Avviso 18 marzo 2011

Per consentire la completa e corretta conclusione delle operazioni di compilazione on line della domanda di mobilità e della relativa convalida tramite le funzioni POLIS, disponibili ai docenti della scuola primaria e secondaria di I e II grado, l’utilizzo delle predette funzioni on-line è prorogato eccezionalmente fino alle ore 14.00 del giorno 24 marzo p.v.. ”

Con l’occasione si raccomanda, a coloro i quali ancora non avessero provveduto in tal senso, di effettuare quanto prima l’operazione di “INVIO” della domanda predisposta e memorizzata in bozza, al fine di renderne efficace la partecipazione alle relative procedure di mobilità”

17 marzo 150esimo anniversario Italia unita

Il Consiglio dei ministri, nella seduta del 28 gennaio 2011, ha deliberato di celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia il 17 marzo 2011, “poiché tale qualificazione comporta l’implicita ed eccezionale inclusione della ricorrenza fra quelle ordinariamente festive, il Consiglio ha ritenuto obbligatorio di conseguenza (e solo per quest’anno) estendere alla giornata del 17 marzo 2011 le regole in materia di orario festivo, limitazioni su determinati atti giuridici, disciplina che regola l’imbandieramento degli edifici, il trattamento economico da corrispondere ai lavoratori dipendenti e le sanzioni amministrative pecuniarie in caso di inosservanza.”

Tale delibera si è tradotta nel decreto-legge 22 febbraio 2011, n. 5 (in GU 23 febbraio 2011, n. 44), approvato nella seduta del CdM del 18 febbraio 2011, “(…) che assicura la dovuta solennità e la massima partecipazione dei cittadini alle celebrazioni del 17 marzo 2011, già dichiarato festa nazionale, confermando che la giornata sarà festiva a tutti gli effetti previsti dalla legge. Per il solo anno in corso ed al fine di evitare inopportuni aggravi a carico della finanza pubblica e delle imprese private, per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia troveranno applicazione gli effetti economici e gli istituti giuridici e contrattuali previsti per la festività soppressa del 4 novembre (che solo per quest’anno non esplica i predetti effetti) così da compensarne gli oneri. Il Governo invita i cittadini, le scuole, le istituzioni, i luoghi di lavoro a promuovere iniziative per celebrare degnamente il significato storico, etico e politico della ricorrenza.

Di seguito il comunicato stampa:

150° anniversario Unità d’Italia: 17 marzo 2011 festa nazionale

Proclamazione ufficiale del Regno d’Italia
(legge n. 1 del Regno d’Italia)

“Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861″.

17 marzo 1861 – 17 marzo 2011. L’Italia compie 150 anni e, quest’anno, per festeggiare l’anniversario il 17 marzo è stata proclamata festa nazionale, con scuole ed uffici chiusi.

Il Consiglio dei Ministri del 18 febbraio 2011 ha approvato un decreto-legge che assicura la dovuta solennità e la massima partecipazione dei cittadini alle celebrazioni del 17 marzo, già dichiarato festa nazionale (art.7 bis del decreto-legge 30 aprile 2010, n. 64), confermando che la giornata sarà festiva a tutti gli effetti previsti dalla legge. I maggiori oneri per Stato e imprese private che ne deriveranno saranno coperti, ha spiegato il ministro La Russa in una conferenza stampa al termine della riunione, trasferendo gli effetti economici della festa del 4 novembre a quella del 17 marzo.

I festeggiamenti iniziano la notte prima, tra il 16 e il 17 marzo, con l’apertura straordinaria di tutti i musei. La notte tricolore è stata organizzata in numerose città piccole e grandi. A Roma sarà seguita da una diretta radiofonica di tutte le iniziative in programma all’insegna di una grande festa popolare.

La festa prosegue la mattina con la cerimonia dell’alzabandiera, che si svolgerà in tutte le città alle ore 9,00 per onorare l’Alba dell’Italia. In concomitanza, si svolgerà la cerimonia solenne all’Altare della Patria presieduta dal Capo dello Stato. Sugli edifici pubblici potranno essere esposte le bandiere italiana ed europea, su quelli già quotidianamente imbandierati, potranno invece essere esposti ulteriori esemplari delle bandiere. Con circolare del 7 marzo 2011 il Dipartimento per il cerimoniale di Stato della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha dato disposizioni in merito all’imbandieramento degli edifici pubblici e alla cerimonia dell’alzabandiera. Il cannone del Gianicolo, a Roma, sparerà 150 colpi simbolici. Sempre in mattinata, si svolgerà il saluto del Parlamento a Camere riunite in seduta straordinaria. Anche Palazzo Chigi – sede del governo italiano – partecipa alle celebrazioni: previsto l’accesso al pubblico dalle 10,00 alle 17,00 mentre nel cortile di Palazzo Chigi verrà allestito un percorso fotografico con i ritratti dei Presidenti del Consiglio dall’Unità d’Italia ad oggi, corredato da una monografia su Camillo Benso conte di Cavour, primo Presidente del Consiglio italiano. Infine, all’apertura, i visitatori saranno accolti da una banda militare che eseguirà l’inno di Mameli e brani patriottici.

Due appuntamenti per la serata del 17 marzo, all’insegna dell’arte e della cultura: in programma alle 19,00 in Piazza del Popolo un lancio di colombe seguito da un concerto di musica leggera e alle 21,00 al Teatro dell’Opera di Roma, il Maestro Riccardo Muti dirigerà il Nabucco, la più risorgimentale delle opere di Verdi. All’evento partecipa anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Come evento di chiusura, festa finale con l’esplosione di fuochi d’artificio in tutte le piazze italiane. Inoltre, il 17 marzo in Tv, palinsesto dedicato al 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Infine, al Museo Vittoriano si apre la mostra permanente sulle battaglie del Risorgimento.

Di seguito l’intervento del Presidente Napolitano alla Seduta comune del Parlamento in occasione dell’apertura delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia:

(Montecitorio, 17/03/2011) Sento di dover rivolgere un riconoscente saluto ai tanti che hanno raccolto l’appello a festeggiare e a celebrare i 150 anni dell’Italia unita : ai tanti cittadini che ho incontrato o che mi hanno indirizzato messaggi, esprimendo sentimenti e pensieri sinceri, e a tutti i soggetti pubblici e privati che hanno promosso iniziative sempre più numerose in tutto il Paese. Istituzioni rappresentative e Amministrazioni pubbliche : Regioni e Provincie, e innanzitutto municipalità, Sindaci anche e in particolare di piccoli Comuni, a conferma che quella è la nostra istituzione di più antica e radicata tradizione storica, il fulcro dell’autogoverno democratico e di ogni assetto autonomistico. Scuole, i cui insegnanti e dirigenti hanno espresso la loro sensibilità per i valori dell’unità nazionale, stimolando e raccogliendo un’attenzione e disponibilità diffusa tra gli studenti. Istituzioni culturali di alto prestigio nazionale, Università, Associazioni locali legate alla memoria della nostra storia nei mille luoghi in cui essa si è svolta. E ancora, case editrici, giornali, radiotelevisioni, in primo luogo quella pubblica. Grazie a tutti. Grazie a quanti hanno dato il loro apporto nel Comitato interministeriale e nel Comitato dei garanti, a cominciare dal suo Presidente. Comune può essere la soddisfazione per questo dispiegamento di iniziative e contributi, che continuerà ben oltre la ricorrenza di oggi. E anche, aggiungo, per un rilancio, mai così vasto e diffuso, dei nostri simboli, della bandiera tricolore, dell’Inno di Mameli, delle melodie risorgimentali.

Si è dunque largamente compresa e condivisa la convinzione che ci muoveva e che così formulerò : la memoria degli eventi che condussero alla nascita dello Stato nazionale unitario e la riflessione sul lungo percorso successivamente compiuto, possono risultare preziose nella difficile fase che l’Italia sta attraversando, in un’epoca di profondo e incessante cambiamento della realtà mondiale. Possono risultare preziose per suscitare le risposte collettive di cui c’è più bisogno : orgoglio e fiducia ; coscienza critica dei problemi rimasti irrisolti e delle nuove sfide da affrontare ; senso della missione e dell’unità nazionale. E’ in questo spirito che abbiamo concepito le celebrazioni del Centocinquantenario.Orgoglio e fiducia, innanzitutto. Non temiamo di trarre questa lezione dalle vicende risorgimentali! Non lasciamoci paralizzare dall’orrore della retorica : per evitarla è sufficiente affidarsi alla luminosa evidenza dei fatti. L’unificazione italiana ha rappresentato un’impresa storica straordinaria, per le condizioni in cui si svolse, per i caratteri e la portata che assunse, per il successo che la coronò superando le previsioni di molti e premiando le speranze più audaci.
Come si presentò agli occhi del mondo quel risultato? Rileggiamo la lettera che quello stesso giorno, il 17 marzo 1861, il Presidente del Consiglio indirizzò a Emanuele Tapparelli D’Azeglio, che reggeva la Legazione d’Italia a Londra :
“Il Parlamento Nazionale ha appena votato e il Re ha sanzionato la legge in virtù della quale Sua Maestà Vittorio Emanuele II assume, per sé e per i suoi successori, il titolo di Re d’Italia. La legalità costituzionale ha così consacrato l’opera di giustizia e di riparazione che ha restituito l’Italia a se stessa.
A partire da questo giorno, l’Italia afferma a voce alta di fronte al mondo la propria esistenza. Il diritto che le apparteneva di essere indipendente e libera, e che essa ha sostenuto sui campi di battaglia e nei Consigli, l’Italia lo proclama solennemente oggi”.

Così Cavour, con parole che rispecchiavano l’emozione e la fierezza per il traguardo raggiunto : sentimenti, questi, con cui possiamo ancor oggi identificarci. Il plurisecolare cammino dell’idea d’Italia si era concluso : quell’idea-guida, per lungo tempo irradiatasi grazie all’impulso di altissimi messaggi di lingua, letteratura e cultura, si era fatta strada sempre più largamente, nell’età della rivoluzione francese e napoleonica e nei decenni successivi, raccogliendo adesioni e forze combattenti, ispirando rivendicazioni di libertà e moti rivoluzionari, e infine imponendosi negli anni decisivi per lo sviluppo del movimento unitario, fino al suo compimento nel 1861. Non c’è discussione, pur lecita e feconda, sulle ombre, sulle contraddizioni e tensioni di quel movimento che possa oscurare il dato fondamentale dello storico balzo in avanti che la nascita del nostro Stato nazionale rappresentò per l’insieme degli italiani, per le popolazioni di ogni parte, Nord e Sud, che in esso si unirono. Entrammo, così, insieme, nella modernità, rimuovendo le barriere che ci precludevano quell’ingresso.

Occorre ricordare qual era la condizione degli italiani prima dell’unificazione? Facciamolo con le parole di Giuseppe Mazzini – 1845 : “Noi non abbiamo bandiera nostra, non nome politico, non voce tra le nazioni d’Europa ; non abbiamo centro comune, né patto comune, né comune mercato. Siamo smembrati in otto Stati, indipendenti l’uno dall’altro…Otto linee doganali….dividono i nostri interessi materiali, inceppano il nostro progresso….otto sistemi diversi di monetazione, di pesi e di misure, di legislazione civile, commerciale e penale, di ordinamento amministrativo, ci fanno come stranieri gli uni agli altri”. E ancora, proseguiva Mazzini, Stati governati dispoticamente, “uno dei quali – contenente quasi il quarto della popolazione italiana – appartiene allo straniero, all’Austria”. Eppure, per Mazzini era indubitabile che una nazione italiana esistesse, e che non vi fossero “cinque, quattro, tre Italie” ma “una Italia”.

Fu dunque la consapevolezza di basilari interessi e pressanti esigenze comuni, e fu, insieme, una possente aspirazione alla libertà e all’indipendenza, che condussero all’impegno di schiere di patrioti – aristocratici, borghesi, operai e popolani, persone colte e incolte, monarchici e repubblicani – nelle battaglie per l’unificazione nazionale. Battaglie dure, sanguinose, affrontate con magnifico slancio ideale ed eroica predisposizione al sacrificio da giovani e giovanissimi, protagonisti talvolta delle imprese più audaci anche condannate alla sconfitta. E’ giusto che oggi si torni ad onorarne la memoria, rievocando episodi e figure come stiamo facendo a partire, nel maggio scorso, dall’anniversario della Spedizione dei Mille, fino all’omaggio, questa mattina, ai luoghi e ai prodigiosi protagonisti della gloriosa Repubblica romana del 1849.

Sono fonte di orgoglio vivo e attuale per l’Italia e per gli italiani le vicende risorgimentali da molteplici punti di vista, ed è sufficiente sottolinearne alcuni. In primo luogo, la suprema sapienza della guida politica cavouriana, che rese possibile la convergenza verso un unico, concreto e decisivo traguardo, di componenti soggettive e oggettive diverse, non facilmente componibili e anche apertamente confliggenti. In secondo luogo, l’emergere, in seno alla società e nettamente tra i ceti urbani, nelle città italiane, di ricche, forse imprevedibili riserve – sensibilità ideali e politiche, e risorse umane – che si espressero nello slancio dei volontari come componente attiva essenziale al successo del moto unitario, e in un’adesione crescente a tale moto da parte non solo di ristrette élite intellettuali ma di strati sociali non marginali, anche grazie al diffondersi di nuovi strumenti comunicativi e narrativi.

E in terzo luogo vorrei sottolineare l’eccezionale levatura dei protagonisti del Risorgimento, degli ispiratori e degli attori del moto unitario. Una formidabile galleria di ingegni e di personalità – quelle femminili fino a ieri non abbastanza studiate e ricordate – di uomini di pensiero e d’azione. A cominciare, s’intende, dai maggiori : si pensi, non solo a quale impronta fissata nella storia, ma a quale lascito cui attingere ancora con rinnovato fervore di studi e generale interesse, rappresentino il mito mondiale, senza eguali – che non era artificiosa leggenda – di Giuseppe Garibaldi, e le diverse, egualmente grandi eredità di Cavour, di Mazzini e di Cattaneo. Quei maggiori, lo sappiamo, tra loro dissentirono e si combatterono : ma ciascuno di essi sapeva quanto l’apporto degli altri concorresse al raggiungimento dell’obbiettivo considerato comune, anche se ciò non valse a cancellare contrasti di fondo e poi tenaci risentimenti. Ho detto dei principali protagonisti, ma molti altri nomi – del campo moderato, dell’area cattolico-liberale, e del campo democratico – potrebbero essere richiamati a testimonianza di una straordinaria fioritura di personalità di spicco nell’azione politica, nella società civile, nell’amministrazione pubblica.

Questi fortificanti motivi di orgoglio italiano trovano d’altronde riscontro nei riconoscimenti che vennero in quello stesso periodo e successivamente, dall’esterno del nostro paese, da esponenti della politica e della cultura storica d’altre nazioni ; riconoscimenti della portata europea della nascita dell’Italia unita, dell’impatto che essa ebbe su altre vicende di nazionalità in movimento nell’Europa degli ultimi decenni dell’Ottocento e oltre. Né si può dimenticare l’orizzonte europeo della visione e dell’azione politica di Cavour, e la significativa presenza, nel bagaglio ideale risorgimentale, della generosa utopia degli Stati Uniti d’Europa.

Nell’avvicinarsi del Centocinquantenario si è riacceso in Italia il dibattito sia attorno ai limiti e ai condizionamenti che pesarono sul processo unitario sia attorno alle più controverse scelte successive al conseguimento dell’Unità. Sorvolare su tali questioni, rimuovere le criticità e negatività del percorso seguito prima e dopo al 1860-61, sarebbe davvero un cedere alla tentazione di racconti storici edulcorati e alle insidie della retorica.

Sono però fuorvianti certi clamorosi semplicismi : come quello dell’immaginare un possibile arrestarsi del movimento per l’Unità poco oltre il limite di un Regno dell’Alta Italia : di contro a quella visione più ampiamente inclusiva dell’Italia unita, che rispondeva all’ideale del movimento nazionale (come Cavour ben comprese, ci ha insegnato Rosario Romeo) – visione e scelta che l’impresa garibaldina, la Spedizione dei Mille rese irresistibile.

L’Unità non poté compiersi che scontando limiti di fondo come l’assenza delle masse contadine, cioè della grande maggioranza, allora, della popolazione, dalla vita pubblica, e dunque scontando il peso di una questione sociale potenzialmente esplosiva. L’Unità non poté compiersi che sotto l’egida dello Stato più avanzato, già caratterizzato in senso liberale, più aperto e accogliente verso la causa italiana e i suoi combattenti che vi fosse nella penisola, e cioè sotto l’egida della dinastia sabauda e della classe politica moderata del Piemonte, impersonata da Cavour. Fu quella la condizione obbiettiva riconosciuta con generoso realismo da Garibaldi, pur democratico e repubblicano, col suo “Italia e Vittorio Emanuele”. E se lo scontro tra garibaldini ed Esercito Regio sull’Aspromonte è rimasto traccia dolorosa dell’aspra dialettica di posizioni che s’intrecciò col percorso unitario, appare singolare ogni tendenza a “scoprire” oggi con scandalo come le battaglie sul campo per l’Unità furono ovviamente anche battaglie tra italiani, similmente a quanto accadde dovunque vi furono movimenti nazionali per la libertà e l’indipendenza.

Ma al di là di semplicismi e polemiche strumentali, vale piuttosto la pena di considerare i termini della riflessione e del dibattito più recente sulle scelte che vennero adottate subito dopo l’unificazione dalle forze dirigenti del nuovo Stato. E a questo proposito si sono registrati seri approfondimenti critici : che non possono tuttavia non collocarsi nel quadro di una obbiettiva valutazione storica del quadro dell’Italia pre-unitaria quale era stato ereditato dal nuovo governo e Parlamento nazionale. Questi si trovarono dinanzi a ferree necessità di sopravvivenza e sviluppo dello Stato appena nato, che non potevano non prevalere su un pacato e lungimirante esame delle opzioni in campo, specie quella tra accentramento, nel segno della continuità e dell’uniformità rispetto allo Stato piemontese da un lato, e – se non federalismo – decentramento, con forme di autonomia e autogoverno anche al livello regionale, dall’altro lato.

E a questo proposito vale ancor oggi la vigorosa sintesi tracciata da un grande storico, che pure fu spirito eminentemente critico, Gaetano Salvemini.
“I governanti italiani, fra il 1860 e il 1870, si trovavano” – egli scrisse – ” alle prese con formidabili difficoltà”. Quello che s’impose era allora – a giudizio di Salvemini – “il solo ordinamento politico e amministrativo, con cui potesse essere soddisfatto in Italia il bisogno di indipendenza e di coesione nazionale”. E così, attraverso errori non meno gravi delle difficoltà da superare, “fu compiuta” – sono ancora parole dello storico – “un’opera ciclopica. Fu fatto di sette eserciti un esercito solo…Furono tracciate le prime linee della rete ferroviaria nazionale. Fu creato un sistema spietato di imposte per sostenere spese pubbliche crescenti e per pagare l’interesse dei debiti….Furono rinnovati da cima a fondo i rapporti tra lo Stato e la Chiesa”.

E fu debellato il brigantaggio nell’Italia meridionale, anche se pagando la necessità vitale di sconfiggere quel pericolo di reazione legittimista e di disgregazione nazionale col prezzo di una repressione talvolta feroce in risposta alla ferocia del brigantaggio e, nel lungo periodo, col prezzo di una tendenziale estraneità e ostilità allo Stato che si sarebbe ancor più radicata nel Mezzogiorno.

Da un quadro storico così drammaticamente condizionato, e da un'”opera ciclopica” di unificazione, che gettò le basi di un mercato nazionale e di un moderno sviluppo economico e civile, possiamo trarre oggi motivi di comprensione del nostro modo di costituirci come Stato, motivi di orgoglio per quel che 150 anni fa nacque e si iniziò a costruire, motivi di fiducia nella tradizione di cui in quanto italiani siamo portatori ; e possiamo in pari tempo trarre piena consapevolezza critica dei problemi con cui l’Italia dové fare e continua a fare i conti.

Problemi e debolezze di ordine istituzionale e politico, che – nei decenni successivi all’Unità – hanno inciso in modo determinante sulle travagliate vicende dello Stato e della società nazionale, sfociate dopo la prima guerra mondiale in una crisi radicale risolta con la violenza in chiave autoritaria dal fascismo. Ed egualmente problemi e debolezze di ordine strutturale, sociale e civile.

Sono i primi problemi quelli che oggi ci appaiono aver trovato – nello scorso secolo – più valide risposte. Mi riferisco a quel grande fatto di rinnovamento dello Stato in senso democratico che ha coronato il riscatto dell’Italia dalla dittatura totalitaria e dal nuovo servaggio in cui la nazione venne ridotta dalla guerra fascista e dalla disfatta che la concluse. Un riscatto reso possibile dall’emergere delle forze tempratesi nell’antifascismo, e dalla mobilitazione partigiana, cui si affiancarono nella Resistenza le schiere dei militari rimasti fedeli al giuramento. Un riscatto che culminò nella eccezionale temperie ideale e culturale e nel forte clima unitario – più forte delle diversità storiche e delle fratture ideologiche – dell’Assemblea Costituente.

Con la Costituzione approvata nel dicembre 1947 prese finalmente corpo un nuovo disegno statuale, fondato su un sistema di principi e di garanzie da cui l’ordinamento della Repubblica, pur nella sua prevedibile e praticabile evoluzione, non potesse prescindere. Come venne esplicitamente indicato nella relazione Ruini sul progetto di Costituzione, “l’innovazione più profonda” consisteva nel poggiare l’ordinamento dello Stato su basi di autonomia, secondo il principio fondamentale dell’articolo 5 che legò l’unità e indivisibilità della Repubblica al riconoscimento e alla promozione delle autonomie locali, riferite, nella seconda parte della Carta, a Regioni, Provincie e Comuni. E altrettanto esplicitamente, nella relazione Ruini, si presentò tale innovazione come correttiva dell’accentramento prevalso all’atto dell’unificazione nazionale.

La successiva pluridecennale esperienza delle lentezze, insufficienze e distorsioni registratesi nell’attuazione di quel principio e di quelle norme costituzionali, ha condotto dieci anni fa alla revisione del Titolo V della Carta. E non è un caso che sia quella l’unica rilevante riforma della Costituzione che finora il Parlamento abbia approvato, il corpo elettorale abbia confermato e governi di diverso orientamento politico si siano impegnati ad applicare concretamente.

E’ stata in definitiva recuperata l’ispirazione federalista che si presentò in varie forme ma non ebbe fortuna nello sviluppo e a conclusione del moto unitario. All’indomani dell’unificazione, anche i progetti moderatamente autonomistici che erano stati predisposti in seno al governo, cedettero il passo ai timori e agli imperativi dominanti, già nel breve tempo che a Cavour fu ancora dato di vivere e nonostante la sua ribadita posizione di principio ostile all’accentramento benché non favorevole al federalismo.

E oggi dell’unificazione celebriamo l’anniversario vedendo l’attenzione pubblica rivolta a verificare le condizioni alle quali un’evoluzione in senso federalistico – e non solo nel campo finanziario – potrà garantire maggiore autonomia e responsabilità alle istituzioni regionali e locali rinnovando e rafforzando le basi dell’unità nazionale. E’ tale rafforzamento, e non il suo contrario, l’autentico fine da perseguire.

D’altronde, nella nostra storia e nella nostra visione, la parola unità si sposa con altre : pluralità, diversità, solidarietà, sussidiarietà.
In quanto ai problemi e alle debolezze di ordine strutturale, sociale e civile cui ho poc’anzi fatto cenno e che abbiamo ereditato tra le incompiutezze dell’unificazione perpetuatesi fino ai nostri giorni, è il divario tra Nord e Sud, è la condizione del Mezzogiorno che si colloca al centro delle nostre preoccupazioni e responsabilità nazionali. Ed è rispetto a questa questione che più tardano a venire risposte adeguate. Pesa certamente l’esperienza dei tentativi e degli sforzi portati avanti a più riprese nei decenni dell’Italia repubblicana e rimasti non senza frutti ma senza risultati risolutivi ; pesa altresì l’oscurarsi della consapevolezza delle potenzialità che il Mezzogiorno offre per un nuovo sviluppo complessivo del paese e che sarebbe fatale per tutti non saper valorizzare.

Proprio guardando a questa cruciale questione, vale il richiamo a fare del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia l’occasione per una profonda riflessione critica, per quello che ho chiamato “un esame di coscienza collettivo”. Un esame cui in nessuna parte del paese ci si può sottrarre, e a cui è essenziale il contributo di una severa riflessione sui propri comportamenti da parte delle classi dirigenti e dei cittadini dello stesso Mezzogiorno.

E’ da riferire per molti aspetti e in non lieve misura al Mezzogiorno, ma va vista nella sua complessiva caratterizzazione e valenza nazionale, la questione sociale, delle disuguaglianze, delle ingiustizie – delle pesanti penalizzazioni per una parte della società – quale oggi si presenta in Italia. Anche qui ci sono eredità storiche, debolezze antiche con cui fare i conti, a cominciare da quella di una cronica insufficienza di possibilità di occupazione, che nel passato, e ancora dopo l’avvento della Repubblica, fece dell’Italia un paese di massiccia emigrazione e oggi convive con il complesso fenomeno del flusso immigratorio, del lavoro degli immigrati e della loro necessaria integrazione. Senza temere di eccedere nella sommarietà di questo mio riferimento alla questione sociale, dico che la si deve vedere innanzitutto come drammatica carenza di prospettive di occupazione e di valorizzazione delle proprie potenzialità per una parte rilevante delle giovani generazioni.

E non c’è dubbio che la risposta vada in generale trovata in una nuova qualità e in un accresciuto dinamismo del nostro sviluppo economico, facendo leva sul ruolo di protagonisti che in ogni fase di costruzione, ricostruzione e crescita dell’economia nazionale hanno assolto e sono oggi egualmente chiamati ad assolvere il mondo dell’impresa e il mondo del lavoro, passati entrambi, in oltre un secolo, attraverso profonde, decisive trasformazioni.

Ma non è certo mia intenzione passare qui in rassegna l’insieme delle prove che ci attendono. Vorrei solo condividessimo la convinzione che esse costituiscono delle autentiche sfide, quanto mai impegnative e per molti aspetti assai dure, tali da richiedere grande spirito di sacrificio e slancio innovativo, in una rinnovata e realistica visione dell’interesse generale. La carica di fiducia che ci è indispensabile dobbiamo ricavarla dalla esperienza del superamento di molte ardue prove nel corso della nostra storia nazionale e dal consolidamento di punti di riferimento fondamentali per il nostro futuro.

Una prova di straordinaria difficoltà e importanza l’Italia unita ha superato affrontando e via via sciogliendo il conflitto con la Chiesa cattolica. Dopo il 1861 l’obbiettivo della piena unificazione nazionale fu perseguito e raggiunto anche con la terza guerra d’indipendenza nel 1866 e a conclusione della guerra 1915-18 : ma irrinunciabile era l’obbiettivo di dare in tempi non lunghi al nascente Stato italiano Roma come capitale, la cui conquista per via militare – fallito ogni tentativo negoziale – fece precipitare inevitabilmente il conflitto con il Papato e la Chiesa. Ma esso fu avviato a soluzione con un’intelligenza, moderazione e capacità di mediazione di cui già lo Stato liberale diede il segno con la Legge delle guarentigie nel 1871 e che – sottoscritti nel 1929 e infine recepiti in Costituzione i Patti Lateranensi – sfociò in tempi recenti nella revisione del Concordato. Si ebbe di mira, da parte italiana, il fine della laicità dello Stato e della libertà religiosa e insieme il graduale superamento di ogni separazione e contrapposizione tra laici e cattolici nella vita sociale e nella vita pubblica.

Un fine, e un traguardo, perseguiti e pienamente garantiti dalla Costituzione repubblicana e proiettatisi sempre di più in un rapporto altamente costruttivo e in una “collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del paese” – anche attraverso il riconoscimento del ruolo sociale e pubblico della Chiesa cattolica e, insieme, nella garanzia del pluralismo religioso. Questo rapporto si manifesta oggi come uno dei punti di forza su cui possiamo far leva per il consolidamento della coesione e unità nazionale. Ce ne ha dato la più alta testimonianza il messaggio augurale indirizzatomi per l’odierno anniversario – e lo ringrazio – dal Papa Benedetto XVI. Un messaggio che sapientemente richiama il contributo fondamentale del Cristianesimo alla formazione, nei secoli, dell’identità italiana, così come il coinvolgimento di esponenti del mondo cattolico nella costruzione dello Stato unitario, fino all’incancellabile apporto dei cattolici e della loro scuola di pensiero alla elaborazione della Costituzione repubblicana, e al loro successivo affermarsi nella vita politica, sociale e civile nazionale.

Ma quante prove superate e quanti momenti alti vissuti nel corso della nostra storia potremmo richiamare a sostegno della fiducia che deve guidarci di fronte alle sfide di oggi e del futuro! Anche a voler solo considerare il periodo successivo alla sconfitta e al crollo del 1943 e poi alla Resistenza e alla nascita della Repubblica, è ancora incancellabile nell’animo di quanti come me, giovanissimi, attraversarono quel passaggio cruciale, la memoria di un abisso di distruzione e generale arretramento da cui potevamo temere di non riuscire a risollevarci.

Eppure l’Italia unita, dopo aver scongiurato con sapienza politica rischi di separatismo e di amputazione del territorio nazionale, riuscì a rimettersi in piedi. Il primo, e forse più autentico “miracolo”, fu la ricostruzione, e quindi – nonostante aspri conflitti ideologici, politici e sociali – il balzo in avanti, oltre ogni previsione, dell’economia italiana, le cui basi erano state gettate nel primo cinquantennio di vita dello Stato nazionale. L’Italia entrò allora a far parte dell’area dei paesi più industrializzati e progrediti, nella quale poté fare ingresso e oggi resta collocata grazie alla più grande invenzione storica di cui essa ha saputo farsi protagonista a partire dagli anni ’50 dello scorso secolo : l’integrazione europea. Quella divenne ed è anche l’essenziale cerniera di una sempre più attiva proiezione dell’Italia nella più vasta comunità transatlantica e internazionale. La nostra collocazione convinta, senza riserve, assertiva e propulsiva nell’Europa unita, resta la chance più grande di cui disponiamo per portarci all’altezza delle sfide, delle opportunità e delle problematicità della globalizzazione.

Prove egualmente rischiose e difficili abbiamo dovuto superare, nell’Italia repubblicana, sul terreno della difesa e del consolidamento delle istituzioni democratiche. Mi riferisco a insidie subdole e penetranti, così come ad attacchi violenti e diffusi – stragismo e terrorismo – che non fu facile sventare e che si riuscì a debellare grazie al solido ancoraggio della Costituzione e grazie alla forza di molteplici forme di partecipazione sociale e politica democratica ; risorse sulle quali sempre fa affidamento la lotta contro l’ancora devastante fenomeno della criminalità organizzata.

In tutte quelle circostanze, ha operato, e ha deciso a favore del successo, un forte cemento unitario, impensabile senza identità nazionale condivisa. Fattori determinanti di questa nostra identità italiana sono la lingua e la cultura, il patrimonio storico-artistico e storico-naturale : bisognerebbe non dimenticarsene mai, è lì forse il principale segreto dell’attrazione e simpatia che l’Italia suscita nel mondo. E parlo di espressioni della cultura e dell’arte italiana anche in tempi recenti : basti citare il rilancio nei diversi continenti della nostra grande, peculiare tradizione musicale, o il contributo del migliore cinema italiano nel rappresentare la realtà e trasmettere l’immagine, ovunque, del nostro paese.

Ma dell’identità nazionale è innanzitutto componente primaria il senso di patria, l’amor di patria emerso e riemerso tra gli italiani attraverso vicende anche laceranti e fuorvianti. Aver riscoperto – dopo il fascismo – quel valore e farsene banditori non può esser confuso con qualsiasi cedimento al nazionalismo. Abbiamo conosciuto i guasti e pagato i costi della boria nazionalistica, delle pretese aggressive verso altri popoli e delle degenerazioni razzistiche. Ma ce ne siamo liberati, così come se ne sono liberati tutti i paesi e i popoli unitisi in un’Europa senza frontiere, in un’Europa di pace e cooperazione. E dunque nessun impaccio è giustificabile, nessun impaccio può trattenerci dal manifestare – lo dobbiamo anche a quanti con la bandiera tricolore operano e rischiano la vita nelle missioni internazionali – la nostra fierezza nazionale, il nostro attaccamento alla patria italiana, per tutto quel che di nobile e vitale la nostra nazione ha espresso nel corso della sua lunga storia. E potremo tanto meglio manifestare la nostra fierezza nazionale, quanto più ciascuno di noi saprà mostrare umiltà nell’assolvere i propri doveri pubblici, nel servire ad ogni livello lo Stato e i cittadini.

Infine, non ha nulla di riduttivo il legare patriottismo e Costituzione, come feci in quest’Aula in occasione del 60° anniversario della Carta del 1948. Una Carta che rappresenta tuttora la valida base del nostro vivere comune, offrendo – insieme con un ordinamento riformabile attraverso sforzi condivisi – un corpo di principii e di valori in cui tutti possono riconoscersi perché essi rendono tangibile e feconda, aprendola al futuro, l’idea di patria e segnano il grande quadro regolatore delle libere battaglie e competizioni politiche, sociali e civili.

Valgano dunque le celebrazioni del Centocinquantenario a diffondere e approfondire tra gli italiani il senso della missione e dell’unità nazionale : come appare tanto più necessario quanto più lucidamente guardiamo al mondo che ci circonda, con le sue promesse di futuro migliore e più giusto e con le sue tante incognite, anche quelle misteriose e terribili che ci riserva la natura. Reggeremo – in questo gran mare aperto – alle prove che ci attendono, come abbiamo fatto in momenti cruciali del passato, perché disponiamo anche oggi di grandi riserve di risorse umane e morali. Ma ci riusciremo ad una condizione : che operi nuovamente un forte cemento nazionale unitario, non eroso e dissolto da cieche partigianerie, da perdite diffuse del senso del limite e della responsabilità. Non so quando e come ciò accadrà ; confido che accada ; convinciamoci tutti, nel profondo, che questa è ormai la condizione della salvezza comune, del comune progresso.

16 marzo Garante Infanzia e Adolescenza alla Camera

Il 16 marzo l’Aula della Camera ha approvato il disegno di legge recante l’Istituzione dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, rinviato in Commissione nella seduta del 7 ottobre 2009, in cui era stato approvato l’articolo 1. Il testo passa ora all’esame del Senato.

Decreto Direttore Generale 16 marzo 2011

Ministero dell’istruzione, dell’ università e della ricerca

Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali

Direzione generale per le risorse umane del Ministero, acquisti e affari generali – Ufficio I

 

IL DIRETTORE GENERALE

 

VISTO il D.L.vo 30.03.2001, n.165 e successive modifiche ed integrazioni;

VISTA la legge 23 dicembre 1998, n. 448, art. 26, comma 8, che prevede che

l’amministrazione scolastica, centrale e periferica, possa avvalersi per i compiti

connessi con l’attuazione dell’autonomia scolastica, dell’opera di dirigenti

scolastici e di docenti, compreso il personale educativo;

VISTO il D.P.R.20.01.2009, n.17, concernente il Regolamento di riorganizzazione del

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca;

VISTA la C.M. n.11 dell’8.02.2011, concernente le assegnazioni all’amministrazione

centrale e agli uffici scolastici regionali di dirigenti scolastici e di docenti per lo

svolgimento dei compiti connessi con l’attuazione dell’autonomia scolastica, per

l’anno scolastico 2011/2012;

VISTO il Decreto del Dipartimento per l’Istruzione n.1 del 16.02.2011 con il quale viene

determinata l’assegnazione al Dipartimento per la Programmazione e la gestione

delle risorse umane, finanziarie e strumentali di n. 45 posti per l’anno scolastico

2011/2012;

VISTO il Decreto del Dipartimento per la Programmazione n.7 dell’1.03.2011 con il quale

è stato assegnato a questa Direzione Generale, per lo svolgimento dei compiti

sopra esplicitati, un contingente pari a 2 unità;

RILEVATO che, rispetto al contingente assegnato, si determina, a decorrere dal 1° settembre

2011, la disponibilità di 2 posti.

 

R E N D E N O T O

 

Art. 1

Con decorrenza dall’anno scolastico 2011/2012, presso questa Direzione Generale sono

disponibili n. 2 posti da assegnare al personale dirigente o docente, previa una procedura di

selezione, da attivarsi con le modalità di cui alla C.M. n. 11/2011, citata nelle premesse. La durata

dell’assegnazione è di anni 2 a partire dall’anno scolastico 2011/2012.

 

Art. 2

L’area di utilizzazione del personale è la seguente: Area gestionale e organizzativa;

conoscenze concernenti l’assetto organizzativo del MIUR; conoscenze in materia di stato giuridico

ed economico del personale iscritto nei ruoli dell’Amministrazione Centrale e

dell’Amministrazione Scolastica periferica e del personale scolastico appartenente ai ruoli

dirigenziali, docenti e non docenti, necessarie, per quanto di competenza, a porre in essere atti

collegati con la materia concernente l’autonomia scolastica; competenze relative all’utilizzo delle

tecnologie informatiche (conoscenza di Microsoft Word, Excel, Power Point, Access, Outlook e di

browser per l’utilizzo di Internet).

 

Art. 3

I criteri di selezione, conformemente a quanto previsto dalla C.M. n. 11/2011, sono:

• competenze trasversali di tipo progettuale, gestionale e promozionale;

• motivazione professionale a far parte dei processi di innovazione;

• capacità di porsi in relazione, di lavorare in gruppo, di assumere responsabilità;

• spessore culturale in ordine ai processi didattici, organizzativi e relazionali derivanti

dall’ autonomia.

 

Art. 4

Le domande del personale interessato alla selezione dovranno pervenire, entro e non oltre

il giorno 20 aprile 2011, a:

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Direzione Generale per le risorse umane del Ministero, acquisti e affari generali

Ufficio I – Viale Trastevere, 76/A – 00153 ROMA

La domanda deve contenere le seguenti indicazioni:

a. Cognome, nome, luogo e data di nascita;

b. Qualifica (se dirigente o docente), materia di insegnamento;

c. Sede di titolarità e sede di servizio in caso siano diverse;

d. Data di immissione in ruolo.

e. Dichiarazione sotto la propria responsabilità, di non aver presentato analoga domanda ad

altro Ufficio centrale o regionale e di aver superato il periodo di prova. Le domande prive

di tali indicazioni, ovvero indirizzate genericamente al Ministero dell’Istruzione,

dell’Università e della Ricerca, non saranno prese in considerazione

In allegato alla domanda deve essere trasmesso un curriculum personale nel quale devono

essere specificati i titoli culturali, scientifici e professionali posseduti e l’eventuale conoscenza di

lingue straniere.

 

Art. 5

L’adeguatezza dei titoli culturali, scientifici e professionali e la loro attinenza all’area sopra

indicata, saranno valutate da apposita Commissione costituita presso la Direzione Generale.

A tal fine la Commissione avrà a disposizione 100 punti, così ripartiti:

Titoli punti 40.

Colloquio punti 60

Il punteggio dei titoli sarà così ulteriormente ripartito:

Tra i titoli che possono essere presi in considerazione si indicano i seguenti:

1. Titoli culturali (diplomi e lauree possedute in aggiunta al titolo che dà accesso alla carriera

di appartenenza, specializzazioni universitarie, dottorati di ricerca, contratti universitari,

vincita di altri concorsi, borse di studio, certificazioni relative alla conoscenza delle lingue

straniere e al possesso delle competenze informatiche, ecc.) massimo punti 10;

2. Titoli scientifici (ricerche, pubblicazioni a stampa, articoli, prodotti multimediali, altri lavori

originali) massimo punti 10;

3 Titoli professionali . (incarichi svolti all’interno dell’amministrazione dell’istruzione o delle

istituzioni scolastiche, attività concernenti l’area di cui all’art. 2). massimo punti 20.

La partecipazione al colloquio sarà limitata al personale che raggiunga almeno il punteggio

complessivo di 20 punti nella valutazione dei titoli.

Le motivazioni, le capacità relazionali e il possesso di competenze coerenti con le

problematiche dell’area di utilizzazione saranno accertate mediante un colloquio, a cura

dell’apposita Commissione, che verterà, oltre che sulle materie di cui all’art. 2, anche su adeguate

conoscenze in materia di salute e sicurezza sul lavoro, forniture di beni e servizi nella P.A. e su

competenze in materia amministrativo contabile.

Sulla base dei titoli presentati e del colloquio effettuato, viene predisposta una graduatoria

di merito in base alla quale sono individuati i candidati che, in relazione ai posti disponibili e ai

compiti da svolgere, risultino in possesso della qualificazione richiesta.

Per quanto non espressamente previsto dal presente avviso di procedura di selezione si fa

rinvio alla menzionata C.M. n. 11/2011.

Il presente avviso viene affisso all’albo di questo Ministero. Dello stesso viene data

comunicazione alle OO.SS. del comparto scuola e dell’Area V della dirigenza scolastica e alla

Direzione Generale per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione

(pubblicazioni.comunicazioni@istruzione.it) per l’inserimento nella rete Intranet e nel sito Internet

di questo Ministero.

 

ROMA, 16.03.2011

 

IL DIRETTORE GENERALE

F.to Antonio COCCIMIGLIO

Decreto Dipartimentale 16 marzo 2011, n. 3

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

 

IL CAPO DIPARTIMENTO

 

DECRETO DIPARTIMENTALE N. 3

 

VISTA

la legge 23 dicembre 1998, n. 448, art. 26;

VISTO

il D.P.R. 20 gennaio 2009, n. 17, Regolamento recante disposizioni di riorganizzazione del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca;

VISTA

la C.M. n. 11 dell’ 8 febbraio 2011, concernente l’assegnazione, per l’anno scolastico 2011-2012, di dirigenti scolastici e di docenti per lo svolgimento dei compiti connessi con l’attuazione dell’autonomia scolastica, ai sensi della legge 23 dicembre 1998, n. 448, art. 26, comma 8;

VISTO

il Decreto Dipartimentale n. 2 del 1 marzo 2011 con il quale il contingente di 74 posti assegnati al Dipartimento per l’Istruzione è stato ripartito tra le Direzioni Generali facenti capo al medesimo Dipartimento;

RILEVATO

che agli Uffici di supporto e collaborazione con il Capo dipartimento sono stati assegnati 10 posti;

ACCERTATO

che, nell’ambito del predetto contingente di 10 posti, al 1° settembre 2011 si determina la disponibilità di n.4 (quattro) posti, tra posti vacanti e posti in scadenza di utilizzazione biennale;

CONSIDERATA

la perdurante necessità di avvalersi del contributo di risorse umane provenienti dal mondo della scuola in grado di fornire un apporto tecnico-professionale specifico in funzione dei processi di innovazione in atto, e nel quadro degli interventi di potenziamento dell’autonomia scolastica.

RENDE NOTO

E’ indetta la procedura di selezione per il collocamento fuori ruolo di n. 4 (quattro) unità di dirigenti scolastici e di docenti ai sensi della legge 23/12/1998 n. 448, art. 26, comma 8, presso gli Uffici di supporto e collaborazione con il Capo Dipartimento.

Le aree di utilizzazione sono le seguenti:

sostegno ai processi di innovazione nel contesto della riforma degli ordinamenti didattici anche con riguardo alle nuove tecnologie educative;

sostegno ai processi di innovazione nel contesto dell’attuazione dell’autonomia scolastica;

supporto alla ricerca educativa e didattica anche con riguardo all’organizzazione flessibile del tempo scuola e ai processi di valutazione della qualità della formazione;

supporto alla formazione dei docenti per lo sviluppo delle competenze linguistiche e metodologico-didattiche per l’insegnamento delle lingue e culture straniere;

sostegno alla persona e alla partecipazione studentesca.

E’ fatta salva la possibilità di disporre, entro il termine necessario per l’avvio dell’anno scolastico 2011/12, ulteriori assegnazioni di dirigenti scolastici e di docenti utilmente collocati nella graduatoria di merito, in relazione al numero dei posti che dovessero eventualmente rendersi disponibili successivamente alla conclusione della procedura.

La durata dell’assegnazione mediante collocamento fuori ruolo è di due anni scolastici (2011/12–2012/13).

Le domande del personale interessato devono essere inviate, entro il 20 aprile 2011 al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – Dipartimento per l’Istruzione – Uffici di supporto e collaborazione con il Capo dipartimento – Ufficio V-Viale Trastevere, 76 – 00153 Roma.

La domanda deve contenere le seguenti indicazioni:

a)

cognome, nome, luogo e data di nascita;

b)

qualifica (se dirigente o docente), materia di insegnamento;

c)

sede di titolarità e sede di servizio in caso siano diverse;

d)

data di immissione in ruolo;

e)

area o aree di utilizzazione richiesta/e.

In allegato alla domanda deve essere trasmesso il curriculum personale nel quale devono essere specificati i titoli culturali, scientifici e professionali posseduti, nonché la conoscenza eventuale di lingue straniere.

Gli stessi interessati sono tenuti a rilasciare, sotto la propria responsabilità, in calce alla domanda, apposita dichiarazione di non aver presentato analoga richiesta presso altro Ufficio centrale o regionale, nonché di aver superato il periodo di prova.

Le domande prive di tali indicazioni, ovvero indirizzate genericamente al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, non sono prese in considerazione.

La tipologia dei titoli, secondo la previsione della normativa citata in premessa, va raggruppata in tre aree: titoli culturali, titoli scientifici e titoli professionali.

Tra i titoli che possono essere presi in considerazione si indicano i seguenti:

a)

titoli culturali: diplomi e lauree posseduti in aggiunta al titolo che dà accesso alla carriera di appartenenza, specializzazioni universitari, dottorati di ricerca, contratti universitari, vincite di altri concorsi, borse di studio;

b)

titoli scientifici: ricerche, pubblicazioni a stampa, articoli, prodotti multimediali, altri lavori originali;

c)

titoli professionali: incarichi svolti all’interno dell’Amministrazione dell’Istruzione e delle istituzioni scolastiche, attività di progettazione, ricerca, sperimentazione, formazione anche nell’ambito di progetti che vedono coinvolti Università, INVALSI, ANSAS subentrata nelle funzioni ai cessati Istituti di Ricerca (INDIRE, IRRE), Centri di ricerca e formazione, ecc.

L’esame dei candidati è effettuato da una Commissione appositamente costituita, mediante la valutazione dei titoli presentati e un colloquio finalizzato all’accertamento delle capacità relazionali del candidato stesso, nonché delle competenze coerenti con le problematiche dell’area di utilizzazione.

I criteri di selezione sono quelli indicati nella predetta circolare n. 11/2011; sono inoltre tenute in considerazione particolari esperienze realizzate presso gli Uffici dell’Amministrazione, sia a livello centrale che periferico.

Sulla base dei titoli presentati e del colloquio effettuato viene predisposta una graduatoria di merito attraverso la quale sono individuati i candidati nei cui confronti, in relazione ai posti disponibili e ai compiti da svolgere, verrà disposto il collocamento fuori ruolo.

Per quanto non previsto dal presente avviso si applicano le disposizioni della circolare n.11/2011 e quelle in essa richiamate.

Il presente avviso viene affisso all’albo ed inserito nei siti Intranet e Internet di questo Ministero.

 

Roma, 16 marzo 2011

 

Per IL CAPO DIPARTIMENTO

Dott. Luciano Chiappetta

 

——————————————

 

UTILIZZAZIONI 2011

Al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione – Uffici di supporto e collaborazione con il Capo Dipartimento – Uff.V

Viale Trastevere, 76/a

00153 R O M A

Il/la sottoscritto/a___________________________________________________

nato/a a____________________________________prov.__________________

Il_____________________

CHIEDE

di partecipare alla procedura di selezione, di cui al Decreto del Capo del Dipartimento per l’Istruzione n.3 del 16 marzo 2010, per quattro posti per lo svolgimento dei compiti connessi con l’attuazione dell’autonomia scolastica, per gli anni scolastici 2011/12 e 2012/13, presso gli Uffici di supporto e collaborazione con il Capo Dipartimento, per le aree indicate nel decreto medesimo.

A tal fine fornisce le seguenti informazioni:

1) qualifica □ dirigente scolastico

□ docente di _____________________________________________

2) titolo di studio ___________________________________________________

3) sede di servizio ____________________________________________________

Sede di titolarità (se diversa) ___________________________________________

4) ruolo immissione in ruolo in data _______________________________________

dichiara inoltre sotto la propria responsabilità, consapevole delle conseguenze di legge connesse al rilascio di dichiarazioni non veritiere alla Pubblica Amministrazione, ed in particolare di quanto previsto dal D.P.R. 28.12.2000, n. 445, come modificato e integrato dall’articolo 15 della legge 16 gennaio 2003, n. 3.

1) di non aver presentato analoga richiesta presso altro Ufficio centrale o regionale;

2) di aver superato il periodo di prova.

chiede che ogni comunicazione relativa alla procedura di selezione sia inviata da codesto Ufficio al seguente indirizzo:

______________________________________________________________________________________________________________________________

4

5

informa di essere raggiungibile al seguente numero di telefono ________________ e/o di fax___________________ e/o all’indirizzo e-mail__________________________

allega il proprio curriculum vitae, nel quale specifica il possesso dei titoli culturali,

scientifici e professionali rilevanti ai fini della presente selezione.

Allega inoltre

(eventualmente)__________________________________________________

____________________________________________________________________________________________________________________________

Precisa inoltre

(eventualmente)__________________________________________________

Presta il proprio consenso al trattamento dei dati personali come previsto dall’art. 13 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, consapevole che il trattamento dei dati personali forniti in sede di partecipazione alla selezione o comunque acquisiti a tal fine dall’amministrazione è finalizzato unicamente all’espletamento della selezione ed avverrà presso i locali del Dipartimento per l’Istruzione, siti in viale Trastevere n.76/a, 00153 Roma, con l’utilizzo di procedure eventualmente anche informatizzate, nei modi e nei limiti necessari per perseguire le predette finalità, anche nel caso di comunicazione a terzi. Il conferimento di tali dati è necessario per valutare i requisiti di partecipazione e il possesso dei titoli e la loro mancata indicazione può precludere tale valutazione. Ai candidati sono riconosciuti i diritti di cui all’art. 7 del citato d.lg.vo n. 196/2003, in particolare, il diritto di

accedere ai propri dati personali, di chiederne la rettifica, l’aggiornamento e la cancellazione, se incompleti, erronei o raccolti in violazione della legge, nonché di opporsi al loro trattamento per motivi legittimi rivolgendo le richieste all’Ufficio V del Dipartimento per l’Istruzione, viale Trastevere n.76/a, 00153 Roma.

(data) _____________

(firma)_____________________

Nota 16 marzo 2011, MIURAOODGPER prot. n. 2214/RU/U

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione generale per il personale scolastico

 

Alle scuole statali di ogni ordine e grado

Loro sedi

 

Agli Uffici Scolastici Territoriali

Loro Sedi

 

Oggetto: Anagrafe professionalità docente

 

La rilevazione sulla professionalità dei docenti, appena conclusa, ha indubbiamente rappresentato un faticoso impegno per le segreterie scolastiche che, nonostante i tanti compiti chiamate ad assolvere, hanno saputo affrontare, collaborando attivamente al successo di questa importante attività.

 

I dati acquisiti riguardano il 96% dei docenti con contratto a tempo indeterminato relativi ai titoli di accesso al ruolo e non, ed altre certificazioni (informatiche e linguistiche) riconosciute a livello europeo.

 

Sebbene l’attività di rilevazione abbia presentato alcune criticità, queste sono state superate grazie alle attente osservazioni e alla paziente collaborazione del personale amministrativo delle scuole, incaricato della trasmissione dei dati. A tale proposito i dirigenti scolastici vorranno farsi portavoce del ringraziamento di questo Ministero per il responsabile impegno dimostrato dai propri collaboratori.

 

Terminate le attività di controllo e verifica dei dati acquisiti, è intenzione di questo Ministero arricchire ulteriormente le informazioni concernenti la professionalità dei docenti, anche a seguito di uno specifico interesse manifestato da numerosi docenti a voler inserire nel proprio fascicolo ulteriori titoli professionali posseduti.

 

In merito a tale ultimo aspetto, si sta valutando l’opportunità di coinvolgere direttamente i docenti nell’aggiornamento del proprio fascicolo, consentendone l’accesso al sistema con una userid e password sicuri.

 

L’attività di aggiornamento sarà prevedibilmente collocata all’inizio del prossimo anno scolastico secondo termini e modalità che verranno tempestivamente comunicate sul sito di questo Ministero

 

Ringraziando nuovamente per la collaborazione, si porgono cordiali saluti.

 

Il Direttore Generale

f.to Luciano Chiappetta

 

Proposta di legge n. 4207

XVI LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

PROPOSTA DI LEGGE N. 4207

APPROVATA, IN UN TESTO UNIFICATO, DALLA 1a COMMISSIONE PERMANENTE (AFFARI COSTITUZIONALI, AFFARI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E DELL’INTERNO, ORDINAMENTO GENERALE DELLO STATO E DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

il 16 marzo 2011 (v. stampati Senato nn. 37-831-948-1344-1354-1391)

d’iniziativa dei senatori

PETERLINI, COSSIGA, D’ALIA, PINZGER; PICCIONI; SACCOMANNO, GASPARRI, TOMASSINI, GRAMAZIO, AMORUSO, BONFRISCO; BIANCHI; ZANETTA, BUTTI, D’AMBROSIO LETTIERI, CICOLANI, PALMIZIO, ASCIUTTI, TOMASSINI, FLUTTERO, MUSSO, MALAN; INCOSTANTE

Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni italiana

Trasmessa dal Presidente del Senato della Repubblica il 23 marzo 2011

 

 

PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

(Diritti delle persone sorde e riconoscimento della lingua dei segni italiana).

1. Nell’ambito delle finalità della legge 5 febbraio 1992, n. 104, rivolta a garantire il rispetto della dignità umana e dei diritti di libertà, di autonomia e di indipendenza delle persone con disabilità, assicurandone la piena integrazione nella vita sociale, economica, politica e culturale del Paese, e anche in armonia con i princìpi sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, fatta a New York il 30 marzo 2007, di cui alla legge 3 marzo 2009, n. 18, la Repubblica promuove la rimozione delle barriere che limitano la partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva.

2. In attuazione degli articoli 3 e 6 della Costituzione, ai sensi della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, adottata dal Consiglio d’Europa a Strasburgo il 5 novembre 1992, ed in ottemperanza alle risoluzioni del Parlamento europeo del 17 giugno 1988, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee C187 del 18 luglio 1988, e del 18 novembre 1998, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee C379 del 7 dicembre 1998, nonché ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, fatta a New York il 30 marzo 2007, di cui alla legge 3 marzo 2009, n. 18, la Repubblica riconosce la lingua dei segni italiana (LIS) e ne promuove l’acquisizione e l’uso, promuovendo altresì l’acquisizione e l’uso da parte delle persone sorde della lingua orale e scritta, da perseguire anche attraverso l’impiego delle tecnologie disponibili per l’informazione e la comunicazione. Nella provincia autonoma di Bolzano la LIS è riconosciuta

anche nell’uso corrispondente al gruppo linguistico tedesco.

3. La LIS gode delle garanzie e delle tutele di cui alla presente legge, conseguenti al riconoscimento di cui al comma 2.

4. È consentito l’uso della LIS, nonché di ogni altro mezzo tecnico, anche informatico, idoneo alla comunicazione delle persone sorde, sia in giudizio sia nei rapporti con le amministrazioni pubbliche.

Art. 2.

(Regolamenti).

1. Nell’ambito delle finalità di cui alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con uno o più regolamenti, da emanare ai sensi dell’articolo 17, comma 1, lettera b), della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con gli altri Ministri competenti, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e sentite le associazioni di rilevanza nazionale per la tutela e la promozione dei diritti delle persone sorde, sono adottate le norme di attuazione di quanto previsto dall’articolo 1 della presente legge. I regolamenti di cui al presente comma:

a) recano disposizioni volte a disciplinare le modalità degli interventi diagnostici precoci, abilitativi e riabilitativi, per tutti i bambini nati o divenuti sordi, ai fini dei necessari interventi protesici e logopedici, quali livelli essenziali delle prestazioni di cui all’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione;

b) determinano le modalità di utilizzo della LIS in ambito scolastico e universitario, nel rispetto dell’autonomia universitaria, definendo i percorsi formativi e i profili professionali delle figure coinvolte, validi anche ai fini previsti dalla presente legge;

c) promuovono, nel rispetto dell’autonomia universitaria, sia nell’ambito dei corsi di laurea sia nella formazione post lauream, l’insegnamento, e l’uso da parte degli studenti, della LIS e delle altre tecniche, anche informatiche, idonee a favorire la comunicazione delle persone sorde;

d) recano disposizioni volte a promuovere in ogni sede giurisdizionale e nei rapporti con le amministrazioni pubbliche l’uso effettivo della LIS e di ogni mezzo tecnico, anche informatico, idoneo a favorire la comunicazione delle persone sorde;

e) promuovono la diffusione della LIS e delle tecnologie per la sottotitolazione come strumenti e modalità di accesso all’informazione e alla comunicazione, con particolare riferimento alle trasmissioni televisive;

f) recano ogni altra misura diretta ad assicurare alle persone sorde, anche attraverso l’uso della LIS, la piena applicazione degli articoli 12, 13, 14, 15, 16, 17 e 18 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive modificazioni, anche mediante convenzioni previste dall’articolo 38 della medesima legge;

g) dispongono circa i metodi di verifica sull’attuazione della presente legge.

Art. 3.

(Neutralità finanziaria).

1. Dall’attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Le pubbliche amministrazioni provvedono alle attività previste dall’articolo 2 con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili secondo la legislazione vigente alla data di entrata in vigore della presente legge.

Avviso 15 marzo 2011, MIURAOODGOS prot. n. 1733

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione generale Ordinamenti scolastici e Autonomia scolastica

Ufficio II

Il 23 febbraio 2011, a Milano, presso NH Centro Congressi Milanofiori, si è tenuto un incontro di approfondimento sulla programmazione di robotica LabView.

Il Seminario, destinato ai docenti di scuole superiori di primo e secondo grado e agli appassionati di settore, ha affrontato le problematiche legate all’introduzione della robotica educativa nella scuola e del linguaggio NXT-G per la programmazione, approfondendo, inoltre, l’uso di LabView con il kit lego Mindstorm e l’uso didattico di LabView con altre risorse.

 

IL DIRIGENTE

A. Lo Bello

Avviso 15 marzo 2011

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

 

Oggetto: “Erasmo da Rotterdam” – Concorso nazionale di traduzione dal latino medioevale e moderno.

 

Al fine di consentire una più ampia adesione da parte delle istituzioni scolastiche, si rende noto che la scadenza per la partecipazione, precedentemente fissata per il 15 marzo, viene prorogata al 26 marzo 2011.

Le modalità di partecipazione all’iniziativa sono descritte nel bando allegato.

Allegati

Nota 15 marzo 2011, Prot. n. 0002481

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

Ufficio III

 

 

Ai Direttori Generali degli

Uffici Scolastici Regionali

LORO SEDI

 

Al Dipartimento per l’Istruzione

per la Provincia di

T R E N T O

 

Al Sovrintendente Scolastico per

la scuola in lingua italiana

B O L Z A N O

 

All’Intendente Scolastico

per la scuola in lingua tedesca

B O L Z A N O

 

All’Intendente Scolastico per la

scuola delle località ladine

B O L Z A N O

 

Al Sovrintendente Scolastico

per la Regione Valle d’Aosta

A O S T A

 

Ai Dirigenti degli

Uffici Scolastici Provinciali

LORO SEDI

 

E p.c. Ai Docenti referenti regionali e provinciali alla legalità

LORO SEDI

 

Oggetto: Proroga Bando di concorso MIUR – Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone” – IL MONDO CHE VORREI.

 

Si fa seguito alla nota prot. AOODGSC n. 0001081 del 3 febbraio 2011, con la quale è stato trasmesso il bando di concorso “Il Mondo che vorrei” – voluto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dalla Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone” – per comunicare che la scadenza per l’invio delle foto degli elaborati agli Uffici scolastici regionali d’appartenenza è posticipata al 10 aprile 2011, e l’invio degli elaborati vincitori alla Fondazione Falcone, come previsto dall’art. 5 del Bando allegato, al 28 aprile 2011.

 

Si pregano inoltre le SS.LL. di voler inviare l’elenco delle scuole vincitrici della fase regionale all’indirizzo mail giovanna.boda@istruzione.it non appena possibile in modo da facilitare la fase organizzativa.

 

Si prega di avvertire le Istituzioni scolastiche di competenza e si ringrazia per la consueta disponibilità.

 

IL DIRETTORE GENERALE

f.to Massimo Zennaro

 

Nota 14 marzo 2011, A00DPIT Prot. n. 271

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’istruzione

 

Ai Direttori Generali degli Uffici scolastici Regionali

LORO SEDI

 

Oggetto: Decreti interministeriali di ridefinizione dell’orario complessivo annuale delle lezioni delle classi terze, quarte e quinte degli istituti tecnici e delle classi terze degli istituti professionali.

 

Si trasmettono i provvedimenti concernenti l’oggetto, emanati in ottemperanza a quanto stabilito dall’articolo 8, comma 2, lettera a) e dall’art. 8, comma 4, lett. a) rispettivamente, dei regolamenti concernenti il riordino degli istituti tecnici ( n. 88 del 15 marzo 2010) e degli istituti professionali (n. 87 del 15 marzo 2010). Gli stessi sono in corso di perfezionamento in attesa del parere del CNPI.

Considerato che la riforma si applicherà nell’a.s. 2011/2012 alle classi prime e seconde, per l’istruzione tecnica, la riduzione a 32 delle ore settimanali di lezione interesserà le classi terze, quarte e quinte, mentre per l’istruzione professionale tale riduzione a 32 ore riguarderà solamente le classi terze.

Con i citati decreti interministeriali sono state individuate, per singolo indirizzo, le classi di concorso e le quantità orarie da ridurre, che il sistema informativo provvederà ad eliminare nella formulazione delle cattedre. Qualora la classe di concorso comprenda più insegnamenti, sarà cura del dirigente scolastico, sentito il collegio dei docenti, procedere alla individuazione delle ore degli insegnamenti da ridurre.

Poiché per le classi maxisperimentali non esiste al sistema un quadro orario prestabilito e non è, pertanto, possibile operare le riduzioni a livello centrale, sarà cura delle SS. LL., d’intesa con il dirigente scolastico, procedere alla riduzione delle ore tenendo a riferimento le riduzioni operate dal Decreto interministeriale per la corrispondente o similare indirizzo di ordinamento.

Analoga procedura dovrà essere seguita nei casi in cui risultino mancanti taluni indirizzi perché riferiti a singole istituzioni scolastiche.

 

IL DIRETTORE GENERALE

f.to Luciano Chiappetta

Decreto interministeriale di ridefinizione dell’orario complessivo annuale delle lezioni delle classi terze, quarte e quinte degli istituti tecnici

Decreto interministeriale di ridefinizione dell’orario complessivo annuale delle lezioni delle classi terze degli istituti professionali

14 marzo Organici

Il MIUR, con la Circolare Ministeriale 14 marzo 2011, n. 21 e con le correlate note del 14 marzo 2011, Prot. A00DPIT n. 271 (“Decreti interministeriali di ridefinizione dell’orario complessivo annuale delle lezioni delle classi terze, quarte e quinte degli istituti tecnici e delle classi terze degli istituti professionali”) e Prot. A00DPIT n. 272 (“Attuali classi di concorso su cui confluiscono le discipline relative al primo e secondo anno di corso degli istituti di II grado interessati al riordino”), trasmette le coordinate per la formazione delle dotazioni organiche del personale docente per l’anno scolastico 2011/2012.

Nella medesima data il TAR Lazio, con Ordinanza n. 2227, accoglie il ricorso per l’annullamento del DPR 119/09, recante disposizioni per la definizione dei criteri e dei parametri per la determinazione della consistenza complessiva degli organici del personale amministrativo tecnico ed ausiliario (ATA) delle istituzioni scolastiche ed educative, ed ordina l’immediata trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale perché si pronunci sulla questione di legittimità costituzionale di tale norma di legge.

Circolare Ministeriale 14 marzo 2011, n. 21

Ministero dell’Istruzione, Università e della Ricerca

Dipartimento per l’istruzione

Uffici di supporto e collaborazione con il Capo Dipartimento -­‐Ufficio 5

Direzione Generale per il personale della scuola – Ufficio 4

 

Circolare Ministeriale 14 marzo 2011, n. 21

AOODPIT Prot. n. 270

 

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali

LORO SEDI

e p.c. al Gabinetto del Ministro

SEDE

 

OGGETTO: Dotazioni organiche del personale docente per l’anno scolastico 2011/2012 – Trasmissione schema di Decreto Interministeriale

Nota 14 marzo 2011, Prot. A00DPIT n. 272

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’istruzione

 

Nota 14 marzo 2011, Prot. A00DPIT n. 272

 

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali

LORO SEDI

 

Oggetto: Attuali classi di concorso su cui confluiscono le discipline relative al primo e secondo anno di corso degli istituti di II grado interessati al riordino