini e adolescenti (dall’incesto alla produzione e alla detenzione di film pornografici in cui i bambini sono utilizzati per soddisfare le perversioni e il sadismo degli spettatori, dal turismo sessuale allo stupro, dalle molestie alle trappole e alle insidie telematiche) tutti noi, le basi stesse della nostra convivenza, il nostro futuro”. 

“Le persone non possono raggiungere il loro pieno potenziale di salute se non sono capaci di controllare quei fattori che determinano la loro salute” (da “Mettere in grado” della Carta di Ottawa). Il benessere comincia dalle piccole cose, comincia da se stessi e dalla famiglia, la piccola e basilare cellula sociale(ricordando la locuzione usata nella Carta sociale europea, riveduta nel 1996). “Cellula” (da “cella” e, quindi, stanza, scompartimento, dispensa), con un nucleo e nucleolo, con i processi di divisione e riproduzione cellulare, mitosi e meiosi, con tempi e fasi di differente natura, una cellula che deve tornare a essere tale con la propria sfera privata, la propria comunicazione verbale e non verbale, i propri spazi, il proprio linguaggio. In famiglia si deve tornare a parlare, la famiglia si deve fare “parola”, letteralmente “parabola, insegnamento”. “C’è una parola che costruisce e una parola che distrugge, una parola che diffonde calore e luce, un’altra che semina gelo, una che infonde fiducia e restituisce l’individuo a se stesso e al suo futuro, un’altra che lo spegne. Vi è una parola per la quale tutto comincia o ricomincia, un’altra per cui tutto finisce e lascia dietro di sé il silenzio” (don Giuseppe Colombero, psicologo). 

“Le nostre società sono complesse e interdipendenti, e non è possibile separare la salute dagli altri obiettivi. Gli inestricabili legami che esistono tra le persone e il loro ambiente costituiscono la base per un approccio socio-ecologico alla salute” (dal paragrafo “Creare ambienti favorevoli” della Carta di Ottawa). L’adolescenza non è una fase patologica, ma una delle più critiche della vita e, pertanto, occorre una “presa in carico” da parte di tutti. “[…] molti ragazzi che, nella fase finale dell’adolescenza, avvertono un sottile senso di vuoto – afferma Fabrizio Fantoni –. Ciò che facevano un tempo non sembra interessare più e gli impegni quotidiani, come la scuola, non danno adeguata soddisfazione. È il segnale che è iniziata una preziosa ricerca di senso. La vita appare più come un tranquillo viaggio tra gli impegni scolastici, affrontati per obbligo, e il divertimento, un percorso in cui le punte di maggiore intensità sono le esperienze amorose, piacevoli ma anche impegnative”. Gli adolescenti hanno bisogno di un approccio socio-ecologico all’amore e non dell’ipersessualizzazione e ciò è possibile se vi è una rete d’amore che sia vero, reale, autentico, concreto e non virtuale, ossessivo, possessivo. La famiglia è generatrice di amore e vita, in caso di agenesia diventa patologica e patogena.

“I cambiamenti dei modelli di vita, di lavoro e del tempo libero hanno un importante impatto sulla salute. Il lavoro e il tempo libero dovrebbero essere una fonte di salute per le persone. Il modo in cui la società organizza il lavoro dovrebbe contribuire a creare una società sana. La promozione della salute genera condizioni di vita e di lavoro che sono sicure, stimolanti, soddisfacenti e piacevoli” (da “Creare ambienti favorevoli” della Carta di Ottawa). I bambini devono imparare a conoscere le dimensioni del tempo (cronologico, psicologico, storico, meteorologico), a vivere, riempire, abitare il loro tempo. Uno dei primi luoghi in cui il bambino si appropria del tempo è la scuola dell’infanzia: “[…] il tempo disteso consente al bambino di vivere con serenità la propria giornata, di giocare, esplorare, parlare, capire, sentirsi padrone di sé e delle attività che sperimenta e nelle quali si esercita” (dalle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione del 2012). I bambini hanno diritto alla noia e vanno educati alla noia, che non significa che devono impigrirsi o “rammollirsi”. Provare noia è avvertire e approfondire il senso del vuoto, lo scorrere del tempo, la sensazione del fastidio, la tensione ad altro, la ricerca del diverso, la differenza tra ciò che provoca malessere e ciò che procura benessere (quella noia che ha ispirato tanti filosofi). Victoria Prooday, psicoterapeuta ergoterapista canadese, suggerisce:

Cercate di ritardare le gratificazioni e fornitegli opportunità di “annoiarsi”, poiché è proprio nei momenti di noia che si risveglia la creatività:

non ritenetevi la fonte d’intrattenimento dei vostri figli; 

non curate la noia con la tecnologia; 

non usate strumenti tecnologici durate i pasti, in macchina, al ristorante, nei supermercati. Usate questi momenti come opportunità per insegnare ai bambini a essere attivi anche nei momenti di noia; 

aiutateli a creare un “kit di pronto soccorso” della noia, con attività e idee per questi momenti”.

Saggiando la “creatività maieutica” e anche la fatica o i fallimenti che ne derivano si arriva “attrezzati” all’adolescenza (si pensi aragazzi/e che si dedicano alla musica, alla danza, allo sport, alle arti marziali), di cui parla ancora Fantoni: “Poi occorre guardare attorno a sé: attività espressive, come la fotografia e il teatro, o di volontariato possono diventare l’approdo di questa ricerca [di sé, di senso]. Purché siano praticate con altri ragazzi e ragazze che diventino compagni di viaggio. E che magari aprano a una dimensione di incontro con gli altri e di dedizione di sé a chi ha più bisogno. In questo c’è anche un segnale per noi, adulti ed educatori, che dobbiamo saper cogliere queste esigenze e proporre esperienze di impegno e scoperta di sé attraverso l’incontro con altri. Nelle scuole, oratori, gruppi sportivi e di volontariato c’è un potenziale di energie che attende di essere riconosciuto e utilizzato. Adolescenti che cercano adulti che abbiano voglia di dedicarsi a loro accompagnandoli in questa ricerca con proposte concrete”. Adolescente è “colui che cresce” e, perciò, ha ancor più bisogno di tutte le condizioni che garantiscano il binomio di salute e benessere. 

“La promozione della salute sostiene lo sviluppo individuale e sociale fornendo l’informazione e l’educazione alla salute, e migliorando le abilità per la vita quotidiana. In questo modo, si aumentano le possibilità delle persone di esercitare un maggior controllo sulla propria salute e sui propri ambienti, e di fare scelte favorevoli alla salute. È essenziale mettere in grado le persone di imparare durante tutta la vita, di prepararsi ad affrontare le sue diverse tappe e di saper fronteggiare le lesioni e le malattie croniche. Ciò deve essere reso possibile a scuola, in famiglia, nei luoghi di lavoro e in tutti gli ambienti organizzativi della comunità. È necessaria un’azione che coinvolga gli organismi educativi, professionali, commerciali e del volontariato, ma anche le stesse istituzioni”(prima parte di “Sviluppare le abilità professionali” della Carta di Ottawa). La salute non è un aspetto che emerge solo quando si va dal medico di famiglia o in ospedale ma si vive e costruisce nella vita quotidiana, in ogni ambiente e mediante ogni scelta (sessuale, alimentare, estetica, lavorativa, sportiva e altro). Questo affioraancor di più durante l’adolescenza con l’esplosione degli ormoni, dei brufoli, della massa muscolare, dell’altezza e con le scelte fatte per contrariare mamma e papà e per identificarsi col gruppo dei pari (ci sarebbe da preoccuparsi, invece, in caso di “implosione”, chiusura, passività, accettazione supina), come emerge dalle parole di Fantoni: “[…] gli adolescenti e i preadolescenti usano il corpo per esprimere malesseri e conflitti interiori. Ciò avviene soprattutto quando l’apparato psichico non è in grado di fronteggiare la pressione emotiva e istintuale interna. Le trasformazioni profonde della pubertà cambiano i corpi dei ragazzi e delle ragazze e li confrontano con la loro identità maschile o femminile. Tutto l’organismo ne è interessato: anche il cervello si modifica e assume nuove funzioni. Gli squilibri ormonali alterano l’umore. I ragazzi sono alle prese con un corpo nuovo, che permette loro di esprimere e di vivere le emozioni in modo inatteso e potente. Anche a livello mentale gli equilibri raggiunti nell’infanzia vengono smantellati, e i preadolescenti si trovano combattuti tra il desiderio di affrancarsi dalle relazioni e dagli interessi infantili e l’attaccamento fascinoso a chi si amava tanto da bambini, in primo luogo i genitori”. Ada Fonzi, esperta di psicologia dello sviluppo, aggiunge: “La vera essenza della normalità è la capacità di adattarsi ai cambiamenti sia della propria crescita che dell’ambiente, realizzando quella plasticità che consente all’individuo di imparare ad accettare le proprie debolezze, a superare i propri insuccessi, per attestarsi su livelli di sviluppo sempre più maturi. Anche gli adulti dovrebbero guardarsi da allarmismi e facili condanne nei confronti dei comportamenti dei figli che esulino da quella che siamo abituati a considerare la normalità, aiutandoli piuttosto a recuperare, di volta in volta, il loro equilibrio”.  

“È essenziale mettere in grado le persone di imparare durante tutta la vita, di prepararsi ad affrontare le sue diverse tappe e di saper fronteggiare le lesioni e le malattie croniche. Ciò deve essere reso possibile a scuola, in famiglia, nei luoghi di lavoro e in tutti gli ambienti organizzativi della comunità. È necessaria un’azione che coinvolga gli organismi educativi, professionali, commerciali e del volontariato, ma anche le stesse istituzioni”(seconda parte di “Sviluppare le abilità personali” della Carta di Ottawa). L’adolescenza è una tappa della vita, non una malattia o un buco nero dove si annienta tutto. Un passaggio che richiede consapevolezza e corresponsabilità di tutti per il benessere di tutti e che richiama l’applicazione dell’art. 2 della Costituzione, dallo “svolgimento della personalità” ai “doveri inderogabili di solidarietà”, principi di cui devono tener conto innanzitutto e soprattutto i genitori, come è centrale la collocazione della famiglia negli ambienti di vita elencati nella suesposta disposizione. Lo psicologo Matteo Lancini approfondisce: “L’adolescenza è un periodo di sconvolgimenti fisici e di profonde rivoluzioni psichiche, che spesso finisce per stravolgere gli equilibri di tutta la famiglia. Una trasformazione che implica la ridefinizione, talvolta traumatica, dei ruoli non solo del ragazzo, ma anche dei suoi genitori. Gli adolescenti di oggi sono nati e cresciuti in un ambiente molto differente da quello dei loro padri e delle loro madri. È mutato lo scenario sociale in cui viviamo, ma è cambiato anche lo scenario privato: dalla famiglia delle regole si è passati a quella che promuove la creatività e la capacità relazionale dei figli, favorendo talvolta in loro il narcisismo e un’intrinseca fragilità, pur sotto i modi apparentemente spavaldi, sprezzanti e spregiudicati, e innescando una crisi adolescenziale di difficile soluzione”. 

Bisogna avere cura della relazione, di ogni relazione, senza dover ricorrere frequentemente a quelle professioni che sono “relazioni di cura” ricordando che già la genitorialità, l’insegnamento e altre relazioni significative sono “relazioni di cura”. Occorre, perciò, educare all’adolescenza e educare l’adolescenza. Fantoni analizza: “Le relazioni più intense, quelle amorose, che siano verso i genitori o nei confronti di una persona amata, quando deflagrano possono confinare con l’odio più feroce. […] Non sono i rimproveri per i brutti voti e neppure l’uso di droghe che possono spiegare l’emergere di questa violenza mortale. Si tratta sicuramente di casi limite, eccezionali, di ragazzi con una struttura psichica fragile. Ma ci impongono di evitare facili giudizi e di avere comunque un pensiero rispettoso […]. E a noi richiedono di avere sempre una cura particolare per le relazioni, che restano lo strumento più importante per l’uomo, animale sociale”. La tossicodipendenza e altre dipendenze nascono da una faglia relazionale, innanzitutto con se stessi e poi delle relazioni primarie(genitori e altre figure di riferimento) o da relazioni malsane, le cosiddette cattive compagnie, come osservano gli esperti: “Il problema droghe o dipendenze non è qualcosa di esterno che ci colpisce (come se fosse un virus, un batterio, un vaso che cade dal balcone). È necessario osservare il tutto da una diversa angolazione, partendo proprio da se stessi, dai nostri meccanismi di funzionamento, dalle nostre parti costitutive, da quell’Uomo cioè che “sceglie”, più o meno consapevolmente, di assumere quelle droghe o di divenire dipendente di un gioco d’azzardo, di internet o di chissà cos’altro questa società ci offre. Il problema droga, gioco d’azzardo, internet, etc in fondo non esiste, esiste solo un fenomeno Uomo, con le sue debolezze, le sue fragilità, le sue paure, ma anche le sue patologie, le sue scelte, la sua cultura, i suoi bisogni di sicurezza o di dipendenza”.

“La salute è creata e vissuta dalle persone all’interno degli ambienti organizzativi della vita quotidiana: dove si studia, si lavora, si gioca e si ama” (prima proposizione di “Entrare nel futuro” della Carta di Ottawa). Da notare che in questa proposizione non si parla di scuola, famiglia e luoghi di lavoro, ma delle azioni che vi si svolgono che comportano l’impegno, il coinvolgimento personale e continuo, perché si tratta di percorsiche cominciano e che caratterizzano, seppure in misura diversa, tutta la vita come la “formazione permanente e ricorrente”: ovvero acquisire un metodo di studio, uno stile di vita. La scuola contribuisce a creare le condizioni per una migliore salute dei giovani, quale premessa indispensabile per un inserimento attivo e proficuo nella società. La scuola è e deve essere luogo di ben-essere in cui si coniugano passato, presente e futuro. La prima scuola deputata a ciò è la scuola dell’infanzia: Essa si pone la finalità di promuovere nei bambini lo sviluppo dell’identità, dell’autonomia, della competenza e li avvia alla cittadinanza.Consolidare l’identità significa vivere serenamente tutte le dimensioni del proprio  io,  stare  bene,  essere rassicurati nella molteplicità del proprio fare e sentire, sentirsi sicuri in un ambiente sociale allargato, imparare  a  conoscersi  e  ad  essere  riconosciuti  come  persona  unica  e irripetibile. Vuol  dire sperimentare diversi ruoli e forme di identità: quelle di figlio, alunno, compagno, maschio o femmina, abitante di un territorio, membro di un gruppo, appartenente a una comunità sempre più ampia e plurale, caratterizzata da valori comuni, abitudini, linguaggi, riti, ruoli” (dalle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione). Ada Fonzi puntualizza: “Che dire della scuola? È l’altra via maestra per una prosocialità che accompagni l’individuo in tutto il suo percorso di vita. Gli insegnanti possono essere degli artefici straordinari, se riescono a introdurre nel loro lavoro, perfino nella didattica delle materie ritenute «aride» come la matematica, la tensione verso un mondo in cui sia bandita la prevaricazione in tutte le sue forme. […] si riesce a giocare anche con i numeri e a far sì che i conti tornino non solo sulla carta, ma anche nei rapporti tra compagni”. 

La salute è creata prendendosi cura di se stessi e degli altri, essendo capaci di prendere decisioni e di avere il controllo sulle diverse circostanze della vita, garantendo che la società in cui vive sia in grado di creare le condizioni che permettono a tutti i suoi membri di raggiungere la salute” (seconda proposizione di “Entrare nel futuro” della Carta di Ottawa). Prendere consapevolezza (il termine “consapevolezza” evoca nella sua etimologia, “cum sapere”, il riferimento ad un “cum”, “con”, ad un insieme, ad una relazione, con se stessi e con gli altri) e sostituire la cura personale alle cure mediche è una buona misura di prevenzione primaria: l’interdipendenza in luogo di ogni patologica dipendenza. “Quel che si può però fare, sempre, è credere alla vita e contribuire a creare attorno a noi un clima di gioia di vivere. Che vuol dire condividere anche i momenti inevitabili di dolore e solitudine, almeno negli affetti e nell’educazione, non lasciando mai nessuno a cavarsela da solo. Insegnando e testimoniando che il problema non è mai la vita, che è fatta di momenti che noi siamo soliti annoverare tra quelli belli e altri che releghiamo tra quelli brutti, ma l’idea che ne abbiamo e il nostro atteggiamento verso di essa. Nella maggior parte dei nostri casi, subiamo malattie, nel corpo e nello spirito, inguaribili ma mai incurabili” (fra Fabio Scarsato, esperto di problematiche giovanili). 

“ […] contrastare le pressioni a favore dei prodotti dannosi, dell’impoverimento delle risorse, degli ambienti e delle condizioni di vita malsane; […] riconoscere che le persone costituiscono la maggior risorsa per la salute […]; metterle in grado di mantenere sane se stesse, i familiari e gli amici (da “L’impegno per la promozione della salute” della Carta di Ottawa). È esemplare che in un atto internazionale si parli di “familiari” e “amici”, le persone che contano di più nella vita e per le quali, in fondo, si fa tutto quello che si fa nella vita, anche quando si agisce contro di loro. Bisogna ritrovare le coordinate della vita e ristabilire l’antropologia della vita (cosiddetta questione antropologica). Si può concludere col pensiero di don Antonio Mazzi, in qualità di fondatore e formatore di comunità di recupero dei giovani: “Senza che ce ne accorgiamo ci distruggiamo gradualmente come uomini coscienti, onesti, leali, coerenti, per divenire strumenti e giochi in mano a giocolieri farabutti e carnefici. Abbiamo trasformato in galere le camerette dei nostri figli e in armi malefiche le scoperte tecnologiche più simpatiche degli ultimi tempi”. 

Manovra, accantonato emendamento sul tempo pieno a scuola

da Corriere della sera

Manovra, accantonato emendamento sul tempo pieno a scuola

Era stato voluto dal vicepremier Di Maio, ma la tenuta economica probabilmente ha spinto i parlamentari ad archiviarlo

Valentina Santarpia

Accantonato dalla commissione Bilancio della Camera l’emendamento che puntava a introdurre il tempo pieno nelle scuola primaria, vale a dire le elementari. La proposta di modifica è stata presentata a firma della commissione Istruzione di Montecitorio, dove dunque era stata approvata dalla maggioranza.

I conti

In realtà l’emendamento era difficilmente attuabile, con le risorse a disposizione. Secondo una stima della Cisl, infatti, ci sarebbero voluti 43 mila insegnanti in più, non duemila come stimato dal vicepremier Luigi Di Maio, e una spesa economica consistente per garantire il pagamento dei collaboratori scolastici e delle mense.

Bussetti: i presidenti di commissione esami di I grado saranno pagati

da Orizzontescuola

Bussetti: i presidenti di commissione esami di I grado saranno pagati
di redazione

“Per gli esami di Stato ci saranno novità anche per i professori. Abbiamo le risorse per remunerare i presidenti di commissione degli esami di terza media: avranno un gettone equivalente a quello dei colleghi della Maturità”: lo ha detto il ministro Bussetti in un’intervista al Corriere della Sera.

Attualmente infatti i presidenti di commissione degli esami di Stato delle secondarie di I grado non sono pagati, così come i commissari, tutti interni.

Il compenso per i presidenti di commissione agli esami di Stato di II grado è pari a 1.249 euro di base, ma può arrivare a 2.270 euro se per raggiungere la sede d’esame si impiega un tempo superiore a 100 minuti usando i trasporti pubblici.

Affidamento Servizio di Cassa, schema convenzione e atti di gara. Indicazioni Miur

da Orizzontescuola

Affidamento Servizio di Cassa, schema convenzione e atti di gara. Indicazioni Miur
di redazione

Il Miur ha inviato alle scuole la nota n. 24078 del 30 novembre 2018, al fine di fornire indicazioni in merito all’Affidamento del servizio di cassa, comunicando contestualmente la trasmissione dello “Schema di convenzione” e degli “Schemi di atti di gara”.

Esiti rilevazione fabbisogni

L’Amministrazione, in premessa, comunica gli esiti della rilevazione effettuata  sulle modalità di affidamento del servizio di cassa, sui servizi effettivamente richiesti agli operatori economici aggiudicatari e sui prezzi di aggiudicazione per ciascun servizio.

Dalla rilevazione è emerso che l’affidamento del servizio di cassa è caratterizzato da una  sostanziale omogeneità dei fabbisogni delle istituzioni scolastiche. Da ciò, scrive il Miur, consegue l’opportunità di individuare formule di aggregazione nella fase di acquisizione del servizio, al fine di:

  • incrementare l’interesse degli operatori economici del settore nei confronti della procedura in esame;
  • ridurre la spesa in ragione delle economie di scala;
  • costituire meccanismi sinergici tra gli Enti affidanti e perseguire una maggiore efficienza nella gestione della gara.

Acquisti “in rete”

S tratta, dunque, di procedere all’acquisizione del servizio in rete, come previsto dall’articolo 3, comma 1 lett. i), del Codice dei contratti pubblici e dall’articolo 7, comma 2, del d.P.R. n. 275 dell’8 marzo 1999.

Acquisizione servizio cassa in rete: accordo quadro

Nella nota, alla luce di quanto detto sopra, vengono poi fornite indicazioni per  la sottoscrizione di accordi di rete di scuole, aventi per oggetto la gestione comune delle procedure connesse agli affidamenti del servizio di cassa.

Al fine predetto, bisogna innanzitutto individuare una scuola capofila, cui è affidato il compito di espletare la procedura anche per conto delle restanti istituzioni scolastiche delle rete. Queste ultime potranno sottoscrivere il relativo contratto attuativo, soltanto dopo l’aggiudicazione dell’accordo quadro. Nel caso di acquisizione del servizio da parte di una Rete, infatti, ci sarà l’affidamento di un accordo quadro e non di un contratto ordinario di appalto.

Gli Schemi di atti adottati, leggiamo ancora nella nota, presuppongono affidamenti posti in essere da Reti di Scuole.

Acquisizione servizio di cassa singole istituzioni scolastiche

Nel caso in cui si decida di espletare la procedura di gara singolarmente e non in rete, la scuola interessata effettuerà una gara per l’affidamento di un ordinario contratto di appalto e non di un accordo quadro. In tal caso sarà necessario apportare le conseguenti modifiche agli schemi di atti e non risulterà necessario utilizzare l’Allegato 1, recante lo schema di Accordo quadro.

Criteri aggiudicazioni servizi

Considerate le caratteristiche tecnico-merceologiche del servizio (cassa), è contemplata la possibilità di espletare l’affidamento sulla base del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa individuata sulla base del minor prezzo.

Il predetto criterio snellisce la procedura, in quanto, venendo meno valutazioni discrezionali, non vi è l’obbligo di costituzione della commissione di gara.

Procedure approvvigionamento

A secondo dell’importo, si potrà far ricorso ad una delle seguenti proecdure:

  • procedura negoziata (ex art. 36, comma 2, lettera b) del D.Lgs. 18 aprile 2016, n. 50) per importi inferiori a 144.000,00 euro, IVA esclusa, ferma restando la possibilità per la Stazione Appaltante di ricorrere alle procedure ordinarie, ove ritenute preferibili;
  • procedure ordinarie di rilevanza comunitaria (quali la procedura aperta ex art. 60 del D.Lgs. 18 aprile 2016, n. 50) per importi pari o superiori a 144.000,00 euro, IVA esclusa.

Procedura aperta

Per l’espletamento della procedura aperta vengono forniti i seguenti documenti:

  • Disciplinare di gara
  • Schema di Accordo Quadro (allegato 1)
  • Capitolato tecnico (allegato 2)
  • Schema di Dichiarazione Sostitutiva del concorrente (allegato 3)
  • Schema di Dichiarazione Sostitutiva del subappaltatore (allegato 4)
  • Schema di Offerta Economica (allegato 5)
  • Schema di convenzione di cassa (allegato 6)
  • Elenco delle Istituzioni Scolastiche aderenti alla Rete (allegato 7)

I sopra citati documenti di gara sono disponibili sull’Help Desk Amministrativo Contabile – sezione “Attività negoziale” e sul SIDI-sezione “Avvisi”.

Procedura negoziata

Per l’espletamento della procedura negoziata vengono forniti i seguenti documenti:

  • Lettera di invito
  • Schema di Accordo Quadro (allegato 1)
  • Capitolato tecnico (allegato 2)
  • Schema di Dichiarazione Sostitutiva del concorrente (allegato 3)
  • Schema di Dichiarazione Sostitutiva del subappaltatore (allegato 4)
  • Schema di Offerta Economica (allegato 5)
  • Schema di convenzione di cassa (allegato 6)
  • Elenco delle Istituzioni Scolastiche aderenti alla Rete (allegato 7)

I sopra citati documenti di gara sono disponibili sull’Help Desk Amministrativo Contabile, nella sezione “Attività negoziale” e sul SIDI sezione Avvisi.

Ulteriori documenti

Oltre alla documentazione di gara, al fine di supportare le scuole nella compilazione della stessa, l’amministrazione ha fornito i seguenti documenti (allegati alla nota):

  •  Lista servizi “base” e servizi “opzionali”;
  • Schema punteggi proposti;
  • Schema basi d’asta proposte.

Procedure in modalità cartacea

L’articolo 4o, comma 2, del D.lgs. n. 50/2016, divenuto efficace dal 18 ottobre 2018, prevede l’obbligo di utilizzare mezzi di comunicazione elettronici. Tuttavia, in attesa dell’adozione di specifiche indicazioni o prassi operative da parte di Enti competenti, l’amministrazione ritiene che le scuole prive di una piattaforma di e-procurement possano continuare ad espletare procedure in modalità cartacea.

Il ricorso alla modalità cartacea, evidenzia il Miur, è previsto dall’art. 52, comma 1, terza parte e comma 3, del summenzionato D.Lgs. 50/2016:

“[…] l’utilizzo di mezzi di comunicazione elettronici richiede attrezzature specializzate per ufficio non comunemente disponibili alle stazioni appaltanti”.

Nel caso in cui si proceda ricorrendo alla modalità cartacea, le scuole devono motivarne le ragioni nel provvedimento di indizione, nella lex specialis e, ove necessaria, in considerazione dell’importo della gara, nella relazione unica. Le scuole, in ogni caso, dovrebbero richiedere ai concorrenti di presentare la documentazione di offerta anche in formato elettronico, su supporto informatico (ad es., pen drive o CD-ROM), nelle rispettive buste cartacee.

nota e documenti allegati

Concorso scuola, entro 2019 bando per concorso ordinario

da Orizzontescuola

Concorso scuola, entro 2019 bando per concorso ordinario
di redazione

A dirlo il Ministro Bussetti durante una intervista al Corriere. Nel frattempo si dettano nuove regole, in attesa delle modifiche incluse nella Legge di Bilancio.

Concorsi ordinari entro il 2019

Come rispondere al ricambio generazionale in atto nella scuola? L’allarme è stato lanciato ieri dalla FLCGIL che ha contato 244mila post vacanti che potenzialmente potrebbero creare non pochi disagi al mondo della scuola.

Tanto che il sindacato ha risposto affermando che è necessario assumere anche dalle graduatorie d’istituto. Scetticismo sulle tempistiche dei concorsi a cattedra, banditi in tempo utile per arginare l’emergenza.

Il Ministro Bussetti ha risposto oggi, rilanciando i concorsi come strumento per arginare il fenomeno. Ha, infatti, annunciato che entro il 2019 sarà bandito il concorso ordinario.

Modifiche al concorso

Procedura concorsuale che è in attesa di modifica. Infatti, le attuali procedure per il concorso a cattedra sono in fase di rielaborazione, secondo quanto contenuto nella bozza del DEF che è stata pubblicata dalla nostra redazione.

Tra le novità, l’inserimento delle interrogazioni per materia ai candidati. Procedura che qualcuno ha definito un ritorno al passato. Quindi l’orale si baserà sulla valutazione delle competenze e delle conoscenze.

Inoltre, limiti saranno posti alla mobilità, dato che i vincitori del concorso dovranno restare nella stessa scuola assegnata per 5 anni.

Modifiche anche al FIT che sarà eliminato, quindi, no a 3 anni di formazione dopo il concorso, ma un solo anno. Il concorso, inoltre, diventerà abilitante. Nessun corso universitario per avere l’abilitazione, basterà vincere il concorso.

Modifiche che, al momento, sono una proposta e che subiranno, con molta probabilità, delle modifiche durante i lavori parlamentari all’avvio delle procedure per trasformare il legge il documento di economia e finanza.

Bozza decreto Infanzia e Primaria

In attesa di conoscere i particolari del concorso ordinario per le scuole secondarie, i sindacati hanno divulgato tramite foto, la bozza consegnata dal Ministero questa settimana durante un incontro  per il concorso ordinario Infanzia e Primaria.

Nel testo del decreto, ci sono tutti i particolari delle prove e della tabella di valutazione dei titoli

Concorso infanzia e primaria ordinario, come saranno le prove. Preselettiva su logica, normativa e inglese

Tabella valutazione titoli

Concorso dirigenti scolastici 2018: cosa succederà ora?

da Orizzontescuola

Concorso dirigenti scolastici 2018: cosa succederà ora?
di redazione

Il Concorso dirigenti scolastici 2018 (indetto con decreto Direttoriale pubblicato nella Gazzetta ufficiale n° 90 del 24/11/2017 per il reclutamento dei 2416 Dirigenti Scolastici) è appena a metà del suo svolgimento ma già promette di passare alla storia come il Concorso dei ricorsi.

Già subito dopo la prova preselettiva c’erano state richieste di ri-ammissione degli esclusi e polemiche basati sul punteggio, sulla data della prova (che non avrebbe dato sufficiente tempo per prepararsi ai docenti impegnati nell’esame di Stato), sui malfunzionamenti tecnologici in alcune sedi etc.

Dopo la prima prova scritta (tenutasi in tutta Italia tranne che in Sardegna, dove è in calendario per il prossimo 13 dicembre) la situazione sembra complicarsi ulteriormente perché sono sorti nuovi potenziali motivi di ricorso. Cosa succederà ora? I candidati si preparano all’orale ma resta l’incognita sulla data di immissione in ruolo di chi passerà il concorso dirigenti scolastici 2018. Intanto gli esclusi chiedono ammissione all’orale per tutti. Facciamo chiarezza su questo ingarbugliato quadro.

Concorso dirigenti scolastici 2018, cosa è andato storto e motivi del ricorso

Sono diverse e di natura eterogenea, le irregolarità segnalate da chi, escluso alla prova scritta, ha manifestato volontà di fare ricorso.

Alcune riguardano lo svolgimento della prova che sembrerebbe non aver seguito linee uniformi in tutte le regioni determinando disparità di trattamento. In questo senso la violazione più grave riguarderebbe la consultazione di manuali contenenti testi di legge, ammessa in alcune commissioni e proibita in altre.

Polemiche anche sugli orari: alcuni docenti hanno minacciato di fare ricorso contro la bocciatura perché, nella loro aula, la prova scritta sarebbe iniziata parecchio tempo dopo le ore 10, orario stabilito dal Ministero.

Nel mirino anche il tipo di prova: il bando prevedeva un test strutturato a quesiti mentre, testimoniano alcuni docenti, nella prova sarebbero stati inseriti due studi di caso che, sulla carta, erano previsti per l’orale.

C’è poi chi fonda il ricorso sul punteggio, invocando uniformità di trattamento con quanto accaduto per chi non aveva superato la prova preselettiva perché aveva ottenuto un punteggio inferiore a 71,70 punti: accolti i primi ricorsi, allo stesso modo dovranno essere accolti i ricorsi di coloro che alla prova scritta otterranno la sufficienza ma non raggiungeranno i 70 punti richiesti dal bando.
Pioggia di ricorsi che rallenta ulteriormente la procedura rendendo sempre più difficile l’immissione a ruolo dei nuovi dirigenti il prossimo settembre 2019.

Su Facebook è nato un gruppo di protesta chiamato Dirigenza 2019 che conta più di 800 iscritti e che chiede, sulla base di tutte le anomale sopra elencate, di ammettere all’orale tutti i candidati respinti alla preselezione e alla prova scritta. Dopo il colloquio orale, questa la proposta del gruppo Dirigenza 2019, si dovrebbe creare una graduatoria unica di tutti gli idonei dalla quale attingere per le prossime assunzioni. L’alternativa sarebbe l’annullamento dell’intero concorso

Il caso Sardegna: rinvio della prova scritta

La prima prova si è svolta in tutta Italia il 18 Ottobre 2018, in violazione dell’art. 5 del Decreto Dipartimentale del 24/07/2018, che prevedeva 120 giorni per il ricorso al Presidente della Repubblica e 60 per il ricorso al T.A.R. (posto che si sarebbe dovuto tener conto del periodo di sospensione dell’attività giudiziaria nel mese di Agosto). L’unica eccezione, come abbiamo accennato sopra, è rappresentata dalla Sardegna dove, a causa dell’emergenza maltempo, la prima prova scritta è stata rimandata e si deve ancora svolgere (è in calendario per il 13 dicembre 2018, non senza polemiche).

Quando entrerà di ruolo chi ha superato il concorso per dirigenti scolastici?

Per quanto riguarda il rispetto delle tempistiche per l’immissione in ruolo di chi supera il concorso per dirigenti 2018, il ministro Bussetti è intervenuto avanzando l’ipotesi di un intervento correttivo sullo svolgimento del corso di formazione. Sulla carta questo dovrebbe avere una durata medio-lunga che rende poco realistica la presa in carico dei nuovi presidi per il 2019/20. L’escamotage per non sforare il termine sarebbe quello di far svolgere il corso di formazione durante il periodo di prova. Al contempo le Regioni saranno invitate ad operare il dimensionamento della rete scolastica in modo da fornire un quadro completo delle dirigenze scolastiche da assegnare.

Concorso DSGA, il 6 dicembre informativa ai sindacati. Il punto

da Orizzontescuola

Concorso DSGA, il 6 dicembre informativa ai sindacati. Il punto
di redazione

Il concorso DSGA dovrebbe essere bandito molto presto. Atteso da tempo, il Miur ha già comunicato ai sindacati l’ok del MEF.

Concorso DSGA: ok del MEF

Riporta il sindacato FLCGIL “il MIUR ci ha comunicato che il Ministero dell’Economia e Finanze (MEF) ha registrato il bando di concorso per DSGA.”

La bozza del bando

L’unica bozza finora conosciuta è quella trasmessa ai sindacati nel mese di ottobre. Si tratta di una bozza che può essere stata modificata e rivista. Non conosciamo quindi la versione finale, che sarà invece quella che sarà presentata ai sindacati nell’informativa.

Requisiti di accesso al concorso

Possono partecipare al concorso coloro i quali sono in possesso di uno dei seguenti titoli:

  • diploma di laurea in giurisprudenza, scienze politiche, sociali o amministrative, economia e commercio;
  • diplomi di laurea specialistica (LS) 22, 64, 71, 84, 90 e 91;
  • lauree magistrali (LM) corrispondenti a quelle specialistiche ai sensi della tabella allegata al D.I. 9 luglio 2009.

Possono inoltre partecipare, in deroga ai succitati titoli, gli assistenti amministrativi che, alla data di entrata in vigore della legge 27 dicembre 2017 n. 205, abbiano maturato almeno tre interi anni di servizio, negli ultimi otto, nelle mansioni di direttore servizi generali ed amministrativi.

Informativa ai sindacati il 6 dicembre

La situazione sarà più chiara il 6 dicembre, giornata in cui è prevista una informativa ai sindacati  sull’articolazione del concorso e il contestuale percorso riservato per gli Assistenti Amministrativi facenti funzione che transiteranno nel ruolo tramite una misura di mobilità professionale.